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HILLSBOROUGH 1989
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Strage dell'Hillsborough Stadium 15.04.1989 Altri Articoli
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La storia della strage di Hillsborough,

che ha cambiato la storia del calcio

di Indro Pajaro

Il più grave disastro nella storia dello sport inglese e un'incredibile vicenda di malagiustizia.

Nell’ultracentenaria storia del calcio inglese, ci sono un luogo e una data che ne hanno segnato la fine e posto al tempo stesso le basi per la futura rinascita. Sheffield, stadio di Hillsborough, 15 aprile 1989. Durante la semifinale di Fa Cup contro il Nottingham Forest sospesa dopo sei minuti, 96 tifosi del Liverpool morirono nel settore Leppings Lane per un episodio di sovraffollamento innescato da molteplici falle della polizia nella gestione della folla. Si era appena consumato il più grave disastro nella storia dello sport inglese, l’ultimo di una striscia partita ad inizio secolo nonché quello spartiacque che avviò un nuovo modo di intendere il gioco, la sicurezza del pubblico e la fruizione dello stadio. Da lì in poi nulla sarebbe stato più come prima, e le successive due edizioni del Taylor Report avrebbero chiarito quanto successo e fornito le linee guida per uscire dal perdurante stato di crisi in cui versava il calcio inglese attraverso la riqualificazione degli impianti e una disamina di tutte quelle criticità che avevano creato un clima di decadenza generale. Ma il disastro di Hillsborough rappresentò molto più di un dramma sportivo. Fu, al contrario, l’incipit di una brutta storia fatta di pesanti accuse verso i tifosi del Liverpool per coprire le evidenti mancanze di polizia e soccorsi. A cavalcare l’onda - in una fase in cui era facile dare la colpa agli hooligan in caso di disordini, anche per via delle loro conclamate responsabilità all’Heysel - furono i media, la politica e la stessa polizia del South Yorkshire, responsabile dell’ordine pubblico allo stadio e identificata all’epoca come una delle forze più violente e corrotte del Paese. Se in un primo momento il sovrintendente capo e match commander David Duckenfield disse che i tifosi avevano sfondato gli ingressi, nella conferenza stampa convocata a poche ore dal disastro il commissario capo Peter Wright precisò che il cancello era stato deliberatamente aperto per alleviare la congestione fuori dalla Leppings Lane causata dal volontario arrivo in ritardo di centinaia di persone ubriache e senza biglietto.

Quattro giorni dopo arrivò l’infamante prima pagina del Sun intitolata The Truth, creata ad hoc dopo aver ricevuto un’informazione da un’agenzia di stampa vicina a fonti governative che aveva raccolto le affermazioni di alcuni ufficiali di polizia e di un parlamentare del partito conservatore. Veniva scritto che i tifosi avrebbero picchiato i poliziotti e rubato i portafogli delle vittime, rinforzando quella narrativa distorta degli anni Ottanta che aveva trasformato Liverpool in un luogo incline alla criminalità e inviso al governo di Margaret Thatcher per via di una netta avversione nei confronti dell’establishment. Storicamente laburista, popolata in prevalenza dalla working classe legata alle attività delle proprie industrie, la città conobbe un brusco declino proprio durante il thatcherismo e toccò picchi di disoccupazione mai visti prima, venendo gradualmente privata di sussidi statali. La polizia, inoltre, venne investita di un apparente senso di immunità ed incaricata di far rispettare ad ogni costo "la legge e l’ordine". L’abuso dei poteri di fermo e perquisizione, specialmente nelle comunità nere delle periferie, fu alla base nel luglio 1981 delle rivolte di Toxteth, alle quali la Thatcher - su suggerimento del ministro delle Finanze e del Tesoro Geoffrey Howe - rispose proponendo il "declino pilotato" della città. Poi venne l’aspetto giudiziario, forse quello più marcio correlato al disastro di Hillsborough che produsse uno dei casi di malagiustizia più clamorosi di sempre. Le cause civili tra la polizia e lo Sheffield Wednesday, club titolare dello stadio, si risolsero con il pagamento dei danni dilazionato tra le rispettive compagnie assicurative e senza alcuna ammissione di colpa - sebbene il Taylor Interim Report avesse chiaramente scagionato i tifosi e attribuito le responsabilità alla polizia, chiedendone in maniera implicita l’incriminazione.

