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ANTONIO CURRO'
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Antonio Currò 17.06.2001 "Tonino"
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Incidenti: grave un tifoso colpito alla testa

di Orazio Raffa

MESSINA - È di 7 feriti, di cui uno grave, il bilancio del derby Messina-Catania. Si trova ricoverato in prognosi riservata al Policlinico di Messina, ma non corre pericolo di vita, Antonino Currò, 25 anni, di Rometta, un centro della riviera tirrenica della provincia di Messina. Il tifoso giallorosso è stato colpito al capo in curva nord, presumibilmente da una bomba carta o da una torcia lanciata dalla tribunetta Valeria, settore riservato ai tifosi catanesi. Non è stata sufficiente una rete alta 6 metri per prevenire il lancio di oggetti. Currò dopo essere stato colpito è stramazzato al suolo. Le sue condizioni sono subito apparse serie. È stato trasportato al vicino Policlinico dove gli è stato riscontrato un grave trauma cranico. Nei primi minuti successivi al soccorso si è anche temuto il peggio ma dopo circa un’ora il giovane è stato dichiarato fuori pericolo. E dire che il questore di Messina Giuseppe Zannini Quirini non aveva lasciato nulla di intentato per evitare incidenti. Un dispiego di forze vicino ai mille uomini per tenere separate le due tifoserie, che tuttavia non è bastato a evitare che nel prepartita si verificassero lanci di oggetti tra la tribunetta Valeria, dove sono stati sistemati i 500 tifosi ospiti, e la curva nord occupata dai sostenitori del Messina. Prima della gara si sono verificati altri incidenti, per fortuna di lieve entità. Nel tragitto tra la stazione e lo stadio un vetro del bus che trasportava i catanesi, per motivi ancora da chiarire, è andato in frantumi ferendo lievemente due tifosi. Leggermente ferito anche il questore di Messina, colpito a un ginocchio da un oggetto piovuto dagli spalti poco prima della gara. Nessuna conseguenza per il responsabile dell’ordine pubblico che ha potuto regolarmente dirigere i suoi uomini impegnati a garantire la sicurezza al Celeste. Nelle operazioni di prevenzione le forze dell’ordine hanno bloccato 28 tifosi rossazzurri, che tentavano di avvicinarsi allo stadio privi di biglietto: sono stati accompagnati in Questura, identificati e rimandati a Catania. Gli altri tifosi rossazzurri hanno potuto lasciare il Celeste alle 21.30 scortati nuovamente verso la stazione di Galati Marina per evitare un pericoloso attraversamento della città dove frattanto migliaia di tifosi giallorossi erano in festa per il ritorno del Messina in B.

18 giugno 2001

Fonte: La Gazzetta dello Sport

Fotografia Tonino (sopra): Pianetamessina.com

LA TRAGEDIA / Un ragazzo di 24 anni vittima dell’ennesima follia ultrà avvenuta domenica, prima dello spareggio con il Catania.

Colpito a morte allo stadio, caccia al killer

di Corrado Maiorca

In coma irreversibile il tifoso del Messina ferito da una bomba-carta. Indagini con le riprese tv.

MESSINA - Non saprà mai che la sua squadra del cuore è arrivata in serie B dopo nove anni di purgatorio. Il suo cuore giallorosso - come i colori del Messina - batte ancora, ma per i medici del reparto di rianimazione del policlinico Antonino Currò, 24 anni, residente a Mistretta, centro a pochi chilometri dal capoluogo, è in coma irreversibile. Probabilmente neppure un miracolo potrebbe ridargli una vita. Una vita che ha perduto domenica scorsa, allo stadio Celeste, mentre si trovava nella curva Nord per assistere allo spareggio contro il Catania per un posto nella B. Currò, un’ora prima del calcio d' inizio, è stato raggiunto al viso da una bomba-carta lanciata dalla tribunetta "Valeria", che nell' occasione ospitava i cinquecento tifosi del Catania. L'ordigno gli ha sfigurato il volto, provocandogli seri danni al cervello. Domenica sera i sanitari erano ottimisti sul recupero del giovane, poi le condizioni si sono aggravate. Così l’équipe del professor Giovanni La Rosa è stata costretta a intervenire chirurgicamente per tamponare un’emorragia al cervello. Poi altre complicazioni. Un vero e proprio calvario, non soltanto per i genitori del ragazzo, che ieri sono rimasti per tutta la giornata attaccati al vetro del reparto di rianimazione che li separa da Antonino, ma anche per gli amici che domenica si trovavano allo stadio. Un episodio di ordinaria violenza, che s' aggiunge al lancio di un bullone che aveva raggiunto a una gamba anche il questore di Messina, poco prima dell’inizio del derby-spareggio vinto dai peloritani grazie a un rigore. La Procura ha aperto un’inchiesta. Si potrebbe prefigurare già il reato di tentato omicidio colposo. A coordinare le indagini sui fatti del "Celeste" il sostituto procuratore Giuseppe Sidoti, che ieri mattina s'è recato al Policlinico per cercare di raccogliere ulteriori elementi sul petardo lanciato dagli ultrà del Catania all' indirizzo dei tifosi del Messina. Digos e polizia scientifica stanno passando al setaccio i filmati del prepartita, perché Antonino Currò sarebbe stato ripreso dalle telecamere quando s'è accasciato sui gradoni dello stadio in una pozza di sangue. Indagini estese anche a Catania e - per quel che si dice - l’autore dello scriteriato gesto potrebbe avere le ore contate. La vittima era un accanito sostenitore del Messina: seguiva la squadra anche in trasferta, talora piantando in asso i suoi fratelli, con i quali gestisce un ristorante a San Filippo del Mela, presso Milazzo. La tragedia che ha colpito la famiglia Currò ha pure cancellato i festeggiamenti per la tanto sospirata promozione. L'ha esternato anche il sindaco, Salvatore Leonardi, che ieri mattina ha incontrato, a Palazzo di Città, i calciatori neopromossi, i dirigenti, il presidente della società, Emanuele Alliotta, e l’intero staff. Il primo cittadino, mentre si trovava col team giallorosso, ha telefonato dal salone di rappresentanza ai sanitari del Policlinico per avere notizie sulle condizioni del tifoso. "Purtroppo i medici hanno riferito che Antonino Currò viene tenuto in vita artificialmente - ha comunicato Leonardi ai calciatori. Se il cuore batte ancora è perché si tratta di un giovane di 24 anni". Si è parlato della tragedia anche nell' incontro che la squadra ha avuto con l’arcivescovo Giovanni Marra e con il presidente della Provincia, Giuseppe Buzzanca. Da tutti è arrivata la condanna per un episodio che ha macchiato di sangue quella che doveva essere una festa del calcio siciliano… (Omissis)

18 giugno 2001

Fonte: Il Corriere della Sera

© Fotografia: Filmato Rai Tv

Messina, festa e tragedia

di Rosario Pasciuto

MESSINA - È una festa senza gioia per il popolo giallorosso. La promozione in serie B, attesa nove lunghi anni, è stata funestata dal grave incidente occorso al ventiquattrenne Antonino Currò, il tifoso raggiunto in pieno volto da una bomba carta lanciata dal settore dei sostenitori catanesi. Il ragazzo, originario di Rometta Marea, è ancora ricoverato nel reparto di Rianimazione del Policlinico dove si è recato immediatamente il presidente del Messina Emanuele Aliotta. I medici hanno sottoposto Antonino Currò ad intervento chirurgico per una vasta emorragia cerebrale che lo ha ridotto in coma profondo. Le sue condizioni sono disperate e ieri il direttore sportivo Nicola Salerno, a nome della società, si è stretto attorno ai familiari dello sfortunato tifoso: "Sono fatti terribili che ci addolorano profondamente. Il calcio dovrebbe rimanere lontano anni luce da avvenimenti del genere ma, purtroppo, ci ritroviamo a commentarli sempre più spesso. Il mio pensiero va ai familiari che stanno vivendo questo dramma". La festa in realtà domenica sera c'è stata lungo le strade di Messina ma i tifosi non sapevano ancora quello che era accaduto. Migliaia di persone, dopo il triplice fischio, si sono riversate in piazza Cairoli per celebrare la vittoria… (Omissis)

19 giugno 2001

Fonte: La Repubblica

© Fotografie: Filmato Rai Tv

GLI INCIDENTI DEL CELESTE

Tre ore sotto i ferri, ma il giovane tifoso rischia la vita

di Angelo Di Rosa

DAL NOSTRO INVIATO MESSINA - Un grande senso di dolore e di costernazione, di smarrimento nelle ore della grande festa calcistica. Messina, tutta presa dall' evento della B, non conosceva appieno il dramma del giovane tifoso giallorosso, Antonino Currò, e della sua famiglia. Ieri mattina, però, ha compreso in tutta la sua gravità l'ennesimo episodio di becera violenza da stadio. E ha seguito con apprensione le sorti del ragazzo, colpito al capo da una bomba carta lanciata probabilmente dalla tribunetta Valeria, dov' erano i tifosi catanesi, e che ora lotta per la vita in un letto del reparto Rianimazione del Policlinico universitario, dopo essere stato sottoposto, domenica sera a un difficile intervento chirurgico. Antonino Currò, 24 anni, di Rometta Marea, voleva incitare i giocatori del cuore e poi festeggiare la promozione del suo Messina insieme con tanti altri coetanei, dalla curva Nord del Celeste. Ma, lui non ha avuto il tempo di guardare la partita e gioire. Un quarto d' ora prima dell'inizio della finale di ritorno tra Messina e Catania, una mano vile, lanciando una bomba carta che gli è esplosa vicino al capo, ha interrotto il suo sogno di tifoso. Il quadro clinico di Antonino Currò è estremamente preoccupante. "Abbiamo eseguito un'altra Tac di controllo - ha detto nella tarda mattinata il professor Francesco Tomasello, direttore della Prima clinica Neurochirurigica del Policlinico - e naturalmente stiamo tenendo sotto osservazione il focolaio sede dell’intervento, che abbiamo cercato di "ripulire" dai danni provocati dall' impatto della bomba carta. Dov' è avvenuto l’impatto ? Nella parte anteriore del cervello, al lobo frontale destro. C'è in questo momento una sofferenza cerebrale diffusa, che ci fa tenere estremamente riservata la prognosi. Il caso va seguito giorno dopo giorno, ci auguriamo che evolva in senso positivo. Stiamo cercando di salvargli la vita, è il nostro primo obiettivo". L'intervento chirurgico è stato eseguito dal dottor Giovanni La Rosa ed è durato circa tre ore. Nel corridoio del reparto di Neurochirurgia e poi alla Rianimazione, il padre di Antonino, Santi Currò, titolare di un bar trattoria ad Archi di San Filippo del Mela, zona tirrenica del messinese, non sa darsi pace e fra le lacrime grida la sua rabbia. "Questo non è più sport, non è più calcio. Ormai allo stadio si va ad ammazzare la gente. Mio figlio è da sempre un tifoso del Messina, spesso è andato anche in trasferta coi fratelli, Filippo ed Alessandro (uno dei due era con lui anche domenica, ndr). Anch' io compatibilmente con gli impegni di lavoro a volte assistevo alla partita del Messina. Antonino da una settimana non faceva altro che parlare di questa partita col Catania e voleva solo festeggiare la promozione. Era felice, gli avevo detto di stare attento, se ci fossi stato io forse non sarebbe successo". Singhiozza il signor Currò e poi manda un messaggio a chi ha lanciato la bomba carta attentando alla vita di suo figlio: "Che si faccia avanti, che abbia il coraggio di dire: sono stato io". Intanto, sono in corso le indagini per cercare di arrivare all' identificazione del teppista. Ieri mattina il sostituto procuratore della Repubblica, Giuseppe Sidoti, ha ricevuto il rapporto sull' episodio. Oggi al Policlinico verranno ascoltati i medici che stanno curando Currò. Sono state consegnate al magistrato anche le foto dei tifosi catanesi che occupavano la tribunetta Valeria, e dalla quale si sospetta sia stata lanciata la bomba carta che ha colpito il tifoso messinese. a.di r.

19 giugno 2001

Fonte: La Gazzetta dello Sport

© Fotografia: Messina.gds.it / Filmato Rai Tv

L'assurda violenza nel derby con il CataniaL'assurda violenza nel derby con il Catania

In coma tifoso del Messina colpito da una bomba carta

Operato alla testa, i medici sono pessimisti. "Può salvarlo soltanto la sua giovane età".

di Fabio Albanese

MESSINA - I suoi amici e tifosi gli hanno inciso una cassetta con i cori della curva Nord, i giocatori Torino e Marra hanno registrato le loro voci per incitarlo a svegliarsi. Ma per Antonino Currò, 24 anni, sfortunato tifoso del Messina, finora non è bastato neppure un complesso intervento chirurgico alla testa a farlo svegliare dal coma profondo in cui, domenica scorsa, lo ha fatto piombare una bomba-carta che gli è esplosa in testa: "C'è attività cerebrale - diceva ieri mattina il primario della Rianimazione del Policlinico, Angelo Sinardi - bisogna aspettare. Dalla sua parte gioca la giovane età anche se speranze ce ne sono poche". Aspettano e sperano i genitori di Antonino, gli amici che hanno invaso i silenziosi corridoi del reparto, i giocatori del Messina che proprio in quella partita maledetta hanno conquistato la serie B battendo il Catania nella finale play-off di C1. Un derby ad alta tensione che aveva costretto i questori delle due città ad organizzare l’imponente servizio d'ordine con mille agenti, controlli già all'uscita di Catania e sull'autostrada per Messina. Allo stadio Celeste, nella città dello Stretto, i tifosi catanesi giunti super-scortati erano solo 500, controllati uno per uno e ammessi nella piccola curva "Valeria" quando sembravano "puliti". E invece, stando alle prime indicazioni e alle prime indagini, la bomba carta che ha devastato il volto di Antonino è partita proprio da lì, gli è arrivata addosso ed è esplosa. È stato l'episodio più grave di un pomeriggio di disordini, che lunedì hanno indotto il giudice sportivo di serie C a squalificare per 4 giornate il campo del Catania e multare il Messina per 8 milioni. Bulloni, biglie di ferro, monete e fumogeni lanciati da una parte e dall'altra; in campo è arrivato di tutto, tanto che, alla fine, i feriti sono stati una ventina, compreso lo stesso questore di Messina Giuseppe Zannini Quirini, colpito ad una gamba. Tutti feriti lievi. All'inizio, anche le condizioni di Antonino Currò sembravano discrete. Poi, nella notte, è subentrato l'aggravamento e l'intervento chirurgico d'urgenza. In sala rianimazione il padre di Antonino, Santi, disperato. Per tentare di svegliarlo i tifosi gli hanno fatto ascoltare i loro cori e le voci di due compagni di squadra. Sarà una promozione senza gioia per la formazione dello Stretto approdata alla B. Santi Currò aspetta e confida in un miracolo: "Per una partita, tutto questo per una partita. Lo avevo detto a mio figlio di non andarci questa volta allo stadio, c'era troppo pericolo. Se fossi andato con lui non sarebbe successo e io non sarei qui a vedermi morire un figlio". Accanto a lui c'è la moglie. Natalia Gangemi, piange sommessamente. Fanno loro forza gli amici di Antonino, e poi i giocatori del Messina che ieri mattina dovevano essere premiati da sindaco e presidente della Provincia per la loro promozione in B e che, dopo una cerimonia con tanti volti tristi e senza allegria, sono andati in ospedale per chiedere notizie. La Procura di Messina ha aperto un'inchiesta e interrogato alcune persone dopo aver ricevuto un primo rapporto dalla Digos che domenica pomeriggio aveva puntato le proprie telecamere sulla tribunetta Valeria. Alcuni ultras del Catania sarebbero già stati individuati, ma nessuno sa dire se, in effetti, tra loro c'è chi ha lanciato la bomba-carta che ha colpito il tifoso messinese. Qualcuno parla di un minorenne già rintracciato. "Chi ha scagliato quel petardo dice papà Santi deve avere il coraggio di costituirsi, di dire che è stato lui". Ieri sera tifosi, giocatori e semplici cittadini si sono ritrovati in piazza Duomo per Antonino. Aspettando e sperando. Il dramma di Messina purtroppo ricorda da vicino quello di cui rimase vittima Vincenzo Paparelli, il tifoso della Lazio colpito a morte all'Olimpico da un razzo lanciato dalla curva opposta, prima del fischio d'inizio del derby romano dell'ottobre 79. Dopo la gara Milan-Cremonese del 30 settembre '84, un giovane milanista di Cremona, Marco Fonghessi di 23 anni, scambiato per tifoso della squadra avversaria, venne invece accoltellato e ucciso vicino allo Stadio San Siro. L'omicida, Giovanni Centrone, fu arrestato il giorno dopo e condannato a 22 anni di reclusione diventati 18 in appello. Dinamica praticamente uguale a quella del "giallo" di Marassi il 20 gennaio 1995: colpito da una coltellata al cuore, il tifoso del Genoa, Vincenzo Spagnolo, 25 anni, morirà prima della partita Genoa-Milan. Il giovane fu colpito dall'ultra rossonera Simone Barbaglia.

