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PIER CESARE BARETTI
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Piossasco 5.12.1987 Tragedia Aerea di Pier Cesare Baretti
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Baretti, lo juventino che trattenne Baggio e conquistò Firenze

di Marco Bernardini

Alessandro è figlio d’arte. Giornalista di Tuttosport, è ormai da tempo entrato a far parte della famiglia della quale suo padre, Pier Cesare, fu indimenticabile direttore fino a quando, alla fine dell’Ottantadue dopo il clamoroso trionfo degli azzurri in Spagna, non venne chiamato a presiedere la Lega Calcio. Baretti è il cognome di padre e figlio. Discendenti di un’antica famiglia cuneese, di Dronero dove nacquero altri giornalisti eccellenti come Giorgio Bocca, Ezio Mauro e Gianni Romeo. Per Alessandro la partita in programma tra Fiorentina e Juventus sarà, come al solito, occasione per vivere una giornata particolare. Malgrado le sue origini piemontesi e la juventinità sempre esplicitata dal suo babbo, lui tifa per i viola. Una malattia, inguaribile, presa il giorno in cui lui era davvero molto piccolo ma il genitore lo porto egualmente in tribuna al "Franchi". Pier Cesare Baretti, infatti, era il presidente di quella Fiorentina i cui proprietari erano i Pontello. Una storia che avrebbe potuto essere lunga e ricca di soddisfazioni, ma che venne tagliata in due dalle forbici del destino. Il 5 dicembre 1987 il piccolo aereo Cessna sul quale il presidente stava completando l’ultima sua lezione di volo, a causa del maltempo, si schiantò in un bosco della Montagnassa a pochi chilometri da Torino. Baretti era stato anche il mio direttore. Venni inviato sul posto della tragedia. Lo vidi penzolare da un albero nel quale era rimasto impigliato dopo l’urto fatale. Io avevo perso un buon amico. La Fiorentina un ottimo presidente manager. Credo che Firenze e il popolo viola non abbiano dimenticato Pier Cesare, malgrado siano trascorsi quasi trent’anni. Sono certo che lui è stato e sarà sempre l’unico juventino al mondo che sia riuscito a conquistare quella parte di città tifosa la quale identifica i colori bianconeri con il peggio che si possa immaginare. Il motivo della stima e della fiducia che il giovane presidente seppe meritarsi nel corso della sua troppo breve gestione va intanto ricercato nell’onesta intellettuale dello stesso Baretti il quale, fin da subito, seppe spogliarsi dei suoi abiti da "forestiero" per calarsi interamente nella realtà sociale e sportiva di una città speciale ma anche difficile per chi arriva da fuori porta. Intanto Pier Cesare fece alla Fiorentina e al suo popolo il regalo più bello. Portò in viola, dal Vicenza, Roberto Baggio ma soprattutto lo trattenne contro tutti i gufi che ritenevano il campione un vuoto a perdere dopo che si era fracassato un ginocchio. Baretti, capatosta piemontese, scommise sé stesso e, dopo averlo fatto curare come un padre, vinse la sfida. Baggio, ancora oggi, dichiara gratitudine eterna nei confronti del presidente. Ma il lavoro più importante che Baretti riuscì a completare in così poco tempo fu sostanzialmente quello di natura sociale e civile. Prima del suo arrivo la tifoseria viola era universalmente considerata come una tra le più complicate e difficili da educare e da tener sotto controllo in quanto al profilo di comportamento sportivo. In Fiesole, la curva ultras per eccellenza, si ragionava soprattutto e forse solamente con la pancia. Gli avversari, non solo la Juventus, erano dei nemici da abbattere e non degli avversari da battere. Una filosofia che non piaceva a Baretti il quale odiava ogni tipo di meschina faziosità. Lui, che aveva scelto di vivere a Firenze e che aveva trovato un piccolo ma delizioso appartamento in Ponte Vecchio, cominciò un’opera di convincimento "porta a porta" con i tifosi viola allestendo autentici stage settimanali mirati al raggiungimento dell’educazione civico sportiva. Né punizioni, né multe e nessuna restrizione particolare. Soltanto, come condizione obbligatoria, l’uso del buon senso. Con Baretti, insomma, la Fiorentina cominciò a porsi e a proporsi come modello etico e aziendale di primo piano nel panorama del nostro calcio. A livello di risultati, prima con Bersellini e poi con Eriksson in panchina, sarebbe occorso ulteriore tempo anche se la strada giusta era stata tracciata e intrapresa. Pier Cesare non ebbe il tempo di realizzare il progetto che portava ben netto nella sua mente di ottimo manager difensore delle tradizioni ma con lo sguardo proiettato verso il futuro. Malgrado ciò, dopo di lui la Fiorentina non fu più la stessa dei tempi del "coraggio e della sregolatezza" un po’ troppo dilettanteschi. Una lezione, la sua, che dura ancora oggi e che nessuno si sognerebbe mai di rinnegare. Malgrado la juventinità di Pier Cesare.

14 gennaio 2017

Fonte: Calciomercato.com

 Ventisette anni dopo la scomparsa dell’ex presidente

Baretti parla il figlio: "Mi ricordo uno striscione…"

Alessandro Baretti, giornalista di Tuttosport e figlio dell’ex presidente della Fiorentina Pier Cesare Baretti, è intervenuto a Lady Radio per il ventisettesimo anniversario della morte del padre. Ecco le sue dichiarazioni: "Ho un bellissimo ricordo di mio padre, oggi sono inviato a Firenze per Tuttosport e devo dire che tornare in questa città è sempre molto bello. Mi ricordo uno striscione esposto in Fiorentina-Inter, la prima partita dopo la morte di mio padre, nel quale c’era scritto: "Il fato ti ha impedito di vederci grandi, senza di te saremo più soli, ciao Pier Cesare" e accanto allo striscione c’era una sua fotografia. È facile dunque intuire quanto sia forte per me il legame con Firenze e la Fiorentina".

5 dicembre 2014

Fonte: Fiorentina.it

Battito viola 1987: Addio Presidente

Amava il volo. Diceva a tutti che volare lo faceva sentire libero. Pier Cesare Baretti è stato rapito da quel cielo che amava in una triste giornata del 1987. Era il 5 dicembre e la notizia della Sua scomparsa a seguito di un incidente aereo travolse le vite dei tanti che lo amavano e dei tantissimi che lo stimavano e rispettavano. Era stato nominato Presidente dall’assemblea dei soci della AC Fiorentina il 6 giugno del 1986 e subito si trovò, suo malgrado, a dover gestire la spinosa questione dell’allenatore squalificato per una omessa denuncia. La strada in salita proseguì per tutta la stagione, fra risultati della squadra a dir poco deludenti e progetti per far tornare l’entusiasmo a tutti i tifosi. Gli stessi tifosi che, intanto, cominciavano a capire che avevano a che fare con un galantuomo che impostava il proprio stile di vita sulla base degli impegni presi. Ad ogni serata con un Viola Club - alle quali mai si sottraeva - riceveva consensi e parole di incoraggiamento: era l’Uomo sul quale tutti avevamo puntato le nostre fiches, certi che avremmo fatto bottino pieno. Poi la scelta di Sven-Göran Eriksson, una squadra che gioca e diverte ed un rapporto con la città sempre più stretto e di reciproco rispetto. Poi un pomeriggio nuvoloso, l’amore per il volo e il cielo invidioso che se lo porta via. Pier Cesare Baretti era un galantuomo che ha occupato la sedia del Presidente per troppo poco tempo. Oggi i nostri cuori lo ricordano con nostalgia e immutato affetto.

