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Comitato "Per
non dimenticare Heysel"
Monumento alle Vittime di Bruxelles
Parco Stadio "Mirabello", Reggio
Emilia
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Spazio Domenico
Romeo: Si sa tutto sull’Heysel ?
Parla il
presidente del Comitato "Per non dimenticare"
Trentanove
morti, di cui trentadue italiani e seicento
feriti circa in seguito al crollo della
famigerata "curva Z".
Non sono i numeri di un
attacco terroristico, ma le risultanze di quanto
accaduto il 29 maggio del 1985 prima della gara
di finale di coppa dei campioni
Juventus-Liverpool. La tragedia accaduta ha
lasciato, nel tempo, scorie di dolore, memoria
obliata, silenzio e polemiche. Si sono consumati
fiumi d’inchiostro in ogni media del mondo per
tantissimi anni, si sono scritti libri, si sono
ascoltate più versioni contrastanti fra loro. Ma
su quella sera si sa proprio tutto ? Ne parliamo
con Iuliana Bodnari, presidente del Comitato
"Per non dimenticare l’Heysel", un Comitato nato
a Reggio Emilia da qualche anno per ricordare le
vittime di quella tragedia ed affinché non si
disperda il ricordo.
Come nasce
l’idea del Comitato ?
"Il
"Comitato Per Non Dimenticare Heysel" nasce
spontaneamente, senza scopi di lucro, nel 2007.
A Reggio Emilia si trova un monumento unico nel
suo genere, opera dello scultore fiammingo Gido
Vanlessen. Fatto di 39 steli, 32 con i colori
dell’Italia, 4 del Belgio, 2 francesi e 1
irlandese. Questi steli sono simili a quelli
vicini lo stadio. È stato portato a Reggio
Emilia nel 1991, messo in dimora, dopo essere
stato donato al Comune che è il legittimo
proprietario. Dopo 10/15 di anni, dimenticato da
tutti, si stava sgretolando, era a pezzi, stava
per diventare polvere. Ci siamo costituiti in un
Comitato formato dai nostri amici di infanzia,
di tutte le fedi calcistiche. Noi non odiamo, ma
ricordiamo. Questo è il nostro credo "non ci
sono colori ma solo arcobaleno". Così siamo
andati in Comune e abbiamo chiesto al
proprietario di restaurarlo, riportarlo alla sua
bellezza di prima e ci siamo riusciti nel nostro
intento. Fu restaurato e la prima commemorazione
l’abbiamo celebrata il 1° novembre 2008. Con
pochi intimi e la mamma Adele e la zia Lella, la
famiglia di Claudio Zavaroni, la nostra unica
vittima reggiana, aveva 28 anni. Abbiamo
stipulato un contratto di comune accordo sulla
manutenzione "ordinaria" e quella
"straordinaria". Non contenti e per proteggerlo
ancora di più contro gli agenti climatici
d’inverno, la neve in particolare, si è deciso
di fare una copertura. Dopo la presentazione al
Comune, il progetto è stato approvato a
settembre 2013, dando poi il via ai lavori. Ho
parlato con Rossano e deciso di mettere tutti i
nostri risparmi per poter pagare da subito il
materiale, operai, non avremmo mai pensato che
partisse una gara di solidarietà per dare una
mano al Comitato. Quando ci penso mi vengono
ancora i brividi, io avrei scommesso intorno ai
5 anni e non tutta la somma investita, invece no
! I club proponevano lotterie, cene di
beneficienza pro comitato. Juventus Football
Club ci ha dato una grossa mano mandandoci
materiale autografato. È stato straordinario ed
in poco più di 2 anni siamo rientrati. Non
dimenticherò mai quello che hanno fatto gli
amici, come il gruppo "Nucleo 1985 presenti all’
Heysel, il Presidente Massimo Tadolini che non
ci conosceva nemmeno, ma è arrivato alla
commemorazione con un cartone pieno di magliette
con la scritta "nessuno muore finché vive nel
cuore di chi resta". Come il gruppo "Via
Filadelfia 88" che ha fatto una cena sociale pro
comitato e tantissimi altri. Adesso abbiamo
amici che vengono da tutta Italia. Non smettiamo
di dire: "fate il tifo non contro, cantiamo solo
per la Juventus". Vengono molte famiglie,
all’inizio quando vieni per la prima volta
l’impatto è a dir poco devastante, vedere 39
steli come fossero ognuna una persona cara,
ascoltare la musica, le poesie, i racconti dei
sopravvissuti, non è facile per loro assistere e
non lo sarà mai. Sono persone fragilissime anche
dopo 33 anni".
Esistono altri
Comitati, in Italia, che rievocano la tragedia
dell’Heysel ?
"Non esistono altri
Comitati in Italia, solo associazioni"
A distanza di
33 anni che idea si è fatta di quella sera ?
"Quella sera ero
davanti alla tv a casa con amici. Mi ricordo che
era terribile non sapere cosa stesse succedendo.
