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Spari a Roma, tifoso giallorosso arrestato

per tentato omicidio: è Daniele De Santis

Il 48enne negli ambienti del tifo è conosciuto come Gastone: nel 2004, insieme ad altre 6 persone, contribuì a non far disputare il derby Roma-Lazio a causa della falsa notizia della morte di un bambino nel pre-partita.

Tentato omicidio. È questa l’accusa con cui la polizia di Roma ha arrestato Daniele De Santis, 48enne romano, già noto alle forze dell’ordine proprio perché già protagonista di reati da stadio. Le manette direttamente nell’ospedale in cui è stato ricoverato dopo che ieri aveva riportato una frattura alla gamba negli scontri con i tifosi napoletani. Disordini che, a sentire la questura, sono partiti proprio dal vivaio in cui De Santis lavora come custode. Anzi. È stato lui ad innescare la miccia che ha scatenato il finimondo. De Santis ha provocato alcuni tifosi del Napoli lanciando contro di loro dei fumogeni. I tifosi azzurri hanno reagito e l’uomo ha risposto esplodendo quattro colpi d’arma da fuoco (Ciro Esposito, 30 anni, di Napoli, lotta ancora tra la vita e la morte). Questo è quanto sarebbe emerso dalle versioni di alcuni testimoni e di alcune immagini di telecamere a circuito chiuso. Per gli inquirenti, insomma, la dinamica ormai è ricostruita perfettamente.

Il capo della Digos: "De Santis ha agito da solo. dinamica semplice, ci sono immagini"

"Si tratta di una dinamica molto semplice quanto folle". Il dirigente della Digos, Diego Parente, non ha più dubbi. E lo ha spiegato in conferenza stampa: "E’ stato tutto ricostruito in nottata grazie alle testimonianze raccolte sul posto di tifosi e gente comune oltre alle immagini attinenti a prima e dopo l’episodio con il relativo sonoro". I fatti, per lui, sono stati questi: "De Santis, un soggetto noto alle cronache di polizia, si è portato da un circolo ricreativo in viale di Tor di Quinto dove passavano gli autobus dei napoletani e ha cominciato un lancio di artifizi pirotecnici, la sua sfida è stata raccolta. È stato inseguito in un viottolo, il soggetto è scivolato, e vista la situazione ha esploso 4 colpi di arma da fuoco con una 7.65 con matricola punzonata e abrasa, una Beretta. Terminato di sparare, l’arma si è probabilmente inceppata. È stato malmenato in due tranches successive. Si tratta di una dinamica univoca e concordante tra immagini e testimonianze".

Daniele "Gastone" De Santis, la curva e quel derby del 2004 deciso dalla curva della Roma

Il nome di Daniele De Santis, del resto, negli ambienti di destra della curva romanista dice poco: qui è conosciuto come Gastone ed è un punto di riferimento per tutto il tifo giallorosso. Nel 2004, lui ed altri sei tifosi riuscirono a non far giocare il derby Roma-Lazio. I fatti di quei giorni sono tristemente noti. Prima della stracittadina, tra ultras laziali e romanisti fu diffusa ad arte la notizia (falsa) che durante i violenti scontri tra fazioni opposte nei pressi dello stadio Olimpico era morto un bambino perché schiacciato da una camionetta della polizia. Non era vero, ma i tifosi, dopo un conciliabolo in campo con Francesco Totti, impedirono l’inizio del match. Come andò a finire quella storia ? Che il 25 settembre del 2008 il tribunale di Roma decise che "non si doveva procedere" nei confronti dei sette. Reato andato in prescrizione: vittoria dei tifosi e di Gastone, già prescritto per altre contestazioni specifiche. Quali ? Invasione di campo, violenza privata e istigazione a disobbedire alle leggi dello Stato. Reati da stadio, reati da ultras. Perché "Gastone", a Roma, questo è: un capo ultras, di destra, con amicizie importanti anche nella curva della Lazio. Da almeno due decenni. Le forze dell’ordine lo conoscevano bene già prima del mancato derby del 2004. Nel 1996, ad esempio, De Santis fu arrestato insieme ad altri tifosi giallorossi e ad esponenti di estrema destra romana perché autori di una serie di ricatti all’allora presidente della As Roma Franco Sensi. Biglietti omaggio o diserzione e incidenti: questo il ricatto di Gastone e gli altri al petroliere capitolino. La conferma della strategia in un’intercettazione raccolta dalla polizia: "Se non ci dai i biglietti facciamo lo sciopero del tifo, e allo stato non ci verrà più nessuno. Oppure sfasciamo tutto, vedi un po’ se ti conviene". Nella stessa inchiesta del 1996 saltano fuori tra gli arrestati i nomi di Marione Corsi e Giuseppe Castellino, chi con un passato nell’eversione nera e chi con un presente negli ambienti dell’estrema destra romana. Nel pedigree di Daniele "Gastone" De Santis c’è anche un altro precedente: era il 20 novembre 1994 quando il 48enne fu arrestato insieme ad altre 18 persone per gli scontri durante Brescia-Roma, in cui fu accoltellato il vice questore di polizia Giovanni Selmin. In quell’occasione per poco non ci scappò il morto: i giallorossi ferirono gravemente a colpi d’ascia 16 agenti. De Santis (di cui i tifosi romanisti ascoltavano la voce nelle radio private) fu assolto insieme ad altri quattro tifosi per "non aver commesso il fatto". Aveva 28 anni. Fu l’inizio "ufficiale" della sua carriera da ultras: dopo dieci anni è riuscito a non far giocare un derby, dopo venti ha fatto scoppiare l’inferno prima di Napoli-Fiorentina.

La discoteca "Ciak": il luogo degli spari non è un posto qualsiasi

Il 57/b di Viale Tor di Quinto, dove si trovano la famosa discoteca Ciak Village e il vivaio dove è stata ritrovata la pistola che ha sparato ieri contro i tifosi del Napoli, non è un posto qualsiasi. Il locale - cui a fine dello scorso marzo sono stati messi i sigilli per irregolarità amministrative - e i campi sportivi erano gestiti da Alfredo Iorio, fondatore del movimento politico di estrema destra Il Popolo della Vita e animatore di quello che è definito "il dissenso post missino" di Prati, il quartiere di Roma Nord delle occupazioni dell’estrema destra. In questo brodo di cultura gravita anche Daniele De Santis. Non solo. Il vivaio in questione, qualche anno fa, fu teatro di un summit tra le tifoserie di tutta Italia per concordare una strategia comune per dire no alla tessera del tifoso voluta dall’ex ministro degli Interni Roberto Maroni. Che i tifosi del Napoli siano passati di lì sarà anche una casualità (ma le indagini puntano a far chiarezza anche su questo), ma di certo il 57/b di via Tor di Quinto tutto è tranne che un luogo come un altro.

La questura conferma: "Partita iniziata in ritardo per dare informazioni ai tifosi del Napoli"

Al vaglio della polizia anche le posizioni degli altri protagonisti della rissa a cui sarebbe seguita la sparatoria. Il bilancio degli eventi che ruotano intorno alla partita conta anche sette feriti, cinque agenti delle forze dell’ordine e due steward, durante l’afflusso dei tifosi allo stadio nel tentativo di impedire che le opposte tifoserie venissero a contatto. Inoltre un 33enne tifoso del Napoli è stato arrestato per resistenza, violenza e lesioni a pubblico ufficiale: l’uomo è stato sanzionato con un Daspo per cinque anni. Altri due tifosi del Napoli sono stati denunciati, uno per resistenza a pubblico ufficiale, l’altro per possesso di un petardo: entrambi sono stati sanzionati anche loro con il Daspo. La questura, intanto, ha diramato una nota in cui ha confermato che la finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina è iniziata in ritardo "in quanto ai supporter napoletani sono state fornite notizie circa lo stato di salute dei feriti" che si sono registrati nei disordini avvenuti nei pressi dello stadio prima della partita. Poi il teatrino con Genny ‘a Carogna, il capo ultras napoletano che ha virtualmente (ma non solo) deciso che si poteva giocare.

Ciro Esposito ancora in gravi condizioni. La testimonianza dello zio

Il più grave dei tifosi feriti, Ciro Esposito, è stato sottoposto ieri sera a un’operazione all’ospedale "Villa San Pietro" ed è stato poi trasferito al Policlinico Gemelli: le sue condizioni di salute restano difficili dato che un proiettile ha quasi raggiunto la colonna vertebrale. Il ragazzo è ricoverato nel reparto di rianimazione. È cosciente anche se sedato e intubato e sarà sottoposto a un altro, lungo intervento chirurgico nel pomeriggio. "Speriamo che l’amore per il Napoli non gli costi la vita" hanno detto Vincenzo e Giuseppe Esposito, zii del 30enne ferito e anche loro ieri a Roma per seguire la finale di Coppa Italia. "Ciro è in coma, ha subito 3 arresti cardiaci e ha una pallottola nella quinta vertebra. Siamo fiduciosi che possa uscire dal coma e in quel caso sarà operato - hanno spiegato - Non si sa la situazione come sarà per quanto riguarda la mobilità. Ciro - hanno proseguito - è un ragazzo di 30 anni che lavora per un autolavaggio di famiglia a Scampia. In un posto di frontiera. Lava macchine dalla mattina alla sera, l’unica colpa che è ha è che gli piace il Napoli". Gli zii di Esposito precisano che "Ciro non fa parte del tifo organizzato, non è abbonato ma segue il Napoli dovunque". Poi ricostruiscono quanto accaduto ieri pomeriggio: "Insieme ad un altro nostro nipote avevano parcheggiato l’auto nei pressi di Saxa Rubra, quando sono stati colpiti dal lancio di pietre e di una bomba carta. Quindi è uscita questa persona che insieme ad altre hanno iniziato a sparare ad altezza d’uomo colpendo Ciro ad un polmone. È stata subito allertata l’ambulanza che è arrivata però dopo un’ora e mezza e il ragazzo è arrivato clinicamente morto all’ospedale". "È stato un vero e proprio agguato degli ultrà della Roma - dichiara l’altro zio del ragazzo ferito - che hanno aggredito i tifosi del Napoli. Ci aspettiamo dallo stato un po’ di chiarezza". Ora si attendono notizie sulle condizioni di Ciro: "I medici dicono che la situazione è stazionaria, ci auguriamo che migliori. Se esce dal coma e possono operare festeggeremo, vuol dire che la fase critica è passata".

La Questura di Roma: "Nessuna trattativa con tifosi"

Gli agenti hanno anche provato a chiarire (con ritardo) quanto accaduto all’interno dello stadio olimpico. "Non c’è stata nessuna trattativa con i tifosi. I 45′ minuti di ritardo sono stati richiesti dalla società Napoli per far riscaldare i calciatori" - ha detto il questore Mazza in conferenza stampa. Il motivo ? "Società, federazione e forze dell’ordine erano tutti concordi sul fatto che la partita si sarebbe giocata" è stato sottolineato dal questore Mazza. E cosa sarebbe successo quindi sotto la curva degli ultras del Napoli ? "I tifosi hanno chiesto alla società Napoli di avere un colloquio per avere informazioni sulle condizioni del tifoso perché si stava diffondendo la notizia che fosse morto. Quindi la società Napoli ci ha chiesto se avevamo nulla in contrario a che il giocatore (Marek Hamsik, ndr) riferisse la situazione ai tifosi" è stato spiegato. Tutto, quindi, è nato per "un gesto di un singolo, non c’entra la tifoseria della Roma" ha detto il questore di Roma, Massimo Mazza, secondo cui "né i tifosi della Roma né quelli della Lazio si sono mai materializzati sulla scena". Il questore Mazza, poi, non accetta voti né critiche sul funzionamento del servizio d’ordine: "Il voto lo darei a De Santis, quanto all’ordine pubblico è andato tutto molto bene, una persona che si mette a sparare verso altre credo che vada al di là di quello che si può prevedere". Lo ha detto il questore di Roma Massimo Maria Mazza nel corso della conferenza stampa in questura sui fatti accaduti ieri prima della finale di Coppa Italia tra Fiorentina e Napoli, allo stadio Olimpico di Roma. "Credo che una cosa del genere sia senza precedenti da qualsiasi parte - ha aggiunto - Abbiamo uno che aggredisce, prima comincia con quest’azione di provocazione, poi c’è la reazione violenta da parte dei tifosi del Napoli che lo rincorrono, lui cade e a questo punto per sottrarsi all’aggressione che si andava a concretizzare nei suoi confronti comincia a sparare".

Testimone napoletano: "E’ stato agguato di tifosi romanisti"

Gaetano Foria è un tifoso del Napoli ed era a Roma per la partita. È un testimone di quanto accaduto. Per lui gli ultrà romanisti "erano parecchie decine". La voce di possibili agguati dei rivali romanisti circolava tra i tifosi del Napoli diretti all’Olimpico. "Ho ricevuto la telefonata di un amico tifoso verso le 14.30, mentre eravamo a pranzo a Frosinone, con figlio e altri 7 amici. State attenti, ci hanno detto. Ci stanno aspettando". Foria ha smentito invece la voce di un forte ritardo dell’ambulanza che ha soccorso Esposito. "Non saprei dire esattamente quanto tempo ha impiegato per arrivare sul posto. Ma non è stata un’attesa lunga".

4 maggio 2014

Fonte: Ilfattoquotidiano.it

© Fotografia: Gazzetta.it

Imboscata in stile vietcong, tre testi accusano De Santis

di Simone Di Meo

Una "imboscata" in stile vietcong: gli inquirenti che stanno ricostruendo la dinamica del sabato di follia all'Olimpico usano questa espressione per spiegare com'è che sono andate le cose in via Tor di Quinto poco prima della finale di Coppa Italia tra Fiorentina e Napoli. A entrare in azione sono stati il presunto "pistolero" Daniele De Santis, che ha agito a volto scoperto, e tre complici con indosso invece pesanti caschi da motociclista. Hanno attirato in trappola il gruppetto di tifosi napoletani aggredendolo con lanci di petardi, fumogeni e bombe carta mentre, incolonnati, poco distanti, sfilavano i pullman provenienti dalla Campania. Alla reazione dei partenopei, che hanno cercato una carica di "sfondamento" per proteggere i bus, chi ha potuto, è fuggito. De Santis, nella ritirata, sarebbe scivolato e, per il timore di finire nelle mani dei rivali, avrebbe premuto cinque volte il grilletto. Una delle pallottole ha raggiunto al polmone Ciro Esposito, 30enne di Secondigliano ora ricoverato, in condizioni critiche, in ospedale. La pistola Beretta è stata trovata in un'aiuola, e De Santis è stato sottoposto all'esame dello Stube alla ricerca di eventuali tracce di polvere da sparo sugli abiti e sulle mani. Per ora i provvedimenti restrittivi sono quattro, ma potrebbero aumentare nelle prossime ore. È in stato di fermo per rissa, la vittima, così come il suo feritore che deve però rispondere del più grave reato di tentato omicidio. Per loro, e per altri due giovani coinvolti negli scontri del pre-partita, la Procura di Roma ha chiesto la convalida del fermo che sarà discussa dopodomani davanti al gip. De Santis, conosciuto nell'ambiente del tifo organizzato col soprannome di "Gastone", è un vecchio arnese da stadio. Agli investigatori ha ripetuto di non aver fatto fuoco, anche se le testimonianze di tre tifosi partenopei sono ritenute assai attendibili dai poliziotti che l'hanno riportata nella informativa inviata a Piazzale Clodio. Ci sono poi i video amatoriali degli attimi immediatamente precedenti la sparatoria che confermerebbero la prima versione dei fatti: ad aprire le ostilità sono stati i quattro romanisti. E, a sparare, sarebbe stato proprio "Gastone". I precedenti, peraltro, sono sfavorevoli a De Santis. Nel 1998, viene arrestato nei pressi dello stadio "Romeo Menti" al termine della partita Vicenza-Roma con l'accusa di aver preso a sprangate le auto di cinque giornalisti. Quattro anni prima, era rimasto agli arresti per cinquanta giorni tra galera e domiciliari: i pm lo accusavano di aver fatto parte del commando che, in occasione della partita Brescia-Roma, aveva accoltellato il vicequestore Giovanni Selmin durante un assedio a un blindato della polizia. Quindici agenti finirono in ospedale dopo i corpo -a-corpo con i tifosi della "Magica" armati di asce, bastoni e bombe carta. Le indagini sul raid si indirizzarono su un doppio binario: da un lato rilanciare l'immagine e il "prestigio criminale" del "Movimento politico Occidentale", sciolto per incitamento all'odio razziale, nel quale orbitavano alcuni degli ultras arrestati, e dall'altro ricattare il presidente della Roma Franco Sensi che aveva deciso di sospendere i biglietti omaggio per i gruppi organizzati. "Gastone" fu assolto e risarcito con tre milioni di lire per ingiusta detenzione. Da sempre considerato vicino agli ambienti dell'ultradestra, De Santis finì pure nel fascicolo giudiziario sul derby sospeso il 21 marzo del 2004 quando, insieme ad altri sei tifosi, convinse Francesco Totti a chiedere all'arbitro la sospensione della partita perché si era sparsa la notizia (smentita anche dalla polizia agli altoparlanti dell'Olimpico) della morte di un bambino investito da una camionetta della polizia. La giustizia italiana non ha fatto in tempo a processarlo per quei fatti perché è intervenuta, provvidenziale, la prescrizione. Una "mitragliata" di Daspo lo ha, però, negli ultimi tempi allontanato sempre più dal calcio fino a isolarlo del tutto: da qualche anno, faceva il custode di un campo sportivo con annesso chiosco proprio a poca distanza dallo stadio. Ma le indagini sono appena all'inizio. La Procura di Roma sta valutando, insieme agli agenti della Digos, anche il ruolo del capo della curva A, Gennaro De Tommaso, soprannominato Genny 'a carogna, negli scontri in via Tor di Quinto. Il leader dei "Mastiffs" era infatti presente sul luogo della sparatoria ed è stato proprio tra i primi a soccorrere Esposito in attesa dell'ambulanza. Coincidenza o fatalità ?

