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ARTICOLI HEYSEL 2025
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ARTICOLI STAMPA HEYSEL 2025
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ARTICOLI STAMPA HEYSEL 2025
 

Juve, Boniek: "Nella finale dell’Heysel c’era un atmosfera surreale"

di Stefania Palminteri

Intervistato per La Gazzetta dello Sport, Zibi Boniek è ritornato a parlare della finale di Champions League disputata dalla Juventus allo stadio Heysel. Ecco cosa ha detto: "Abbiamo dovuto giocare una partita per consentire la riorganizzazione della sicurezza intorno allo stadio. Non volevamo farlo. In queste situazioni, se vinci sei stato cinico, se perdi non hai rispettato le vittime. L’atmosfera era irreale. Quando la palla usciva, c’erano poliziotti con i cani in campo, una tribuna era crollata. Ma abbiamo giocato tutti e 22 senza alcun accordo, ognuno con i propri sentimenti, cercando di vincere. Quella è una partita di cui nessuno può andare orgoglioso e mi ha lasciato un enorme dolore per la tragica morte di 39 persone, ma anche un grande dispiacere dal punto di vista sportivo perché io volevo vincere, in una gara normale, quella Coppa dei Campioni ed esserne fiero".

Boniek: "Donato il mio premio alle famiglie delle vittime" - L’ex calciatore dei bianconeri ha proseguito: "Quella fu la mia ultima partita con la Juve, sono andato in aereo privato in Albania per raggiungere la nazionale polacca che stava giocando le qualificazioni per i Mondiali. Non voglio criticare gli altri che alzarono la Coppa, ricordo solo che ho donato tutto il mio sostanzioso premio per la vittoria alle famiglie delle vittime". Fonte: Juvenews.eu © 16 gennaio 2025

 

Teatro Rostocco di Acerra, la stagione si apre con "Dentro l’Heysel"

Sabato 25 gennaio e domenica 26 lo spettacolo di Emilio Targia, caporedattore a Radio Radicale, con le musiche dal vivo di Gianluca Casadei.

S'inaugura sabato 25 gennaio la stagione 2025 del Teatro Rostocco di Acerra (Corso Italia, 124) con l'anteprima nazionale di "Dentro l’Heysel". Lo spettacolo di Emilio Targia, caporedattore a Radio Radicale, con le musiche dal vivo di Gianluca Casadei - musicista, tra gli altri, di Ascanio Celestini - arriva nel quarantennale dai tragici eventi di quel 29 maggio all'Heysel: uno spettacolo di teatro-narrazione (di scena sabato alle ore 20:30 e in replica domenica 26 alle ore 18) in cui cronaca ed esperienza personale si mescolano e diventano un'occasione drammaturgica per lasciare un'ulteriore testimonianza e risvegliare la memoria collettiva. Il racconto di un viaggio da sogno verso la finale di Coppa dei Campioni del 1985 tra Liverpool e Juventus che si tramuta irrimediabilmente in un incubo. Lo spettacolo non è altro che la naturale prosecuzione di un lavoro iniziato nel 2015 con la pubblicazione del libro "Quella notte all’Heysel", a cui ha fatto seguito il podcast "Dentro l’Heysel" del 2024 edito da Mondadori studios. Questo primo appuntamento si inserisce in un più ampio cartellone che contempla spettacoli di ogni tipo, anche per i più giovani. "Le contaminazioni, quelle sane, sono punti di intersezione, di connessione tra anime, artisti, uomini e donne - spiega il direttore artistico Ferdinando Smaldone. Collegamenti, come le linee di una metropolitana e i punti di intersezione, le stazioni, dove le persone si possono incontrare per contaminarsi. Principi di collaborazione, scambio di regie, attori che si confrontano e lavorano con e per altri registi. Testi letti, pensati e proposti in base al fattore umano che abita lo spazio. In altre parole, la cultura è uno dei pochi beni che, se diviso, si moltiplica. Con un effetto contaminante". Fonte: Napoli.corriere.it © 24 gennaio 2025

 

Domenica In, Donatella Rettore e l'Heysel: "La Juve non si è fermata"

La cantante e il paragone tra la morte di Luigi Tenco nel Sanremo 1967 e la strage avvenuta a Bruxelles, prima della finale di Coppa dei Campioni 1985.

