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Pensieri e Parole

In Memoria delle Vittime dello Stadio Heysel

Messaggi Ospiti del Museo, Aforismi e Frasi Celebri

A

L' ultima cosa che ci interessa è quel trofeo

È come se non esistesse...

(Giovanni Agnelli)

Avevo 13 anni, ero davanti alla tv e non capivo cosa stesse succedendo. Ci ripenso spesso ancora adesso. Mi dà un senso di malessere. La Juve, però, la amo sempre di più. Come l'amavano i nostri fratelli morti. (Gianpaolo Accordino)

Sono passati già venticinque anni, ero dai miei nonni, l'attesa, poi i primi collegamenti... La partita... A dieci anni non comprendi il dramma della morte. Poi con il passare degli anni il RICORDO rimane, un bambino di undici anni non può morire per una partita, era solo andato con suo babbo a vedere la nostra Juve. Ho capito che tutto sia stato offuscato, messo dietro l'angolo, nascosto per vergogna ... Ma no basta… Non ci sono giustificazioni. Adesso con due figli so che la MEMORIA non deve rimanere nell'ombra, ma deve camminare con noi. Il mio pensiero per i 39 angeli vola in alto... Non mi stancherò... (Luca Agostini © 29.05.2010)

Il Pensiero corre Sempre, la Memoria è viva... Non dimenticare, ricordare con umiltà, coraggio e partecipazione... Insieme... (Luca Agostini © 28.05.2014)

Non è mai troppo tardi per chiedere perdono per ciò che è stato fatto e per quanto che non è stato fatto. E non sarà mai abbastanza ciò che potremo fare, ma potrà renderci dignità e rendere onore alle vittime. E servirà per mantenere viva la Memoria. Noi tifosi bianconeri e la nostra Juve abbiamo ancora il tempo per redimere una parte di colpa, coltiviamo e onoriamo il ricordo, lasciamo volare in alto… Fa parte di noi... Ogni mese di maggio… Ogni giorno… (Luca Agostini © 29.05.2015)

In queste notti dai primi tepori estivi il vento sussurra parole lievi ma incredibilmente profonde… I trentanove angeli sempre e per sempre con noi... (Luca Agostini © 28.05.2016)

Il Ricordo è prezioso compagno di Vita… Noi non dimentichiamo…  (Luca Agostini © 27.05.2017)

La luce accompagni i nostri angeli nell’eternità... Noi custodi della Memoria... (Luca Agostini © 27.05.2018)

Che non rimanga mai indietro e mai sola la Memoria... (Luca Agostini © 27.05.2019)

Oggi, ancora più domani e per sempre manteniamo la Memoria... (Luca Agostini © 29.05.2020)

E ancora... E ancora ... Non dimentichiamo… (Luca Agostini © 29.05.2021)

Per ricordare bisogna tramandare, il ricordo diventa maestro di vita … (Luca Agostini © 29.05.2023)

La memoria non passa, non deve passare e ci vuole ancora più impegno e passione... Da parte nostra e da quelli ci saranno ... Un moto perpetuo che ci faccia sentire dai nostri trentanove angeli... (Luca Agostini © 28.05.2024)

Ciao Francesco (NdR: Caremani), mi chiamo Gianluca Agus, ti scrivo queste poche righe perché ci tengo a dirti grazie. Ho appena terminato di leggere il tuo libro HEYSEL, le verità di una strage annunciata e, da semplice lettore quale sono, voglio ringraziarti per avermi fatto aprire gli occhi su un avvenimento che si era negli anni addormentato in chissà quale remoto angolo della mia memoria. Voglio ringraziarti per avermi fatto, pagina dopo pagina, arrabbiare fino a scaraventare più volte il tuo libro contro la parete. Io non potevo credere a quello che leggevo, sembrava più un romanzo di Kafka che un resoconto realistico di un evento sportivo (?) di oramai 30 anni fa. Ecco, quest'anno sarà il trentesimo anniversario di quella assurda strage, mi piacerebbe che il 29 maggio tutti, ma proprio tutti dedicassero una giornata a rendere omaggio a 39 esseri umani morti a causa di qualcosa che la mia mente, per quanto mi impegni, non riuscirà mai a definire chiaramente: malvagità ? Stupidità ? Crudeltà ? 39 persone morte non una, non dieci, ma 1.000 volte a causa anche un po' nostra, cittadini colpevoli di indifferenza e di scarsa memoria. Un abbraccio, Gianluca. (Gianluca Agus)

Ciao, sono appena tornato dallo stadio Heysel dove 24 anni fa (oggi) è successa la tragedia del popolo Juventino. Un'atmosfera surreale. Non c'era nemmeno un fiore. Una sciarpa... Niente. Abbandonati e dimenticati. Sono entrato nello stadio proprio sotto la curva maledetta. Ho pianto, ho pregato. Cerco di andarci tutti gli anni, quando sono in ufficio. Uno Juventino vero. (Michele Allamprese)

Non esistono colori di bandiera per il ricordo ed il dolore. (Anonimo)

Non dimentichiamo ciò che non può essere dimenticato. (Anonimo)

Ero all'Heysel. Il mio modo privato di vivere la ricorrenza è andare a messa tutti gli anni nella stessa chiesa, sempre alle 19.00, ora in cui cominciò l'assalto. Il mio modo privato di ricordare è un pensiero rivolto più volte al giorno, tutti i giorni, a chi non c'è più; spesso penso alla signora Casula, che non conosco, e mi scopro vicino a Lei con affetto. Quei 39 amici non mi lasciano un attimo, sono stati sempre con me in questi 31 anni, sono sempre con me ogni volta che entro allo Stadio. Cercai di portare soccorso, vidi molti di loro; potrei dimenticare ? Potrei non amare loro e chi li piange ? Inutile dirlo, quella giornata ha cambiato la mia vita. C'è però anche un altro modo, meno privato, più frequente, di soffrire per quella tragedia: i cori, le frasi di scherno. Non nascondo che a volte ho reagito con rabbia, a volte sono venuto quasi alle mani. Quasi, per fortuna, perché ha prevalso la civiltà. Quella civiltà che mi divide da chi offende persone ignote, ma a me care. (Anonimo)

29.05.2019 - Una ferita mai dimenticata dai tifosi di tutto il mondo. Un dovere il ricordo e il rispetto delle vittime. (Anonimo)

Nel 1985 avevo 8 anni, ricordo tutto... L'attesa per vedere la finale, l'aspettativa di una grande serata... Invece, la distruzione, le urla il terrore, e, da bambino non capivo, mi sembrava così strano così assurdo, niente cori, niente gioia. Solo morte e distruzione... Penso spesso a quanto è accaduto, a tutte le vittime, in particolare ad Andrea Casula, bambino come ero io allora... Non li dimenticheremo mai. (Federico Ansaloni © 29.05.2015)

Sono passati tanti anni da quel 29 maggio 1985, quando nella strage dell'Heysel persero la vita 39 persone di cui 32 nostri connazionali, con centinaia di feriti. Forte è la memoria, così come le ferite. La Città di Torino ricorda le vittime e si stringe alle famiglie. (Chiara Appendino © 29.05.2021)

Buonasera, leggo, bla, bla, bla di quella strage. Si parla di tutto, ma mai ho potuto leggere una vera critica sul terribile evento! Io vi ho assistito (con due figli minori) e posso dire che LA VERA COLPA è stata innanzitutto degli organizzatori, dei responsabili, delle autorità calcistiche CHE HANNO SCELTO QUEL VECCHIUME DI STADIO PER GIOCARVI UNA FINALE DI COPPA CAMPIONI (ancor prima di sapere ovviamente che ci sarebbero stati gli ubriaconi inglesi). Era uno stadio (ora per fortuna demolito) ancora dell'anteguerra. Si capì subito che poteva succedere qualcosa di tragico e mi spiego: si entrava nelle curve attraverso piccole porte, un vero misero pertugio, inadatto a far defluire eventualmente la massa di spettatori in caso di disordini (sarebbe stata impossibile la fuga, appunto). Per entrare nella curva opposta a quella della strage, affollata per fortuna di soli tifosi juventini,  ci si impiegò delle ore (tanto che ormai ritenevo più logico tornar via) pressati in una calca bestiale e caricati da gendarmi a cavallo che ci rincalcavano ancora di più. In parole povere si rischiò di soffocarci pure tra noi italiani ! E stendiamo un velo pietoso sulle forze di polizia belghe, preoccupate essenzialmente (anche con cani-lupo) di tenere a bada i tifosi bianconeri, invece di evitare il casino sulla curva del disastro. Se volete, contattatemi pure. Vi darò maggiori dettagli ed anche foto. Ma ripeto: la vera colpa, il vero peso sulla coscienza, lo devono avere (se sono ancora in vita) quei dirigentoni europei e papponi che scelgono una struttura simile (da porci !), tanto loro erano assisi in tribuna centrale. E diciamola, la verità, invece di commentare la partita, se giusta o meno, se meritevole o no. Saluti sportivi. (Franco Arnaboldi © 28.05.2015)

La cruenta e spregevole guerra di Bruxelles per un trofeo calcistico anche troppo enfatizzato dagli addetti ai lavori, ci ha detto una sola cosa: che i barbari sono tra noi, sono i nostri fratelli, figli, amici. Lo sport che diventa il Male è come una furia dei primordi, l'urlo barbarico del nulla. Morire per una partita di football è assolutamente idiota, ingiustificabile, mostruoso. Ma l'uomo ormai corrotto dagli sloganismi sportivi, l'uomo ormai schiavo di bandiere inesistenti e di passioni perverse, l'uomo che depone i suoi desideri in bandiere rincretinenti e sponsorizzate, è un uomo ? Inutile filosofeggiare o dettare moralismi su questa nottata demoniaca. Siamo tutti complici di una deformazione sentimentale e morale che ci spinge verso il baratro di un novello analfabetismo. Bruxelles non è Beirut o sì ? Se un incontro pallonaro scade a questo livello mortuario e umiliante, meglio Beirut, dove almeno muoiono in contraddittorie illusioni fideistiche. (Giovanni Arpino © 30.05.1985)

Qui ricordiamo le 39 vittime di Bruxelles il 29 maggio 1985 trucidate da brutale violenza. Quando onore, lealtà, rispetto cedono alla follia, è tradita ogni disciplina sportiva. Alla nostra memoria il compito di tenerla viva. (Giovanni Arpino)

B

E' stato fatto tutto il possibile, anzi il necessario...