Quella negligenza delle autorità belghe e
dell’UEFA che dà il suo benestare a quello
stadio fatiscente che per sempre sarà ricordato
come l’Heysel, cambiare il nome non serve a
nulla. Impreparati, come sono anche tuttora.
Penso che tutto era stato calcolato nei minimi
dettagli, premeditato dai reds, d’altronde anche
la Thatcher lo dirà, sarà l’ultima apparizione
in ambito pubblico del Liverpool in seguito al
giuramento prestato dai loro tifosi dopo la
finale vinta contro la Roma, in Italia
(ricordiamoci l’anno prima a Roma quando un loro
tifoso fu accoltellato). Quella serata con i
morti per terra si doveva giocare assolutamente,
altrimenti sarebbe stato uno scontro frontale e
forse anche i cadaveri sarebbero aumentati".

I
festeggiamenti di fine gara li ritiene
inopportuni o figli di una non conoscenza di
quanto accaduto ?
"La partita si doveva
giocare, i nostri erano già sotto la doccia
convinti che non giocassero, ma li hanno
obbligati. Allucinante. Capisco benissimo lo
stato dei giocatori sotto choc che vedevano
arrivare i feriti nei loro spogliatoi, le voci
del momento riportavano un numero imprecisato di
morti, la verità si è saputa dopo. Capisco
l’esultanza di Platini, ma non quella all’uscita
dell’aereo ove, presumo, lì sapevano più o meno
che la situazione era gravissima. Se fossi stata
io a scendere gli scalini dell’aereo avrei
tenuto la coppa stretta al cuore e nient’altro.
Nel dopo partita regnava l’incertezza, per tale
motivo posso capire l’esultanza e siccome ancora
non c’erano cellulari tutto era gestito
malissimo, ma non in malafede".
Che progetti
riserva il Comitato nell’arco dell’anno solare ?
"Di progetti ne ho
tantissimi, mancano quelli che dovrebbero
assicurarti un certo appoggio visto che il
portafoglio del tesoriere è vuoto. Bisogna che i
miei interlocutori, che hanno i mezzi e le
potenzialità economiche, si occupino
dell’aspetto economico ed io del materiale da
fornire. Ho iniziato quest’anno di nuovo a
bussare alle porte. Cominciano ad aprirsi, gli
incontri inizieranno in autunno,
settembre/ottobre, poi con la Regione ne
programmiamo altre. Una che m’interessa assai è
con una biblioteca di Reggio Emilia, la vice
direttrice è entusiasta del mio progetto della
memoria Heysel con tanto di "docufilm". Un mio
sogno è quello di entrare nelle scuole e
raccontare. C’è molto ancora da fare, ma bisogna
non mollare, insistere, avere la consapevolezza
che se si vuole si può".
Ritiene che
questa tragedia sia stata oggetto di
oscurantismo o delegittimazione nel corso del
tempo ? Se sì, da parte di chi secondo lei
(enti, istituzioni sociali o calcistiche, etc) ?
"L’unico che si è
battuto per far condannare l’ UEFA e lo Stato
belga per le loro colpe è stato Otello Lorentini
che era all’Heysel con suo figlio Roberto
Lorentini, vittima e medaglia d’argento al valor
civile per essere tornato indietro quando si era
già salvato. Quest’ultimo è tornato sui suoi
passi per salvare, si presume, Andrea Casula
quando sono stati travolti dall’attacco
criminale, assassino degli hooligans. Heysel per
troppi anni è stato tabù, è regnato troppo tempo
un silenzio assordante. Ma si dovrebbe fare
ancora molto di più, il margine di lavoro è
enorme. Condannare qualsiasi manifestazione o
atteggiamenti non consoni, cori beceri,
proteggere di più tutte le tragedie e farle
rispettare cominciando, in primis, dalle società
di calcio. È tempo che i presidenti di club si
assumano la responsabilità di dire: "adesso
basta, chi sgarra pagherà". Ma nessuno lo farà.
Spero che qualcosa sia cambiato anche nei viola
dopo la morte di Astori, che capiscano cosa vuol
dire perdere un proprio caro e non vedere mai
più certi adesivi a tutti gli incroci,
marciapiedi, o la scritta riportante sulle
magliette "-39". Ma dobbiamo smettere noi di
cantare contro, altrimenti non si arriva a
nulla. Siamo primi della classe in tutto, allora
dobbiamo imparare a rispettare anche noi se
pretendiamo rispetto da altri. Se si parla, se
si fa molto di più affinché le vittime
dell’Heysel non vengano mai più denigrati, la
memoria non più calpestata, se tutti chiedono il
rispetto per questa tragedia e per tutte le
tragedie, è solo grazie a noi tifosi. Il calcio
non divide, ma affratella ".
C’è qualche
persona vittima della tragedia di Bruxelles che
intende adesso ricordare in una narrazione breve
?
