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Sede del
Comune e altri Luoghi, Liverpool 1.08.1985 |
Manifestazione in Memoria della Strage dello
Stadio Heysel |
"Viaggio della Pace" di 20 Juventini in
Inghilterra |
Commemorazione a Cura della Città di
Liverpool |
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 Viaggio di pace a Liverpool di
20 juventini
BRUXELLES - Il tribunale di Bruxelles
ha condannato a sette mesi di carcere un tifoso del Liverpool,
Peter Thomas, 31 anni, agente di sicurezza, trovato in possesso
di stupefacenti e di un coltello e arrestato il 29 maggio, prima
degli incidenti che allo stadio di Heysel fecero 38 morti.
Thomas non sconterà però la pena avendogli il tribunale concesso
la condizionale. Intanto venti giovani tifosi juventini sono
arrivati da Torino a Liverpool, per rinsaldare l'amicizia fra le
due città e cancellare definitivamente ogni rancore dopo la
strage di tifosi juventini del 29 maggio scorso. La gita dei
venti giovani torinesi era in programma per l'anno prossimo, nel
quadro dei normali scambi di visite fra Juventus e Liverpool. La
loro missione nella città inglese è stata anticipata di un anno
proprio per manifestare la ripristinata amicizia fra le due
squadre. La delegazione torinese, che resterà cinque giorni a
Liverpool, verrà ricevuta al municipio, visiterà lo stadio
Anfield del Liverpool, effettuerà una gita in battello sul fiume
Mersey, e giocherà in un torneo calcistico cittadino.
2 agosto 1985
Fonte: La Repubblica
 Storia di Mauro
Generoso e sincero racconto
inviatomi da Mauro Garino, tifoso della Juventus che ha
mantenuto intatti i suoi sentimenti di amicizia nei confronti di
alcuni tifosi del Liverpool conosciuti qualche anno prima della
drammatica vicenda dell'Heysel. La sua fidanzata, ora sua
moglie, partecipò al "viaggio della pace" nell'agosto del 1985.
Sono
nato a Torino 8-04 del 1960 ma ho sempre abitato in paesi
vicino, dalla Val Susa a Leini ed adesso a Volpiano. A 6 anni
sono stato operato di appendicite e vicino a me c’era un
ragazzino che mi ha fatto appassionare alla Juventus e da allora
la seguo, in famiglia il calcio non era importante. A 12 il papà
di un mio amico mi ha portato a vedere Juventus-Cagliari e poi
un mio padrino (di fede Granata) mi ha portato a vedere il derby
vinto dai cugini 2-1 e poi 2-0 a tavolino per varie
intemperanze. Ecco lì mi sono innamorato della curva, vedere il
caos nella mia mente mi ha fatto palpitare il cuore per la
FILADELFIA. E così ho fatto il mio primo abbonamento nel 75-76
vittoria del Toro ma dal 76-77 fui fortunato in quanto vincemmo
scudetto e la prima coppa Uefa.
Per me che abitavo fuori era difficile andare al Bogino, ma
c’ero la sera che arrivarono i granata prima di un Derby ed in
prima fila... (mi è andata bene) mi ricordo Tony Acanfora. Stavo
8-10 file da Beppe Rossi e quando mi disse una volta bravo falli
cantare ricordo che mi sembrava di toccare il cielo. Ricordo le
trasferte a Genova, a Milano con il Milan, un vero e proprio
saccheggio (in metro) e lezione ai Milanisti nel vialone, tanto
che alcuni manco entrarono allo stadio ma tornarono a Torino. Ma
ricordo anche che una volta arrivati di fronte al tabellone,
solito ritrovo dei tifosi della Juve, un anno c’erano i Boys ad
aspettarci e quando ho visto quello scempio (teste rotte ecc.)
mi sono detto che forse morire o farsi male per una partita non
aveva proprio molto senso, e quindi anche se a malincuore andai
a vedere le partite nei distinti... E non vidi più i miei amici
come Candelino con cui mi trovavo a meraviglia.
Sempre allo stadio, sempre presente, spesso in trasferta, ma
finite le superiori andai anche a lavorare, cazzo... Neanche un
mese a bighellonare. Ma il lavoro in fabbrica non era per me e
quindi dopo un annetto mi licenziai, e chiaramente in casa c’era
un po’ di tensione. Mi ricordo che il mio più grande dispiacere
era non essere andato in Inghilterra a vedere una partita e
quando a settembre del 1981 prendemmo
il Celtic non mi sembrò vero. Una piccola scintilla in casa, il
giovedì precedente la partita (6 gg prima della partita) e dissi
a mia madre "Va bene me ne vado, vado a Glasgow a vedere la
Juve", presi 100.000 lire (50 euro di adesso), il chiodo e la
sciarpa e me ne andai. Il bello è che in autostop, raggiunsi
Glasgow già il lunedì, con grandi storie di ospitalità sia in
Francia che in Inghilterra (ma se le racconto ci vuole 2 ore),
dico solo che al lunedì a pranzo avevo già il Ticket...