(Hervé Brouhon, Borgomastro Bruxelles, 30.05.1985)

Quel giorno ero in attesa di una lezione al centre culturel francais. Televisore acceso, volti stravolti, incastrati fra sbarre e reti troppo sottili. Corpi precipitati, a terra, impudicamente ripresi dalle telecamere, impreparate alla strage. Alla ributtante legge del gioco che deve continuare. A tutti i costi. da quel giorno è morta la mia passione per il calcio. (Ida Baldi)

lo ero là, quel maledetto giorno. Non si può e non si deve dimenticare cosa successe, e perché. Troppo comodo voltarsi dall'altra parte. È giusto che la vita continui, a patto che possa continuare, nel ricordo, almeno anche per coloro che l'hanno persa. (Roberto Beccantini)

I morti non si dividono in schiere, si onorano e si rispettano, tutti. Uniti nel dolore. (Domenico Beccaria © 29.05.2011)

La rivalità calcistica ci divide, la morte ci livella, il dolore ci unisce. Onore alle vittime dell'Heysel. (Domenico Beccaria © 29.05.2014)

La strada che porta al RISPETTO reciproco è un percorso lungo e difficile, ma che non bisogna mai stancarsi di percorrere, fino alla meta. 29 maggio 1985. +39. (Domenico Beccaria)

Scendevo le scale dello spogliatoio dello stadio Heysel, quel 29 maggio 1985. Fuori c’erano allineati i morti di quella tragedia immane, di quella mattanza. Seduto a metà della scalinata c’era un ragazzo. Lì per lì non lo riconobbi, anche perché era appena arrivato dagli Stati Uniti e non era una figura fisicamente nota. Mi dissero: quello è Edoardo. Edoardo Agnelli. Piangeva. Mi sedetti accanto a lui e cominciammo a parlare della tragedia che avevamo davanti agli occhi.  Così nacque la nostra amicizia. (Marco Bernardini Fonte: Edoardo Agnelli - L'intruso tra gli Agnelli © Aliberti 2023)

Nessuno può essere contento di quella Coppa. Bruxelles è un lutto per tutto il calcio, non solo per Juve e Liverpool. Da quella sera la violenza non è diminuita, anzi. Abbiamo fatto troppo poco. È ancora difficile prevedere le reazioni e i movimenti della folla, basta pensare all' invasione di campo per festeggiare il nostro ultimo scudetto. E quando guardo la Coppa dei Campioni in bacheca...Nessuno può essere contento di quella Coppa. Bruxelles è un lutto per tutto il calcio, non solo per Juve e Liverpool. Da quella sera la violenza non è diminuita, anzi. Abbiamo fatto troppo poco. È ancora difficile prevedere le reazioni e i movimenti della folla, basta pensare all' invasione di campo per festeggiare il nostro ultimo scudetto. E quando guardo la Coppa dei Campioni in bacheca... (Roberto Bettega Fonte: La Repubblica © 27.05.1995)

Resta uno dei momenti peggiori della mia vita calcistica. Era una partita che sognavo da mesi, ma una vittoria così ti riempie il cuore di tristezza. (Zbigniew Boniek Fonte: Corriere dello Sport © 2.03.2022)

L’Heysel ? Ricordo che con la Juve perdemmo ad Atene con l’Amburgo e ci ripromettemmo di riprovarci. Quando arrivammo in finale con il Liverpool pensavo che avremmo vinto con la gloria e l’orgoglio, invece è stata una tragedia, una macchia indelebile. (Zbigniew Boniek Fonte: Corrieredellosport.it © 23.03.2022)

Mi ha spiazzato. Non volevamo giocare, ma ce l’hanno imposto. Ricordo che abbiamo dovuto aspettare l’arrivo dei rinforzi Nato per l’inizio della partita. Tutti volevamo vincere in modo sportivo, senza tutto quello che è successo. Sarebbe stato speciale per me perché era la mia ultima partita con la Juventus. La prima cosa che ho fatto è stata dare dei soldi a una fondazione per le famiglie delle vittime. (Zbigniew Boniek Fonte: Glieroidelcalcio.com © 22.11.2022)

Io li ho visti i morti, tutti in fila all'obitorio come in guerra. Me li ricordo i Casula, papà e figlio, uno vicino all'altro. Me li ricordo tutti. E non volevo giocare: mi dissero che non si poteva, che altrimenti sarebbe stato un disastro anche peggiore. (Giampiero Boniperti Fonte: Tuttosport © 29.05.2010)

Andammo sul campo in 5 o 6 giocatori per parlare sotto la curva dei nostri tifosi, che era dall’altra parte rispetto al muretto crollato. Dicevamo state calmi, giocheremo per voi, lo stesso messaggio letto dal povero Scirea e da Neal prima del fischio d’inizio. E vi assicuro che se non ci fossimo mossi noi, quella gente non l’avrebbe tenuta nessuno. Il presidente federale Sordillo ci chiese di fare il giro del campo col trofeo e di farlo durare il più a lungo possibile perché i nostri tifosi restassero sulle gradinate mentre gli hooligans stavano uscendo. Quanto si è speculato su quel giro di campo e su troppe altre cose. Io dico solo che quella notte ci toccò viverla. E chi non c’era porti rispetto. (Massimo Briaschi © 29.05.2022)

Abbiamo saputo della morte dei tifosi solo in albergo tre ore dopo. Coloro che ancora dicono che abbiamo vinto una coppa insanguinata offendono la memoria delle vittime. (Sergio Brio © 25.05.2018)

Il 29 Maggio del 1985 allo Stadio Heysel di Bruxelles si consumava una tragedia assurda in cui, come certamente saprete, ben 39 persone persero la loro vita. La loro unica colpa fu quella di aver voluto seguire la propria passione calcistica, di aver voluto essere presenti accanto ai propri beniamini, di aver voluto gridare il proprio sostegno... Ai loro familiari che ancora adesso soffrono a causa di questa tragedia va il mio più caro e sincero abbraccio. Gigi. (Gianluigi Buffon)

Avevo 26 anni nel 1985 e ricordo perfettamente quelle tragiche, irreali immagini di quella che avrebbe dovuto essere una festa dello sport, la finale di Champions League, ed invece sembrava di vedere un campo di battaglia, gente pigiata, calpestata, le immagini dei primi morti e la decisione criticabile di giocare ugualmente la partita. Mi rifiutai di vedere la partita e mi chiusi in un religioso silenzio pregando per quei poveretti che erano morti e pensando alle loro famiglie. Per sempre w lo sport ed abbasso la violenza ! (Claudio Buonomano)

C

Quel giorno non hanno perso solo il calcio e lo sport, ha perso l’uomo...

(Antonio Cabrini, 1.12.2021)

Abbiamo giocato quella partita solo per motivi di ordine pubblico. Ci avevano detto che c’era un solo morto. Siamo responsabili perché non abbiamo avuto subito le dimensioni di quella tragedia, ma siamo stati anche noi vittime. Non abbiamo perso la vita, ma ci è stato rovinato un momento sportivo che poteva essere bello, il traguardo di una vita, e che invece ora è un ricordo doloroso e senza gioia. (Antonio Cabrini)

Non solo noi, andammo in tanti in curva, eravamo in mezzo a loro... C’era gente disperata, c’era chi cercava un amico o un parente, in quei momenti succedeva di tutto e somatizzavi tutto anche se non sapevamo esattamente cosa fosse successo, si sapeva che c’erano stati scontri pesanti. (Antonio Cabrini)

Non è un bel ricordo, una sconfitta del mondo del calcio. Ha colpito due squadre di grandissimo livello. C'è stata negligenza da parte di chi gestiva l'ordine pubblico. Doveva essere un giorno di festa ma si è trasformato in una tragedia. (Antonio Cabrini © 29.05.2019)

Particolare, molto anomala. Doveva essere una festa dello sport, invece tutto si è trasformato in una tragedia. In quei momenti quello che si vive sul campo è molto delicato. È stato difficile disputare quella partita. A prescindere da tutto però penso ancora adesso che la scelta di giocare sia stata la migliore possibile. Se quella gara non fosse stata disputata sarebbe successo il finimondo. Meglio averla giocata lo stesso. (Antonio Cabrini © 7.03.2020)

C’era molta confusione con me e Scirea c’erano altri giocatori, forse Tardelli. C’era la percezione che fosse successo qualcosa di grave, ma non una tragedia di quelle proporzioni. Abbiamo cercato di tranquillizzare i nostri tifosi, ma c’era troppa confusione. Aver giocato la partita ha evitato un ulteriore rischio e un pericolo ancor più grande... Si era anche pensato di non scendere in campo, ci fu un confronto tra di noi giocatori, c’erano anche i nostri dirigenti che erano in continuo contatto con i responsabili Uefa, alla fine ci venne detto che bisognava giocare, ma le ore e i minuti precedenti furono un caos totale... Abbiamo cercato di entrare in campo con la consapevolezza di dover fare una vera partita di calcio, ma sapevamo che era la serata che poteva e doveva incoronare la squadra regina d’Europa. (Antonio Cabrini © 29.05.2020)

(RICORDI DELL'HEYSEL) …Pochi e confusi. Noi giocatori non ce ne siamo accorti subito, perché eravamo chiusi negli spogliatoi. Solo a fine partita ci siamo resi conto della portata di quella tragedia. (Antonio Cabrini © 30.04.2022)

Che il coronamento di un traguardo inseguito per trent’anni dovesse arrivare in una sì agghiacciante situazione, chi avrebbe mai potuto prevederlo ? Anche noi giornalisti dovremo ricominciare a percorrere le strade del giornalismo che educa, ammonisce, castiga. Il calcio giocato non c’entra con gli assassini dello stadio. La Juve si è rivelata più grande del male con la sua professionalità, intessuta di senso del dovere e di autentico amore per il calcio. (Vladimiro Caminiti)

Il calcio ha conosciuto ieri sera la più grande tragedia della follia. Una montagna di morti, una strage, una carneficina. Tremano le mani a scrivere queste parole che sono il macabro mosaico di quella che avrebbe dovuto essere la finalissima di Coppa dei Campioni. (Candido Cannavò Fonte: Gazzetta dello Sport © 31.05.1985)

29 Maggio. Quando il 29 Maggio ritorna, ritorna con esso un insieme di sensazioni che non è semplice descrivere. La morte vista in faccia ha un aspetto che non la rende somigliante a null’altro. Non ho mai smesso di ricordare quei volti straziati, quella folla terrorizzata, quei minuti di follia e di incredulità. Ogni volta che quel giorno ritorna le lacrime tornano a bagnare i ricordi di quei momenti. Torna quella sensazione di vuoto spinto, quell’idea che non esista davvero nulla che vada detto o vada scritto altro che quello che hai provato e quello che continui a provare. Il fiume di inchiostro che ha inondato questo ricordo è pieno solo di parole vane, vuote di chi non sa di quello di cui sta parlando ma parla lo stesso, anzi, a maggior ragione. Tutto ciò che vorrei ricordare è chi quel giorno voleva gioire, voleva partecipare ad una festa, quella strana festa che ruota attorno ad un pallone, e non è più tornato a casa. (Alberto Capella Fonte: Ejoujo.eu.ilcoloredelgrano ©)

Un’angoscia allucinante, non dico altro. La cosa più tragica è che ho dovuto scrivere più di un pezzo perché all’epoca lavoravo per La Stampa e per La Stampa Sera. Quegli articoli mi uscirono dall’anima, sono servizi ottimi perché li sentivo e in più c’era di mezzo il calcio, la mia prima vita. Fu una tragedia incredibile, incredibile. Allora non ce ne rendevamo conto, poi pian piano abbiamo realizzato. Un’immagine è la rete che cade e tutti che si avventano di sotto. Non me lo fate ricordare. (Angelo Caroli)

29.05.1985  La memoria è tesoro e custode di tutte le cose. (Francesco Ceccotti Fonte: Cicerone)

Mai più, perché il calcio è gioia, amicizia e sportività, non odio. Chi non lo capisce è come quel branco di assassini autori di quel massacro: onoriamo quei 39 angeli contribuendo pure noi a migliorare il calcio. (Marcello Chirico)

È stata la serata più brutta della mia vita di appassionato di sport e di juventino fino al midollo. Ero riuscito a prenotare il tagliando per andare in Belgio, avevo la fotocopia ma mio padre non mi diede i soldi perché aveva paura degli hooligans. Sarei andato da Francavilla al Mare, un pullman che tornò con due posti vuoti. Domani 29.05.2015 saranno passati trent'anni ma quella ferita rimane e rimarrà per sempre nel mio cuore. Oggi ho avuto il coraggio di rivedermi l'intero filmato della serata, ancora non riesco a credere come l'uomo possa scendere a simili livelli di follia. Una preghiera per questi 39 angeli. (Antonio Colalongo © 28.05.2015) 

Il 29 maggio sarà per sempre il giorno della memoria per le vittime dell’Heysel. Rispetto e silenzio per i padri e per i figli che non tornarono dal Belgio: un lutto che appartiene alla Juventus, e poi al calcio italiano, e poi a chiunque ami questo sport. (Paolo Condò © 29.05.2021) 

Dispiace non poter contare sui tifosi, ci sono regole da rispettare, ma ci sono episodi altrettanto gravi che dovrebbero essere sanzionati. I cori beceri vanno puniti, ma anche cose più gravi tipo le offese ai morti dell'Heysel o sulla strage di Superga, o ancora quando si devastano gli stadi. Penso si possa unire bimbi e ultras in curva, in un clima educativo per un domani migliore. (Antonio Conte © 30.11.2013)

Non ho dimenticato nulla di quelle immagini, e delle parole, misurate ma colme di incredulità e orrore, di Pizzul in TV e Ameri alla radio. Quei corpi ammassati e calpestati, la gioia per una partita trasformata in terrore e morte. Il #29maggio è sempre un giorno triste. #Heysel (Riccardo Cucchi Fonte: Twitter © 29.05.2022)

"Scesi dalla tribuna, cominciai ad aprire porticine di legno, finché vidi una catasta di cadaveri e lo dissi a Radio Rai: Ameri si disperò, perché le famiglie non sapevano. Rimasi col ministro De Michelis: i gendarmi ci volevano arrestare per aver messo un fiore sul campo. Un oltraggio". (Italo Cucci Fonte: Corriere.it © 2 febbraio 2024)

Quello che c'è in fondo al cuore non muore mai… Onore ai Caduti di Bruxelles. (Curva Sud ULTRAS Juventus)

D

L'organisateur décline toute responsabilité du chef d'accident, de quelque nature qu'il soit, qui pourrait se produire au cours ou à l'occasion du match pur lequel ce ticket est délivré.

