La Juventus (e non solo) fa memoria
della tragedia che
costò la vita a 39 persone
di Massimiliano Sciullo
Furono oltre 600 le persone ferite nei disordini prima
della finale di Coppa dei Campioni contro il Liverpool. Questa
mattina in Regione un reading ha ricordato quanto accaduto
ripercorrendo alcuni passi del volume scritto da Emilio Targia e
Gianluca Casadei.
"Trentasette anni fa, l’Heysel. Il ricordo è eterno".
Con queste parole, sui suoi canali social, la Juventus oggi fa
memoria della tragedia avvenuta nel 1985 (proprio il 29 maggio)
a Bruxelles, in Belgio. La Juventus era lì per giocarsi la
finale di Coppa dei Campioni contro il Liverpool (gli stessi
inglesi usciti sconfitti ieri nella finale di Champions contro
il Real Madrid) e a causa di scontri e disordini (NDR: non ci
furono assolutamente vittime a causa di scontri) morirono 39
persone, di cui 32 italiane e ne rimasero ferite oltre 600. Una
vicenda rimasta nella mente e nei cuori di tutti, juventini e
non, e che questa mattina in Regione è stata commemorata anche
con un reading di "Quella notte all'Heysel" di Emilio Targia e
Gianluca Casadei. Il sindaco Stefano Lo Russo, insieme
all'assessore regionale Maurizio Marrone, ha partecipato alla
cerimonia di commemorazione nella piazzetta intitolata proprio
alle Vittime dell'Heysel e una cerimonia si è tenuta anche
a Grugliasco, nel giardino dedicato alle persone che hanno perso
la vita in quella tragedia. Tra i personaggi più attivi sui
social, anche Claudio Marchisio ha postato alcune immagini
legate alla vicenda dell'Heysel scrivendo "29 maggio 1985, una
data che non dovrà mai essere dimenticata". Anche la Fiorentina,
tramite il suo account ufficiale, ha twittato "29 Maggio 1985 -
29 Maggio 2022. Il rispetto non conosce colori". Anche l'account
ufficiale dell'Avellino fa memoria di questa data così dolorosa:
"Una pagina triste per uno degli sport più belli del mondo. Il
Partenio custode del monumento, realizzato da Giovanni
Spiniello, dedicato alle 39 persone che persero la vita".
29 maggio 2022
Fonte: Torinoggi.it
ARTICOLI STAMPA e WEB 28-31 MAGGIO
2022
Cucchi: "Il 29 maggio è sempre un giorno triste,
non
dimentico nulla di quelle immagini"
di Martino Cozzi
Sul proprio account Twitter, Riccardo Cucchi ha
ricordato così la tragedia dell'Heysel: "Non ho dimenticato
nulla di quelle immagini, e delle parole, misurate ma colme di
incredulità e orrore, di Pizzul in TV e Ameri alla radio. Quei
corpi ammassati e calpestati, la gioia per una partita
trasformata in terrore e morte. Il #29maggio è sempre un giorno
triste. #Heysel".
29 maggio 2022
Fonte: Tuttojuve.com
ARTICOLI STAMPA e WEB 28-31 MAGGIO
2022
L'US Avellino ricorda l'Heysel.
"Per non dimenticare",
la scultura al "Partenio"
di Carmine Quaglia
L'opera fu presentata al pubblico nel pre-gara
dell'amichevole Italia - Germania Ovest.
Avellino - Il mondo del calcio, ma non solo, ricorda la
tragedia dell'Heysel, avvenuta poche ore prima della finale di
Coppa dei Campioni 1985 tra la Juventus e il Liverpool, vinta
dai bianconeri (1-0), che causò la morte di 39 persone con un
bilancio di oltre 600 feriti. L'Unione Sportiva Avellino
commemora le vittime con un post pubblicato in mattinata sulla
pagina ufficiale twitter. "Trentasette anni fa avveniva la
tragedia dell’Heysel. Una pagina triste per uno degli sport più
belli del mondo. Il Partenio custode del monumento, realizzato
da Giovanni Spiniello, dedicato alle 39 persone che persero la
vita". Il riferimento è alla stele posizionata tra la Curva Nord
e la Tribuna Montevergine dello stadio "Partenio-Lombardi", che
fu presentata al pubblico il 5 febbraio 1986, a poco meno di un
anno dalla tragedia, nel pre-gara dell'amichevole tra l'Italia e
la Germania Ovest, disputata proprio nell'impianto sportivo di
contrada Zoccolari. L'opera fu benedetta dal vescovo di
Avellino, il monsignore Pasquale Venezia.
29 maggio 2022
Fonte: Ottopagine.it
ARTICOLI STAMPA e WEB 28-31 MAGGIO
2022
Vlahovic ricorda le vittime dell'Heysel
di Benedetta Demichelis
Dusan Vlahovic, tramite una Instagram Stories, ha voluto
ricordare le 39 vittime della tragedia dell'Heysel: "Il nostro
dovere è quello di ricordare. Per rispetto di chi non c'è più,
per far sì che queste cose non accadano più! +39 Heysel", ha
scritto il numero 7 juventino.
29 maggio 2022
Fonte: Tuttojuve.com
ARTICOLI STAMPA e WEB 28-31 MAGGIO
2022
L'EROE
LORENTINI TRA IL CORAGGIO E LA DEDIZIONE
di Matteo
Marani
Bruno Pizzul,
campione di giornalismo pure nell'ora della tragedia, lo chiarì
subito: "Commenterò l'incontro con il tono più asettico
possibile". Nell'appartamento di Arezzo della famiglia Lorentini,
ansia, angoscia e terrore assalirono, davanti al televisore, una
giovane mamma, prossima alla laurea in Medicina, e con due figli
piccoli: Stefano di un anno e mezzo e Andrea di 3 anni. Al
telefono, è proprio Andrea a raccontare quella sera di sua
madre, allora ventottenne, oggi medico in pensione, e dei nonni
patemi Liliana e Otello, figure straordinarie. È toccato a loro
far crescere chi è rimasto orfano per l'Heysel. Andrebbe
ricordato a quanti oscenamente hanno intonato cori contro le
vittime. Nello sguardo pulito di Andrea è scritta la parte più
intima di una tragedia che per il resto degli italiani resterà
la maggiore vissuta dal nostro sport, ma per lui è un lutto
personale. A Bruxelles mori Roberto Lorentini, capofamiglia e
medico. Fu la sua professione, ma soprattutto il coraggio, a
costargli la vita. Era scampato alla prima carica degli
hooligans inglesi, eppure decise di tornare indietro per
soccorrere Andrea Casula, anni 10, più giovane vittima
dell’eccidio. Vedendolo agonizzante, gli praticò un massaggio
cardiaco, mentre la seconda ondata si abbatteva sul settore Z,
spicchio di curva riservato ai tifosi del Liverpool. Nell'86,
l'allora ministro Oscar Luigi Scalfaro ha conferito a questo
eroe una medaglia d'argento al valore civile. "É qui con me
spiega Andrea e spesso la guardo per capire l'esempio di mio
padre". Fa bene. Roberto Lorentini e Andrea Casula furono
travolti, schiacciati e uccisi dalla barbarie dei supporter
inglesi assieme ad altri 37 morti di quel 29 maggio 1985. Sono
passati 37 anni esatti da allora, ed è giusto ricordarlo nel
giorno successivo a una finale Champions. Non c'erano solo
tifosi della Juve, ma anche interisti come Nino Cerullo e Mario
Ronchi, e non c'erano unicamente italiani, ma pure belgi,
francesi e un nordirlandese. L'Italia era rappresentata per
intero: Chieti e Varese, Udine e Catania, Bergamo e Brindisi,
Perugia e Torino, Cagliari e Genova. Da quest'ultima veniva
Barbara Lusci, la più anziana, se si può usare questo termine
per una donna di 57 anni. Era la sua prima volta fuori
dall'Italia, non l'ha più rivista. Dietro al numero, e appunto
al ricordo generale che vede un memoriale alla Continassa, una
piccola targa ad Anfield e la maglia numero 39 della Nazionale
ritirata per sempre, c'è la vicenda personale di chi la strage
l'ha vissuta in casa. Emanuela, sorella del piccolo Andrea
Casula, è vicepresidente dell’Associazione vittime dell'Heysel,
ricostituita proprio da Andrea Lorentini nel 2015. Entrambi
hanno perso i familiari in Belgio, oggi sono uno accanto
all'altra per non smarrire la memoria. Con loro ci sono Riccardo
Balli di Prato e Fabrizio Landini di Torino. Il nonno Bruno
aveva una trattoria e la Juve nel cuore la notte in cui la Uefa
si dimenticò di proteggere gli spettatori di una partita (NDR:
Bruno, una delle vittime, era invece il fratello di Riccardo
mentre era Giovacchino il ristoratore a cui si fa riferimento,
nonché zio di Fabrizio). Tra padri, mogli e figli si sentono
continuamente, ogni anno organizzano un'assemblea. Se qualcuno è
venuto a mancare visto lo scorrere degli anni, si sono aggiunti
nipoti. Lottano perché nessuno possa rimuovere il peso di 39
vittime. La prima associazione la mise su Otello Lorentini per
seguire il processo che portò alla ridicola pena di 4 anni per 9
hooligans, solo un terzo degli iniziali imputati. È stata una
farsa, come la polizia belga, il governo locale e l'Uefa quella
notte. Per fortuna, in mezzo al dramma di una vita, ci sono
famiglie che non hanno mai mollato e che continuano a lottare
per il ricordo. Un giorno che non smetterà mai di urlare
giustizia.
29 maggio 2022
Fonte:
Tuttosport
ARTICOLI STAMPA e WEB 28-31 MAGGIO
2022
Trentasette
anni fa la tragedia dello stadio
Heysel in cui morirono due
francavillesi
di Rosa Anna
Buonomo
29 maggio 1985.
La Juventus e il Liverpool si giocavano la finale della Coppa
dei Campioni allo stadio Heysel di Bruxelles.
L’attesa era
spasmodica: la Vecchia Signora, che aveva chiuso il campionato
piazzandosi al sesto posto, aveva la possibilità di vincere la
sua prima Coppa dei Campioni, interrompendo il predominio
inglese nella competizione. Una serata di festa che si è
trasformata in una delle pagine più nere del calcio mondiale.
Trentanove persone trovarono la morte nel settore Z dello
stadio, travolti dagli hooligans inglesi, ubriachi, poco prima
dell’inizio della partita. Schiacciati contro le balaustre o
precipitati dalle gradinate. Trentadue erano italiani. Due erano
francavillesi: Rocco Acerra, 29 anni, e Nino Cerullo, 24 anni.
Una ferita che, a distanza di 37 anni, è sempre aperta e brucia.
Erano diversi,
quella sera, gli abruzzesi partiti da Francavilla e zone
limitrofe. Rocco e Nino erano cognati e molto amici. Rocco era
di fede bianconera, mentre Nino, pur essendo un tifoso
nerazzurro, aveva deciso di accompagnare il cognato ad assistere
all’importante sfida. Nonostante la tragedia, la partita si
dovette giocare comunque: "per questioni di ordine pubblico" fu
la motivazione. La Juve vinse il trofeo per una rete a zero. In
occasione del trentennale della tragedia, la A.S.D. Francavilla
Calcio Nc ha organizzato il primo torneo di calcio Memorial
Rocco Acerra e Nino Cerullo, riservato alla categoria Juniores.