"Il mio amico Claudio
Zavaroni, uno di noi, la meglio gioventù. Il
migliore in tutto quello che faceva, era sempre
il primo, un vero leader che si faceva voler
bene da tutti ed i più piccoli volevano essere
come lui da grandi. Alle elementari era bravo,
abbastanza. La mamma Adele era fiera del suo
figliol prodigo, felice perché la casa era
sempre piena di amici, un va e vieni di ragazzi
e ragazze. Il suo migliore amico si chiamava
"Profeta". Figlio unico, Claudio era il cocco
della nonna che stravedeva per lui, anche se
voleva sembrare severa. A scuola aveva un
professore che gli piaceva la fotografia e gli
ha insegnato tutti i trucchi del mestiere.
Claudio era poi diventato più bravo del maestro.
Andava su per le colline a fotografare facce di
contadini, bellissime foto in bianco e nero.
Nato a Cervarezza conosceva bene il medio
rurale. Come fotografo oramai era conosciuto ed
apprezzato nell’ ambiente. Con un paio di amici
aprono uno studio fotografico di moda, le
riviste erano piene delle sue foto, ma siccome
era ambizioso voleva lavorare per sé stesso.
Sapeva come intrappolare l’attimo fuggente di un
movimento di vestito, lo sguardo delle modelle,
la foto era la sua passione. Un giorno arriva a
casa sua l’amico Profeta di nome e di fatto, su
di giri perché le agenzie di viaggio proponevano
i pacchetti della più attesa partita dell’anno
"niente popo di meno che" la finale di Coppa dei
Campioni tra la Juventus e Liverpool a
Bruxelles, stadio Heysel, il 29 maggio 1985.
Claudio era un appassionato di sport e anche
sportivo, avendolo praticato. Nel calcio fece
l’arbitro, severissimo e leale. Così quel giorno
si deciderà il loro destino, inconsapevoli
andarono incontro alla sorte. La nonna non era
mica tanto d’accordo: "così lontano, no !". Non
gli garbava per niente e si vedeva dalla faccia,
ma Claudio sapeva come stregarla e la nonna si
rilassò. E così Adele preparò i panini, mise
tutto il necessario con tanto amore.
Cominciarono poi i consigli, a valanga.
L’indomani si parte, sveglia all’alba, raggianti
di felicità, tutto programmato e sotto
controllo, si parte: "ciao mamma, ciao nonna,
ciao tutti ". Ecco il pullman, e vai, si parte.
Arrivano allegri questi ragazzotti italiani, con
sciarpe al collo, bandiere e canti. Ci si
incammina, si passa davanti all’Atomium, ed ecco
lo stadio. Finalmente ! Sono dentro quando prima
del fischio d’inizio della tanto attesa partita,
parte la prima carica dei reds hooligans
annebbiati dall’alcool. Cominciano tutti a
scappare, a spingersi, panico totale tra le
famiglie con anche qualche bambino. Loro due si
guardano e capiscono che sono in pericolo,
potevano essere travolti dalla folla impaurita.
Invece di arretrare, Claudio capisce e vuole
aiutare le persone, salvarle da quell’ attacco.
Lui che era un ragazzo alto, un "armadio" (come
si dice da queste parti), viene travolto dalla
seconda ondata micidiale, devastante. Claudio
viene travolto, cade e non si rialzerà più.
Questi reds sapevano come uccidere, attaccavano
e si ritiravano. Si sente un boato quando il
muro cede e con lui anche le vite umane spezzate
come fuscelli. Profeta si salva per il rotto
della cuffia, invece Claudio rimane a terra con
la bocca aperta in cerca di aria. Il suo
migliore amico scappa via lontano, sotto choc,
non si ricorda come si chiama, chi è. Gira senza
meta, dorme dove può. Torna a casa e non si
ricorda nemmeno di Adele, in uno stato comatoso.
La nonna si chiude in sé stessa e da quel giorno
non parlerà più. Claudio è dato per disperso.
Allora la zia Lella, che non è mai andata da
nessuna parte, va a Bruxelles a cercare il loro
amato Claudio e quando arriva lo trova, ma in
una barra di legno. Rientrano in Italia, è la
zia che accompagna il nipote nel suo ultimo
viaggio. Quello che doveva diventare il suo
studio di lavoro sarà la sua camera ardente.
Dato per disperso, lo riconosce da una foto la
zia che sviene".
Così come avviene per
la rievocazione della tragedia di Superga in cui
si onora il Grande Torino (il quattro maggio di
ogni anno), la data del 29 maggio si ricorda con
quel raccoglimento necessario da parte di tutti,
perché il calcio, se vissuto in forma sana,
nella sua funzione sociologica riesce a unire
nei valori al di là dei colori d’appartenenza.
Il dovere della memoria è quello di capire gli
errori del passato affinché le generazioni,
consapevoli di quanto accaduto, possano
abbracciare veri e fervidi dettami etici.
Ricordare non è importante: è l’unica cosa che
conta …
11 giugno 2018
Fonte:
Lameziainstrada.com
 Intervista a
Iuliana Bodnari
"Siamo i
custodi di una memoria, lo facciamo per amore"
di Daniela
Russo
In occasione di
Fiorentina-Juventus abbiamo voluto dar voce a
Iuliana Bodnari che cura, insieme al marito
Rossano Garlassi, il "Comitato per non
dimenticare l’Heysel" di Reggio Emilia.