5 dicembre 2012

Fonte: Museofiorentina.it

5 dicembre 1987: moriva Pier Cesare Baretti

Il 5 dicembre 1987 muore Pier Cesare Baretti, al tempo rampante presidente viola, precipitando a bordo del suo aereo privato. Ottimo giornalista e brillante manager, subentrò nel 1986 a Ranieri Pontello alla guida della Fiorentina. Era, quello, un periodo di forte ridimensionamento per i viola, ma nonostante questo, "Pierce", con la sua personalità ed il suo zelo, aveva in breve tempo conquistato la fiducia e la stima della tifoseria viola. Il ricordo di Ranieri Pontello da Tuttosport del 5-12-2007: "Pier Cesare Baretti ricopriva il ruolo di direttore generale della Lega, io ero il vice presidente, oltre ad essere presidente della Fiorentina. Un impegno che volevo lasciare e per il quale avevo ritenuto Pierce il profilo più adatto. Così durante una riunione di Lega, nel corso delle quali sedevamo l'uno a fianco dell'altro, mi avvicino al suo orecchio e quasi sussurrando gli propongo di succedermi. Pochi giorni dopo potei valutare una delle peculiarità del professionista: la capacità di inquadrare la situazione e decidere velocemente. Ne parla infatti con Matarrese che lo aveva voluto in Lega e pochi giorni dopo lo accogliamo a Firenze. Come famiglia Pontello eravamo coscienti di aver compiuto la scelta migliore, il merito di Pierce fu la capacità di entrare in sintonia con la città. Firenze e una realtà complessa e a maggior ragione può esserlo per un carattere tipicamente piemontese come il suo. La correttezza nel giudicare la realtà e nel presentare la verità, sommate al fatto che Pierce fosse un grande lavoratore, indussero i fiorentini a fidarsi di lui e del suo modo di operare. Scrivendo di Baretti a Firenze è doveroso esaltarne i meriti avuti nel recupero di Roberto Baggio. Fu lui a credere senza esitazioni alle potenzialità del calciatore, come fu lui a credere nella possibilità che Baggio potesse recuperare pienamente dall'infortunio al ginocchio. Chiamò a Firenze Carlo Vittori, già preparatore atletico di Pietro Mennea, e vinse la scommessa. Termino chiarendo che fu Pierce, a metà anni '80, il primo presidente di una società a disporre con estremo rigore il tetto agli ingaggi. Un rigore, ammorbidito dal sorriso, che ne ha contraddistinto l'operato".

5 dicembre 2008

Fonte: Tuttomercatoweb.com

A bordo di un Cessna con un amico, nel cielo di Torino

Precipita aereo, muore Baretti dirigente e giornalista di calcio

di Angelo Conti e Ezio Mascarino

Era presidente della Fiorentina e del casinò di Saint-Vincent - I corpi recuperati ieri sera.

TORINO - Il presidente della Fiorentina Calcio, del casinò di Saint-Vincent ed ex direttore di Tuttosport, Pier Cesare Baretti, è morto fra i rottami del suo Cessna 172 che si è schiantato ieri mattina verso le 11.40 sulle pendici della Montagnassa, sopra Piossasco, ad una ventina di chilometri da Torino. Stessa sorte per Oreste Puglisi, 71 anni, ex maresciallo dell'Aeronautica, istruttore pilota. Il loro velivolo era fuori rotta, dopo che nebbia e maltempo avevano impedito di fare il punto durante la discesa verso l'aeroporto di corso Marche. Pier Cesare Baretti, 48 anni, originario di Dronero, era considerato un pilota esperto: aveva ottenuto il brevetto di secondo grado da 10 anni. Frequentava con una certa assiduità l'Aeroclub e volava quasi esclusivamente con il Cessna. Oltre ad essere presidente della Fiorentina era presidente della Società di gestione del casinò di Saint-Vincent. In passato era stato direttore generale della Lega calcio e, ancor prima, dal 1978 all'82, direttore del quotidiano "Tuttosport". Sposato e separato aveva un figlio, Alessandro, di 11 anni, che vive a Torino. Oreste Puglisi, 71 anni, abitava a Piossasco, a due chilometri dal punto dove si è schiantato l'aereo. Originario di Erma, ex maresciallo dell'Aeronautica, era stato per molti anni istruttore di volo all'Aeroclub torinese. In passato collaudatore della Sial Marchetti, aveva trascorso lunghi periodi in Paesi soprattutto africani per addestrare piloti locali. Sulla sorte dei due piloti c’è stata a lungo incertezza e per molte ore si è sperato, dopo la scomparsa del velivolo, in un atterraggio di emergenza. Le ricerche sono state difficili, spesso affannose. C’è stato anche un rincorrersi di false notizie: alle 17 quella del ritrovamento dell'aereo, alle 17.15 quella che gli occupanti erano stati trovati vivi. La Rai è stata costretta ad interrompere un servizio rievocativo su Baretti con la più ottimistica notizia. Alle 19, però, si è persa anche l'ultima speranza quando due valligiani hanno portato al campo base la notizia del ritrovamento dei rottami. L'allarme è scattato verso mezzogiorno. Il Cessna era decollato tre quarti d'ora prima, alle 11.15, dall'Aeroclub con un piano di volo piuttosto semplice Torino-Levaldigi-Torino. Un percorso che Baretti e Puglisi conoscevano molto bene, al punto da affrontarlo nonostante le pessime condizioni atmosferiche: pioggia, nuvole basse, neve a partire da 500 metri. Il maltempo induce però i piloti a cambiare programma: alle 11.34 arriva infatti alla torre di controllo dell'Aeroclub un messaggio del pilota del Cessna. "Sto sorvolando None, la visibilità è molto scarsa per nebbia. Mi trovo a 2300 piedi (circa 750 metri di altezza, ndr) e riporto su Rivoli". Due minuti dopo, sorvolando Rivoli, il pilota avrebbe dovuto richiamare la torre prima di entrare nel circuito di atterraggio verso la pista. Ma questa comunicazione, attesa alle 11.38, non arriva. Dopo 5 minuti di ritardo l'operatore-radio si allarma e chiama l'Elinucleo dei carabinieri, a Volpiano. Da qui si alza un AB 412, un poderoso mezzo capace di operare anche in condizioni particolarmente difficili. Raggiunge subito la zona di Piossasco, guidato dalla telefonata di un uomo che afferma di avere sentito il rumore di un aereo e poi un botto sulle pendici del Monte San Giorgio. Alle 12.30 all'elicottero dei carabinieri si aggiunge anche quello dei vigili del fuoco. Alle 13, presso la stazione carabinieri di Piossasco, si costituisce il coordinamento delle operazioni di soccorso, lo dirige il capitano Mauro Tornatore, comandante della compagnia di Moncalieri, competente per territorio. Si concentrano gli sforzi sul Monte San Giorgio. Una squadra di vigili del fuoco raggiunge la vetta prima delle 15 ma intanto i due elicotteri devono posarsi: la visibilità peggiora e, nonostante l'abilità dei piloti, non è possibile proseguire le ricerche. Intervengono intanto 70 uomini del Battaglione mobile dei carabinieri, una decina di squadre del Soccorso alpino del Cai (con un centinaio di uomini), cinque squadre di vigili del fuoco, volontari della Croce Rossa e della Croce Bianca. Alle 16 una nuova telefonata, più precisa, sposta gli sforzi dei soccorritori cinque chilometri più lontano, verso Cumiana, in frazione Maritano. Qui Giuseppe Cirigliano, 51 anni, racconta: "Ho visto un aereo immergersi nelle nuvole, a ridosso della montagna. Poi uno schianto". Si cerca fino alle 18.30, poi sopraggiunge l'oscurità e la nebbia si fa più fitta. Si decide di sospendere le ricerche ma è proprio in questi attimi che arriva trafelato al campo base, istituito in regione Colonie di Allivellatori, Walter Boniscontro, 25 anni, agricoltore. Racconta di avere ritrovato l'aereo: "Ho sentito anch'io quel rumore e poi il botto. Insieme al mio amico Livio Ronchi ho deciso di salire a dare un'occhiata sotto un costone di roccia, ad un'ora di marcia da qui. Abbiamo notato un bosco di querce come arato dall'aereo, al fondo, proprio contro la roccia c'erano le due ali, una completamente distrutta. Abbiamo atteso qualche minuto prima di avvicinarci, eravamo impauriti dalla scena che avevamo di fronte: poi ci siamo fatti coraggio e ci siamo avvicinati all'abitacolo. Dentro c'è una persona anziana, con le gambe troncate. Siamo subito ritornati indietro ed abbiamo cercato di attirare l'attenzione accendendo fuochi". I soccorritori decidono di ripartire subito. Arrivano all'aereo verso le 20 e trovano anche il secondo corpo, a poche decine di metri dal relitto. Si lavora sino alle 22 per recuperare i cadaveri, ancora incastrati tra i rottami. Poi, nel cuore della notte, comincia il trasporto a valle. Sulle cause dell'incidente si possono, al momento, solo avanzare ipotesi. La più probabile è un errore di rotta: Baretti e Puglisi, con l'aereo avvolto nella nebbia avrebbero creduto di sorvolare None quando in realtà erano su Piscina. Compiuta l'esatta correzione di rotta per raggiungere il sentiero di discesa non si sarebbero però diretti verso Rivoli ma seguendo una rotta parallela a quella prevista, verso i primi contrafforti montuosi. Erano a poco più di 650 metri di quota quando si sono trovati di fronte il massiccio della Montagnassa. È probabile che se ne siano accorti solo per tentare una manovra disperata: dare tutta manetta al motore e cercare di salire. Ma la cresta era 200 metri più in su: troppi. Ed il Cessna si è infilato nel boschetto di querce.