Quell’anno Nino e Rocco sono stati ricordati anche con una Santa
Messa celebrata da don Stefano, parroco di Santa Liberata, nello
stadio comunale Valle Anzuca. Per l’occasione, la Juventus F.C.
donò un mazzo di fiori, accompagnato da una lettera del
presidente Agnelli. Nel gennaio del 2020, Nino e Rocco sono
stati omaggiati nel corso di una cerimonia organizzata per il
Torneo dell’Epifania nello stadio comunale. Presente, tra gli
altri, una delegazione della Juventus, che partecipava al torneo
con la formazione under 14.
Un ricordo,
quello della tragedia del 1985, sempre vivo. Il Museo del Calcio
di Coverciano sta commemorando le vittime con l’esposizione
della maglia azzurra con impresso il numero 39, che venne
ritirata simbolicamente dalla Figc in occasione dell’amichevole
tra Belgio e Italia disputata il 13 novembre del 2015. La maglia
è stata collocata ieri all’ingresso del percorso espositivo.
Ieri le 39 vittime sono state omaggiate al Parco dei Principi di
Parigi, prima del fischio d’inizio della finale di Champions
League, che ha visto il Real Madrid imporsi sul Liverpool. L’ex
calciatore Kenny Dalglish, che nel 1985 giocava con il
Liverpool, ha deposto una corona di fiori sotto la curva dei
tifosi inglesi, in memoria della tragedia. "Trentadue italiani,
quattro belgi, due francesi, un nordirlandese. E seicento
feriti. Intorno tutto è finito. Voci, suoni, colori deflagrano e
raggiungono il silenzio. Sono le 21.40. L’assurdo è così banale
che le squadre entrano in campo" (A. Cartwright, G.L. Favetto,
"Il giorno perduto").
29 maggio 2022
Fonte:
Ilgiornaledichieti.it
ARTICOLI STAMPA e WEB 28-31 MAGGIO
2022
Zavaroni, un mio amico, morto all’Heysel
di Paolo Cattabiani
L’ho saputo giovedì 30 maggio 1985, mentre bevevo un
caffè al bar dell’allora ACT in Viale Trento Trieste, verso metà
mattina: Claudio Zavaroni era morto. Era morto il pomeriggio del
giorno prima allo stadio Heysel, dove si giocava la finale di
Coppa dei Campioni. Quella finale che io stesso avevo visto in
TV. Era una delle 39 vittime degli hooligans inglesi. Ho pensato
(sperato) si trattasse di un errore. Un caso di omonimia. Una
storpiatura di un cognome lungo e piuttosto insolito. Poi man
mano le ore passavano arrivavano le conferme. Non era un errore,
nemmeno un’omonimia e neppure un cognome storpiato. Era proprio
lui: Claudio. Non ricordavo la sua passione calcistica. Ci
eravamo purtroppo un po’ persi di vista dopo la sua uscita dalla
Confcoltivatori (oggi CIA) per intraprendere l’attività che più
amava: scattare fotografie. Avevamo lavorato insieme nei primi
anni ’80: all’inizio in Via Mazzini e in seguito, appunto, in
Viale Trento Trieste, nei nuovi uffici dell’organizzazione. Si
era diplomato all’istituto agrario "Zanelli", di cui era stato
un leader studentesco in periodi non facili per la sinistra. Il
Comune ha opportunamente deciso, domani 29 maggio, di dedicargli
una strada della nostra città, unendolo a tutti i caduti
dell’Heysel. Vorrei qui ricordarne la gioia di vivere presto
spenta, l’appetito formidabile, la risata rumorosa e
trascinante. La voce potente che senza prepotenza si alzava tra
le altre durante le riunioni. Un bravo fotografo, certo, ma
anche tanto altro. Per chi scrive ora, soprattutto, un caro
amico. Uno di quelli che puoi perdere di vista, ma che non
vorresti mai perdere per sempre. Non così. Non così presto.
29 maggio 2022
Fonte: 24emilia.com
ARTICOLI STAMPA e WEB 28-31 MAGGIO
2022
Vittime dell’Heysel
Al Mirabello una via
dedicata a Zavaroni
Questa mattina alle 10,30 nei pressi del monumento di
fronte al Mirabello saranno commemorate le vittime dell'Heysel e
verrà scoperta la targa stradale che prevede la nuova
intitolazione di parte di via Zucchi in via "Claudio Zavaroni e
tutte le vittime Heysel 29.05.1985". Claudio Zavaroni (Cerezzola
di Ciano d'Enza, 31 maggio 1956 - Bruxelles, 29 maggio 1985)
fotografo reggiano, perse la vita durante gli scontri (NDR:
nessuno scontro, ma soltanto cariche degli hooligans) causati
dai tifosi inglesi prima della finale di Coppa dei Campioni tra
Juventus e Liverpool, allo stadio Heysel di Bruxelles. Nella
calca morirono 39 persone, di cui 32 di origini italiane e
rimasero feriti circa 600 tifosi. Alla cerimonia saranno
presenti l'assessore alla Partecipazione Lanfranco De Franco e
il presidente della Fondazione per lo sport Mauro Rozzi.
29 maggio 2022
Fonte: Resto del Carlino (Reggio Emilia)
ARTICOLI STAMPA e WEB 28-31 MAGGIO
2022
A
Reggio una via per Claudio Zavaroni
La titolazione a lui e alle vittime Heysel
Reggio Emilia - Un'iniziativa per la commemorazione
delle vittime dell'Heysel quella in programma domani mattina,
alle 10.30, nei pressi del monumento loro dedicato in via
Matteotti. Nella stessa occasione parte di via Zucchi (quella
nel tratto compreso tra via Carlo Zucchi e via Matteotti,
prospiciente lo stadio Mirabello) sarà intitolata a "Claudio
Zavaroni e tutte le vittime Heysel 29.05.1985". Claudio Zavaroni
(31 maggio 1956 Bruxelles, 29 maggio 1985), fotografo reggiano
di Cerezzola di Ciano d'Enza, è una delle 39 persone che perse
la vita durante gli scontri (NDR: nessuno scontro, ma soltanto
cariche degli hooligans) causati dai tifosi inglesi prima della
finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool, allo
stadio Heysel di Bruxelles. Tra i morti nella calca, 32 persone
erano di origini italiane. Oltre 600, invece, i tifosi feriti
che fece contare quella tragedia. Alla cerimonia saranno
presenti l'assessore alla Partecipazione Lanfranco De Franco e
il presidente della Fondazione per lo sport Mauro Rozzi. In
programma la deposizione di un mazzo di fiori sul monumento da
parte della Fondazione per lo Sport, che già da anni collabora
con il Comitato per la prevenzione e il contrasto della violenza
nello sport e nel tifo. L'intitolazione della via era stata
proposta dal Comitato di Reggio Emilia "Per Non Dimenticare
Heysel".
22 maggio 2022
Fonte: Gazzetta di Reggio
ARTICOLI STAMPA e WEB 28-31 MAGGIO
2022
Accadde Oggi: i 39 morti della Strage dell’Heysel
di Raffaello Lapadula
Il 29 maggio 1985, 39 persone persero la vita prima
della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool in
quella serata tristemente passata alla storia come la Strage
dell'Heysel.
Il 29 maggio 1985 è una data che non ci si può
dimenticare, la notte più buia del calcio europeo, quella della
strage dell’Heysel. Strage che si verificò poco prima
dell’inizio della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e
Liverpool allo stadio Heysel di Bruxelles, dove morirono 39
persone, di cui 32 italiane, con oltre 600 persone ferite. Circa
un’ora prima del fischio di inizio del match i tifosi inglesi, i
cosiddetti hooligans, cominciarono a travolgere il settore dello
stadio dove i tifosi italiani erano situati. Si creò una
violenta folla che neanche le autorità belghe riuscirono a
placcare.
Strage dell’Heysel: la dinamica - Nella ressa alcuni
tifosi si lanciarono nel vuoto per evitare di essere
schiacciati, altri cercarono di scavalcare per riuscire a
raggiungere il settore confinante. Ma il caos era davvero
estremo. Il muro ad un certo punto cadde per il troppo peso,
molti tifosi rimasero schiacciati, calpestati e uccisi nella
corsa verso l’uscita. I tifosi juventini, che erano seduti negli
altri settori dello stadio, rimasero sbalorditi e si rivolsero
ai giornalisti in tribuna stampa per telefonare in Italia e
rassicurare i familiari. Non erano ancora del tutto consapevoli
di quello che fosse accaduto. Si contarono 39 morti e circa 600
feriti. Alle ore 21 e 40, dopo circa un’ora e mezza di rinvio,
si decise di disputare comunque il match. La decisione la
presero la UEFA e le forze dell’ordine belghe nonostante le
sollecitazioni da parte dei tifosi bianconeri di non disputarlo.
La Juventus vinse la partita con un gol di Michel Platini, e
conquistò una Coppa dei Campioni impossibile da festeggiare.
I giorni successivi dall’Heysel - Alcuni giocatori
furono attaccati da parte dei mass media, tra cui anche Michel
Platini, per aver esultato per la vittoria. Il giorno seguente,
lo stesso calciatore, quando tutti vennero a conoscenza dei
numeri della tragedia, si scusò. Alcuni dirigenti bianconeri si
recarono a fare visita ai feriti ricoverati in ospedale, mentre
nelle camere mortuarie allestite all’interno di una caserma, i
parenti delle vittime furono accolti dal Re del Belgio. La UEFA,
nelle settimane successive, decise di escludere le squadre
inglesi a tempo indeterminato dalle Coppe europee. Un
provvedimento che durò fino al 1990: la colpa dell’incidente fu
infatti attribuita ai tifosi del Liverpool, e 34 persone furono
arrestate.
29 maggio 2022
Fonte: Calcioinpillole.com
ARTICOLI STAMPA e WEB 28-31 MAGGIO
2022
Ricordo l'Heysel
di Ermenegildo Loffredo
Avevo scritto questo pezzo per l'intervento odierno a
Reggio Emilia, il contesto e l'emotività che ha coinvolto tutti
gli oratori mi hanno consigliato di non leggerlo e di andare a
braccio. Mi riprometto di scrivere qualcosa nei prossimi giorni
per raccontarvi l'evento, pubblichiamo il pezzo per esternare
anche da queste pagine quello che in parte abbiamo condiviso in
un luogo che richiama al rispetto. Oggi cade l'anniversario
della notte dell'Heysel, Giù le mani dalla Juve ha partecipato
alla commemorazione che ogni anno organizza il Comitato per non
dimenticare Heysel di Reggio Emilia, questo il nostro
intervento:
Cari amici sportivi, innanzitutto a nome di tutta
l’Associazione Giù le mani dalla Juve un ringraziamento a
Iuliana, a Rossano e a tutte le persone che prendendosi cura di
questo Monumento tengono saldo il ricordo dei fatti dell’Heysel.