Dopo la partita, mi ricordo solo uno stadio brutto, e neanche
tanto tifo io che mi immaginavo chissà che cosa dalle parole di
Beppe Rossi, mi portarono subito a Leicester degli italiani che
lavoravano lì, e poi nei giorni successivi Londra fino a Calais
(Cale’) dove passai la notte nella stazione portuale. C’erano
molti ragazzi e ragazze con sacco a pelo, ma feci subito
amicizia con due ragazzi inglesi, ci divertimmo un casino tutta
la notte, a correre dietro le ragazze con la baguette infilata
nelle gambe e poi a bere... Un vero spasso. Questi ragazzi erano
di Liverpool, ci scambiammo gli indirizzi e quando tornai in
Italia credo di aver scritto a 5-6 persone/famiglie per
ringraziarli dell’ospitalità o dell’amicizia. Ma alla fine la
vera amicizia fu con questi ragazzi di Liverpool, non mi
sembrava vero, io ero in contatto con loro, quelli che Beppe
Rossi prendeva sempre ad esempio.
Entrai a lavorare in una delle più
grandi multinazionali americane del mondo a dicembre del 1981,
ma a dicembre 1982 eccomi pronto per il mio primo viaggio a
Liverpool. Sai tenere l’amicizia senza Facebook, cellulari e
senza aerei Low-cost è un po’ più difficile... Non so se mi
capisci... Ah Ah…
Bene... Arrivai una sera a Dicembre, più o meno era il 20,
faceva freddo e c’era il vento, il vento che hanno tutte le
città del mare... Ma ero felice e c’erano loro ad aspettarmi con
la mamma che mi portò a casa. Andai a casa Sampson dai fratelli
Neil (che avevo conosciuto in Francia tifoso dei Reds, l’altro
era Chris tifoso dei Blues) e Kevin ed ebbi la fortuna di
conoscere una famiglia straordinaria e gente straordinaria. Ma
anche in città conobbi tante, tante persone, e così nell’ 83 e
nell’ 84 partite, pub, Anfield ed anche Goodison Park, trasferte
al Villa Park, decine di persone... Ma loro erano già
conosciuti, soprattutto Kevin, gruppi musicali come i Farm...
Concerti, discoteche (The State), senza mai pagare nulla o
almeno se potevano facevano di tutto per me, solo una cosa al
pub si divide sempre un giro a testa.
Poi d’estate hanno cominciato a venire anche loro a Torino, gite
in montagna, al mare a Diano Marina, insomma a Liverpool si
parlava un gran bene di Torino, quando poi vinsero a Roma, ma
alcuni si fermarono da me e videro i festeggiamenti che facemmo
a Torino compreso trasformare "Via Roma in Via Liverpool" ci
consideravano veramente bene. Mio era il bandierone inglese
appeso al Bogino quella sera ! Roma tappa cruciale… Trattati
malissimo, accoltellati, aggrediti, derubati... Ma che non sia
lì che è scattato qualche cosa nella loro testa ? Potrei parlare
di tante cose, ma ti annoierei e non va bene.
Arriviamo al 1985, compro al Bogino la trasferta, non vedo l’ora
di vedere i miei amici, di stare con loro, ma il capo mi chiama
siamo in odore di promozione e il venerdì esce il direttore con
me. Cosa faccio, non vado a Bruxelles, non sarei stato in grado
di gestire la cosa, mi invento una allergia. Puoi immaginare il
mio stato d’animo nel vedere certe cose... Nei giorni successivi
ero intontito, non sapevo cosa fare, mi chiamano, mi dicono che
loro erano lì, ma non hanno fatto nulla, mi scrive la mamma,
chiedendo perdono ed invitandomi a non rompere questa nostra
amicizia. Poi mi chiama il leader dei The Farm impegnato
politicamente con il sindaco di Liverpool e mi chiede di
organizzare un viaggio di 20 persone a Liverpool. Vado al
Bogino, ma non conoscevo più nessuno, Pino Leo non si presenta,
ma si presentano 4-5 persone, non ricordo i nomi compreso anche
due fratelli di Moncalieri. Accettano, con altri miei amici
partiamo da Malpensa, tutto pagato, arriviamo a Londra sulla
pista ci aspetta già un pullman che ci porta a Liverpool. Tutto
bello, tutto carino, ci fanno tante feste pubbliche, cena con
Dalglish, sede dell’Everton ecc… Mi chiama anche l’ambasciata
italiana, dicendomi di fare attenzione, secondo me scocciati che
non era stata organizzata da loro… Va beh… Alla fine io ritorno
e mi dico, ma sono miei amici, ho condiviso con loro i giorni
più belli della mia vita, non posso abbandonarli, e la mia
decisione è stata quella di seguire il mio cuore. Sono tornato tante altre volte da loro
nel 87-89 fino al 2005 e poi nel 2011 con mio figlio a cui tanto
avevo descritto la Kop ed anche Lui se ne è innamorato. Ps nell’
89 ero a vedere la semifinale a Hillsborough, mi fanno
interviste, giornali, tv... Sono anche io salvo per miracolo !