20 giugno 2001

Fonte: La Stampa

Caccia al tifoso teppista

di Rosario Pasciuto

MESSINA - Quella bomba carta, partita dalla tribuna che ospitava i tifosi del Catania, potrebbe essere stata lanciata da un minorenne. Un giovanissimo sul quale, nelle ultime ore, la polizia avrebbe rivolto le maggiori attenzioni. Una voce, che non trova ancora conferme, ma che a Messina ha fatto il giro dei palazzi investigativi. Nel giro di poche ore, dunque, il responsabile della tragedia del "Celeste" potrebbe avere un volto. Intanto, diminuiscono di ora in ora le speranze di salvare la vita di Nino Currò. Il giovane è ancora ricoverato nel reparto di Rianimazione del Policlinico ma il quadro clinico è sensibilmente peggiorato. Il dramma di Antonino Currò ha completamente cancellato la gioia per la promozione conseguita dal Messina dopo nove anni di purgatorio. Ieri mattina la squadra è stata ricevuta dal sindaco Salvatore Leonardi e dal presidente della Provincia Giuseppe Buzzanca. Ma proprio durante la cerimonia, il presidente Emanuele Aliotta ha ricevuto per telefono la notizia che le condizioni del tifoso si erano aggravate. Alcuni giocatori, fra i quali Antonio Obbedio e Vittorio Torino, hanno lasciato Palazzo Zanca e si sono precipitati al Policlinico. I calciatori si sono intrattenuti per alcuni minuti con i familiari ai quali hanno portato la solidarietà di tutta la squadra. Il padre, titolare di una trattoria a San Filippo del Mela, ha raccontato loro della grande passione di Nino per il Messina, tanto da seguirlo spesso anche in trasferta. Ha poi invitato il responsabile di questo gravissimo gesto a farsi avanti e a raccontare tutta la verità. Ma, come detto, le indagini della Digos sembrano avere imboccato la pista giusta. Ieri sono state visionate le immagini registrate allo stadio. Dai filmati girati dalla polizia scientifica sarebbe emerso qualcosa di interessante. Si tratta di immagini registrate al momento dell'ingresso dei tifosi del Catania nella tribunetta Valeria. Proprio quando i supporters rossazzurri hanno messo piede al "Celeste", è partita la raffica di bombe carta e petardi verso la curva nord. Sempre ieri il sostituto procuratore, Giuseppe Sidoti, titolare dell’inchiesta si è recato in questura per sentire i responsabili dell’ordine pubblico allo stadio. Quindi, via di corsa al Policlinico per parlare con i medici che hanno in cura Nino Currò e per sentire il fratello del giovane che si trovava con lui e che è rimasto ferito in maniera non grave. Anche i rappresentanti dei club organizzati sono andati in visita ai genitori del ragazzo. Un momento molto toccante che stride brutalmente con la gioia di domenica pomeriggio. I tifosi stavano preparando una grande festa per celebrare degnamente il ritorno in serie B. Ma la tragedia ha fatto saltare tutto. Anche in società la voglia di parlare di calcio è poca. Oggi si sarebbe dovuto discutere di mercato e della riconferma di Florimbi. Ma sembrano argomenti così fatui di fronte alla vita di un giovane che è appesa ad un sottilissimo filo.

20 giugno 2001

Fonte: La Repubblica

© Fotografia: Calciocatania.com

LA TRAGEDIA DEL CELESTE / Sono gravissime le condizioni del ragazzo colpito dalla bomba carta.

Una vita in sospeso dopo quel botto

di Angelo Di Rosa

Solo una leggera attività cerebrale del giovane tifoso del Messina lascia qualche speranza. Il professor Sinardi, primario di rianimazione: "Le condizioni di Currò sono da considerare molto gravi. L'onda d'urto dell’esplosione ha fratturato alcune ossa della faccia, del naso e dell’orbita provocando un vastissimo edema".

È fermo, immobile, intubato, nel suo lettino del reparto di Rianimazione del Policlinico Universitario di Messina. Non ha mai aperto gli occhi dal momento del ricovero in ospedale, e neanche dopo l’operazione alla testa cui è stato sottoposto domenica sera per tentare di arginare i danni prodotti dalla bomba-carta (lanciata dal settore dei tifosi del Catania, in curva Nord, prima della finale dei playoff tra il Messina e il Catania al Celeste), che gli ha provocato una lacero-contusione profonda dell’osso e del lobo frontale destro. Solo una minima attività cerebrale ancora in atto lo separa dallo stato di coma irreversibile e quindi dal tunnel del non ritorno. L'agonia di Antonino Currò è struggente. Il suo caso è senza speranze, anche se nessuno pronuncia mai la parola morte. Il professor Angelo Sinardi, responsabile del reparto di Rianimazione, traccia il quadro clinico del paziente nel primo pomeriggio. "Le condizioni del Currò, purtroppo, sono da considerare molto gravi. Il ragazzo ha avuto un intenso trauma da scoppio ravvicinato, l’onda d' urto dell’ordigno è stata devastante. In pratica ha fratturato alcune ossa della faccia, del naso, dell’orbita ma, soprattutto, ha provocato un vastissimo edema cerebrale. Già nella tarda mattinata di lunedì le condizioni del paziente si sono progressivamente aggravate nonostante le terapie mediche e la rianimazione respiratoria. L'edema è aumentato e conseguentemente la funzione cerebrale è gravemente compromessa. Se ci sono speranze ? Ancora c'è attività cerebrale e questo ci autorizza a continuare a lottare nel tentativo di recuperare quanto più possibile. Devo dire, però, che col passare delle ore se dovesse persistere questa situazione, le speranze vanno ad affievolirsi, fino ad annullarsi". Le condizioni di Antonino Currò, sono peggiorate ieri mattina, proprio mentre la sua squadra del cuore, il Messina, faceva il giro dei palazzi istituzionali cittadini per essere premiata dalle autorità dopo la promozione in serie B. Ma, nessuno ha fatto festa o ha gioito al Comune, alla Provincia e alla Curia Arcivescovile. "Prego per lui" ha detto l’arcivescovo di Messina, monsignor Giovanni Marra, rappresentando il dolore di una comunità sconvolta. Un' intera città è attonita, sbigottita, non riesce a capire perché andare allo stadio oggi significhi poter andare incontro alla morte per gesti vigliacchi e violenti di gente che ormai, più che a fare il tifo per la squadra del cuore, pensa solo di "fare la guerra". Antonino Currò, era entrato domenica pomeriggio in curva Nord al Celeste insieme al fratello Filippo, 23 anni, ed altri amici, mentre un altro fratello Alessandro aveva trovato posto in gradinata. Doveva e voleva fare il tifo per sostenere il suo Messina verso la conquista della B. Invece, non ha potuto vedere e forse capire nulla di quello che stava avvenendo. Drammatica la descrizione dell’accaduto, nelle parole di un testimone oculare, che si trovava un gradino sotto di lui. Lino Vitale, rimasto ferito in modo lieve dall' esplosione della bomba-carta, descrive così quei momenti: "Quel ragazzo, Antonino, si trovava un gradino sopra di me, e nel momento in cui stava per avvenire l’esplosione, io mi sono salvato perché mi sono leggermente abbassato per prendere una bottiglia d'acqua. Ho avvertito il botto e un pauroso spostamento d' aria. Appena mi sono girato, l’ho visto a terra, anche se ero un po' stordito. Currò si è portata la mano sulla fronte ricoperta di sangue, si è alzato, è stato preso da suo fratello e altre persone, e mentre lo sostenevano ha fatto 2 passi ed è svenuto. Poi lo hanno portato via per soccorrerlo. Io avevo la mia maglietta sporca del suo sangue. L'ordigno gli è esploso a non più di 10 centimetri dalla testa. Eravamo a circa 15 metri dalla rete di recinzione allestita per separare le tifoserie e l’ordigno è partito dalla tribunetta Valeria. I tifosi del Catania, erano circa le 16 o poco prima, erano appena entrati e hanno lanciato subito due bombe-carta. È stata la prima a provocare la tragedia che avrebbe potuto toccare anche me. Fortunatamente me la sono cavata con due ematomi al braccio sinistro e alla spalla destra. Gli stadi ormai sono diventati infrequentabili, occorre fare qualcosa, tutti devono cercare di fare qualcosa. Non può finire così". Non può finire così una giovane vita. È quanto, affranti e privi di parole, i familiari e la fidanzata di Currò, ripetono nella loro mente. Gli fanno scudo, proteggendoli, tanti amici di un ragazzo sorridente e amante del calcio. Di un giovane che voleva vivere diversamente i suoi 24 anni, e che invece adesso sta giocando una partita con la morte. Mentre, forse a Catania, chi ha lanciato l’ordigno ha le ore contate.

20 luglio 2001

Fonte: La Gazzetta dello Sport

© Fotografia: Pianetamessina.com

QUI MESSINA

La mesta passerella della squadra

Aliotta dona lo stemma cittadino

di Orazio Raffa

MESSINA - Non c'è festa a Messina. Ieri mattina i giocatori giallorossi sono stati ricevuti dall'arcivescovo monsignor Giovanni Marra, dal presidente della Provincia Giuseppe Buzzanca e dal sindaco Salvatore Leonardi. Dovevano essere incontri gioiosi, ma le notizie che arrivavano dal Policlinico, sulla sorte di Antonino Currò, hanno fatto abbassare gli occhi a tutti. In tutte le riunioni qualche cenno, soltanto qualche cenno, all' esaltante campionato del Messina e alla conquista della serie B. Il fatto sportivo è passato in secondo piano davanti alla tragedia che ha colpito la famiglia Currò e che ha lasciato sconvolti i messinesi, i rappresentanti delle istituzioni, il presidente del Messina, tecnici e giocatori giallorossi. Si è avuta l’impressione netta che gli incontri siano stati svolti soltanto perché erano programmati. Nessuno aveva voglia di gioire, meno che mai di festeggiare. Nel salone della Curia Arcivescovile monsignor Marra si è intrattenuto pochi minuti con i calciatori, il tempo di un complimento collettivo. "La gioia della promozione - ha detto l’arcivescovo - è stata superata dalla tristezza di quanto accaduto ad Antonino Currò. Sono andato a trovarlo, ho incontrato la mamma, il papà, i famigliari portando una parola di conforto. Mi rendo conto del dramma che queste persone stanno vivendo. Episodi del genere vanno condannati, la violenza non si giustifica in alcun posto, meno che mai all' interno di uno stadio di calcio". La comitiva giallorossa ha poi raggiunto Palazzo dei Leoni. Nel salone degli specchi, a fare gli onori di casa, il presidente della Provincia, Giuseppe Buzzanca. Anche in questa circostanza i discorsi ufficiali sono stati condizionati dal fatto del giorno. "In questo momento - ha detto Buzzanca - il nostro pensiero non può che andare ad Antonino Currò, un giovane che era andato a vedere la propria squadra vincere e che invece sta perdendo la vita. Un fatto di una gravità incredibile. Antonino Currò è una vittima innocente di una violenza che non dovrebbe esistere in una struttura sportiva. L'augurio di tutti è che si possa salvare nonostante le notizie che arrivano dal Policlinico non siano affatto confortanti". Dirigenti, tecnici e giocatori giallorossi hanno poi raggiunto Palazzo Zanca. Al Comune l’atmosfera è stata ancora più cupa. Era appena arrivata al sindaco la notizia che le condizioni di Antonino stavano precipitando. "Sapevo da lunedì mattina - dice il sindaco - che la vita di questo ragazzo è appesa ad un filo. Ho pregato i medici di tenermi costantemente informato e proprio mentre ero con i calciatori del Messina ho ricevuto la telefonata del professor Montanini, primario della rianimazione, che mi riferiva che la situazione è veramente disperata". Il sindaco ha poi consegnato a tutti il Crest della città. Al presidente una riproduzione in argento dello stemma di Messina, che Aliotta ha pensato di donare alla famiglia Currò.

20 giugno 2001

Fonte: La Gazzetta dello Sport

© Fotografia: Letteraemme.it

QUI CATANIA

Lettera di solidarietà del sindaco

CATANIA - "In questi momenti drammatici in cui il merito e la soddisfazione di un’impresa sportiva vengono annichiliti dal gesto di bestiale violenza di chi, con i veri valori dello sport certo nulla ha a che fare, sento il dovere di esprimere alla famiglia della giovane vittima, a te e a tutti la mia solidarietà e il mio profondo dolore". È quanto si legge in una lettera del sindaco di Catania, Umberto Scapagnini, indirizzata al sindaco di Messina, Salvatore Leonardi. "A nome di tutta Catania, di tutti i veri sportivi etnei, abbracciamo la città sorella e la famiglia Currò, nella speranza di non dovere mai più piangere per un avvenimento che dovrebbe soltanto esprimere passione e gioia". A questo concetto si sono allacciati i dirigenti del Catania, anche ieri al lavoro nella sede sociale, ma in costante collegamento con il policlinico di Messina per accertarsi delle condizioni di Currò. Il presidente Riccardo Gaucci, rintracciato a Perugia, ha commentato: "Sono sinceramente addolorato. La mia decisione di restare a Catania e assistere alla gara dal maxischermo del Cibali era dettata da una giustificata paura di incidenti. Avevo previsto che ci sarebbero stati problemi di ordine pubblico. Sapere che c'è un ragazzo che muore per colpa di una partita mi lascia più che sconcertato". g.f.

20 giugno 2001

Fonte: La Gazzetta dello Sport

© Fotografia: Repubblica.it

LE INDAGINI

Individuato il teppista, forse è un minorenne

di Angelo di Rosa

Il tifoso del Catania che domenica pomeriggio ha lanciato la bomba-carta in curva Nord sarebbe già stato identificato. È un minore nei confronti del quale dovrebbe scattare il provvedimento di fermo con l’accusa di tentato omicidio. Negli ambienti della Questura messinese, ma anche alla Digos di Catania, nessuno lo dice apertamente, ma si capisce che si è arrivati alla soluzione del caso. La Digos di Messina ha acquisito varie immagini televisive registrate allo stadio domenica prima della partita. Inoltre sono state passate al setaccio anche quelle in possesso della Polizia scientifica. I tifosi catanesi presenti sugli spalti della tribunetta Valeria, in pratica sono stati tutti filmati e fotografati, anche al momento del loro ingresso allo stadio Celeste e poco prima del lancio delle prime bombe-carte verso il settore occupato dai tifosi messinesi. Il sostituto procuratore della Repubblica Giuseppe Sidoti, titolare dell’inchiesta, ieri mattina si è recato in Questura per incontrare i responsabili dell’ordine pubblico e in seguito si è spostato al Policlinico. Sidoti ha sentito i medici che hanno in cura il tifoso messinese, ed ha ascoltato Filippo Currò, fratello di Antonino, che è stato ferito in modo non grave dall' esplosione dell’ordigno.