Come avrete notato, mi sono rivolto agli sportivi e non solo
agli juventini, lo faccio perché il ricordo della tragedia
dell’Heysel, associato al rispetto, deve essere patrimonio di
tutte le donne e di tutti gli uomini che vivono il calcio come
passione sportiva nei vari momenti della propria vita. I
sentimenti di stima naturale per Iuliana si sono da subito
amplificati quando ha iniziato a raccontarmi di come amici di
altre fedi calcistiche danno una mano al mantenimento del
Monumento davanti al quale ci ritroviamo. Un esempio concreto
che i significati di rispetto e amicizia che rappresenta non
siano solo per tifosi juventini. Voglio condividere con voi una
riflessione di qualche tempo fa: la tragica notte dell’Heysel è
il mio ricordo juventino più risalente nel tempo. Vero, più
antico è il ricordo della vittoria del mondiale di Spagna, ma
quella serata del 1985 è il primo momento dell’ideale album a
tinte bianconere. Avevo dieci anni, rammento che la partita fu
posticipata per gli incidenti, ricordo che per una parte di
quella serata i miei genitori mi impedirono di guardare la
televisione, mi permisero poi di guardare la partita, ma subito
dopo mi mandarono a letto. Avevo dieci anni e non tutto mi era
chiaro in quel momento. Solo la mattina successiva, prima di
andare a scuola, seppi dei tifosi che erano morti. Un ragazzino
di dieci anni non poteva comprendere quello che era accaduto.
Quel ragazzino di dieci anni non immaginava neanche di odiare
altri tifosi per una sciocca questione di tifo. Oggi il
ragazzino di allora non può che sostenere in modo convinto la
missione che hanno assunto gli amici del Comitato per non
dimenticare Heysel di Reggio Emilia: coltivare il rispetto tra
le persone che frequentano lo sport mantenendo il ricordo dei
trentanove tifosi volati in cielo la sera del 29 maggio 1985.
Più trentanove. Rispetto !
29 maggio 2022
Fonte: Giulemanidallajuve.com
ARTICOLI STAMPA e WEB 28-31 MAGGIO
2022
37 anni dopo l'Heysel a Parigi sfiorata un'altra
tragedia: i retroscena
di Fabrizio Piccolo
Come nell'85 per la finale Juventus-Liverpool, la sfida
di Champions di ieri al Parco dei Principi ha rischiato di fare
tante vittime: centinaia i feriti.
Nella sua lunga carriera ha vissuto da inviato
importanti eventi come i Giochi Olimpici, i Giochi del
Mediterraneo e gli Europei di Calcio. Ha collaborato con
importanti agenzie di stampa e quotidiani nazionali. Se fosse un
calciatore, sarebbe sicuramente l’uomo d’ordine (e il capitano
in pectore). Per Virgilio Sport cura specialmente la sezione
dedicata al Calcio.
Chi oggi volesse far visita all’ex stadio Heysel, oggi
ribattezzato "Re Baldovino, a Bruxelles troverebbe solo una
targa marroncina che commemora i nomi delle 39 vittime di
quell’assurda tragedia che si consumò esattamente 37 anni fa, il
29 maggio del 1985, prima della finale dell’allora coppa
Campioni tra Juventus e Liverpool. Scene strazianti e
indimenticabili quelle che tutti videro, allo stadio o in tv,
per quella che avrebbe dovuto essere solo una festa del calcio.
Per motivi di ordine pubblico la partita si giocò e la Juventus
fu "costretta" ad alzare la coppa insanguinata al cielo dopo
aver battuto i Reds ma quella ferita non è stata mai curata.
Ieri però, prima della finale di Champions tra Liverpool e Real
Madrid, si è corso il rischio di una nuova strage di innocenti.
Heysel, il ricordo della Juventus 37 anni dopo
- La triste ricorrenza a 37 anni di distanza dall’Heysel è
stata oggetto di un comunicato commemorativo della Juventus che
sul suo sito scrive: "Quando la memoria va a una tragedia
incredibile, come quella che il 29 maggio del 1985 si verificò
all’Heysel, in occasione della finale di Coppa dei Campioni che
contrapponeva la Juve al Liverpool, le emozioni si accavallano.
Ci sono i ricordi di chi era lì, quella sera, e che
difficilmente da allora è riuscito a guardare una partita di
calcio con la stessa gioia e la stessa serenità, perché il
giorno dell’Heysel è uno di quelli che segna un prima e un dopo.
C’è l’orrore di chi magari nemmeno era ancora nato allora, ma
quando guarda quelle immagini, in un documentario, o su
Internet, stenta a credere che siano vere, che siano successe.
C’è poi il dramma, sempre vivo, delle trentanove famiglie che
quella notte videro la loro vita cambiare. Le famiglie delle
vittime, a cui non smetteremo mai di stringerci, nel pensiero e
nel ricordo, oggi e tutti i giorni. Perché l’Heysel è un ricordo
che dura - e deve durare - per sempre".
A Parigi si è rischiata una nuova Heysel, cosa è
successo - Ieri però si è rischiato il bis. Tra errori di
disorganizzazione, lacune della polizia inglese come di quella
francese, problemi logistici e quant’altro si è creato un caos
prima dell’inizio della gara tra Liverpool e Real Madrid a
Parigi che ha determinato lo slittamento del fischio d’inizio
della partita di 36′. Moltissimi tifosi del Liverpool, tanti dei
quali regolarmente muniti di biglietto, non erano riusciti ad
entrare. Il problema, come è stato spiegato alla fine della
partita da una nota dell’Uefa, è nato dai tanti biglietti falsi
fra i tifosi del Liverpool: i tornelli d’ingresso non si sono
aperti bloccando il flusso d’ingresso. La polizia ha fatto uso di gas lacrimogeni e urticanti
per disperdere gruppi di tifosi che stavano tentando di entrare.
In precedenza, prima dell’intervento delle forze dell’ordine,
una ventina di tifosi erano riusciti a scavalcare i cancelli. Il
problema è che non si è fatto nulla per proteggere chi era in
possesso del prezioso tagliando e lo sbandierava davanti agli
ingressi nella speranza che gli steward permettessero loro di
accedere all’impianto.
A Parigi 68 arresti e quasi 250 feriti per la finale di
Champions - Il bilancio, provvisorio, parla di 68 arresti nei
pressi dello Stade de France e delle fan zone, in merito gli
incidenti che hanno segnato lo svolgimento della finale di
Champions con oltre 238 persone sono state soccorse per ferite.
Il Liverpool ha chiesto un’inchiesta all’Uefa per gli
incidenti di Champions - Il Liverpool ha chiesto ufficialmente alla Uefa di
aprire un’inchiesta per far luce su quello che è accaduto. La
nota ufficiale del club: "Siamo estremamente delusi dalla
rottura del perimetro di sicurezza e dai problemi di accesso
allo stadio che i tifosi del Liverpool hanno dovuto affrontare
questa sera allo Stade de France. Questa è la più grande partita del calcio europeo e i
tifosi non dovrebbero vivere le scene a cui abbiamo assistito
stasera. Abbiamo ufficialmente chiesto un’indagine formale sulle
cause di questi problemi inaccettabili".
Paganini accusa i tifosi del Liverpool e l’Uefa per
incidenti di Champions - Sui social è un fiorire di reazioni tra cui spicca lo
sfogo del giornalista della Rai Paolo Paganini che su twitter
scatena la polemica: "La Premier League sarà anche il campionato
più bello ma i tifosi inglesi vedi in particolare quelli del
Liverpool non cambieranno mai, purtroppo. E le istituzioni del
calcio lo dovrebbero sapere bene, molto bene. Mai successo nella
storia che sia stata ritardata una finale di champions. Ma come
si fa? Siamo a Parigi non in Congo. Ma la Uefa se la fa qualche
domanda o no? Nemmeno al torneo dei bar si vedono queste cose".
29 maggio 2022
Fonte: Sport.virgilio.it
ARTICOLI STAMPA e WEB 28-31 MAGGIO
2022
Il 29 maggio la Città di Grugliasco, F.C. Juventus e lo Juventus
Official
Fan Club Grugliasco
hanno ricordato le 39 vittime dello Stadio Heysel
di Elisa Zunino
Inaugurato anche il campo da calcio a 5 a Borgata Lesna.
L’Amministrazione comunale di Grugliasco, F.C. Juventus,
insieme allo Juventus Official fan club
Grugliasco "Alessio Ferramosca
& Riccardo Neri", anche
quest’anno hanno celebrato e commemorato i 37 anni dalla
tragedia dello stadio Heysel, domenica 29 maggio 2022, alle
11.30, presso il giardino di via Galimberti 44,
a Borgata San Giacomo, a Grugliasco, intitolato alle 39 vittime
dello stadio Heysel. Quest’anno l’Amministrazione comunale di
Grugliasco ha deciso per un restyling del giardino con nuovi
giochi, un percorso ciclopedonale e arredi nuovi per valorizzare
maggiormente la pavimentazione del giardino con le 39 pietre
d’inciampo inserite l'anno scorso lungo il percorso del giardino
che porta alla targa dedicata ai 39 tifosi. La breve cerimonia
si è svolta alla presenza di autorità, forze dell’ordine,
cittadini, i Club e i tifosi che si ritroveranno presso l’area
del giardino di via Galimberti 44, alle 11,30.
Oltre al sindaco di Grugliasco Roberto Montà, erano presenti due
giocatori dell’under 15 della società F.C. Juventus, lo speaker
ufficiale di Juventus Marco Dejana, Nanà che ha
letto i nomi delle 39 vittime, Massimo Paparella presidente
dello Juventus Official fan club Grugliasco
"Alessio & Riccardo" e Carlo
Rossanigo del Club Juventus di Grugliasco presente 37 anni a
Bruxelles durante la tragedia che ha raccontato la sua
esperienza. Presso il giardino sono state posizionate due
corone, a ridosso delle due targhe, in ricordo delle 39 vittime.
Quest'anno, in occasione della commemorazione delle
vittime dello stadio Heysel, si è svolta anche l'inaugurazione,
con il taglio del nastro, del nuovo campo di calcio a 5, presso
il giardino Ceresa di via Bengasi 30, a Borgata
Lesna. con il calcio di inizio da parte del sindaco
Roberto Montà, dei ragazzi della borgata del Progetto Giovani,
degli infermieri del reparto di rianimazione dell'ospedale di
Rivoli, dei soci dello Juventus Official Fan
Club Grugliasco e dei volontari dell'associazione
Lesna 2000. Il negozio di Grugliasco Decathlon ha
regalato un pallone da calcio a 5 all'associazione
Lesna 2000 per i ragazzi che vorranno giocare, mentre
alle 13 si è svolta la grigliata di beneficenza e alle 15 il
triangolare di calcetto tra la squadra degli infermieri del
reparto di rianimazione dell'ospedale di Rivoli, lo Juventus
Official Fan Club Grugliasco e i ragazzi del
Progetto giovani di Grugliasco. Parte del ricavato sarà dato in
beneficenza per acquistare una sonda ecografica pediatrica per
il reparto di rianimazione dell'ospedale di Rivoli. All'evento
musica di intrattenimento, giochi per bambini,
truccabimbi e una sottoscrizione a premi dei campioni delle
squadre Juventus FC e Torino FC.
