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STADE DU
HEYSEL |
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Stade du HEYSEL: Storia
dello Stadio Maledetto
A volte è proprio beffardo il
destino: l'Heysel venne inaugurato nel 1930 con l’incontro
di calcio fra tra l'Anderlecht e il Torino che dopo 19 anni
fu annientato nella sciagura aerea di Superga. In qualche
modo il fato delle due squadre della Mole si annoda stretto
nelle due tragedie. Il 23 agosto 1930, in concomitanza con
i festeggiamenti per il centesimo anniversario dell'indipendenza
belga, venne inaugurato in presenza del Principe Leopoldo
lo "Stade du Jubilé" o "Jubelstadion" (Stadio del Giubileo).
La scelta del luogo cadde sull'altopiano dell'Heysel in
modo da abbellire la zona in vista dell'Esposizione Internazionale
di Bruxelles del 1935. Le tribune di questo gigantesco stadio
potevano ospitare fino a 70.000 persone. Presentava una
struttura ovale composta da una tribuna principale coperta
e un anello continuo di gradinate sui restanti tre lati,
costruito su un pendio di terreno ricreato appositamente.
Era un impianto in linea con quelli dell'epoca quando, a
parte gli stadi monumentali di regime, l'elemento centrale
dell'edificio era ancora soltanto la tribuna, mentre il
resto delle gradinate era ancora una semplice struttura
inclinata che, di diverso rispetto a inizio '900, aveva
solo la forma (ovale e non più a settore quadrangolare).
Nel corso degli anni successivi era stata aggiunta una pista
d’atletica intorno al campo da gioco e la tribuna opposta
a quella principale era stata ristrutturata e dotata di
copertura, come la sua "gemella" più importante. Le due
curve erano invece rimaste tali, con posti interamente in
piedi e barriere anti-schiacciamento disposte lungo tutto
il settore. Successivamente vennero aggiunte delle piste
in legno per ospitare le gare di ciclismo su pista. Lo stadio
fu per lungo tempo teatro della vita sportiva ed artistica
della città, fino allo scoppio della seconda guerra mondiale.
Nel 1937 nell'impianto venne inaugurata la prestigiosa Gordon
Bennett Cup, competizione riservata ai palloni aerostatici.
Dopo la fine della seconda guerra mondiale, lo stadio ritrovò
la sua originale funzione e propose una moltitudine di eventi
popolari che riuscirono ad attirare gente da ogni parte
del mondo. L'impianto venne pian piano ribattezzato "Stade
du Heysel". Mi è capitato d’incrociare un video in
bianco e nero dell’Archivio Luce che immortala la
cerimonia di chiusura delle giornate internazionali
cattoliche allo Stadio Heysel di Bruxelles il 24
settembre 1959 davanti a 70.000 persone. 36 Paesi del
mondo i partecipanti all’evento svoltosi alla presenza
di Re Baldovino e del Cardinale italiano Siri. Pensare
che neanche tanta devozione è bastata a scongiurare
l’autentica maledizione di questo famigerato impianto
sportivo quale infausto catino di morte la sera del 29
maggio 1985. Un contrasto stridente fra il passato e la
storia recente che sembra burlarsi della cruenta
mattanza causata dalla teppaglia britannica in quei
primitivi scenari ludici di spensieratezza di natura
religiosa. Allora verrebbe spontaneo chiedersi dove
fosse finito Dio in quella sera tragica di maggio data
la sua familiarità con il luogo ? Ma a questa domanda
risposta non c’è.