6 dicembre 1987

Fonte: La Stampa

"Non volare è brutto tempo" ultimo appello da Firenze

L'ultimo colloquio con Firenze è stato con il segretario della sua squadra che gli diceva: "Non volare è brutto tempo". Un appello inascoltato. Ora la sua città d’adozione è in lutto e si moltiplicano i messaggi di cordoglio. È una grave perdita e non solo per il mondo sportivo. Sono rimasto sempre colpito dalla sua personalità e dal suo modo di affrontare i problemi, ha dichiarato il presidente della giunta regionale toscana Gianfranco Bartolini quando ha appreso della morte di Pier Cesare Baretti. "Un uomo di profonda umanità" ha detto Fino Fini, direttore del settore tecnico della Federcalcio. "I rapporti con lui erano sempre improntati alla lealtà". Il presidente del Coni Arrigo Gattai è stato tra i primi ad apprendere la notizia della morte di Baretti. "Un dirigente di grandi capacità - ha detto Gattai - che meritava di raggiungere le prestigiose posizioni cui aspirava". Ranieri Pontello che ha seguito da Firenze le notizie che arrivavano da Torino si è limitato a dire: "Ho perduto un amico prima ancora di un collaboratore". Il presidente della Lega Calcio, Luciano Nizzola, è scoppiato in lacrime quando ha appreso della morte di Baretti: "Era un fraterno amico, era stato lui a propormi di entrare nel consiglio della Lega".

6 dicembre 1987

Fonte: La Repubblica

Il presidente che amava il brivido

MILANO - La notizia della morte di Baretti è stata accolta con sgomento dal mondo dello sport, riunito a Milano per la partita della nazionale. "Un lucido interprete del grande sistema calcio, con la chiarezza e la modestia del vero signore", così l'ex commissario della Federcalcio, Andrea Manzella, ha commentato la scomparsa del presidente della Fiorentina. Il presidente del Coni, Gattai, non riusciva ad accettare la notizia: "Era mio amico da quando faceva il giornalista e l'ho sempre trovato corretto e preciso, una dote non comune di questi tempi". Baretti, corridore di rally da giovane, aveva preso con orgoglio il brevetto d'aereo. Era un uomo che amava la velocità.

6 dicembre 1987

Fonte: La Stampa

"Non vedo nulla, torno indietro"

di Enrico Bonerandi

CUMIANA - Si è levato la canottiera, l’unica cosa asciutta che gli restava, e ne ha fatto un falò. Per dare un segnale, per far capire a quelli più sotto che era lì, che bisognava cercare. Da mezz’ora il ragazzo sedicenne del Soccorso alpino provava inutilmente a comunicare, ma nessuno lo vedeva o poteva ascoltarlo. Erano le 18 di ieri: davanti a lui, nel canalone di Cascina Maritano, sul Monte Croce coperto di neve e nascosto nella nebbia, c’era il relitto del Cessna 172 di Piercesare Baretti. Schiacciato contro la parete di roccia, la cabina accartocciata, sbriciolata l’ala destra. Un metro e mezzo più in là, un corpo, poveri resti umani con gli arti inferiori troncati di netto: il cadavere di Oreste Puglisi, amico del presidente della Fiorentina. Scatta l’allarme. Un’ora dopo, l’allarme è arrivato giù, ai carabinieri di Cumiana, dove facevano capo le ricerche. Ci sono degli alberi, l’aereo li ha colpiti e poi si è andato a schiantare, spiega un militare. E il corpo ? Non so, non so, ripete, col cuore in gola, il ragazzo che è corso fin qui ad avvertire i compagni era un uomo di più di 50 anni... Immediatamente è partita la squadra: si sono messi in marcia una decina. Per quei sentieri, con 30 centimetri di neve fresca, stretti, con la nebbia e le tenebre, era l’unico modo di muoversi. Ferme le campagnole, inutilizzabili gli elicotteri. Fino a notte, queste sono state le uniche notizie: sufficienti, purtroppo, per capire che ormai non c’erano più speranze. Baretti e il suo amico, e copilota, Oreste Puglisi, sono morti nello schianto del loro aereo. Anche il corpo di Piercesare Baretti è stato trovato più tardi all’interno della carlinga: una sbarra di ferro gli aveva frantumato la testa. Per tutto il pomeriggio, invece, le notizie si erano rincorse contraddittorie. Si aveva sperato di trovarli vivi, perché qualcuno aveva udito gridare aiuto e la nebbia aveva confuso l’orientamento dei soccorritori. Ma erano stati solo dei ragazzi che si erano perduti sulla montagna. Decine di carabinieri, poliziotti, finanzieri, uomini del Soccorso alpino, guide alpine si erano buttati su questi monti a pochi chilometri da Torino, che dividono la Valle di Susa dalla Val Chisone, sotto la pioggia e, man mano che salivano di quota, sotto la neve. Si erano alzati anche elicotteri, poi la prudenza ha consigliato di non farli volare: inutile aggiungere, tragedia a tragedia. L’allarme è scattato poco dopo le 11,30 di ieri mattina. Piercesare Baretti da tempo non guidava un aereo. Gli era scaduto il brevetto, e allora aveva deciso di macinare un po' di ore di volo per poterlo rinnovare. Con sé aveva voluto un suo vecchio amico, Oreste Puglisi, 71 anni, anche lui pilota. Alle 11 di ieri mattina sono andati all’Aeroclub di via Briglia, a fianco degli stabilimenti Aeritalia, al campo Edoardo Agnelli e, qualche minuto più tardi, terminate le procedure di imbarco, sono decollati. Doveva essere un volo breve, al massimo di un’ora e mezzo, intorno a Torino. In quel momento sulla città pioveva a dirotto e c’erano banchi di nebbia. Il segno luminoso del Cessna 172 è rimasto sugli schermi radar dell’aeroporto solo mezz’ora. Alle 11.34 Baretti ha avvertito la centrale di controllo: Mi trovo sopra None, la visibilità è scarsa torno indietro. La posizione era già diversa da quella prevista. Ed ha aggiunto: Dirigo per Rivoli, fra due minuti vi do le nuove coordinate. Poi il silenzio. Alle 11,38 dall’Aeroclub è stato dato il segnale di scomparsa. La zona dove doveva trovarsi il velivolo era quella compresa fra i comuni di Piossasco e Cumiana, una ventina di chilometri da Torino sulla dorsale prealpina. La visibilità, decente nella mattinata, si restringeva sempre più. Si è alzato un elicottero dei carabinieri, che ha compiuto un ampio giro di perlustrazione, ma era impresa disperata distinguere i contorni delle rocce. Allora si è deciso di organizzarsi a piedi, o con le camionette, dividendosi in squadre. Ma erano ricerche cieche, con un arco troppo vasto da scandagliare. Poi un contadino si è messo in contatto coi militari: Ho sentito il rombo di un motore volare a bassa quota, e poi uno schianto, ha riferito. Gli ha fatto eco un ragazzino: Ho visto un aereo infilarsi in un canalone. La direzione era quella di Allivellatori, un paese non lontano da Piossasco, frazione di Cumiana. Un altro contadino, più tardi, ha dato ai soccorritori la sicurezza che la zona era giusta: Nel bosco, prima di mezzogiorno, ho sentito un rumore come di ferro, di lamiere. Ma era difficile avvicinarsi. I collegamenti con le varie squadre si interrompevano, alcuni punti impervi venivano per forza scartati. Alle 16,30 da Torino rimbalzava a Roma e veniva ripresa dalle agenzie di stampa, la notizia che erano stati ritrovati i corpi dei due passeggeri e i rottami dell’aereo poi, la smentita. Alle 18,10 la segretaria dell’Aeroclub smentiva di nuovo tutto quanto: Li hanno trovati, sono vivi. Sono feriti, li stanno riportando a valle. Ma anche questa volta non era vero. Una squadra di soccorritori aveva udito delle grida sulla montagna, lontano, ed aveva dato via radio il ritrovamento dei feriti. Per localizzare e raggiungere il punto da dove veniva la richiesta di soccorso ci hanno impiegato quasi mezz' ora: erano i ragazzi che si erano persi nella nebbia. La speranza è crollata, e ormai è stato chiaro che ben difficilmente si sarebbero trovati Baretti e Puglisi ancora in vita. Lunghe ore d’incertezza. Per ore si è rimasti nell’incertezza. Con le torce, ci si è arrampicati sulla costa della montagna, sprofondando fino a mezza gamba nella neve. Qualcuno ha pensato che, ormai, prima dell’alba sarebbe stato impossibile trovare qualcosa. Alle 19, al centro di raccolta è arrivato un ragazzo del Soccorso alpino, trafelato. Un’ora di marcia dal luogo dello schianto. L’ala sinistra è ancora intera, quella destra no. L’aereo è schiacciato, appiattito contro la roccia... Dove ? Su a Monte Croce, a Cascina Maritano. Seicento metri di altezza. E poi il racconto di quei poveri corpi martoriati. Una squadra della Croce bianca è partita subito, seguendo la segnalazione della guida. Alle 20, la conferma: Ci sono i due corpi. Li portiamo giù. Ancora non si è compreso quale sia stata la dinamica dell’incidente. In un primo tempo, si era ipotizzato uno scoppio in volo del velivolo, ma ora questo sembra improbabile. Forse la rottura del motore, forse un errore del pilota, che si è trovato di fronte a condizioni meteorologiche impreviste e difficili da governare. Lo potranno stabilire le inchieste, che saranno aperte dal sostituto procuratore della Repubblica di Torino, Giuseppe Marabotti, e in sede civile.