5 maggio 2014

Fonte: Ilsole24ore.com

La Beretta e le altre armi quei troppi misteri della battaglia fra ultrà

di Massimo Lugli

"Ma chi sono questi, la polizia ?". "No sono romanisti... Romanisti di m…". Dalle finestre del pullman, il cellulare riprende un gruppo di teppisti, quasi tutti col viso coperto, che impugnano spranghe e bastoni. Pochi istanti carichi di tensione, poi gli spari e la scia rosa scuro di un petardo che vola a mezz'altezza lasciandosi dietro una voluta di fumo bianco. Voci sempre più allarmate: "Ah fatt'è bbuona a' Ciro". "A' polizia non vene" "Nun ven'a polizia". "Chiudete sta c… e' pporta". Un video che smentisce in modo plateale la versione della questura sulla ricostruzione, ancora piena di lacune e di punti oscuri, di un sabato di sangue, violenza e paura. I tifosi del Napoli erano a bordo di un pullman proprio alle 18.10, nel momento in cui quattro pallottole calibro 7.65 hanno trasformato la finale di coppa Italia in un incubo. Le domande senza risposta, i dubbi, le perplessità sono ancora tantissime e pesano come macigni. Quello di "Gastone" è stato veramente il gesto isolato di un folle ? Daniele De Santis è andato da solo all'assalto di un'intera tifoseria con una pistola in tasca e una voglia disperata di ammazzare e farsi ammazzare ? E dopo i tafferugli agli autogrill, a ponte Duca d'Aosta e a ponte della Musica nessuno ha pensato di presidiare un ritrovo come il "Ciack", frequentato da estremisti di destra, spesso legati alle frange più dure del tifo capitolino ? Nel silenzio tombale della polizia (che dopo una sbrigativa conferenza stampa di domenica mattina ha abbassato una saracinesca di silenzio) non resta che ricostruirla fin dall'inizio, questa giornata di violenza, esaminando una ad una le incongruenze che ancora la punteggiano.

I primi disordini risalgono alle 10.30 del mattino, durante le soste dei tifosi biancoazzurri agli autogrill di Ponzano e di Poggiano, in provincia di Rieti. Sono brevi focolai, subito domati, qualche petardo, qualche danneggiamento e poi tutti in pullman, ma rendono l'idea di un clima che si sta velocemente arroventando. Nel primo pomeriggio, le due tifoserie sono tutte a Roma e i tafferugli continuano, concentrandosi, come al solito, nelle zone vicine allo stadio. Alle 17.50, un gruppo di supporter napoletani risale il lungotevere, attraversa ponte Duca d'Aosta ed entra in contatto con un piccolo plotone di fiorentini. Le due fazioni si affrontano con l'arma tradizionale degli ultrà: la cinghia. Staffilate da entrambe le parti, calci, pugni, qualche sciarpa strappata come trofeo di guerra poi sopraggiungono le divise ed è il fuggi fuggi. Stessa scena, anche se più rapida, al ponte della Musica, dove i teppisti arrivano da piazza Bainsizza. Per una volta, niente coltelli, sono mani nude e bastoni. Nel frattempo, la maggior parte dei tifosi sta arrivando all'Olimpico, mentre il traffico, in tutta la zona nord, va in tilt. Una colonna di pullman e una fila interminabile di macchine fluisce, a passo d'uomo, lungo viale di Tor di Quinto, a quasi un chilometro dallo stadio, l'unico punto dove si può ancora sperare di trovare un parcheggio. Sono passate da poco le 18 e siamo a pochi minuti dalla sparatoria. Panoramica sulla scena: la stradina dove si apre il cancello del "Ciak", dei campi sportivi dove i bambini imparano a giocare a calcetto e del chiosco gestito da "Gastone" sbocca sul vialone alberato a poche decine di metri dal poligono di tiro e lambisce la recinzione del reggimento Carabinieri a cavallo. Il "Ciak", almeno in passato, era un ritrovo di neonazi, chiuso e riaperto di recente per un problema di abusivismo. Daniele De Santis è quello che in verbalese si definisce "persona nota", vecchio cliente di polizia e carabinieri, una sfilza di precedenti per violenze da stadio. L'uomo vive lì, in una sorta di baracca, assieme ai tre cani. Possibile che a nessuno sia venuto in mente di presidiare la zona o quantomeno di "avvertirlo" amichevolmente ? Eppure una provocazione degli ultrà giallorossi contro gli odiati nemici napoletani era più che prevedibile: la Procura sta ragionando attorno all'ipotesi di un "gruppetto" di supporter romanisti. Non ci vogliono i servizi segreti per intuire che quel chiosco, in quel momento, era una polveriera.

L'inferno inizia alle 18,05. E a questo punto le varie versioni non combaciano. Ecco la ricostruzione che esce da ambienti ultrà della Roma: un gruppo di tifosi napoletani conosce De Santis e sa dove vive. I teppisti, armati di bastoni e petardi, assaltano l'ingresso, sfondano il cancello e si avventano sul quarantottenne. Il pestaggio è brutale: l'uomo viene sbattuto a terra, sprangato selvaggiamente, pestato con un montacarichi. Per difendersi, le gambe già spezzate, l'osso della tibia che esce dalla carne, "Gastone" impugna la pistola e fa fuoco. Gli assalitori scappano e qualcuno trasporta De Santis dentro il Ciak ma pochi minuti dopo il gruppo torna, abbatte la porta, si scaglia contro "Gastone", lo trascina fuori e continua a picchiarlo mentre l'uomo urla alternativamente. "Mi ammazzano", "Vi ammazzo" e "Chiamate la polizia".

Una ricostruzione di parte, ovviamente, ma che contrasta con quella di San Vitale. Ricordiamola: De Santis esce da solo dal chiosco, attraversa la strada e si avvicina a un gruppo di napoletani appena scesi dalla macchina. Urla, insulti, scaglia petardi, minaccia gli avversari che reagiscono e si lanciano all'inseguimento. "Gastone" gira sui tacchi e fugge ma, arrivato alla stradina, scivola e cade. È un attimo, i napoletani gli sono addosso e l'uomo impugna la Beretta e fa fuoco. Tutto da solo, quindi, l'azione folle di un kamikaze pronto a lasciarci la pelle. Nessun piano preordinato, nessun complice. E chi sono i due personaggi col casco in testa che compaiono in un video in mano alla polizia e, guarda caso, mai reso pubblico ? "Nelle immagini si vedono due persone, ma non risulta che abbiano avuto un ruolo negli scontri" dice il questore Massimo Maria Mazza. E i teppisti ripresi dal pullman ? Tutti napoletani ? E perché quella voce spaventata che chiede all'autista di chiudere la porta ? "Sono romanisti di m...".

Sul fatto che a fare fuoco sia stato proprio De Santis non sembrano esserci dubbi anche se l'uomo, fin dall'inizio, ha negato. Ma forse la Beretta non era l'unica arma. Una testimone, di cui scriviamo oggi su queste pagine, assicura di aver visto uno dei napoletani sparare in pieno viso a De Santis, steso a terra, con una lanciarazzi. Un'arma che nessun ultrà porterebbe allo stadio, troppo pericoloso. Sta di fatto che i risultati dello stub su Daniele De Santis non sono stati ancora resi noti anche il test per rilevare tracce di polvere da sparo sulla pelle o sui vestiti è quasi istantaneo. La spiegazione della questura ("Ci vuole tempo per avere i riscontri") aggiunge dubbi a dubbi e rientra nella strategia di chiusura verso i media e blindatura delle notizie già vista in passato. Difficile pensare che qualcun altro abbia fatto fuoco ma, tra notizie smentite e informazioni contraddittorie, niente si può escludere. E quella pistola con la matricola punzonata da dove veniva ? Un pregiudicato, di solito, non tiene mai un'arma clandestina in casa perché teme di essere controllato (cosa che dovrebbe accadere spesso) e di finire dritto in galera. La pistola viene affidata a una "retta", un incensurato e tirata fuori solo quando serve. Negli scontri tra ultrà, finora, non era mai comparsa un'arma da fuoco che tra l'altro i teppisti da stadio disprezzano, nel loro delirante culto del "coraggio" e della rissa.

Ma torniamo a viale Tor di Quinto perché la giornata è ancora lontana dalla conclusione. A terra ci sono quattro feriti: "Gastone", Ciro Esposito e gli altri due ragazzi napoletani colpiti agli arti e meno gravi. I romanisti (se c'erano) si sono dileguati, i napoletani sono sul posto in forze e sempre più imbestialiti. L'ambulanza, imbrigliata nel traffico, ritarda (qualcuno parla di un'ora), molti chiedono aiuto, bestemmiano, imprecano e, alla fine, si scagliano contro la polizia. Una funzionaria, Agnese Cedrone, se la vede brutta. Un suo collega, Massimo Improta, accorre a difenderla spalleggiato da pochi uomini, sferrando manganellate a raffica per disperdere gli aggressori. Gli ultrà lo aggrediscono a sprangate, il funzionario di difende coraggiosamente e sono per miracolo se la caverà con un dito steccato. Per quell'episodio, nessun fermo. Dov'erano i rinforzi ? Il seguito è al centro delle polemiche più aspre. Dentro lo stadio, tensione al diapason, rimbombare di petardi, cori da guerra. Il calcio d'inizio ritarda ma la partita, è già deciso, si giocherà comunque anche perché annullare il match avrebbe conseguenze catastrofiche. Inizia il capitolo più discusso: la trattativa con gli ultrà napoletani rappresentati da un personaggio inquietante come "Genny ‘a carogna" che sembra l'immagine stessa di tutto quello che il tifo non dovrebbe essere. Il day after è fatto di buone intenzioni: mano dura con gli ultrà, Daspo a vita, nessun cedimento, tolleranza zero. E intanto la Supercoppa del 24 agosto sembra destinata a emigrare verso lidi più sicuri. Perché è fin troppo facile immaginare il futuro: alla prima occasione, altri scontri, altri tafferugli, altre polemiche. Resta solo da sperare che almeno qualcuno non tiri fuori la pistola.

6 maggio 2014

Fonte: La Repubblica

Ciro Esposito migliora ed è "libero". Il gip: niente obbligo di firma

di Gianluca Monti

Nessuna misura restrittiva nei confronti del tifoso del Napoli ferito a Roma. Le verità dello zio: "Soccorsi lenti, usate due pistole".

NAPOLI - "Giustizia è fatta", urlano i legali. "Che sollievo", esulta la mamma. Ciro Esposito è "libero", per quanto possa definirsi tale un ragazzo di 30 anni costretto in un letto di ospedale per un colpo di pistola al petto e non ancora fuori pericolo. Il giudice per le indagini preliminari di Roma, infatti, respingendo la misura dei domiciliari, ha accolto le richieste della difesa: nessuna misura restrittiva nei confronti del tifoso napoletano, neppure l'obbligo di firma. La diposizione del gip prevede perciò anche la revoca del piantonamento, senza alcuna limitazione per i familiari che sono al fianco del ragazzo. Grande la soddisfazione dei difensori Angelo e Sergio Pisani: "Ha vinto la giustizia - commenta il primo - ed ora vincerà anche Ciro, impegnato nella battaglia più difficile".

DIEGO e arresto - Nel pomeriggio altre buone notizie erano arrivate sulle condizioni di salute del ragazzo, ricoverato al Gemelli in terapia intensiva. Il papà Giovanni all'uscita dalla rianimazione ha spiegato che "Ciro ha aperto gli occhi e ha risposto con cenno della testa. L'ho visto, mi ha riconosciuto. Sembra stia meglio, spero che migliori ogni giorno di più. Gli ho chiesto se vuole vedere Maradona - ha aggiunto il papà - e lui mi ha fatto cenno di sì con la testa".

Provvedimenti - Il gip ha invece disposto l'obbligo di firma per gli altri due tifosi del Napoli, Alfonso Esposito e Gennaro Fioretti, accusati di rissa aggravata e lesioni personali, mentre c'è l'ordinanza di custodia cautelare in carcere, invece, per Daniele De Santis, l'ex ultrà romanista accusato di aver sparato almeno quattro colpi di pistola.

Le verità - In mattinata Enzo Esposito, lo zio di Ciro, ha raccontato le sue verità. Ha la faccia provata, ma la voce ferma. I suoi amici hanno organizzato per lui una conferenza stampa per spiegare cosa è realmente accaduto a Roma ed Enzo Esposito ci va giù duro: "La macchina del fango è già in moto, noi vogliamo giustizia. Per questo abbiamo organizzato una manifestazione sabato a piazza Dante". Intanto, le condizioni di Ciro migliorano: "Stamattina all’alba ci hanno dato notizie positive, ma non è ancora fuori pericolo. A me interessa la sua salute, ma anche tutelarne la dignità". Lo zio riprende: "Le ricostruzioni ufficiali sono false. Il Questore di Roma dovrebbe dimettersi o essere dimissionato perché non è possibile che in una zona sensibile come quella dove sono avvenuti gli scontri non ci fossero poliziotti, ambulanze e vie di fuga. I soccorsi per mio nipote sono arrivati dopo oltre un’ora".

Testimoni cercasi - La famiglia di Ciro Esposito ha attivato un indirizzo-email per ricevere filmati e testimonianze sull’accaduto (omissis). "Secondo un testimone che resterà anonimo perché è tra coloro che hanno picchiato De Sanctis, le pistole sulla scena erano due - continua lo zio di Ciro - quella che poi si è inceppata ha sparato a mio nipote, l’altra probabilmente a Gennaro Fioretti (ferito al pari di Alfonso Esposito ndr). Loro tre sono scesi dalle auto per soccorrere un pullman che era stato oggetto del raid di De Sanctis ed altri romanisti. I primi a soccorrere mio nipote sono stati Genny ‘a carogna e Massimiliano Mantice, proprio i due tifosi che ora sono sottoposti a Daspo. Li ho ringraziati di persona per quanto hanno fatto per Ciro". Amara la chiosa finale: "Ci ha chiamato il sindaco, ma non lo ha fatto il Napoli se non nella persona del suo medico sociale Alfonso De Nicola. Ci saremmo aspettati una telefonata da parte del club per un tifoso ferito gravemente".