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Nel 1971 venne permanentemente installata una
pista in tartan, grazie alla quale fu possibile organizzare
gare di atletica leggera. Tre anni più tardi, nel 1974,
lo stadio venne dotato di un nuovo sistema d'illuminazione,
rivoluzionario per l'epoca. Lo stadio Heysel ha ospitato
4 finali di Coppa dei Campioni (1958-1966-1974-1985), 4
finali di Coppa delle Coppe (1964-1976-1980-1996) e la finale
dell'Europeo di Calcio 1972 (Germania Ovest-URSS) e di Coppa Uefa nel 1983. Nonostante la sua fama di stadio nazionale
del Belgio, l'Heysel non era mantenuto al meglio. Le finali
di Coppa Campioni disputate presso l’Heysel sono le seguenti:
Real Madrid - Milan (2-2; 3-2) del 1958, vinta dal Real;
Real Madrid - Partizan (2-1), vinta ancora una volta dai
Blancos; Bayern Monaco–Atletico Madrid (4-0), stravinta
dal Bayern dopo essere stata ripetuta, nell’anno 1974; Juventus
- Liverpool (1-0) del 1985, vinta dalla Juventus, che purtroppo
passerà alla storia per motivi extra sportivi. Negli anni
’80, però, lo stadio Heysel era ormai fatiscente. Gran parte
della struttura era stata costruita in semplici mattoni
forati di cemento, molti dei quali vittima del degrado e
del deterioramento. Alcune tubazioni interne presentavano
delle perdite e l’acqua si infiltrava nelle pareti, indebolendo
la struttura in punti specifici dello stadio. In altre aree,
invece, pezzi di legno e calcinacci si staccavano con facilità
e non era raro trovarne sparsi per terra sulle gradinate.
Il giorno della finale, questa sarà una delle cause che
porterà alla tragedia, unita alle gravi lacune in sede di
organizzazione dell'evento, con le forze dell’ordine che
si dimostreranno completamente impreparate a qualunque situazione
d’emergenza. Con il tempo le condizioni dello stadio andarono
via via peggiorando, fino alla finale di Coppa dei Campioni
tra Juventus e Liverpool del 29 maggio 1985, quando, in
concomitanza di gravi disordini e incidenti, era ormai già
ridotto in pessime condizioni. Le critiche condizioni dello
stadio, insieme allo scarso controllo della folla sugli
spalti, contribuirono rapidamente al crollo di un muro adiacente
al settore Z che avvenne circa un'ora prima del fischio
d'inizio della finale.
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La parete esterna dello stadio
era stata costruita con blocchi di calcestruzzo e quel giorno
alcuni tifosi, sprovvisti di biglietto, furono visti tirare
calci per formare dei buchi in modo da salire sulle tribune.
I tifosi della Juventus vengono collocati nella curva M-N-O
(per intenderci, quella con l'Atomium alle spalle), mentre
quelli del Liverpool nella curva opposta, settori X-Y. Fra
la curva dei tifosi inglesi e la tribuna c’è il settore
Z riservato a spettatori neutrali con biglietto non legato
alle due tifoserie organizzate. Questa scelta organizzativa
era stata criticata da entrambi i Club, che temevano la possibilità che
tifosi di entrambe le squadre si ritrovassero insieme, nello
stesso settore, acquistando i biglietti personalmente tramite
agenzie locali. Le proteste delle due società vengono respinte
dagli organizzatori e, il giorno della gara, il settore
Z è quasi una succursale della curva juventina. L'unico
elemento a dividerli dai tifosi del Liverpool è una recinzione
metallica provvisoria, più un blando cordone di poliziotti
che lasciano un corridoio vuoto tra le due aree della curva.
Circa un'ora prima del calcio d'inizio un gruppo di tifosi
inglesi più facinorosi tenta di spingersi verso il settore
Z, con cariche intimidatorie, e riesce sfondare le recinzioni.
I tifosi bianconeri, cercano la via di fuga più ovvia, ovvero
verso il campo, ma le forze dell’ordine, contro ogni logica,
formano un "cordone" di protezione ricacciandoli indietro.