Gaffe per Donatella Rettore nella puntata di Domenica In di oggi, domenica 2 febbraio. In una fase della trasmissione di Mara Venier in cui si stava parlando di Sanremo e della morte di Luigi Tenco durante l'edizione del Festival 1967, circostanza che non vide lo stop della rassegna, la cantante è intervenuta tirando in ballo un paragone calcistico. Rettore ha citato la strage dell'Heysel, avvenuta a Bruxelles il 29 maggio 1985 prima della finale di Coppa dei Campioni di quell'anno.

LE PAROLE DI RETTORE - All'Heysel, prima della finale di Coppa dei Campioni del 1985 morirono 39 persone, di cui 32 italiane, e ne rimasero ferite oltre 600. Rettore, confondendo i numeri della tragedia, ne ha però parlato così in diretta: "La Juventus, all'Heysel, non si è fermata con centinaia di migliaia di morti...". La cantante è stata poi interrotta dal giornalista Marino Bartoletti: "Io ero lì e non si fermò per questioni di ordine pubblico. Se non si fosse giocata quella partita, si ammazzavano altre 20-30 persone. Un discorso completamente diverso". Fonte: Adnkronos © 2 Febbraio 2025

 

Scritte a vernice rossa sulla scritta "Fino alla fine"

(ANSA) - TORINO, 21 FEB - Un murale caro ai tifosi della Juventus, con l'enorme scritta del motto bianconero "Fino alla fine", nella zona di Parco Dora a Torino è stato imbrattato, utilizzando vernice rossa, con insulti, frasi ingiuriose e riferimenti alla tragedia del maggio 1985 allo stadio Heysel di Bruxelles, quando 39 tifosi juventini morirono nella calca per i disordini provocati dagli hooligans del Liverpool nella serata della finale di Coppa dei Campioni. A documentarlo, sui social l'associazione Quelli di ... Via Filadelfia", che "si prefigge lo scopo ,di preservare la Storia e la Memoria del tifo Juventino della Curva Filadelfia e 'laddove se ne intravveda una sua continuità, nel contesto dell'attuale tifoseria-. Sotto la foto, che in breve tempo ha già raccolto numerosi commenti, l'amministratore del gruppo ha pubblicato le frasi: "Da sempre abituati al confronto tra uomini, restiamo basiti davanti alla viltà di tali gesti. Lasciamo in pace i morti, affrontate i vivi. +39". Fonte: ANSA © 21 febbraio 2025

 

Vandalizzato il murales di Parco Dora sulla Juve:

pesanti offese alle vittime dell'Heysel

di Massimo De Marzi e Philippe Versienti

La denuncia dell'associazione "Quelli di via Filadelfia" attraverso Beppe Franzo: "Lasciamo in pace i morti".

Da sempre l'Italia del pallone è divisa tra juventini e antijuventini. Il secondo partito negli ultimi giorni ha avuto validi argomenti per prendere in giro la Vecchia Signora, dopo la figuraccia in Olanda che è costata l'eliminazione della squadra di Thiago Motta dalla Champions League.

Vandalizzato il murale di Parco Dora - Gli sfottò e l'ironia l'hanno fatta da padrone tra i social e nei vari gruppi whatsapp, ma fino a che non si supera il limite del buon gusto tutto va compreso e accettato. Quando invece si scende negli insulti più pesanti e, soprattutto, quando si diffama e si offende la memoria dei morti non c'è alcuna giustificazione. Così, approfittando del favore delle tenebre, qualche buontempone (ma forse sarebbe il caso di usare un termine più forte ma maggiormente appropriato) ha pensato bene di andare a Parco Dora a vandalizzare il murale bianconero che riporta lo slogan diventato una sorta di mantra juventino: "Fino alla fine".