(Declinazione di Responsabilità Uefa, Biglietto Finale Heysel 29.05.1985)

Non ho mai avuto rimpianti per non aver potuto allenare nelle coppe europee in quegli anni: era giusto dare una punizione per quel che era accaduto a Bruxelles. Io adesso ho una seconda chance e posso finalmente guidare la mia squadra anche in Europa, ma chi è morto quel giorno all’Heysel non ha più avuto alcuna chance. Come posso avere rimpianti per me ? (Kenny Dalglish)

La partita la ricordo. Un momento irreale col cuore che batte a mille per una coppa che si deve vincere per forza e che è lì ad attenderci. Le ali sono librate nell’aria e ci conducono lontano forse verso la vittoria. Ma i sogni spesso sono caduchi al primo bagliore e così le ali ad un certo punto si spezzano. Con esse cadono tutti i sogni fatti da bambini. La coppa muore con i cuori delle vittime che tacciono ormai per sempre. Per una coppa 39 vite sono state spazzate via dal furore di migliaia di balordi ubriachi. Speriamo finalmente che su quella coppa allora definita maledetta si incidano i 39 nomi di angeli, povere vittime incolpevoli cadute per gioco. Così non sarà più una coppa maledetta. (Giuseppe D’Andrea) 

Mai dimenticare e lavorare per onorare. (Nicola De Bonis)

Non c'è modo di comprendere, ma c'è un modo per tenerla viva. (Nicola De Bonis © 2016)

Noi che abbiamo la fortuna di indossare questa maglia, per un minuto come per una carriera, dobbiamo rivolgere un pensiero a quella partita mai iniziata e a chi per quella partita, per quella passione, per la Juventus, ha perso la vita. (Alessandro Del Piero)

Niente di quello che è successo si può cancellare, ma la volontà dei due club non è quella di cancellare, ma di cambiare. A Liverpool ci hanno chiesto scusa. Non sono gli stessi di vent' anni fa, come non lo siamo noi. Quando una persona ti fa le sue scuse, accettarle è dimostrazione di saggezza e di intelligenza. È come avviarsi su una strada diversa, su una strada giusta. (Alessandro Del Piero Fonte: Corriere della Sera © 6.04.2005)

Quand les rêves s'achèvent les nuits deviennent brèves la monotonie fait place à l'ennui, car notre vie s'enfuit... Aimez la avant qu'il ne soit trop tard. Dites: je t'aime tous les jours avec affection. (Raphael De Santis)

Da assiduo frequentatore di siti juventini sapevo dell'esistenza della sala della memoria... Mai l'avevo visitata: troppo grande il timore di non riuscire a trattenere le lacrime... Oggi, non posso non entrarci... Che le lacrime scendano a rigarmi il viso... Angeli: che il Signore dedichi a Voi il posto più bello del Regno dei Cieli… (Dino) 

Buongiorno, mi chiamo Alberto Di Rollo e scrivo da Torino, prima di tutto volevo fare i complimenti per lo stupendo sito in ricordo della strage dell'Heysel. Anche se non sono un tifoso juventino ho vissuto quella tragedia come se lo fossi, all'epoca avevo 12 anni e con mio padre che appassionato di Calcio (e facente parte dei primi movimenti Ultras degli anni 70) mi portava quasi tutte le domeniche a vedere la Partita rigorosamente in Curva. Quella sera eravamo in compagnia di amici di famiglia (juventini) e avevamo organizzato una cena, con tanto di dolce guarnito di panna bianca e cioccolato nero giusto per un finale di buon auspicio. Il dolce è ancora lì che aspetta di essere mangiato dato che non vi era nulla da festeggiare. Quella sera non l'ho mai dimenticata e non ho mai dimenticato quelle scene di violenza e disperazione. Volevo sapere se anche questo anno è prevista una commemorazione per il 29 maggio a Torino. Nello scorrere le immagini nel suo sito ho visto le foto (che ho allegato), dove si vede un uomo che ha la sciarpa juventina che da solo cerca di fermare gli inglesi (a mio avviso un eroe), volevo sapere se ci sono notizie su di lui o se si possono cercare. Cordiali saluti.  Alberto. (Alberto Di Rollo)

E
F

Una lacrima sottile solca il mio volto, mentre guardo ancora queste immagini, ancora dopo venticinque anni, e non ho mai smesso di farlo da quando le vidi in diretta, allora ragazzo sedicenne con il Milan nel cuore. Leggo la paura di chi c'era, guardo la passione per i colori, guardo lo spensierato desiderio di gioire di chi invece ha pianto, magari sul corpo del proprio figlio. Tornare a sorridere, per i sopravvissuti, sarà impossibile. le nostre lacrime e la nostra memoria siano per loro un sollievo, come un soffio di vento fresco in una giornata torrida. (Alberto Fava)

Ricordo che in tre o quattro di noi siamo usciti dallo spogliatoio per andare a tranquillizzare i nostri sostenitori nella curva loro riservata, capimmo subito che avevano intenzione di invadere il campo, non fu facile mantenere la calma. Fu una bruttissima esperienza, davvero. (Luciano Favero)

Per me è stata terribile, ma lo è stata anche per tutti coloro che erano là, lo è stata per il calcio tutto che da quella sera non è più stato lo stesso. Noi quando siamo scesi in campo con un'ora di ritardo non sapevamo che c'erano morti, ci avevano detto che era caduto un muro, che la folla si agitava, che era meglio incominciare a giocare per calmare gli animi. E forse è stato un bene continuare. Quella Coppa dei campioni per noi è come se non ci fosse. Ogni volta che devo parlarne sento un dolore profondo. Troppa follia. (Luciano Favero)

Lo Juventus club Massa non dimentica… Ho qui davanti uno dei tagliandi del "settore Z" della finale dell'allora Coppa Campioni che si disputò allo stadio dell'Heysel il 29 maggio 1985. Il biglietto costava 300 fr. e sopra c'è scritto in francese, in tedesco e in inglese, che l'organizzazione dell'evento declina ogni responsabilità su eventuali incidenti, di qualsiasi natura siano, accaduti durante la finale… Il resto è storia che allarga a dismisura il nero della nostra bandiera in un lutto che non potrà mai terminare perché la storia lo porterà con sé. Lo Juventus club di Massa sarà presente, a nome di tutti voi, il 29 maggio a Bruxelles, per ricordare chi con 300 fr. e tanti sogni in testa è partito per onorare i nostri colori e non è più tornato, restando per sempre nei nostri cuori. (Paola Francesconi) 

Restituire ? Non sono d’accordo. Lo sarei stato anni prima quando quella Coppa trasudava ancora sangue e il pianto di molti si mescolava alla fallace gioia di alcuni, insensibili al dolore. "Vincere non è l’unica cosa che conta" e lo dimostrarono 39 bare interrate, con corpi paonazzi, rimasti tali nell’impeto del soffocamento. Sopravvivere a quell’ordinaria follia fu invece lo stato di necessità di molti che, salvi nel corpo, portano ancora nell’animo lo strazio delle ferite. Per tanti l’Heysel è qualcosa di più di un vecchio stadio ribattezzato e tirato a lucido. Avrebbe avuto un senso e sarebbe stato un gesto nobile restituirla allora. Forse anche chiederne la non assegnazione. Perché, a conti fatti, non è mai stata vinta. Portata a casa, alzata al cielo per incoscienza di qualcuno, con la complicità di chi allora non seppe dare indicazioni comportamentali. Restituirla ora sarebbe insensato. Quella Coppa è il nostro Santo Graal, custodisce il sangue dei martiri. Di coloro che hanno perso la vita per inseguire un sogno, per vivere una Passione. Niente può giustificare una scelta avversa a chi perse la vita per una Fede, seppure laica. Su quella Coppa, come atto di coerenza, andrebbero incisi i nomi delle 39 vittime per rimanere perennemente esposta, listata a lutto. Il 29 maggio di ogni anno dovrebbe essere occultato ogni trofeo lasciando esposto solo quello, a memoria di un dramma che fa parte della Storia. (Beppe Franzo © 29.10.2019)

G

Andai con un amico all'Heysel a vedere la finale di Coppa Campioni tra Juventus e Liverpool nell' 85. Quello che successe è noto e da allora non sono più entrato in uno stadio...

(Max Gazzè)

Avevo 9 anni non ricordo molto di quella sera, la tv accesa in attesa della partita, ma non sapevo cosa si giocava ! A 16 anni in curva sud (Milan) a cantare i cori anche quelli pro Heysel... A 34 anni sono padre di 2 bambini, mi vergogno di quello che ho fatto, chiedo scusa a tutti i parenti, amici, e tifosi juventini. (Stefano Gallina)

"Tutti siamo vicini ai deceduti, (NdR: alluvione Toscana 2.11.2023) soprattutto noi toscani che abbiamo vissuto questa tragedia in prima persona. Però questi signori dimenticano che non sono vicini ai deceduti dell’Heysel. Girano foto molto brutte sui social di tifosi con le sciarpe del Liverpool… Queste persone qui, invece di aiutare i conterranei a spalare, erano al Franchi per inneggiare ai morti dell’Heysel". (Riccardo Gambelli © 7.11.2023)

Ero presente nella notte dell’Heysel, quel 29 maggio 1985. La tristezza è infinita, ed è un ricordo che mi accompagna per tutta la vita. Io ero in tribuna, perché allora i preparatori non andavano in campo. Mi sono subito reso conto della tragedia, perché ci veniva incontro gente ferita. Lo stadio non aveva le condizioni adatte per ospitare la finale della Coppa Campioni. Il giorno prima della finale sono andato in curva a raccogliere diversi palloni dopo l’allenamento e mi sono reso conto delle condizioni in cui versava. Non era un impianto all’altezza e questa sensazione l’avevo avuta. (Claudio Gaudino)

Nel 1985 ero all’Heysel, a Bruxelles, alla finale di Coppa dei campioni. Sono cresciuto in Belgio ed è per questo che quel 29 maggio mi trovavo lì per Juve-Liverpool, proprio nel settore Z. Accompagnavo mio cugino, appena arrivato da Roma. Vidi tutto: i corpi schiacciati, la gente presa a manganellate dalla polizia, alcuni amici con la faccia coperta di sangue. Mi ritrovai con le spalle contro un muro. Riuscii a scavalcarlo e a saltare giù. Corsi a casa, ero sotto choc. Avevo 17 anni. Col calcio chiusi quella sera stessa, e per sempre. (Max Gazzè)