Si avvicina
Fiorentina-Juventus. Si comprende purtroppo dai
cartelli sparsi in giro per il capoluogo
toscano, che inneggiano tristemente alle povere
vittime della tragedia dell’Heysel, con quel -39
a mo’ di proclama ignaro del sangue, delle
lacrime, del dolore di cui si fa carico. Un
gesto scellerato che va avanti da anni ormai
senza che si riesca a sradicare, a eliminare.
Accomunato al semplice sfottò calcistico, ma che
di ironia ha solo quello della sorte di tutte
quelle sventurate persone, travolte dalla follia
di un gruppo di hooligans nella notte del 29
maggio 1985. Per l’occasione abbiamo dato voce a
chi ogni giorno si batte affinché si porti
rispetto alla memoria di quel sanguinoso evento:
Iuliana Bodnari che, insieme al marito Rossano
presiede il "Comitato per non dimenticare
l’Heysel", con sede a Reggio Emilia.
Iuliana, come
nasce l’idea e la realizzazione del Comitato ?
"Il Comitato nasce nel
2007, per salvaguardare il Monumento alla
Memoria dell’Heysel. Una singolare opera d’arte
realizzata da un artista fiammingo, Gido
Vanlessen, e presentata durante i Campionati del
Mondo del 1990 a Verona, città che ospitava il
Belgio. La particolare scultura, che ricalca i
piletti dello stadio Heysel, fu poi esposta a
Reggio Emilia in memoria di Claudio Zavaroni,
concittadino rimasto vittima quella maledetta
sera del 1985. Non avendo il Comune la
possibilità di acquistare l’opera, ci pensarono
le Cooperative di sinistra: fu così che il
Monumento trovò definitiva collocazione di
fronte allo stadio Mirabello, nel 1991″.
Voi però
entrate in scena nel 2007…
"Sì. Dopo tutti quegli
anni all’ aperto, esposto a pioggia, vento, neve
il monumento era completamente rovinato. Ci sono
voluti due anni soltanto per farci ricevere in
Comune e mettere le autorità con le spalle al
muro. Mio marito ed io ci siamo fatti carico di
tutte le spese di ristrutturazione - il Comitato
infatti non ha alcuno scopo di lucro - e il 1°
Novembre 2008 abbiamo celebrato la prima
commemorazione".
Come è
cresciuto il Comitato ?
"Soprattutto con la
partecipazione della gente. Le persone sono
attirate dall’unicità del monumento, dalla
particolarità che inevitabilmente chiama visite
e curiosità, e per questo ce ne prendiamo molta
cura: nel 2013 abbiamo persino realizzato una
copertura per la neve (per la pioggia è un po’
più complicato, perché penetra comunque).
L’attenzione deve essere sempre vigile: basta
anche solo una coccarda bianconera dimenticata a
offrire il pretesto di danneggiare l’opera.
Quando abbiamo aperto la pagina Facebook,
la generosità dei tifosi ci ha sorpresi ed
emozionati: nel giro di due anni erano rientrate
tutte le nostre spese ! Noi avevamo preventivato
con ottimismo cinque anni…".
Cosa si può
fare per evitare situazioni come questa
recentissima di Firenze ?
"Noi cerchiamo sempre
di sensibilizzare l’attenzione delle autorità.
In questo caso ho inviato una mail al Sindaco di
Firenze, per chiedergli di intervenire affinché
l’episodio non si ripeta. Addirittura per le
strade di Firenze c’erano turisti che chiedevano
informazioni ai cittadini riguardo ai cartelli
con i numeri delle vittime, non è una cosa
normale. La verità è che se non si è colpiti da
vicino dalle tragedie, queste non si capiscono.
E’ disumano usare la morte come un semplice
sfottò calcistico, è una cosa che mi addolora
profondamente".

Veramente
esistono tifosi che non conoscono la storia del
29 maggio ?
"Sì, può sembrare
assurdo ma anche tra gli stessi tifosi della
Juventus ! Per questo è importante il lavoro di
tutela e di conservazione della memoria, un
lavoro fatto con amore. Bisognerebbe vederli, i
familiari delle vittime. Bisognerebbe vedere la
mamma di Claudio Zavaroni che non manca mai a
una commemorazione: suo figlio, un appassionato
fotografo, lottò fino alla fine per cercare di
salvare qualcuno nella ressa, ma quando
crollarono le transenne fu travolto. E
identificarlo per la famiglia fu un’agonia:
aveva l’abitudine di girare sempre senza carta
d’identità…".
E’ stata
veramente una maledizione per la Juventus quella
serata ?
"La verità è che quello
che è accaduto poteva succedere a qualunque
squadra: l’anno precedente, durante
Roma-Liverpool, dopo che un tifoso inglese fu
accoltellato gli ultras giurarono vendetta. E
così è stato: purtroppo è capitato alla
Juventus. Queste tragedie devono essere
ricordate non per deridere, ma per capire che
quando viene a mancare la sicurezza pubblica la
rovina è dietro l’angolo, per tutti. E’ quello
che cerchiamo di trasmettere soprattutto ai più
giovani".