Quanto accadde dopo fu una estenuante battaglia legale tra le istituzioni e i familiari delle vittime per stabilire come i loro cari avessero perso la vita. Di questo se ne sarebbe occupata una coroner’s inquest, ovvero un accertamento dei fatti finalizzato a scoprire la causa di una morte avvenuta in maniera violenta, innaturale, improvvisa, sospetta o durante la detenzione. Come solitamente accade, l’inchiesta sarebbe stata subito rinviata finché il pubblico ministero non avesse preso una decisione riguardo eventuali incriminazioni - pratica che avviene laddove ci sia il sospetto di un’azione criminale antecedente al decesso. La coroner’s inquest non è incaricata di attribuire le colpe. Ha un carattere di tipo inquisitorio e non prevede il principio del contraddittorio, tant’è che solo il coroner può designare le parti interessate da ascoltare in udienza e influenzare la decisione della giuria fornendo una serie di possibili verdetti, la cui scelta deve essere in linea con la causa medica della morte. I più frequenti sono "suicidio", "morte accidentale" e "omicidio". Con una mossa senza precedenti, nell’aprile del 1990 il coroner riprese anzitempo l’inchiesta e la divise in due parti: una fase preliminare e una a carattere generale. Nella prima, un team di patologi lesse i referti medici delle singole vittime e il risultato delle analisi sul livello di alcol nel sangue, prelevato ad ognuna di loro per rafforzare la tesi della polizia: la tragedia generata da hooligan ubriachi entrati in ritardo e senza biglietto. Seppur la maggior parte delle rilevazioni presentasse valori negativi o comunque di poco superiori al limite consentito per guidare, la giuria venne persuasa che l’abuso di alcool avesse innescato la tragedia, mentre le famiglie furono impossibilitate a visionare integralmente i documenti in possesso del coroner. Il 30 agosto il pubblico ministero stabilì che "non c’erano sufficienti prove per avviare procedure legali contro qualsiasi organizzazione presente a Hillsborough". Nella fase generale dell’inchiesta le famiglie dovettero di nuovo scontrarsi contro un muro di ottusità e malafede. Il coroner scelse infatti di circoscrivere tutti i decessi entro le 15.15 e di non prendere in considerazione le testimonianze circa eventi successivi a quell’orario, sostenendo che la morte sopraggiunse in maniera inevitabile per asfissia compressiva nel giro di massimo sei minuti.

Il 26 marzo 1991 la giuria emanò il verdetto di "morte accidentale", rifiutando quello di "uccisione illegale" che avrebbe portato all’incriminazione di Duckenfield per omicidio colposo. Nell’aprile del 1993 la domanda di revisione giudiziaria venne respinta dall’Alta Corte di Giustizia che, al contrario, ritenne corretta l’inchiesta del coroner. Ci pensarono i media a riaccendere la speranza: nel 1995 il libro "No Last Rights" espose le carenze di un sistema giudiziario inadeguato per affrontare i casi di morte sospetta e denunciò le lacune della coroner’s inquest, poi nel 1996 toccò al film Hillsborough mettere in luce i grossi interrogativi attorno all’intera vicenda, dalla gestione dell’emergenza al controverso verdetto della giuria. L’anno seguente, il neo eletto primo ministro Tony Blair del partito laburista acconsentì alla revisione dell’inchiesta per mano del giudice Stuart Smith, che ebbe come termini di riferimento soltanto la raccolta di nuove prove, non precedentemente considerate, per verificare se ci fosse possibilità di annullare la precedente sentenza e avviare una nuova inchiesta. Fu in questo frangente che i parenti delle vittime ebbero per la prima volta accesso alle dichiarazioni dei testimoni, alle fotografie e ai filmati video, notando come le asserzioni dei poliziotti fossero inaccurate, contradditorie e parziali. Stuart Smith riportò che le loro memorie furono sottoposte a un’attenta fase di modifica e alterazione, ma la ritenne irrilevante ai fini della coroner’s inquest. Il Segretario di Stato per gli Affari Interni Jack Straw accettò lo scrutinio del giudice e lo elogiò per la sua imparzialità e trasparenza, strozzando per l’ennesima volta la richiesta delle famiglie. Il loro ricorso all’accusa privata contro Duckenfield e il suo vice Murray si concluse nel 2000 con l’incapacità della giuria di raggiungere un verdetto. Smarrita la fiducia nella giustizia, non restava altro che proporre una class action per la diffusione totale di tutti i documenti relativi alla strage -pratica che solitamente avviene non prima di trent’anni dalla loro compilazione - per riportare l’attenzione dell’opinione pubblica e del governo su una questione diventata sinonimo di omertà, insabbiamenti e collusioni. Le basi per la realizzazione di questo scenario vennero poste il 15 aprile 2009 ad Anfield, in occasione della celebrazione per il ventennale del disastro. Al grido di "Justice for the 96" i tifosi interruppero il discorso del ministro dei media, della cultura e dello sport Andy Burnham, ricevendo da parte sua un cenno d’intesa con la testa come a voler dare il benestare alla loro rabbiosa istanza. A dicembre il governo acconsentì alla divulgazione totale di tutti i documenti del disastro attraverso l’istituzione di una commissione d’indagine indipendente, ribattezzata Hillsborough Independent Panel, che il 12 settembre 2012 produsse un volume di quasi 400 pagine in cui si sconfessavano i risultati delle precedenti inchieste. Venne scritto che 41 persone avrebbero potuto essere salvate anche dopo le 15.15, ma soprattutto furono scagionati i tifosi del Liverpool, fu confermata la manomissione dei verbali della polizia e una tardiva risposta all’emergenza dei soccorsi.