6 dicembre 1987

Fonte: La Repubblica

Pier Cesare Baretti tradito a 48 anni dalla grande passione per il volo

Il presidente che amava il brivido

di Gianni Romeo

In gioventù corse nei rally, poi prese con orgoglio il brevetto aereo. Dalla direzione di Tuttosport a quella di Lega, Fiorentina e Casinò di St-Vincent.

TORINO - Pier Cesare Baretti, dopo anni di brillante scalata, era arrivato in cima alla salita. O forse no, certamente no. Presidente della Fiorentina Calcio, amministratore delegato della società che gestisce il casinò di Saint-Vincent. Ora toccava ai giornali occuparsi quasi quotidianamente di lui dopo che lui, sui giornali, aveva parlato per lunghi anni degli altri. Era entrato nel giornalismo appena ventenne, quando dalla sua Dronero, approdando a Torino dove il papà magistrato l'aveva mandato a studiare legge, era andato a bussare alla porta di Tuttosport. Antonio Ghirelli, il direttore, aveva gettato subito in mischia quel giovane estroverso, appassionato di calcio, con tanta voglia di curiosare nei fatti della vita. Alla solidità del cuneese riflessivo, accoppiava una vivacità di interessi decisamente fuori dal comune. Nel giornalismo sportivo si era fatto rapidamente conoscere ed il suo direttore successivo, Giglio Panza, l'aveva promosso inviato speciale. A 21 anni, accantonando definitivamente l'idea di laurearsi, Pier Cesare Baretti raccontava già dall'Inghilterra l'eliminazione degli azzurri contro la Corea in quegli infelici campionati del mondo di calcio. Il suo stile era asciutto, concedeva poco all'immaginifico, preferiva privilegiare i fatti. Non cercava approvazioni ed amicizie, scrivendo di sport, ma esercitava con gusto il senso critico, la difesa della verità. Una carriera rapida. Vicedirettore, sempre a Tuttosport, sotto la direzione di Giampaolo Ormezzano, poi direttore a sua volta dal 1978 sino al 1982, l’anno del successo azzurro al Mundial spagnolo. Un successo personale anche per Pier Cesare Baretti, che era stato fra i pochissimi a difendere fin dall'inizio Bearzot e i suoi giocatori, a sostenerli con i suoi scritti. Dopo il Mundial, Baretti cambiava rotta. Il giornalismo l'aveva appagato, cercava altri stimoli, altri spazi. Così l'esperienza come direttore generale della Lega calcio veniva colta al volo, quando Matarrese gliela offriva. E dopo la Lega, un anno e mezzo fa, la Fiorentina. Era di poche settimane la nomina ad amministratore delegato della società che gestisce il casinò di Saint Vincent e proprio alcuni giorni fa, in una delle conversazioni telefoniche che tenevano salda un'antica amicizia ci aveva detto che non necessariamente avrebbe dovuto abbandonare la Fiorentina, che due fronti sui quali combattere lo avrebbero tenuto più in forma che uno soltanto. Si era fatto in Lega Calcio, a Milano, la fama di amministratore attento e oculato. Perciò, dopo aver scritto tanti articoli e aver ottenuto collocazione nobile nel giornalismo, veniva ora conteso da chi voleva far quadrare i bilanci, fosse una società di calcio, oppure un casinò. Era una di quelle persone alle quali piace scalare in fretta l'esistenza, una di quelle persone che non hanno nel loro vocabolario parole come pensione o tranquillità. Gli piaceva correre. Correre in auto, nell'età più verde, quando si divertiva a tentare emozionanti gare di rally. Poi aveva scoperto il piacere dell'aereo, il brevetto da pilota era una delle cose cui teneva di più, che mostrava con più orgoglio. Soltanto qualche partita di golf rallentava un'esistenza con l'acceleratore sempre a tavoletta, la spola continua tra Firenze e Torino, dove l'attendeva il sorriso del figlio Alessandro. Con gli aerei da turismo, diceva sovente, posso almeno volare qualche volta sulla mia Dronero, vedere quel puntino che è la casa dove sono nato. Lo diceva con il piacere di chi sta bevendo dalla vita i sorsi migliori, non con il rimpianto di chi si volta ad osservare malinconicamente le proprie radici. Su un aereo da turismo ha troncato la sua esistenza, pochi giorni dopo aver compiuto i 48 anni. Non ha fatto in tempo a portare avanti nel calcio la sua opera di moralizzazione contro il teppismo, che aveva Intrapreso con il solito impegno totale che metteva in tutte le sue cose. Non ha fatto in tempo a salutare ancora una volta Alessandro.

6 dicembre 1987

Fonte: La Stampa

La vana speranza dei familiari

Il caos nelle informazioni ha fatto credere per qualche ora che Baretti fosse ancora vivo - Il figlio di 11 anni ancora all'oscuro.

TORINO - Il caos d’informazioni - che per tutta la giornata di ieri ha trascinato nell'incertezza e più volte nella speranza, le redazioni dei giornali - ha colpito anche la famiglia di Baretti: a Torino, dove vivono la moglie Adriana Farsella (separata da qualche anno) e il figlio Alessandro, di 11 anni; a Dronero, dove sono la sorella di Cesare, Maria 41 anni, e la zia Ada Derossi, sorella della madre. Sono stati amici di famiglia a dare la notizia a Maria Baretti: lei era a scuola alle medie di Carmagnola come tutti i giorni. Quand'è tornata le hanno detto quel che era successo. In via Servais (omissis), la moglie, Adriana Farsella ha saputo nel pomeriggio: rientrata a casa, è stata avvertita da amici che avevano visto la televisione. Per ore ha atteso accanto al telefono: "Lasciatemi la linea libera, ha detto ai cronisti, e ha spiegato: "Mi serve per avere notizie aggiornate". Così fino a sera quando ancora sperava: "Hanno trovato l'aereo ? Ho sentito dire che loro erano feriti e li portavano in ospedale... E poi: "Alessandro per fortuna è via con zii e la cugina. L'importante è che non veda la televisione, sarebbe, sarebbe...". Poi Adriana Farsella ha di nuovo voluto libero il telefono. Il caos nelle informazioni ha ingannato anche la compagna di Baretti, Laura che aveva telefonato da Torino al conte Flavio Pontello: "E' vivo, sta bene, lo stanno portando all'ospedale: ha urlato. Il conte Pontello le ha detto che stava mettendosi in viaggio. "No, non parta - ha detto Laura: le faccio telefonare io da Pier Cesare appena gli hanno fatto la visita di controllo". Poi la speranza e caduta. m. nel.

6 dicembre 1987

Fonte: La Stampa

"Il calcio gli deve molto"

di Nino Sormani

Manzella: "Un protagonista sempre lucido e corretto". Nizzola: "Listata a lutto la vittoria sul Portogallo".