29 maggio 2022
Fonte: Ingrugliasco.it
ARTICOLI STAMPA e WEB 28-31 MAGGIO
2022
29 MAGGIO 1985: FRAMMENTI DI UNA TRAGEDIA ANNUNCIATA
di
Marcello Gagliani Caputo
Me la ricordo ancora quella maledetta sera. Insieme ai
miei due fratelli più grandi avevamo aspettato quella partita
per tutta la stagione, eravamo nervosi, esaltati, frementi di
vedere scendere in campo Platini e Boniek, di ammirare i
miracoli di Tacconi, le sgroppate di Tardelli, l'eleganza di
Scirea. Tutti, davanti alla televisione, a spellarci le mani per
l'ansia e l'emozione, ma poi, improvvisamente, attoniti, senza
parole, con gli occhi sbarrati e l'incredulità di tre ragazzini
tifosi della Juventus fin dalla nascita. Le immagini spaventose
che si susseguivano senza un apparente significato, la voce dei
Bruno Pizzul, preoccupato e sgomento, le facce dei tifosi
spaventati, terrorizzati da ciò che gli stava succedendo. Poi
lui, il tifoso inglese che a bordo campo si becca una pietra
sulla testa, lanciata chissà da chi. La sua fronte sanguinante,
i cordoli dei poliziotti, le notizie sempre più drammatiche
raccontate da voci increduli e angosciate, il muretto crollato e
i corpi inermi di uomini, donne, bambini stesi dappertutto, gli
hooligans in preda all'esaltazione dell'alcool.
La voce di Gaetano Scirea, quello struggente e
drammatico "giochiamo per voi" che, ogni volta, mi provoca una
lacerazione terribile, pensando anche al destino infame che è
stato riservato al nostro grande capitano e numero 6. Frammenti
che ancora oggi, a 37 anni di distanza, riaffiorano nella mia
mente ogni volta che penso all'Heysel e alla Coppa dei Campioni.
Allora aveva appena 10 anni, ero un bambino come tanti, già
tifosissimo della Juventus, da buon meridionale a cui il calcio,
almeno quello che conta, aveva sempre dato troppo poco. Cercavo
nei miei fratelli una parola di spiegazione e di conforto per
quello che stavamo vedendo, inorriditi e scioccati, incapaci di
capirne il motivo. Poi la partita, surreale, il rigore di
Platini, la sua esultanza, quasi stonata e fuori luogo, seppur
in pochi, in quei momenti, sapevano già cosa realmente fosse
accaduto e il giro di campo a fine partita, seguito con le
lacrime agli occhi, ma non di gioia.
Dopo la finale di Bilbao di cui non avevo ricordi e
quella di Atene, per cui ne avevo soltanto pochi, credevo che
quella sera potesse essere la mia prima volta, tanto attesa e
desiderata, ma rovinata dalla follia di un manipolo di pazzi
assassini, senza volto, senza nome e senza anima. Quella sera
non la dimenticherò mai, ogni tanto sento le lacrime spingere
soltanto alla vista di una foto, sarà la ferita che mi porterò
sempre dentro, come ogni tifoso juventino che era davanti alla
tv o allo stadio. L'inizio, anzi la continuazione, di
un'inspiegabile maledizione che continua a perseguitarci ancora
oggi, a quasi 40 anni da quella infame partita. Un sacrificio
inspiegabile di 39 vite che speravano solo di guardare una bella
partita, di veder vincere la Juventus, di vedere alzare a Michel
Platini quella Coppa tanto desiderata quanto già sfuggente e
diffidente nei nostri confronti. I ricordi sono importanti nella
nostra vita, servono per farci andare avanti, a insegnarci a
vivere meglio, a riscattarci e a trovare quello che abbiamo
sempre cercato. Spero anche io, un giorno, di trovare quello che
cercavo quel 29 maggio del 1985, ovvero il motivo di tutto
questo dolore.
29 maggio 2022
Fonte: Iobianconero.it
ARTICOLI STAMPA e WEB 28-31 MAGGIO
2022
Accadde oggi: Heysel e Riflessioni
di Marco Murri
Oggi 29 maggio mi sono accorto, per caso, che indosso la
t-shirt comprata all'hard rock cafè di Bruxelles qualche anno
fa: ebbene proprio in questa data, che quasi mi stava passando
oltre senza che la degnassi, ricorre il tragico anniversario
della strage dell'Heysel: tanto si è scritto e detto riguardo a
quel giorno. Io però, che altre volte ho espresso il mio
pensiero, volevo solo ribadire quanto quel giorno, sebbene fossi
nato da poco, successivamente grazie ai racconti di mio papà e
a tutti documenti che ho visto, mi dia sempre una forte
commozione. Se ci penso realmente e mi immedesimo, mi viene da
piangere: ho sempre cercato di raccontarlo, lo facevo a scuola,
l'ho fatto con degli amici, addirittura quando andai a Bruxelles
con la mia allora fidanzata, le raccontai di quella tragica
sera, di quanto mi emozionasse il solo parlarne. Mi misi a
piangere davanti a lei. Ecco, io non mi sento più un tifoso
juventino come lo ero un po' di tempo fa, ma sono cicatrici come
queste che mi danno la dimensione del mio senso di appartenenza
a questi colori: non potrò mai non dirmi juventino, fosse anche
solo per quello che mi è stato tramandato e trasmesso di quella
sera. Perciò, per piacere, quando puntate il dito contro i
protagonisti involontari di quello strazio, dicendo che non
avrebbero dovuto giocare, gioire, festeggiare, accettare i
premi... documentatevi su quanto quella finale abbia lacerato le
loro vite da sportivi e non: provate a immedesimarvi, e forse vi
accorgerete che se hanno gioito forse lo hanno fatto alla fine
di uno strazio dal quale volevano estrarre un premio bello e
pulito da regalare a tutti coloro che da quella sera di maggio
non ci sono più. Quella Coppa dei Campioni del 29 maggio 1985 è
e sarà per sempre un effetto personale di tutti quei defunti, da
conservare con tanto, tantissimo amore.
29 maggio 2022
Fonte: Il Nobile Calcio (Pagina Facebook)
ARTICOLI STAMPA e WEB 28-31 MAGGIO
2022
29
maggio 1985: la strage dello stadio Heysel
di Simone Balocco
Il 29 maggio 1985, prima della finale di Coppa dei
Campioni tra Juventus e Liverpool, allo stadio Heysel di
Bruxelles, muoiono 39 persone a causa della violenza degli
hooligans e dell’inadeguatezza dello stadio e del suo servizio
d’ordine, trasformando quell’impianto in un campo di battaglia
trasmesso in diretta televisiva mondiale.
Bruxelles considerata la capitale dell’Europa, avendovi
sede la Commissione europea, il Parlamento europeo, il Consiglio
europeo e diverse istituzioni internazionali (NATO, Consiglio
d’Europa, Gruppo Stati Africa Caraibi Pacifico). Dal punto di
vista calcistico, la capitale belga ha ospitato finora quattro
finali di Coppa dei Campioni, quattro di Coppa delle Coppe, una
di Coppa Uefa, la finale dell’Europeo 1972 e cinque partite
degli Europei (in parte) casalinghi del 2000. La Jupiler Pro
League, il massimo campionato nazionale, è un campionato di
livello basso la cui realtà più vincente è l’Anderlecht ma il
fiore all’occhiello è la Nazionale dei Diavoli rossi, terza al
Mondiale di Russia 2018 e numero 1 del ranking FIFA tra il
novembre 2015 ed il marzo 2016 e dal settembre 2018 al marzo
2022. La città di Bruxelles si lega ad un evento luttuoso:
mercoledì 29 maggio 1985, allo stadio Heysel, sito nell’omonimo
quartiere ad un centinaio di metri dall’Atomium, prima della
finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool, a causa
delle intemperanze degli hooligans ed un servizio di sicurezza
non all’altezza della situazione, muoiono trentanove persone (di
cui trentadue tifosi italiani) e oltre seicento persone sono
ferite. Nessuno, da allora, dimentica cosa successe quella
tragica sera di fine maggio in uno degli stadi più prestigiosi
d’Europa.
La settima finale europea dell’Heysel. Il cammino delle
finaliste
Per la finale della Coppa dei Campioni (stagione
1984/1985), la Federcalcio europea, la UEFA, assegna a Bruxelles
l’onore di ospitare il match finale: teatro dell’evento, lo
stadio Heysel che, in pochi anni, si vede assegnare tre finali
di Coppa dei Campioni (1958, 1966 e 1974), tre di Coppa delle
Coppe (1964, 1976 e 1980) e la finale di andata di Coppa Uefa
Anderlecht-Benfica del 4 maggio 1983. Inaugurato nel 1930 per
festeggiare i 100 anni della nascita del Belgio e capace di
contenere 60mila persone, l’Heysel ospita ancora una volta
l’atto conclusivo della coppa più importante a livello di club
europei: da un lato i campioni d’Europa in carica del Liverpool,
alla quinta finale di Coppa Campioni in nove stagioni, e
dall’altro la Juventus, già finalista nel 1973 e nel 1983. Le
due squadre si affrontano per la seconda volta in cinque mesi:
il 16 gennaio 1985 al "Comunale" di Torino giocano la finale di
Supercoppa europea della stagione precedente. A vincere è la
Juventus (detentrice della Coppa delle Coppe) nella celebre
"partita del pallone rosso" perché, a causa di una copiosa
nevicata su Torino e tutta Italia in quelle settimane, non si
può giocare con il "solito" pallone bianco-nero. La Juventus
giunge in finale dopo aver eliminato i finlandesi del Ilves, gli
svizzeri del Grasshoppers, i cecoslovacchi dello Sparta Praga ed
in semifinale di campioni di Francia del Bordeaux. Il Liverpool
di coach Joe Fagan vola a Bruxelles dopo aver avuto la meglio su
Lech Poznan, Benfica, Austria Vienna ed i greci del
Panathinaikos in semifinale. Per entrambe, la finale dell’Heysel
è l’apice della stagione: la Juventus chiude al sesto posto in
campionato ed eguaglia il peggior piazzamento dalla stagione
1961/1962, il Liverpool al secondo posto in First Division
dietro ai "cugini" dell’Everton. Per entrambe, vincere significa
dare un senso alla loro stagione. Il calcio di inizio della
finale è fissato per le ore 20:15 di mercoledì 29 maggio 1985.
Arbitro dell’incontro, lo svizzero André Daina.