Scoperta la verità, il passo successivo divenne ottenere giustizia. Tre mesi dopo l’Alta Corte di Giustizia di Londra annullò il verdetto di "morte accidentale" e l’allora Segretario di Stato per gli Affari Interni Theresa May ordinò l’apertura di una nuova e definitiva criminal inquiry. La prima udienza si tenne il 31 marzo 2014 presso la Corte di Giustizia di Warrington. Nel corso della più lunga inchiesta nella storia legale britannica, durata oltre due anni per un costo di circa 84 milioni di sterline, Duckenfield ammise di aver mentito affermando che i cancelli vennero forzati e riconobbe di essere stato una persona inesperta e inadatta a ricoprire quel ruolo. La mattina del 26 aprile 2016 la giuria lesse il nuovo verdetto di "uccisione illegale": per la prima volta anche un tribunale discolpava i tifosi del Liverpool, riconoscendo gli errori della polizia e dei soccorsi. La certezza di un’azione criminale portò, nel giugno 2017, al rinvio a giudizio di Duckenfield e altre cinque persone, accusate a vario titolo di omicidio colposo, ostacolo alla giustizia, violazione delle regole di sicurezza e condotta negligente nello svolgimento dei pubblici uffici. A maggio 2019 Graham Mackrell, ai tempi segretario dello Sheffield Wednesday, venne punito con un’ammenda di 6500 sterline e con il pagamento delle spese processuali per aver fallito a prevenire la ressa all’esterno della Leppings Lane e non aver dotato il settore di un adeguato numero di tornelli. La giuria fu invece incapace di esprimersi su Duckenfield, che il 28 novembre finì nuovamente sotto processo venendo giudicato non colpevole di omicidio colposo dovuto a negligenza grave. Di tutti gli imputati, tra accuse cadute, assoluzioni e processi non ancora effettuati, soltanto uno ha finora ricevuto una condanna. Le 96 vittime furono uccise illegalmente, ma nessuno, molto probabilmente, sarà mai ritenuto responsabile.

6 aprile 2020

Fonte: Esquire.com

© Fotografia: Rivistacontrasti.it

Strage di Hillsborough, 31 anni dopo:

le verità scomode di una tragedia evitabile

di Roberto Consiglio

Il 15 Aprile 1989 allo stadio Hillsborough di Sheffield, avvenne una delle più grandi tragedie della storia del calcio, nella quale morirono 96 persone schiacciate dalla folla. Una vicenda controversa, che per molti anni vide come colpevoli i tifosi del Liverpool, ma che una successiva indagine scagionò, indicando finalmente le vere responsabilità di una strage evitabile.