29 MAGGIO 1985 - 29 MAGGIO 2008  Chi vive nei nostri ricordi non morirà mai. (Daniele Geda)

Con gli occhi degli angeli... Mentre li ricordiamo non dovremmo avere difficoltà ad immaginare i sogni dei 39 angeli, rimasti fermi dietro alla curva Z. Tra i tanti ci sarebbe certamente il desiderio che il calcio come ogni grande spettacolo pubblico sia vissuto come una passione genuina, vissuta fino in fondo, ma senza oltrepassare i confini del rispetto reciproco. Una festa per tutti. Il nostro laboratorio vuole raccogliere tutti i sentimenti positivi di tifosi juventini e non, per costruire insieme una cultura sportiva basata su valori di lealtà, coraggio, volontà, passione e insieme promuovere azioni atte a cancellare la violenza e i violenti dagli stadi, e con esso i linguaggi violenti dei media e i comportamenti sleali di giocatori, allenatori e presidenti che li alimentano irresponsabilmente. Il tutto senza naturalmente bandire dal nostro vocabolario sportivo lo sfottò, visto come confronto bonario per sdrammatizzare. Chi vive nei nostri ricordi non morirà mai. La Sala della memoria è solo un esempio. Mi ripeto... Non tanto per piangerci sopra. Quanto perché i tifosi del futuro possano sapere. Perché si vigili costantemente affinché cose del genere non accadano più, né qui, né altrove. (Daniele Geda)

Un cuor solo, un'anima sola. (Daniele Geda)

Che non fossimo gli unici a rinnovare la memoria era prevedibile. Sarebbe presuntuoso credere di essere soli a fare questa battaglia. Ma questo non deve essere motivo di timore, è piuttosto un grandissimo segnale. Il ricordo è ancora vivo e dopo il silenzio sentiamo in tanti l'esigenza di dare voce a quel dolore, e vogliamo mostrare a tutti quella cicatrice. Fa parte di noi, è parte della nostra storia, è simbolo indelebile della nostra identità. Vogliamo dire chi siamo, vogliamo raccontarlo a chi ancora non ha capito e a chi ancora non c'era. Perché ci piace parlare di Zizou e dei suoi meravigliosi lanci, di Vialli e del gol di Ravanelli a Roma, di Sivori e del gigante buono; e poi di Riccardo Neri ed Alessio Ferramosca, di Andrea Fortunato e di Gaetano Scirea, di chi per pochi istanti e chi per un tempo record ha vestito quella maglia gloriosamente. Ma ci piace forse di più raccontare di noi e la Juve, della nostra speciale storia d'amore, dei nostri riti scaramantici allo stadio o davanti alla tv; e ancora ricordare aneddoti unici che non stanno scritti su nessun almanacco, perché Juve è anche la nostra storia. Nel nostro album di famiglia c'è anche l'Heysel. 29 maggio 1985 non è solo Juve-Liverpool 1-0. Lo sappiamo bene. E non è nemmeno soltanto un fatto di cronaca: 39 morti. E' qualcosa di più. E' quello che abbiamo sentito quella sera, è il contrasto tra l'attesa di un sogno che poi si rivela incubo, è il divertimento che si trasforma in pianto. Il nostro pianto, i nostri ricordi. Questo ci unisce, di certo non vogliamo il silenzio. Buonanotte capitano. (Daniele Geda)

Mi sono trovato di fronte a un caso di coscienza, a una delle decisioni più gravi della mia vita. Ho ritenuto che annunciare il rinvio della partita avrebbe significato creare presupposti per un altro massacro. Gli spettatori si sarebbero riversati fuori dallo stadio e chi avrebbe controllato la loro furia ? C’erano tante persone che avevano visto morire i propri cari o i propri amici. Ci saremmo trovati di fronte a una vera e propria guerra e oggi i morti sarebbero stati molti, molti di più. (Jacques Georges)

Lei pensa che si possa uscire indenni da una simile catastrofe e che io non riveda mai il sangue della tribuna Z e i corpi mutilati stesi nella camera ardente dell'ospedale militare belga ? Continuerò a portare per tutta la vita questo pesante fardello, ma non mi esprimerò più pubblicamente. (Jacques Georges Fonte: "Heysel" di Jean Philippe Leclaire © 14.11.2004)

Trenta anni esatti da una immane tragedia e un profondo dolore che porto ancora addosso. Un pensiero affettuoso rivolgo ai familiari delle 39 vittime innocenti. (Fulvio Giuseppe Giacollo © 29.05.2015) 

Non siamo tifosi bianconeri, ma proviamo ribrezzo e rabbia verso chi ha compiuto quella strage, allo stesso modo non capisco come sia possibile che in una società che si definisce civile alcuni imbecilli, usiamo un eufemismo, si rallegrino di inneggiare a drammi come quello di Bruxelles. Grazie a questo sito abbiamo potuto capire la portata di quel nefasto evento. Noi non vogliamo dimenticare ed invitiamo profondamente tutti i tifosi italiani a far tesoro di questi drammi, affinché non accadano più vergogne come quella del 29\05\1985. Cordiali saluti e un grazie di cuore a tutti coloro che collaborano a mantenere viva la memoria di questi 39 angeli. (Giovanni e Giuseppe © Cagliari)

Dedicato al mio babbo, agli altri 38 angeli, a me e a chi c'era quel giorno, a tutti quelli che ricordano ed in particolare a Claudio ed i ragazzi della curva che sono sempre presenti con i loro striscioni... BUON NATALE... (Carla Gonnelli © 19.12.2011)

H

Si prega di contenere ogni manifestazione di gioia o di disapprovazione nei limiti della sportività e di collaborare con i servizi di sicurezza nell'esercizio delle loro funzioni.

(Heizelstadion, Messaggio Tabellone Elettronico 29.05.1985)

 
 
I
J

La Juventus Football Club accetta disciplinatamente, anche se con l’animo pieno di angoscia, la decisione dell’Uefa, comunicata al nostro presidente, di giocare la partita per motivi di ordine pubblico.

(Comunicato Stampa FC Juventus, Stadio Heysel 29.05.1985)

Quella del 29 maggio 1985 è una tragedia che continua a fare male anche a distanza di trentasette anni. Oggi, come allora, e come ogni volta che pronunciamo la parola "Heysel", il nostro pensiero va a tutte le vittime di quella serata senza un senso, e alle loro famiglie. Perché il ricordo è sempre vivo dentro tutti noi. (JCLUB "Gaetano Scirea" Santa Lucia del Mela © 29.05.2022)

Belle le parole di Prandelli su quella maledetta notte. Io ero lì, non posso dimenticare, non posso perdonare i colpevoli, ma le colpe dei padri non possono ricadere sui figli. La seconda guerra mondiale è finita solo quando russi e tedeschi hanno trovato la forza di pregare insieme sulle vittime di quella orrenda carneficina. Nella preghiera comune la colpa non scompare ma la memoria diventa condivisa perché le tragedie si superano soltanto insieme. Juventus e Liverpool hanno il dovere di condividere la memoria di quanto accaduto. (Juventus 71)

K
L

One last prayer, my lady, before the evening

A kiss to the missing brothers in Belgium

Tuck them in better, so they no longer feel cold

Under the mantle of our flags

(Domenico Laudadio)

Ci sono giornate felici e altre decisamente tristi... Il calcio non piace a tutti, ma in giornate come oggi dove il ricordo di chi c'era 30 anni fa allo stadio Heysel di Bruxelles o era davanti alla televisione sintonizzato su rai 1 è vivo... Io non c'ero, forse non ci sarei nemmeno stata se mio papà Fabrizio Landini fosse andato là... A seguire una Juventus diversa da quella che conosciamo oggi, in una finale di Coppa Campioni... Troppe cose gestite male e l'epilogo è stato tremendo... Oggi dopo così tanti anni non si può che commemorare ma soprattutto RICORDARE nel rispetto di chi quella sera per 50 mila lire c'ha rimesso la vita e per chi è rimasto ha perso un pezzo di cuore... Le emozioni che regala una partita allo stadio sono uniche ma l'ordine e il buon senso sono valori che non andrebbero mai persi... Oggi mi stringo nel ricordo dello zio Gioacchino che conosco attraverso i racconti di mio nonno e ogni volta ne parla con gli occhi lucidi tirando fuori i ritagli di giornale dell'epoca e ai suoi figli Monica e Andrea Landini... La zia Carola l'ha già raggiunto... Che queste morti non siano state vane, che possano servire in qualche modo a far capire che lo sport è una cosa sana, il calcio è un campo con un pallone non una gabbia di matti scellerati... Un abbraccio. (Alice Landini © 29.05.2015)

Oggi è il giorno della memoria. Rispetto, per favore. Eccoci qui, dopo 30 lunghi anni, soprattutto di silenzi, a ricordare i nostri cari. Ritornare a parlare dell'Heysel, è sempre una spina nel cuore. Ma proprio perché i nostri angeli hanno perso la vita, non dobbiamo dimenticare, anzi, ogni giorno, per noi che siamo qui, abbiamo il compito di informare e promuovere la verità. Perché è questa la parola, che spesso viene a mancare, quando si parla dell'Heysel. Non possiamo permettere che ancora oggi, ci siano tanti, dalle istituzioni, alle tifoserie antagoniste, alla Juventus stessa, che osteggino la verità. Ci sono state sentenze che hanno segnato una linea ben precisa, su chi erano i responsabili di quella tragica notte. Basta. I giovani, soprattutto loro, magari coloro che posso far parte di gruppi che inneggiano cori beceri nei confronti dei 39 angeli, devono conoscere cosa è successo, e il perché. La memoria va allenata, sempre. Perché l'Heysel  è una tragedia dello sport, non fa solo parte della storia bianconera. E per questo che questi silenzi, queste omertà, queste ostruzioni che ancora oggi incontriamo, ci fanno male Quella notte a Bruxelles hanno perso tutti.. Oggi stringiamoci tutti attorno al ricordo, e onoriamo sempre chi da lassù ci guarda, e in fondo è sempre con noi. Fino alla fine... (Fabrizio Landini © 29 maggio 2015)

Oggi è come allora... 31 anni, volati, passati, ma non dimenticati. Il viaggio, l'attesa, la gioia, il dolore, il pianto... Ancora ci domandiamo perché ? Quanti errori, quante inadempienze, quanti silenzi, quanti sciacalli. "Quando onore, lealtà, rispetto cedono alla follia, si tradisce ogni principio di sport, di vita. Alla nostra memoria il compito di tenerlo vivo". E noi, tutti noi, siamo qui per voi, 39 angeli mai dimenticati. Rispetto. (Fabrizio Landini © 29 maggio 2016)

La voce del cronista Bruno Pizzul è rimasta impressa nelle orecchie di chi, come me, quella maledetta sera era in attesa della finale. E sì, perché sono passati 32 anni, ma sembra ieri. L'attesa e la speranza che crescevano di ora in ora, spezzate da quelle immagini strazianti di corpi ormai abbandonati al loro destino. 29 maggio 1985, come non tornare con la memoria a quanto di peggio lo sport potesse offrire. Laddove la competizione, il sudore per la maglia, la gioia di un gol, dovevano prevalere, furono l'orrore, la tragedia e la morte, a prendere il sopravvento. E noi non possiamo, non dobbiamo dimenticare. Perché pur nella sofferenza, l'essere vicini ai nostri 39 Angeli è l'unica maniera per tenere lontani tutti gli sciacalli che ancora oggi non perdono occasione per mostrare la loro idiozia. Un pensiero, il mio pensiero, e un ricordo indelebile per tutti i nostri cari. Oggi, e per sempre, rispetto per le vittime dell'Heysel, e per tutte quelle morti assurde, che non hanno colore e non hanno squadre. (Fabrizio Landini © 29 maggio 2017)

Un'ultima preghiera, mia dama, prima della sera. Un bacio ai fratelli dispersi nel Belgio. Rimboccali meglio, che non sentano più freddo sotto il manto delle nostre bandiere. (Domenico Laudadio)

Davanti all'Heysel è impossibile sentirsi fra i giusti, ma ci si può schierare soltanto dalla parte giusta... (Domenico Laudadio)

Per quella Coppa maledetta le nostre coscienze giocano una partita infinita da ventisei anni e nessuno di noi potrà mai vincerla, perché davanti alla morte non ci potrà mai essere alcun trionfo. Di quella sera riconosco una sola vittoria, quella della memoria. (Domenico Laudadio)