20 giugno 2001

Fonte: La Gazzetta dello Sport

© Fotografia: Filmato Rai Tv

È ancora minorenne, fa parte degli "Irriducibili", è indagato per tentato omicidio del ragazzo in coma.

Bomba carta allo stadio fermato un tifoso catanese

Ma lui nega tutto: "Non so niente, non ho fatto niente"

A casa sua petardi e giornali che incitano alla violenza.

CATANIA - La Digos di Messina ha identificato e fermato un ragazzo di 17 anni. La bomba carta esplosa addosso al tifoso messinese Antonino Currò potrebbe averla lanciata lui. Currò, 24 anni, è in coma irreversibile da quando, domenica scorsa, dopo il derby tra la città dello Stretto e il Catania, è stato colpito in pieno volto da un ordigno fatto in casa. Il fermato e indagato per tentato omicidio è (Omissis) di Misterbianco, in provincia di Catania. È figlio di un pescatore catanese, compirà 18 anni nel prossimo agosto. Il ragazzo ha negato tutto e si è proclamato innocente. "Non so niente, non ho fatto niente", avrebbe detto (Omissis) ai magistrati della procura del tribunale per i minorenni di Catania che lo hanno interrogato su delega dei loro colleghi di Messina, titolari dell'inchiesta. Il giovane indagato avrebbe ammesso di avere assistito alla gara e di avere lanciato dei fumogeni, ma avrebbe negato di avere usato una bomba carta. Ad accusarlo sarebbe però un filmato della Digos che ha ripreso a uno a uno, identificandoli, tutti i tifosi del Catania presenti nello stadio Celeste domenica scorsa. Nel febbraio del 2000, (Omissis) era stato denunciato perché sospettato di avere preso parte, con altri tifosi, a un assalto a un Autogrill di un'area di servizio dopo avere seguito il Catania in una trasferta. Nella perquisizione compiuta a casa del ragazzo i poliziotti hanno trovato altri petardi e una copia dell'organo ufficiale del club "Irriducibili Catania". Il giornale era stato stampato in occasione della gara d'andata giocata al Cibali il 10 giugno scorso. Il titolo era: "Catania-Messina, una sola parola, un solo grido: uccidiamoli". "Un incitamento a sostenere la squadra", si sostiene negli ambienti degli Irriducibili, uno dei maggiori gruppi di tifo organizzato catanese che da anni segue la squadra in tutte le trasferte. La loro sede è nel popolare rione Picanello di Catania. Domani il Gip dovrà decidere sulla convalida del fermo e il Gip di Messina, al quale saranno trasmessi gli atti, entro 20 giorni dovrà convalidare o annullare il provvedimento.

20 giugno 2001

Fonte: Repubblica.it

© Fotografia: Filmato Rai Tv

Messina, dalla festa alla tragedia

"Mio figlio in coma irreversibile"

di Lucio Luca

MESSINA - Santo Currò nasconde le lacrime dietro gli occhiali scuri. Seduta in un angolo c'è la giovane fidanzata di Nino, 24 anni, il ragazzo che domenica sognava di scendere in piazza per festeggiare la promozione del "suo" Messina e invece lotta con la morte in un lettino di ospedale. "Me l’hanno ammazzato", dice con un filo di voce il padre del giovane tifoso giallorosso colpito alla testa da una bomba carta lanciata dalla curva dei supporter catanesi. "Si va allo stadio solo per uccidere la gente", sospira dietro una smorfia di rabbia e impotenza. "Spero soltanto che chi ha scagliato quel petardo abbia il coraggio di costituirsi alle forze dell’ordine". Nino è in coma che i medici definiscono irreversibile. L'esplosione gli ha provocato danni permanenti. Attaccato alle macchine, il giovane messinese ha una flebile attività cerebrale, ma ci sono poche speranze. Non vogliono arrendersi, però, gli amici del ragazzo, originario di Rometta Marea, un piccolo centro a pochi chilometri da Messina. Hanno registrato una cassetta con le loro voci: "Svegliati Nino, abbiamo vinto, siamo in serie B. Svegliati, ti aspettiamo per fare baldoria". Al Policlinico arrivano giocatori del Messina, il presidente Emanuele Aliotta, il sindaco Salvatore Leonardi. Anche durante la premiazione della squadra in Comune, nessuno ha esultato più di tanto. Non c'è festa in riva allo Stretto per una serie B che mancava da nove anni e che è stata conquistata dopo lo spareggio con il Catania. Non c'è festa a piazza Cairoli, il cuore della città, dove domenica sera, quando si è diffusa la notizia del gravissimo incidente a Nino Currò, i tifosi hanno ammainato le bandiere. Quella maledetta bomba carta, lanciata dalla tribunetta Valeria che ospitava cinquecento tifosi del Catania, ha trasformato una giornata di gioia in tragedia. Tutto è avvenuto qualche minuto prima dell’inizio della partita. Dal settore riservato agli ospiti, parte l’ordigno che centra in pieno Nino Currò e il fratello Filippo, di un anno più giovane. Nino crolla a terra, mentre Filippo rimane ferito lievemente al braccio e al torace. Un terzo fratello, Alessandro, ignaro di quanto è avvenuto, continua a fare il tifo dall' altra parte dello stadio: lui è riuscito a trovare un biglietto di gradinata, lontano dagli scontri. "Me lo sentivo, non volevo che andassero alla partita - racconta il padre dei ragazzi - era troppo pericoloso. Ma Nino si è impuntato: l’aspettava da un campionato intero questa sfida, per il Messina avrebbe fatto di tutto. Seguiva la squadra in casa e in trasferta, non poteva perdersi la partita della promozione. Ma io me lo sentivo che finiva male". La Procura di Messina ha aperto un’inchiesta. Gli inquirenti stanno visionando le riprese effettuate allo stadio e sono certi di individuare in tempi brevi i responsabili. I cinquecento tifosi del Catania, infatti, sono stati tutti schedati prima dell’ingresso allo stadio "Celeste" e le attenzioni sarebbero puntate su alcuni minorenni. Resta però la rabbia per un incidente che forse si poteva evitare: "All' ingresso siamo stati perquisiti da cima a fondo - racconta un amico di Nino Currò - possibile che nel settore dei catanesi sia entrata una bomba senza che nessuno se ne accorgesse ? È uno scandalo, qualcuno deve pagare". Gli amici di Nino, che lavorava nel bar del padre, ce l’hanno anche con il questore di Messina che ha definito gli incidenti del "Celeste" "normali per un incontro di calcio, così come viene vissuto oggi". Battuta infelice, subito corretta dal questore Giuseppe Zannini Quirini, che allo stadio era stato colpito di striscio da un bullone di ferro lanciato dai soliti teppisti: "Volevo semplicemente dire che, grazie alle forze dell’ordine, si è evitata la guerriglia in città tra le opposte fazioni. L'episodio del "Celeste" è triste e gravissimo. Ho solo sottolineato che il bullone contro di me e i ripetuti lanci di oggetti in campo, negli stadi purtroppo stanno succedendo spesso". Oltre alla tragedia di Nino Currò, nel bilancio del derby bisogna inserire i danni alle stazioni ferroviarie prese d' assalto dai catanesi per smaltire la rabbia della sconfitta. A Galati Marina, un passeggero ha lanciato dal treno in corsa un estintore contro la cabina del dirigente della stazione. E in diversi casi i tifosi hanno lanciato pezzi di giornale imbevuti di benzina e poi incendiati.

20 giugno 2001

Fonte: Repubblica.it

Fermato a Messina il presunto responsabile del lancio della bomba-carta

La Polizia di Stato di Messina ha assicurato alla giustizia alle prime luci dell'alba il tifoso catanese resosi autore domenica scorsa, durante il derby Messina-Catania, del lancio di una bomba-carta, che ha ferito il messinese Antonino Currò, ricoverato in fin di vita presso il reparto di rianimazione del locale Policlinico. Le accurate riprese filmate effettuate durante la partita dalla Polizia Scientifica della Questura sono state esaminate dagli uomini della Digos che hanno svolto immediate indagini, giungendo all'identificazione dell'ultra catanese autore del gravissimo gesto. Si tratta di (Omissis), minorenne nato a Catania nel 1983, rintracciato dai poliziotti della Digos a Catania, con la collaborazione di personale di quella Questura. (Omissis) è stato sottoposto a fermo di polizia giudiziaria d'iniziativa, in quanto ritenuto responsabile dei reati di lesioni personali gravissime e porto e detenzione di materiale esplodente; nel corso della perquisizione effettuata presso l'abitazione del fermato sono stati rinvenuti e sequestrati artifici pirici, altro materiale esplodente e un giornalino organo ufficiale del club "Irriducibili Catania" dove si legge, tra l'altro, a caratteri cubitali la parola "UCCIDIAMOLI". L'immediata risposta al grave fatto delittuoso è stata ottenuta grazie all'identificazione, disposta dal Questore la sera del 17 giugno a fine partita, proprio in relazione all'episodio del ferimento del giovane Currò, di tutti i tifosi catanesi che, già ripresi con le videocamere mentre erano sugli spalti, sono stati poi filmati uno per uno. L'impegno ininterrotto degli investigatori ha consentito la conclusione dell'operazione, i cui particolari verranno illustrati stamane alle ore 11 in Questura nel corso di una conferenza stampa.

20 giugno 2001

Fonte: Poliziadistato.it

© Fotografia:Sportmenews.it

Antonino Currò è sempre in coma

Catturato il feritore del tifoso messinese

di Fabio Albanese

MESSINA - Compirà 18 anni solo il prossimo agosto. Ma il suo nome, il suo volto, sono già da tempo noti alle forze dell'ordine. Così, non è stato complicato scovarlo nelle immagini che gli operatori della Digos hanno girato domenica pomeriggio allo stadio "Celeste" di Messina. Sarebbe lui, (Omissis), tifoso del Catania con qualche precedente penale alle spalle, il giovane che, lanciando una bomba carta verso la curva dei tifosi del Messina, ha ridotto in fin di vita Antonino Currò, colpito in testa dall'ordigno. (Omissis) è stato arrestato nel cuore della notte, nella sua abitazione di Catania, nel popolare quartiere Picanello, quello degli "irriducibili", il gruppo di ultras organizzati che ogni settimana segue la squadra del Catania, in casa o in trasferta, e di cui fa parte. Il questore di Messina, Giuseppe Zannini Quirini, mostra ai giornalisti il filmato che è servito a incastrarlo: si vede un giovanottone con una maglietta azzurra che, dalla tribunetta Valeria riservata ai tifosi del Catania, lancia il grosso petardo verso la curva dei tifosi messinesi. Qualche istante ed esulta nel vedere che il suo lancio è andato a segno. Come fosse stato un gol. Il "bersaglio". Nino Curro, è ancora lì, nel reparto di Rianimazione del Policlinico di Messina, con quella "debole attività cerebrale" a cui si aggrappano con una fiducia disperante i genitori. Non è ancora "coma irreversibile", come invece molti dicono ormai senza pudore e senza rispetto. Non è irreversibile, però quel coma profondo lascia davvero poche speranze. "Ma almeno il responsabile lo abbiamo preso", dicono in Questura. E quel filmato sembra dar loro ragione: "Abbiamo controllato tutto spiega il questore Zannini Quirini i tempi incisi sui vari filmati coincidono con quelli della tragedia e del successivo intervento della Croce Rossa che ha trasportato in ospedale Antonino Currò. E siccome avevo ordinato di identificare tutti e 500 i tifosi catanesi, alla fine siamo riusciti a trovarlo". In casa del giovane ultra catanese i poliziotti hanno scoperto altre bombe carta e un giornaletto stampato dal gruppo degli "irriducibili" nel quale, a proposito dei due incontri di finale playoff con il Messina, c'è un titolone che fa venire i brividi: "Catania-Messina, una sola parola, un solo grido: uccidiamoli". Il giovane ha detto agli investigatori di essere innocente, dice di avere lanciato dei petardi ma non quella potente bomba carta: "Non so niente, non ho fatto niente", avrebbe detto agli agenti che lo hanno portato nella casa di prima accoglienza di Catania. Nel febbraio dell'anno scorso, reduce da una trasferta al seguito della sua squadra, era stato tra i protagonisti di un raid ad un autogrill. "Certo, la legislazione minorile è differente dice ancora il questore di Messina ma non credo che la passerà franca". Per il momento è accusato di lesioni personali gravissime. Se Nino non dovesse farcela, l'accusa si trasformerebbe in omicidio preterintenzionale. Ha 18 anni, a casa sua un giornale degli ultra con folli inviti alla violenza Messina, lo scoppio dell'ordigno.

21 giugno 2001

Fonte: La Stampa

Bomba carta, fermato un minorenne

Il giovane di Catania è stato individuato grazie alle immagini filmate dalla polizia.

CATANIA - (g.f.) Duecento tesserati, una sede sociale piena di foto ricordo e magliette preziose, simile a un archivio storico nel cuore di Picanello, quartiere popolare di Catania in cui sorgono anche il campo scuola di atletica leggera e una palestra rinomata in cui si gioca a volley e si pratica ginnastica. Gli "Irriducibili" da dieci anni girano l’Italia per sostenere il Catania. Una sorta di azienda del tifo che organizza coreografie, conia slogan e aggiorna il proprio sito internet con la cronaca della partita più recente. Ecco il gruppo di cui fa parte il minore accusato di aver lanciato la bomba che sta facendo morire Antonino Currò. (Omissis) - che abita a Misterbianco, alla periferia di Catania - ha seguito tutto il campionato in curva Sud, il "cuore" del tifo rossazzurro. "Questa storia - commenta Rosario Piacenti, responsabile storico degli Irriducibili - è gravissima, ha poco a che fare col calcio e con la nostra attività. Siamo in 30mila a vivere per il Catania, purtroppo ci sono sempre venti sconsiderati. Ma non condannateci tutti. È vero, abbiamo stampato una fanzine con la scritta "Uccidiamoli". Ma non era un incitamento all' omicidio. Si trattava di un termine sportivo, magari un po' pesante, per spingere i nostri giocatori al successo".

21 giugno 2001

Fonte: La Gazzetta dello Sport

© Fotografia: Filmato Rai Tv

RICOVERATO A MESSINA

Nessun miglioramento per Antonino

di Angelo Di Rosa

DAL NOSTRO INVIATO MESSINA - Nessun segnale. Nessun movimento o sussulto che possa aprire il cuore dei familiari. Non resta che aggrapparsi alla speranza e alla fede. Le condizioni di Antonino Currò sono sempre gravissime, ma stazionarie. L'encefalogramma effettuato nel pomeriggio dai medici del reparto di Rianimazione del Policlinico di Messina, ha confermato che esiste un’attività cerebrale e che quindi pur se aiutato dalle macchine e dalla sua forte fibra il giovane è ancora in vita. "Le condizioni del paziente - ha dichiarato nella serata di ieri il medico di guardia - sono stazionarie. Esiste una modesta e conservata attività cerebrale, quindi non si può parlare di morte clinica o di coma irreversibile". La sala d' attesa della Rianimazione anche ieri pullulava di amici del giovane, di tifosi giallorossi coetanei del ragazzo e di tanti conoscenti. Il padre di Antonino, Santo Currò, continua a non darsi pace. E ritiene che il servizio d' ordine predisposto per la partita non sia stato all’altezza della situazione. "Dicono che è stato fatto tutto bene, allora come sono entrate le bombe-carta allo stadio ? E perché i tifosi catanesi non sono stati fatti entrare al Celeste pochi minuti prima della partita, e soprattutto perquisiti ? Chi ha coordinato il tutto deve ricordarsi che mio figlio sta morendo. Non ho più lacrime, non capisco più niente. Sono aggrappato alla speranza. Spero in un miracolo di padre Pio, di Dio. Solo loro possono salvare mio figlio". I familiari hanno potuto brevemente vederlo da vicino. "L' ho toccato, gli ho stretto le mani - dice papà Currò - sperando in un sussulto, in un impercettibile movimento. Niente, non resta che sperare nel miracolo". E quando gli si ricorda che le forze dell’ordine hanno individuato l’autore del lancio del' ordigno risponde secco: "E cosa dovrei fare ? Non inseguo vendette. L'hanno preso ? La giustizia farà il suo corso. Penso solo al fatto che nessuno mi ridarà mio figlio". Lo rincuorano decine di mani, lo incoraggiano a non perdere la speranza. Ma come si fa a darla ad un genitore cui un destino crudele ed una mano barbara hanno quasi strappato il figlio ? Lui guarda tutti con nobile compostezza. Ha l’animo devastato, il cuore trafitto ma non piange. Nella sua mente Antonino è più vivo che mai. E lui lo vorrebbe stringere presto tra le braccia. Anche se sa che sarà difficile.