Il 15 aprile 1989 si consumava quella che è, ad oggi, la più grande tragedia della storia del calcio inglese. All’Hillsborough Stadium della città di Sheffield, poco prima della semifinale di FA Cup tra Liverpool e Nottingham Forest, persero la vita ben 96 persone e 766 rimasero ferite. Le vittime della tragedia vennero schiacciate da una folla di gente che cercava di entrare nel settore a loro dedicato: la tribuna occidentale (la West Stand, anche denominata Leppings Lane dall’omonimo della via retrostante). In un primo tempo, si scaricò la colpa sui temibili hooligans del Liverpool che solamente qualche anno prima, a Bruxelles per la finale di Champions League del 29 maggio 1985, si erano resi protagonisti di quella conosciuta come "strage dell’Heysel". Poche ore dopo la strage però, grazie ad una inchiesta fatta partire per volere della Camera dei Lord britannica, sorse più di un dubbio su questa conclusione affrettata. Nel rapporto conclusivo che ne seguì vennero infatti evidenziate gravi incongruenze nell’organizzazione dell’evento e nel comportamento delle forze dell’ordine che avevano mostrato troppa leggerezza nel gestire la situazione. Si è dovuto attendere però il settembre 2012 per arrivare alle scuse "ufficiali". Proprio allora, infatti, il premier inglese di allora: David Cameron, ha ufficialmente riconosciuto le colpe della polizia della contea inglese del South Yorkshire, dove si trova la cittadina di Sheffield, ed ha scagionato definitivamente la tifoseria dei Reds. Tale strage, secondo alcuni, venne pilotata dai piani alti della politica britannica del tempo. L’allora inquilina di Downing Street, la conservatrice Margareth Thatcher, famosa per la sua lotta repressiva verso il mondo degli hooligans, cercò infatti di strumentalizzare l’accaduto, grazie soprattutto al supporto del quotidiano inglese "The Sun", per orientare favorevolmente l’opinione pubblica britannica verso tale stretta repressiva. A seguito di questi nuovi fatti, nel dicembre 2012, il presidente dell’Alta Corte di Giustizia d’Inghilterra e Galles ha annullato il verdetto della precedente inchiesta del 1989, che non aveva aiutato a far piena luce sull’accaduto, grazie alle testimonianze di circa 800 testimoni. La nuova indagine sulla strage che si è chiusa nel 2016, a 27 anni dall’accaduto, con una sentenza emessa dalla giuria di Warrington, cittadina tra Manchester e Liverpool, che metteva in luce di nuovo l’atteggiamento poco professionale dei "coppies". La strage di Hillsborough, oltre a rappresentare la più importante tragedia della storia del calcio inglese, ha avuto anche altri strascichi negli stadi del regno di Sua Maestà. Tra questi possiamo citare il cosiddetto "Rapporto Taylor": un documento, pubblicato nel gennaio 1990, redatto da una commissione presieduta dal giudice Lord Peter Taylor di Gosforth su mandato del governo britannico allo scopo di fare luce sulle cause e le conseguenze di ciò che avvenne nell’impianto di Sheffield. Tra le varie cose che tale rapporto vietava, negli impianti calcistici inglesi dalla stagione 1994/1995, vi erano le cosiddette terraces: i settori coi posti in piedi. Questo divieto è durato fino alla stagione 2016/2017 quando la squadra di calcio di Glasgow del Celtic, come scritto da noi della redazione di "Io Gioco Pulito", ha realizzato una safe-standing area nel Lisbon Lions Stand dello Celtic Park.