Offese e insulti per le vittime dell'Heysel - Gli insulti e le offese alle vittime dell'Heysel, una delle pagine più brutte della storia del calcio, fanno parte del bagaglio del peggior tifoso, al pari di quelli - juventini e non solo - che vilipendono la memoria dei caduti di Superga. Sarebbe ora che la maggioranza silenziosa e perbene prendesse le distanze in modo deciso e definitivo da episodi di questo genere. Quanto accaduto a Parco Dora è stato denunciato dall’Associazione ‘Quelli di via Filadelfia’ attraverso Beppe Franzo: "Da sempre abituati al confronto tra uomini, restiamo basiti davanti alla viltà di tali gesti. Lasciamo in pace i morti". Fonte: Torinoggi.it © 21 febbraio 2025

 

Parco Dora di Torino: imbrattano il murales

con insulti alle vittime della tragedia dell'Heysel

di Luca Ronco

La denuncia dei tifosi: "Restiamo basiti davanti alla viltà di questi gesti".

Torino, qualcuno ha imbrattato il murales all’ingresso del parco Dora (corso Mortara) con il motto della Juventus "Fino alla fine". Nei giorni scorsi, lì sono comparsi insulti e frasi ingiuriose sulla tragedia dello stadio Heysel di Bruxelles, quando dove nel 1985 era in programma la finale della Coppa dei Campioni tra la Juventus e il Liverpool. Poco prima della gara, trentanove persone (trentadue italiani, quattro belgi, due francesi e un nordirlandese) morirono in seguito ai tafferugli che si svilupparono sugli spalti. La denuncia - L’associazione torinese di tifosi bianconeri "Quelli di via Filadelfia" ha condannato l’episodio sui social network. "Restiamo basiti davanti alla viltà di questi gesti" hanno scritto i referenti del gruppo. Al momento, non è chiaro chi siano i responsabili dell’imbrattamento. Fonte: Torinotoday.it © 22 febbraio 2025

 

Bruno Pizzul e la notte da incubo dell'Heysel: l’orrore in diretta

di Piero Bianco

Il telecronista e il racconto della più grande tragedia dello sport italiano. La Juve fu al centro della sua carriera.

TORINO - Immaginate un mondo senza cellulari in cui le telefonate erano ancora un problema. E immaginate uno stadio fatiscente al centro dell'Europa, dove era in cartellone una festa dello sport e invece improvvisamente si scatenò l'inferno. Era il 29 maggio 1985 e a Bruno Pizzul toccò raccontare, in diretta sulla rete ammiraglia Rai, la più grande tragedia dello sport italiano, quella finale di Coppa dei Campioni fra Juve e Liverpool in programma allo stadio Heysel di Bruxelles dove 39 tifosi persero la vita per la furia incontrollabile degli hooligans. Il film dell'orrore portò nelle case degli italiani immagini raccapriccianti ma è rimasto indelebile quel commento sempre misurato di Pizzul. Che poi ammise di aver vissuto interiormente un vero incubo, la telecronaca più difficile della sua vita: "Non sapevo quanto davvero si sapesse in Italia dell'orrore che si stava consumando nelle tribune, le notizie erano frammentarie, e contrastanti, anche nella postazione dello stadio da cui trasmettevo. Ho pensato ai parenti dei tifosi in trasferta, a chi non aveva notizie, non volevo allarmarli troppo ma non era giusto nemmeno minimizzare la tragedia che si stava compiendo". La regia internazionale continuava a mandare in onda scene spaventose, sembrava una guerra. Per un'ora e mezzo, in un'altalena di informazioni inattendibili, Bruno Pizzul dovette misurare emozioni e aggettivi. "Ci dicono che si dovrebbe comunque giocare, mi pare una decisione assurda ed è chiaro che il risultato non avrebbe comunque importanza". "Ecco Cabrini, Tardelli e Brio, sono andati a parlare con i tifosi, cercano di calmarli, ma è un'impresa impossibile". Mentre la tribuna d'onore si svuotava rapidamente (l'Avvocato Agnelli era stato tra i rimi ad andarsene, appena informato della tragedia), Pizzul continuava a cercare aggettivi per spiegare l'orrore. Infine si giocò, per ordine delle autorità belghe. "Tifosi, giochiamo per voi", aveva spiegato il capitano Scirea leggendo al microfono del vecchio stadio un comunicato ufficiale. La Juve vinse 1-0, una vittoria mai goduta, figlia dell'orrore. E Bruno Pizzul terminò così la sua telecronaca: "Giusto consentire che l'uomo sportivo esulti per questo successo che è il successo del calcio italiano, ma l'uomo conserva l'amarezza e il dolore di una serata resa luttuosa da quanto è successo prima della partita". Non era tifoso juventino, Pizzul, eppure proprio la Juve fu al centro della sua carriera, oggetto di tanti immaginifici racconti anche perché i giocatori bianconeri all'epoca erano anche pilastri della nazionale. Un sodalizio inscindibile, Addirittura, l'esordio come telecronista fu uno spareggio di Coppa Italia Juventus-Bologna, l’8 aprile 1970. Un segno del destino. Fonte: Lastampa.it © 5 marzo 2025