Parla de Laurentiis - Nel pomeriggio arriva anche un gesto di attenzione e vicinanza da parte del presidente del club partenopeo, Aurelio De Laurentiis, che in una nota pubblicata sul sito del club si pronuncia sui fatti di Roma, spiegando che "in questi giorni non ho avuto voglia né di commentare né di divulgare un'analisi delle varie responsabilità. Ma una cosa mi ha colpito e non mi ha lasciato indifferente. La grande dignità della signora Antonella Leardi. Le sue parole di amore per il prossimo e di perdono mi hanno profondamente colpito. A lei vanno il mio rispetto, la mia devozione e il mio totale affetto".

7 maggio 2014

Fonte: Gazzetta.it

Scontri all'Olimpico, una trappola per i napoletani, nel commando anche i laziali

di Sara Menafra e Riccardo Tagliapietra

La pista del kamikaze solitario, sconfessata da video e testimonianze, non è l’unica. C’è un disegno che ricalca una trama diversa, quella della trappola, con Daniele De Santis che fugge ma non spara. A sparare, invece, sarebbe stato un amico di "Gastone", nell’estremo tentativo di salvare l’ultrà dal linciaggio. Una ricostruzione dove ci sono almeno una quindicina di tifosi romanisti e laziali appostati nel vicolo in attesa della preda. I vestiti strappati a forza di botte. Il volto tumefatto. De Santis è vivo per miracolo. Dice di non aver sparato a nessuno. Forse ha ragione, la prova dello Stub non dimostra quasi nulla. Servono altri elementi per collegare l’ultrà romanista alla sparatoria che sabato pomeriggio ha ridotto in fin di vita l’ultrà partenopeo Ciro Esposito, arrivato in città per seguire la finale di Coppa Italia Fiorentina-Napoli e finito in Rianimazione. Ma la sua azione è stata una trappola. Un testimone dice di aver visto l’uomo sparare, ma è un racconto confuso. Da ambienti investigativi trapela altro. È un’alleanza già vista quella tra giallorossi e biancocelesti, accumunati dalla passione per l’ultradestra che è poi uno dei principali tratti distintivi di De Santis, legato fraternamente ad alcuni tra i maggiori leader estremisti romani. Come accadde nel violento raid di Campo de’ Fiori contro gli inglesi tifosi del Tottenham, il 22 novembre del 2012 al pub Drunken Ship, quando una ventina di ultrà misti aggredirono a bastonate e coltellate dieci ragazzi stranieri, ferendone gravemente un paio.

L’APPUNTAMENTO - Così sarebbe accaduto sabato scorso. L’appuntamento per gli ultrà romani è nei pressi del circolo Ciak. Una zona ben conosciuta da De Santis che lavora al circolo sportivo accanto. Stradine che scorrono nel quartiere e vicino al Tevere, che i militanti di una certa frangia del tifo violento conoscono bene. Perché proprio quella zona era stata nota alle forze dell’ordine come luogo di ritrovo di estremisti del tifo romano, che avevano allestito un "campo di addestramento" per teppisti, con lancio di sassi, bombe carta e cariche simulate. Un fortino che doveva servire anche sabato scorso. Ecco quindi De Santis uscire allo scoperto. Fare il pazzo verso i torpedoni carichi di tifo e di rabbia violenta.

L’IMPREVISTO - Quando una cinquantina di ultrà napoletani scendono dai bus, l’ultrà romanista corre verso la salvezza, inseguito dai rivali. Ma accade qualcosa che non aveva previsto. "Gastone" inciampa e viene raggiunto nel vicolo. Le dichiarazioni dei testimoni sono discordanti. Qualcuno racconta di ragazzi con i caschi neri in testa, registrati in un video. Altri travisati. Dai pullman (ci sono le riprese dai telefonini) sono in molti a urlare contro i romanisti che spariscono dietro la siepe che costeggia il viale. De Santis è solo a terra quando il primo calcio in testa lo fa stramazzare al suolo. L’uomo cerca di ripararsi, ma il pestaggio è brutale. Poi la ritirata tra bombe carta che esplodono. Forse, è allora che "Gastone" estrae la pistola e fa fuoco a casaccio, temendo d’essere ammazzato. È un’ipotesi. Appurato, invece, il ritorno dopo pochi secondi del branco che ha finito di massacrare l’ultrà romanista, prima di raggiungere il gruppo all’urlo delle sirene.

L’ALTRA VERSIONE - Esiste, però, un’altra possibilità, ovvero che a sparare non sia stato De Santis. La pistola viene trovata molto lontano da dove giace immobile l’ultrà romanista con una gamba rotta. È in un cestino. A mettercela è stata la titolare del Ciak che ha assistito alla scena. Così dichiara davanti agli investigatori lei stessa sabato notte. Ma il giorno seguente la versione cambia. Pare sia stato il marito della donna a trovare la pistola. Ancora più lontano da dove aveva indicato la moglie. La signora, però, spaventata, ha deciso di consegnarla ai poliziotti. Chi ha spostato la pistola da dove stava De Santis ? Perché nessuno degli ultrà napoletani, che hanno perfino colpito il rivale con un carrello in testa, ha preso la pistola ? Una testimone dice di aver visto addirittura un altro uomo sparare a De Santis in faccia con un lanciarazzi. Forse la Beretta 7,65 senza matricola non è mai stata in mano a De Santis. E chi ha sparato ha pensato bene prima di filare, di lasciarla dentro un vaso lungo la via di fuga, per evitare di essere pizzicato per strada con l’arma al seguito.

7 maggio 2014

Fonte: Ilmessaggero.it

Il gip: "De Santis violento". I pm: "Con lui commando di 4 persone"

Il magistrato descrive la personalità dell'ex ultrà accusato di tentato omicidio: "Non sa misurare la gravità delle proprie azioni. Lui è l'autore dei colpi d'arma da fuoco". E viene fuori la ricostruzione della sparatoria.

"Non ho sparato io, ma non sono nelle condizioni di poter ricordare cosa è accaduto". Così l'ex ultrà della Roma Daniele De Santis, accusato di tentato omicidio, ha risposto al gip nell'ambito dell'interrogatorio di garanzia. L'uomo è accusato di tentato omicidio per aver ferito tre tifosi del Napoli nel prepartita di Coppa Italia. De Santis ha affermato di non ricordare quanto avvenuto nella zona di Tor Di Quinto e di non essere nelle condizioni fisiche per poter ricordare le fasi degli scontri.

NATURA VIOLENTA - Il gip di Roma Giacomo Erbert, dopo avere convalidato il fermo per De Santis, disponendone l'ordinanza di custodia cautelare in carcere, ha sottolineato che l'ex ultrà della Roma mostra una "natura incontenibile e specialmente violenta e la comprovata incapacità a misurare la gravità delle proprie azioni". Riferendosi a De Santis il giudice scrive, inoltre, che presenta "un generale atteggiamento di sfida nei confronti dell'ordinamento e delle sue regole". Un comportamento che fonda, nel giudice, "il convincimento che ogni altra misura, al di fuori della custodia cautelare in carcere, risulti inadeguata". Per il gip la misura cautelare in carcere è legata all' esigenza di evitare che "possano essere commessi reati dello stesso tipo di quello contestato e per la violenza della condotta, la futilità dei motivi dell'azione, l'assoluta mancanza di controllo e la totale incapacità di ponderazione della misura e del senso del pericolo per sé e per gli altri". Il giudice, infine, fa riferimento alla "manifesta tendenza" di De Santis a farsi "giustizia da sé e i gravi, reiterati e specifici precedenti penali e carichi pendenti". Il gip di Roma, afferma infine che "allo stato della documentazione in atti, si ritiene individuato in De Santis l'autore dei colpi d'arma da fuoco". Il magistrato, a conferma di questo, cita la testimonianza di un testimone, un tifoso del Napoli.

LA VICENDA - I pm, dopo aver ascoltato i testimoni, hanno intanto formulato una prima ricostruzione: almeno quattro persone, con il casco in testa, erano con l'ex ultrà romanista Daniele De Santis quando è avvenuta la sassaiola, con lancio di petardi, contro un bus con i tifosi del Napoli in transito verso lo stadio Olimpico in vista della finale di Coppa Italia di sabato scorso. Il gruppo di aggressori si è dileguato al primo accenno di reazione dei napoletani in una direzione diversa a quella di De Santis. Il quale, raggiunto da un primo gruppo di supporter azzurri, ha fatto fuoco quattro volte.

7 maggio 2014

Fonte: Gazzetta.it

"Un agguato per rivalità calcistiche": così Gastone decise di sparare

di Marco Mensurati e Fabio Tonacci

ROMA - Le prime certezze dell'inchiesta, rese ufficiali dalle parole di un giudice, contraddicono in maniera clamorosa la versione ufficiale della questura. "Non c'entrano niente le dinamiche ultrà", avevano dichiarato gli uomini del Viminale nell'immediatezza dei fatti (e l'hanno ripetuto nei giorni successivi). "De Santis ha agito per futili motivi, in specie per ragioni di rivalità calcistica " e "tutto è avvenuto per un regolamento di conti", scrive invece il giudice per le indagini preliminari di Roma Giacomo Ebner nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa ieri nei confronti dell'ex ultrà giallorosso, sfilando di fatto un altro mattoncino da quel piccolo castello di bugie e mezze verità costruito in questi giorni intorno alla sparatoria di Tor di Quinto.

IL REGOLAMENTO DI CONTI - Nell'ordinanza, che accoglie in pieno le tesi proposte dai pm Eugenio Albamonte e Antonino Di Maio, il giudice fornisce una prima ricostruzione ragionata di quei minuti drammatici, tra le righe della quale si "smaschera" un'altra suggestione delle prime ore: quella sparatoria non è stato il gesto isolato di un folle, ma l'esito prevedibile di un conflitto tra fazioni. In strada, vicino al circolo ricreativo Ciak Village, poco prima degli spari si erano infatti affrontati due distinti gruppi: quello dei napoletani, composto verosimilmente da nove persone (tre delle quali rimaste ferite dai colpi di pistola) e quello dei "romani", composto oltre che da Daniele De Santis, in arte "Gastone", anche da "altri soggetti nei confronti dei quali sono in corso attività di identificazione". Uno dei testimoni chiave dell'inchiesta, Raffaele Punzone, "ha fatto riferimento in particolare ad altre tre persone munite di casco, che uscivano dal viottolo insieme a De Santis, unico a capo scoperto". Insomma, ad attendere gli "ospiti" napoletani nei parcheggi dedicati, a un chilometro e mezzo dallo stadio, c'era un gruppetto di persone armate di pistola e con il volto coperto.

LA RICOSTRUZIONE DEL GIP - Ecco dunque quello che è successo, così come è stato possibile appurare finora, descritto nell'ordinanza con il burocratese del tempo imperfetto. I tifosi napoletani appartenenti al club "Area Nord" - e tra questi anche Ciro Esposito e il fratello Alfonso - "percorrevano viale Tor di Quinto a piedi nel momento in cui una persona (De Santis, ndr) usciva da un viottolo laterale inveendo contro i passeggeri di un autobus di colore bianco e lanciando contro al mezzo un fumogeno". Il giudice Ebner non chiarisce, in questa fase, dove fossero né cosa stessero facendo i tre presunti complici di De Santis. Secondo la ricostruzione dei magistrati, tuttavia, questi si sarebbero dileguati quasi subito, forse perché si erano accorti che nel frattempo erano accorsi numerosi altri tifosi napoletani. De Santis, invece, riconosciuto chiaramente anche da alcuni video sequestrati ("corpulento e con la barba"), "colpiva con calci e pugni l'autobus e provocava i tifosi del Napoli che camminavano intorno". A quel punto si scatena una caccia all'uomo: "I tifosi partenopei si mettevano all'inseguimento di De Santis che intanto si dava alla fuga. Nel video si vede chiaramente che la reazione dei tifosi napoletani e l'inseguimento è avvenuto in modo compatto e all'unisono. In un momento ancora non meglio precisato, l'individuo (De Santis, ndr) estraeva una pistola di marca Benelli B80 calibro 7,65 priva di matricola e sparava ad altezza uomo". E qui, il giudice Ebner mette un altro punto fermo in questa vicenda. A sparare è stato De Santis, nonostante questi, interrogato ancora ieri, abbia continuato a negare, e nonostante l'esito dell'esame del guanto di paraffina abbia lasciato qualche dubbio. Scrive infatti il gip: "È attendibile la dichiarazione di Punzone, il quale riferiva di avere visto con certezza la scena appena descritta e di essere sicuro che l'uomo che aveva sparato era lo stesso che veniva picchiato e che veniva poi identificato nel De Santis", del quale Punzone "forniva anche una descrizione dei vestiti poi sequestrati a Gastone".

IL PASSATO NEOFASCISTA - Non è la prima volta che De Santis si trova in tafferugli del genere. Faceva parte del gruppo dei Boys, di cui Mario Corsi, ex Nar e ora voce radiofonica del ventre della Sud, è stato uno dei leader. Entrambi condividono un passato nero. Perché raccontare Danielino in curva, è raccontarlo a metà. Prima di essere ultras, è un fascista. Militante convinto. Di quelli duri e puri, che andava a fare le spedizioni punitive. Conquista il "disonore" della cronaca per la prima volta nel 1994, quando si fa arrestare con altri 18 sodali a Brescia. Lo aveva convinto Maurizio Boccacci, fondatore del Movimento Politico Occidentale. Su quel bus che li porta in Lombardia siedono anche Massimiliano D'Alessandro detto "er polpetta", di Opposta Fazione (un gruppo di violenti, slogan "meno calcio e più calci"), e Giuseppe Meloni, altro leader dei Boys. Amici di una vita. Fascisteria impastata con il tifo, un mix che il giudice Ebner descrive con parole molto dure: "Assoluta mancanza di controllo, totale incapacità di ponderazione della misura e del senso del pericolo per sé e per gli altri, manifesta tendenza a farsi giustizia da sé ed un generale atteggiamento di sfida nei confronti dell'ordinamento e delle sue regole". Un compendio della più becera filosofia curvaiola che "rendono concreto il pericolo" che Danielino possa sparare ancora. (Fonte: La Repubblica)

8 maggio 2014

Fonte: Laroma24.it

Scontri Coppa Italia e ultrà, i pm:

"C'era commando, con De Santis almeno 4 persone"

Ne sono convinti i pm dopo aver ascoltato i testimoni. Ieri Alfano aveva spiegato che su questo punto le indagini erano ancora in corso. Napolitano: "Intransigenza assoluta con violenti". E Pansa: "Stop a chi si maschera nei cortei".

ROMA - Almeno quattro persone, con il casco in testa, erano con l'ex ultrà romanista Daniele De Santis quando è avvenuta la sassaiola, con lancio di petardi, contro un bus con i tifosi del Napoli in transito verso lo stadio Olimpico in vista della finale di Coppa Italia di sabato scorso. Ne sono convinti i pm dopo aver ascoltato i testimoni. Il gruppo di aggressori si è dileguato al primo accenno di reazione dei napoletani in una direzione diversa a quella di De Santis. Il quale, raggiunto da un primo gruppo di supporter azzurri, ha fatto fuoco quattro volte. Ieri il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, in audizione davanti alle Camere aveva spiegato che le indicazioni sulla "partecipazione all'azione violenta" delle persone "con i caschi" date da un testimone erano smentite da altri, e gli inquirenti stavano ancora indagando. E mentre gli inquirenti della procura di Roma dispongono una consulenza balistica per ricostruire, tra l'altro, le distanze tra De Santis e i tre napoletani feriti (l'accertamento sarà utile per stabilire anche se questi ultimi abbiamo effettivamente preso parte al pestaggio di De Santis), dal Quirinale arriva il monito: "Chi si presenta con le spranghe, chi si presenta con le bombe-carta, chi attacca, e attacca senza scrupolo anche sapendo di poter colpire molto gravemente, e chi incendia e devasta: su questo ci deve essere una intransigenza assoluta, un rigore di cui voi siete l'espressione più importante e nello stesso tempo più esposta. E meritate, le forze di polizia meritano, il riconoscimento e rispetto che la grande maggioranza degli italiani nutre per loro". A dirlo è il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, incontrando gli allievi degli istituti di formazione della Polizia di Stato, nel 162esimo anniversario della sua costituzione.