MILANO - La notizia del tragico incidente aereo che è costato la vita al presidente della Fiorentina Pier Cesare Baretti è arrivata nella tribuna d'onore di San Siro pochi minuti dopo l'inizio della gara tra la nazionale italiana e quella portoghese. Il primo ad essere informato è stato il nuovo presidente della Federcalcio Antonio Matarrese che con Baretti direttore generale aveva diretto per alcuni anni la Lega calcio. Matarrese, profondamente colpito, ha subito lasciato il suo posto ed è rientrato in albergo. In attesa di notizie più precise sull'Incidente. "Ho visto Matarrese sconvolto e l’ho consigliato di andarsene - ha spiegato Luciano Nizzola, attuale presidente della Lega - capisco il suo dolore e il suo turbamento per aver perso un amico prezioso, punto di forza dei suoi successi alla guida del calcio. La morte di Baretti è stata la più grossa perdita degli ultimi anni. Devo proprio a lui il fatto di essere entrato in questo mondo. Questa disgrazia ha listato a lutto la vittoria con il Portogallo". Commosso il commento dell'ex commissario straordinario della Federcalcio, Andrea Manzella: "Pier Cesare Baretti riusciva ad essere protagonista di prima linea e, ad un tempo, lucido interprete del grande sistema calcio. L'intreccio tra sport e cultura popolare, da un lato, e organizzazioni amministrative e finanziarie sempre più complesse, dall'altro, veniva colto da Baretti con una felicità di sintesi e di equilibrio. Di questa sua fredda capacità di valutazione, tanto più straordinaria in quanto proveniva da un dirigente impegnato interamente in una difficilissima "piazza" calcistica, molto si sono avvalsi gli uomini chiamati dal di fuori alla gestione commissariale della Figc da poco conclusasi. Ricorderemo le sue tesi, nutrite di esempi e nomi concreti, chiarissime e tracciate con la gentilezza e la modestia del vero signore. Ci resta, esemplare, il rigore del suo modello di gestione a Firenze. La perdita per il calcio è irreparabile". Arrigo Gattai, presidente del Coni, non riesce a rendersi conto della scomparsa improvvisa di un così caro amico. "L'avevo sentito pochi giorni fa - spiega -, l’avevo chiamato per complimentarmi per la sua nuova carica nell'amministrazione del Casinò di Saint-Vincent. Lo conoscevo da quando faceva il giornalista e l'ho sempre trovato corretto e preciso nel suo lavoro, una dote non comune di questi tempi". Enzo Bearzot, ex ct della nazionale azzurra ricorda il Baretti giovane, cronista sportiva. "Lo rammento quando era ragazzino e arrivava al campo dove si allenava il Torino a bordo di una fiammante spider rossa - dice. Già allora sembrava un signore d'altri tempi per gentilezza e correttezza. È una grande perdita per lo sport Italiano". "Una grave perdita per il calcio professionistico - ha affermato Cestani, presidente della lega caldo semipro - era l'unico che conosceva bene i regolamenti e sarebbe stato un validissimo aiuto per noi dirigenti per affrontare e risolvere questi problemi". Anche Arrigo Sacchi, allenatore del Milan, ha voluto ricordare con parole accorate il suo dirigente di quando allenava i giovani della Fiorentina. "È stato un grande intellettuale del calcio e uomo di profonda cultura - ha detto - grande conoscitore di uomini. Capace di intraprendere iniziative coraggiose come quella di pochi giorni fa quando ha affrontato II problema della violenza negli stadi attaccando i sostenitori della sua Fiorentina". "Ricordo Baretti dai tempi della mia militanza nel Torino quando ci vedevamo quasi tutti i giorni - ha concluso Maldini, c.t. dell'Under 21 - un cronista molto attento e preparato che ha saputo navigare benissimo in questo ambiente difficile e tormentato. Con lui i contatti sono ripresi da quando è giunto alla Fiorentina". Infine l'attuale commissario tecnico della nazionale Vicini: "Una notizia che mi addolora molto, l'ho appresa nell'intervallo, andavamo d'accordo sul piano umano e calcistico. Ci sentivamo più adesso che era presidente della Fiorentina che non ai tempi della sua direzione del giornale.

6 dicembre 1987

Fonte: La Stampa

L'addio di Torino a Baretti e Puglisi

I funerali di Pier Cesare Baretti e di Oreste Puglisi morti nell'incidente aereo di sabato si celebrano alle 18 nella chiesa parrocchiale di "Gesù Nazareno" in piazza Benefica. I parenti hanno chiesto una cerimonia breve e semplice, senza l'Eucarestia. Poi Baretti verrà sepolto nel cimitero di Dronero dove c'è la tomba di famiglia. Puglisi verrà portato a Piossasco. È in lutto il mondo dei giornali e del calcio perché Baretti era stato direttore di "Tuttosport" e direttore della Lega Nazionale Calcio ed era, attualmente, presidente della Fiorentina. Piangono anche i piloti e gli appassionati di volo. Puglisi era stato uno di loro fin da giovane quando era collaudatore della Marchetti e quando è diventato istruttore di volo. L'inchiesta è stata affidata al sostituto Procuratore della Repubblica Giuseppe Marabotto, lo stesso che aveva seguito l'inchiesta sul totocalcio clandestino e sulle partite "combinate". Ma in questo caso il magistrato ha poco da fare e poco da dire. Le cause sembrano ovvie: il brutto tempo e la nebbia. Le colline della Montagnassa non si vedevano e quando il pilota si è accorto di essergli addosso era troppo tardi.

7 dicembre 1987

Fonte: Stampa Sera

Alle 16 la cerimonia nella chiesa del Nazzareno

Oggi l'addio a Baretti

Ci saranno migliaia di amici sportivi.

Ore 16 nella chiesa di "Gesù Nazzareno" in piazza Benefica, un rito semplice senza l'Eucarestia, per benedire Pier Cesare Baretti e Oreste Puglisi. Poi le salme proseguiranno per il cimitero: Dronero per Baretti e Piossasco per Puglisi. Sono migliaia i tifosi della Fiorentina che partecipano ai funerali. Una quarantina di pullman messi a disposizione dalla società "viola" sono riservati per chi vuole partecipare al momento dell'addio al Presidente del loro Club. "Un uomo eccezionale - dicono. Riusciva a portare nel calcio quella carica di umanità indispensabile per non correre il rischio di trasformare una contesa di calciatori in una disputa fra robot. Credeva nei giovani: nel computer del suo ufficio aveva messo in memoria centinaia di schede di ragazzini. Diceva che erano i campioni di domani". Pier Cesare Baretti era anche il presidente della società di gestione del Casinò di Saint-Vincent. Perciò anche dalla Val d'Aosta arrivano centinaia di automobili con amici, estimatori, colleghi. Dolore e cordoglio. Ancora prima del funerale è stato un pellegrinaggio di persone: prima nella camera mortuaria del cimitero di Piossasco e poi nella sede dell'Associazioni arbitri di corso San Martino dove è stata allestita la camera ardente. Baretti era conosciuto nel mondo del calcio e del giornalismo: era stato direttore di "Tuttosport" e direttore della Lega Nazionale Calcio. Puglisi era stato collaudatore di aerei e istruttori di volo per quarant'anni: una vita negli aeroporti. L'incidente di sabato si spiega con le condizioni del tempo straordinariamente brutto. Nessun aereo è decollato dall'Aeroclub di corso Marche. Solo Pier Cesare Baretti e Oreste Puglisi si sono messi alla cloche. Dovevano arrivare a Levaldigi per proseguire in automobile verso Albenga. "E' un viaggio che posso fare a occhi chiusi". In realtà la visibilità era ridotta a zero e l'aeroplano si è trovato fuori rotta di una dozzina di chilometri. Quando il pilota ha virato per tornare alla base si è trovato davanti la montagna della Montagnassa e non c'è stato più nulla da fare. "Volava "a vista" - precisano gli esperti - evidentemente si sentiva molto sicuro perché altrimenti avrebbe scelto il volo "strumentale". Se si fossero resi conto di essere in pericolo avrebbero potuto chiedere l'assistenza della torre di controllo di Caselle e utilizzare le indicazioni del radiofaro nella rotta di avvicinamento".