Io negli ultimi due anni sono venuto poco allo stadio perché
preferisco seguire Luca (mio figlio) che gioca al momento nel
Vanchiglia e poi per tenerlo lontano dalla curva, una delle
ultime volte era a petto nudo in campo contro il Napoli... Non
va bene ! Questa in sintesi la storia, ti allego qualche foto e
video, c’è anche la lettera scritta ai DRUGHI da parte di un
leader della Kop, ma Pino Leo, come mi disse a Madrid, "c’è
troppa gente dietro la tifoseria della Juve e sarebbe difficile
mettere e spiegare qualsiasi cosa che tocchi questo argomento".
Ultima cosa, scrivo ai miei amici e loro rifiutano l’amicizia
con i viola, coinvolgendo addirittura la società, più di una
volta ospite in tribuna d’onore… Beh, stare vicino alle vecchie
glorie o alle mogli dei giocatori non è male. Odiano i
Napoletani, ma fanno fatica a capire i nostri rituali e alla
fine per loro siamo tutti italiani... I maggiori leader della
Kop io li conosco, più i pensatori, quelli che si impegnano nel
dare un’anima e dei valori alla Kop, ecco io conosco queste
persone. Spero che questa storia un po’ ti sia piaciuta, se vuoi
approfondirla fammi sapere, e qualsiasi cosa sarà, sempre forza
Juventus, ma l’AMICIZIA è sacra per me, perdonami per questo.
Un abbraccio MAURO.
29 aprile 2015
Fonte: Mauro Garino
Juventus e Liverpool, che passione
Mauro, l’Heysel e quel filo spezzato
di Paolo Avanti
Nel giorno in cui il Comune di
Torino ha approvato la dedica di una piazzetta alle vittime
della strage dell’Heysel, pubblichiamo un nostro contributo alla
(bellissima) fanzine dei tifosi italiani del Liverpool dedicato
alla comune passione che, negli anni Settanta-Ottanta,
accomunava molti tifosi: quella per i bianconeri e per i Reds.
Buona lettura.
Proprio
di fronte a quel piccolo gioiello che è lo Juventus Stadium, sul
muretto di cemento che delimita corso Grosseto dalla zona
antistante l’impianto, c’è una scritta che fa male: "Odio
Liverpool". Negli stadi italiani i tifosi bianconeri cantano
spesso quello slogan, mentre gli ultrà avversari inneggiano ai
Reds e irridono i caduti dell’Heysel. Tutto molto triste, anche
se in linea con la logica delle curve di "colpire" l’avversario
nel modo più "politicamente scorretto". Ma tutto un po’
posticcio, quasi finto, perché la maggioranza di chi utilizza
l’Heysel nei suoi cori probabilmente in quel maledetto 29 maggio
1985 non era ancora nato. Si tiene però in vita una rivalità che
oggi, 2017, non ha più ragione d’essere, ma che sembra invece
non finire mai, tanto che quando dici che simpatizzi per
Juventus e Liverpool ti guardano come se fossi un pazzo. Eppure
c’era un tempo in cui la doppia passione Juventus-Liverpool era
molto diffusa, una doppia passione che ha conquistato parecchie
persone, più o meno illustri, da chi scrive questo articolo
andando su su fino al grande Roberto Beccantini, maestro di
giornalismo. Nasceva, perlomeno per una certa generazione, dalle
rare ma folgoranti immagini di Anfield negli anni Settanta, dai
trionfi europei dei Reds, da quella storica vittoria nella
finale di coppa Campioni dell’84 all’Olimpico contro la grande
nemica dell’epoca, la Roma di Falcao e Liedholm. Era quasi
naturale ammirare quello squadrone che dominava l’Europa da chi
dominava l’Italia e ambiva ad arrivare a quel livello anche
nelle coppe. Nella tifoseria juventina degli anni Settanta il
calcio inglese e quello del Liverpool in particolare era un
modello da seguire. Ce lo racconta Mauro Garino, emblema di chi
ha unito, con feroce passione, l’amore per le due maglie.