Familiari delle vittime… Non possiamo campare diritti sul loro dolore... È sacro e intimo. Possiamo batterci soltanto affinché non venga reso fine a sé stesso ma germogli in opere etico-sociali. (Domenico Laudadio)

L'Heysel non è terra di campanili, ma terra consacrata su cui levarsi i sandali, tutti. (Domenico Laudadio)

La Memoria è l'unico tesoro che si accresce condividendolo. (Domenico Laudadio)

Io credo non si possa programmare il futuro del calcio senza riscrivere la sua storia ripartendo non dalla gerarchia dei valori e dei trofei, ma dal rispetto degli uomini e di tutte le bandiere. Non saremmo nulla senza i nostri più accaniti avversari e non saremo mai degni dello sport se li reputeremo nostri nemici... Torino è bianca come la purezza degli Angeli... Nera come il lutto... Granata come la passione. Grazie a Mecu Beccaria e Giampaolo Muliari per aver aggiunto righe di musica ad uno spartito di rumore. +39+31=70 Angeli in un Cielo soltanto... ((Domenico Laudadio © 2016)

La Memoria è l’Albero dei Giusti. Fiorisce dal Dolore e ci dona il Frutto della Pace (Domenico Laudadio © 2024)

Questo è un giorno che non sarà mai uguale agli altri. Un giorno nel quale ogni anno mi chiedo perché è potuto accadere. Cerchi di distrarti, di pensare ad altro ma non ce la fai. Poi torni a casa e vedi quella medaglia. E l'orgoglio prevale sulla rabbia e il dolore. L'orgoglio di essere tuo figlio. (Andrea Lorentini © 29 maggio 2017)

Una vergogna non solo l'eventualità di giocare contro gli inglesi all' Heysel, ma il fatto stesso che quello stadio esista. L' hanno ripulito, modificato, ma sarebbe stato più giusto lasciarlo com' era, una specie di monumento ai caduti, e non usarlo mai più. L' UEFA vuole solo dimenticare, hanno persino messo una musichetta in sottofondo quando gli azzurri hanno portato i fiori sotto la curva. Sappiano che in quella curva c' è ancora il sangue, e che il nostro dolore e la nostra rabbia sono più vivi che mai. Là non si deve giocare. Sono contento che Platini abbia detto che non tornerà mai più all' Heysel: la memoria pretende rispetto. La nostra ferita non potrà mai chiudersi, però non è questa la sofferenza più profonda. Io sto male quando penso che Roberto e gli altri 38 sono morti per nulla, e che nessuno ha capito. (Otello Lorentini Fonte: La Gazzetta dello Sport © Giugno 2000)

Ero solo un ragazzino quando, quel 29 maggio 1985, 37 anni fa, vidi alla televisione le terrificanti immagini che raccontavano quello che stava accadendo allo stadio Heysel nella finale della Coppa dei Campioni contro la Juventus . E ne fui sconvolto. Essere qui, oggi, da sindaco della mia Città, è un onore, una responsabilità, un privilegio. Onore ancora maggiore considerando che, per la prima volta, la Città è qui, a Liverpool, a ricordare e prestare il doveroso tributo alle vittime di quella tragedia terribile. Un momento che rimane impresso profondamente nel ricordo di tutti gli sportivi, una tragedia che ha spezzato vite innocenti, durante quella che avrebbe dovuto essere solo una festa di sport. Ricordare proprio qui all'interno dello stadio di Anfield dove lo stesso Liverpool FC ha posto una targa a ricordo della tragedia, le vittime di questa pagina nerissima, che ha segnato sia la storia del calcio europeo che la nostra città, fa davvero onore alla società, ed è una grande opportunità per lanciare un messaggio positivo di pace e amicizia. Ringrazio di questa occasione di commemorazione il Liverpool Football Club rappresentato da Ian Rush, il Lord Mayor Roy Gladden e l'intera Città di Liverpool che ci ha accolto con calore, simpatia e rispetto e che con noi ha voluto questo importante momento. (Stefano Lo Russo © 31.01.2023) 

Sembra ieri... 15 anni, tanta voglia di vedere la mia Juve vincere quella Coppa prestigiosa. E ora di anni ne sto per fare 40 ma non dimentico quella sera. E ancora oggi ho un groppo in gola a ripensare al numero di Hurrà Juventus uscito il giorno prima: presentava il cammino di quella grande squadra come la marcia inarrestabile di un'armata invincibile che schiacciava gli eserciti avversari uscendone sempre vincitrice, fino all'appuntamento finale che si sarebbe tenuto poche ore dopo. E a tornare a quelle parole che concludevano l'articolo, che nelle intenzioni dell'autore dovevano avere tutt'altro significato, e che, penso, non potrò scordare mai: e cominciò la battaglia di Bruxelles... (Luca)

Voglio ricordare dopo 24 anni con una preghiera, tutte le 39 vittime dell'Heysel, ancora oggi a distanza di molti anni è ancora forte il ricordo di quella assurda tragedia x una partita di calcio, spero di vero cuore che questi fatti non accadano mai più in qualsiasi manifestazione, da vero tifoso juventino quella partita e di conseguenza la coppa non andava festeggiata. Vi penserò sempre. (Luca B. © Reggio Emilia) 

Niente giustifica la privazione della vita e una rivalità sportiva meno di tutto. Chi ha provocato la tragedia dell’Heysel ha tolto la vita agli altri e reso invivibile la propria. (Willer Lucchin © 17.01.2015)

Una preghiera e una lacrima per i morti. Ciao, mi chiamo Luigi ed ero all'Heysel il 29 maggio 1985: ho ancora il biglietto di curva Z. All'epoca avevo 14 anni, e andai alla finale con il mio zio Rolando. Non sto a raccontarvi molto, ancora oggi non riesco a guardare le immagini della tragedia, della povera gente che viene schiacciata da quelle bestie. Io rimasi schiacciato all'inferriata che dava sul campo, e mi salvai solo perché un omone mi alzò sopra di essa e mi lanciò sulla pista. Non ho mai saputo come si chiamava e che fine ha fatto, se tu potessi per miracolo mettermi in contatto con lui lo vorrei ringraziare. Io ero un ragazzone toscano alto quasi un metro e ottanta, con una camicia jeans molto chiara... Una preghiera e una lacrima per i morti, il sito mi ha commosso profondamente, l'ho scoperto solo oggi. Un abbraccio ai nostri angeli e alle loro famiglie. (Luigi © 1.05.2012)

M

Affidiamo i lori nomi al vento che li sussurrerà in ogni silenzio

(Murale di Tommaso Landi e Fabrizio Sardella, Stadio "Città di Arezzo)

Ieri ho visitato il museo della Juventus e lo stadio. Ho apprezzato l'angolo dedicato ai 39 caduti dell'Heysel, ma credo che non sia sufficiente. Io c'ero il 29.5.85 anche se non nel settore Z  ma, esattamente, in quello opposto, respirando, pur non rendendomi conto, quei momenti drammatici vissuti in diretta. Pur apprezzando la sensibilità dimostrata dal Presidente Andrea Agnelli penso che, in questi 27 anni, non sia stato fatto abbastanza per onorarne la memoria. Da molto tempo viene organizzato un incontro ormai tradizionale per ricordare il padre del presidente del Milan che poco ebbe a spartire con il mondo del calcio. E' possibile che non si sia pensato di giocarne uno di precampionato tra Juventus e Liverpool per rinsaldare i legami di amicizia tra i due club ricordando le vittime innocenti della violenza degli hooligans e GAETANO SCIREA che, quella notte, lesse un messaggio toccante di pace alle tifoserie dai microfoni dell'Heysel ? (Giancarlo Malabaila)

Credo che tra i grandi valori della vita ci sia la memoria, da un parte si vedeva chi amava il gioco del calcio e dall'altra chi stava morendo, sono le pagine più nere dello sport. Ho perso un amico carissimo, Giancarlo Buschera. Ricordo bene quei giorni e posso essere vicino ai parenti tutti auspicando che queste tragedie facciano parte del passato e non succedano più. (Giuseppe Marotta © 24.05.2012)

Quel giorno un mio amico fraterno, Giancarlo Bruschera, si recò a Bruxelles per vedere la finale. Dovevo essere con lui, ma poi non potei andare, al che anche lui stava per rinunciare. In qualche modo lo spinsi ad andare, perché la finale era una partita unica, una festa. Invece è successo quel che è successo. Oggi, a distanza di 29 anni da quella notte il valore della memoria si unisce ad un messaggio da trasmettere: nel gioco del calcio devono sempre prevalere i valori umani, lo sport deve restare un'occasione di confronto sociale. Il 29 maggio del 1985 trentanove angeli si sono recati a Bruxelles per voler vedere vincere la propria squadra ed hanno perso la cosa più importante che avevano: la vita. Non c’è altro da aggiungere, se non il dovere di fare profonde riflessioni. (Giuseppe Marotta © 31.05.2014) 

25 maggio 1983  Amburgo - Juventus 1 a 0; 29 maggio 1985 la finale con il Liverpool doveva essere il riscatto, il giorno del trionfo, della conquista della benedetta coppa dalle grandi orecchie. Il sole era pallido quel mercoledì, accesa la televisione scorrono le immagini confuse, la voce smarrita di Pizzul, l'incredibile confusione in un settore dello stadio... Ci sono feriti forse; gli hooligans inglesi hanno caricato... I tifosi juventini hanno subito la carica. E' crollato un muro, la polizia è inesistente, manganellano quelli che cercano scampo sul terreno di gioco. Pizzul conferma 36 morti, ma la partita si gioca egualmente. 58' minuto rigore fantasma realizzato da Platini, il mio idolo; esultanza sproporzionata; spengo la tv, è finito tutto. (Massimo 72 © 2.07.2012) 

Mi chiamo Maurizio, ho vissuto in prima persona la tragedia dell'Heysel nel settore Z 25 anni fa. Dimenticare non si può ma perdonare sì. Sono contento che il Liverpool FC, in ricordo e in onore di quegli sfortunati, abbia posto una targa sui muri del loro storico stadio di Anfield. Spero che la società Juventus F.C. faccia altrettanto nel nostro nuovo stadio, ed è per questo che ho firmato la petizione. Spero che un giorno i supporters di Liverpool e di Juventus possano incontrarsi in clima di amicizia e di rispetto. Un complimento e un ringraziamento sincero all'autore del sito saladellamemoria dove condivido tutto il contenuto... Un museo virtuale a disposizione di tutti: tifosi e non tifosi... Sempre la Juve nel cuore ! (Maurizio) 

Dear Sirs, on this day, the anniversary of the Heysel tragedy, I would like to express once more, as a Reds fan, my deepest sympathies to all the families and friends of those who never returned. Rocco Acerra - Bruno Balli - Alfons Bos - Giancarlo Bruschera - Andrea Casula - Giovanni Casula - Nino Cerullo - Willy Chielens - Giuseppina Conti - Dirk Daenecky - Dionisio Fabbro - Jacques Francois - Eugenio Gagliano - Francesco Galli - Giancarlo Gonnelli - Alberto Guarini - Giovacchino Landini - Roberto Lorentini - Barbara Lusci - Franco Martelli - Loris Messore - Gianni Mastroiaco - Sergio Bastino Mazzino - Luciano Rocco Papaluca - Luigi Pidone - Benito Pistolato - Patrick Radcliffe - Domenico Ragazzi - Antonio Ragnanese - Claude Robert - Mario Ronchi - Domenico Russo - Tarcisio Salvi - Gianfranco Sarto - Giuseppe Spolaore - Mario Spanu - Tarcisio Venturin - Jean Michel Walla - Claudio Zavaroni Our thoughts and prayers are always with them. May they rest in Peace.  In Memoria e Amicizia You´ll Never Walk Alone. (Michael) 