 

Una pausa, poi un respiro: quando Pizzul si trovò a raccontare

 la tragedia dell'Heysel, e scrisse una pagina di storia

di Walter Veltroni

La voce di Bruno Pizzul, morto oggi a 86 anni, è un pezzo della nostra memoria. Non ha potuto esultare per una vittoria ai mondiali, ma poco conta: della sua vita - per rubare una sua celeberrima espressione - si può dire "tutto molto bello".

Il capolavoro di Bruno Pizzul - morto oggi, a 86 anni - fu una cronaca che definire sportiva sarebbe un oltraggio. Credo che quell’uomo buono, pacato, rigoroso si sia trovato all’improvviso di fronte a una sfida giornalistica di dimensione spaventosa. Doveva raccontare nel 1985 la finale di Coppa dei Campioni tra Liverpool e Juventus, una festa del calcio, e si trovò catapultato in una strage orrenda. Un cambio repentino di registro narrativo da effettuare in diretta, davanti agli occhi di milioni di telespettatori e, soprattutto, al cuore in affanno dei parenti di chi con la sciarpa bianconera al collo o nel cuore, era andato fin lì, fino a quel ferrovecchio di stadio Heysel che si sfaldava come il burro. Non si capiva nulla, in quei minuti, nessuno capiva nulla. Ma Pizzul, fin dal collegamento prepartita con Gianfranco De Laurentiis, segnalò la gravità di quello che stava accadendo. E quando partì la diretta fu prudente, misurato, equilibrato. Ricordo una sua pausa, un respiro che raccontava la difficoltà di dire, subito dopo, che c’erano morti, tanti. Nella storia del giornalismo televisivo, non solo sportivo, quella telecronaca resterà. È stata una generazione di cronisti eccezionali, quella di Pizzul e la precedente: Rosi nell’atletica e, con Paolo Valenti, nel pugilato, Oddo nel tennis, Giordani nel basket, De Zan e Martino nel ciclismo, Poltronieri nell’automobilismo, Giubilo nell’ippica. E tanti altri. Poi Nando Martellini, Sandro Ciotti, Enrico Ameri… Raccontavano scegliendo le parole, cresciuti nella radio che obbligava a "far vedere" gli avvenimenti. Non urlavano, descrivevano. Allora non esisteva, come oggi, il commento tecnico e allora il telecronista doveva, insieme, narrare e spiegare. Pizzul era della generazione dorata, quella dell’immediato anteguerra, a cui appartenevano Gianni Minà, il meraviglioso Beppe Viola, Paolo Frajese e tanti altri. Quello che è più giusto ricordare di Pizzul e dei "suoi" coevi è la asciuttezza e la proprietà di linguaggio, l’assenza di enfasi e la competenza. Pizzul aveva giocato al calcio ed era friulano, due virtù non da poco. La seconda la condivideva con Bearzot, Zoff, tutta gente con pochi fronzoli e con la schiena dritta. Pizzul era così, gentile severità. Fatto sta che la voce di Bruno Pizzul è un pezzo della nostra memoria: certe sue espressioni, l’uso sapiente di congiuntivo e condizionale, il modo in cui descriveva azioni, schemi e gesti tecnici e faceva vivere l’ambiente della partita, sono state buone compagne di chi ama lo sport dall’inizio degli anni Settanta fino al 2002. Ha raccontato cinque campionati del mondo di calcio, quattro Europei ma non ha mai potuto celebrare una vittoria. Non ha potuto dire tre volte "Campioni del mondo" come Nando Martellini nel 1982 e quattro volte come fece Fabio Caressa a Berlino nel 2006. Ma non importa. La sua voce è restata nell’aria, ha vinto l’usura del tempo, come il suo talento di narratore e cronista. Della vita che Bruno Pizzul ha vissuto si potrebbe infine dire, con le sue celeberrime parole: "Tutto molto bello". Fonte: Corriere.it © 5 marzo 2025 ©