ORE 18:30, LA QUIETE PRIMA DELLA TEMPESTA
Il giorno prima della finale, Bruxelles è piena di
supporters di entrambe le squadre, ma gli animi sono diversi: se
gli italiani sono festanti e sobri, l’approccio inglese pone
diversi problemi di ordine pubblico con i tifosi d’Oltremanica
ubriachi, molesti e che bivaccano, sporcano e compiono
addirittura una rapina in una gioielleria. Nonostante tra alcuni
supporter delle due squadre c’è una sorta di amicizia culminata
con lo scambio delle sciarpe, la gestione dei tifosi del
Liverpool è molto complicata, ma questo è un problema che
l’Europa "sportiva" ha da diversi anni perché la maggior parte
dei tifosi inglesi non è composta da tifosi come gli altri: la
maggior parte appartiene alla frangia "hooligans", un’altra cosa
rispetto al tifo normale da stadio. Sono violenti, alcolizzati,
cattivi e sia in patria quanto all’estero sono un serio problema
di ordine pubblico, nonché un pericolo. La gendarmeria di
Bruxelles ha sin da subito difficoltà nella gestione dell’ordine
pubblico. La paura di molti è che si possano ripete i tafferugli
e le cariche come a Roma l’anno precedente prima della finale di
Coppa dei Campioni tra il Liverpool e la Roma. Per di più, lo
stadio Heysel presenta alcuni problemi strutturali perché
decadente e fatiscente in alcune sue parti, mostrando crepe e
calcinacci sparsi. Insomma, uno stadio inadeguato per ospitare
il grande happening di una finale della Coppa dei campioni. La
UEFA dà il suo placet.
I cancelli dello stadio si aprono nel tardo pomeriggio,
come di consueto molto prima del calcio di inizio fissato alle
ore 20:15. Alle ore 18:30 molti tifosi colorano lo stadio Heysel
con sciarpe e bandiere delle loro squadre. L’Heysel è diviso in
sei settori più due tribune opposte: 23mila tifosi bianconeri
sono inseriti nei settori ("bloc") M, N e O (curva Sud), mentre
i 17mila inglesi vanno nel X e nel Y (curva Nord). In quei
cinque settori sono sistemati i tifosi "schierati". Tra il
settore X e la tribuna nord-ovest c’è un settore assegnato a
tifosi di nessuna appartenenza alle due squadre per un totale di
6mila persone. Quel settore, è il settore Z. I settori X e Y
presentano un problema: la fase pre-filtraggio ha grosse lacune
e nel settore riescono ad entrare anche altri ottomila tifosi
sprovvisti di biglietto. La maggior parte di questi sono
hooligans. Ma anche il settore Z presenta problemi: a causa di
errori nella ripartizione dei "pacchetti", vi prendono posto
migliaia di tifosi juventini. Sono tutti provvisti di regolare
biglietto, ma non sono tifosi neutrali ed è pericoloso che
tifosi juventini siano così vicini a quelli inglesi. I tifosi
inglesi notano subito i tifosi con sciarpe e bandiere bianconere
ed iniziano i primi problemi. I tifosi inglesi, già alterati
dall’assunzione di tanto alcool e con intenzioni poco pacifiche,
iniziano a un fitto lancio di oggetti contundenti verso il
settore Z ed iniziano ad ondeggiare verso la rete che divide i
due settori. I gendarmi a tutela della divisione dei due settori
sono solo cinque. Cinque poliziotti per controllare un settore
dove la maggior parte dei tifosi inglesi sono hooligans. In
tutto lo stadio ci sono ottantacinque gendarmi e un centinaio
nelle zone limitrofe. Ci sono pochi poliziotti in borghese e una
trentina a cavallo: a Roma, l’anno precedente, oltre 5mila
poliziotti sono impegnati per la tutela dell’ordine pubblico. I
poliziotti belgi sono per nulla equipaggiati in caso di
emergenza. E l’emergenza è lì in divenire.
ORE 19:30, MORTE E ORRORE ALL’HEYSEL
I tifosi del Liverpool vogliono intimidire, provocare:
vogliono fare il "take an end" (prendere la curva), ma alla
provocazione i tifosi juventini non rispondono ed il motivo è
semplice: i tifosi juventini del settore Z non sono ultras, ma
tifosi normalissimi. Non hanno intenzione, nel caso, di sfidare
gli inglesi. Alle ore 19:15, dopo diversi ondeggiamenti, la rete
che divide i "bloc" X e Z è divelta, i tifosi inglesi entrano
nel settore avverso. I tifosi del settore Z, impauriti, temono
per la loro incolumità e si dirigono tutti verso l’unica via di
uscita del settore. I tifosi del settore Z non sono tifosi
violenti, ma gente per bene che non vuole scontrarsi con gli
hooligans e, per paura, scappa verso l’uscita. Altri si lanciano
nella pista di atletica che circonda il campo. I tifosi inglesi
lanciano di tutto ed hanno in mano spranghe e cocci di bottiglie
di birra. Si assiste a gente che spinge, gente che cade per
terra, gente schiacciata, gente che si aggrappa a ciò che trova
per salvarsi. La calca fa cadere un muro che si porta con sé
tantissimi tifosi per oltre 15 metri di altezza che si feriscono
in maniera grave. La porta di uscita è larga un metro e mezzo:
una sola via di uscita, per di più piccola, per seimila
spettatori. Seimila spettatori che si accavallano tra loro
cercando di salvarsi. Alle 19:30 la polizia belga, contattata
dal servizio d’ordine dello stadio, entra nello stadio con oltre
venti minuti di ritardo. I poliziotti, agitati ed in stato di
impreparazione, manganellano i tifosi nella pista di atletica e
pensano che sono loro i colpevoli del disastro. Giusto per
aizzare ancore gli animi, alcuni tifosi juventini dei bloc
M-N-O, non capendo bene costa stia succedendo nella parte
opposta entrano nella pista di atletica e si dirigono verso i
settori inglesi dove ingaggiano una rissa con i gendarmi e con i
tifosi inglesi. Ad un certo punto è esposto lo striscione "Reds
animals" che viene mostrato in diretta televisiva. Urla, pianti,
imprecazioni e sangue caratterizzano quei momenti: si iniziano a
contare i morti che sono portati, via via, alla camera mortuaria
dell’ospedale militare di Bruxelles. Fuori dall’Heysel si
montano tende da campo per aiutare le persone ferite. Sono le
ore 19:45 di mercoledì 29 maggio 1985: alle ore 20:15 c’è il
calcio d’inizio della finale. Impossibile che la partita si
giochi. O no ?
ORE 21:40 LE SQUADRE ENTRANO IN CAMPO. LA VITTORIA DELLA
JUVENTUS E LA COPPA MOSTRATA AL PUBBLICO
I giocatori delle due squadre dagli spogliatoi hanno
notizie frammentate e alle 20:30 alcuni giocatori della Juventus
si dirigono verso il settore Z per tastare il dramma e parlare
con i tifosi. La situazione dentro l’Heysel è caotica e
confusionaria. Anche i giocatori del Liverpool fanno lo stesso e
si dirigono verso i loro supporters. I tifosi chiedono ai
giocatori se la partita si gioca o meno e loro non lo sanno
perché non dipende da loro. La Juventus, per bocca del
Presidente Boniperti, non vuole giocare la partita ma è
obbligata a farlo: non giocare la partita avrebbe quasi
sicuramente creato ancora più problemi di ordine pubblico con la
sicura vendetta dei tifosi juventini contro gli inglesi. E la
tragedia sarebbe potuta diventare ancora maggiore. In una sala
della tribuna a decidere se la partita si giochi o meno ci sono
il borgomastro di Bruxelles, Hervé
Brouhon; Robert Paels, commissario del
servizio d’ordine dell’Heysel; Robert Barnaert,
comandante della gendarmeria di Bruxelles; Jacques Georges e
Hans Braumgartner, Presidente e vice-Presidente
della UEFA; il Presidente della Federcalcio italiana, Federico
Sordillo; due ministri italiani (Gianni de
Michelis e Franco Nicolazzi), oltre ai
presidenti delle due squadre. La Juve vuole però una partita
vera. Nessuna amichevole in attesa che la vera finale si giochi
in un’altra situazione ambientale: chi vince, alza la coppa. Il
Liverpool esprime lo stesso concetto. Nessun giocatore, anche
per rispetto verso le vittime, non può dire "no, io non gioco".
Nessuno vuole prendersi responsabilità se giocare o meno la
partita: a dare l’ok sulla decisione di giocare la partita ci
pensa Robert Barnaert. Intorno alle ore 21:15,
i due capitani, Gaetano Scirea e Phil Neal, leggono un
comunicato ed annunciano che la partita si gioca, rincuorando
tutti i presenti all’Heysel: "La partita verrà giocata per
consentire alle forze dell’ordine di organizzare al termine
l’evacuazione dello stadio. State calmi, non rispondete alle
provocazioni. Giochiamo per voi".
Alle ore 21:40, le squadre scendono in campo e l’arbitro
Daina, cinque minuti dopo, fischia il calcio di inizio in un
clima surreale visto che durante le azioni di gioco si inquadra,
per forza di cose, il settore Z che è un campo di battaglia.
Alcune tv straniere decidono, per rispetto verso i morti e i
feriti, di non trasmettere la finale o di mostrare le immagini
dell’incontro senza la telecronaca. Bruno Pizzul, telecronista
della Rai inviato all’Heysel, racconta le fasi di gioco in
maniera neutrale e distaccata perché contrario al fatto che il
match si giochi. La polizia belga circonda la pista di atletica
che divide spalti e campi: c’è il timore che qualcuno possa
invadere il campo. A vincere è la Juventus che si impone 1-0
grazie al rigore segnato da Platini per fallo di Gillespie su
Boniek al 56’. Dal dischetto, il numero 10 bianconero non
fallisce e, superato Grobbelaar, si lascia andare ad
un’esultanza sfrenata. Il rigore, come si scopre alla moviola, è
concesso molto generosamente in quanto il fallo sull’attaccante
polacco è avvenuto lontano dall’area di rigore. La Juventus
vince, al terzo tentativo, la sua prima Coppa dei Campioni: dopo
due cocenti sconfitte, i bianconeri alzano al cielo la loro
prima "coppa dalle grandi orecchie" e diventano la prima squadra
a vincere le quattro coppe europee per club (Coppa Uefa, Coppa
delle Coppe, Supercoppa europea e Coppa dei Campioni). A
dicembre, poi, il club torinese rappresenta la UEFA nella finale
di Coppa Intercontinentale a Tokyo. La Juventus è anche la terza
squadra italiana a vincere la Coppa dei Campioni dopo Milan e
Inter. La cerimonia di premiazione non si effettua, come di
consueto, in pompa magna in campo, ma negli spogliatoi. I
giocatori della Juventus a fine cerimonia escono e mostrano la
coppa ai loro tifosi. Per le strade italiane, i tifosi juventini
sono in strada a festeggiare con migliaia di caroselli. Il
giorno dopo le pagine di tutti i quotidiani sono dedicate alla
strage e ai morti sugli spalti del settore Z dello stadio
Heysel. Quanti sono i morti degli incidenti ? Chi sono ? Quanti
anni hanno ? Da dove provengono ? Di chi è la colpa della strage
sugli spalti ?