Buongiorno, mi chiamo Davide Montini e anch'io ho assistito a tutto quello che è successo per televisione e volevo dedicare a chi è morto quel giorno e alle loro famiglie questo estratto dalla canzone Wings of time dei Toto: ...il nostro amore non finisce qui, vivrà per sempre sulle ali del tempo... (Davide Montini) 

La mia squadra del cuore è il Torino e da diversi anni mi dedico (insieme ad altri amici) per tenere viva la Memoria Storica Granata. All'ingresso del nostro Museo c'è una frase che esprime bene lo spirito che lo anima: La tragedia non è morire ma dimenticare. Anche questo sito, ideato e curato con immenso amore da Domenico Laudadio, ci richiama al valore della memoria, ed è un richiamo fortissimo, penetrante. Impossibile dimenticare i volti stampati nelle tante immagini fotografiche proposte, i loro occhi sbarrati dalla paura di morire. Un dolore senza fine che ti resta dentro, che ti toglie il fiato. Mi inginocchio a voi, Angeli dell'Heysel, chiudendo gli occhi per pensarvi, per accarezzarvi. Ciao carissimi Angeli, vi voglio bene, vi porto nel cuore. (Giampaolo Muliari)

Heysel, 29 maggio 1985. Un dolore incancellabile, oltre ogni colore. 39 vite spezzate che ci guardano dall’alto e chiedono di essere ricordate con rispetto, in silenzio, fraternamente. Ed è così che vi porto nel cuore. Vi abbraccio, Angeli nel cielo. (Giampaolo Muliari © 29.05.2024) 

MEMORIA. Il destino, o la superficialità, ha voluto che la finale di Champions di quest’anno coincidesse con l’anniversario dell’Heysel. Oggi è il giorno della memoria, del silenzio e del rispetto. La stessa memoria, lo stesso silenzio e rispetto che chiediamo, giustamente, ogni 4 maggio per Superga. Un abbraccio affettuoso alle famiglie colpite quel giorno di trentasei anni fa da un dolore senza fine, una carezza e una preghiera ai 39 angeli dell’Heysel. (Giampaolo Muliari © 29.05.2021)

Oggi 29 maggio mi sono accorto, per caso, che indosso la t-shirt comprata all'hard rock cafè di Bruxelles qualche anno fa: ebbene proprio in questa data, che quasi mi stava passando oltre senza che la degnassi, ricorre il tragico anniversario della strage dell'Heysel: tanto si è scritto e detto riguardo a quel giorno. Io però, che altre volte ho espresso il mio pensiero, volevo solo ribadire quanto quel giorno, sebbene fossi nato da poco, successivamente grazie ai racconti di mio papà e a tutti documenti che ho visto, mi dia sempre una forte commozione. Se ci penso realmente e mi immedesimo, mi viene da piangere: ho sempre cercato di raccontarlo, lo facevo a scuola, l'ho fatto con degli amici, addirittura quando andai a Bruxelles con la mia allora fidanzata, le raccontai di quella tragica sera, di quanto mi emozionasse il solo parlarne. Mi misi a piangere davanti a lei. Ecco, io non mi sento più un tifoso juventino come lo ero un po' di tempo fa, ma sono cicatrici come queste che mi danno la dimensione del mio senso di appartenenza a questi colori: non potrò mai non dirmi juventino, fosse anche solo per quello che mi è stato tramandato e trasmesso di quella sera. Perciò, per piacere, quando puntate il dito contro i protagonisti involontari di quello strazio, dicendo che non avrebbero dovuto giocare, gioire, festeggiare, accettare i premi... documentatevi su quanto quella finale abbia lacerato le loro vite da sportivi e non: provate a immedesimarvi, e forse vi accorgerete che se hanno gioito forse lo hanno fatto alla fine di uno strazio dal quale volevano estrarre un premio bello e pulito da regalare a tutti coloro che da quella sera di maggio non ci sono più. Quella Coppa dei Campioni del 29 maggio 1985 è e sarà per sempre un effetto personale di tutti quei defunti, da conservare con tanto, tantissimo amore. (Marco Murri Fonte: Il Nobile Calcio © 29.05.2022)

N
O

Quando ripenso a quella sera, a quella finale che si doveva disputare per evitare altri scontri e altri morti, ma che non doveva assegnare nulla, penso a una sorta di Hiroshima del pallone. Dopo l'Heysel, per me, è cambiato il rapporto con il calcio, ed è stato come chiudere per sempre l'armadio dei giocattoli, e diventare amaramente uomo, perdendo la spensieratezza...

(Carlo Nesti)

Oggi è proprio il 39° anniversario e dal quel giorno questo numero per me ha sempre significato il numero delle vittime di quella serata infernale vissuta a 11 anni davanti alla tv. Poi, molti anni dopo, arrivò un altro giorno ferale e 39 diventò anche il numero dei tuoi anni su questa Terra... Una beffa del destino se penso a come il caso mi avesse fatto incontrare proprio te, mezza belga con parenti a Bruxelles, consentendomi così di fare una cosa che forse non avrei mai fatto: andare per 8 volte sul luogo in cui avvenne quella immane tragedia, dal 2008 al 2015, sempre nei giorni successivi al Natale. Ricordo benissimo proprio la prima volta, quando nel gelo non riuscimmo ad individuare il punto esatto in cui si trovano lapide e meridiana (non ci sono indicazioni particolari perché i locali hanno sempre preferito dimenticare). Ci tornammo di sera dopo esserci informati meglio e la meridiana illuminata facilitò l'individuazione del punto esatto. Fu un'emozione fortissima, condivisa, anche se tu da non juventina non c'eri mai stata prima, pur frequentando la città fin da bambina. Da allora, tutti gli anni diventò un appuntamento fisso, condiviso... Adesso non riuscirei più a tornarci da solo, penso che potrò riuscirci solo un giorno con Giacomo, così sarà ancora un momento condiviso e gli dirò "sai, è grazie alla mamma che sono stato qui e la prima volta mi ci ha portato lei, anche se è interista"... Ricordi indelebili di infinito amore... (Roberto Nappi © 29.05.2024)

A distanza di decenni… Nel guardare i filmati, le foto, nel leggere le testimonianze di chi quel maledetto giorno c'era... Quasi mi sembra di sentire dentro l'anima le voci e i pensieri di chi era lì; qualcuno è tornato, 39 non ce l'hanno fatta e un turbine di quelle voci mi gira dentro come se li avessi sentiti lì, proprio quel giorno. E' una strana sensazione che non riesco a spiegare in modo pieno, ma è quello che sento... Il dolore dentro e ancora l'incredulità di quegli eventi. E' tutto nella mia mente in modo nitido, ma le voci che sento nell'anima, quelle, è il sentimento nuovo che mi porta a continuare... Per non dimenticare... MAI !! (Caterina Onni)

L'uomo è stato tremendamente offeso anche dopo che i tanti Caino sparsi sulle gradinate lo avevano ammazzato. Per calmare i Caino non si è rispettato il sangue degli Abele: si è giocato mentre i morti erano ancora lì scomposti nella violenza appena subita. Si è tifato, si è gioito in una giornata in cui tutti e tutto sono stati sconfitti. (Osservatore Romano ©  30.05.1985)

P

"Quando muore il trapezista entrano i clown"...

(Michel Platini, Calciatore FC Juventus 29.05.1985)

Sono un tifoso sampdoriano, il 29 maggio 1985 avevo solo 10 anni. Negli anni a seguire conobbi e non feci nulla per contrastare la vergogna dei cori contro i morti di quel giorno, ed è una vergogna che porterò sempre dentro. Oggi vedo che il Vostro sito internet, davvero ricco di contributi e di dignità, comincia ad acquistare visibilità. Sarà mio impegno farlo conoscere a tutti. Buona fortuna per la Vostra battaglia di memoria e dignità. (Paolo) 

Quella sera avevo 14 anni. Ogni 29 maggio mi viene da piangere e mi si stringe il cuore. Le emozioni non si attenuano. Ci tengo al mio dolore. (Alessandro Pinti)

Il 29 maggio del 1985 avevo poco più di 2 mesi... Mi chiedo come facciano, oggi, molte persone ad andare allo stadio con l'intento di usare la violenza. Mi chiedo cosa c'entri tutto ciò con uno sport, uno spettacolo che dovrebbe solo unire. Sarà retorica, ma spesso in qualche frase retorica si nasconde la verità. Dopo aver visto certe foto la mia voglia di andare allo stadio ha un po' vacillato. Quelli che hanno voluto questo non erano diversi da certi ultras che vanno allo stadio. L'unica differenza è che lì si sono verificate le incredibili malaugurate condizioni affinché quegli animali (e chiedo scusa agli animali) potessero dare sfogo a tutto il loro odio. Mi chiedo se sia cambiato qualcosa, se quella strage abbia cambiato qualche testa. Non credo. Chiusi come gli animali dentro le gabbie a vedere una partita. A volte non capisco. (Andrea Piscopo)

Il giorno dell’Heysel dovevo raccontare la partita. Per quanto accaduto, cerco di cancellarlo dalla mia memoria di uomo. Il calcio dovrebbe rimanere un evento di gioia e passione. Mi ricordo il 4 maggio in maniera molto vivida anche se ero piccolo. È inimmaginabile tutto quanto è accaduto. Il Toro sembra accompagnato da un destino doloroso, in cui Superga è l’apice più drammatico. (Bruno Pizzul)

Per me è stata una serata di imbarazzo e di difficoltà. Alcuni ragazzi mi chiesero di avvisare i loro genitori, ma io non potevo farlo, per riguardo alle altre famiglie. E ancora mi rammarico di non essere stato più severo con chi festeggiava. (Bruno Pizzul)

Sentii addosso tutta la responsabilità di comunicare al telespettatore, che magari aveva un figlio proprio lì allo stadio Heysel, la tragedia delle 39 vittime che si stava consumando in diretta. L’istinto mi diceva di chiudere anticipatamente il collegamento e di tornarmene dalla mia famiglia... (Bruno Pizzul)

Di contro però, se dovessi mettere in linea le telecronache che più mi hanno segnato, sia in senso sia in senso negativo, non potrei che parlare dell’Heysel: fui mandato a commentare una partita di pallone e invece dovetti commentare di 39 morti. Quelli sono ricordi angosciosi non solo per la mia memoria di telecronista, ma anche per la mia coscienza di uomo. (Bruno Pizzul)

Una serata che avrei voluto cancellare. La gravità dell’episodio mi impone di ricordare, di farne memoria. Una situazione molto dura per la mia coscienza di uomo. In me è c’era quasi un rifiuto ad accettare una situazione impensabile: non avrei mai immaginato di dover contare 39 morti per una partita di calcio. Oggi sono amareggiato dal fatto di vedere certi episodi che, per rivalità, rievocano un fatto così doloroso. (Bruno Pizzul)

L'Heysel è il dolore più angoscioso. Per la mia coscienza di uomo. Non è possibile andare a fare la telecronaca e dover parlare di 39 morti. È una memoria che talvolta vorrei cancellare, ma non si può scordare ciò che dovrebbe portarci verso comportamenti più sereni e meno delittuosi. (Bruno Pizzul) 

29/5/1985 - 29/5/2019 Il dovere di ricordare, per onorare chi non c’è più ed evitare che simili follie si ripetano. +39 #Heysel (Miralem Pjanic) 

Non metterò mai più piede in quello stadio, il calcio è per me gioia, ma il solo pensiero di quello stadio mi procura ancora dolore. Figurarsi tornarvi. (Michel Platini © Giugno 2000)

Ero un calciatore, gioioso e spensierato come tanti che sono venuti a Bruxelles per amore della maglia bianconera e che non sono mai tornati a casa, strappati al loro amore in quella tragica notte dell'Heysel. Quella partita non è durata 90 minuti, si sta giocando ancora oggi. Quella sera non è mai finita, è rimasta nella nostra vita... E ci resterà per sempre. (Michel Platini © 29.05.2010)