Che rapporto
avete con la società Juventus ?
"Prima della dirigenza
di Andrea Agnelli, non abbiamo mai neanche osato
interpellare la società. Per la triade, ad
esempio, il tema Heysel era considerato un tabù.
E’ stato solo con l’avvento di Andrea alla
presidenza che è iniziata una comunicazione: per
il venticinquesimo anniversario della tragedia
ci ha invitati alla commemorazione a Torino, noi
non potendo mancare alla nostra abbiamo mandato
dei membri. Ogni anno per il 29 maggio ci invia
una lettera che leggiamo in pubblico e dei
fiori; inoltre ci ha donato diversi gadget
firmati dai giocatori da vendere alle aste,
partecipando così in qualche modo alle nostre
spese. E’ stata importante questa apertura:
sinceramente, il silenzio della Juventus
osservato in passato ci aveva fatto male".
Partecipate ad
altre iniziative simili alle vostre ?
"Partecipiamo a ogni
evento, manifestazione o altro che ricordi le
vittime dell’ Heysel: è un modo per conoscere e
comunicare sempre di più. A Meda, in diverse
occasioni è andato in scena un monologo teatrale
molto toccante dal titolo "Heysel, tutti
sapevano tranne loro". L’intento è sempre lo
stesso: tutelare la memoria. Oggi dimentichiamo
troppo facilmente, tutto passa a grande velocità
e non vogliamo più fare lo sforzo di ascoltare,
di leggere. Ma la memoria è troppo importante:
bisogna proteggerla, quasi coccolarla".
Parole piene di
rispetto, di sensibilità e consapevolezza quelle
di Iuliana. Una donna che ha capito il dolore a
contatto con i familiari, che lotta per fare in
modo che questo dolore non sia infangato, irriso
e prostituito su cartelloni in giro per le
strade di una città. Perché lo ha detto lei
stessa: soltanto noi possiamo essere gli
amorevoli custodi della memoria.
9 febbraio 2018
Fonte: Golditacco.it

ESCLUSIVA JC :
Intervista al Comitato Heysel di Reggio Emilia
di Eugenio
Salvatori
Ho
l'enorme piacere di avere qui con me due persone
che ritengo essere davvero eccezionali, mi
riferisco a Iuliana Bodnari e Rossano Garlassi,
per chi ancora non li conoscesse, sono il
braccio e la mente del COMITATO PER NON
DIMENTICARE HEYSEL di Reggio Emilia, a loro va
il merito se l'unico monumento esistente al
mondo che ricordi i 39 Angeli è tornato a
vivere. Vorrei che tutti i tifosi bianconeri
conoscessero la storia di Rossano e Iuliana,
delle loro battaglie, del loro impegno sia a
livello fisico, sia a livello economico, che ha
fatto sì che questo miracolo a dispetto di tutto
e di tutti, alla fine si sia potuto realizzare !
Hanno molto da raccontarci, e lo faranno solo ed
esclusivamente su mia pressante richiesta, non
certo per apparire o salire agli onori della
cronaca, questo ci tengo a chiarirlo con forza !
Ed allora
eccoci finalmente... Iuliana, Rossano,
raccontateci la storia, la vera storia
dell'unico monumento esistente dedicato ai
caduti dell'Heysel, ubicato attualmente a Reggio
Emilia...
"Questa storia inizia
negli anni '90 con il Mondiale italiano. La
città di Verona era la sede che ospitava la
squadra del Belgio e le iniziative culturali
erano moltissime: concerti, mostre, ecc... In
questo ambito viene presentato al pubblico una
particolare scultura ispirata alla tragedia
Heysel opera d'arte dello scultore fiammingo
Gido Vanlessen. Quando la si guarda sembra
davvero di essere ancora all'interno di quello
stadio fatiscente e obsoleto, la sua fragilità
s'intuisce. Alla fine del Campionato Mondiale si
è pensato di continuare con gli scambi culturali
e portare questa scultura a Reggio Emilia per
poterla presentare in memoria di Claudio
Zavaroni (vittima Heysel), alla Festa dell'
Unità dove la gente con emozione depositava
mazzi di fiori e la commozione fu grande e così
il desiderio di far restare per sempre questa
scultura in perenne memoria di quella tragedia
immane. Con l'accordo dello scultore stesso,
seguì l'iter burocratico e il monumento fu
acquistato ed in seguito donato alla Città e al
Comune di Reggio Emilia, proprietario legittimo.
Fu scelto il parco di fronte allo stadio
Mirabello per la messa in dimora della scultura,
invitando i cittadini, l'associazione dei
famigliari delle vittime, la Juventus FC alla
cerimonia commemorativa. Da quel giorno la
scultura di Gido Vanlessen diventò l'unico
monumento, in Italia, contro la violenza negli
stadi. E da quel giorno fu dimenticato da tutti,
dagli stessi promotori che hanno pensato che il
loro compito era finito lasciandolo cadere nell'
oblio e nel degrado più totale... Come si è
potuto arrivare a tanto ? Dopo nemmeno 15 anni
era a pezzi per l'incuria, non essendo stato
concepito per stare all'aperto, le intemperie
hanno fatto il loro corso negli anni
distruggendolo piano, piano, era come morire di
nuovo e voi vi chiamavate amici di Claudio
Zavaroni ?