21 giugno 2001

Fonte: La Gazzetta dello Sport

Il giovane di Catania è stato individuato grazie alle immagini filmate dalla polizia

Ecco i fotogrammi che hanno permesso di individuarlo

DAL NOSTRO INVIATO MESSINA - La sequenza televisiva è agghiacciante. Testimonia come ormai si vada allo stadio più per fare la guerra fra tifoserie che per sostenere la squadra del cuore. Le immagini filmate dalla polizia scientifica di Messina domenica scorsa allo stadio Celeste prima dell’inizio della finale playoff di C1 fra i giallorossi e il Catania sono eloquenti e drammatiche nella loro cruda realtà. Si vede un giovanissimo ultrà del Catania con indosso una maglietta blu, dalla corporatura robusta, che effettua un lancio degno di un pesista. Segue con lo sguardo la traiettoria dell’ordigno che ha appena lanciato e quando vede l’esplosione esulta come se la sua squadra avesse fatto gol. Sono le ore 15, 54 minuti e 11 secondi, come fedelmente registra la telecamera della polizia. In quel momento inizia il dramma di Antonino Currò, ferito in modo gravissimo alla testa, e scatta l’indagine che ieri ha portato al fermo di polizia giudiziaria di (Omissis), 18 anni il prossimo mese di agosto, di Misterbianco, autore secondo gli inquirenti del folle lancio. Il minorenne si trova rinchiuso nella Casa per minori di Catania, con l’accusa di lesioni personali gravissime, porto e detenzione di materiale esplodente. Quando la Digos di Messina si è presentata a casa sua nella notte di mercoledì, ha fornito le sue generalità come se non avesse fatto niente, ma oltre alla maglietta che indossava domenica sono stati sequestrati dei petardi in un garage in cui aveva libero accesso e nella stanza da letto dei volantini del giornale L' urlo degli Irriducibili, il club dei tifosi di cui faceva parte, con la scritta "Uccidiamoli" rivolta ai tifosi messinesi. Di lui si sa che ha piccoli precedenti per estorsione e furto, che è figlio di un pescatore anche lui con piccoli precedenti legati all' attività di pesca, e che probabilmente non si è reso conto al momento del tiro della bomba-carta che il suo gesto avrebbe avuto simili conseguenze. Ma come si è arrivati all' identificazione del minorenne ? Il questore di Messina, Giuseppe Zannini Quirini, che ieri mattina ha tenuto una conferenza stampa, spiega: "Si è potuto arrivare all' identificazione del minore, grazie ad un lavoro d' indagine iniziato subito dopo la conclusione della partita e per la prima volta forse attuato in Italia. Ho fatto filmare e fotografare tutti i tifosi catanesi presenti nella tribunetta Valeria che sono poi stati identificati. È stato un atto decisivo. Grazie alle immagini della polizia scientifica in cui si vede il minore che effettua il lancio e incastrando come in un mosaico tutte le tessere e le sequenze successive, si è giunti all' identificazione". Gli elementi che hanno portato al provvedimento di fermo sono per la polizia inequivocabili. "Dalle immagini si vede subito, dopo l'ingresso dei tifosi catanesi nella tribunetta Valeria, che c'è un petardo lanciato dai tifosi messinesi. Poi si vede il tifoso catanese in azione. La cosa che rattrista è che dopo il lancio lo si vede esultare, perché si è reso conto di aver colpito il bersaglio. L’orario del lancio, la seguente richiesta d' intervento arrivata alla Croce rossa, sono tutti tasselli che coincidono e che ci fanno ritenere con estrema fondatezza che il minore di Catania sia l’autore del lancio". Per (Omissis), qualora Currò morisse, potrebbe scattare l’accusa di omicidio preterintenzionale. L'indagine è ancora in corso e sono già stati identificati altri tifosi catanesi autori di lanci di bombe-carta. Il questore Zannini Quirini respinge le polemiche che lo hanno investito: "Il servizio d' ordine predisposto con ingente spiegamento di uomini e mezzi è andato nella direzione giusta, abbiamo evitato la guerriglia fra le opposte tifoserie e contro le forze dell’ordine; purtroppo si è verificata questa tragedia, perché ancora oggi ci sono degli irresponsabili che attentano al bene supremo della vita. Non si può andare allo stadio a fare la guerra". E a rischiare di morire, come sta succedendo ad Antonino Currò.

21 giugno 2001

Fonte: La Gazzetta dello Sport (Testo © Fotografia)

E dopo il lancio, salti di gioia

di Rosario Pasciuto

MESSINA - Non ha ancora diciotto anni. Li compirà ad agosto. Un suo gesto sconsiderato ha provocato le gravi ferite al ventiquattrenne Antonio Currò, da domenica sera in coma irreversibile. Gli investigatori avrebbero identificato il minorenne, (Omissis) le sue iniziali, che avrebbe lanciato il razzo che ha centrato in pieno il volto del tifoso messinese, che lotta ancora fra la vita e la morte nel reparto di Rianimazione del Policlinico. Ma i medici non gli concedono molte chances di salvezza. A ridurlo in fin di vita sarebbe stato un diciassettenne di Misterbianco, iscritto nel club rossazzurro "Gli Irriducibili", da martedì notte in stato di fermo. È stato l’occhio di una telecamera della Polizia scientifica ad immortalarlo in un’agghiacciante sequenza. Le immagini mostrano chiaramente il momento in cui i 490 ultras catanesi, fanno il loro ingresso, alle 15,54, nella tribunetta Valeria. Parte subito un fitto e reciproco lancio di petardi fra le due fazioni. Una bomba esplode fra i tifosi del Catania ma poco dopo si vede il giovane incriminato lanciare il razzo e poi esultare per aver centrato l’obiettivo. La scena è davvero agghiacciante. È in quell' istante che in Curva Nord il giovane tifoso del Messina stramazza al suolo con la testa semi spappolata. Il diciassettenne catanese salta di gioia mentre Antonino Currò perde i sensi e viene portato in ospedale. Immagini terrificanti che però consentono al sostituto procuratore Giuseppe Sidoti ed agli uomini della Digos di dare un volto e un nome al responsabile dell’irresponsabile lancio, che, come tutti gli altri supporters etnei, era stato identificato al termine del derby. Ora il fascicolo passa per competenza al sostituto della procura dei minori, Nino Spadaro. Dopo il provvedimento di fermo, scattato martedì notte, il giovane, che ha precedenti per estorsione e furto, dovrà rispondere di lesioni personali gravissime e detenzione di materiale esplodente. Nella sua abitazione di Misterbianco i poliziotti hanno sequestrato, oltre alla felpa azzurra ed ai jeans indossati al Celeste, diversi petardi e centinaia di copie di una rivista di ultras che riporta chiari inviti alla violenza. "Uccidiamoli" è lo slogan rivolto ai tifosi del Catania ed indirizzato ai messinesi. Un ordine criminale che, purtroppo, è stato eseguito quasi alla lettera. Le speranze, infatti, di salvare il giovane tifoso messinese si assottigliano con il trascorrere del tempo. Nelle ultime 24 ore il quadro clinico non è mutato: l’elettroencefalogramma ha rivelato anche ieri l’esistenza di una flebile attività cerebrale. Ma senza l’aiuto delle macchine Antonino avrebbe già cessato di vivere. Anche ieri parenti ed amici hanno trascorso l’intera giornata nell' atrio del reparto di Rianimazione. Ormai sperano solo in un miracolo e si aggrappano a tutto quello che potrebbe aiutare il ragazzo. Le voci dei giocatori, registrate su un nastro, gli ricordano continuamente la conquista della serie B, di quella promozione che aspettava da anni. Ed il padre Santino, che domenica sera aveva invitato l’autore del terribile gesto a farsi avanti, ora non vuole commentare il fermo: "Cosa vuole che m' importi - sussurra fra le lacrime - niente e nessuno potrà restituirmi mio figlio. Il calcio è finito quando si distrugge la vita di un ragazzo di ventiquattro anni!".  

21 giugno 2001

Fonte: La Repubblica

© Fotografia: Filmato Rai Tv

Il video inchioda un minorenne

lancia la bomba carta e poi esulta

di Michela Giuffrida

CATANIA - È un catanese di 17 anni l’ultrà che domenica scorsa allo stadio Celeste ha lanciato l’ordigno che ha ridotto in fin di vita Antonino Currò, il giovane tifoso del Messina ricoverato in coma profondo al Policlinico. Ieri mattina il ragazzo è stato fermato dagli uomini della Digos di Catania. Ad inchiodarlo sono le immagini girate domenica scorsa a Messina dagli agenti di polizia qualche minuto prima dell’inizio della partita. Pochi secondi di filmato, riprese nitide, inequivocabili, con l’obiettivo puntato alla tribunetta Valeria, il settore riservato ai tifosi rossoazzurri. Tra i 500 "irriducibili" che erano riusciti ad ottenere un biglietto per seguire in trasferta il Catania, nella partita decisiva per la promozione in serie B, c’era anche lui, (Omissis), 17 anni, con precedenti penali per furto ed estorsione. Nel filmato si vede chiaramente il ragazzo che prende la mira, lancia a mani nude la bomba carta nel settore avversario, esulta, perché ha fatto centro. Tre giorni di indagini, l’identificazione di tutti i tifosi catanesi e l’attento esame del filmato, poi la svolta nell' inchiesta e la perquisizione a casa di (Omissis) a Montepalma, una frazione di Misterbianco, alle porte di Catania. Qui gli investigatori hanno trovato petardi ed altro materiale esplosivo, oltre a una rivista, organo ufficiale del club "Irriducibili Catania", dove si legge a caratteri cubitali "Catania-Messina, un solo grido: uccidiamoli". Lui, (Omissis) ha negato tutto. "Non so niente - ha detto ai poliziotti e al giudice del tribunale dei minori, che lo hanno interrogato ieri - io non ho fatto niente. Sì, ero al Celeste, ed ho lanciato un fumogeno, ma solo quello, non una bomba...". (Omissis), che è stato condotto nel centro di prima accoglienza di Catania in attesa della decisione del gip che dovrà eventualmente convalidarne il fermo, è accusato di tentato omicidio. Già nel febbraio dell’anno scorso era stato denunciato perché sospettato di aver preso parte, con altri tifosi rossoazzurri, ad un assalto ad un autogrill sull' autostrada dopo una trasferta del Catania. Quella di ieri intanto è stata un’altra giornata di dolore per i genitori e gli amici di Nino Currò attaccato alle macchine della rianimazione al Policlinico di Messina. Le speranze di salvarlo, non ne fanno ormai mistero i medici, sono quasi inesistenti e solo una debolissima attività cerebrale non fa desistere i compagni del ragazzo dal fargli ascoltare senza sosta una cassetta registrata con le loro voci: "Nino, svegliati, abbiamo vinto, siamo in serie B".

21 giugno 2001

Fonte: La Repubblica

© Fotografia: Filmato Rai Tv

 

LA TRAGEDIA DI MESSINA

Antonino, si spera solo in un miracolo

di Angelo Di Rosa

Confermato il fermo del tifoso catanese, che si proclama innocente Il gip dei minori ha ritenuto sufficienti gli indizi prodotti dalla polizia. L’avvocato del minorenne: "Immagini parziali. Non è un mostro".

DAL NOSTRO INVIATO MESSINA - Confermato lo stato di fermo di (Omissis), il 17nne di Misterbianco, ritenuto l’autore del lancio della bomba carta che domenica ha ferito gravemente Antonino Currò, prima di Messina-Catania. Lo ha deciso il gip dei minori del Tribunale di Catania, Luigi Barone. Il minore dovrà rispondere di tentato omicidio volontario e detenzione di materiale esplodente. La decisione è arrivata dopo una camera di consiglio di due ore e 15. Il magistrato minorile ha ritenuto sufficienti gli elementi indiziari prodotti dalla polizia di Messina che, con l’ausilio di riprese filmate, ha potuto ricostruire quanto è accaduto allo stadio Celeste domenica. Ora gli atti dovranno essere trasmessi per competenza territoriale al tribunale dei minori di Messina. L’avvocato Salvatore Suriano, alle 13, mentre era in attesa di conoscere l’esito dell’udienza, al telefonino aveva detto: "Il mio assistito non si ritiene responsabile di quanto accaduto al tifoso messinese. Se è tranquillo ? Vista la situazione in cui si trova no, ma si è reso conto della vicenda solo per averla saputa dalla polizia, quando si è presentata a casa sua, e dal magistrato che lo ha sentito. Per dire che è lui l’autore del lancio bisogna dimostrarlo, stiamo aspettando la decisione del giudice competente. Di certo prima di dare dei curriculum penali al ragazzo e ai familiari bisognava documentarsi, vedere le carte. Inoltre, è stato poco corretto aver divulgato quelle immagini televisive, esiste una precisa legislazione per i minorenni. In alcune riprese si vedeva che il volto non era stato coperto bene". Poi dopo la convalida del fermo, l’avvocato Suriano ha spiegato: "Ci sono stati mostrati solo 8 fotogrammi, di sicuro chiederemo l’acquisizione della videocassetta della polizia e l’incidente probatorio. Inoltre presenteremo istanza al tribunale della Libertà". Spiega quindi le perplessità della difesa: "Come mai nel filmato si vede solo il momento del lancio e non quello dell’innesco dell’oggetto tirato ? Se uno lancia una bomba carta deve innescarla, dalle immagini non si vede il momento in cui l’evento accadrebbe. Né si vede quello dell’esplosione nella curva nord dove si trovava il giovane messinese. Nessuno ha saputo spiegare poi qual è la distanza tra la tribuna Valeria e la curva Nord". Ma il suo assistito cosa dice di aver lanciato ? "Ha già detto di aver lanciato un fumogeno. Insomma, non è un’indagine semplice, per me dev'essere fatta chiarezza. Non vorrei che uno paghi per tutti". Ma qual è il ritratto di questo minore ? "E' un ragazzo introverso, non è assolutamente un mostro e non ha quei precedenti penali che gli sono stati attribuiti, a lui come al padre. Si è sentito solidale con il tifoso messinese gravemente ferito. "Poteva capitare anche a me" ha detto. Perché, ha spiegato che all' indirizzo dei tifosi catanesi è arrivato di tutto quel giorno da parte dei tifosi messinesi. Bombe carta, rubinetti, pezzi di ceramica e quant' altro. Ripeto, saranno necessarie indagini approfondite e serviranno perizie". Intanto, restano stazionarie le condizioni del tifoso messinese, Antonino Currò, ricoverato da domenica sera al reparto di Rianimazione del Policlinico Universitario di Messina. Anche ieri Antonino è stato sottoposto ad alcuni encefalogrammi, che non hanno registrato miglioramenti ma solo una residua attività cerebrale, che va però esaurendosi. "Gli esami eseguiti - hanno dichiarato i sanitari - sono sovrapponibili a quelli del giorno precedente". Nel freddo gergo clinico significa che i tracciati sono simili e che è in atto soltanto una minima attività cerebrale, che serve a fornire speranze più ai familiari che ai sanitari. Non resta ormai che sperare nel miracolo.