L’ELENCO DELLE VITTIME E GLI STRASCICHI GIUDIZIARI
Le vittime della strage dell’Heysel sono trentanove, di
cui trentadue italiani, quattro belgi, due francesi ed un
irlandese. Trentotto persone muoiono sugli spalti, una in
ospedale due mesi e mezzo dopo. Sono trentasei uomini, due donne
italiane ed un bambino italiano. I loro nomi sono: Rocco Acerra,
28 anni - Bruno Balli, 50 anni - Alfons Bos, 35 anni - Giancarlo
Bruschera, 35 anni - Andrea Casula, 10 anni - Giovanni Casula,
43 anni - Nino Cerullo, 24 anni - Willy Chielens, 41 anni -
Giuseppina Conti, 16 anni - Dirk Daeneckx, 27 anni - Dionisio
Fabbro, 51 anni - Jaques François, 45 anni - Eugenio Gagliano,
35 anni - Francesco Galli, 24 anni - Giancarlo Gonnelli, 45 -
Alberto Guarini, 21 anni - Giovacchino Landini, 49 anni -
Roberto Lorentini, 31 anni. Barbara Lusci, 58 anni - Franco
Martelli, 22 anni - Loris Messore, 28 anni - Gianni Mastroiaco,
20 anni - Sergio Bastino Mazzino, 37 anni - Luciano Rocco
Papaluca, 37 anni - Luigi Pidone, 31 anni - Benito Pistolato, 50
anni - Patrick Radcliffe, 38 anni - Domenico Ragazzi, 44 anni -
Antonio Ragnanese, 29 - Claude Robert, 30 anni - Mario Ronchi,
42 anni - Domenico Russo, 26 - Tarcisio Salvi, 49 anni -
Gianfranco Sarto, 46 anni - Amedeo Giuseppe Spolaore, 54 anni -
Mario Spanu, 41 anni - Tarcisio Venturin, 23 anni - Jean Michel
Walla, 32 anni - Claudio Zavaroni, 28 anni.
La rabbia ed il dolore avvolgono l’Europa calcistica.
Come è possibile disputare una finale di Coppa dei Campioni in
uno stadio per nulla idoneo ad ospitare una manifestazione così
importante ? Perché la gestione dell’ordine pubblico è così
deprecabile ? Come è possibile lasciare solo cinque gendarmi a
controllare la divisione tra due settori ? Perché il servizio
d’ordine non ha capito subito la tragedia e la polizia arriva
solo a strage avvenuta ? Soprattutto, come è possibile fare
entrare ottomila hooligans senza biglietto ? Nei giorni
successivi iniziano le indagini per identificare gli autori
della strage. Grazie all’aiuto delle telecamere, diversi tifosi
inglesi sono arrestati. I referti medici dicono che i tifosi
sono morti per morte accidentale, soffocamento e asfissia. Il
processo inizia nel 1990 e alla sbarra ci sono "solo"
venticinque hooligans. Di questi, undici saranno assolti e
quattordici condannati a cinque anni di reclusione. Il processo
termina nella primavera del 1991. I tifosi inglesi dicono che
sono stati provocati dai tifosi juventini del settore Z: nessuno
crede alla loro linea difensiva. Si scopre, durante gli
interrogatori ed il processo, che tanti tifosi inglesi entrano
allo stadio armati e ci sono anche tifosi infiltrati di altre
squadre inglesi che si uniscono ai Reds con chiari intenti
violenti. Si scopre poi che alcune salme sono scambiate e le
autopsie sono fatte in fretta e furia. A pagare non sono solo
gli hooligans, ma anche vertici istituzionali: sono rinviati a
giudizio il segretario della Federcalcio belga, Robert Roosens,
il capo della gendarmeria Michel Konsier ed il capitano Mahieu.
Grazie al "Comitato Vittime Heysel", sono condannati a tre mesi
con condizionale e al pagamento di 500 franchi Mahieu; il capo
della Federcalcio belga Roosens è condannato a 6 mesi e tremila
franchi di multa; il vice-Presidente UEFA, Hans Braumgartner
"prende" tre mesi con la condizionale.
Il Belgio per almeno dieci anni è interdetto
dall’ospitare eventi sportivi. Addirittura il problema Heysel
arriva anche nel parlamento belga: Charles Ferdinand Nothomb,
allora Ministro degli Interni, è invitato a dimettersi per
responsabilità oggettiva nella gestione della polizia. Non si
dimette in quanto asserisce che la colpa della strage non è
della polizia, ma del borgomastro di Bruxelles, Hervé Brouhon,
perché lo stadio è comunale e spetta ai gendarmi di Bruxelles
gestire l’ordine pubblico. Il governo presieduto da Wilfried
Martens si dimette in autunno e Nothomb diventa successivamente
vice e poi presidente della Camera dei Rappresentanti. Anche la
UEFA emette le sue condanne: per cinque anni, a partire dalla
stagione 1985/1986, tutte le squadre inglesi sono squalificate
dalle coppe europee ed il Liverpool ha una stagione in più da
scontare. Per questo motivo non si disputa la finale di
Supercoppa europea perché a sfidare la Juventus campione
d’Europa c’è l’Everton (l’altra squadra di Liverpool) vincitore
della Coppa delle Coppe. La Juventus è punita con la squalifica
di due turni a porte chiuse da scontare nella successiva Coppa
dei Campioni: squalifica poi tramutata in un turno solo a porte
chiuse perché i torinesi chiedono, ed ottengono, di giocare dal
primo turno e non dagli ottavi di finale come spetterebbe loro.
Per il calcio inglese, la squalifica è una batosta non solo
economica, ma anche di prestigio: il Liverpool è primo nel
ranking europeo ed il calcio inglese conta fino a quel momento
otto vittorie in Coppe dei Campioni, cinque in Coppa delle Coppe
e cinque in Coppe Uefa in totale. Il calcio d’Oltremanica è il
migliore al Mondo, ma dinanzi a questa tragedia il ranking non
conta: tutte fuori per cinque stagioni consecutive,
indistintamente. Come se non bastasse, l’allora governo
britannico presieduto da Margareth Thatcher usa il pugno di
ferro contro gli hooligans, promuovendo una serie di leggi che
reprimono la violenza e vietano la somministrazione di alcool
prima, durante e dopo gli eventi calcistici. Per l’Inghilterra,
la strage dell’Heysel è un’onta. A distanza di anni, è
controversa anche la festa di alcuni giocatori juventini a fine
partita con il giro del campo con la Coppa dei Campioni mostrata
ai tifosi. Marco Tardelli chiede scusa per quei festeggiamenti e
dice sempre che quella coppa non gli appartiene, mentre "Zibì"
Boniek ha rifiutato il premio partita per rispetto verso i
morti. Molti criticano anche Platini per l’esultanza successiva
al gol: perché festeggiare quando davanti al settore dove hai
segnato è successa una strage ? È criticata anche la Juventus
che, una volta atterrata a Caselle, conscia del fatto di sapere
del numero di morti e dei feriti, mostra festante la Coppa dei
Campioni dalla scaletta dell’aereo.
COSA RIMANE OGGI DI QUELLA TRAGICA SERATA
I vertici calcistici ed istituzionali europei decidono
di usare il pugno di ferro contro tifosi violenti e la gestione
degli impianti. Il 19 agosto 1985, a Strasburgo, si adotta la
"Convenzione europea sulla violenza e i disordini degli
spettatori durante le manifestazioni sportive, segnatamente
nelle partite di calcio": si stabiliscono diversi punti come la
cooperazione tra le polizie europee in vista di eventi sportivi,
maggiori controlli sulle vendite dei biglietti e divieto di
vendita di bevande alcooliche, oltre al maggior controllo e alla
sicurezza all’interno degli stadi. Fino al 15 aprile 1989, la
strage dell’Heysel è la sesta più grave accaduta sugli spalti
europei per numero di vittime: quel giorno accade la più grave
tragedia in uno stadio europeo, la strage di
Hillsborough prima della semifinale di FA Cup
tra Liverpool e Nottingham Forest. L’evento
luttuoso è simile, per certi versi, a quello dell’Heysel perché
nello stadio di Sheffield entrano più tifosi del Liverpool
rispetto a quanti ne può contenere il settore a loro dedicato,
il West Stand. La polizia e l’organizzazione dell’evento
decidono di far entrare tutti i tifosi Reds in
quel settore. Come a Bruxelles, la calca è enorme e tantissimi
tifosi sono schiacciati contro le barriere metalliche poste a
delimitare quel settore. Novantasei tifosi muoiono schiacciati e
altri seicento rimangono feriti. La strage di Sheffield è
considerata "figlia" di quella di Bruxelles perché ha visto la
morte di persone innocenti; c’è stata una disorganizzazione
incredibile; la polizia ha sbagliato in pieno la tutela
dell’ordine pubblico. Se dopo la strage dell’Heysel è emanata la
Convenzione, dopo i fatti di Hillsborough il
governo inglese istituisce il "rapporto Taylor" che,
praticamente, estirpa il fenomeno hooligans in Inghilterra. Il
problema hooligan è nel tempo limitato e nel 1996 l’Inghilterra
ospita l’Europeo, anche se negli anni molti tifosi inglesi in
trasferta si macchiano di atti violenti e deprecabili.
Anni dopo la strage del 29 maggio 1985, lo stadio Heysel
ha subito diverse modifiche e ristrutturazioni e dal 1995 è
intitolato a re Baldovino: l’anno dopo ospita la finale di Coppa
delle Coppe tra Paris Saint Germain e Rapid
Vienna, primo evento calcistico successivo ai tragici eventi del
settore Z del "fu" Heysel. Il 7 marzo 1990 il Milan è la prima
squadra italiana a tornare a giocare all’Heysel (quarti di
finale di Coppa dei Campioni contro il Malines).
Baresi depone un mazzo di rose nell’ex settore Z, piovono
fischi. L’impianto di Bruxelles ospita poi alcune partite
dell’Europeo belga-olandese del 2000 ed il 14 giugno 2000, prima
di Belgio-Italia, la Nazionale azzurra depone una corona di
fiori in ricordo delle 39 vittime sotto la lapide posta a loro
imperitura memoria. Vi presenziano l’allora capitano azzurro,
Paolo Maldini, l’allora capitano della Juventus, Antonio Conte,
ed il capitano belga Lorenzo Staelens. Da quel
29 maggio 1985, Juventus e Liverpool si affrontano solo una
volta, nei quarti di Champions League, diciannove anni dopo la
tragedia: il 5 aprile 2004 ad Anfield Road, la
Kop, la curva del tifo del Liverpool, espone
una coreografia in ricordo dei fatti dell’Heysel con la scritta
"amicizia" (in inglese), ma dai tifosi bianconeri le scuse ed il
gesto non sono apprezzati. In ricordo delle vittime e per la
loro tutela legale, il 2 marzo 1986 Otello
Lorentini, presente quella sera all’Heysel dove perde il figlio
Roberto, un giovane medico che, nonostante la certezza di
salvarsi, torna tra la folla per aiutare un bambino e rimane
schiacciato dalla ressa, fonda il Comitato Vittime
Heysel sciolto una volta terminato il processo contro la UEFA.
Oggi al suo posto c’è l’Associazione famiglie vittime
dell’Heysel, nata nel 2015 e presieduta dal nipote di
Lorentini, Andrea, figlio di Roberto, che aveva 3 anni
quando perse il padre sugli spalti del settore Z. Scopo
dell’associazione: avvicinare le famiglie e tenere viva la
memoria delle vittime e della strage. Roberto
Lorentini, per il suo sacrificio, è medaglia d’argento al valore
civile.