La notte dell'Heysel sono rimasto male dopo, non durante la partita, perché noi abbiamo giocato senza sapere niente di quello che era successo. Lì per lì abbiamo fatto bene a giocare, però non so se, sapendo delle vittime italiane, avrei giocato lo stesso. (Michel Platini)

L'atmosfera era irreale, la partita no. La partita era vera. L’UEFA ci consegnò la coppa negli spogliatoi e soltanto io e un paio di compagni tornammo sul campo per mostrarla ai tifosi. L'ordine pubblico aveva la priorità su tutto, giusto così. (Michel Platini)

(IL CALCIO È MALATO ?) …No, il calcio è bellissimo. Malati siamo noi. Io che esultai all’Heysel non finirò mai di sdebitarmi. (Michel Platini)

Sul campo non ho vissuto quella partita. Ho provato a vincerla, nessuno in campo e negli spogliatoi sapeva quello che succedeva. Mi sono sempre chiesto cosa avrei fatto da presidente dell’Uefa, ma credo che giocare fu giusto. Non solo per la gara, ma per salvare tante altre vite. Sono tornato a Bruxelles il giorno dopo per far visita ai feriti in ospedale. I giornalisti francesi hanno scritto che avevo ballato sulla pancia dei morti, questo perché ho fatto il gol e ho espresso la mia gioia. Sono stati momenti brutti e così me ne sono andato lontano: era troppo difficile stare a Torino. (Michel Platini © 20.03.2019)

Un ricordo terribile, ma sul campo l’abbiamo vinta: il Liverpool non ci ha regalato nulla. (Michel Platini)

Dovevamo giocare per proteggere la gente dentro lo stadio. Non mi sono mai pentito di quella scelta. (Michel Platini © 8.05.2023)

Una partita che nessuno avrebbe voluto giocare, Boniperti per primo. Noi, dagli spogliatoi, non capivamo cosa era successo. In tv si vedevano cose che noi neppure immaginavamo. Famiglie di tifosi passavano dallo spogliatoio e giustamente non ci degnavano di uno sguardo, pensavano solo a scappare e noi li aiutavamo a passare dall’altra porta... Venne Boniperti e ci disse: "Sembra che ci sono stati due morti, non giochiamo". Ma il delegato Uefa si impose e ci mandò in campo. Tutti noi eravamo convinti che si sarebbe giocato un solo tempo per organizzare i soccorsi e il deflusso. All’intervallo sempre lo stesso delegato ci obbligò a giocare anche il secondo tempo. Io entrai a dieci minuti dalla fine, un’esperienza terribile. (Claudio Cesare Prandelli © 7.02.2019)

Io in campo ? Otto minuti. Ricordo uomini, donne, bambini che correvano terrorizzati in campo. Li facemmo passare da dentro il nostro spogliatoio. Scappavano passando davanti ai loro idoli, Platini, Boniek, senza nemmeno guardarli. E noi giocatori ? Non avevamo visto niente, solo la folla che ondeggiava. Poi, arriva Boniperti e dice: "Ci sono due morti là fuori, non permetterò alla mia squadra di giocare questa partita". Invece abbiamo giocato e qualcuno ha pure esultato ? Fu il delegato Uefa a imporcelo per motivi di sicurezza. Pensavamo che la partita sarebbe stata interrotta a fine primo tempo. Ci dissero invece che doveva finire e che non ce ne sarebbe stata un’altra. Io non ho esultato per la vittoria e posso garantirti che nessuno di quella Juve vuole quella Coppa. I premi partita li abbiamo devoluti alle famiglie. (Claudio Cesare Prandelli © 25.03.2019)

Nessuno ricorda il risultato e quello che è successo in campo, ma si ricorda quello che è successo fuori dal campo. 39 morti, 600 feriti. È stata una serata tragica, indimenticabile, una serata che tutti gli sportivi non devono dimenticare perché la follia umana può arrivare a qualsiasi livello… È una ferita aperta e dolorosa. Eravamo costretti a giocare, speravamo nella sospensione, ma invece è successo tutt’altro. Nessuno può cancellare. (Claudio Cesare Prandelli)

Io ero all'Heysel nel 1985. Pensavo di aver visto tutto. Sbagliavo... (Claudio Cesare Prandelli)

Quanto successo all’Heysel non si può e non lo dobbiamo dimenticare. Abbiamo vissuto un’esperienza forte. Noi non avevamo visto tutte quelle immagini che abbiamo visto dopo perché eravamo nello spogliatoio. Ricordo che entrò Boniperti e ci comunicò che non voleva giocare la partita. Poi dovemmo giocare per motivi di ordine pubblico. Ci penso spesso chiedendomi come possa essere successo tutto questo. Per le famiglie delle vittime è un ricordo sempre vivo. (Claudio Cesare Prandelli © 29.09.2023)

Q
R

Pugni in tasca. Bruxelles, 29 Maggio 1985. Allo stadio Heysel, stanno morendo gli juventini. La loro roba, le foto della comunione, gli scontrini del bar, i Gesù ti guarda, è presa. La buttano per aria. E’ per divertirsi. Torino, 29 Maggio 2010. Sta morendo la Juve. Ma gli juventini giurano. Su un punto ormai non mollano. Le mani in tasca non gliele metton più. (Vincenzo Ricchiuti)

Forse perché l’Heysel è una storia dove non si salva nessuno e allora non si salvi nemmeno il ricordo. (Vincenzo Ricchiuti)

Che il muoversi delle Vostre ali, cari Angeli, spazzi via quel colpevole, terribile silenzio. (Roberto Robba)

La parola Heysel. Ciò che per un tifoso bianconero rappresentano le parole Heysel, Liverpool, Hooligans, Bruxelles o 29 Maggio 1985 non può essere facilmente spiegato a parole. E' qualcosa che va aldilà del pensiero razionale, un'emozione che tocca il cuore e l'anima di chi ebbe la sfortuna di assistere al più grande dramma sportivo della nostra storia. Il nostro proposito è di non dimenticare ciò che accadde 23 anni fa, per ricordare a tutti ciò che i peggiori istinti dell'uomo possono causare, per far comprendere alle nuove generazioni quanto sia assurda la violenza specialmente se usata in un contesto sportivo che al contrario dovrebbe rappresentare una festa, per non chiudere nel cassetto dell'oblio la memoria dei 39 fratelli che seguendo la propria passione calcistica non fecero mai più ritorno alle loro famiglie. Mamma mia ragazzi, certe immagini mettono davvero i brividi... (Cristiano Roscini)

Quella sera vidi i miei fratelli cadere e non alzarsi più... Ora tocca a noi a farli rialzare con la memoria… (Giovanni Rossetti)

29.05.1985 - Non si sarebbe dovuto giocare. Non c’è da essere fieri di quella Coppa. Non rifarei quel giro di campo. 39 morti meritano rispetto. (Paolo Rossi)

Noi non abbiamo visto e vissuto il momento della tragedia. Eravamo negli spogliatoi e arrivavano solo voci confuse. Ci dissero che dovevamo giocare, giocammo. Era qualcosa di irreale, di onirico. Io poi ho un’immagine fissa davanti agli occhi: quando ci fecero andare via con il pullman io vidi, allineata fuori dallo stadio, una fila di corpi coperti da lenzuoli bianchi. Non posso dimenticarlo, trentuno anni dopo. (Paolo Rossi Fonte: Tuttojuve.com © 7.05.2016)

Ciò che successe vent' anni fa non potrà mai essere dimenticato, resterà per sempre nella nostra memoria. Quella dell' Heysel fu l'unica partita, e ne ho giocate a migliaia, della quale non m' interessava il risultato. Volevo solo che quella serata si chiudesse il prima possibile. Volevo solo ritrovare la mia famiglia. Ho provato sensazioni incredibili, sconosciute e bruttissime. In Inghilterra c'è una gran voglia di commemorare a dovere le 39 vittime. Quello che posso dire è che i tifosi juventini domani sera riceveranno un' accoglienza incredibile, straordinaria. Anche perché i due club non mai stati tanto vicini come oggi. Abbiamo atteso questo sorteggio per tanti anni, e penso sia arrivato nel momento migliore. (Ian Rush Fonte: Corriere della Sera © 4.04.2005)

S

La partita si gioca per consentire alle forze dell'ordine

di organizzare l'evacuazione dello stadio

Mantenete la calma, non rispondete alle provocazioni

Giochiamo per voi !

(Gaetano Scirea, Stadio Heysel 29.05.1985)

Perché il calcio e lo sport siano sempre e solo gioia e sorriso, mai più violenza e sofferenza. (Matteo Salvini)

Premetto che non tifo per la Juventus, ma quella sera me la ricordo bene. Il papà di una mia compagna di scuola era in quello stadio maledetto, lui, per fortuna riuscì a tornare tra le braccia dei suoi cari. Erano anche in quello stadio un altro mio amico e suo padre, anche loro fecero ritorno a casa. La cosa che mi fa innervosire ancora oggi è sentire delle pseudo tifoserie inneggiare a questa tragedia con cori e striscioni offensivi. I MORTI NON SI TOCCANO ! ONORE ALLE VITTIME DELL'HEYSEL (Gabriele Sbattella) 

L’Heysel ? Probabilmente non si erano resi pienamente conto di quello che stava succedendo, io avevo degli amici in curva e nessuno si era accorto di niente. Anche mio marito quando salì su quel traliccio disse di stare tranquilli che la partita sarebbe stata giocata. Gli stessi giocatori non erano al corrente di tutti i morti e di quello che era successo. Io sono stata all’Heysel, è vero che lo stadio è stato ristrutturato e ho provato delle emozioni fortissime. Ho chiuso gli occhi e ho vissuto quei momenti anche se non ero presente. Nella vita sono poche le emozioni così forti che puoi provare, non oso immaginare cosa abbiano provato i familiari delle vittime. (Mariella Scirea © 29.05.2019) 

Per non dimenticare, perché quel pomeriggio è morta in me l'innocenza e la gioia del calcio, perché non ho più guardato una partita con gli stessi occhi. (Sofia)

Dopo 25 anni chiedo scusa... Domani ricorrerà il venticinquesimo anniversario dell'Heysel, ma il ricordo è sempre vivo. I trentanove morti, sono stati indegnamente derisi, vergognosamente sfruttati per cori beceri e disturbati durante il loro stato di morte ''latente''. Io me ne vergogno oggi, mi vergogno per aver cantato (?) o meglio dire ''vomitato'' parole che nulla hanno a che fare con la mentalità ultras. Oggi chiedo umilmente scusa a tutte le donne, madri, mogli, uomini e padri che hanno pianto e piangono tutt'ora i loro cari o anche solo ai loro compagni di fede calcistica. In quanto esseri umani non dovremmo mai scendere così in basso, e non sto facendo falso moralismo, i morti non dovrebbero MAI dividere per il colore politico, l'etnia, la bandiera della propria squadra o qualsivoglia scusa per disprezzarli. Non voglio far parte della mattanza, in questo paese abbiamo già troppi personaggi che fanno abuso di potere, che danno il cattivo esempio e che pisciano sulle tombe di chi ha sofferto, rinnegando il loro essere italiani e figli della stessa patria. Ebbene sì, io non sono come loro e quindi, dopo venticinque anni sono qui da granata per stringermi attorno a voi tutti, parenti e tifosi. (Simone Stara)

Dear Domenico Laudadio, please accept my hearfelt sympathies in rememberence of those who sufferd e died on that awful night. I was there with a group of good friends and we were very glad to come home alive. We will never forget those perished. Good Health & God Bless in the name of Football. (Paul Stewart)

T

"QUELLA COPPA SENTI DI AVERLA VINTA ?"

... Da portiere sì, da uomo, no !