 

Quella notte all’Heysel insieme a Pizzul

 Bruno era il ponte tra l’inferno e le famiglie. Poi la frase che passò alla storia.

di Giuseppe Tassi

Il 29 maggio 1985 si consumava la tragedia della finale di Coppa dei campioni tra Liverpool e Juventus. Giuseppe Tassi era inviato a Bruxelles, prima sugli spalti e poi nel ventre dello stadio.

Roma, 5 marzo 2025 – Non ha potuto urlare "Campioni del mondo" come Martellini e Civoli ma la traccia professionale e umana lasciata da Bruno Pizzul va oltre le Coppe del mondo e gli incroci del destino. Il gigante buono di razza furlan ha commentato le imprese e le cadute della nazionale italiana fra il 1986 e il 2002 e gran parte di quel percorso l'ho compiuto accanto a lui come inviato del Resto del Carlino. Eravamo insieme anche nella tragica notte dell'Heysel, il 29 maggio 1985, quando la finale di Coppa dei campioni tra Juventus e Liverpool si trasformò in una tragica carneficina con 39 tifosi bianconeri morti, calpestati nella curva Zeta mentre tentavano di sfuggire alla foga assassina degli hooligans. Io ero sugli spalti e poi nel ventre dello stadio per capire la portata del dramma che si consumava, Bruno appeso al suo microfono in balia di voci incontrollate e di notizie sommarie, cercava di trasmettere una sensazione di pacatezza e di normalità dentro quel subdolo e indecifrabile inferno. Lui ex calciatore, ex liceale di stampo classico amava il suo sport con l'entusiasmo sincero e lirico del poeta. Quello spettacolo di terrore che si consumava sotto i suoi occhi era figlio della follia ultrà e dell'inadeguatezza dello stadio scelto dall'Uefa e del ridicolo servizio d'ordine belga con pochi gendarmi a cavallo a vegliare sulla sicurezza dell'evento. Alla fine, quando tutto fu terribilmente chiaro, Pizzul pronunciò una frase che è rimasta nella storia di quella serata e del giornalismo: "E ora purtroppo una notizia che debbo dare, perché è ufficiale, viene dall’Uefa. Ci sono 36 morti… Una cosa rabbrividente, inaudita… E per una partita di calcio". Quella stessa gara che si giocò in omaggio a questioni d'ordine pubblico, quella partita che somigliava a una giostra di fantasmi lui la commentò fino all'ultimo minuto. Una prova di supremo equilibrio e di enorme professionalità. Ma anche un forte messaggio di solidarietà umana. Perché la postazione televisiva di Bruno, come i telefoni di molti inviati, divennero uno straordinario ponte lanciato verso le famiglie lontane: per rassicurarle sulle sorte degli italiani dentro quell’inferno o per offrire ai parenti dei feriti e dei dispersi le prime indicazioni per poterli raggiungere in Belgio. In quella notte di follia il sereno gigante di Cormons apparve ancora più grande. Fonte: Quotidiano.net © 5 marzo 2025