Alla strage sono dedicati libri, documentari, monologhi
teatrali, brani musicali e diverse città italiane dedicano alle
vittime dell’Heysel ceppi in diversi parchi comunali
(Grugliasco, Savigliano, Portomaggiore, Reggio Emilia,
Puianello), vie e piazze (Torino, Camerano, Eboli, Rutigliano,
Codogno, Arezzo), campi sportivi (Mesagne, Todi, Moncalieri),
targhe e lapidi negli stadi e negli antistadi cittadini (Meda,
Arezzo, Avellino, Noto, Reggio Emilia). È presente in ricordo
delle vittime una lapide ad Anfield Road,
stadio del Liverpool, nel museo della Juventus e nella sede
della stessa squadra bianconera. Ad Anfield le
targhe sono tre: due all’interno del museo del club e la terza
all’esterno dello stadio cittadino, inaugurata nel 2010 alla
presenza di due giocatori in campo all’Heysel, Phil Neal e
Sergio Brio. In onore delle vittime si è giocata anche la
partita amichevole tra Belgio ed Italia il 13 novembre 2015.
Teatro dell’incontro, il Re Baldovino ovvero il vecchio Heysel:
in quell’occasione è ritirata in maniera simbolica la maglia
numero "39" della Nazionale in ricordo delle vittime della
strage del 29 maggio 1985 avvenuta proprio dentro
quell’impianto. Il sogno di ogni tifoso di calcio è vedere la
propria squadra del cuore disputare una finale di Champions
League e vedere il proprio capitano alzare al cielo la coppa più
bella e prestigiosa di tutte. Trentadue tifosi italiani
juventini, quattro belgi, due francesi ed un irlandese, non
hanno visto capitan Scirea alzarla al cielo di Bruxelles perché
morti. Morti dalla calca provocata dal non-tifo di pseudo-tifosi
che con il calcio non c’entrano nulla e in uno stadio che non
doveva ospitare un evento come la finale di Coppa dei Campioni.
Sono passati trentasette anni dai fatti del 29 maggio 1985 e
questo lasso di tempo non cancella la rabbia ed il dolore per le
vittime e ciò che successe prima del calcio di inizio di quella
maledetta finale di Coppa dei Campioni. Una tragedia in un luogo
che non dovrebbe mai essere teatro di tragedie ma solo di feste,
passioni ed emozioni: lo stadio. Stadi che vedono molto spesso
cori e striscioni esposti dalle tifoserie avverse alla Juventus
per dileggiare i morti dell’Heysel. Tragedie come quella dello
stadio Heysel sono indimenticabili: 39 vittime per colpa di
tifosi scellerati e scalmanati sono un affronto alla sportività
e al rispetto delle vite umane. Quella finale che doveva essere
un sogno è diventato un incubo in una calda sera di fine maggio
e che ha cambiato il concetto di andare allo stadio.
29 maggio 2022
Fonte: Fattiperlastoria.it
ARTICOLI STAMPA e WEB 28-31 MAGGIO
2022
Tragedia dell’Heysel, 37 anni fa la strage che sconvolse
il mondo
di Dario De Fenu
Il 29 Maggio sarà sempre ricordato come un giorno
triste, quello in cui ben 39 persone hanno perso la vita a poche
ore dal fischio di inizio della finale di Coppa dei Campioni tra
Juventus e Liverpool. Il calcio ci ha sempre regalato momenti di
gioia e felicità ma ha anche avuto, nella sua storia, parentesi
orribili, impossibili da dimenticare e che ogni giorno toccano
il cuore di tutti noi che continuiamo a stringerci attorno alle
vittime dell’Heysel. Un disastro che rimarrà nella storia,
causato da una cattiva organizzazione ed una pessima gestione
dello stadio di Bruxelles che è letteralmente crollato con la
presenza dei tifosi diventando un vero e proprio campo di
battaglia. Due tra le società calcistiche più titolate di
sempre, Juventus e Liverpool condivideranno per sempre questo
triste episodio. I due club, come sempre, non mancano di
ricordare le vittime dell’Heysel con continue iniziative e gesti
di solidarietà verso le famiglie vittime della strage. A
distanza di 37 anni da quel giorno è ancora difficile e doloroso
raccontare il fatto che fu sicuramente facilitato da una
gestione non proprio impeccabile della situazione da parte delle
forze dell’ordine.
La tragedia avvenuta in Belgio ha
inevitabilmente accelerato quel processo che oggi rende gli
impianti sportivi estremamente sicuri ed affidabili. Gli stadi
storici sono stati ristrutturati, ed i nuovi creati con
materiali super resistenti che garantiscono grande affidabilità
anche nelle situazioni più affollate. Da brividi i racconti dei
sopravvissuti alla strage che, a distanza di anni, evidenziano
come il tutto sia avvenuto in pochissimi secondi, ma che già
dall’inizio si notasse la poca stabilità dei muretti che
dividevano i vari settori dell’impianto di Heysel. Nella
tragedia assoluta è sicuramente splendida la vicinanza che
Juventus e Liverpool hanno sempre dimostrato, le due società
continuano a ricordare con tanto dispiacere il bruttiamo
episodio che li ha, loro malgrado, coinvolti a poche ore dal
fischio di inizio della finale di Coppa dei Campioni. Tutti noi
ci stringiamo in un grande abbraccio verso una delle pagine più
brutte e tristi dell’intera storia del calcio mondiale.
30 Maggio 2022
Fonte: Nanopress.it
ARTICOLI STAMPA e WEB 28-31 MAGGIO
2022
Heysel la memoria vive
di Paolo Pirisi
La tragedia 31 anni dopo: commemorazione con le
istituzioni, la Juve e le associazioni dei tifosi. "I 39 angeli
non hanno avuto giustizia: avranno sempre un posto speciale nel
nostro cuore".
TORINO - Era il momento del silenzio e del dolore. La
ferita dei 39 morti dell'Heysel è ancora viva, così come il
ricordo di una strage che si è portata via troppe persone
innocenti. La notte del 29 maggio 1985 non è stata dimenticata.
Ieri Torino ha celebrato una ricorrenza sempre struggente. In
Piazzetta Vittime dello stadio Heysel si è tenuto il consueto
cerimoniale: prima sono intervenute le istituzioni all'interno
della Biblioteca Italo Calvino, poi sono stati scanditi i nomi
dei morti in Belgio. Uomini e donne che hanno perso la vita
all'interno di uno stadio, assistendo alla finale di Coppa dei
Campioni Juventus-Liverpool. Il primo a prendere la parola è
stato Gianluca Pessotto, in rappresentanza del club bianconero:
"Ancora oggi quella dell'Heysel viene ricordata come una delle
pagine più brutte nella storia dello sport. Il nostro obbligo è
quello di ricordare persone che volevano soltanto vedere una
finale europea della Juventus e che invece non sono tornate a
casa. Vogliamo mantenere vive queste persone e fare in modo che
le istituzioni si adoperino affinché queste disgrazie non
accadano più. Abbiamo visto prima di Real Madrid-Liverpool,
fuori dallo stadio, quanto sia sottile la differenza fra una
pagina bella e una brutta: bisogna essere bravi a prevenire
eventi tragici come quelli dell'Heysel". I 39 angeli,
ribattezzati così da Pessotto, sono parte integrante della
storia della Juventus. Subito dopo è intervenuto l'assessore
della Regione Piemonte Maurizio Marrone: "Il tempo non ha dato
giustizia a tutti i familiari delle vittime, allora è quanto mai
necessario ricordare. Con iniziative come questa, con
l'illuminazione della Mole e con l'intitolazione di luoghi della
città facciamo in modo che quella strage non venga mai scordata.
Il +39 è diventato un simbolo noto a tutti e racchiude il segno
della presenza: ringraziamo per questo le associazioni del tifo,
come "Quelli di Via Filadelfia". Il loro impegno ha fatto la
differenza". Così Luca Deri, presidente della Circoscrizione 7,
che si unisce al caldo abbraccio riservato ai familiari delle
vittime: "Ricordo ancora il signore aggrappato alla balaustra,
che non lo regge e cede. Ricordo l'immenso strazio di quelle
immagini e delle famiglie che dall'Italia non ricevevano
notizie. Non possiamo dimenticare questo immenso dolore". Chiude
il momento di raccoglimento il breve discorso di Stefano Lo
Russo, sindaco di Torino: "Quello dell'Heysel è un tema quanto
mai attuale: sia perché siamo chiamati ad onorare le vittime di
quella tragedia, ma anche per ciò che succede ancora oggi, come
capitato pochi minuti prima di Real Madrid-Liverpool. Queste
persone occupano un posto importante nel nostro cuore: Torino
non può dimenticare, ringrazio la Juventus che ha sempre
supportato la città in queste iniziative". La lettura dei nomi
delle vittime ha poi inaugurato un lunghissimo momento di
silenzio, di rispetto, di sincera vicinanza. I tifosi si sono
stretti attorno al dolore delle famiglie delle persone morte
all'Heysel. Angeli volati via troppo presto.
30 maggio 2022
Fonte: Tuttosport
ARTICOLI STAMPA e WEB 28-31 MAGGIO
2022
La dignità e gli indegni
di Guido Vaciago
Negli stadi c'è ancora chi insulta la memoria di chi non
c'è più, di chi se n'è andato proprio in uno stadio. Come nel
caso dell'Heysel (ma succede anche con Superga, con Astori e il
triste elenco potrebbe continuare). E l'imbecillità contagiosa
di tempi in cui si ragiona poco e si grida troppo (nella realtà
o sui social cambia poco). E contro l'imbecillità c'è un solo
vaccino efficace: la memoria. Ricordare, esercitare quella parte
del nostro cervello che serve a immagazzinare informazioni
utili, per esempio, a non commettere gli stessi errori del
passato, ma anche per evitare che al dolore delle tragedie si
aggiunga l'infamia dell'ignoranza. Ecco perché è importante
celebrare il 29 maggio, con tutte le iniziative dei tifosi
juventini, atomizzate in tutta Italia, ma legate dall'energia
emotiva di un popolo con tanta dignità, da opporre agli indegni.
30 maggio 2022
Fonte: Tuttosport
ARTICOLI STAMPA e WEB 28-31 MAGGIO
2022
La
commemorazione davanti allo stadio Mírabello.
