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ANTONIO PRETE
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Antonio Prete 28.03.1949
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La guerra del Salento 70 anni fa infiammò Supersano e Ruffano

di Massimiliano Ancona

La rivalità fra i due Paesi, divisi da 10 chilometri, sfociò in violenza dopo una partita di calcio. A cavallo fra 1948 e '49 si combatté una battaglia con spranghe, sassi, mazze.

Cadde a terra. Senza un lamento. La sua vita finì quel giorno di 70 anni fa. Era il 29 marzo '49. Un colpo di pistola, soffocato da quelli dei mitra sparati in aria dai carabinieri per disperdere la folla, gli trafisse il collo. Senza dargli scampo. Antonio Prete aveva 19 anni. E aveva vissuto l'epoca fascista e la tragedia della seconda guerra mondiale. Che anche a Supersano (Lecce), dove abitava, aveva provocato miseria e lutti. Eppure non aveva prostrato i salentini, in grado di accogliere fino a due anni prima - nei dintorni della vicina Nardò - migliaia di ebrei sopravvissuti alla Shoah, tra cui Golda Meir, Ben Gurion e Moshe Dayan, futuri leader dello Stato d'Israele.

VICENDA - La morte di Antonio pose fine alla "Grande Guerra del Salento", titolo del romanzo (ed. Panda) di Bruno Contini che ha riesumato la vicenda. Una vicenda che mise di fronte due paesi confinanti: Supersano e Ruttano, 10mila abitanti in tutto. Divisi da un'antica rivalità. Sfociata in violenza dopo una partita di pallone. Già, perché il calcio provocò la "guerra". Una guerra combattuta per quasi tre giorni con spranghe, sassi e mazze. Armi improvvisate, armi... di contadini, quali erano la maggior parte degli abitanti dei due paesi. Fino alla pistolettata fatale. All'arresto del colpevole, condannato a 15 anni di carcere. E alla pace del 2 aprile con le condoglianze dei ruffanesi alla famiglia Prete.

L'ANDATA - Tutto iniziò il 5 dicembre ‘48. Il Ruffano ospitò il Supersano nell'andata del torneo di II Divisione Pugliese (Girone H), la D attuale. Finì 1-1. Ma i tifosi di casa, scontenti per la direzione di gara, tesero all'arbitro un agguato, sventato da Aldo Frisullo, generale dell'esercito in pensione, presidente del Ruffano, che aveva così abbandonato il brindisi offerto nel suo studio a giocatori e dirigenti. In sua assenza tra le delegazioni era volata qualche parola di troppo. Sino allo schiaffo di un dirigente di casa a uno ospite.


  

IL RITORNO - Quel gesto violento arricchì di tensione la gara di ritorno che si giocò a Supersano il 27 marzo 1949. Il primo tempo si chiuse senza gol. Ma accadde di tutto. Un tifoso ruffanese tentò di colpire l'arbitro con un sasso, che fu raccolto e dato a un carabiniere. Altri tifosi giunsero sul punto d'invadere il terreno di gioco. Frisullo scese in campo e, per placare gli animi, invitò il direttore di gara a essere più... corretto. Ma fu riaccompagnato in tribuna da un carabiniere e da Ernesto Manfredini, imprenditore agricolo e patron del Supersano, che prese per un braccio il collega. Il gesto sarebbe voluto essere distensivo, ma fu interpretato male dai ruffanesi. Nella ripresa, il terzino Martinese risolse la contesa a favore del Supersano. Dalla fine della gara e per i due giorni seguenti fu solo guerriglia urbana. Una guerriglia finita con la morte di Antonio Prete, prima vittima della violenza nel calcio pugliese.

26 marzo 2019

Fonte: La Gazzetta dello Sport

© Fotografie:  Google Maps - Supersanum.it - Piazzasalento.it - Umberto Renna

 
 
     
 
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