Intanto, il prefetto Alessandro Pansa dedica un passaggio del suo discorso per la celebrazione del 162° anniversario della fondazione della Polizia di Stato, di cui è capo, alle violenze e alle tensioni che sabato scorso hanno preceduto, dentro e fuori dello Stadio Olimpico di Roma, la finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina. Pansa definisce i violenti "delinquenti" più che tifosi e annuncia l'adozione a breve di nuove misure di contrasto perché simili situazioni non si verifichino più. "Si deve fare ancora di più - ha scandito Pansa - per individuare nuove e più incisive forme di contrasto". Il capo della polizia ha poi ricordato che, sul piano del contrasto alla violenza negli stadi, nel corso dell'anno sono stati arrestati 128 supporter, un dato in crescita rispetto al 2013. "Contro la violenza negli stadi - ha detto Pansa nel suo discorso - è già stato innalzato il livello di contrasto", infatti gli arresti sono passato dai 41 dello scorso campionato ai 128 di quello attuale. "Si tratta di tifosi - ha aggiunto Pansa - che io definirei in realtà delinquenti". Tra le misure di carattere generale auspicate da Pansa, "non dovrebbe essere più tollerabile che a manifestazioni autorizzate prendano parte impunemente persone mascherate e armate. Servono sanzioni anche se non spetta a noi tale decisione". Pansa ha confermato che è in dirittura d'arrivo "un regolamento con valore normativo capace di prevedere con certezza e omogeneità i comportamenti delle forze dell'ordine in occasione di controlli, fermi e manifestazioni. Saranno regole note a tutti, chiare e vincolanti, e serviranno a tutelare i cittadini, ma anche e soprattutto gli agenti che oggi operano spesso senza sapere in che modo la loro condotta sarà valutata dall'Autorità giudiziaria e dai superiori. Questo vogliamo che non accada mai più". "Il mio obiettivo - ha concluso il capo della polizia - è quello di continuare a garantire a tutti il diritto di manifestare liberamente le proprie opinioni, ma nel rispetto del diritto dei cittadini a non vedere danneggiati i propri beni e le proprie attività e il diritto degli operatori dell'ordine pubblico a non rischiare ogni giorno l'incolumità e la carriera".

Elogi alle forze dell'ordine erano giunti ieri da Alfano, durante la ricostruzione dei fatti svolta in audizione alla Camera. Un racconto da cui, secondo il ministro, è emerso come lo svolgimento della partita non sia mai stato in discussione, che la polizia ha contenuto la reazione dei tifosi napoletani dopo il grave ferimento di Ciro Esposito e che con gli ultrà della curva partenopea non c'è stata alcuna trattativa. Piuttosto divergente la disamina del giudice sportivo, che sanzionando le società Napoli e Fiorentina ha evidenziato come, in base alle segnalazioni degli steward, i tifosi del Napoli avessero manifestato l'intenzione di invadere il terreno di gioco, furiosi per il ferimento di Ciro Esposito, se il capitano della squadra, Marek Hamsik, non si fosse recato sotto la curva a parlare con i capi ultrà.

Per il presunto sparatore di Esposito - De Santis - il gip di Roma ha convalidato l'arresto e disposto la detenzione in carcere. Nell'ordinanza, il magistrato Giacomo Ebner scrive come De Santis mostri una "natura incontenibile e specialmente violenta", "la comprovata incapacità a misurare la gravità delle proprie azioni" e "un generale atteggiamento di sfida nei confronti dell'ordinamento e delle sue regole". Comportamento che fonda, nel giudice, "il convincimento che ogni altra misura, al di fuori della custodia cautelare in carcere, risulti inadeguata" vista l'esigenza di evitare che "possano essere commessi reati dello stesso tipo di quello contestato". Il giudice, infine, fa riferimento alla "manifesta tendenza" di De Santis a farsi "giustizia da sé e i gravi, reiterati e specifici precedenti penali e carichi pendenti". Per tutto questo, e "allo stato della documentazione in atti, si ritiene individuato in De Santis, l'autore dei colpi di arma da fuoco". E il magistrato cita la testimonianza di un testimone, un tifoso del Napoli.

8 maggio 2014

Fonte: Repubblica.it

Ultrà, caccia ai quattro del commando

di Fabio Tonacci

ROMA - Ci sono quattro ombre che si muovono nella storia della sparatoria di Tor di Quinto. Quattro persone con il casco modello Jet sfuggite ai due filmati girati con i telefonini, acquisiti dalla polizia. Ma ancora ieri, durante un nuovo sopralluogo degli investigatori e dei magistrati, alcuni testimoni ne hanno ricordato la presenza accanto a Daniele De Santis durante l'assalto al pullman del Napoli, gli abiti scuri, la fuga al momento della reazione degli ultras partenopei. La Digos sta indagando tra le amicizie dell'arrestato, frugando in quello stagno di neofascismo impastato di tifo da stadio in cui "Gastone" nuota da anni. La cronaca dei fatti del 3 maggio è imperfetta. Mancano altri protagonisti e dettagli. Ma è sufficiente a convincere il prefetto di Roma - la decisione è di ieri - ad anticipare di tre ore, alle 17.45, la partita Roma-Juventus, per motivi di sicurezza. La procura ha disposto una perizia balistica per verificare la distanza tra De Santis, accusato di tentato omicidio, e i tre napoletani feriti, anche per valutare se sono stati loro ad aggredire "Gastone". I bossoli ritrovati a terra modello gfl 7.65, sono 5, tra questi uno è una cartuccia inesplosa. È scritto nell'informativa della polizia, su cui si basa l'ordinanza di convalida degli arresti del Gip Giacomo Ebner e di cui ha dato conto ieri Repubblica. In uno dei video degli scontri, poi, "si sentono chiaramente quattro colpi di arma da fuoco, esplosi in rapida successione". E però un tifoso intervistato a volto coperto da Anno Uno su La 7, dichiara che "le pistole che hanno sparato erano più di una". Il sopralluogo di ieri al Ciak - a quanto si apprende - conferma la ricostruzione dei fatti dei pm Eugenio Albamonte e Antonino Di Maio. Sul posto, nel pomeriggio, è andato anche Damiano De Rosa, uno dei due legali di Ciro Esposito, il tifoso napoletano ricoverato al Gemelli in condizioni stazionarie. "È verosimile che tutti i feriti fossero nel gruppo di testa che ha dato luogo alla rissa con il De Santis" e altri nove soggetti "di eguale fede calcistica sono in corso di identificazione", si legge nell'informativa della Digos. "Faremo indagini parallele - dice De Rosa - per raccogliere testimonianze tra chi era con Ciro quel giorno". E intanto per De Sanctis, ricoverato nell'infermeria del Regina Coeli, si è attivato una sorta di "soccorso giallorosso". Gli altri pazienti di fede romanista infatti se ne prendono cura. Dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano arriva un altro monito perché ci sia "intransigenza assoluta verso chi usa spranghe e bombe". E mentre il capo della procura romana Giuseppe Pignatone precisa che "non ci può essere un'indagine sulla trattativa, perché non esiste il reato", sul tavolo dei pm è arrivata la relazione della procura sportiva, in cui si ricostruisce il dialogo tra il capitano del Napoli Hamsik e Genny ‘a Carogna ai piedi della Curva Nord e in cui gli steward dello stadio segnalano la possibilità dell'invasione di campo. Sarà dall'analisi di questa carta, e delle altre relazioni di Lega e arbitri, che sarà valutato se accusare Genny e Massimiliano Mantice, i due leader della curva napoletana indagati, anche di minacce e violenza privata.

9 maggio 2014

Fonte: La Repubblica

Morte Ciro Esposito, per l'ultras della Roma Daniele De Santis l'accusa diventa omicidio volontario.

L'autopsia sul corpo di Ciro Esposito nel pomeriggio

I pubblici ministeri faranno notificare la nuova imputazione all'ultrà giallorosso ricoverato, in stato di arresto, in una struttura medica penitenziaria.

Con la morte di Ciro Esposito, si fa più pesante la posizione processuale di Daniele De Santis, l'ex ultrà giallorosso accusato dalla procura di Roma di aver esploso diversi colpi di pistola (almeno cinque) all'indirizzo di alcuni tifosi partenopei, durante la rissa scoppiata in viale Tor di Quinto nel prepartita della finale di Coppa Italia. De Santis, che da quel 3 maggio scorso è piantonato all'ospedale in stato d'arresto per tentato omicidio oltre che per porto e detenzione di arma da sparo, è ora indagato dai pm Eugenio Albamonte e Antonino Di Maio non più per tentato omicidio, ma per omicidio volontario.

L'autopsia sul corpo di Esposito nel pomeriggio - Sarà effettuata al Policlinico Umberto I di Roma l'autopsia sul corpo di Ciro Esposito, lo ha reso noto uno dei legali della famiglia, Damiano De Rosa. Alle 14 in Procura a Roma sarà conferito l'incarico per l'esame autoptico al professor Costantino Ciallella. La famiglia Esposito ha nominato come perito di parte Giuseppe Cenname. Il corpo di Ciro Esposito sarà quindi trasferito dal Policlinico Gemelli all'Istituto di Medicina legale dell'Umberto I.

Camera mortuaria a Scampia - È stata allestita nell'auditorium di Scampia, a Napoli, la camera ardente che dovrebbe accogliere la salma di Ciro Esposito, lo fa sapere Angelo Pisani, presidente della Municipalità nel cui territorio cade anche il rione di Scampia. Pisani, che è anche uno degli avvocati di Esposito, ha avviato una raccolta firme per chiedere al Presidente Napolitano la medaglia al valore civile per Ciro: "Non dimentichiamo che è stato ferito e poi è morto dopo una lunga agonia per avere cercato di difendere donne e bambini da un attacco con bombe carta a un pullman di supporter partenopei". L’avvocato ha anche fatto sapere che è stata inoltrata alla magistratura l’istanza di rilascio della salma.

25 giugno 2014

Fonte: Rainews.it

"È stato il chiattone" Così Ciro ha riconosciuto l’ultrà romanista

di Valeria Di Corrado e Vincenzo Imperitura

Prima di morire Ciro Esposito ha identificato il suo killer e i suoi complici. La voce del giovane tifoso napoletano è stata cristallizzata in una registrazione. "Mi ha sparato il chiattone", avrebbe detto dal letto di ospedale ai genitori che gli mostravano le foto di Daniele De Santis apparse sui giornali.

La svolta nelle indagini potrebbe venire da questo prezioso file audio registrato un paio di settimane fa da una criminologa e una psicologa che in questi lunghi 50 giorni hanno seguito la famiglia Esposito. In un momento di lucidità, Ciro avrebbe fatto la cronaca di quel maledetto 3 maggio, una giornata che doveva essere di festa e che invece l’ha condotto alla morte. Ieri pomeriggio, con gli occhi ancora gonfi di lacrime, la madre, il padre, il fratello minore e lo zio Pino, insieme alla criminologa Angela Tibullo, si sono recati negli uffici della Digos della Questura di Roma in qualità di persone informate sui fatti. In un colloquio durato circa tre ore, hanno riferito del riconoscimento fatto da Ciro dell’uomo che gli ha sparato, identificato nell’ex ultrà romanista De Santis. Una testimonianza "de relato", già pienamente utilizzabile dalla Procura dopo la morte del testimone diretto. Ma c’è di più. I familiari di Ciro hanno consegnato nelle mani degli agenti un file audio in cui è lo stesso ragazzo a riferire in prima persona l’identità del suo attentatore e a riconoscerne i complici. "Si ricordava tutto di quella giornata - racconta a Il Tempo Angela Tibullo - Prima abbiamo verificato la sua attendibilità: gli abbiamo chiesto dove abitava, come si chiamavano i genitori, se riconosceva la sua fidanzata. Ha dimostrato di essere pienamente cosciente. Poi gli abbiamo posto domande aperte sulla dinamica dei fatti. Ciro ha detto dove aveva parcheggiato la macchina, ha spiegato che è intervenuto perché aveva sentito le urla dei bambini provenienti dal pullman dei tifosi napoletani preso di mira dalle bombe carta, ha identificato in De Santis l’uomo che gli ha sparato e ha riconosciuto anche i suoi complici". "La registrazione fa parte degli accertamenti investigativi fatti da noi in via preventiva per capire se Ciro era in grado di riconoscere il suo attentatore - precisa l’avvocato Damiano De Rosa, legale della famiglia Esposito - Abbiamo aspettato a farlo ascoltare dagli inquirenti perché pensavamo che si riprendesse. Chiederemo alla Procura che venga acquisito questo documento vocale e che si proceda nei confronti di De Santis anche per il reato di tentata strage. Se non ci fosse stato Ciro in quel momento, chissà cosa sarebbe successo ai tifosi napoletani del pullman". Alla luce di questa testimonianza diretta, la posizione di Danielino "Gastone" si aggrava ancora di più. Dopo la morte di Esposito, i pm hanno cambiato l’ipotesi di reato da tentato omicidio a omicidio volontario. Ieri per motivi di sicurezza De Santis è stato trasferito dal policlinico Umberto I, dove si trovava in stato di arresto, nella struttura protetta dell’ospedale Belcolle di Viterbo. Nel reparto di medicina legale de La Sapienza verrà eseguita stamattina l’autopsia sul corpo di Ciro, che servirà per ricostruire la dinamica del ferimento, a cominciare dalla traiettoria del proiettile. Il colpo che ha provocato l’emorragia al polmone, e la conseguente infezione letale, sembra non sia stato ancora estratto. Solo al termine dell’esame autoptico i pm firmeranno il nulla osta per la riconsegna della salma ai familiari e Ciro potrà tornare nella sua Napoli.

26 giugno 2014

Fonte: Iltempo.it

IL PROVVEDIMENTO: LA PAURA DI RAPPRESAGLIE

Il presunto aggressore trasferito nell’ospedale dei mafiosi al 41 bis

di Rinaldo Frignani

Si temono rappresaglie e vendette. A Napoli sono comparse scritte come: "Ciro non faremo festa finché di Gastone non avremo la testa".

ROMA - L’hanno trasferito di corsa, alle 3 del pomeriggio, portandolo via dal reparto ortopedia del Policlinico Umberto I per una destinazione che doveva restare segreta. Invece, poche ore più tardi, le agenzie hanno battuto il nuovo rifugio di Daniele De Santis, ora di dominio pubblico, proprio come il primo: l’ospedale Belcolle di Viterbo, quello dove vengono assistiti anche i mafiosi in regime di 41 bis. Un reparto seminterrato blindato, con accessi selezionati (perfino quelli dei medici e degli infermieri di turno), ospiterà l’ultrà romanista accusato di aver ucciso volontariamente Ciro Esposito. "Facciamo in modo di non avercelo sulla coscienza", si raccomanda uno dei suoi avvocati, Michele D’Urso, che con il collega Tommaso Politi, segue il cinquantenne. A questo punto rappresaglie e vendette sono più di semplici voci. Nelle settimane scorse a Napoli erano già comparse scritte contro De Santis e i tifosi giallorossi: "Ciro non faremo festa finché di Gastone non avremo la testa". Qualcuno aveva anche impiccato al Rione Sanità un manichino con la maglietta della Roma. Mercoledì il legale non ha fatto in tempo - "Soltanto per un quarto d’ora" - a incontrare De Santis a Roma. La Penitenziaria l’aveva già portato via, poco dopo l’arrivo della salma di Ciro al vicino istituto di medicina legale della Sapienza dove stamattina verrà eseguita l’autopsia. Un atroce incrocio di destini. "Probabilmente sa che Ciro è morto", spiega ancora D’Urso. Un infermiere, un altro ricoverato, il tam tam dell’ospedale, potrebbero avergli rivelato quello che - secondo il legale - "De Santis sperava non accadesse mai: non abbiamo mai affrontato l’argomento, lui non ha mai chiesto, non si è mai informato, anche se è ovvio che fosse dispiaciuto quando si rendeva conto che Ciro stava male e un po’ più sollevato quando intuiva che c’erano buone notizie". Ora tutto è crollato, il peggio è arrivato. Anche per lui. Dal 3 maggio scorso l’ultrà giallorosso vive piantonato a vista da un agente. Altri sono fuori dalla sua stanza. A Viterbo dovrebbe essere lo stesso. Poco più di mese dopo gli scontri a Tor di Quinto, il gip Giacomo Ebner aveva emesso un’ordinanza per far tornare De Santis all’Umberto I dopo un periodo trascorso nell’infermeria di Regina Coeli. Divieto di guardare la televisione, di leggere i giornali. Come in isolamento, e anche immobilizzato a letto. Uniche visite quelle dei genitori e del fratello. All’udienza di convalida, sempre in carcere, fu portato in barella. "Non ho sparato", disse al giudice. Da allora non ha più parlato. "Era sotto effetto di sedativi, in precarie condizioni di salute", aggiunge l’avvocato. "Non era in grado di alzarsi, come ancora oggi - spiega D’Urso - l’infezione alla gamba fratturata quel pomeriggio è seria, ha rischiato un’altra operazione. All’Umberto I c’era un’apparecchiatura che lo faceva stare meglio e gli ha evitato l’intervento. Ora non sappiamo come andrà a finire".