22 giugno 2001

Fonte: La Gazzetta dello Sport (Testo © Fotografia)

Sempre stazionarie le condizioni di Antonino

A Messina continua la staffetta della speranza

di Orazio Raffa

MESSINA - È ancora immutato il quadro clinico di Antonino Currò il 24enne tifoso del Messina che da domenica sera è ricoverato in condizioni disperate nel reparto di rianimazione del policlinico, dopo essere stato colpito da una bomba carta allo stadio Celeste poco prima del derby Messina-Catania. Le sue condizioni restano gravissime e con il trascorrere delle ore si assottigliano le speranze di salvarlo. Nonostante tutto, l’elettroencefalogramma fa ancora registrare un minimo di attività cerebrale ed è proprio a questa attività che restano aggrappate le speranze dei genitori, dei parenti e degli amici dello sfortunato tifoso del Messina. Rispetto ai giorni scorsi quindi il quadro clinico non è mutato di una virgola. Nessun miglioramento, Antonino non muove un muscolo, ma neanche alcun peggioramento della situazione. Ed è per questo che i genitori, che da domenica non hanno lasciato il policlinico, sperano in un miracolo. Nel reparto di rianimazione intanto continua il viavai di amici e parenti dello sfortunato ragazzo. Soprattutto giovani di Rometta Marea, il centro della provincia tirrenica dove Antonio gestiva con il fratello un ristorante. Ma dietro il vetro della sala che lo ospita c'è anche un susseguirsi di esponenti del tifo organizzato messinese. Tifosi e gente comune non hanno lasciato solo il ragazzo e la sua famiglia, i gesti di solidarietà si ripetono ogni giorno. Le preghiere anche. Sul fronte delle indagini, intanto il provvedimento cautelare nei confronti del minorenne catanese (ha 17 anni) ritenuto l’autore del lancio della bomba carta che ha mandato in coma Antonino Currò, rappresenta il punto fermo su cui la Digos continua a lavorare. Convinti di aver ricostruito i fatti, adesso gli investigatori lavorano allo scopo di individuare anche gli altri lanciatori di petardi, fumogeni e altri oggetti avvenuto prima e durante il derby di domenica scorsa al Celeste. Gli uomini della Digos, dopo aver acquisito le immagini delle emittenti locali messinesi, adesso vogliono visionare anche i filmati realizzati dalle televisioni catanesi e nazionali presenti allo stadio. Serviranno per avere un quadro quanto più possibile preciso - anche su richiesta della difesa - di ciò che si è verificato quel pomeriggio al Celeste.

23 giugno 2001

Fonte: La Gazzetta dello Sport

© Fotografia: Filmato Rai Tv

La tragedia di Messina

Antonino è stazionario

di Oreste Raffa

MESSINA - (o.r.) Sono sempre stazionarie le condizioni di Antonino Currò, il giovane tifoso del Messina ricoverato da domenica scorsa in condizioni disperate nel reparto di rianimazione del policlinico dopo essere stato colpito da una bomba-carta prima del derby Messina-Catania, gara di ritorno della finale dei playoff. Il quadro clinico non è cambiato per il ragazzo, che è in stato di coma. Le speranze di poterlo salvare si assottigliano d' ora in ora. Antonino Currò è tenuto in vita dalle macchine, ma l’elettroencefalogramma fa ancora registrare un minimo di attività. I genitori, che non hanno lasciato un solo attimo il reparto dove il giovane è ricoverato, continuano a sperare in un miracolo.

24 giugno 2001

Fonte: La Gazzetta dello Sport

Nino Currò, 23 anni, era in coma da due settimane era stato ferito durante la partita con il Catania.

Messina, è morto il tifoso colpito da una bomba carta

Già fermato un minorenne sostenitore degli etnei riconosciuto nelle riprese tv mentre lanciava l'ordigno.

MESSINA - È morto il tifoso del Messina colpito da una bomba carta durante la partita contro il Catania lo scorso 17 giugno. Antonino Currò, per tutti Nino, originario di Rometta Marea vicino a Messina, non era più uscito dal coma. Aveva 23 anni. La partita era valida per i play-off di serie C1. Il derby siciliano, caratterizzato dalla rivalità storica tra le due squadre, era ancora più esasperato. Tanto che prima ancora che incominciasse, dalla curva dei sostenitori catanesi è partita una bomba carta, un ordigno rudimentale e micidiale. Nino è stato colpito in pieno alla testa. Trasportato in ospedale è entrato in coma subito e poco dopo è stato dichiarato clinicamente morto. Da allora il ragazzo ha passato 15 giorni al Policlinico universitario di Messina attaccato alle macchine con nessun segno di attività cerebrale. La procura di Messina pochi giorni dopo l'incidente ha fermato un minorenne di Misterbianco tifoso del Catania accusandolo di aver lanciato la bomba. Il giovane, che compirà 18 anni ad agosto, dovrà rispondere di omicidio (si vedrà se preterintenzionale o volontario), porto e detenzione di materiale esplodente. All'identificazione la Digos è arrivata grazie ai filmati della partita fatti dalla polizia scientifica nello stadio di Messina. Il ragazzo avrebbe lanciato la bomba carta dalla tribuna riservata ai sostenitori della squadra etnea, esultando dopo avere colpito il tifoso messinese. Intanto, la parte di stadio da dove è stata lanciata la bomba, è ancora sotto sequestro da parte della magistratura e l'inchiesta è in corso.

2 luglio 2001

Fonte: Repubblica.it

© Fotografia: Filmato Rai Tv

Morto il tifoso colpito dalla bomba

di Giuseppe La Venia

Messina, era in coma da due settimane

MESSINA - Da due settimane giaceva in coma profondo nel reparto di rianimazione del Policlinico di Messina. A tifare per lui c'erano tutti, anche i giocatori che ogni domenica incitava dagli spalti dello stadio "Celeste". "Dai Antonino, devi farcela", dicevano i messaggi registrati dai suoi beniamini, cassette che i medici gli facevano sentire spesso, negli ultimi disperati tentativi di risvegliarlo. Non è bastato. È morto ieri mattina Antonino Currò, il ventiquattrenne tifoso messinese che il 17 giugno, mentre si trovava allo stadio per assistere alla partita di playoff tra Messina e Catania, venne colpito alla testa dall'esplosione di una bomba carta. A lanciarla un tifoso catanese, non ancora maggiorenne. (Omissis) compirà 18 anni ad agosto: adesso, d'avanti al giudice dovrà rispondere di un'accusa gravissima, quella di omicidio. Una vita apparentemente normale la sua, che cambiava repentinamente quando si trovava in gruppo al seguito della sua squadra. Allora si sentiva pronto alla battaglia. Sugli spalti aveva imparato a non avere paura di nulla e per questo non si era tirato indietro al momento di affrontare la trasferta più delicata della stagione, in casa dei rivali messinesi, con i quali più volte c'erano stati scontri. Una rivalità fortissima, che aveva messo in preallarme le forze dell'ordine: erano stati mobilitati più di mille agenti per perquisire tutti. Misure severissime, che sono servite solo ad impedire che le due tifoserie venissero a contatto, ma che hanno dimostrato l'impossibilità di un controllo totale. Sono passate due settimane da quella domenica che doveva essere una festa per il calcio siciliano. Giorni di angoscia e speranza per la famiglia, la fidanzata e gli amici di "Ciccio" (così tutti chiamavano Antonino a Rometta, il paese dove viveva con mamma, papà e i due fratelli): tutti gli si erano stretti attorno, confidando nel miracolo. Che invece non c'è stato. Niente feste a Messina, quindi, dove la serie B si è tinta di sangue per il folle gesto di un ragazzo con la sciarpa e la bandiera diverse da quelle di Antonino. Uno pseudo-tifoso che poco prima della partita ha scagliato verso la curva dei messinesi una bomba carta. Una tragica sequenza che viene immortalata dalle telecamere della scientifica. L'incontro non è ancora cominciato, Antonino sugli spalti è in compagnia del fratello Sandro e di alcuni amici. Cantano e scandiscono i nomi dei giocatori del Messina. Improvviso, un boato e Antonino cade in una pozza di sangue. Lo soccorrono subito, ma le sue condizioni appaiono disperate. I chirurghi tentano un intervento, ma le condizioni del ragazzo peggiorano ed entra in coma. A distanza di due giorni, la questura individua l'autore del lancio. Il filmato rivela che dalla tribuna "Valeria", settore riservato ai tifosi del Catania, un ragazzo effettua il lancio "assassino": dopo averlo visto andare a segno, alza le braccia al cielo in segno di vittoria. Come si trattasse di un gol. I poliziotti lo raggiungono il giorno dopo a casa, dove vive con i genitori. Nella sua stanza, vengono ritrovati petardi, materiale esplodente e una copia della "fanzine" degli "irriducibili", il gruppo catanese del tifo organizzato di cui fa parte. "Uccidiamoli" è la macabra esortazione che vi si legge. Ma per gli esponenti del tifo organizzato non è una istigazione alla violenza. "Sono parole che si utilizzano normalmente nel mondo del calcio - hanno scritto in un comunicato. Così ci diamo la carica. Se poi c'è qualcuno che sbaglia, è giusto che paghi". L'inchiesta intanto continua; gli investigatori della polizia scientifica della Digos stanno compiendo accertamenti sul settore dello stadio dov'è avvenuta la tragedia.

3 luglio 2001

Fonte: La Stampa

Colpito da una bomba carta nello stadio - Morto il ragazzo di Messina

Un tifo da guerriglia

Cancelliamo assieme

di Marco Pastonesi

Antonino Currò, il tifoso colpito da una bomba carta durante il derby Messina-Catania del 17 giugno scorso, è morto ieri, nel centro di rianimazione del Policlinico di Messina. Il catanese di 17 anni, arrestato il giorno successivo alla partita grazie a un filmato, dovrà rispondere dell’accusa di omicidio. È morto ieri, alle 11 e mezzo. Clinicamente. Quasi una formalità. Perché era già morto due settimane fa, il 17 giugno, assassinato da una bomba carta. Non nella striscia di Gaza, non nelle steppe dell’Afghanistan, non nei vicoli di una megalopoli, ma in uno stadio di calcio. Che poi fosse il Celeste di Messina è solo uno sporco e maledetto dettaglio: poteva succedere anche in mille altri luoghi destinati allo sport. Antonino Currò aveva 24 anni: quella domenica era andato con suo fratello a godersi la squadra del cuore e invece non ha mai saputo come è finita la partita, non è mai tornato a casa con suo fratello, non si è più ritrovato. Coma profondo. Stato vegetativo. Agonia. Un lungo e disperato addio. Adesso i campionati di calcio sono finiti, la Federazione ha voltato pagina, le società si affrontano in alberghi e tribunali, i calciatori si spendono su yacht e atolli, ma c’era ancora questo conto in sospeso da pagare, caro, carissimo, insopportabile: una vita. Così la più avvincente e terribile, la più appassionante e crudele, la più ricca e spietata stagione del calcio italiano si è proprio chiusa. Come gli occhi, i ventricoli e il respiro di Currò. Ma domani non è un altro giorno, perché domani sarà uguale a oggi, o forse peggio, se non si comincia - davvero - a fare qualcosa. Bisogna riconquistare il diritto di andare allo stadio, portarci i bambini, mettersi su la maglia di Totti o di Ruotolo, di Del Piero o di Nappi senza il terrore di trasformarsi in bersagli grossi, e poi sorridere e ridere, farsi venire i brividi per le emozioni e non per il terrore. Basta con i morti sulle gradinate. Basta con la violenza a parole, cori, striscioni, spranghe, bombe e razzi. Basta con la guerra e la guerriglia, i vandali e gli assassini. Basta con quelli che si arrampicano su una balaustra, voltano le spalle alla partita e - si dice così - organizzano il tifo. Non se ne può più. Perdere non è la fine del mondo. Perdersi sì.

3 luglio 2001

Fonte: La Gazzetta dello Sport

© Fotografia: Filmato Rai Tv

Antonino Currò, il ragazzo di 24 anni ferito il 17 giugno non ce l’ha fatta: il colpevole è minorenne e verrà accusato di omicidio.

Messina in lutto: è morto il giovane tifoso colpito da una bomba carta

di Alfio Sciacca

MESSINA - Antonino non ce l’ha fatta. Il tifoso messinese ferito da una bomba carta durate il derby Messina-Catania del 17 giugno scorso è morto ieri mattina nel reparto rianimazione del Policlinico di Messina. Da due settimane era in coma irreversibile e solo un miracolo avrebbe potuto strapparlo alla morte. Sulla promozione in serie B del Messina, scende così un altro velo di tristezza. L'incidente del "Celeste" aveva da subito tagliato le gambe all'entusiasmo dei tifosi e della città, ma da ieri le bandiere giallorosse sono definitivamente listate a lutto e la morte di un giovane di appena 24 anni marchia tutto il mondo del calcio. La tragedia umana di Antonino Currò si è consumata giorno dopo giorno nello strazio di familiari e conoscenti. È stato tentato di tutto per svegliarlo dal cupo sonno del coma. Per notti intere gli amici si sono alternati al capezzale di Antonino facendogli ascoltare le sue canzoni preferite e persino i cori da stadio. Anche i giocatori del Messina hanno fatto a gara registrando messaggi d' incoraggiamento: "Dai Antonino, forza che ce la fai", "Resisti, torneremo a giocare per te", "Stai tranquillo, puoi farcela". Quelle voci erano state riprodotte decine e decine di volte mentre genitori, i due fratelli e la fidanzata gli accarezzavano le mani nella speranza di un pallido accenno di ritorno alla vita. Con loro hanno sperato tutti i tifosi del Messina. Come in un film della stupidità avevano visto il loro amico agonizzare sugli spalti di uno stadio e come in un film pensavano che potesse magicamente tornare a svegliarsi. Ma non c'è stato alcun lieto fine, ieri sera Antonino Currò si è spento nel silenzio assoluto del mondo del calcio. E la tragedia corre veloce da un capo all' altro della Sicilia. Per un ragazzo di 24 anni che muore ce n' è un altro, non ancora maggiorenne, che ne porterà il peso per il resto dei suoi giorni. Ed anche questa è tragedia. Anche se i suoi avvocati si daranno da fare per evitare l’accusa di omicidio volontario in favore del reato preterintenzionale un’altra giovane vita è rovinata per sempre. Chi lo conosce descrive l’ultrà responsabile della morte di Antonino Currò come un ragazzotto sprovveduto. Più che un teppista ha i lineamenti di un aspirante ultrà ansioso di emulare i "più bravi" di lui e mettersi in mostra a dispetto delle sue rotondità da garzone di bar. I veterani delle curve sanno benissimo che non si lanciano i lacrimogeni in favore delle telecamere. Quando la polizia spia le curve gli ultrà stanno stretti in cerchio e dall' interno uno s' incarica di sparare razzi e bombe-carta senz' alcuna possibilità di essere identificati. Il ragazzotto-ultrà di Catania non ha fatto nulla di tutto questo. Ha quasi voluto conquistare il proscenio, ha preso la rincorsa e con forza ha scagliato la sua bomba carta. E dopo ha persino esultato soddisfatto di aver fatto centro conquistando un posto d' onore tra gli ultrà più incalliti. Faceva parte dei cosiddetti "irriducibili", il gruppo organizzato che occupa la curva sud dello stadio Cibali di Catania. Quegli stessi "irriducibili" che prima del derby col Messina sulla loro rivista avevano titolato "Uccidiamoli". Quel giornale la polizia l’ha trovato in casa del minorenne di Catania assieme a lacrimogeni e a materiale esplosivo. Le riprese televisive e le altre prove raccolte dagl' investigatori pesano ora sulle piccole spalle del ragazzotto-ultrà, chiamato a rispondere dell’uccisione di Antonino Currò e magari coprire le responsabilità di tanti teppisti incalliti che continueranno ad aggirarsi per gli stadi italiani.