 

La telecronaca di Pizzul nella notte dell'Heysel

di Orlando Sacchelli

In punta di piedi il giornalista italiano il 29 maggio 1985 raccontò in diretta una delle pagine più tristi della storia del calcio. Commuove risentire il commento di Bruno Pizzul fatto durante la diretta della finale di Coppa dei Campioni il 29 maggio 1985. È la notte dell'Heysel. Mentre le immagini si soffermano sugli spalti dello stadio belga, il giornalista con parole pacate e mai enfatiche, dando il giusto peso ad ogni sillaba, racconta ciò che gli succede intorno. "Qui è inquadrato il settore della tribuna stampa, siamo nella tribuna centrale, proprio al di sopra della tribuna d'onore, in questo settore non si sono verificati scontri di alcun tipo. C'è soltanto sgomento, vedo anche della gente piangere. Sono scene che francamente con un evento sportivo non hanno nulla, nulla da spartire. Ho accanto a me il responsabile della Uefa che mi conferma che ci sono 36 morti, mentre un'altra notizia che mi lascia piuttosto sconcertato è che la partita si giocherà... Con quale spirito i giocatori entreranno in campo. È chiaro che il risultato diventa assolutamente irrilevante. Giocare con queste cifre è assolutamente inaccettabile". Nella pagina più buia del calcio europeo, mentre si è da poco consumata una vera e propria carneficina (alla fine si conteranno 39 morti e oltre seicento feriti), Pizzul usa il microfono della Rai in modo encomiabile entrando nella storia in punta di piedi, facendo informazione e mettendo in prima fila la dignità umana. Oltre a sottolineare, giustamente, che lo sport è un'altra cosa. Fonte: Ilgiornale.it © 5 marzo 2025

 

Il libro che ricostruisce la vita di Giusy Conti,

aretina morta nella tragedia dell'Heysel

Si intitola "La ragazza dai pantaloni verdi" ed è scritto dal giornalista Luca Serafini. Domenica 16 marzo marzo, in sala Montetini, la presentazione.

E' stato pubblicato il libro "La ragazza dai pantaloni verdi", che ricostruisce la storia di Giuseppina "Giusy" Conti, morta a soli 17 anni mentre si trovava a Bruxelles, una delle 39 vittime della tragedie dell'Heysel. Giusy era una ragazza di Rigutino che frequentava il liceo Classico ad Arezzo. Il volume, scritto dal giornalista Luca Serafini, scava nella vita di questa ragazza degli anni '80, cercando di restituire - attraverso la forma di un romanzo-verità - l'immagine più fedele possibile di una 17enne aretina, innamorata dello sport e della vita. Le amicizie, la scuola, le passioni, le speranze. Il volume è edito da Effigi ed è arricchito dai contributi di Marco Tardelli, Francesco Moser, Nelson Piquet e Andrea Lorentini, figlio di Roberto, altra vittima aretina dell'Heysel. Domenica 17 marzo, alle 17 in sala Montetini ad Arezzo, è prevista la presentazione.

IL LIBRO "LA RAGAZZA DAI PANTALONI VERDI" - "Il negozio dei genitori - si legge nella presentazione del libro - è un punto di riferimento del paese. Giuseppina è brava a scuola e gioca bene a tennis. Preferisce essere chiamata Giusy, nome più breve e moderno. Si emoziona con la Formula 1 e le corse di biciclette. Ma quando vede il pallone è gioia pura. Ama il calcio. Segue l’Arezzo, la squadra di quella città a pochi chilometri da casa dove va ogni mattina per le lezioni: conosce uno ad uno nomi e volti dei giocatori. Ma la Juventus di Platini è la sua grande passione. Esulta e soffre per i colori bianconeri. Insegue il sogno della Coppa dei Campioni. Ad Atene è allo stadio a seguire la finale, ma sarà una delusione. Il 1985 è l’anno in cui l’impresa può, anzi deve riuscire. A Bruxelles, stadio Heysel. Stavolta con lei c’è anche il babbo Antonio. 'Ciao, torno con la Coppa' dice salutando i compagni a scuola e la mamma a casa. Ma il calcio che Giusy ama, quella sera è avvelenato dalla violenza di tifosi come belve e dalle colpe di chi avrebbe dovuto organizzare in sicurezza un grande evento. La ragazza dai pantaloni verdi diventa un angelo, l’angelo dello sport, uno dei 39 angeli dell’Heysel". Fonte: Arezzonotizie.it © 10 marzo 2025