26 giugno 2014

Fonte: Roma.corriere.it

Omicidio Esposito la procura indaga sulla gestione della sicurezza

di Federica Angeli

"C'è più di un colpevole nella morte di Ciro Esposito". Lo dice il sindaco di Napoli e lo sostengono i familiari del tifoso partenopeo. Ed è per questo che la procura di Roma ha chiesto alla Questura di acquisire agli atti del procedimento per l'omicidio di Esposito, "i piani di sicurezza" del 3 maggio scorso. "Perché se è vero che l'esecutore materiale dell'omicidio del tifoso napoletano - sostiene l'avvocato Sergio Pisani, legale dei genitori di Ciro - è l'ultrà della Roma Daniele De Santis, è vero anche che la rissa sfociata in omicidio, forse, non sarebbe successa se, in quello spicchio di città ci fosse stato un servizio di ordine pubblico capace di governare gli scontri". L'attacco lanciato dal sindaco di Napoli Luigi De Magistris, nel corso dei funerali del ragazzo partenopeo ieri a Scampia "L'ordine pubblico non ha funzionato quel giorno a Roma, ora paghi anche chi non lo ha garantito" non cadrà nel vuoto. Tutte le carte che raccontano come era stato organizzato per la finale di Coppa Italia Napoli-Fiorentina dalla questura il servizio di ordine pubblico in città, prima della partita, durante e dopo sono al vaglio della procura. E se qualcuno ha sbagliato finirà nel registro degli indagati. "Le falle sono state tante. C'è poco da dire: la zona non era sorvegliata - dice l'avvocato Pisani - e questa mi pare una cosa abbastanza grave". A cominciare - ed è su questo che i pubblici ministeri Eugenio Albamonte e Antonino Di Maio stanno lavorando - dalla mancanza di poliziotti nel parcheggio di Tor di Quinto dove era previsto l'arrivo dei pullman dei tifosi del Napoli. Quanti agenti di polizia erano presenti lì, proprio nel quadrante in cui si era pianificato arrivassero i tifosi ? Top secret. Gli inquirenti stanno vagliando le carte. Altro punto su cui i magistrati lavorano: il ritardo dei soccorsi a Ciro, steso sull'asfalto, per via del cordone dei poliziotti che impediva a chiunque di entrare nell'area transennata dove c'era il corpo del tifoso partenopeo. Dal racconto di sette testimoni ascoltati dalla Digos è emerso che, nei drammatici istanti degli scontri scoppiati a Tor di Quinto, Ciro Esposito venne raggiunto anche da un altro proiettile, oltre a quello mortale, di striscio alla mano. Insomma eventuali errori e "falle" nella gestione dell'ordine pubblico sono al vaglio della procura. I familiari di Ciro Esposito, che più volte oralmente in presenza dei loro legali, hanno rappresentato la problematica della gestione del prepartita, si sono riservati di sporgere denuncia nei confronti dei responsabili della sicurezza in città. C'è infine un altro punto su cui si chiede chiarezza: i cellulari che hanno smesso di funzionare allo stadio prima dell'inizio della partita. Tanto che neanche il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro, come ha dichiarato in un'intervista a Repubblica, è riuscito a telefonare e ad avere notizie in tempo reale sulle condizioni di Esposito, ricoverato in ospedale, perché il suo apparecchio non era funzionante. Potrebbe essere successo qualcosa per impedire alle tifoserie di usare i cellulari per conoscere quanto era accaduto fuori e quindi infervorare gli animi e la tensione, già alle stelle.

28 giugno 2014

Fonte: La Repubblica

Omicidio Ciro Esposito, altri 4 ultrà indagati

Lo rivela "Il Messaggero": avrebbero partecipato all’aggressione a fianco di Daniele De Santis, l'uomo che ha sparato il colpo fatale.

Milano - Ci sono novità sul fronte delle indagini per l'omicidio di Ciro Esposito, il tifoso napoletano morto il 25 giugno dopo essere stato ferito a colpi di pistola il 3 maggio scorso nell'immediata vigilia della finale di Coppa Italia fra Napoli e Fiorentina. L’accusa, come riporta il Messaggero, è di concorso in omicidio volontario. Si tratta di quattro ragazzi tra i 23 e i 25 anni, che avrebbero partecipato all’aggressione a fianco di Daniele De Santis, l'uomo che ha sparato a Ciro.

Interrogatorio - Mercoledì 16 luglio i pm Antonino Di Maio e Eugenio Albamonte hanno aperto un fascicolo sui presunti tifosi, a cui sono stati sequestrati telefonini e computer. I quattro ragazzi sono romani e vivono vicino al Circolo Boreale di Tor di Quinto, proprio dove avvenne l’aggressione. Secondo le prime ricostruzioni, il gruppo avrebbe avvicinato il pullman dei tifosi del Napoli insieme a De Santis, che avrebbe poi lanciato i petardi per primo. Gli altri sarebbero scappati dopo il primo contatto. Nelle prossime ore è previsto l'interrogatorio degli indagati per cercare di ricostruire tutte le dinamiche dell'aggressione.

17 luglio 2014

Fonte: Gazzetta dello Sport

Delitto Esposito "L'unico indagato è De Santis"

"L'unico indagato per l'omicidio di Ciro Esposito rimane De Santis". La precisazione arriva dal procuratore Giuseppe Pignatone che ha smentito le notizie relative ad altri indagati per la morte del giovane tifoso del Napoli. Alcuni ultrà giallorossi sono stati invece identificati e oggetto di una serie di perquisizioni. La loro posizione è ora al vaglio dei magistrati che decideranno se procedere all'iscrizione. Potrebbe essere dunque vicina ad una svolta l'inchiesta sugli scontri, culminati con il ferimento e la morte dopo 52 giorni di agonia di Ciro Esposito, avvenuti poche ore prima della finale di Coppa Italia Fiorentina- Napoli del 3 maggio scorso. A perquisire le abitazioni di quattro ultras giallorossi è stata la Digos. Presto per dire se si tratti dei complici di Daniele De Santis, soprannominato "Gastone", l'uomo che fece fuoco su tre tifosi azzurri che gli si erano avventati contro dopo averlo notato tirare petardi ed altri oggetti contro un pullman di tifosi. In ambienti della procura c'è grande riserbo sulle perquisizioni e, soprattutto, sull'ipotesi che i destinatari delle ispezioni possano essere le persone con casco in testa fuggite al primo accenno di reazione di quei napoletani che, a distanza, avevano notato l'assalto al pullman. A parlare di presunti complici di "Gastone" sono stati diversi testimoni. Lo stesso Esposito, in un momento di lucidità, dal letto del Policlinico Gemelli, aveva confidato a parenti ed amici di aver riconosciuto in De Santis il giovane che gli aveva sparato e che questi, quando lanciò oggetti contro il bus era in compagnia di altre persone con il casco. In attesa di dare un nome ai complici di Gastone, pm e Digos attendono ora anche i risultati della perizia disposta sulla pistola e su una serie di reperti che arriveranno tra circa due mesi.

18 luglio 2014

Fonte: La Repubblica

Scontri Coppa Italia, indagati altri 4 romanisti per la morte di Ciro Esposito

La procura di Roma ha iscritto nel registro gli ultrà giallorossi perquisiti due settimane fa dalla Digos.

Sono stati iscritti nel registro degli indagati della procura di Roma, per concorso in omicidio, i 4 ultrà giallorossi perquisiti due settimane fa dalla Digos negli accertamenti sulla morte di Ciro Esposito. Sono sospettati di essere i complici di Daniele De Santis, l'uomo accusato di aver ucciso il tifoso napoletano. Il tifoso partenopeo era stato ferito a colpi d'arma da fuoco prima della partita tra Fiorentina e Napoli a Roma, preceduta da violenti scontri. Per questo è stato arrestato Daniele De Santis, ex ultrà della Roma legato agli ambienti dell'estrema destra e gestore di un chiosco in viale Tor di Quinto. Con la morte di Esposito la sua posizione si aggrava: non più tentato omicidio, ma la nuova ipotesi di reato contestata è omicidio volontario. Gli inquirenti stanno valutando la possibilità di trasferirlo in una struttura protetta, forse anche fuori Roma. "Oggi è la giornata del dolore. Come persona la morte di Esposito mi addolora", ha osservato l'avvocato Tommaso Politi che oggi incontra il suo assistito, Daniele De Santis.  Gli inquirenti ritengono che i quattro ultrà giallorossi fossero gli stessi che il 3 maggio scorso, con il casco in testa, si trovavano con "Gastone" durante l'assalto ad un pullman di tifosi azzurri diretto all'Olimpico per la finale di Coppa Italia Fiorentina-Napoli. Al primo accenno di reazione dei tifosi napoletani che, a distanza, avevano notato l'assalto al bus, gli assalitori fuggirono. De Santis fu raggiunto in un vialetto adiacente viale Tor di Quinto e qui avvenne la sparatoria culminata nel ferimento di Ciro Esposito, poi deceduto dopo 52 giorni di agonia, e di altri due sostenitori partenopei. I complici di "Gastone" fecero invece perdere le loro tracce. I nuovi indagati saranno interrogati prossimamente dai pm Eugenio Albamonte e Antonino Di Maio, titolari dell'inchiesta giudiziaria. L'avvocato di De Santis, Michele D' Urso, intanto fa sapere che "è ancora in gravi condizioni, la gamba che ha rischiato di perdere ha ancora in corso un'infezione. Da lui non ci saranno commenti sui quattro indagati di oggi". De Santis si trova in una struttura ospedaliera protetta a Viterbo, dove viene curato per le ferite frutto del pestaggio subito dagli ultrà partenopei dopo il suo assalto ai pullman del Napoli, secondo quanto ricostruito finora dagli inquirenti. "Le sue condizioni non ci hanno ancora permesso un vero colloquio difensivo - ha detto D'Urso - è in una stanza sterilizzata e bisogna avvicinarsi con le mascherine". I legali della famiglia di Ciro Esposito, Sergio Pisani e Damiano De Rosa, precisano che "l'iscrizione nel registro degli indagati è segno evidente che la Procura continua incessantemente il suo lavoro di approfondimento investigativo per far emergere tutti gli aspetti (anche i più nascosti) di questa tragica e dolorosa vicenda. Attendiamo di conoscere il ruolo ed i singoli contributi causali forniti da ciascuno".

1 agosto 2014

Fonte: Roma.repubblica.it

Omicidio Ciro Esposito indagati altri quattro ultrà

di Federica Angeli

Quattro ultrà giallorossi indagati per concorso nell'omicidio di Ciro Esposito. Il commando che il pomeriggio del 3 maggio scorso era al fianco di Daniele De Santis, pochi istanti prima che ferisse il tifoso del Napoli, è stato iscritto nel registro degli indagati ieri, dopo una perquisizione avvenuta due settimane fa nelle rispettive abitazioni. I pubblici ministeri Eugenio Albamonte e Antonino Di Maio, che li ascolteranno tra qualche giorno, ritengono che i quattro ultrà giallorossi siano gli stessi che nel prepartita Napoli-Fiorentina, con il casco in testa, si trovavano con Gastone durante l'assalto a un pullman di tifosi azzurri diretto all'Olimpico per la finale di Coppa Italia. Al primo accenno di reazione dei tifosi napoletani che, a distanza, aveva notato l'assalto al bus, gli assalitori fuggirono. De Santis fu raggiunto in un vialetto adiacente viale Tor di Quinto, e qui avvenne la sparatoria culminata nel ferimento di Ciro Esposito, morto dopo 52 giorni di agonia. Oltre alle celle telefoniche che li inchiodano a Tor di Quinto, nell'ora della sparatoria, a parlare di presunti complici di De Santis, che è ancora detenuto nel carcere di Viterbo, sono stati diversi testimoni. Lo stesso Esposito, in un momento di lucidità sul letto del Policlinico Gemelli, aveva confidato a parenti e amici non solo di riconoscere De Santis ("’o chiattone") che gli aveva sparato, ma anche altre persone con il casco. Agli atti dell'inchiesta c'è anche, acquisita in sede di incidente probatorio, la versione di un tifoso azzurro, Raffaele Puzone, che parla dettagliatamente della presenza di altre persone accanto a De Santis. Intanto ieri si è svolta la prima riunione dell'Osservatorio per la sicurezza delle manifestazioni sportive e il suo neo presidente, l'ex questore di Latina Alberto Intini, ha deciso che, proprio alla luce di quanto accaduto nella finale di Coppa Italia, nel prossimo campionato le gare tra Napoli e Roma si svolgeranno solo di giorno. Così come il derby della Capitale. Il lavoro e l'impegno che si assume per questo nuovo incarico, a cui arriva dopo una carriera di lungo corso in polizia, sarà di "giusto equilibrio tra sicurezza e accoglienza. Sono convinto - ha detto Intini - che la via maestra sia quella del dialogo, anche con i tifosi, e della valorizzazione di quanto di positivo esiste nei nostri stadi. Per fare questo occorre lavorare sui tifosi e sugli impianti".

2 agosto 2014

Fonte: La Repubblica

Ciro Esposito, una morte e tanti dubbi. L'inchiesta aspetta la svolta

di Alessandro Catapano

Dopo l'ultima perizia, favorevole a De Santis, si prospetta una battaglia legale. Prossima tappa il 24 settembre; davanti al gip ci sarà l'incidente probatorio.

Milano - Centotrentadue giorni dopo, il dolore è ancora intatto. Come i dubbi, enormi, alcuni laceranti, che accompagnano la tragedia di Tor di Quinto, e che più di quattro mesi di indagini non hanno chiarito, mettendo in discussione certezze che si pensavano solide, minacciando di riscrivere le circostanze in cui l'ex ultrà romanista Daniele De Santis ha tirato fuori la Benelli 7.65 con matricola abrasa, sparando ai tifosi napoletani che gli erano addosso.

Perché non parla ? - Centotrentadue giorni di interrogatori dei pm, perquisizioni della Digos, deposizioni dei testimoni, video spediti in Procura, fino alle recenti perizie disposte dal gip ed effettuate dai carabinieri, non sono bastati a illuminare la scena. Ci mancano le versioni dei due protagonisti, la vittima e il carnefice: Ciro Esposito, morto dopo 53 giorni di agonia, non ha fatto in tempo a raccontare la sua verità agli inquirenti, se non attraverso una registrazione raccolta dai suoi cari. Daniele De Santis, il solo indagato per l'omicidio volontario del 29enne napoletano, non ha ancora potuto e voluto farlo. Le sue uniche parole su quanto avvenuto quel pomeriggio sono ferme all'interrogatorio di garanzia del 7 maggio, quando biascicò poche frasi sconnesse: "Ho sentito vari botti, non so quello che ho fatto, ho preso un sacco di mazzate, non sono andato io a Napoli, non ricordo se ho sparato, con tutte quelle botte...". Non è stato più ascoltato, o forse è meglio dire che non si è fatto più interrogare. Né è stato ancora fissato un nuovo appuntamento. Con tutto il rispetto per le gravi condizioni in cui ancora versa nell'ospedale di Viterbo in cui resta piantonato, non si capisce il perché. Fatto sta che, tra tanti elementi ancora da chiarire, c'è quello fondamentale in ogni indagine, il movente: perché alle 18 circa del 3 maggio Daniele De Santis - pluripregiudicato, da sempre legato all'estrema destra romana, ma da un po' fuori dal giro - esce dalla sua abitazione, collocata in un centro sportivo al civico 57/b di viale Tor di Quinto, e a volto scoperto comincia a inveire e a lanciare bombe carta contro un pullman di normalissimi tifosi del Napoli (famiglie, bambini, perfino un disabile) incolonnato sul viale in direzione dello stadio Olimpico, dove tre ore dopo si sarebbe giocata la finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina ?