Purtroppo quella di Hillsborough non è stato il solo caso di una tragedia calcistica in cui i "poteri forti" hanno cercato di deviare le indagini fatte partire per tentare di arrivare ad una verità limpida. In molti casi si sono volute insabbiare le indagini per non mostrare che, nonostante le belle parole spese, si era fatto davvero poco per quel che riguardava gli aspetti legati alla manutenzione e alla messa in sicurezza degli impianti. Un esempio può essere quello che accadde il 20 ottobre 1982 presso lo Stadio Centrale Lenin di Mosca, oggi stadio Luzhniki, durante i sedicesimi di andata di Coppa Uefa tra i padroni di casa dello Spartak Mosca e gli olandesi dell’HFC Haarlem. Nonostante si era ancora a metà ottobre la temperatura della capitale russa, quel giorno, sfiorava i 20 gradi sotto zero. A causa del ghiaccio formatosi all’interno dell’impianto, alcuni settori dello stadio non erano agibili e tutti gli spettatori furono disposti nella Tribuna Est, che era stata sistemata all’ultimo in maniera abbastanza fortunosa. A pochi munti dal fischio finale molti tifosi stavano lasciando l’impianto per questioni logistiche. Essi vennero "richiamati" nell’impianto dall’esultanza di chi era rimasto sulle tribune dopo il gol, del definitivo 2 a 0, siglato all’85 il difensore Sergei Shvetsov. La folla rientrante, però, fu fermata dalla polizia sulle scale di accesso, e ciò si rivelò fatale. Le stesse scale, infatti, non progettate per sostenere un peso simile, cedettero di schianto. Alla fine il bilancio ufficiale fu di 66 morti e 61 feriti. Secondo alcune fonti, però, le vittime arrivarono addirittura a 300. Anche in questo caso venne subito alla luce la totale mancanza di esperienza della polizia moscovita. Le forze dell’ordine, infatti, non solo si rivelarono del tutto impreparate per un intervento tempestivo ma provocarono anche problemi nell’uscita degli altri spettatori ancora sugli spalti, che rimasero a lungo intrappolati nello stadio. Nelle ore seguenti si cercò di insabbiare la vicenda e si disse, tramite le prime pagine dei quotidiani locali, che gli incidenti avvenuti "avevano comportato lesioni a qualche tifoso" e basta. I rapporti ufficiali sulla vicenda dei giorni seguenti non furono per nulla chiari e cercarono di omettere la reale gravità dell’incidente. Come capro espiatorio venne chiamato in causa un tale Panchickin, il custode dello stadio. Egli fu ritenuto responsabile delle precarie condizioni dell’impianto e venne condannato a 18 mesi di lavori forzati. Perché si optò per tutto ciò ? Per soli interessi politici e di immagine. Il presidente uscente Breznev, infatti, voleva che l’Unione Sovietica desse ancora un’immagine di sé forte e invincibile, lontano da qualsiasi debolezza. Uno scandalo come quello dello stadio Lenin poteva essere un vero e proprio bastone tra le ruote in questo senso. Per questo motivo, fu fatta partire un’autentica campagna di disinformazione. Solo anni dopo, il nuovo segretario del PCUS Jurii Andropov ordinò una nuova inchiesta sul disastro avvenuto e vennero riportati alla luce molti dettagli e aspetti della vicenda che erano stati celati. Nonostante queste nuove rivelazioni, il tentativo di insabbiamento continuò ancora per anni. La storia del Luzhinki resta tuttora una ferita aperta nella storia del calcio russo. Lo stesso difensore Shvetsov, pur non essendo minimamente implicato con quanto accaduto, si volle scusare pubblicamente affermando: "Non avrei mai voluto segnare quel gol".

15 Aprile 2020

Fonte: Giocopulito.it

© Fotografia: Wikipedia.org

Hillsborough senza giustizia

di Nicolò Canonico

Trentuno anni fa una tragedia mistificata, distorta, strumentalizzata.

È il 15 aprile 1989 ed è una piacevole giornata di primavera a Sheffield, di quelle giornate che rappresentano un’eccezione nello Yorkshire. Dalle parti di Hillsborough, stadio che solitamente ospita le gare dello Sheffield Wednesday, c’è gran movimento: sul prato verde non ci saranno gli Owls, ma il Liverpool di Kenny Dalglish e il Nottingham Forest di Brian Clough, per un’attesissima semifinale di FA Cup. La partita è in campo neutro, come vuole la tradizione, e questo sembra l’impianto migliore: la trasferta è agevole sia per i tifosi dei Reds sia per quelli dei Forest. La Coppa d’Inghilterra continua ad attrarre pubblico, vuoi per il suo prestigio, vuoi perché il desiderio di calcio degli inglesi ha bisogno di trovare sfogo dentro i propri confini nazionali. Il mondo del football con la croce di San Giorgio viene infatti da un periodo nerissimo della sua storia: quattro anni prima all’Heysel gli hooligans del Liverpool avevano causato la morte di 39 persone durante la finale di Coppa dei Campioni contro la Juventus. La Uefa aveva stabilito una punizione esemplare, 5 anni di esclusione dalle competizioni europee per tutte le squadre inglesi.