3 luglio 2001

Fonte: Il Corriere della Sera

© Fotografia: Pianetamessina.com

IL DRAMMA DI MESSINA / È morto il giovane tifoso colpito il 17 giugno da una bomba carta prima del derby col Catania.

Antonino ha perso la sua partita

di Orazio Raffa

Nessun miracolo: troppo gravi le lesioni al cervello Antonino Currò, 24 anni, è spirato ieri mattina al Policlinico di Messina. Il giovane catanese, già arrestato, continua a negare il folle gesto.

MESSINA - Non ce l’ha fatta Antonino Currò, il 24enne tifoso del Messina gravemente ferito da una bomba-carta durante la finale dei play off Messina-Catania che si è giocata lo scorso 17 giugno al Celeste. Il giovane è morto ieri mattina alle 11,45 nel reparto di rianimazione del Policlinico. Il cuore di Tonino ha cessato di battere dopo 15 giorni di agonia. Fino all' ultimo momento ha avuto accanto a sé il padre Santi, la madre Natala Gangemi, il fratello Filippo e la fidanzata Simona. La ragazza non si è allontanata un attimo dalla sala d' aspetto sempre affollata da parenti, amici e tifosi dello sfortunato sostenitore del Messina. Sul corpo del giovane, su richiesta dei familiari, sarà effettuata, probabilmente domani, l’autopsia. "I familiari - ha detto il professor Francesco Tomasello, primario del reparto di neurochirurgia del Policlinico di Messina dove Currò era ricoverato - avrebbero voluto donare gli organi, ma le condizioni generali di Tonino non hanno consentito l’espianto". La passione per la squadra giallorossa della sua città è costata la vita a Tonino che aveva acquistato il biglietto di curva con largo anticipo per assistere alla gara di finale degli spareggi con il Catania, quella partita tanto attesa che lui però non ha mai visto. L'ordigno lanciato dalla tribunetta Valeria, settore che ha ospitato i sostenitori catanesi, gli è esploso a pochi centimetri dal volto ancora prima che iniziasse l’incontro. Un' esplosione violenta che gli ha devastato il cervello provocandogli un’emorragia risultata fatale. Per 15 giorni le apparecchiature hanno fatto registrare soltanto un minimo di attività cerebrale che ha alimentato un filo di speranza che Tonino potesse farcela. Anche se i sanitari del reparto di rianimazione, che hanno fatto di tutto per tentare di salvarlo, non hanno nascosto la gravità della situazione fin dal primo momento. Soltanto un miracolo avrebbe potuto salvarlo, un miracolo che non c'è stato. Nelle due settimane in cui il ragazzo è stato ricoverato c'è stato un pellegrinaggio di amici, tifosi, semplici cittadini rimasti sconvolti dall' episodio che ha stroncato la vita di un ragazzo di 24 anni. Al Policlinico a far sentire la loro voce nella speranza che Tonino potesse risvegliarsi si sono avvicendati tanti giocatori del Messina. Tutto inutile. L'esplosione della bomba-carta lanciata dal settore dov' erano stati sistemati i tifosi del Catania lo ha fatto cadere ai piedi del fratello Filippo che era accanto a lui. Subito è stato trasportato in ospedale dove i sanitari si sono immediatamente resi conto della gravità della situazione. Al termine della partita la polizia ha identificato uno per uno gli ultrà etnei e con l’ausilio di immagini registrate dalla scientifica è risalita al presunto autore del tragico lancio. Un 17enne con precedenti per estorsione e furto. Gli uomini della Digos lo hanno fermato qualche giorno dopo nella sua abitazione di Misterbianco con la pesante accusa di lesioni personali gravissime e detenzione di materiale esplodente. Nell' abitazione del giovane la polizia ha anche sequestrato alcuni volantini che riportavano l’agghiacciante invito ad uccidere i tifosi del Messina. Il 21 giugno il gip del tribunale di Catania, Luigi Barone, ha convalidato il fermo del giovane (che nega ogni responsabilità) trasmettendo gli atti alla procura dei minori di Messina. Frattanto il magistrato messinese ha disposto il sequestro di una parte del Celeste e adesso i periti dovranno accertare se, nonostante la presenza di una rete di protezione, era possibile lanciare un ordigno del genere da un settore all' altro dello stadio.

3 luglio 2001

Fonte: La Gazzetta dello Sport

Antonino, l'agonia è finita il tifo ultrà ha ucciso ancora

di Rosario Pasciuto

MESSINA - Un' altra tragedia per la violenza nel calcio. Dopo un’agonia durata quindici giorni è morto ieri mattina al Policlinico Antonino Currò, il ventiquattrenne tifoso del Messina colpito da un razzo in pieno volto poco prima che cominciasse la finale di ritorno dei play off di C1 con il Catania. Il suo cuore ha cessato di battere alle 11,45, ma il ragazzo non aveva mai ripreso conoscenza. Le speranze di salvarlo erano minime. Nonostante tutto, la flebile attività cerebrale aveva destato un filo di speranza nel padre Santi, nella madre Natala Gangemi, nel fratello Filippo e nella fidanzata Simona. Non lo hanno lasciato neanche per un attimo da quel maledetto pomeriggio del 17 giugno e ieri lo hanno visto spirare. Il ragazzo viveva a Rometta Marea, piccolo centro a trenta chilometri da Messina, e aiutava il padre nella gestione di una trattoria a San Filippo del Mela. Era andato con il fratello ad assistere al derby nella curva nord dello stadio Celeste (ora sotto sequestro). Una partita considerata ad alto rischio, in campionato gli incidenti fra le tifoserie avevano provocato una ventina di feriti. Poco dopo l’ingresso dei tifosi catanesi nella tribuna Valeria, il settore loro assegnato, Antonino viene centrato al volto da un potentissimo razzo. L'emorragia lo riduce in fin di vita nonostante un delicato intervento chirurgico cui viene immediatamente sottoposto. La polizia scheda tutti gli ultras catanesi presenti al Celeste e con l’ausilio delle immagini registrate dalla scientifica viene identificato l’autore del lancio. È un diciassettenne con precedenti per estorsione e furto. Nei fotogrammi si vede il ragazzo lanciare un oggetto, con tanto di scia luminosa, verso la curva nord. Poi, centrato il bersaglio, lo si vede esultare. Il Messina ottiene la promozione in serie B dopo nove anni ma non c'è festa in città. La notte successiva gli uomini della Digos fermano nella sua abitazione di Misterbianco, alle porte di Catania, il minore autore del lancio. È iscritto al club "Irriducibili" e in casa gli agenti trovano e sequestrano dei volantini in cui si incitano i tifosi etnei ad uccidere quelli messinesi. Il fermo del ragazzo viene convalidato dal gip del Tribunale dei minori di Catania, Luigi Barone, che emette un ordine di custodia cautelare per tentato omicidio e detenzione di materiale esplodente. Accuse pesantissime, da ieri ancora più pesanti, che il giovane ha sempre respinto: "Ho tirato solo qualche pietra. Non sono un teppista e mi dispiace per Antonino". Ma il giudice non gli crede e trasmette gli atti al sostituto della Procura dei minori di Messina, Antonino Spadaro che sta visionando altri filmati. La cerchia degli indagati potrebbe allargarsi ma per i genitori di Antonino è una magra consolazione. Santi Currò, nella sala d' aspetto del reparto di Rianimazione, dice tra le lacrime: "Cosa volete che m' importi ? Nessuno potrà restituirmi mio figlio. Aveva solo 24 anni e un grande amore per il calcio. Me l’hanno ucciso e ancora non so perché". I genitori hanno chiesto al magistrato di disporre l’autopsia. "Speravamo che questo momento non dovesse mai arrivare - dice il presidente del Messina, Emanuele Aliotta - siamo sconvolti. Una giornata di festa si è trasformata in tragedia. Sentiamo il dovere di pagare le spese per i funerali". La tifoseria organizzata chiederà ai familiari di Antonino Currò di poter celebrare i funerali a Messina, in Cattedrale, per essere presenti e dare l’ultimo saluto al giovane. Saranno presenti anche una delegazione del Comune e della squadra del Catania. "Quanto è accaduto - dice il sindaco Scapagnini - è inconcepibile ed è rigettato da tutta la comunità civile di Catania".

3 luglio 2001

Fonte: La Repubblica

© Fotografia: Filmato Rai Tv

Morte Currò, esposto della famiglia

La famiglia di Antonino Currò, il tifoso del Messina Calcio morto lunedì dopo 15 giorni di coma, ha presentato un esposto alla Procura con il quale chiede di accertare se esistano responsabilità nei sistemi di controllo e accesso allo stadio Celeste di Messina e di verificare se vi siano stati possibili ritardi da parte dei medici del Policlinico. I genitori del giovane hanno fatto sapere che il loro non è un atto di accusa o di sfiducia nei confronti di alcuno, ma un semplice modo per cercare di ottenere verità e giustizia sulla morte di "Ciccio", colpito alla testa da una bomba carta mentre, il 17 giugno scorso, assisteva allo spareggio di calcio Messina-Catania, valido per la promozione in Serie B. La famiglia Currò ha nominato un proprio perito di parte che parteciperà, domani, all' autopsia eseguita dal dott. Antonino Asmundo, perito legale incaricato dal sostituto procuratore del Tribunale per i minorenni Antonino Spadaro. Nell' inchiesta sulla morte del giovane tifoso è indagato, per omicidio, un diciassettenne ultras del Catania, arrestato dalla Digos. Intanto la giunta di Messina ha deciso di intitolare ad Antonino la curva nord dello stadio Celeste.

4 luglio 2001

Fonte: La Gazzetta dello Sport

© Fotografia: Gazzettafannews.it

I genitori di Nino vogliono giustizia

di Rosario Pasciuto

MESSINA Sarà eseguita stasera, all’istituto di Medicina legale di Messina, l’autopsia sul cadavere di Antonino Currò il ventiquattrenne tifoso giallorosso spirato lunedì mattina al Policlinico dopo quindici giorni di agonia. Il medico legale Alessio Asmundo, su incarico del sostituto della Procura dei minori, Antonino Spadaro, dovrà stabilire con esattezza i danni provocati al cervello di Tonino dal razzo scagliato da un diciassette tifoso del Catania che ora dovrà rispondere di omicidio. L'esame era stato già sollecitato dai genitori del ragazzo ed assume maggior rilievo alla luce delle ultime novità. L’avvocato Giuseppe La Face, legale della famiglia Currò, ieri mattina ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica invocando maggiore chiarezza su tutta la vicenda. In particolare, la famiglia della vittima intende accertare se vi siano delle responsabilità dei medici intervenuti subito dopo il ricovero del ragazzo al Policlinico. Il giovane, intorno alle 16, era stato trasportato dallo stadio al pronto soccorso del vicino nosocomio. Qualche ora dopo era entrato in coma e in tarda serata era stato sottoposto ad intervento chirurgico. Ma l’emorragia cerebrale e la gravità delle lesioni cerebrali non gli hanno lasciato scampo. Antonino non ha più ripreso conoscenza e lunedì mattina alle 11,45 è morto nel reparto di Rianimazione. I sanitari hanno sempre sostenuto che difficilmente il ragazzo avrebbe potuto sopravvivere ma adesso la famiglia vuol sapere se nelle ore successive al ricovero sia stato fatto tutto il possibile per salvare il ragazzo. A questo punto è molto probabile che la Procura apra un nuovo fascicolo sugli aspetti clinici della vicenda. Ad occuparsene dovrebbe essere il sostituto Giuseppe Sidoti, lo stesso magistrato che sta già curando la parte relativa agli incidenti esplosi prima della finale dei play off Messina-Catania. In realtà anche questo aspetto è trattato nell' esposto della famiglia Currò. In occasione del derby del 17 giugno, considerato ad alto rischio tanto da indurre il questore Giuseppe Zannini Quirini a mobilitare oltre mille uomini, la gestione dell’ordine pubblico avrebbe lasciato a desiderare. Santo Currò e Natala Gangemi, firmatari della denuncia e genitori di Antonino, sollecitano un’indagine che accerti i motivi della mancata o della carente perquisizione da parte delle forze dell’ordine nei confronti dei cinquecento ultras etnei. In effetti dal settore riservato ai tifosi del Catania partirono razzi, petardi, qualche bomba carta, biglie e bulloni di ferro. Oggetti che la rete metallica, innalzata per dividere la tribuna Valeria dalla Curva nord, non è riuscita a contenere. Da qui l’accusa di aver predisposto misure di sicurezza inadeguate per una partita da bollino rosso. Nei prossimi giorni sul tavolo del sostituto Sidoti, oltre alla denuncia dei Currò, arriverà anche un rapporto della Digos. Gli investigatori, grazie ai filmati della scientifica, hanno identificato altri tifosi delle due fazioni sorpresi ad effettuare lanci di oggetti pericolosi. Intanto, mentre le due inchieste procedono parallelamente, la città si è stretta attorno ai familiari di Antonino. Domani pomeriggio saranno celebrati, nella chiesa di Sant' Antonino a Rometta Marea, i funerali in forma strettamente privati. I genitori non hanno accolto l’invito del club Gioventù Giallorossa di celebrare le esequie nella cattedrale di Messina. Hanno preferito la parrocchia che il ragazzo frequentava fin da bambino e nella quale probabilmente l’anno prossimo si sarebbe sposato con Simona. Il sindaco, Enrico Etna, ha indetto per domani una giornata di lutto cittadino ed ha proposto che il campo sportivo di Rometta Marea venga intitolato alla memoria di Antonino. Un' idea che potrebbe essere raccolta dal sindaco di Messina Salvatore Leonardi per dedicare allo sfortunato tifoso la curva Nord del "Celeste".

4 luglio 2001

Fonte: La Repubblica

© Fotografia: Filmato Rai Tv

Currò, ricomincia l’inchiesta

di Rosario Pasciuto

MESSINA - L' assassino di Antonino Currò non ha ancora un volto. Clamorosa svolta nelle indagini sulla morte del tifoso del Messina morto dopo essere stato colpito da una bomba carta prima del derby tra i giallorossi e il Catania. Il gip del tribunale dei minori di Messina Giuseppe Romano, infatti, ha scarcerato il diciassettenne catanese accusato di aver lanciato il razzo che ha colpito Currò. Il legale del minore, l’avvocato Sebastiano Poiese, sarebbe riuscito a dimostrare che il ferimento di Antonino sarebbe avvenuto prima del lancio documentato dalle riprese della polizia: "Il povero tifoso del Messina - spiega il difensore - era già stato colpito quando il mio cliente ha lanciato il petardo". Il gip, dopo aver visionato le immagini, ieri sera ha scarcerato il ragazzo. Intanto è stata rinviata a oggi l’autopsia. All' esame sarà presente anche un perito nominato dalla famiglia Currò, che sulla morte di Antonino ha presentato un esposto alla Procura di Messina. Solo fra sessanta giorni, comunque, si conoscerà l’esito dell’esame eseguito dal dottor Alessio Asmundo. In particolare i familiari del tifoso scomparso vogliono sapere se vi furono ritardi nei soccorsi visto che Antonino fu sottoposto ad intervento chirurgico sette ore dopo il suo arrivo al Policlinico. Domani pomeriggio, intanto, alle 15 saranno celebrati i funerali nella chiesa di Sant' Antonio a Rometta Marea. Alle esequie parteciperanno esponenti delle società del Messina e del Catania oltre a rappresentanti del tifo giallorosso. Il sindaco del centro tirrenico, Enrico Etna, ha indetto una giornata di lutto cittadino mentre a Messina i commercianti abbasseranno le saracinesche dalle 15 alle 17. La giunta comunale di Messina, inoltre, ha deciso di intitolare a Nino Currò la curva Nord dello stadio "Celeste".