Torinese, classe 1960, contrae la passione bianconera grazie a
un compagno di ospedale quando seienne era stato ricoverato per
un’appendicite. Fu una folgorazione così come le sue prime
partite al Comunale. Fece così il suo primo abbonamento alla
curva Filadelfia nella stagione 1975-76. Era il campionato vinto
dal Torino di Radice, Pulici e Graziani, gli scudetti erano una
questione solo torinese. Erano gli anni dell’esplosione del
fenomeno ultrà. A capo della curva bianconera c’era Beppe Rossi,
un leader che voleva portare negli stadi italiani la passione e
il tifo inglese, e in particolare quello della Kop. Guardatevi
qui sotto l’intervista proprio a Rossi, nell’ambito di un
documentario dedicato al fenomeno ultrà: per spiegare come
intende lui il tifo cita Anfield e mette sul giradischi "You’ll
never walk alone". Cominciano allora a comparire nelle sciarpe e
sulle bandiere bianconere anche i simboli dei Reds. Sono però
anche gli anni dei primi scontri, dei primi fenomeni di
violenza: dopo un’accoglienza piuttosto dura a San Siro da parte
degli interisti, Mauro abbandona la curva. "Vedere molti amici
con la testa rotta mi fece capire che era giunto il momento di
allontanarsi".
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Mauro però resta un super appassionato e nel 1981
si imbarca in un’avventurosa trasferta, la sua prima
in terra britannica. A Glasgow si gioca il primo turno di Coppa
Campioni tra il Celtic e la Juventus, vinceranno 1-0 gli
scozzesi, risultato che verrà ribaltato dai bianconeri nella
gara di ritorno. Fu un’esperienza fantastica. Mauro fa amicizia
con mezzo mondo, ma soprattutto con due ragazzi di Liverpool
conosciuti a Calais. Ecco il primo aggancio con la città dei
Beatles ! Si tenga sempre presente che ai tempi era tutto più
difficile: crearsi dei contatti, avere delle informazioni,
viaggiare. Non c’era Internet, non c’era la copertura televisiva
di oggi, non c’erano i voli lowcost. Nonostante tutto questo
Mauro comincia a frequentare Liverpool, comincia ad amare
l’orgoglio e la diversità degli Scouser, anche dei tifosi dell’Everton.
E poi la folgorazione finale, il debutto ad Anfield, un 5-0 al Coventry, quell’atmosfera bellissima, i cori, YNWA, i giocatori
che non smettevano mai di correre… Ci torna a più riprese. E nel
1984 festeggia il trionfo dell’Olimpico: Torino si veste di
rosso dopo la vittoria ai rigori del Liverpool sull’acerrima
rivale della Roma. Via Roma diventa via Liverpool. Uno
striscione recita "Vinci per noi magico Liverpool". E’
l’apoteosi. Poi arriva il 1985 e cambia tutto. Già a gennaio,
per la Supercoppa tra Juventus e Liverpool giocata a Torino si
registra qualche scaramuccia in curva. Le due squadre, vere
dominatrici della stagione europea, si ritrovano in finale di
Coppa Campioni. Mauro acquista il pacchetto per Bruxelles ma
cinque giorni prima della partita è costretto a rinunciare al
viaggio per motivi di lavoro. "Dissi ai miei amici che non sarei
andato perché stavo male - racconta - Ovviamente vedere poi le
immagini in televisione di quanto successe fu devastante". I
fatti si conoscono: l’assalto di alcuni tifosi del Liverpool in
un settore di tranquilli supporter bianconeri, la massa che
fugge presa dal panico, l’assenza di poliziotti, lo stadio che
cade a pezzi… Si conteranno 39 morti, fu la fine di tutto. La
madre dei fratelli Sampson, due degli storici amici di Liverpool
di Mauro, gli scrive una lettera accorata, una lettera di scuse
a nome della città e della tifoseria, una presa di distanza
dagli hooligans. Nacque da lì l’iniziativa di un viaggio della
pace con i membri dello Juventus club Bogino e vari amici. I
capi della curva bianconera si rifiutarono di partecipare. Non
era facile un’iniziativa del genere in quei momenti in cui
comprensibilmente a Torino prevaleva la diffidenza, se non
l’odio. A Liverpool Mauro e il suo gruppo incontrarono persino
Dalglish: fu una bella cosa che andò avanti per parecchi anni
senza però fare grande breccia nel mondo bianconero. Fu
inscalfibile, invece, la passione di Garino per i Reds. Sarà
persino a Hillsborough in quell’altra partita maledetta della
storia del Liverpool ("Pur capendo che qualcosa non andava, non
si percepiva il dramma che stava accadendo"). Dopo tanti anni e
sulla scia di quell’iniziativa presa subito dopo l’Heysel, Mauro
sta provando a riaprire dei contatti con la curva bianconera
attuale: "Il mio sogno è che un giorno le due tifoserie riescano
a incontrarsi almeno per provare a parlarsi". La speranza è
quella di riallacciare un filo che la follia di quella lontana
sera di maggio non può spezzare.
5 settembre 2017
Fonte: Inthebox.gazzetta.it
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