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Passando davanti a
questo monumento in rovina, era come se la
tragedia si ripetesse, faceva male all'anima
vederlo così abbandonato, steli sgretolate per
terra. Rossano decide di andare in Comune,
bussando a tutte le porte, ma non tutte si
aprivano. Mandato avanti e indietro da un
ufficio all'altro, finché un bel giorno una
porta si è aperta, un pertugio di luce e di
speranza che poi è svanita in fretta visto che
quel signore con disinvoltura e alzando
spallucce gli ha detto: "Sig. Rossano cosa vuole
mai, questi monumenti sono nati così, prima o
poi devono scomparire, c'è nulla da fare, è la
loro sorte". Rossano ha sentito un tonfo al
cuore e molto educatamente anche se dentro la
tensione saliva gli ha detto: "mi scusi, ma lei
sa come si chiama questo monumento ?". "No !"...
"Si chiama Per Non Dimenticare Heysel e se tutti
noi avessimo questo comportamento indifferente
nessun monumento sarebbe ancora in piedi ed io
come cittadino non lo accetto e poi non si può
dimenticare e non si deve, perché questa memoria
va custodita, senza memoria siamo nulla. Andrò
alla tv locale, scriverò ai giornali, perché se
non s'interviene ora lì non rimarrà più niente
per ricordare.
Allora qui io le scrivo che ho
presentato un reclamo per Stato di Degrado di un
monumento". Era il 18 giugno 2005. E la
situazione era in stallo, nulla è stato fatto.
Visto che si andava per le lunghe si è pensato
di costituire un Comitato coinvolgendo quanti
più amici per poter mettere con le spalle al
muro il Comune e insistere per la
ristrutturazione adeguata del monumento. Il
Comitato è nato spontaneamente ed ha preso nome
come il Comitato "Per Non Dimenticare Heysel "
senza scopo di lucro, pieni di entusiasmo e
consapevoli di essere nel giusto per evitare il
degrado del monumento, valorizzarlo, condividere
e commemorare tutti gli anni con una cerimonia
solenne la memoria dei tragici fatti del 29
Maggio 1985, in occasione della finale di Coppa
Campioni Juventus - Liverpool che costarono la
vita a 39 persone tra cui il nostro concittadino
Claudio Zavaroni. Abbiamo coinvolto la Società
Juventus FC che ci ha onorati con la sua
amicizia dell'allora Presidente Cobolli Gigli
fino ad oggi con il Presidente Andrea Agnelli
che
tutti gli anni ricordano insieme a noi la
tragedia mandando una corona di fiori ed una
lettera che è nostra premura leggere alla
commemorazione. Dopo tante porte sbattute in
faccia abbiamo avuto un riscontro positivo con
l' Amministrazione Comunale, il monumento è
stato ristrutturato a spese del Comune stesso.
Ma gli anni passavano e il monumento sempre più
fragile, con la neve che si depositava sopra le
steli, gli agenti atmosferici incidevano
ferendolo nell'anima. Così abbiamo deciso di
fare qualcosa in più, proteggerlo ancora di più,
una copertura. Non bastava più monitorare le
crepe, bisognava prendere provvedimenti. Ci
siamo rivolti ad un architetto e il progetto ha
ottenuto il consenso comunale. Il Comune non ha
partecipato alle spese della copertura la quale
è stata interamente sostenuta dal Comitato. Io e
Rossano ci siamo consultati e condiviso lo
stesso pensiero di comune accordo, anticipare di
tasca nostra la somma necessaria per poter
cominciare da subito i lavori e non perdere
tempo con altra burocrazia, visto che solo per
l'approvazione del progetto si è aspettato un
anno. Per rientrare dalla spesa abbiamo chiesto
l'aiuto di tutti, la raccolta fondi per la
copertura è tutt'ora in corso perché la somma
non è stata ancora raggiunta, ma l'adesione
all'iniziativa è stata lodevole, amici da ogni
angolo d'Italia ci hanno teso una mano
contribuendo, persone con le quali siamo
diventati amici. Persone e club dall' estero,
persino dall' Australia. Abbiamo fatto stampare
T-shirt e tessera dell' Amicizia Comitato Heysel
che hanno avuto grande successo nell'ambito
della raccolta fondi. Concludo rivolgendomi a
tutti voi perché il monumento lo dobbiamo
custodire, prendersi cura tutti insieme, non
vogliamo sentirci soli, fatevi sentire, insieme
a voi siamo forti, perché ognuno nel suo piccolo
può contribuire in ogni modo, importante è
partecipare, essere presenti. Quel monumento è
una parte di noi tutti, la sua unicità ci rende
consapevoli che noi ci saremo Fino alla Fine a
difendere la memoria dei nostri cari ovunque.
Grazie di cuore sentitamente".