7 dicembre 1987

Fonte: Stampa Sera

Addio, Presidente senza paura

di Roberto Patruno

TORINO - Il lungo addio dello sport e del giornalismo a Pier Cesare Baretti, presidente della Fiorentina e al suo amico, l’istruttore-pilota Oreste Puglisi, morti sabato su una montagna del Pinerolese, precipitati con un "Cessna 172", su un costone immerso nella nebbia, è cominciato ieri mattina quando le due bare sono state esposte in una improvvisata camera ardente allestita nella sede torinese dell’Associazione arbitri. Per tutta la giornata le casse di noce chiaro, ricoperte di fiori e di cuscini di rose, sono state il punto di riferimento per centinaia di personaggi dello sport, dirigenti, calciatori, giornalisti, semplici tifosi che hanno voluto rendere omaggio a Baretti. Nel pomeriggio, poi, la funzione funebre nella chiesa di Gesù Nazareno, in piazza Benefica. Da ore, decine di persone erano in attesa dei carri che lentamente si sono mossi da via San Martino, sede dell’Associazione degli arbitri, fino alla chiesa. Un corteo silenzioso con le bandiere viola dei club Fiorentini listate a lutto. Per accompagnare il presidente della Fiorentina gli striscioni della curva Fiesole sono stati tenuti tesi, fermi da "ultras" in lacrime, giunti in mattinata con i pullman. Con loro c’erano don Ezio Massella, padre spirituale della squadra toscana e tutti i giocatori con l’allenatore Eriksson. La funzione funebre è stata concelebrata proprio da due sacerdoti dello sport, don Ezio e don Aldo Rabino, il cappellano del Torino. Entrambi, con la voce rotta dall’emozione hanno benedetto le salme e letto le Scritture (lettera di San Paolo ai Romani) e hanno cantato assieme ai presenti in chiesa l’Alleluja pasquale. Quando le bare di Pier Cesare Baretti e di Oreste Puglisi, portate a spalla, hanno fatto il loro ingresso in Gesù Nazareno, la gente è ammutolita. Con gli occhi bassi il presidente Antonio Matarrese, l’avvocato Luciano Nizzola, il ct Azeglio Vicini, Gigi Riva, Dino Zoff, Eugenio Bersellini, Gigi Radice, giocatori della Juventus e del Torino. E poi i calciatori della Fiorentina, con l’ex Giancarlo Antognoni, giunto dalla Svizzera. Mentre don Aldo Rabino svolgeva la sua omelia-ricordo di Baretti dicendo di lui: "Sei stato un presidente-coraggio non solo nello sport ma anche un uomo che ha pensato agli altri, ai drogati e agli handicappati", dalle prime file si sono sentiti i singhiozzi della vedova Adriana Farsella che aveva accanto a sé il piccolo Alessandro, della compagna di "Pierce" (come era soprannominato Baretti), Laura Leone, un posto più indietro. Quando il figlio del presidente della Fiorentina che aveva seguito il feretro è scoppiato in lacrime, anche i giocatori, con il fazzoletto viola al collo, hanno cominciato a piangere: Contratto, Onorati, Landucci, tutti gli altri, alcuni ragazzi delle "giovanili". Contratto avrebbe dovuto leggere un passo delle Scritture ma non se l’è sentita. All’ultimo momento ha sussurrato: "Non ce la faccio". È toccato quindi al giornalista di "Tuttosport" (di cui Baretti è stato direttore), Marco Bernardini e a Renato Zaccarelli (ex giocatore del Torino e della Nazionale) ricordare che cosa disse San Paolo: "Sarò più bianco della neve...". Poi, la benedizione delle salme.

8 dicembre 1987

Fonte: La Repubblica

A Torino tanta gente attorno al presidente della Fiorentina e a Oreste Puglisi

L'abbraccio dello sport a Baretti

La benedizione delle salme fra la commozione della folla - Il dolore di Cattai, Matarrese e Nizzola - Riva: "E' morto perché era troppo coraggioso".

A casa sua per sempre

Il viaggio di Pier Cesare Baretti si conclude questo pomeriggio nella sua Dronero, la cittadina della provincia di Cuneo che il presidente della Fiorentina aveva lasciato a diciott'anni per intraprendere a Torino gli studi di Giurisprudenza e poi nel 1960 il giornalismo. Alle 14,45 partendo dalla casa paterna di via Lantermino il feretro andrà a sostare nella chiesa parrocchiale di stile romanico che sta al centro del paese, poi l'ultima tappa, verso la tomba di famiglia, dove lo aspettano Giuseppe e Gina, papà e mamma. Dopo il saluto ufficiale tributatogli ieri a Torino da tanta folla, Pier Cesare Baretti riceverà oggi quello più raccolto degli amici di un tempo, i famigliari respireranno intimità. Si chiude così l'ultima pagina di un libro troppo breve. Una persona deve morire perché vi accorgiate delle sue gran capacità, ha detto ieri una voce anonima nel corteo. No, qualcuno se n'era già accorto a Firenze, a Saint-Vincent. E prima a Torino fra di noi. Ma quel maledetto aereo ha impedito a tanti di scoprirlo per conto loro.

8 dicembre 1987

Fonte: La Stampa

In chiesa Contratto non regge all'emozione

di Angelo Conti

TORINO - Gigli bianchi e sciarpe viola sulla bara di Pier Cesare Baretti, il presidente della Fiorentina ed ex direttore di Tuttosport perito sabato sul suo aereo caduto sui monti di Piossasco. Lo hanno stretto, in un commosso abbraccio, le quattromila persone che hanno affollato la chiesa di Gesù Nazareno, nel quartier Cit Turin, a pochi passi da Porta Susa. Erano lì per dire addio anche ad Oreste Puglisi, inseparabile compagno di volo del "Pierce", che lo aveva affiancato ai comandi del Cessna anche nell'ultimo decollo. Il funerale aveva avuto un prologo, in mattinata e nel primo pomeriggio, nella camera ardente allestita nella sede dell'Associazione arbitri, in corso San Martino, dove le due bare erano state collocate, affiancate, in una sala del secondo piano. Nel locale si sono via via alternati, fra i molti, i componenti della famiglia Pontello. Il vicepresidente della Fiorentina Lombardi, il presidente della Federcalcio Matarrese e quello della Lega Nizzola. Il presidente del Torino Mario Gerbi con l'amministratore delegato De Finis, Gigi Radice, il vice presidente della Juventus Giordanetti, il presidente dell'Empoli Bini. L'ex presidente della Lega calcio, Righetti. Nel primissimo pomeriggio sono arrivati, in pullman, i giocatori della Fiorentina. Erano seguiti da automezzi partiti in mattinata dalla Toscana con centinaia di tifosi. Altri su un pullman. I portici antistanti corso San Martino hanno lentamente cambiato colore: alle 15.30, quando le bare sono uscite dal portone, apparivano come una gran macchia viola. Poi si è formato un corteo, diretto verso la chiesa di Gesù Nazareno, in piazza Benefica, distante poche centinaia di metri, dove attendeva una folla imponente: presenti il presidente del Coni Gattai e tutti i "nomi" del calcio nazionale. Nella chiesa, addobbata con fiori viola e bianchi, i feretri sono entrati alle 16.05. Sono stati i giocatori della Fiorentina a portare a spalle quello del loro presidente: commossi, al collo la sciarpa viola della squadra, c'erano Contratto, Landucci e Carobbi affiancati da tre tifosi, Patrizio, Davide e Giulio. La bara di Puglisi era invece sorretta da un gruppo di piloti Alitalia, suoi allievi in passato. Nelle prime file di banchi sedevano la moglie di Baretti, Adriana, dalla quale era separato, il figlio Alessandro, 11 anni, la sorella del giornalista, Maria e, poco più Indietro, la sua compagna, Laura Leone. Sul lato sinistro la famiglia di Oreste Puglisi: la moglie Adelaide, il figlio Alvaro con la moglie Silvana ed i nipoti Barbara e Davide. La cerimonia è stata semplice e breve, un momento di preghiera collettiva con la benedizione delle salme (la messa verrà celebrata oggi in forma privata, a Dronero per Baretti e a Villarbasse per Puglisi). Don Aldo Rabino, cappellano del Torino, e padre Ezio Massella, cappellano dei viola, hanno tratteggiato le figure di Baretti e Puglisi. Don Aldo, da anni amico personale del presidente della Fiorentina, lo ha ricordato come "un messaggio vivente di professionalità giornalistica rispettosa dell'Uomo", e poi come "presidente-coraggio, un amico sul quale i giocatori potevano sempre contare" Ha poi sottolineato due aspetti più intimi: "il grande affetto per il figlio Alessandro, per incontrare il quale era sempre pronto a fatiche e a lunghe corse in autostrada" e il fattivo apporto alla lotta contro la droga, concretizzata nei frequenti contatti con un'associazione per il recupero dei tossicodipendenti. Gli amici più cari di Baretti e Puglisi si sono alternati accanto all'altare per leggere alcuni passi delle Epistole di San Paolo. Tra di loro doveva esserci il capitano della Fiorentina Contratto, ma all'ultimo momento la commozione ha avuto il sopravvento, e il giocatore non è riuscito a lasciare il suo banco. Il suo posto è stato preso dal giornalista di Tuttosport, la testata che Baretti aveva diretto dal ‘78 all'82, Marco Bernardini e dall’ex capitano del Torino Renato Zaccarelli. All'uscita dalla chiesa amici e colleghi dei due scomparsi si sono affollati intorno alle famiglie. Il presidente della Federcalcio Antonio Matarrese ha abbracciato a lungo, in un momento di grande commozione, il piccolo Alessandro, che piangeva disperato. Poi i feretri si sono allontanati.