Intitolata una
via a Claudio Zavaroni e alle altre vittime dello stadio Heysel
di Romano
Zampineti
Reggio Emilia -
Con ancora negli occhi le immagini dei tifosi del Liverpool che
sabato sera, a Parigi, si sono resi protagonisti dei soliti
tafferugli, facendo ritardare l'avvio della finale di Champions
contro il Real Madrid, è stata commemorata ieri mattina a
Reggio, nel parco davanti allo stadio Mirabello, la tragedia
dell'Heysel di 37 anni fa (29 maggio 1985), quando la follia
degli hooligans della stessa squadra inglese costò la vita a 39
persone. La cerimonia, tornata finalmente in presenza dopo uno
stop di due anni dovuto alla pandemia, ha visto una nutrita
partecipazione di pubblico e tifosi della Juventus, arrivati da
ogni parte d'Italia per ricordare í tanti, troppi tifosi
bianconeri morti quella maledetta notte. Tra questi anche il
reggiano Claudio Zavaroni al quale, proprio ieri, è stato
intitolato il tratto di strada che costeggia il parco in cui è
stato realizzato il monumento intitolato ai 39 angeli
dell'Heysel. Una parte di via Zucchi (quella nel tratto compreso
tra via Carlo Zucchi e via Matteotti), è stata intitolata
proprio a Claudio Zavaroni e a tutte le vittime dell'Heysel e
ieri mattina è stata scoperta la targa con la nuova indicazione
toponomastica. Alla cerimonia erano presenti l'assessore alle
Partecipazioni, Lanfranco De Franco, la presidentessa della
Filef Laura Salsi con Armando Addona, che da anni collabora con
il comitato per la prevenzione e il contrasto della violenza
nello sport e nel tifo e la consigliera comunale Cinzia
Rubertelli. Alla commemorazione il Comitato "Per non dimenticare
Heysel" ha ringraziato le tante persone che, in questi anni,
hanno dato una mano per portare avanti i messaggi che da sempre
animano i promotori: il vice presidente onorario Benedetto
Croce, il reduce di Heysel Riccardo Gambelli, Francesco Di
Leonforte (vice presidente Juventus lub stelle bianconere), Club
Madonia di Milano con il presidente Carmen Calza insieme a
Francesco Rutiliano e Barbara Siliani, Domenico Beccarla
(direttore del Museo del Grande Torino), Rosario De Cru,
presidente del Club Toro di Condovè, Paolo Ferrari, membro del
Comitato e amico d'infanzia del compianto Claudio Zavaroni, la
cantante Elisa Gibertoni, che ha interpretato l'Ave Maria di
Schubert. Ha partecipato anche Gabriele Andreoli, che ha
emozionato tutti con la sua tromba, suonando il "Silenzio".
Fausto Marani ha letto una poesia, "La notte dei campioni",
mentre Riccardo Gambelli ha letto i nomi dei 39 angeli. Presenti
alla cerimonia i rappresentanti dello Juventus club Giulianova,
Bologna Emilia Bianconera e gli Juventus Club di Roma, Torino,
Meda e Milano, oltre al giornalista Roberto Beccantini,
Ermenegildo Loffredo membro di Glmdj, Club Ladispoli, Castel
Fiorentino e Crecchio Abruzzo, Mutina Modena. Immancabile un
plauso per tutti i componenti del Comitato per non dimenticare
l'Heysel, in modo particolare alla presidentessa Iuliana Bodnari
e al marito Rossano Garlassi, che con impegno, volontà e
perseveranza portano avanti le iniziative del Comitato. Dopo la
cerimonia, la giornata si è conclusa con il pranzo a base di
gnocco fritto e salumi alla sala parrocchiale dì Sabbione.
30 maggio 2022
Fonte: Gazzetta
di Reggio
ARTICOLI STAMPA e WEB 28-31 MAGGIO
2022
Tragedia
dell'Heysel
Commemorato
Gianfranco Sarto
di Emiliano
Milani
Sono passati 37
anni da quel 29 maggio del 1985 quando allo Stadio Heysel di
Bruxelles, in Belgio, prima della finale della Coppa dei
Campioni Juventus-Liverpool il portovirese Gianfranco Sarto
insieme ad altri 31 italiani, 4 belgi, 2 francesi ed un
nordirlandese perse la vita sugli spalti. Come di consueto la
famiglia, per la prima volta anche i nipoti Denise e Gianfranco
(stesso nome del nonno), per ricordarlo si è recata a Reggio
Emilia dove dal 1991 ogni anno si commemorano le 39 vittime
dell’Heysel di fronte a quello che è l'unico monumento in Italia
a loro dedicato (NDR: Non è proprio esattamente vero, leggi
qui). Una celebrazione sentita impreziosita dall’intitolazione a
Claudio Zavaroni (cittadino reggiano) e a tutte le vittime anche
di una via adiacente allo stadio Mirabello, dove si trova il
monumento. Un gesto importante per tutti i familiari. Prendendo
spunto da questi esempi la speranza è che Gianfranco, presto o
tardi, possa essere ricordato anche a Porto Viro, ad eterna
memoria di quel 29 maggio 1985, il giorno perduto del calcio, in
cui la festa si tramutò in tragedia.
30 maggio 2022
Fonte: Il
Gazzettino (Rovigo)
ARTICOLI STAMPA e WEB 28-31 MAGGIO
2022
Juve club di
Meda ricorda l’Heysel e piazza San Carlo
di Paolo
Volonterio
Lo Juventus fan
club Scirea di Meda ha celebrato il ricordo delle vittime
dell'Heysel e di piazza San Carlo a Torino in occasione di due
finali di Coppa.
Un folto gruppo
di soci dello Juventus fan club Scirea di Meda, domenica 29
maggio, si è ritrovato sulle gradinate dello stadio "Città di
Meda", alle 19, per un momento di commemorazione ai piedi della
targa che ricorda la strage dell’Heysel e le due donne della
tragedia avvenuta in piazza San Carlo a Torino il 3 giugno 2017
in occasione della finale di Champions League tra Juve e Real
Madrid. L’Heysel invece è la tragedia avvenuta il 29 maggio 1985
poco prima dell’inizio della finale di coppa dei campioni di
calcio tra la Juventus e il Liverpool allo stadio di Bruxelles,
in cui morirono 39 persone (32 italiani) e altre 660 rimasero
ferite.
Juve Club di
Meda, Santambrogio: "Grazie per questo ricordo" -
Il presidente
del club bianconero Stefano Borgonovo ha scandito uno a uno i
trentanove nomi a cui tutti hanno risposto "presente". Quindi
veniva collocato un cesto di fiori. All’evento era presente il
sindaco Luca Santambrogio che ha detto: "È bello che questa
città ricordi i caduti dell’Heysel e le due vittime di Torino.
Una tragedia che è stata per fortuna sfiorata anche sabato 28
poco prima della finale di coppa campioni allo stade de France a
Parigi, tra Real Madrid e ancora una volta il Liverpool. La
sicurezza è importante, ringrazio il club di Meda per il ricordo
delle vittime, si può perdere una partita ma non la vita umana e
per tenere alto il rispetto delle persone".
Juve Club di
Meda, la benedizione di don Fossati -
Prima della
benedizione don Angelo Fossati rivolgendosi ai presenti ha
affermato: "Siete tutte persone che hanno dei bei valori umani e
lasciato anche lo spazio per il Signore. I vostri valori
conservateli e accresceteli". La cerimonia si è conclusa sulle
note del "silenzio fuori ordinanza".
30 maggio 2022
Fonte:
Ilcittadinomb.it
ARTICOLI STAMPA e WEB 28-31 MAGGIO
2022
Come già Pesaro e Torino, anche Reggio Emilia, onorando il "suo"
Claudio Zavaroni, ha
intitolato una VIA a tutte le vittime "Heysel 1985"
di Sergio Sottovia
Spero lo faccia presto anche
Porto Viro col "suo" Gianfranco Sarto, come fatto con stadio
"Toni Scabin".
Certo Reggio Emilia è la città dove è nata la "bandiera
tricolore" e quindi è quasi naturale la sensibilità a fatti che
trascendono il soggettivo e diventano "memoria collettiva". Per
questo alcuni anni fa, quando sono andato a vedere allo stadio
Mirabello la partita tra la Reggiana Valorugby e i polesani
della Rugby Rovigo Delta, ho provato emozione quando ho visto
che il "parco antistante lo stadio" era intitolato alle vittime
della tragedia dell’Heysel dove persero la vita ben 39 persone,
tra cui 32 italiani. Adesso l’amico Emiliano Milani mi ha
trasmesso una serie di immagini che documentano la
partecipazione delle "Quattro Donne" della famiglia (c'era anche
la moglie del figlio Roberto) all’inaugurazione della via
intitolata al reggiano "Claudio Zavaroni e a tutte le 39 vittime
dello stadio Heysel", dove in quel "maledetto" 29 maggio 1985
morì sotto la calca anche Gianfranco Sarto portovirese dal tifo
juventino e tanta passione sportiva.
E allora, visto che già Pesaro e già Torino hanno
intitolato una via a tutte le vittime dell’Heysel, in
considerazione della morte anche di un loro concittadino,
ci viene da pensare che anche il sindaco
di Porto Viro, se sollecitato "vox populi", magari come ha già
fatto intitolando lo stadio comunale allo sportivo "Toni Scabin",
sentirà il dovere di onorare in "modo giusto", la tragica
scomparsa del suo concittadino Gianfranco Sarto e le vittime
dell’Heysel, perché certi fatti esecrandi non accadano più.
Perché la vita è "arte dell’incontro" e il pensiero-segnalazione
trasmessoci da Emiliano Milani - ormai storico corrispondente
del Il Gazzettino - ha tutte le carte in regola, anche come
stile e rispetto dei ruoli, per "sollecitare i nostri
Amministratori al riguardo". Anche per questo lo proponiamo,
perché educatamente propositivo e basato sul fatto logico che
ciò succede in un Comune piccolo ma significativo, può diventare
"prototipo" per decisioni analoghe in altre location, come ci
insegna da tempo il "Diritto Comparato", dove le "buone
pratiche" contagiano altre buone pratiche sia istituzionali che
associative.
Con riferimento alla citazione di Pesaro e Torino, come
città che hanno già onorato le "Vittime dell’Heysel" intitolando
una via (altri l’hanno fatto in modo diverso ma altrettanto da
Memoria e futuro, per non dimenticare) ricordiamo
specificatamente quanto segue. Che a Pesaro a marzo 2015 la
Piazza Torraccia è stata intitolata alle vittime dell’Heysel,
col sindaco Ricci che ha sottolineato: <<Non dimentichiamo, lo
sport deve essere lealtà e rispetto". Mentre a Torino, in data
30 maggio 2018, la piazzetta compresa tra lungo Dora Agrigento e
strada del Fortino, nei pressi della biblioteca civica "Italo
Calvino" (Circoscrizione 7), è stata intitolata appunto alle
"Vittime dell’Heysel". Anche per questo, a titolo
esemplificativo e con riferimento ad altri Comuni che hanno
voluto in modo "perenne" intitolando luoghi pubblici (o con
Mostre come a Porto Tolle…), vi proponiamo la certificazione che
anche il Comune di Savigliano (provincia di Cuneo) ha intitolato
un luogo pubblico come il "Parco della Concordia" alle 39
Vittime dell’Heysel, con tanto di logo delle squadre della
Juventus e del Torino, una società questa che della Memoria… ne
ha avuto tanta. Per questo noi, con umiltà, ricorderemo e
onoreremo spesso, sia la tragedia di Superga 1949 che la Heysel
1985 (entrambe avvenute a maggio) e sai perché come il
sottoscritto ha conosciuto la famiglia dei Fratelli Ballarin
così Emiliano Milani ha conosciuto bene la famiglia Sarto
portovirese, tanto da… richiedere alla Città di Porto Viro un
adeguato "ricordo pubblico" come ha appena fatto anche Reggio
Emilia. E non per lavarsi la coscienza, ma perché la Gente del
Delta Po "sa esprimere la sua più commossa solidarietà’ a chi è
vittima di folle gesti omicida".
31 maggio 2022
Fonte: Polesinesport.it
ARTICOLI STAMPA e WEB 28-31 MAGGIO
2022 
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