Proprio per arginare il fenomeno della violenza degli stadi, il governo del primo ministro Margaret Thatcher promuove una serie di iniziative durissime per gli standard britannici: maggiori controlli agli ingressi, barriere protettive che impediscano le invasioni di campo, separazione netta dei settori. Anche l’impianto di Hillsborough, con i suoi 54mila posti, si deve adeguare. Sono le 14.30 e i tifosi del Liverpool iniziano ad ammassarsi nei pressi del West Stand. Provengono tutti da Leppings Lane, la strada che costeggia l’ingresso della Tribuna Ovest: per accedere allo stadio gli oltre 10mila supporter dei Reds sono costretti a passare attraverso sette stretti varchi, con tanto di tornelli. Non ci sono posti assegnati e in tanti scelgono la strada più breve, quella del tunnel principale che porta ai settori 3 e 4 della tribuna. I gradoni al centro si riempiono in pochi minuti, mentre ai lati c’è ancora spazio. Spostarsi negli altri settori non si può, degli alti cancelli impacchettano la tribuna in comparti stagni, come delle grosse voliere dipinte di blu ma sprovviste di tetto. La cara vecchia tradizione inglese di arrivare allo stadio solo pochi minuti prima del fischio d’inizio mal si concilia con le nuove regole imposte dal governo Thatcher. Fuori, su Leppings Lane, il clima inizia a farsi incandescente: i tifosi del Liverpool vogliono entrare, hanno tutti un regolare biglietto, hanno diritto di essere lì e di assistere allo spettacolo, di vedere all’opera il loro beniamino, John "Aldo" Aldridge. Ma la fila è sempre più lunga, si entra uno alla volta e i cancelli fuori dal West Stand tremano di rabbia Scousers.

Qualcosa non sta funzionando: lo sanno gli agenti della polizia del South Yorkshire, lo sa soprattutto David Duckenfield, da poco nominato sovrintendente capo e responsabile della sicurezza durante il match. Duckenfield, con una scarsissima esperienza in fatto di gestione dell’ordine pubblico durante gli eventi sportivi, è nel suo box di guardia, posizionato alla destra del West Stand. Il suo secondo, Roger Marshall, è all’esterno, in mezzo ai sostenitori del Liverpool: ha perso totalmente il controllo della situazione, continua ad arrivare gente che spinge chi è già in fila. Il rischio è che nella calca qualcuno si senta male o resti schiacciato. Marshall chiede tre volte a Duckenfield di autorizzare l’apertura del "Gate C", cancello che di solito viene spalancato per far defluire i tifosi al termine della partita, e permettere così a più persone di entrare contemporaneamente. Il sovrintendente capo tentenna, ma di fronte alla situazione sempre più critica dà il via libera: sono le 14.52, un fiume di supporter dei Reds si riversa nel tunnel centrale, quello che porta ai settori 3 e 4, già stracolmi. Il problema non è stato risolto, si è solo spostato qualche metro più avanti: dal collo di bottiglia su Leppings Lane ai gradoni di Hillsborough.

Alle 15 la partita inizia regolarmente: l’arbitro Ray Lewis, inconsapevole di quanto stia accadendo a poche decine di metri di distanza, fischia l’avvio della gara. Ed è un match avvincente, con le due squadre che sono molte aggressive, in costante pressing nella trequarti avversaria. Al 5’ minuto il Liverpool va addirittura vicino al gol: calcio d’angolo dalla destra dell’irlandese Houghton, pallone a mezza altezza al limite dell’area per Beardsley che si coordina e in acrobazia centra in pieno la traversa. A molti tifosi dei Reds, però, della partita interessa poco: già da qualche minuto diverse decine di persone stanno tentando di scavalcare la barriera che divide il West Stand dal terreno di gioco, con i poliziotti che provano invano a ricacciarli indietro credendo sia un tentativo di invasione. La realtà dei fatti è ben diversa: nel settore 3 non si respira, una transenna a pochi metri dalla rete metallica si è spezzata e una valanga umana ha appena travolto ragazzi, donne e bambini che si trovavano appena più sotto. C’è grande tensione, urla, confusione: chi ce la fa si arrampica nella parte superiore della tribuna, aiutato da altri supporter dei Reds. Scene drammatiche, facilmente reperibili nei tanti filmati presenti sul web: le immagini trasmesse in diretta dalle tv britanniche sono un pugno nello stomaco anche a 30 anni di distanza.