5 luglio 2001

Fonte: La Repubblica

© Fotografia: Esplorasicilia.com

Tifoso morto, scarcerato l'ultrà

CATANIA - Non era lui, il diciassettenne arrestato, l’ultrà del Catania che lanciò una bomba carta in curva a Messina, una bomba che uccise il tifoso messinese Antonino Currò. Dai filmati in possesso della magistratura emergerebbe che il lancio compiuto dall' ultras del Catania - ripreso anche dai filmati della polizia poi trasmessi in tv - e l’esplosione della bomba carta sono avvenuti in tempi non compatibili. E con questa motivazione il Gip del tribunale per i minorenni di Messina, Giuseppe Romano, ha disposto la scarcerazione del tifoso 17enne, arrestato in un primo tempo con l’accusa di omicidio. La ripresa era il capo principale dell’accusa, ma il giudice per le indagini preliminari ha ritenuto che non c'è "sequenzialità certa" tra il lancio effettuato dal tifoso del Catania - che ha sempre negato di essere stato in possesso di ordigni - e il ferimento di Currò, morto lunedì scorso dopo 15 giorni di agonia. Così il giovane ultras del gruppo degli Irriducibili ha lasciato il carcere per i minorenni di Bicocca ieri sera alle 19,35: estraneo ai fatti, ha sentenziato il suo legale Nello Pogliese. "Le immagini agli atti dell’inchiesta - ha sottolineato il penalista - dimostrano chiaramente che il povero Currò è stato ferito nettamente prima che il mio assistito lanciasse un innocuo fumogeno. La traiettoria, inoltre, non collima. Erano fatti noti da sempre".

5 luglio 2001

Fonte: La Repubblica

Il petardo mortale di Messina

Scarcerato l’uomo accusato dell’omicidio

Il Gip: "Non è lui"

CATANIA - Colpo di scena nel caso del tifoso messinese Antonio Curro, colpito a morte durante il derby col Messina. Un filmato scagionerebbe il diciassettenne accusato di omicidio. Le immagini in possesso della magistratura infatti hanno dimostrato che il lancio compiuto dall'ultra etneo sugli spalti dello stadio Celeste e l'esplosione della bomba carta che ha ucciso Curro sono avvenuti in tempi non compatibili. È la motivazione con la quale il Gip del tribunale per i minorenni di Messina, Giuseppe Romano, ha disposto ieri la scarcerazione dell'imputato. In un filmato della questura si vede il ragazzo lanciare un oggetto imprecisato contro i tifosi del Messina. La ripresa era il capo principale dell'accusa, ma il giudice per le indagini preliminari ha ritenuto che non ci sia sequenzialità certa.

5 luglio 2001

Fonte: La Stampa

© Fotografia: Repubblica.it

Anche la Reggina sarà alle esequie

Anche la Reggina, storica rivale del Messina, sarà presente, con un suo rappresentante (il capo ufficio stampa Giusva Branca), oggi pomeriggio ai funerali di Antonino Currò, il ventiquattrenne tifoso del Messina ucciso da una bomba carta al Celeste il 17 giugno scorso in occasione del derby di C1 con il Catania valido per la promozione in B. "Si tratterà di un atto doveroso tengono a precisare dalla società amaranto ma anche una sincera testimonianza di solidarietà alla famiglia del povero Currò, alla società peloritana ed alla tifoseria tutta nell' ottica di una nuova stagione di rapporti che uniscano le due sponde dello Stretto anche in campo calcistico". In passato, tifosi della Reggina e del Messina sono stati protagonisti di violenti scontri in occasione di derby. Dopo la tragedia di Antonino Currò, i capi delle tifoserie hanno assicurato che certi episodi non si ripeteranno mai più.

6 luglio 2001

Fonte: La Repubblica

L' ultimo saluto a Tonino

di Rosario Pasciuto

MESSINA "Mi dispiace moltissimo per Antonino. Faccio le condoglianze alla famiglia ma non sono stato io a lanciare il razzo e dalle immagini si vede perfettamente". Sono le prime parole pronunciate all' uscita dal carcere da (Omissis), il diciassettenne ultrà del Catania scagionato dall' accusa di aver scagliato il petardo che ha colpito Tonino Currò prima del derby con il Messina del 17 giugno scorso. Il tifoso giallorosso è morto lunedì mattina dopo essere stato in coma per quindici giorni e la notizia ha raggiunto il giovane catanese nel carcere di Bicocca: "Sono stato in cella per due settimane come un vero criminale - ha detto il minorenne catanese ai microfoni dell’emittente Telecolor - sapevo di essere innocente ma stavo male ugualmente perché i genitori di Tonino ce l’avevano con me. E, invece, ho lanciato solo un fumogeno e non una bomba come si è detto. Anzi nelle riprese televisive si vede perfettamente un tifoso del Messina che lo raccoglie e lo rispedisce verso il nostro settore. Io non sono un teppista ma ho tirato quel fumogeno perché dalla curva Nord stavano lanciando di tutto". Secondo il gip del Tribunale dei minori, Giuseppe Romano, infatti, il ferimento di Currò sarebbe precedente al momento del lancio effettuato dal ragazzo di Misterbianco. Sulla violenza negli stadi il giovane ha le idee chiare: "Ce n' è troppa e non si fa abbastanza per eliminarla. Si può combattere con maggiori controlli dentro e fuori gli stadi ma ci vorrà del tempo. Poi il minorenne - compirà 18 anni il mese prossimo - vicino al gruppo di tifoseria catanese organizzata degli "Irriducibili", ha deciso di trascorrere il primo giorno di libertà al mare. Ieri, intanto, all’istituto di medicina legale è stata eseguita l’autopsia sul corpo dello sfortunato tifoso giallorosso. L'esame, durato più di tre ore, è stato eseguito dal dottor Alessio Asmundo alla presenza del collega Antonino Bondì, consulente della famiglia Currò. Il decesso di Antonino sarebbe stato provocato dalle gravi lesioni encefaliche causate dal petardo che gli è scoppiato a pochi centimetri dal volto ma il medico legale ha chiesto 60 giorni di tempo per seguire gli esami istologici. Intanto sono state poste sotto sequestro le cartelle cliniche della clinica neurochirurgica e del reparto di rianimazione del Policlinico a seguito della seconda inchiesta aperta dal pubblico ministero Giuseppe Sidoti dopo la denuncia dei genitori del tifoso morto. Il magistrato, con l’ausilio dei consulenti (tre professori di Ancona) intende accertare se siano state adottate tutte le procedure idonee per cercare di salvare la vita a Currò. Ma proprio ieri i sanitari hanno diffuso un comunicato premettendo di comprendere il dolore dei genitori di Antonino ma di aver fatto tutto quanto rientrava nelle loro possibilità per salvargli la vita. Oggi pomeriggio alle 16, intanto, si svolgeranno i funerali nella chiesa di Sant' Antonio di Padova a Rometta marea. A celebrarli sarà l’arcivescovo di Messina, Giovanni Marra ma la piccola chiesa non potrà accogliere tutti coloro i quali vorranno porgere l’estremo saluto a Tonino. Per dare a tutti la possibilità di essere presenti, sarà allestito un maxischermo all' esterno della cattedrale sul quale sarà proiettata l’intera funzione. Negozi ed uffici, inoltre, resteranno chiusi dalle 16 alle 18 per volere del sindaco, Enrico Etna, che ha indetto una giornata di lutto cittadino. L'attesa per l’avvenimento continua a distogliere l’attenzione anche dalle vicende di mercato del Messina. Nessuna operazione è stata conclusa nelle ultime ore ma appare imminente la cessione delle punte Torino, Corona e Pasca e del portiere Cecere che potrebbe tornare al Pescara. Subito dopo, il direttore sportivo Salerno potrà tornare all' assalto per l’attaccante del Cosenza Tomaso Tatti. E con la società silana si continua a trattare l’acquisto del difensore Di Sole.

6 luglio 2001

Fonte: La Repubblica

© Fotografia: Filmato Rai Tv

Messina, parla l’ultrà scarcerato

Il giovane ultrà scarcerato

Mi spiace, io non c'entro

CATANIA - Ha trascorso il primo giorno di libertà al mare, il giovane ultrà del Catania accusato fino a due giorni fa di aver lanciato la bomba carta la cui esplosione uccise Antonino Currò, tifoso del Messina. Scarcerato mercoledì sera su provvedimento del gip del Tribunale dei minori il 17enne, maggiorenne ad agosto, ieri mattina ha raccontato l’incubo vissuto dietro le grate del carcere minorile di Bicocca: "Questa brutta storia per fortuna è finita, era divenuta un incubo, mi dispiace davvero per quel ragazzo, ma non sono stato io a lanciare quella bomba carta. Ed è stato ampiamente dimostrato dalle immagini tv. Io ho tirato solo un fumogeno, che poi è stato raccolto da un tifoso del Messina e rimandato nel nostro settore". Ma la ragione di quel lancio non l’ha saputa spiegare: "L’ho fatto senza pensarci, forse perché dove eravamo noi del Catania pioveva di tutto, e così senza riflettere ne ho raccolto uno e l’ho tirato al di là della rete di recinzione. È stata una reazione incontrollata...". Il ragazzo, che da anni fa parte degli Irriducibili del Catania, ha anche rivolto un appello alle tifoserie: "Si può andare allo stadio ed evitare certi tipi di violenze, è utile anche che ci siano maggiori controlli da parte della polizia". Andrà ancora allo stadio ? "Se me lo permetteranno tornerò a tifare per il Catania, ma questa volta sugli spalti resterò seduto...". (n.b.)

6 luglio 2001

Fonte: La Repubblica

"Ho lanciato solo un fumogeno"

di Giovanni Finocchiaro

Ora l’indagine dovrà essere riaperta. Oggi i funerali di Antonino Currò.

CATANIA - Quando le guardie hanno bussato alla porta della sua cella invitandolo a lasciare il carcere di Bicocca, credeva fosse uno scherzo: "Poi ho capito che era tutto vero. Ho raccolto i miei vestiti in tutta fretta, ho firmato il foglio in portineria e sono uscito di corsa fuggendo dall' incubo vissuto per 15 giorni". Ha la barba lunga e il gel nei capelli il 17enne ultrà del Catania. Il fisico massiccio, gli occhi assonnati e la voce flebile che racconta i giorni della paura, del rimorso. Lo avevano incolpato dell’omicidio di Antonino Currò, il ragazzo di Messina che oggi pomeriggio la città tutta saluterà nella chiesa di Rometta per l’ultima volta, proclamando il lutto cittadino proprio in occasione dei funerali. (Omissis), 18 anni da compiere, da ieri l’altro è un ragazzo libero. Che riassume così i giorni del carcere: "Avevo paura di essere condannato ingiustamente - ha anche dichiarato a Telecolor, tv privata catanese - in gabbia guardavo le immagini e pensavo ad Antonino, il ragazzo di Messina morto. Ma non per colpa mia. Io ho lanciato un fumogeno, non la bomba carta che ha ucciso il tifoso giallorosso. Tant' è vero che ho visto una ragazza che stava nell' altro settore dello stadio raccoglierlo e rimandarlo verso la tribunetta in cui avevamo preso posto. Anche le immagini lo testimoniano". Ma perché ha lanciato il fumogeno ? "È stata una reazione di rabbia. I tifosi del Messina ci hanno lanciato di tutto e ho reagito così". Il ragazzo ha ancora nitidi ricordi del suo arresto: "Sono arrivati di notte a casa mia, erano almeno 10 poliziotti. Sembravo un criminale, ma sono solo un tifoso che va matto per la propria squadra del cuore. Mi dispiace, non riuscirò mai a consolare i famigliari di Antonino, ma non ho ucciso io il tifoso del Messina". "Ora l’indagine si riapre" dicono gli avvocati del ragazzo. Adesso la questura di Messina, in collaborazione con i colleghi di Catania, dovrà nuovamente esaminare i filmati, ricostruendo i momenti in cui la bomba-carta è stata scagliata dalla tribunetta "Valeria" dello stadio messinese, centrando al volto Antonino Currò, che stazionava nella Curva Nord. Da parte sua, il tifoso del Catania, è stanco, anche di parlare. Congeda chi gli chiede se tornerà allo stadio con una certezza: "Sì, son pronto a tornare se mi lasceranno entrare. Ma me ne starò seduto a guardare la partita, non lancerò fumogeni. In ogni caso occorrono maggiori controlli da parte della polizia. È anche vero che l’esempio dovremmo darlo noi, i tifosi devono esser meno violenti. Io ho imparato la lezione". A Messina è stata effettuata ieri l’autopsia su Antonino Currò. Il decesso sarebbe stato provocato dalle gravi lesioni encefaliche causate dal petardo che gli è scoppiato a pochi centimetri dal volto. Non è finita: il medico legale ha chiesto sessanta giorni di tempo per seguire gli esami istologici. Intanto sono state sequestrate le cartelle cliniche del reparto di neurochirurgia e di quello di rianimazione del policlinico, a seguito della seconda inchiesta dopo la denuncia effettuata dei genitori del giovane messinese. Il magistrato - con l’ausilio di tre consulenti provenienti da Ancona - intende accertare se siano state adottate tutte le procedure idonee per salvare la vita di Antonino Currò.

6 luglio 2001

Fonte: La Gazzetta dello Sport

© Fotografia: Filmato Rai Tv

Duemila persone ai funerali del tifoso ucciso a Messina

MESSINA - Circa duemila persone hanno partecipato ieri pomeriggio ai funerali di Antonino Currò, il tifoso di 24 anni colpito da una bomba-carta durante il derby Messina-Catania del 17 giugno e morto dopo due settimane. Il rito è stato celebrato nella chiesa di Sant' Antonio di Rometta. La liturgia è stata officiata dall' arcivescovo di Messina Giovanni Marra. Il presidente del Messina, Emanuele Aliotta, al termine della messa ha espresso parole toccanti nel ricordo del giovane, e tutti i club del Messina con bandiere e striscioni ("Tonino resterai sempre con noi"). Alla cerimonia funebre hanno partecipato pure club organizzati di Avellino e una delegazione della Reggina. Con un comunicato il Messina ha espresso "sconcerto e indignazione" perché la Lega di C non ha mandato propri rappresentanti alle esequie. In segno di protesta il Messina non parteciperà all' assemblea delle società del 9 luglio.

7 luglio 2001

Fonte: La Gazzetta dello Sport

Nella chiesa madre di Rometta Marea duemila

persone hanno salutato il tifoso ucciso da un razzo

di Rosario Pasciuto

MESSINA - Troppo piccola la chiesa di Sant' Antonio a Rometta Marea per accogliere quanti hanno voluto salutare per l’ultima volta Antonino Currò, il giovane tifoso del Messina colpito da un razzo nel derby con il Catania del 17 giugno scorso. Ieri pomeriggio erano circa duemila i presenti ma tantissimi altri sono dovuti rimanere fuori la Cattedrale. Oltre ai sindaci di Messina e Rometta, c' erano il presidente del Messina Emanuele Aliotta, l’assessore allo sport di Catania Paolo Di Caro e l’addetto stampa della Reggina Giusva Branca. Naturalmente club giallorossi al gran completo e rappresentanze di tifoserie amiche, come quella dell’Avellino e dell’Atletico Catania mentre il Palermo ha inviato una corona di fiori. La bara bianca di Antonino era interamente ricoperta di sciarpe di gruppi ultrà. Accanto, impietriti dal dolore, il papà Santi, la mamma Natala Gangemi, i due fratelli Alessandro e Filippo e la fidanzata Simona. A loro si è subito rivolto nell' omelia l’arcivescovo di Messina, Giovanni Marra che ha officiato il rito: "La morte di Tonino - ha detto il presule - non sarà vana ma dovrà essere di monito per le istituzioni affinché estirpino il bubbone della violenza dallo sport". Poi il presule ha rincarato la dose: "Negli stadi esplode il teppismo perché piccoli gruppi confondono lo sport con la guerra e si presentano armati. Considerano la tifoseria avversaria come il nemico non solo da sconfiggere ma anche da uccidere. Il calcio può appassionare ma non deve mai valicare i limiti della ragionevolezza, del rispetto dell’avversario e, soprattutto, della vita umana". L'arcivescovo ha concluso l’omelia con un accorato appello: "Nessuno vuole vendetta ma tutti chiediamo che i responsabili vengano assicurati alla giustizia. Chi ha colpito abbia il coraggio di confessare e chi sa e ha visto ha il dovere morale e civile di parlare e di non coprire i responsabili con colpevole omertà". Non previsto dal programma ha chiesto la parola il presidente Aliotta. Fra le lacrime ha ricordato di aver perso anche lui una figlia in giovane età ed ha rivolto un pensiero ai familiari di Tonino: "Vi siamo vicini in questo terribile momento. So che non vi sarà di conforto ma sono certo che la morte di vostro figlio rappresenterà la svolta per sconfiggere la spirale di violenza nello sport". In conclusione il sindaco di Rometta, Enrico Etna ha tuonato contro un mondo, quello del calcio, in cui la sopraffazione ha avuto il sopravvento su tutto il resto: "Chiudiamo gli stadi se necessario, impediamo ai tifosi di recarsi in trasferta ma facciamo qualcosa di concreto". Ma a margine c'è anche una polemica tra il Messina e la Lega calcio che non ha nemmeno mandato un messaggio di cordoglio. Per questo motivo la società giallorossa ha deciso, in segno di protesta, di non partecipare alla prossima assemblea ordinaria. 