Quei secondi mancanti - È "la prima fase della dinamica delittuosa", come sta scritto nella relazione dei carabinieri del Racis, l'azione ancora immotivata ("Un agguato", per i legali della famiglia Esposito; "una reazione a scontri già esplosi", la tesi degli avvocati difensori) che innesca la rincorsa di Ciro Esposito e dei suoi compagni, che di corsa attraversano la careggiata, piombano su De Santis nel frattempo riparato all'interno (mentre i suoi quattro complici sono già scappati), lo raggiungono, Ciro lo placca e... stop. La prima fase, su cui grosso modo convergono ricostruzioni dei pm, relazioni dei periti e testimonianze (ma non video, perché nessuno ha ripreso questa scena), termina qui. È su quanto accade dopo che ci si divide. Sui secondi che trascorrono dal "placcaggio" ai quattro spari in rapida sequenza: quanti ne sono passati ? Cosa è realmente accaduto prima che De Santis impugnasse la pistola e sparasse ? La perizia del Racis ipotizza che prima di sparare Gastone è stato "sopraffatto dai suoi aggressori", "ferito e sanguinante", forse perfino "accoltellato" dal gruppo di Ciro. Il che consente ai suoi legali di chiedere il "tentato omicidio per i tifosi napoletani" e ipotizzare la "legittima difesa" per il loro assistito. La ricostruzione dei carabinieri si basa su due campioni di sangue: la pozza rilevata nel punto della sparatoria e le tracce sulla pistola, tutte riconducibili al De Santis, che a quel punto, "con le mani sporche del suo stesso sangue, probabilmente da terra", ha sparato. La tesi dei pm Eugenio Albamonte e Antonino Di Maio, confermata anche alla luce della ricostruzione del Racis, è un'altra e sposta il ferimento di De Santis dalla colluttazione (che comunque c'è stata) alla fase successiva, la terza, quando Gastone, dopo aver sparato ("E da in piedi", sostiene il medico legale incaricato dalla Procura), viene ripetutamente e selvaggiamente picchiato dai napoletani tornati sulla scena con i rinforzi (alcuni dei quali in procinto di essere identificati dalla Digos e indagati per rissa e lesioni). I pm ipotizzano che la pistola possa essersi sporcata del sangue che c'era a terra in qualsiasi momento e spostano anche le tracce ematiche rilevate sulle mani di De Santis alla fase successiva, perché altrimenti - ne sono convinti - del sangue sarebbe stato rinvenuto anche sui guanti con cui ha sparato. Ecco l'altro elemento che li divide dai periti, più propensi invece a ipotizzare che il De Santis avesse con sé i guanti, ma non li indossasse.

Pronti - Insomma, se non fosse morto un ragazzo di 29 anni, la tragedia di Tor di Quinto avrebbe più i contorni di un pasticciaccio brutto, anche considerando le responsabilità di Questore e Prefetto e la trattativa tra Genny 'a Carogna e Marek Hamsik. Certamente dal 24 settembre, giorno in cui ripartirà l'incidente probatorio davanti al gip Giacomo Ebner, comincerà una lunga battaglia legale, che finirà per ruotare intorno ad una domanda: De Santis sparò per legittima difesa ? E, nel caso, perché non lo raccontò subito ai pm ?

12 settembre 2014

Fonte: Gazzetta.it

Ciro Esposito il giallo dei guanti

di Lorenzo D'albergo

Due rebus da risolvere e il testimone chiave da ascoltare al più presto. La procura accelera sul caso di Ciro Esposito, il tifoso partenopeo ferito a morte lo scorso 3 maggio in viale di Tor di Quinto, tre ore prima della finale di Coppa Italia Fiorentina-Napoli, e deceduto dopo 53 giorni di agonia al Gemelli. L'inchiesta, dopo la perizia del Ris, ora ruota intorno ai guanti di Daniele De Santis, l'ultrà romanista che i pm sentiranno dopo l'incidente probatorio.

12 settembre 2014

Fonte: La Repubblica

"Ciro assalì De Santis prima degli spari"

di Francesco Salvatore

Un ragazzo con lo zainetto che rincorre De Santis e gli salta addosso lo fa cadere mentre corre nel vialetto e poi, dopo gli spari, viene portato via ferito. È una testimonianza inedita quella che spunta fra le oltre 600 pagine di perizia del Racis: per i periti quel ragazzo, in base al racconto, sarebbe Ciro Esposito, il 29enne di Scampia morto dopo essere stato colpito dai proiettili esplosi lo scorso 3 maggio, prima della finale di Coppa Italia. La versione è fornita da una guardia giurata che si trovava a bordo del pullman dei supporter del Napoli preso d'assalto da De Santis a colpi di fumogeno. Le dichiarazioni sono inserite dai tecnici della scientifica dei carabinieri fra le testimonianze utilizzate per ricostruire gli attimi in cui ha perso la vita Ciro. Il testimone è l'unico a riferire del particolare. Altre persone presenti sul posto raccontano, invece, tutta un'altra storia: di aver visto "Gastone" correre e di aver udito gli spari prima che i tifosi del Napoli lo raggiungessero. "La persona che ci aveva tirato i petardi, voltandosi verso la stradina da dove era venuto, cercò quindi di guadagnare una via di fuga ma la sua corsa era particolarmente lenta a differenza dei tifosi che lo stavano raggiungendo - racconta la guardia giurata il 12 maggio in questura - Tra questi uno di loro particolarmente agile con un piccolo zaino a tracolla di colore beige, con le bretelle color arancione, riusciva a placcarlo ed a farlo cadere a terra". Il testimone poi racconta che altri tifosi del Napoli li raggiungono e dopo 10-15 secondi gli spari: "Dopo qualche minuto di incertezza (...) hanno trasportato per le braccia e per le gambe una persona ferita, che io ho riconosciuto per il ragazzo che correva con lo zainetto beige". Il racconto si scontra con quelli di altri testimoni, fra i quali R.P. che dà una versione opposta: "Quando siamo arrivati a qualche metro da lui (De Santis ndr) urlandogli di andarsene e di lasciare stare le persone sull'autobus questi ha smesso di fronteggiarci ed ha iniziato a correre verso l'interno della stradina inseguito. Percorsi alcuni metri, quando questi è giunto all'altezza di un vivaio è caduto a terra e improvvisamente si è rialzato girandosi verso di noi puntandoci contro una pistola, facendo fuoco con la stessa ad altezza uomo esplodendo alcuni colpi. In tale contesto ho notato il mio amico che so chiamarsi Ciro che si trovava sulla mia destra che accusava un forte dolore al petto". Voci discordanti. Come sono contraddittori alcuni elementi all'interno della perizia stessa del Racis che, comunque, racconta di un'aggressione ai danni di De Santis precedente agli spari che hanno ucciso Ciro. "È più logica e verosimile una ricostruzione - ha detto l'avvocato Angelo Pisani, legale della famiglia Esposito - che vede il De Santis sano ed integro in grado di mirare e sparare".

13 settembre 2014

Fonte: La Repubblica

Ciro, il giallo dei referti le 4 coltellate a De Santis scoperte due mesi dopo

di Lorenzo D'albergo e Francesco Salvatore

ROMA - Quattro ferite, quattro tagli sul corpo di Daniele De Santis. Dopo la perizia del Racis dei carabinieri che ha rimescolato le carte in mano alla procura di Roma sulla sparatoria di viale di Tor di Quinto dove lo scorso 3 maggio venne ferito il tifoso napoletano Ciro Esposito, è giallo sulle cartelle cliniche dell'ultrà romanista indagato per omicidio volontario e accusato di aver ucciso il 29enne di Scampia, morto dopo un'agonia di 53 giorni al policlinico Gemelli. È lo stesso ospedale dove, subito dopo gli scontri, venne portato De Santis. Ma nella diagnosi stilata quella notte non si fa alcun cenno alle quattro coltellate inferte dai tifosi del Napoli sul corpo dell'ultrà romanista. A certificarne la presenza sono stati i medici del Belcolle di Viterbo, la terza struttura in cui l'ultrà romanista è stato ricoverato dopo due mesi e in cui si trova ancora oggi. Anche se qui c'è un'altra stranezza: il referto sarebbe stato compilato solo dieci giorni fa. In procura, per sciogliere il rebus, si attende il deposito delle cartelle stilate dall'ospedale in cui De Santis lotta per non perdere la gamba maciullata durante gli scontri. E non è escluso che i pm Eugenio Albamonte e Antonino Di Maio chiedano di sentire i chirurghi che il 3 maggio medicarono l'ultrà romanista nel pronto soccorso del Gemelli per poi vederselo requisire dalla polizia. Dopo poche ore dagli scontri di Tor di Quinto, infatti, De Santis viene trasferito in una struttura protetta per evitare il contatto con i tifosi del Napoli, che in massa attendono notizie su Ciro Esposito fuori dall'ospedale di Roma nord. Nel cuore della notte, "Gastone" finisce al policlinico Umberto I. Lì l'ultrà romanista resterà fino alla morte di Ciro Esposito. Il 25 giugno, per motivi di sicurezza, la penitenziaria lo porta via in sedia a rotelle e lo trasferisce nel reparto bunker del Belcolle di Viterbo, dove il primario che lo ha in cura individua le quattro ferite. I pm non escludono che i medici del policlinico Gemelli, presi dal continuo arrivo di feriti da Tor di Quinto, si siano semplicemente dimenticati di mettere a referto i tagli sul corpo di De Santis. Difficile ipotizzare un'omissione intenzionale. I primi in assoluto a segnalare i tagli sul corpo di "Gastone" sono stati i suoi legali: "Il nostro assistito - spiegano gli avvocati Tommaso Politi e Michele D'Urso - è stato colpito da quattro coltellate. Ce lo hanno segnalato il nostro medico e lo confermano anche i medici del Belcolle. Lo abbiamo comunicato noi ai periti, visto che non ne erano a conoscenza". In ogni caso, la procura non sembrerebbe orientata a dare troppo peso a ciò che potrebbe trovare nella nuova cartella clinica. Anche in presenza delle ferite, il referto medico non chiarirebbe l'esatta dinamica dei fatti di Tor di Quinto. Il vero nodo da sciogliere rimane quello degli spari: i proiettili sono stati esplosi prima che De Santis venisse aggredito (e, a questo punto, accoltellato) o dopo ? Nella perizia consegnata al gip Giacomo Ebner in vista dell'incidente probatorio del 24 settembre, i tecnici del Racis propendono per la prima pista. Una tesi che ha aperto uno spiraglio per la legittima difesa ed è stata rafforzata dal ritrovamento del sangue di "Gastone" sul cappellino di Ciro Esposito. Il legale della famiglia del tifoso napoletano, però, continua a raccogliere elementi che confermerebbero la seconda dinamica: "Stanno emergendo troppe stranezze controbatte l'avvocato Angelo Pisani - per chi ha ucciso Ciro non si può invocare assolutamente la legittima difesa. Abbiamo in mano il racconto della signora Baglivo, che era presente al momento degli scontri. Assicura di aver visto De Santis coinvolto in tre scontri solo dopo gli spari". L'unica certezza è che a ferirlo sia stato il coltello a serramanico trovato sul luogo della sparatoria.

16 settembre 2014

Fonte: La Repubblica

Morte di Ciro Esposito, spunta un terzo referto: De Santis accoltellato ai fianchi.

E per la Procura "l'arma era dei tifosi del Napoli"

Gli scontri dello scorso 3 maggio a Roma prima della finale di Coppa Italia. Le ferite dell'ultrà romanista accusato di aver ucciso il tifoso napoletano non erano state rilevate al Gemelli. Ora, dopo l'ospedale di Viterbo, emerge che anche la struttura sanitaria di Regina Coeli, l'8 maggio, refertò la presenza di ferite d'arma da taglio, di proprietà di supporter partenopei. Rinviata la prima udienza dell'incidente probatorio: la madre di Ciro abbraccia il legale di "Gastone". Già l'8 maggio scorso, a cinque giorni dalla rissa scoppiata in viale Tor di Quinto alla vigilia della finale di Coppa Italia, la struttura sanitaria del carcere di Regina Coeli, dove l'ex ultrà romanista Daniele De Santis si trovava da 24 ore per sostenere l'interrogatorio di garanzia davanti al gip che lo aveva arrestato, refertò la presenza di ferite d'arma da taglio sui suoi fianchi. E le ferite, scrive la Procura "sono riconducibili dunque a un coltello che apparteneva ai tifosi del Napoli e furono sottoposte ''a medicazione'' come si legge anche nel diario clinico del carcere. Spuntano nuove carte nelle indagini per la morte del tifoso napoletano Ciro Esposito. Dopo il referto del Gemelli (che negava presenze di ferite su De Santis, accusato di aver sparato a morte contro il giovane di Scampia) poi quello dell'ospedale di Viterbo (che invece parlava di presenza di ferite di arma da taglio), adesso emergono anche i verbali dei medici di Regina Coeli che accreditano la versione della difesa di De Santis "costretto a sparare perché aggredito e ferito". Ma c'è di più: il coltello che avrebbe ferito l'ultrà romanista era certamente dei supporter del Napoli, "che presero parte alla prima delle tre aggressioni contro Daniele De Santis". È la stessa procura di Roma a sostenerlo: nel capo di imputazione relativo al concorso nel reato di rissa, contestato a Ciro Esposito, Alfonso Esposito e Gennaro Fioretti si legge infatti che i tre tifosi partenopei "hanno portato in luogo pubblico un coltello a serramanico di colore argento con manico in simil legno". Su questo coltello, recuperato dagli investigatori sulla scena della rissa avvenuta in viale Tor di Quinto, gli esperti del Racis hanno individuato anche la presenza di tracce ematiche riconducibili a De Santis. Le ferite di De Santis però non erano state rilevate dal personale medico dell'ospedale Gemelli dove De Santis era stato trasportato in condizioni d'urgenza dai poliziotti lo stesso pomeriggio del 3 maggio: evidentemente la presenza di una serie di fratture, emerse in varie parti del corpo a seguito di una tac, venne ritenuta prioritaria rispetto al resto, tanto è vero che De Santis fu sottoposto subito a un intervento chirurgico a una gamba. Oltre alle ferite d'arma da taglio, a Regina Coeli venne rilevata anche una grossa ferita lacerocontusa alla fronte di De Santis, forse riconducibile al calcio di una pistola, per la quale si rese necessaria l'applicazione di alcuni punti. Tutte queste lesioni, per la prima volta, erano state riscontrate dai medici dell'ospedale Belcolle di Viterbo il 25 giugno dove De Santis fu trasferito per motivi di sicurezza quando era diventata di pubblico dominio la notizia della morte di Ciro Esposito. Martedì scorso i familiari di Ciro Esposito avevano lanciato un appello: "Circolano fantasiosi versioni col chiaro obiettivo di trasformare il carnefice in vittima ma ora diciamo basta fango sulla morte di Ciro e odio contro Napoli". Intanto la prima udienza d'incidente probatorio davanti al gip Giacomo Ebner per l'audizione degli esperti del Racis che hanno svolto una perizia sulla pistola e sugli altri reperti per capire quanto accaduto il pomeriggio del 3 maggio scorso è stata riaggiornata, a causa dell'assenza di alcuni esperti, al 3 ottobre prossimo. In aula i genitori di Ciro, il padre Giovanni e la madre Antonella Leardi che, al termine dell'udienza ha scambiato un abbraccio con uno dei difensori di Daniele De Santis. L'avvocato Tommaso Politi, uno dei legali del supporter giallorosso non ha voluto commentare. È stata un'udienza tecnica - ha detto la signora Esposito - Un viaggio inutile da Napoli ? Beh ne abbiamo fatti tanti, non importa. Ogni volta comunque è sempre presente il dolore per quanto accaduto".