Pochi istanti dopo la traversa colpita da Beardsley si decide finalmente di interrompere la partita: un poliziotto corre in campo dall’arbitro Lewis per spiegare che sta accadendo qualcosa di molto grave. I tifosi del Liverpool invadono il prato di gioco per chiedere aiuto e porre termine a un match che probabilmente non sarebbe mai dovuto iniziare. Vengono chiamati i soccorsi, ma la prima ambulanza arriverà solo 9 minuti dopo lo stop alla gara. Nel frattempo medici, infermieri, pompieri arrivati a Sheffield come semplici tifosi del Liverpool si ritrovano in prima linea nel tentativo di salvare più persone possibili: praticano massaggi cardiaci, cercano di rianimare decine di corpi stesi a terra, mentre i tanti che si sono riversati in campo sono scossi, increduli. Alcuni corrono davanti alle telecamere per mostrare il loro biglietto d’ingresso, prevedendo già che le forze dell’ordine avrebbero provato a far ricadere le responsabilità su di loro, altri prendono i cartelloni pubblicitari e li trasformano in barelle di fortuna per trasportare i feriti lontano dall’inferno. Nonostante gli sforzi 94 persone perdono la vita a Hillsborough o durante il trasporto all’ospedale: morte per asfissia, nella maggior parte dei casi, o per i traumi causati dalla caduta dai gradoni. Il tragico numero sale a 96 nei mesi successivi. Molti di loro sono ragazzi, 78 hanno meno di 30 anni. La vittima più giovane, Jon-Paul Gilhooley, di appena 10 anni, è il cugino di Steven Gerrard. Già, proprio lui, quello che negli Anni 2000 sarebbe diventato capitano e simbolo della parte rossa di Liverpool.

La polizia, con in testa David Duckenfield, prova a scaricare tutta la colpa sui supporter: ubriachi, violenti e in troppi arrivati allo stadio senza biglietto. Le successive commissioni di inchiesta racconteranno un’altra verità, dei tanti errori commessi, della mancanza di preparazione delle forze dell’ordine, della lentezza dei soccorsi. Arriveranno le scuse del governo, per bocca dell’allora premier David Cameron: dirà che le famiglie di chi ha perso la vita a Hillsborough hanno subito una "doppia ingiustizia", quella dei "tragici eventi" e quella della "denigrazione dei deceduti". Nonostante tutto ciò, nonostante le proteste e le battaglie portate avanti dal Hillsborough Family Support Group - comitato creato dalle famiglie delle vittime per giungere alla verità dei fatti - nessuno è stato condannato da un tribunale per quanto accaduto. Il processo all’ex capo della polizia David Duckenfield si è concluso nell’ottobre 2019 con un verdetto di non colpevolezza. A Liverpool il 15 aprile resta una giornata di grande dolore, senza una risposta certa. Già, perché se oggi il responsabile della strage non ha un nome ed un cognome, quantomeno i tifosi dei Reds sono stati assolti dall’infame accusa di colpevolezza che su di loro aveva cucito il governo Thatcher e la macchina del fango mediatica. Chiedetevi perché a Liverpool "The Sun" non sia utilizzato nemmeno come carta igienica, nelle case dei Reds così come in quelle dei Toffees: il giorno successivo alla strage la prima pagina del tabloid accusava i supporters di essersi accaniti sui cadaveri derubandoli e di aver orinato sui "coraggiosi poliziotti". Infine la strage di Hillsborough ha rappresentato un autentico spartiacque nella concezione britannica di vivere lo stadio; infatti il giudice Taylor, incaricato dal governo di stilare un rapporto per fare luce sulle dinamiche del pomeriggio di Sheffield, ha sostanzialmente gettato le basi dell’odierno "Modello Inglese". L’obbligo per i club di restaurare i propri impianti disponendo soltanto posti a sedere ha giustificato l’aumento dei prezzi medi dei biglietti che, in aggiunta alla onnipresente videosorveglianza targata CCTV, ha allontanato dalle gradinate le frange più turbolente della working class. Dalla tragedia, infine, hanno perso sempre i soliti.

14 aprile 2020

Fonte: Rivistacontrasti.it (Testo © Fotografia)

© Fotografie: Wikipedia.org - Rivistacontrasti.it - Generationsport.it

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