7 luglio 2001

Fonte: La Repubblica

© Fotografia: Filmato Rai Tv

 Morte tifoso Messina: 7 denunciati

MESSINA - (o.r.) Sette giovani tifosi, quattro del Catania e tre del Messina, sono stati denunciati dalla Digos nell'ambito dell’indagine per il lancio della bomba-carta che il 17 giugno al Celeste ha causato la morte del 24enne Antonino Currò. Risulta ancora indagato il 17enne (Omissis), arrestato 2 giorni dopo l’incidente perché accusato di aver lanciato la bomba-carta e poi scarcerato dal gip del tribunale dei minori di Messina.

14 luglio 2001

Fonte: La Gazzetta dello Sport

Parla il fratello di Tonino Currò, colpito

al "Celeste" dallo scoppio di un petardo

di Rosario Pasciuto

MESSINA - "Per favore non dimentichiamo la tragedia che ha colpito la mia famiglia. Fate che mio fratello non sia morto inutilmente e che il suo sacrifico serva a qualcosa. Fate che il derby sia solo una partita di calcio e nulla di più". Parla a fatica della partita fra Messina e Palermo Filippo Currò, 23 anni fratello di Tonino, il giovane tifoso del Messina morto il 2 luglio scorso. Filippo era accanto a lui in curva nord quando pochi minuti prima della finale dei playoff con il Catania esplose un razzo lanciato dai tifosi etnei. Tonino stramazzò al suolo e morì al Policlinico dopo quindici giorni di agonia. Filippo se la cavò con la frattura di uno zigomo. Oggi la famiglia Currò ha poca voglia di parlare. "E a che serve quando non c'è giustizia ? Sono passati tre mesi e mezzo dalla morte di Tonino e noi siamo ancora qui a chiederci perché. Non c'è un colpevole, un indizio, non è stata fatta un'indagine approfondita per scovare il responsabile. Eppure erano non più di cinquecento i tifosi del Catania presenti al Celeste e con un lavoro minuzioso si sarebbe potuti giungere ad una conclusione". La sensazione della famiglia Currò è che dopo il coinvolgimento emotivo dei primi giorni sia calato il silenzio sulla vicenda. "Nessuno di noi se lo sarebbe aspettato. C'è stato un boom incredibile nei giorni successivi alla tragedia ma poi è finito tutto. Capisco che i fatti del G8 e la guerra in Afghanistan siano più importanti di un ragazzo che muore nella curva di uno stadio ma non si doveva dimenticare così in fretta. E mi riferisco anche a chi doveva dare un nome ed un volto all' assassino di mio fratello. Purtroppo non ho nessun indizio altrimenti mi farei giustizia da me perché è questo che vuole la società". Parole dure pronunciate da un ragazzo che fino a pochi mesi fa avrebbe atteso il derby con il Palermo con grande entusiasmo. "Per me il calcio è finito il 17 giugno scorso. Mai e poi mai potrei rimettere piede al Celeste e rivedere quel posto dove è stato ucciso Tonino. Né io, né mio padre, né i miei familiari andremo mai più a vedere una partita. Potrei cambiare idea solo se la città di Messina manterrà la promessa di intitolare il nuovo impianto sportivo di S. Filippo a mio fratello. Allora sì, entrerei nello stadio "Antonino Currò" perché vorrebbe dire che nessuno ha dimenticato. E perché finalmente la città sarebbe dotata di uno stadio vero. Perché se Tonino Currò è morto le responsabilità sono di tante persone da chi ha gestito l’ordine pubblico a chi ha permesso che una partita del genere si giocasse in uno stadio non all’altezza".

12 ottobre 2001

Fonte: La Repubblica

© Fotografia: Tuttocalciocatania.com

Prosciolto l'ultrà catanese accusato per la morte di Currò

La vicenda di Catania aveva sollevato molte proteste del mondo ultrà, perché dalle immagini si vedeva chiaramente che il tifoso catanese accusato di aver lanciato il razzo, aveva tirato qualcosa solo dopo che Antonino Currò era stato colpito. "Dalle approfondite indagini espletate è emerso che l'indagato non ha commesso i delitti contestati". È la motivazione con la quale il Gip del Tribunale per i minorenni di Messina, Michele Saya, ha archiviato il fascicolo di un giovane ultrà del Catania che era stato accusato di avere causato la morte di un tifoso messinese. Antonio Currò era deceduto dopo 15 giorni di coma a seguito delle ferite riportate alla testa per l'esplosione di una bomba carta durante il derby Catania-Messina del 17 giugno del 2001. La polizia ritenne di individuare in un diciassettenne tifoso etneo l'autore del lancio dell'ordigno mortale. A smontare la tesi dell'accusa furono i filmati in possesso della magistratura dai quali emerse che il lancio compiuto dall'ultrà etneo sugli spalti dello stadio erano avvenuti in tempi non compatibili. Inoltre l'indagato non aveva alcun oggetto esplodente. "Gli accurati accertamenti posti in essere - ha scritto il Gip di Messina nel decreto d'archiviazione - hanno evidenziato che Antonino Currò è stato colpito quando il minorenne non aveva ancora effettuato il lancio dell'oggetto per il quale è stato indagato". La decisione d'archiviazione del giudice per le indagini era stata sollecitata anche dalla Procura per i minorenni di Messina e dal legale dell'indagato, l'avvocato Nello Pogliese.

1 marzo 2002

Fonte: Gazzetta del Sud

Tonino Currò 8 anni dopo: nessun colpevole, tutti colpevoli

di Giovanni De Francesco

Era il 17 Giugno del 2001. Una calda domenica sia per la temperatura che per la gara che si sarebbe giocata al Celeste. Messina-Catania, finale dei play off di Serie C. I giallorossi vinsero quella gara, ma lo sport fu sconfitto. La barbarie e la violenza ebbero la meglio sul Calcio. Una bomba carta fu lanciata dagli ultrà (se così vogliamo definirli) catanesi e centrò in pieno Tonino Currò. Oggi il caso è chiuso, la magistratura ha archiviato il fascicolo contro ignoti, ma i tifosi non dimenticano. Tonino Currò era un ragazzo bellissimo, lavorava nel bar del padre a Rometta Marea, sognava di sposarsi ed avere tanti bimbi, ma una maledetta bomba carta spezzò la sua vita ed ha aperto una ferita insanabile nel cuore di tutti gli sportivi ed i tifosi messinesi. Quella domenica, accanto a lui, c'era il fratello Filippo, più giovane di un anno, rimasto ferito al torace e ad un braccio. Nella gradinata, un terzo fratello, Alessandro, ignaro di quanto accadde, continuò a tifare per la propria squadra del cuore. Il padre non avrebbe voluto che Tonino andasse allo stadio a vedere quella partita: "Me lo sentivo che sarebbe finita male - dichiarò Santo Currò - non volevo che andasse a quella gara, ma Tonino aspettava da tempo quella partita, seguiva il Messina in casa ed in trasferta e mai se la sarebbe persa". Che sarebbero successi scontri era quasi inevitabile, ma da 70 anni al Celeste non era mai morto nessuno e le forze dell'ordine avevano sempre gestito le situazioni, anche le più complicate, in maniera egregia, ma nessuno si sarebbe aspettato un gesto così folle da un ultrà. Nonostante la vittoria che sancì la promozione del Messina in serie B, in città non ci furono festeggiamenti. Le bandiere dei tifosi furono ammainate, a Piazza Cairoli ed in tutta la zona del centro non si videro automobili scorrazzare suonando i clacson e sbandierando le sciarpe giallorosse. Un ragazzo di 24 anni era stato colpito a morte e non c'era davvero nulla da festeggiare. Il presidente Aliotta, insieme al sindaco Leonardi ed i calciatori del Messina, subito dopo la partita, accorsero al Policlinico, ma i medici furono chiari e lasciarono pochissime speranze di sopravvivenza: Tonino Currò era in coma irreversibile ed era tenuto in vita dalle macchine. I tifosi non si arresero. Registrarono una cassetta con le loro voci per farla ascoltare a Tonino: "svegliati Tonino, abbiamo vinto, siamo in serie B, ti aspettiamo per festeggiare". Non sapremo mai se Tonino ascoltò le parole dei suoi compagni di club, ma non si svegliò mai dal coma e dopo qualche giorno il suo cuore cessò di battere. Il suo ricordo è ancora vivo tra i messinesi che sperano di vedere un giorno intitolata la curva sud a questo tifoso che pagò con la vita la passione per la propria squadra del cuore. Dopo anni di inchieste ed indagini, il caso fu archiviato. L'assassino di Tonino Currò non venne mai scoperto, ma dovrà vivere tutta la vita col rimorso di avere spezzato l'esistenza di un ragazzo che ha pagato con la morte, il gesto folle di un assassino che si mischiò insieme ai tifosi. La giustizia umana non è riuscita laddove quella divina non fallisce. Arriverà il giorno del giudizio anche per lui. Adesso non ci resta che ricordare quello splendido ragazzo che da lassù starà continuando a tifare per il Messina e starà ancora sperando nella rinascita del nostro calcio cittadino.

17 Giugno 2009

Fonte: Infomessina.it

© Fotografia: Ecodelsud.it

Messina-Catania, Filippo Currò: "Tonino

ucciso senza un colpevole, vergognoso"

Parla Filippo, fratello di Tonino Currò, il tifoso ucciso da una bomba carta nel derby del 2001.

Inevitabilmente Messina-Catania riporta alla mente la morte di Tonino Currò, tifoso giallorosso che venne ucciso da una bomba carta nella finale Playoff del 2001 allo stadio Celeste. Il fratello Filippo rilascia alcune dichiarazioni in proposito. Ecco quanto evidenziato da messinanelpallone.it: "Ho tanti amici che frequentano lo stadio e che, spesso, mi mostrano foto e video dei tifosi che ricordano Tonino con striscioni e cori. Per me è una cosa meravigliosa e, anzi, colgo quest’occasione per ringraziarli di cuore. Mi emozionano sempre. La giustizia italiana ha archiviato il procedimento senza trovare il colpevole per la morte di Tonino ? Di questo preferisco non parlare… Credo sia qualcosa di vergognoso. Spero che non accada più a nessuno, perché la rabbia e la frustrazione che ti colpiscono sono laceranti. Messaggio a chi seguirà il derby ? Vivete il derby come una festa, un giorno da passare insieme ad amici e parenti allo stadio. Che vinca il migliore, ma sempre Forza Messina !".

14 novembre 2015

Fonte: Tuttocalciocatania.com

© Fotografia: Tempostretto.it

I fratelli Currò: "Per Tonino nessun colpevole…"

Filippo non verrà, Alessandro sì. I due fratelli di Tonino Currò raccontano a Pianeta Messina come stanno vivendo questa vigilia che ci divide dal derby con il Catania, nel ricordo di una tragedia che il tempo non scalfirà mai. Siamo andati a trovarli nel loro bar di San Filippo del Mela. Sono trascorsi 14 anni e 5 mesi dalla morte di Tonino, ma sembra ieri. Filippo Currò ci accoglie con la sua solita compostezza, anche se ricordare il fratello Tonino non è mai facile. "Domenica non me la sento di venire allo stadio, Messina-Catania mi ricorda troppo quello che è successo a mio fratello e a tutta la mia famiglia. Un dramma che ci ha segnato per tutta la vita. I tifosi della Sud, che ringrazio, mi hanno invitato ma preferisco stare a casa. Verrà mio fratello Alessandro che riceverà una targa per ricordare mio fratello Tonino". A distanza di tanti anni, c’è un tarlo che rimane. Per l’assurda morte di Tonino non c’è mai stato un colpevole. "Il caso è stato archiviato - dice Filippo con rabbia - mio fratello è morto e la giustizia non ha fatto il suo corso. Questa cosa non si può accettare. Tonino non c’è più, era andato solo ad assistere a una partita di calcio ed ha perso la vita. Chi ha ucciso mio fratello ora è libero, in altri Paesi questo non sarebbe successo. Ci sono stadi dove i tifosi se vedono qualcuno che commette un reato sugli spalti lo consegnano alla polizia e lo fanno arrestare subito, Qui in Italia, purtroppo, non accade mai". Filippo Currò per tanti anni non è più venuto allo stadio, ma lo scorso campionato ha visto una partita al "San Filippo". Ora spera di tornare anche in questo campionato. "Almeno una partita la vedrò, ma in questa contro il Catania ho deciso di non esserci. Sono contento che il Messina stia andando così bene, siamo secondi in classifica. Ora speriamo di battere il Catania, Tonino da lassù sarebbe felice". Alessandro Currò sarà invece al "San Filippo". Ha accettato l’invito dei club della Sud che gli consegneranno una targa per ricordare il fratello Tonino. "Andrò allo stadio solo per loro, cioè per i tifosi del Messina che ogni domenica ricordano mio fratello con cori e striscioni. In tutti questi anni sono stati gli unici a non dimenticare mai Tonino".

13 novembre 2015

Fonte: Pianetamessina.com

© Fotografia: Filmato Rai Tv

La sentenza - Morte di Tonino Currò: la famiglia sarà risarcita

La famiglia di Tonino Currò dovrà essere risarcita. Lo ha stabilito il giudice civile di Messina (presidente Mirenna), mettendo fine ad una causa che andava avanti da 14 anni, ed a 18 anni dalla morte del giovanissimo tifoso del Messina, ucciso da una bomba carta mentre si trovava allo stadio, il 17 giugno del 2001. Il Tribunale ha così accolto la richiesta del legale della famiglia Currò, l’avvocato Giuseppe Laface, ed ha stabilito che a pagare saranno la Lega Calcio, responsabile dell’organizzazione della partita contro il Catania, l’Fc Peloro, che aveva in gestione l’impianto, e il Comune di Messina, "titolare" del Celeste. È stato quindi stabilito che la morte del ragazzo poteva essere evitata, se i sistemi di sicurezza dello stadio fossero stati adeguati. Allo stadio all’epoca esisteva soltanto una barriera alta sei metri, realizzata dalla società così come previsto dalla Commissione prefettizia di sicurezza e vigilanza. Assolutamente inadeguata. Infatti non è bastata ad evitare che la bomba carta lanciata da un ultrà del non centrasse Tonino, uccidendolo. Il ventitreenne spirò dopo due settimane di coma. Eppure già allora esistevano ed erano stati altrove istallati sistemi più sicuri, come la così detta gabbia. In sede penale l’indagine sulla morte del tifoso, cui è stata intitolata la curva sud dello stadio, è stata archiviata. Non è stato infatti possibile individuare con certezza l’identità di chi lanciò la bomba carta.

28 marzo 2019

Fonte: Stampalibera.it

Fotografia Tonino (sotto): Pianetamessina.com
 
     
   
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