(Stefano Tacconi, Calciatore FC Juventus 1985)

Noi della Juventus sapevamo che all’Heysel c’erano stati dei morti laggiù nel settore Z. A dircelo erano stati i tanti, tantissimi tifosi che erano giunti nello spogliatoio per farsi medicare subito dopo l’aggressione degli hooligans inglesi. Una scena che non dimenticherò mai e che, come ha detto il mio compagno Platini, ha cambiato il nostro modo di vedere il calcio. C’era gente insanguinata ovunque, sul volto, lungo il corpo. Molti avevano perso le scarpe, altre i giubbotti. Fummo noi giocatori a dar loro i vestiti, i k-way e le scarpe per proteggerli dal freddo. Non so se i brividi di quei tifosi dipendessero dalla paura o dalla temperatura. I loro sguardi disperati non li ho più cancellati. È difficile spiegare esattamente lo stato d’animo in quegli attimi. Mi ricordo i tifosi terrorizzati: "Assassini, assassini: ci stanno uccidendo tutti", gridavano spaventati. Mi ricordo il nostro medico La Neve, che correva da un tifoso all’altro per le prime cure. Molti di loro piangevano, altri urlavano e singhiozzavano. Noi giocatori decidemmo che quella gara non si doveva giocare. Andammo perciò sotto la doccia ed eravamo ormai tutti vestiti quando un ufficiale delle forze armate entrò nello spogliatoio chiedendoci di giocare per motivi di sicurezza. Nessuno aveva voglia di scendere in campo. Trapattoni non ci disse nulla, non ci spiegò nessuno schema come solitamente accadeva. Basta: dovevamo giocare per evitare un’ulteriore disgrazia, ma del fatto tecnico non ci interessava nulla. Quella sera la Coppa dei Campioni non ce l’hanno consegnata in campo ma dentro una cassa di legno, proprio come una bara. (Stefano Tacconi)

29 maggio, il giorno più triste. RICORDO E SILENZIO - L'ultima volta che ci siamo ritrovati allo Stadio Re Baldovino per ricordare le vittime della tragedia dell'Heysel è stato cinque anni fa. Ricordo la commozione e il dolore nel volto dei presenti. C'erano tifosi, gente di strada, abitanti della zona, amici, parenti di quella maledetta lista di 39 nomi che campeggia sulle mura di questo stadio. Ci troveremo di nuovo, quest'anno, perché nessuno ha mai dimenticato la data del 29 maggio, come se fosse impressa con caratteri diversi sul calendario di tutti noi. (Marc Tarabella Fonte: Il Fatto Quotidiano © 4.05.2015) 

E’ il giorno in cui il calcio ha perso... Io ero andato sotto la curva per cercare di evitare il peggio. Noi sapevamo qualcosa, non tutto. Davanti allo spogliatoio era arrivato un padre con il bambino in lacrime. C’erano voci di un morto. La verità, tutta, la apprendemmo solo dopo. Nonostante questo abbiamo sbagliato a fare il giro di campo. Io non posso pensare a quella sera senza pensare alle vittime di quella follia più che al risultato sportivo. Io non ho mai sentito di aver vinto quella Coppa. Fummo costretti a giocare la partita. La verità è che l’Uefa non voleva perdere i diritti televisivi. L’Inghilterra dopo l’Heysel ha fatto sparire gli hooligans, da noi invece gli ultrà ancora comandano. Il nostro calcio urla tolleranza zero, ma permette tutto. (Marco Tardelli)

Ne ho vinta una, ma è stata una sconfitta del calcio. Non ritengo di aver vinto la Coppa dei Campioni, non la ricordo volentieri. Ce l’ho nel curriculum, ma è un pezzetto che non mi piace ricordare. (Marco Tardelli)

All’Heysel non è stata una partita. Non dovevamo giocare, per rispetto dei morti. Quel giorno è stata la sconfitta del calcio, perciò non aveva senso incoronare vincitori. (Marco Tardelli)

Heysel ? No, non parlo. Troppo difficile, la sicurezza non era buona. Non si poteva non giocare. Giocando abbiamo salvato tante vite. Penso sempre al fatto di aver giocato per un motivo di sicurezza... Per me invece fu vittoria vera, contro una squadra fortissima che in campo non ha mollato niente. (Marco Tardelli Fonte: Sport.virgilio.it © 11.07.2023)

I festeggiamenti dopo la Coppa Campioni del 1985? Siamo solo andati a salutare i tifosi. Ma io ho sempre detto che non ho vinto quella Coppa. Di chi fu l’errore ? Di tutto il calcio: ci hanno obbligati a giocare. Era stata una scelta sbagliata mettere i tifosi in una curva sola. Chi prese la decisione di giocare ? Penso l’Uefa. E la polizia di Bruxelles decise di farci giocare perché sarebbe stato un dramma disperdere i tifosi. (Marco Tardelli Fonte: Il Corriere della Sera © 3.06.2023)

La Signora non può non pensare ai suoi figli. (Tommaso)

Chissà quanti ce n' erano ieri sera all' Anfield di quei duemila hooligans ubriachi e inferociti che vent' anni fa all' Heysel travolsero i tifosi juventini, li schiacciarono, provocarono 39 morti e centinaia di feriti. Chissà se si sono pentiti, se hanno provato vergogna - mentre Liverpool e Juve cercavano di esorcizzare con parole di amicizia la tragedia che li ha legati per sempre - ricordando quelle vite così bestialmente sprecate. (Giorgio Tosatti Fonte: Corriere della Sera © 6.04.2005) 

L’Heysel ? Noi in campo non eravamo a conoscenza della gravità della situazione, l’abbiamo saputo quando siamo rientrati in albergo e per tutti noi è stato uno sgomento. Si è parlato tanto di questa Coppa, ma le due squadre se la sono giocata e se loro avessero potuto batterci l’avrebbero fatto. (Giovanni Trapattoni © 22.04.2013)

Credo che ognuno di noi, potendo tornare indietro, avrebbe cercato di impedire la tragedia prima che accadesse. Tuttavia, con il senno del poi, non si risolvono queste cose. Si riaprono soltanto le ferite. Ogni commento è superfluo di fronte al dramma. (Giovanni Trapattoni © 17.03.2019)

Non si può tornare indietro. Per questo è essenziale ricordare. (Giovanni Trapattoni © 29.05.2019)

U
V

Juventinità e loro ne sono l'essenza...

(Roberto Vattiato)

Ho visitato lo stadio ex Heysel lo scorso mese di agosto, è indegno quanto fatto o meglio non fatto. Il settore non esiste più, ma dove sono morti i nostri tifosi passano auto, scaricano roba come se nulla fosse accaduto. I nomi poi fuori allo stadio, sbiaditi dal sole. Un pomeriggio molto triste per me ed una vergogna per il Belgio e per Bruxelles, incapace di dare dignità ai nostri morti cosi come sono stati incapaci di evitare gli incidenti quel tragico giorno... (Gianluca Valente)

Sono un tifoso juventino. Quella sera del 29.05.1985  la ricordo ancora chiaramente. Allora avevo 15 anni ed è stata la pagina più brutta della storia del calcio. Storia che è stata sporcata più e più volte, sia subito dopo da personaggi che dichiaravano che i 39 morti erano pochi, a tutt'oggi, quando ancora negli stadi si corre il rischio di morire. Nessuno ha imparato da quella sera, nessuno ci restituirà quei 39 angeli morti per lo sport, per il tifo, per l'amore del calcio e della Juve. Però vorrei ricordare a chi dice che la Juve quella coppa la doveva restituire rispondo che la partita fu fatta giocare dai poliziotti che presidiavano l'Heysel (cioè da degli incapaci) e dall'Uefa. Quindi basta. Ricordiamo quella coppa e ricordiamo sempre i 39 angeli morti per quella coppa. (Gennaro Veneruso)

Il ricordo non è dei più belli, doveva essere una grande serata e vittoria, la prima Coppa Campioni della Juventus, ma in quel giorno i ricordi sono tristi, invecchiando ha meno valore lo sport e più la tragedia. Preferisco la Coppa delle Coppe dell'anno prima. (Beniamino Vignola)

L’atmosfera nel pre-partita era bellissima, siamo arrivati lì dopo una cavalcata entusiasmante, una cosa programmata negli anni. Quella finale doveva essere la ciliegina sulla torta di una stagione bellissima, invece si è manifestata una serata tragica, che si fa fatica sia a ricordare che a dimenticare. Io ricordo molto più volentieri la finale di Coppa delle Coppe dell’anno precedente. (Beniamino Vignola)

Sono 34 anni che ripetiamo sempre le stesse cose, purtroppo è l’unico modo per tenere viva la memoria. È stata una serata particolare, ha segnato la storia della Juventus e il futuro della Juventus. Aspettavamo quella vittoria da tanto tempo, quella poteva essere la ciliegina sulla torta, c’era un gruppo di giocatori che avevano vinto tutto. È stata una serata molto difficile. Le due squadre non volevano giocare, sono state forzate dalla polizia locale. Noi dal campo non ci rendevamo conto di quello che succedeva, non potevamo immaginare che fosse una cosa così grave. Con la testa di adesso forse non l’avremmo giocata quella gara. (Beniamino Vignola © 29.05.2019)

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Fratelli e sorelle, un pensiero per le nostre vittime dell'Heysel

che tra poco vengono ricordate, come ogni anno, a Reggio Emilia

Loro sono le stelle del cielo che contano di più...

(Claudio Zuliani, Reggio Emilia 26.05.2012)

La tragedia dell'Heysel: muoiono quasi quaranta persone per l'inciviltà dei tifosi inglesi, con la complicità della disorganizzazione dell'Uefa e della polizia belga. Per i tifosi avversari, in Italia, quello che conta è che la Juve deve restituire quella coppa, che il rigore era fuori area, che la società non si è comportata come doveva. E il dolore per le vittime ? Sì, certo, ma non è primario; anzi, si può sempre cambiare il testo di una canzone di Vasco per irridere gli odiati rivali anche su questo. E che restituiscano quella Coppa, che diamine. La colpa della Juve, piuttosto, era (ed è) un'altra: non avere ricordato in maniera adeguata quella notte, quelle vittime, quegli innamorati della mia passione. Un vigliacco tentativo di rimozione. Basti osservare il sito ufficiale della società: non vi figurano che pochi accenni. E invece no, dovrebbe essere l'home page.  Per far capire a tutti che ogni nostro successo, ogni nostra sconfitta, è dedicata a loro. E a Gaetano, il miglior esemplare dello stile Juve che abbia mai indossato la nostra maglia. Ad Andrea, a Edoardo e Giovannino, ad Alessio e Riccardo, a tanti altri protagonisti di più di un secolo costellato di trionfi e gioie immense, ma spesso funestato da tragedie troppo dolorose. (Massimo Zampini) 

Ero all’Heysel quella sera, c’era una luce fortissima. Lo stadio era fatiscente, non si poteva fare una finale di Coppa Campioni lì. E’ stata una fatalità, di giorno non c’erano avvisaglie di contrasto tra le tifoserie. Ero sopra Bruno Pizzul, in tribuna centrale, vidi questo spostamento veloce. Cominciarono ad arrivare le voci di morti. C’era disorganizzazione, non c’era nemmeno il piano per il deflusso dallo stadio. (Ivan Zazzaroni) 

Quella partita fu giusto giocarla, almeno si sono evitati altri morti, ma quelli che causarono in primis quella strage prima ancora degli hooligans furono gli organizzatori a scegliere quello stadio ed a posizionare la sicurezza in quel modo. Per il resto, quella coppa non esiste per me proprio per rispetto dei 39 caduti e delle loro famiglie che ancora oggi li piangono e molto probabilmente appena sentono il nome Juventus scoppiano a piangere. Coppa da restituire no, ma cancellare dal palmares assolutamente sì. (Dino Zecchini © 21.08.2022)

Fratelli e sorelle, un pensiero per le nostre vittime dell'Heysel che tra poco vengono ricordate, come ogni anno, a Reggio Emilia.  Loro sono le stelle del cielo che contano di più... (Claudio Zuliani © 26.05.2012)

Fotografie: Saladellamemoriaheysel.it © GETTY IMAGES © (Not for commercial use) © Comitato Heysel Reggio Emilia © Icona: Messletters.com © Voce Narrante: Federica Campagnola ©   Pianoforte: Annamaria Mangili ©



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