 

Un monumento per ricordare la tragedia dell’Heysel

di Antonio Cunazza

In occasione del 40esimo anniversario della tragedia che fece 39 vittime tra i tifosi, quasi tutti italiani, un’opera d’arte pubblica sorgerà su un terreno nei pressi dello Juventus Stadium come monumento alla memoria e al ricordo.

Il prossimo 29 Maggio cade il quarantennale di uno dei momenti più gravi e tremendi della storia del calcio moderno: in quella data del 1985, in occasione della finale di Coppa dei Campioni fra Liverpool e Juventus, allo stadio Heysel di Bruxelles, la frangia di hooligans inglesi sfondò le deboli recinzioni interne della curva Sud, invadendo un settore laterale occupato da tifosi italiani e neutrali. L’aggressione veemente, e l’impreparazione delle forze dell’ordine locali, provocò un drammatico tentativo di fuga dei tifosi, che si ritrovarono schiacciati in una calca letale in gradinata. Morirono 39 tifosi (di cui 32 italiani) e almeno 600 furono i feriti. Quello che rimane uno dei momenti di svolta tristemente più importanti anche per lo sport e per lo sviluppo dei suoi regolamenti e dei parametri costruttivi degli stadi, verrà ricordato dalla Juventus con l’installazione di un monumento che invita a una riflessione più profonda su quei momenti e sulla vita. Questa l’idea dell’artista, Luca Vitone, che aveva vinto il concorso – a cui avevano partecipato una decina di artisti italiani – con la sua proposta "Verso Altrove", alla quale ha poi lavorato nel corso degli ultimi due anni insieme a Luca Beatrice, critico d’arte torinese e presidente della Quadriennale di Roma (tristemente scomparso a fine Gennaio 2025), incaricato da Juventus di portare avanti l’idea del progetto. Il monumento, il cui cantiere è in attività da fine 2024, sarà pronto in tempo per l’anniversario del 29 Maggio prossimo e occuperà un lembo di prato di circa 2mila mq, posto lungo Strada della Continassa, a poca distanza dallo Stadium della Juventus e dal centro sportivo del club bianconero. In quella che già è un’area ampiamente riqualificata grazie agli interventi realizzati dalla Juventus negli ultimi anni, l’opera si svilupperà come una rampa a spirale centrifuga, lunga nel complesso 65 metri e che raggiungerà un’altezza di 3 metri dal terreno. Realizzata come un percorso quasi sospeso, racchiuso fra due pareti laterali fatte di assi di legno svasate, e accessibile anche dalle persone con disabilità, porterà al culmine dove un cannocchiale con le lenti montate al contrario fornirà ai visitatori una visione paradossale, con il fuoco che si allontana dall’orizzonte. La scelta, già percorsa da Vitone in altre sue opere in passato, vuole invitare a uno sguardo totalmente diverso dal solito verso il panorama, una riflessione sull’inevitabile passaggio fra la vita e la morte, un momento di raccoglimento nel ricordo di quei 39 morti. L’illuminazione notturna renderà l’opera ulteriormente emozionale, e sarà visibile anche dal cielo, dato che questa zona è sulla comune linea di atterraggio degli aerei in arrivo all’aeroporto torinese di Caselle. L’area verde, infine, sarà anche arricchita da cespugli di lavanda e da alcune piante di Ginko Biloba, una delle poche forme viventi che sopravvissero alle bombe atomiche cadute in Giappone, anche qui scelta voluta dall’artista come simbolo di resistenza alle peggiori avversità della vita. Fonte: Sporteimpianti.it © 12 Marzo 2025 

 

Massimo Briaschi a TvPlay: il racconto

della strage dell’Heysel a distanza di 40 anni

di Gianlorenzo Di Pinto

Massimo Briaschi, procuratore ed ex calciatore tra le altre di Genoa e Juve, è intervenuto in diretta su TvPlay.