8 dicembre 1987

Fonte: La Stampa (Foto di Renzo Contratto: Maremmapress.it)

Il pianto di Antognoni

di Bruno Perucca

TORINO - In un'altra giornata di sole splendido, quanto era stato buio e nuvoloso il tragico sabato, il mondo dello sport e la città hanno salutato Pier Cesare Baretti. Oggi, al cimitero di Dronero, l’addio della sua gente. Tanta ieri nel lungo tratto dalla camera ardente nella sezione arbitri alla chiesa di Gesù Nazareno. Commozione profonda, nessuna delle solite parole di circostanza. Tra amici che conoscevano bene sia Pier Cesare che Oreste Puglisi, ricordi di episodi e sensazioni come ultimo omaggio. Parlando di loro ci si illudeva di averli ancora tra noi. Torino e Firenze unite in un solo affetto per Baretti. I giocatori viola, tutti meno Baggio, bloccato dalla nebbia attorno a Vicenza, i bianconeri e granata, molti fianco a fianco senza parlarsi. Non serviva, purtroppo. Un ricordo delicato quello di don Enzo il sacerdote vicino alla Fiorentina. "Tornare a Torino così che dolore. Ci sono stato due anni, dal 63 al Real Collegio di Moncalieri conobbi allora Pier Cesare, venne con Ormezzano a tenere una conferenza sui giovani e Io sport. Non l’avevo più visto sino al suo arrivo a Firenze da presidente. Gli dissi della Messa alla vigilia delle partite. Mi rispose cercherò di non mancare per dare il buon esempio. E di esempi buoni ne ha dati in un mondo strano e difficile come quello del calcio. Un groppo nella gola dei giocatori viola, i volti tesi, gli occhi arrossati. Hysen pallido, immobile sulla scalinata della chiesa aspettando il corteo. L’allenatore Sven Goran Eriksson a ripetere "perdiamo un presidente senza eguali". Carlo Vittori, il profondo conoscitore dell’atletica, voluto alla Fiorentina da Baretti per iniziare un discorso di cacio nuovo "Una disgrazia, una terribile doppia disgrazia". Paolo Conti, con già alle spalle una vita nel football, "Baretti era un uomo unico. Fra la squadra e il presidente non c’era solo un rapporto di lavoro ma una intesa perfetta sotto ogni profilo. Nel calcio non ho mai visto qualcosa di simile". Ormai senza parole i Pontello Claudio, Luca, Nicolò, Gianluigi, Ranieri. II neopresidente dell'Empoli, Bini "Alla mia elezione ho ricevuto molti auguri. Ma solo i suoi contenevano anche dei consigli". Giovanni Anconetani "Papà era negli Stati Uniti non sapeva nulla sino a ieri. Abbiamo perso un grande avversario, un dirigente rivolto al domani". Affranti i tifosi venuti in rappresentanza dei viola club. Fedelissimi. Sette Bello. Collettivo. Le tre organizzazioni della curva Fiesole che dovevano fare i conti con il rigore antiviolenza di Pier Cesare Baretti. Mario Fantechi, La Sales Casalguidi si erano trovati prima dell'alba allo stadio fiorentino, partenza alle sei. Oggi alle 15 ci torneranno per l'allenamento. I giocatori hanno chiesto a Eriksson di non saltarlo "Ci aiuta a soffrire di meno". Vicino a Claudio Gentile, Giancarlo Antognoni in chiesa non ha potuto frenare le lacrime. E dopo "La Fiorentina e il calcio italiano perdono un grande uomo, un esempio. Mi aveva rinnovato il contratto senza sapere se ce l’avrei fatta a tornare in campo. Mi aveva promesso un futuro da dirigente ma adesso non ci penso. Più che mai so che la nostra vita e legata ad un filo". Gigi Riva, accorso a Torino malgrado la febbre "La notizia arrivata a Milano a metà della partita ci ha distrutti. L'alternarsi delle informazioni, sino a sera ci ha fatto sperare. Invece siamo qui a piangere un uomo coraggioso. E a pensare che se avesse avuto meno coraggio, sarebbe ancora vivo". Senza più lacrime e senza voce, Antonio Matarrese Luciano Nizzola, con a fianco l’addetto stampa Tigani, a cercare le parole giuste. "In Lega faremo qualcosa che fissi nel tempo un personaggio come Baretti, che proprio in Lega ha lasciato il segno". Gattai, presidente del Coni obbligato al formale "si apre un vuoto nell’organico dirigenziale dello sport italiano oltre che negli affetti degli amici del giornalismo. Sconvolto Orfeo Pianelli "Morti nelle nubi basse contro una collina come a Superga".

8 dicembre 1987

Fonte: La Stampa

Fiorentina - Inter comincia in silenzio

FIRENZE - Una triste, strana domenica per Firenze e la sua gente. Una domenica fatta di poco calcio e molti ricordi tristi. Comincerà con una Messa nella chiesa di San Gervasio, poche centinaia di metri alle spalle della curva Fiesole. Proseguirà con uno striscione di novanta metri, tela bianca, parole rosse alte quasi due metri. Il messaggio correrà mesto nella curva dei tifosi viola: "Piercesare, senza di te saremo più soli". Sono le ultime parole del pensiero dedicato a Baretti. Nessuno canterà né griderà prima della partita, prima di quel minuto di silenzio con i giocatori in mezzo al campo, uniti da una fascetta nera intorno al braccio. "Guardando la poltroncina vuota, in mezzo alla balaustra, molti avranno i lucciconi agli occhi", ha detto Paolo Conti, il più anziano della Fiorentina, uno che ne ha viste di tutti i colori in venti anni di serie A. Sarà la domenica del ricordo di Baretti. La squadra si è riunita ieri pomeriggio per una Messa, officiata alla Certosa, nell’albergo del ritiro viola, i tifosi celebreranno oggi l’addio di un presidente che li aveva compresi, aiutati e, per certe esasperazioni, anche criticati. "Non lo dimenticheremo mai", è stata la promessa di Eriksson. Per la Fiorentina è stata una settimana molto difficile, da cui può però saltar fuori una nuova grande solidarietà. "All’inizio della settimana c’era molto silenzio, molta tristezza. Poi, per fortuna, è rispuntato il sorriso, è tornata un po' di allegria", ha detto l’allenatore. Oggi, quando il calcio per un’ora e mezzo prenderà il posto dei tristi ricordi, Fiorentina e Inter giocheranno per non staccarsi dalla zona Uefa. Una battaglia in campo, non in tribuna dove l’opera di Baretti contro la violenza troverà una nuova valida conferma. In curva Ferrovia, infatti, i tifosi interisti mostreranno questo striscione ai fiorentini: "Uniti, ricordiamo Baretti".

13 dicembre 1987

Fonte: La Repubblica

Sta per concludersi l'inchiesta sull'incidente aereo del 5 dicembre

Il "direzionale" del Cessna ha tradito Baretti e Puglisi

Dubbi di un pilota sul funzionamento degli strumenti di bordo - Sparito il libretto di volo.