I tifosi della Juventus si ritrovano in un vicolo cieco,
sempre più schiacciati contro la parete laterale della curva
che finisce per collassare. Le strutture murarie e di recinzione
del settore non possono reggere questo peso con le persone
che, cercando di scappare, tentano di aprirsi vie di fuga
in tutti i modi. Molti tifosi muoiono schiacciati da altri
o contro le barriere, nella ressa che si verifica in quei
minuti concitati. Le vittime sono 39, i feriti oltre 600.I
grotteschi appelli alla calma dei due capitani e degli organizzatori,
tramite l'audio dello stadio, danno la misura di come nessuno
avesse compreso l'entità di ciò che stava accadendo, in
quel momento. Così come accadrà 4 anni dopo a Hillsborough,
soltanto a fatti avvenuti ci si renderà conto di quanto
fosse grave la situazione-stadi in Europa in quel periodo
e di quanto fosse "arretrata" la concezione stessa dell'evento
sportivo, alla base dell'organizzazione e della preparazione
degli addetti ai lavori. Le autorità locali, in accordo
con quelle del calcio (ma non con tutti i giocatori coinvolti),
decideranno di far disputare ugualmente la finale, per evitare
il rischio di ulteriori incidenti. Le conseguenze di quel
crollo furono drammatiche, 39 persone persero la vita. "Gentili
telespettatori, la partita verrà commentata in tono il più
neutro, impersonale e asettico possibile". Queste sono le
parole con le quali Bruno Pizzul (ri)comincia la diretta
tv di Juventus-Liverpool, finale di Coppa dei Campioni,
il 29 maggio 1985. Sono le h 21.40 a Bruxelles, Stadio Heysel,
e la tragedia si è già compiuta. La Juventus vincerà 1-0,
gol di Platini. I Club inglesi, dopo quel giorno, saranno
banditi dalle competizioni europee per 5 anni (il Liverpool
per 6 anni). L’impreparazione della polizia, le strutture
fatiscenti dello stadio, l’assenza totale di vie di fuga,
la presenza di recinzioni che erano, di fatto, un ostacolo
quasi mortale per gli spettatori, e l’intemperanza scatenante
di una parte di tifosi stessi, avevano contribuito a "creare"
una tragedia che segnerà il punto di svolta quasi definitivo
nella concezione di una partita di calcio come evento pubblico.
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La finale di Coppa del Belgio,
Bruges-Beveren, in programma all'Heysel 3 giorni dopo, è
spostata al Parc Astrid. Lo stadio, infiorato a festa, sarà
riaperto al pubblico il 30 agosto 1985 in occasione del
Memorial Ivo Van Damme, tradizionale meeting internazionale
di Atletica Leggera. Il muretto crollato nel blocco
Z è stato ricostruito. Venduti 45.000 biglietti, 3.000 i
poliziotti in servizio. La prima partita di calcio,
quasi un anno dopo la tragedia, il 29 aprile 1986: Belgio-Bulgaria,
amichevole pre-mondiali in Messico. Il settore Z rinominato
"Nord 1" e quelli opposti nella curva di fronte "Sud". Il
sindaco Hervé Brouhon (già in carica il 29.05.1985) non
organizza cerimonie ufficiali, né erige un monumento o una
lapide in memoria delle vittime. Nel 1990 il Milan, campione
d’Europa è il primo club italiano chiamato a giocare proprio
nel vecchio stadio della morte. Si giocano i quarti
di Coppa dei Campioni contro il Malines e per motivi di
sicurezza vietato il "Behind the Army Barracks" della squadra
belga di Mechelen che sceglie Bruxelles. Il club italiano
avrebbe desiderato un minuto di silenzio e di portare la
fascia nera a lutto sulle proprie maglie durante la partita,
ma gli viene negato. I tifosi italiani arrivarono davanti
all’impianto già condannato alla demolizione scoprendo che
non c’era neppure una lapide, né una traccia di ciò che
era accaduto, ma soltanto ostile indifferenza. Prima del
calcio d’inizio, Paolo Taveggia e Franco Baresi, dirigente
e capitano della squadra rossonera, attraversano il campo
e la pista di atletica con un mazzo di 39 rose che depongono
ai piedi della recinzione dell’ex settore Z ricevendo una
bordata di fischi incivili da parte dei tifosi locali mentre
gli altoparlanti dello stadio anche in quel momento trasmettevano
musica commerciale, ignorando ignobilmente il nobile gesto.
Qualcosa di analogo accade nel corso degli Europei del 2000,
disputati in Belgio e Olanda, quando l’Italia giocò nell’ex
stadio Heysel (completamente ristrutturato e rinominato
"Re Baldovino") contro il Belgio. Paolo Maldini e Antonio
Conte (all’epoca capitano della Juventus) deposero due mazzi
di fiori sotto la lapide in memoria della strage. Ad accompagnarli,
gli altri azzurri, Michel D'Hooghe, allora presidente dell'Unione
Belga e Lorenzo Staelens, il capitano della squadra belga.
Il DJ non fermò nemmeno la musica neanche quella volta...
Fonti:
Wikipedia.org
© Saladellamemoriaheysel.it
©
Pronosticidipiazza.com ©
Archistadia.it
© Sportmagazine.levif.be
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Salvatore Giglio
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