24 settembre 2014

Fonte: Repubblica.it

De Santis: ferite riscontrate in carcere. "L'arma era dei tifosi del Napoli"

Dalla perizia del Racis emerge che i medici del carcere notarono i tagli ai fianchi del romano indagato per la morte di Ciro Esposito, mai evidenziati dal Gemelli. La Procura: "Il coltello apparteneva agli ultrà partenopei".

Milano - Emergono novità importanti dall'indagine sulla morte di Ciro Esposito, il tifoso del Napoli ferito da un colpo di arma da fuoco il 3 maggio e morto dopo 50 giorni. Nuovo referto - Le ferite di arma da taglio riscontrate nell'addome di Daniele De Santis, indagato per l'omicidio del ragazzo, erano state riscontrate dai medici di Regina Coeli prima ancora che ne parlassero i medici dell'ospedale Belcolle di Viterbo: è quanto emerge dalla perizia redatta dal Racis su tutti i fatti che accaddero il 3 maggio scorso nell'imminenza della finale di Coppa Italia Fiorentina-Napoli. In particolare i medici del centro clinico del carcere di Regina Coeli refertarono la mattina dell'8 maggio, quando Daniele De Santis fu trasferito al carcere, di ferite da taglio ai fianchi oltre ad una ferita lacero contusa alla fronte. Le ferite non furono invece riscontrate al Gemelli, dove fu portato De Santis dopo gli incidenti, mentre solo 9 giorni fa è venuta fuori la perizia dell'ospedale di Viterbo che riscontrò tali ferite il 25 giugno, quando l'indagato fu trasferito in seguito alla morte di Ciro Esposito. Secondo la Procura, inoltre, il coltello a serramanico trovato sulla scena della rissa scoppiata il 3 maggio in viale di Tor di Quinto apparterrebbe al gruppo di tifosi napoletani che prese parte alla prima fase dell'aggressione a Daniele De Santis. Il dettaglio emerge dal capo di imputazione a carico di Ciro Esposito, Alfonso Esposito e Gennaro Fioretti. Rinvio - Per l'assenza di alcuni dei periti del Racis che hanno redatto la perizia sulla pistola e sui reperti raccolti dagli investigatori, è slittato al 3 ottobre l’incidente probatorio davanti al gip. Al termine dell'udienza la madre di Ciro Esposito che era al Palazzo di Giustizia per assistere all'atto istruttorio ha abbracciato uno dei difensori di Daniele De Santis, l'ultrà accusato d'aver ucciso suo figlio. "È stata un'udienza tecnica - ha detto la Leardi - Un viaggio inutile da Napoli ? Ne abbiamo fatti tanti, non importa. Ogni volta comunque è sempre presente il dolore per quanto accaduto".

24 settembre 2014

Fonte: Gazzetta.it

Morte Ciro Esposito, ferite al ventre di De Santis erano già state refertate

Le ferite di arma da taglio riscontrate nell'addome di Daniele De Santis erano state riscontrate dai medici di Regina Coeli prima ancora che ne parlassero i medici dell'ospedale Belcolle di Viterbo. La circostanza emerge oggi nell'imminenza dell'esame, in incidente probatorio, della perizia redatta dal Racis su tutti i fatti che accaddero il 3 maggio scorso quando ci furono gli scontri e i ferimenti nell'imminenza della partita di Coppa Italia Fiorentina-Napoli. In particolare i medici del centro clinico del carcere di Regina Coeli refertarono la mattina dell'8 maggio, quando De Santis fu trasferito al carcere, che il tifoso giallorosso tragicamente protagonista degli scontri - essendo stato lui a sparare contro l'ultrà napoletano Ciro Esposito che poi morì - aveva ferite da taglio ai fianchi oltre a una ferita lacero contusa alla fronte. La circostanza emerge dall'esame della documentazione clinica acquisita dalla Procura della Repubblica di Roma nell'ambito dell'inchiesta sugli scontri. Documentazione da cui emerge che De Santis dopo gli scontri fu trasferito al Policlinico Gemelli, che dopo poche ore per motivi di sicurezza fu trasferito al Policlinico Umberto I e poi dopo diversi giorni a Viterbo all'ospedale di Belcolle. Durante il ricovero al Gemelli i medici diagnosticarono dopo una tac soltanto le fratture riportate durante gli scontri. Particolarmente grave era quella a una caviglia che ha richiesto un intervento operatorio. A confermare l'esistenza di ferite da taglio ai fianchi furono poi i medici dell'ospedale Belcolle quando il 25 giugno (quel giorno De Santis venne trasferito a Viterbo per motivi di sicurezza in seguito alla morte di Ciro Esposito) sottoposero a medicazione l'ultrà giallorosso. Quanto poi al possesso del coltello a serramanico raccolto dagli investigatori sul luogo della sparatoria, è stato attribuito dagli investigatori ai tifosi partenopei. È quanto si legge nel capo di imputazione che la Procura della Repubblica di Roma ha contestato nell'ambito dell'inchiesta a Ciro Esposito, Alfonso Esposito e Gennaro Fioretti. A loro i pubblici ministeri hanno contestato, oltre al concorso in rissa, d'aver portato in luogo pubblico il coltello a serramanico di colore argento con il manico di simil legno. Gli accertamenti del Racis hanno rilevato su questo oggetto tracce ematiche del solo De Santis. Non è escluso che questo fatto sia tra quelli presi oggi in considerazione nell'incidente probatorio che si svolgerà davanti al gip Giacomo Ebner.

24 settembre 2014

Fonte: Adnkronos.com

OMICIDIO CIRO ESPOSITO

di Floriana Tortora

Ieri l’incidente probatorio: Alfonso Esposito avrebbe tentato di strappare l’arma a De Santis.

Si è tenuto ieri a Roma, dopo il rinvio per assenza dei periti del 24 settembre scorso, l’incidente probatorio sugli scontri avvenuti a Tor di Quinto poco prima che si giocasse la finale di Coppa Italia tra Fiorentina e Napoli e che hanno poi provocato la morte, dopo circa due mesi di agonia, di Ciro Esposito. A sparare, sembra ormai fuor di dubbio, fu l’ex tifoso romanista Daniele De Santis, ben noto alle cronache giudiziarie romane e non solo e più conosciuto col soprannome di "Gastone" perché, come ci fa notare Vincenzo Esposito, lo zio di Ciro, costui riuscirebbe sempre a farla franca, uscendo "pulito" da ogni situazione potenzialmente pericolosa per la sua "libertà", tanto per usare un eufemismo. Angelo Pisani, legale della famiglia Esposito, da noi raggiunto telefonicamente di ritorno da Roma, si è così espresso:

Avvocato, cosa sarebbe emerso di rilevante dall’incidente probatorio tenutosi oggi al tribunale di Roma ? "Abbiamo ascoltato i periti e ci siamo fatti spiegare la relazione del Racis. Incalzati di domande, dalla perizia a nostro avviso sono emerse tante contraddizioni e in più, rispetto al coltello "trovato" per terra, non dalla scientifica ma da altro personale, è emerso che lo stesso non era macchiato di sangue ma presentava solo un alone di macchie ematiche. Dovranno quindi dimostrare, ammesso che intendano ancora sostenere la tesi che De Santis abbia sparato solo dopo esser stato ferito, come poteva tale coltello causare ben 4 (invisibili) ferite e non riportare tracce ematiche più evidenti. La tesi difensiva che lamentava le suddette coltellate inizia così a vacillare, mentre è emerso che la pistola maneggiata dal De Santis è l’arma che ha sparato (e poi ucciso) Ciro".

Un Suo bilancio complessivo su quanto accaduto oggi in aula ? "È andato tutto molto bene, a mio avviso. Siamo fiduciosi sulla possibilità che molto presto possa emergere la verità sull’intera vicenda e sui nomi dei complici di De Santis".

Ulteriore novità emersa ieri alla presenza del gip Giacomo Ebner, riguarderebbe il tentativo, da parte di Alfonso Esposito, di afferrare la canna della pistola di De Santis con l’intenzione di strappargliela. Tale gesto giustificherebbe le tracce trovate sull’arma e riconducibili ad Alfonso appunto. In udienza si è discusso anche dei guanti usati dal De Santis e poi ritrovati abbandonati in terra e bagnati all’interno del Ciak Village. Il 9 ottobre i pm Eugenio Albamonte e Antonino Di Maio interrogheranno invece De Santis, ancora ricoverato presso l’ospedale di Belcolle a Viterbo, e che fin qui si è avvalso della facoltà di non rispondere.

4 ottobre 2014

Fonte: Identitainsorgenti.com

Fax alla Procura

De Santis ammette di aver sparato a Ciro Esposito: "Ho avuto paura"

L'ultrà romanista, accusato di omicidio volontario, fornisce la sua versione dei fatti del 3 maggio: "Ho temuto per la mia vita".

"Sono stato coinvolto in una rissa e ho temuto per la mia vita, dunque ho avuto paura e ho sparato". Per la prima volta Daniele De Santis afferma di avere premuto il grilletto. L’uomo accusato di avere sparato a Ciro Esposito lo scrive in una ricostruzione dei fatti del 3 maggio consegnata agli inquirenti in un fax. "Ho sparato per paura" - De Santis, accusato di omicidio volontario, afferma di essere stato coinvolto in una rissa con alcuni tifosi del Napoli e di avere temuto per la sua incolumità e quindi di aver deciso di "sparare per paura". Nella perizia del Ris i tecnici sostengono che De Santis fu prima "sopraffatto dagli aggressori" e poi sparò. A maggio negò di aver sparato Nel corso dell'interrogatorio di garanzia nel maggio scorso De Santis negò di avere sparato. Nel testo l'ultrà romanista spiega anche di non essere nelle condizioni fisiche di sostenere l'interrogatorio fissato per il 9 ottobre.

7 ottobre 2014

Fonte: Rainews.it

Ciro Esposito, parla De Santis: "Ho sparato per paura. Non sono un mostro"

di Davide Manlio Ruffolo

ROMA - "Ho avuto paura e ho sparato", ma "non sono un mostro e la verità su quanto accaduto sta lentamente emergendo". Questa la confessione di Daniele De Santis, l’ex ultras romanista accusato di omicidio volontario di Ciro Esposito, affidata ad un fax inviato agli investigatori. Due pagine per spiegare la sua versione dei fatti e ammettere, per la prima volta, di essere stato lui a premere il grilletto della 7.65 che ha ferito a morte il 31enne tifoso napoletano. Nella lettera, inoltre, De Santis avrebbe spiegato di volersi avvalere della facoltà di non rispondere nell’interrogatorio del 9 ottobre prossimo, programmato all’ospedale Belcolle di Viterbo dov’è tuttora ricoverato in attesa di un delicato intervento. "Non sono pronto per affrontare l'interrogatorio", avrebbe scritto, perché "voglio prima risolvere i miei problemi di salute" (rischia l’amputazione della gamba e, in più, sarebbe sopraggiunta un’ischemia) e perché "ho intenzione di riflettere su quanto accaduto" il 3 maggio scorso. Una decisione, quella di non parlare, che non avrebbe sorpreso i Pm Albamonte e Di Maio perché la stessa scelta fu compiuta da De Santis in occasione dell’interrogatorio di garanzia per il perdurare del suo stato di shock. Per questo i pm sono intenzionati a presentarsi al Belcolle per mettere a verbale quanto affermato nel fax. La lettera, in ultimo, si chiude con la preoccupazione di De Santis perché "su internet è rintracciabile anche l’indirizzo di casa dei miei genitori". Nel frattempo l’indagine prosegue con la richiesta di una consulenza medica sulle cartelle cliniche dell’ex tifoso romanista e sulle 8 foto, depositate agli atti dai legali del tifoso, in cui sarebbero evidenti i segni delle coltellate.

8 ottobre 2014

Fonte: Leggo.it

Morte Ciro Esposito, De Santis confessa: "Sparai per paura, non sono un mostro"

In una lunga lettera inviata agli inquirenti, "Danielino" confessa le sue responsabilità: "Ho sparato perché ero spaventato". Poi la richiesta di rinviare l'interrogatorio per "riflettere ancora su quanto accaduto".

ROMA - Ha confessato. Dopo mesi di silenzio, di esami "misteriosi" - come lo stub che inizialmente diede esito parzialmente negativo -, di referti medici discordanti tra loro sulle presunte coltellate, è stato Daniele De Santis a raccontare la verità. La sua. Lo ha fatto in una lettera invitata via fax agli inquirenti per spiegare di non "essere ancora pronto per l'interrogatorio" e per ammettere, finalmente, di essere stato lui a sparare. L'ex ultrà giallorosso ha ricostruito i momenti prima di quel tragico Napoli-Fiorentina che portarono alla morte di Ciro Esposito, spentosi in un letto d'ospedale quasi due mesi dopo per ferite da arma da fuoco. Le provocazioni, i fumogeni, l'aggressione, gli spari. "Ho avuto paura e ho sparato", ha scritto "Danielino". De Santis, accusato di omicidio volontario, ha spiegato - nella stessa lettera - di essere stato coinvolto in una rissa con alcuni tifosi del Napoli e di aver aperto il fuoco perché spaventato. Una versione, questa, confermata per il momento dalla perizia del Ris i cui tecnici sostengono che l'uomo fu prima "sopraffatto dagli aggressori" e poi sparò. Il prossimo passo dovrebbe essere una piena confessione davanti agli inquirenti, che lo aspettano per giovedì nove ottobre. Anche se a quell'appuntamento Daniele De Santis non dovrebbe presentarsi perché, ha scritto agli inquirenti, "non sono pronto" e "voglio riflettere ulteriormente su quanto avvenuto". Lo stesso tifoso romanista ha poi motivato la sua richiesta con la volontà di "risolvere prima i miei problemi di salute". La lettera inviata ai pm sarebbe lunga almeno due pagine. Una sorta di memoriale, secondo i suoi difensori, gli avvocati Tommaso Politi e Michele D'Urso, che hanno chiesto di secretare l'atto. "Non sono un mostro e la verità su quanto accaduto sta emergendo" ha scritto ancora De Santis. "Sono preoccupato - ha aggiunto - per il fatto che su internet è rintracciabile l'indirizzo dei miei genitori". La lettera è "una spiegazione abbastanza articolata di quello che in questo momento sta vivendo. Il mio assistito, che è stato di recente colpito da ischemia, ha chiesto la massima riservatezza della lettera", ha sottolineato Politi. "L'originale - hanno concluso i legali - verrà presto messo a disposizione degli inquirenti".

8 ottobre 2014

Fonte: Today.it

De Santis: "Disperato per Ciro, se dico tutto scateno la guerra"

Mamma Esposito: "Non gli credo"

di Alessandro Catapano

L'omicida reo-confesso del tifoso del Napoli ricostruisce la vicenda del 3 maggio ai pm: "Mi stavano ammazzando, non ho tirato nessun bombone. Mi hanno messo una città contro, ma ora la verità sta emergendo da sola". La madre del napoletano: "Dice bugie".

Ha scritto, sostiene di essere stato frainteso e perciò ora divulga tutto il contenuto della sua lettera-memoriale, senza omettere. Parla finalmente Daniele De Santis, l’omicida, a questo punto reo-confesso, di Ciro Esposito. "Voglio dire che è vero, alla fine i colpi li ho esplosi io, ma senza mirare. Ero pieno di sangue dappertutto. Mi stavano ammazzando punto e basta". Gastone lo scrive nella lettera di due pagine consegnata nei giorni scorsi ai pm di Roma e ora resa pubblica dallo stesso ex ultrà romanista per "fare chiarezza".

RICOSTRUZIONE - Ecco il suo racconto di quel pomeriggio del 3 maggio, dall’inizio, da quando cioè la figura di questo omone, che i testimoni hanno definito un "pazzo", compare sulla scena, all’altezza del civico 57 di viale Tor di Quinto. "Sono uscito dalla Boreale (il circolo sportivo, ndr), dove vivo, per chiudere il cancello, perché si sentiva un casino di bomboni e fumogeni e dentro stavano giocando i ragazzi. Hanno detto che ho attaccato donne e bambini, ma non l’ho mai fatto in vita mia. Non ho tirato nessun bombone, quando sono uscito ho solo raccolto un fumogeno che stava per terra e l'ho tirato e ho strillato al conducente del pullman di levarsi da là quando ho visto che c'erano già casini. A quel punto mi hanno rincorso in trenta o forse anche di più".