Perché è caduto il Cessna di Baretti e Puglisi ? A due mesi dall'incidente, la Commissione ministeriale è ancora al lavoro: i periti dovrebbero ultimare le indagini entro febbraio e poi consegnare una relazione al sostituto procuratore dottor Marabotto. A quel punto il magistrato potrà stabilire eventuali responsabilità. A mente fredda i tecnici stanno cercando di dare una spiegazione all'incidente accaduto il 5 dicembre sulle colline di Piossasco. Si è tornati a parlare della strumentazione del Cessna. Fanno discutere i dati forniti dal cosiddetto "direzionale": si tratta di un indicatore di facile lettura, utilizzato su ogni tipo di velivolo, che può sostituirsi alla bussola. È un’apparecchiatura che può "precettare", cioè stararsi, con una certa facilità. Di solito è sufficiente compiere una manovra manuale ogni 30 minuti di volo per correggere l'eventuale errore. Pare che il direzionale del Cessna caduto fosse più instabile di altri. "Avevo volato su quell'apparecchio appena qualche giorno prima - racconta un pilota dell'Aeroclub - rilevando errori sino a 15 gradi. Del fatto avevo anche informato i tecnici, ma non mi risulta che l'anomalia fosse stata riparata". Riflettendo sull'accaduto il pilota ha anche una sua spiegazione: "Quando Baretti e Puglisi hanno deciso di fare rotta 330° e ritornare verso Rivoli forse si sono fidati troppo del direzionale, che potrebbe aver aperta un po' di più la virata, dando una rotta reale di 315° e mettendo la prua dell'aereo verso la Montagnassa. Puglisi e Baretti erano in mezzo alle nuvole e presi dalla tensione del volo cieco potrebbero aver trascurato di fare un riscontro sulla bussola". Altri piloti hanno invece riserve su questa interpretazione: "E' impossibile che un uomo esperto come Puglisi, che pure sapeva del difetto a quel direzionale, non abbia fatto affidamento soprattutto sulla bussola, il solo strumento sicuro". Acqua sul fuoco butta anche Ferruccio Vignoli, direttore dell'Aeroclub Torino, proprietario del Cessna: "La staratura del direzionale di 15 o più gradi non rappresenta un difetto, sono anzi caratteristica d'uno strumento che, in pratica, si stara a ogni virata". Toccherà al dott. Marabotto valutare questi elementi, come andrà anche chiarito ogni passo del dialogo intrecciato fra il Cessna e la torre di controllo. C'è anche un piccolo giallo. È sparito il libretto di volo di Baretti. Secondo l'Aeroclub Torino "era sull'aereo ed è stato rubato da qualche sciacallo". I carabinieri pensano anche ad altre ipotesi e hanno cercato al campo di corso Marche, in casa dell'ex presidente della Fiorentina e nell'abitazione del comandante Puglisi. Per il direttore aeroportuale di Torino, Mario Bianchi, i documenti erano comunque regolari: "La visita medica era stata positiva, il libretto sarebbe scaduto solo il 22 gennaio".

6 febbraio 1988

Fonte: La Stampa

Per il legale della famiglia l'incidente provocato da strumenti difettosi

Il giudice riapre l'inchiesta sul Cessna in cui morì Baretti

di Angelo Conti

Nell'incidente di un anno fa alla Montagnassa perse la vita anche il comandante Puglisi.

Ad un anno dalla sciagura della Montagnassa si toma ad indagare sul Cessna a bordo del quale persero la vita il presidente della Fiorentina, Pier Cesare Baretti, ed il comandante Oreste Puglisi. A bordo del velivolo (di proprietà dell'Aeroclub Torino) gli strumenti difettosi sarebbero stati addirittura due: volare fra le nuvole, in quelle condizioni, era particolarmente rischioso. Il sostituto procuratore Marabotto ha riaperto l'inchiesta dopo aver ricevuto una memoria dall'avvocato Selis, il legale che cura gli interessi di Adriana Farsella e Alessandro Baretti, moglie e figlio dell'ex presidente della Fiorentina. La vicenda giudiziaria sembrava destinata a finire con l'archiviazione del caso: la commissione ministeriale ed il perito nominato dal giudice avevano, infatti, concluso le loro indagini spiegando la morte con "l'imprudenza dei due piloti" che non avrebbero mai dovuto levarsi in volo con quelle condizioni meteorologiche. La carenza di visibilità avrebbe portato i piloti a confondere "gli stabilimenti Riv Skf sulla statale 23 vicino a Piscina con la Indesit di None". Ma proprio l'esame dei dati e dei documenti del Cessna 172 "Delta Kilo", raccolti dalla commissione ministeriale, ha portato alla riapertura del caso. E', infatti, emerso che uno degli strumenti necessari per "fare il punto" (il Vor 1 Localizer, l'unico realmente affidabile in condizioni di visibilità critica) era fuori uso da parecchi mesi. Dell'avaria c'è riscontro a pagina 1 del capitolo 3 della relazione tecnica dell'ingegner Gianfranco D’Amario, perito d’ufficio. Vi si legge che sul libretto della stazione radio del Cessna c'è un'annotazione del 26/9/87 in cui è riportata "un'inefficienza dell'apparato Nav. 1 ed una lieve anomalia nella stazione ricevente della radio ricetrasmittente 1". Anomalie che non risultano essere state mai riparate (lo strumento, fra l'altro, ha un costo particolarmente elevato - oltre 4000 dollari - e non viene utilizzata nella stragrande maggioranza dei voli che avvengono a visione diretta del suolo). E che l'apparecchiatura fornisse dati errati ai due piloti è confermato dal fatto che è stata poi trovata accesa, sintonizzata sull'indicatore di pista di Torino Caselle. A peggiorare l'affidabilità del volo sarebbe, poi, intervenuta anche una seconda anomalia: quella al direzionale che "processionava" (cioè sbagliava) di una quindicina di gradi. Questo particolare (che non è stato possibile accertare nella perizia perché lo strumento è andato in gran parte distrutto) è emerso dalle dichiarazioni di alcuni piloti che hanno volato sul Cessna nei giorni precedenti la sciagura. L'affermazione contenuta nella perizia contrasta con le dichiarazioni del presidente dell'Aeroclub Torino, Ferruccio Vignoli, che si è detto "del tutto all'oscuro di anomalie all'apparato di navigazione del Cessna". L'esame dei documenti forniti al magistrato, apre però, un grave interrogativo. Perché la Commissione ministeriale non ha fatto cenno al guasto del Vor ? E perché il perito d'ufficio, dopo averne accertato l'esistenza, ha concluso che sull'aereo non c'erano avarie ? Anche questa incongruenza dovrà essere chiarita dal magistrato.

29 novembre 1988

Fonte: La Stampa

Un'avaria provocò la sciagura in cui morì Baretti ?

TORINO - È stata riaperta l’inchiesta sulla sciagura aerea in cui morì, nel dicembre dell’anno scorso, il giornalista Pier Cesare Baretti, presidente della Fiorentina calcio. Secondo il sostituto procuratore della Repubblica di Torino Giuseppe Marabotto, al momento della caduta sulle colline di Frossasco l’aereo sul quale viaggiava Baretti, il Cessna, non sarebbe stato perfettamente funzionante. Stando ai risultati di alcune perizie, infatti, due strumenti del velivolo non sarebbero stati in grado di dare garanzie sufficienti al pilota nel volo a vista. In particolare non avrebbero funzionato il direzionale (che dà al pilota il punto esatto in cui si trova l’aereo) e un altro strumento simile. Le perizie sono state sollecitate dalla vedova di Baretti, Adriana Farsella e dal figlio Alessandro. Le conclusioni presentate al dottor Marabotto hanno convinto quest’ultimo a riaprire l’inchiesta sulla sciagura. Il Cessna era di proprietà dell’Aeroclub di Torino. Secondo i periti di parte, il velivolo da tempo aveva quei due strumenti fuori uso. Pier Cesare Baretti e Oreste Puglisi, un pilota che fece anche parte della pattuglia acrobatica, non sarebbero stati a conoscenza dell’avaria. Baretti e Puglisi erano partiti da Torino ed erano diretti all’aeroporto di Cuneo Levaldigi. Pochi minuti dopo il decollo si interruppero le comunicazioni con la torre di controllo. L' aereo precipitò in località Montagnassa, a circa 800 metri di altitudine sulle colline di Frossasco nel Torinese. I rottami dell’aereo furono avvistati alcune ore dopo la caduta, in piena notte.

29 novembre 1988

Fonte: La Repubblica
 
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