Ecco io
ringrazio ancora veramente con il cuore queste
due persone magnifiche, senza di loro questo
monumento sarebbe scomparso, invece è tornato a
nuova vita, a testimonianza perenne di cosa è
stato, e non dovrà essere mai più ! PER NON
DIMENTICARE MAI !!!
Iuliana Bodnari
e Rossano Garlassi (Direttivo
Comitato Per Non Dimenticare Heysel")
10 dicembre
2014
Fonte:
Juvecentral.it
Intervista a Iuliana Bodnari
Segretaria del Comitato
"Per non dimenticare
Heysel" di Reggio Emilia
di Mary Spinetoli e Franco Leonetti
Una grande passione calcistica per una
importante e blasonata squadra può regalare
immense soddisfazioni e gioie indescrivibili ma
a volte anche insensata ed illogica
sofferenza... Tutti ricorderanno cosa è successo
molti anni fa a Bruxelles, in occasione di una
finale dell'allora Coppa dei Campioni... Una
disgrazia senza uguali, nel luogo dove doveva
esserci una festa... 39 vittime innocenti… 39
angeli che ancora sperano di non essere morti
invano ed invece, malgrado tutto, ancora tanti
esseri spregevoli li insultano, senza
rispetto... C'è una persona dal cuore nobile e
generoso, che insieme a suo marito Rossano, si
occupa attivamente di un Comitato dedicato alle
vittime dell'Heysel... Ve la presento: è Iuliana
Giulia Bodnari... Ho il grande piacere di
intervistarla a 4 mani insieme al mio maestro di
giornalismo, Franco Leonetti, noto scrittore
nonché vicedirettore della trasmissione Forza
Juve.
MARY: Cara Iuliana benvenuta sul mio sito.
Per cominciare vorrei chiederti di spiegare ai
nostri lettori come nasce il Comitato di cui ti
occupi.
IULIANA: Grazie a te Mary. Questo monumento è
molto fragile, esposto alle intemperie. Un
giorno si è sgretolata la prima stele, caduta in
frantumi. Poi un altro giorno un altra stele,
l'incuria e il degrado, l'abbandono di questa
opera dello scultore fiammingo Gido Vanlessen
che si è ispirato alla tragedia dell' Heysel,
gli agenti climatici, gli ultimi inverni
abbastanza rigidi hanno contribuito non poco.
C'era bisogno di un intervento immediato, cosi
Rossano, anni fa, ha bussato a tutte le porte
del Comune di Reggio Emilia, ma un giorno si è
aperto uno spiraglio e la risposta fu: "Questi
monumenti purtroppo sono fatti per diventare
polvere !", alzando le spalle, con quel
sorrisino... Così, per poter restaurare, perché
non si accetta una risposta del genere, si è
pensato di coinvolgere altri amici, per dare più
credito, amici d'infanzia, la maggior parte
juventini, ma non tutti; il nostro principio di
base - la fratellanza al di là dei colori. Cosi
nacque il Comitato "Per Non Dimenticare Heysel
di Reggio Emilia" che ha il compito di
proteggere e custodire la memoria dei tragici
fatti di quel lontano 29 Maggio 1985. Tra le
vittime c'è il nostro concittadino Claudio
Zavaroni (28 anni). Una volta portato a termine
il restauro, ci siamo riuniti davanti al
monumento con una emozione tale, era il 1°
Novembre 2008. Era presente anche la mamma di
Claudio Zavaroni.
MARY: Ancora non ho avuto modo di vedere dal
vivo il monumento che si trova a Reggio
Emilia... Raccontaci la sua storia…
IULIANA: La storia di questo monumento inizia
negli anni '90 , l'anno del Mondiale in Italia.
Questa opera d'arte fu presentata nell’ambito
culturale, a Verona, dove la squadra belga era
ospitata. Alla fine del Mondiale, fu portata a
Reggio Emilia e presentata alla Festa
dell'Unità, posando accanto il primo bouquet di
fiori in omaggio da qualcuno, si è pensato di
donarlo alla città in ricordo della tragedia e
di Claudio Zavaroni. Il monumento è stato
collocato nel parco adiacente allo stadio
cittadino "Mirabello", dove anche la tribuna
porta il nome di Claudio. Una volta inaugurato
il monumento è stato lasciato nel più totale
oblio, nessuna manutenzione, nessuno potava le
piante intorno, che sono diventate una foresta,
un groviglio di massa verde, nascondiglio per
drogati. Ecco cosa era diventato, dimenticato da
tutti, memoria caduta nella polvere. Una
vergogna.
FRANCO: Dopo tanti anni dalla tragedia di
quella sera, qual è la sensazione che ti è
rimasta dentro dell’Heysel ?
IULIANA: La sensazione che rimane dentro dopo
la tragedia, caro Franco, è di vuoto nell’anima,
di giustizia fallita, di un dolore perenne nel
cuore.
MARY: Come mai secondo te si trovano tante
difficoltà nel realizzare qualcosa di dignitoso
per quelle persone che hanno perso la vita x una
partita ? Come ha reagito la società Juventus di
fronte alle vostre iniziative ?