DISPERAZIONE - Una ricostruzione inedita, che contrasta con tutte le testimonianze acquisite finora dagli investigatori, secondo le quali sarebbe stato De Santis ad "attaccare" il pullman di tifosi napoletani incolonnato sul viale, provocando la reazione del gruppo di Ciro Esposito che passava di lì proprio in quel momento. "Io ho provato a scappare - prosegue il racconto De Santis - e già di spalle mi hanno preso a bastonate, mi hanno dato le prime tre coltellate e altre bastonate. Poi ho provato a chiudere il primo cancello ma non ci sono riuscito. Mi sono rotto la gamba sotto il cancello e loro hanno continuato comunque". A quel punto, deve aver estratto la pistola e fatto fuoco. "Sì, ma non volevo uccidere proprio nessuno, però purtroppo alla fine un ragazzo è morto e io sono disperato per Ciro Esposito".

ATTENZIONE - Non chiarisce oltre, De Santis. "Non posso farlo ora, tutte le parole su quello che è accaduto realmente alimenterebbero un clima di odio e scatenerebbero qualche altro pazzo, visto che mi hanno messo contro una città intera come se fosse una guerra. Ma per fortuna la verità sta emergendo da sola". Al momento, però, è ancora la sua verità.

LA REPLICA - Antonella Leardi, madre di Ciro Esposito, ha subito replicato a De Santis: "Dice che ha sparato perché aveva paura, ma io non gli credo, è una bugia. È uscito attrezzato per fare del male. Dice anche che è disperato per la morte di Ciro ? Mi fa piacere, significa che allora ha una coscienza".

9 ottobre 2014

Fonte: Gazzetta.it

Morte Ciro Esposito, l'ultima ricostruzione.

I pm: "De Santis sparò prima di essere aggredito"

La procura ha ricostruito la dinamica degli scontri avvenuti prima della finale di Coppa Italia, il 3 maggio scorso. Ma secondo la perizia del Racis l'ex ultrà giallorosso avrebbe esploso i colpi dopo essere stato accoltellato dai tifosi partenopei.

Daniele De Santis, l'ex ultrà giallorosso accusato dell'omicidio di Ciro Esposito, avrebbe sparato ai napoletani che gli si avventavano contro prima di essere ferito. Lo sostiene la procura di Roma che nell'incidente probatorio ha ricostruito così la dinamica, confutando la maxi perizia del Racis che collocava gli spari dopo l'aggressione. Per il Racis De Santis sparò perché si sentiva in pericolo ed era stato ormai sopraffatto dagli aggressori. Gli stessi esperti, però, su sollecitazione della procura, hanno dovuto tenere conto che su quei guanti è stata trovata una elevatissima presenza di polvere da sparo e non, invece, di sangue. Dunque, De Santis li ha indossati al momento di fare fuoco perché braccato dagli assalitori (contaminati anche loro dalla polvere da sparo) e se li sarebbe sfilati in qualche modo dopo aver subito un'aggressione da parte dei tifosi del Napoli, quando è stato trascinato via e soccorso dai proprietari del Ciak, teatro della rissa. Secondo quanto emerso in udienza, la pistola di De Santis, trovata col carrello indietro e la canna esposta, si sarebbe sporcata del sangue di Alfonso Esposito, uno dei feriti, che ha strappato l'arma dalla mano dello sparatore dopo l'esplosione dei colpi. Tracce ematiche di De Santis sono state invece trovate sul calcio della pistola e sono legate alla ferita che l'indagato ha riportato sulla fronte. Quanto alla pozza di sangue sempre attribuibile a De Santis, gli esperti del Racis, inizialmente convinti che fosse spiegabile con le coltellate, non hanno escluso che possa avere un nesso con la grave ferita alla gamba riportata. La procura, infatti, ritiene che De Santis abbia subito soltanto 4-5 innocue "puncicate" al gluteo sinistro come refertato, in un secondo certificato, all'ospedale Gemelli la sera stessa del suo ingresso al pronto soccorso. Nessuna lesione, dunque, ai fianchi o all'addome, come vanno sostenendo i difensori dell'arrestato. I difensori dei tifosi del Napoli, indagati per rissa, hanno sollevato al gip un'eccezione per sostenere che venga disposta un'integrazione alla perizia nella parte ricostruttiva dell'accaduto. La procura ha espresso parere negativo e una decisione del gip è attesa per il 21 ottobre prossimo.

13 ottobre 2014

Fonte: Roma.repubblica.it

Morte Ciro Esposito, chiuso l'incidente probatorio

I difensori di De Santis: "Il nostro cliente fu aggredito". L'avvocato del tifoso napoletano: "La perizia non spiega nulla".

Il giudice dell'indagine preliminare Giacomo Ebner ha dichiarato concluso l'incidente probatorio disposto per esaminare la perizia del Racis sugli incidenti accaduti il 3 maggio scorso in margine all'incontro Fiorentina-Napoli di Coppa Italia. Nell'udienza di oggi il giudice ha esaminato respingendola la richiesta dell'avvocato Angelo Pisani che rappresenta la famiglia di Ciro Esposito il quale aveva chiesto un supplemento di perizia riguardante la condizioni di Daniele De Santis, l'ultrà giallorosso che sparò contro i tifosi del Napoli e provocò la morte di Ciro Esposito. Di conseguenza l'atto istruttorio è stato dichiarato concluso. Secondo Pisani la perizia "non serve a nulla. È stato un incidente probatorio quello compiutosi oggi che spiega niente della dinamica dei fatti che è invece chiara per quanto riguarda Daniele De Santis: ha sparato contro i tifosi del Napoli e ha provocato la morte di Ciro Esposito". Secondo il penalista "il giudice Ebner ha respinto le richieste ma avremo modo di chiarire nel processo quella che è la nostra versione dei fatti". Diverso invece è il commento dei difensori di Daniele De Santis i quali hanno dichiarato: "Siamo molto soddisfatti dei risultati della perizia. Stando così le cose bisogna chiarire che quel 3 maggio il nostro cliente fu aggredito. In seguito al suo ferimento furono esplosi dei colpi di pistola ed Esposito perse la vita".

21 ottobre 2014

Fonte: Napoli.repubblica.it

Nell'inchiesta "Mafia capitale" forse la verità sulla morte di Ciro Esposito

I difensori del tifoso napoletano assassinato chiedono l'acquisizione delle intercettazioni: "Contatti tra Carminati e ultrà della Roma".

Un'istanza per l'acquisizione delle intercettazioni dell'inchiesta romana "Mafia capitale", riguardanti, in particolare, i contatti tra Massimo Carminati e soggetti appartenenti alla tifoseria della Roma, ritenuti suoi fiancheggiatori, è stata inoltrata al sostituto procuratore della Repubblica di Roma Eugenio Albamonte dagli avvocati Angelo e Sergio Pisani, difensori di Ciro Esposito, il tifoso del Napoli ferito a morte prima della scorsa finale di Coppa Italia e morto dopo 53 giorni in ospedale. Gli avvocati chiedono che il magistrato disponga l'acquisizione, dal fascicolo sul procedimento "Mafia capitale", di tutte le intercettazioni intercorse nei giorni precedenti e successivi ai fatti dell'Olimpico "tra Carminati ed i soggetti appartenenti alla tifoseria della Roma ritenuti suoi fiancheggiatori". È notoria - spiegano infatti i legali - l'appartenenza del De Santis sia alle frange più violente della tifoseria, sia agli ambienti di estrema destra". Inoltre, proseguono gli avvocati, "proprio per tale motivo non si esclude che i fatti per cui si procede possano essere stati commentati con dovizia di particolari da soggetti "attenzionati" sia nella fase di preparazione che nei momenti successivi ai noti eventi che videro coinvolto il povero Ciro Esposito". "In caso di esito positivo - concludono gli avvocati Pisani - si acquisirebbero importanti spunti investigativi, soprattutto al fine di identificare i complici di De Santis. Così finalmente dalle intercettazioni potrebbe emergere la verità sulla morte di Ciro".

16 dicembre 2014

Fonte: Napoli.repubblica.it

Morte di Ciro, chiuse le indagini: ipotesi di omicidio volontario per De Santis

di Alessandro Catapano

Dopo 11 mesi d'inchiesta, "Gastone" è indagato per omicidio volontario, porto abusivo d’arma da fuoco, rissa aggravata, lesioni e lancio di materiale pirotecnico. Negli atti finali non c’è traccia delle altre 4 persone che con De Santis aggredirono il pullman napoletano.

Milano - Ci sono voluti quasi 11 mesi per chiudere le indagini sui fatti tragici di Tor di Quinto, che lasciarono a terra il 29enne napoletano Ciro Esposito, morto dopo 53 giorni di agonia. Il tempo necessario per chi ha dovuto barcamenarsi tra testimoni silenti, perizie complicate e prove insufficienti. Testimonianza ne è la sparizione dall’avviso di chiusura indagini inviato ieri dai pm Eugenio Albamonte e Antonino Di Maio dei 4 elementi, presumibilmente romanisti, vestiti di nero e coperti da caschi integrali che avrebbero sostenuto l’azione aggressiva di Daniele De Santis nei confronti del pullman di tifosi napoletani, innescando la miccia poi degenerata in rissa e sparatoria. La posizione di quei 4 è "momentaneamente accantonata", spiegano dalla Procura, perché gli elementi raccolti sono insufficienti. Bastano, invece, quelli riscontrati a carico di De Santis perché "Gastone", ancora detenuto nell’infermeria di Regina Coeli, risulti indagato per omicidio volontario, porto abusivo d’arma da fuoco, rissa aggravata, lesioni e lancio di materiale pirotecnico. Mentre a Gennaro Fioretti e Alfonso Esposito, i compagni di Ciro feriti dagli spari, la Procura contesta la rissa aggravata e le lesioni, che sarebbero state inferte (anche con un’arma da taglio) a De Santis.

E le coltellate ? - Sono gli unici tre indagati per cui i pm nel giro di un paio di settimane chiederanno il rinvio a giudizio. Sulla chiusura delle indagini l’avvocato Tommaso Politi, difensore di "Gastone", che ha ammesso di aver sparato, afferma che "era quello che ci aspettavamo, ma è importante che sia stato riconosciuto che De Santis è stato oggetto, a sua volta, di una aggressione brutale. Faremo chiarezza al processo, ma va messo in risalto come la Procura abbia riconosciuto che è stato raggiunto da alcune coltellate". Il Gup dovrà cominciare a chiarire quando sono arrivate. E questo, probabilmente, sarà lo snodo principale del processo.

24 marzo 2015

Fonte: Gazzetta.it

Ciro, la Procura chiude l'inchiesta: De Santis verso il processo

Gli scontri del 3 maggio scorso tra tifosi diretti allo stadio Olimpico per la finale di Coppa Italia.

"Vi ammazzo tutti, vi faccio saltare in aria, scendete giù", gridava Daniele De Santis detto Gastone il 3 maggio scorso, al passaggio dell'autobus che trasportava 80 tifosi del Napoli, fra cui donne, bambini e un disabile, diretti allo stadio Olimpico per assistere alla finale di Coppa Italia. In quel momento, l'ultrà della Roma era in possesso di un "numero imprecisato di bombe carta, certamente più di tre", lanciate all'indirizzo del pullman. Comincia così, il pomeriggio d'inferno costato la vita al giovane sostenitore del Napoli, Ciro Esposito, ferito a colpi di pistola e morto il successivo 25 giugno in ospedale. La Procura di Roma ha chiuso l'inchiesta contestando a De Santis l'accusa di omicidio aggravato dai futili motivi, vale a dire l'aver "agito per ragioni di rivalità calcistica". A Gastone viene contestato anche il reato di lesioni nei confronti di altri due tifosi del Napoli, Alfonso Esposito e Gennaro Fioretti, colpiti durante la sparatoria dai proiettili della pistola semiautomatica Benelli impugnata da De Santis. Esposito e Fioretti devono rispondere invece di rissa in concorso con l'ultrà della Roma e di lesioni personali ai suoi danni. Gastone infatti fu colpito con calci, pugni e da una "possibile arma da taglio", riportando varie fratture e lesioni, compreso uno sfregio permanente al volto e un indebolimento della funzione deambulatoria. La parola passa ora alla difesa degli indagati, che ha venti giorni di tempo per chiedere interrogatori, porre supplementi d'indagine o depositare memorie. L'avvocato Tommaso Politi, difensore di Gastone, commenta: "Era quello che ci aspettavamo, ma è importante che sia stato riconosciuto che De Santis è stato oggetto, a sua volta, di una aggressione brutale. Faremo chiarezza al processo - conclude Politi - ma va messo in risalto come la Procura abbia riconosciuto che in quelle fasi drammatiche il mio assistito è stato raggiunto da alcune coltellate come da noi detto fin dal primo momento". L'avvocato Angelo Pisani che assiste la famiglia Esposito con gli avvocati Damiano De Rosa e Sergio Pisani, argomenta: "La chiusura delle indagini è un passo importante e determinante per lo sviluppo della vicenda e per assicurare giustizia alla famiglia dell'eroico tifoso azzurro, alla città di Napoli ed allo sport del calcio. Siamo sempre stati fiduciosi nell'operato della magistratura. Restiamo fermamente convinti che il pestaggio dell'indagato sia successivo - logicamente e cronologicamente - alla sua folle azione omicida ed alla precedente aggressione sferrata all'autobus di tifosi indifesi". (d. d. p.)

24 marzo 2015

Fonte: La Repubblica

Chiusa l'inchiesta

Prima di sparare De Santis fu aggredito

ROMA - De Santis fece fuoco in direzione dei tifosi del Napoli solamente dopo essere stato raggiunto da alcune coltellate all'addome, "sopraffatto dagli aggressori". È questo il passaggio chiave della perizia conclusiva dell'indagine della procura di Roma sui fatti del 3 maggio dell'anno scorso quando, prima della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina, De Santis, noto alle forze dell'ordine con il nome di "Gastone", ferì con un colpo di pistola il tifoso napoletano Ciro Esposito, morto dopo 53 giorni di agonia. De Santis, per il quale è pronta la richiesta di rinvio a giudizio, è oggi accusato dalla procura di omicidio volontario, rissa aggravata e porto abusivo d'armi. Insieme a lui, però, con ogni probabilità la procura chiederà di processare anche i tifosi napoletani Gennaro Fioretti e Alfonso Esposito per il reato di rissa aggravata. Stralciate, invece, le posizioni di quattro persone (durante lo svolgimento dei fatti avevano indosso caschi integrali) che avevano partecipato al fianco di De Santis alla rissa e a quella sorta di blitz violento per le strade del quartiere Tor di Quinto che l'aveva preceduta. De Santis e i suoi complici innescarono infatti la rissa lanciando petardi contro il pullman dei tifosi napoletani che si dirigeva verso l'area di parcheggio. "È importante che sia stato riconosciuto che De Santis è stato oggetto, a sua volta, di una aggressione brutale", ha commentato l'avvocato di "Gastone" Tommaso Politi. "Faremo chiarezza al processo conclude Politi ma va messo in risalto come la procura abbia riconosciuto che in quelle fasi drammatiche il mio assistito è stato raggiunto da alcune coltellate come da noi detto fin dal primo momento".

24 marzo 2015

Fonte: La Repubblica

Omicidio Esposito chiesto processo per De Santis

di Francesco Salvatore

Chiusa l'inchiesta sulla morte di Ciro Esposito e sui disordini che ne hanno fatto da cornice alla partita di Coppa Italia fra Napoli e Fiorentina del 3 maggio dello scorso anno. Verso il processo l'ultrà della Roma Daniele De Santis, accusato dai pm Eugenio Albamonte e Antonino Di Maio dell'omicidio del 29enne di Scampia con l'aggravante dei futili motivi: la rivalità calcistica. Contestate anche le lesioni nei confronti di altri due tifosi napoletani: Alfonso Esposito e Gennaro Fioretti. Questi ultimi due, a loro volta, sono accusati di concorso in rissa aggravata e del ferimento di De Santis. "Importante che sia stato riconosciuto che De Santis è stato oggetto di una aggressione brutale" commenta il suo avvocato Tommaso Politi.

24 marzo 2015

Fonte: La Repubblica

© Fotografia: Gazzetta.it
 
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