IULIANA: La Juventus… Mi ricordo quando
abbiamo scritto per la prima volta rivolgendoci
alla società bianconera dell'allora Presidente
Cobolli Gigli. Siamo stati molto onorati ed
emozionati ricevendo una lettera scritta e un
mazzo di fiori per la nostra prima vera
commemorazione il 23 Maggio 2009; le
commemorazioni le facciamo sempre il primo
sabato più vicino al 29, meno dispersivo, più
presenze. E' stato commovente e da allora la
Juventus ci ha sempre mandato una lettera ed i
fiori. Per il 25° siamo stati invitati a Torino,
ma siccome le due commemorazioni erano in
concomitanza lo stesso giorno, siamo stati
presenti tramite un nostro membro del Comitato
che ha letto una lettera. La nostra
collaborazione continua tutt'oggi con il
Presidente Andrea Agnelli. La presenza nel 2010
della Sig.ra Mariella Scirea ed Ezio Morina è
stata molto commovente, raccontando episodi di
vita insieme a Gaetano Scirea, come hanno
vissuto la tragedia.
FRANCO: Che tipo di sentimento nasce dentro
di te quando negli stadi italiani vengono
esposti striscioni vergognosi con la scritta
"-39" o partono cori raccapriccianti indirizzati
ai defunti di Bruxelles ?
IULIANA: Il sentimento è di non comprensione,
condivido le rivalità tra tifoserie, ma questo
no. Quello che mi lascia perplessa, come mai chi
di dovere non si degna di prendere provvedimenti
drastici, severi. Quei cori sono come qualcosa
che trafigge, talmente fa male.

MARY: la dedizione tua e di tuo marito è
esemplare, ma non basta a tutelare questo
monumento... Ci spieghi quale progetto ha
iniziato a realizzarsi il 18 settembre ?
IULIANA: Io e Rossano, non facciamo niente di
straordinario, viene dall'anima. Il progetto che
ci sta molto a cuore, per il quale abbiamo
aspettato un anno, ma alla fine la copertura del
monumento ci sarà. I lavori sono iniziati il 18
settembre 2013. Deve essere protetto dalle
intemperie, gli agenti climatici non perdonano.
Teniamo monitorata ogni crepa che compare, un
costante impegno, un giorno sì e l'altro pure.
Abbiamo stuccato, pulito, con il nostro
volontariato andiamo avanti e questa copertura
gli darà un ulteriore protezione. Per questo
avremmo bisogno del sostegno di tutti i tifosi
juventini, il momento non è dei migliori, lo so,
ma con poco, in tanti, si può fare molto. Molta
gente non sa dell'esistenza di questo monumento,
è unico in Italia, la pubblicità e la visibilità
delle trasmissioni, come Forza Juve, che ha
sempre fatto sapere la nostra realtà, ci aiuta
tantissimo. Importante che se ne parla, che la
gente sappia, informare è il sale della vita.
MARY: Le foto parlano da sole… Occorre fare
qualcosa... Vuoi fare un appello alla
sensibilità dei tanti tifosi, juventini e non,
affinché si possa collaborare tutti insieme e
far vincere una volta un senso civico che sembra
essere sparito ?
IULIANA: Sono convinta che in tanti sono al
nostro fianco , confido anche in quelli di altre
fedi calcistiche perché quello che è successo
quel giorno all'Heysel è una tragedia di tutti ,
la vita umana è preziosa , il passato non si può
dimenticare perché la memoria è storia di tutti
noi . Grazie di cuore.
FRANCO: Dopo la copertura del monumento,
quale altra iniziativa si prefigge il vostro
Comitato ?
IULIANA: Al momento non penso ci saranno
altre iniziative, anche perché vorremmo vedere
questo progetto finito, viviamo giorno per
giorno, il tempo lo dirà. Forse delle
partecipazioni di calcio, con le vecchie glorie
della Juve e perché no con la Reggiana calcio.
Più che progetti sono sogni ! Grazie di cuore a
tutti, un abbraccio gobbissimo... Iuliana
Bodnari e Rossano Garlassi
Termina qui la piacevole intervista con la
carissima Iuliana… La ringrazio vivamente a nome
di tutti i tifosi juventini e non, di tutti
coloro che amano lo sport vero e leale.
L'impegno suo e del marito Rossano deve essere
premiato dalla collaborazione di tutti noi... Mi
sento particolarmente coinvolta emotivamente…
Dopo aver lottato ed ottenuto la stella per
Andrea Fortunato allo Stadium, comprendo
benissimo lo sforzo morale e fisico che stanno
facendo i nostri amici per una così nobile
causa… Un grazie immenso al grande Franco
Leonetti con il quale ho avuto l'onore ed il
piacere di preparare questo lavoro, a cui
tenevamo molto. A voi lettori dico
semplicemente: non dimentichiamoci delle vittime
dell'Heysel...
25 settembre 2013
Fonte: Juvemagicmember.com
NDR: Iuliana Bodnari è dal 19.11.2015
il Presidente del Comitato "Per non dimenticare
Heysel".
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