SULLA STRAGE DELL’HEYSEL - Briaschi, che nel 1985 ha disputato la controversa finale di Coppa dei Campioni con la maglia del Juventus contro il Liverpool, ha così raccontato il drammatico avvenimento: "La strage dell’Heysel ? Noi della Juve fummo costretti a festeggiare la vittoria per placare gli animi dei tifosi che erano presenti. Noi siamo venuti a conoscenza realmente di quello che accadde solamente al ritorno in hotel. Secondo me se quel match non si fosse giocato, i morti sarebbero stati molti, ma molti di più. E’ stata organizzata una finale di Coppa dei Campioni in uno stadio ridicolo (NdR: Stadio Heysel di Bruxelles), non adatto ad una manifestazione del genere. Sono morte 39 persone che erano venute per scendere in campo con noi, ma non fu così". Fonte: Tvplay.it © 3 aprile 2025

 

Metti una domenica a Nichelino con Mauro Berruto

(ed Elena Miglietti) a parlare di sport e di storie

di Massimo De Marzi

Presentato all'Open Factory "In mezzo scorre il fiume", il libro scritto a quattro mani per raccontare il rapporto tra il Po e le tante realtà sportive e associative di Torino. Con una proposta per legare Superga all'Heysel.

(Omissis) Come legare Superga all'Heysel - Darwin Pastorin ha introdotto con la consueta maestria i due autori del libro, poi incalzati da Michele Pansini e Fabrizio Pulcini in un incontro che si è concluso con una proposta per mettere da parte una volta per tutte il becerume di certi ultrà, partendo da un numero, il 70: con la proposta di creare un luogo comune per ricordare i 31 morti di Superga e le 39 vittime della tragedia dell'Heysel, l'idea lanciata da Berruto rivolgendosi alla politica, mentre la Miglietti ha lanciato l'invito ad uno sport che sappia parlare e partire veramente dal basso. Fonte: Torinoggi.it © 7 aprile 2025

 

Juve commemora la strage…

di Alessandra Ravetta

Presentazione di "Verso Altrove" l’opera che la Juventus dedica alla memoria della tragedia avventura nello stadio belga, di cui il 29 maggio 2025 ricorrerà il 40° anniversario.

Heysel dal nome dello stadio belga dove prima della finale della Coppa dei campioni tra Juventus e Liverpool, il 29 maggio 1985, si scatenarono le violenze degli hooligans dei Reds, causando il panico nel settore dello stadio occupati dai tifosi bianconeri; nella calca verso della vita 39 persone. Il progetto, affidato a Luca Beatrice, critico d’arte e presidente della Quadriennale di Roma (recentemente scomparso) e realizzato da Luca Vitone, artista di fama internazionale, e da FOR Engineering Architecture, sarà svelato il 29 maggio alle 11. Presentato sul sito della Juve a dicembre, dopo aver ottenuto l’approvazione definitiva del Comune di Torino, è stato realizzato in un’area verde di circa duemila metri quadrati nei pressi di Strada della Continassa, a due passi dall’Allianz Stadium, dallo Juventus Training Centre e dalla sede centrale del club. Ecco le anticipazioni sull’installazione pubblicate dalla Juve: "dal manto erboso, impreziosito da alberi di Ginko Biloba e cespugli di lavanda, si ergerà una piattaforma di sessantacinque metri dalla forma leggera di una spirale centrifuga, che si eleva per oltre tre metri da terra. Una struttura leggera, architettonicamente semplice, al cui interno sarà posizionata una luce al neon lungo tutto il percorso, che permetterà all’opera di essere visibile anche da notevole distanza, nell’oscurità. Alla fine della rampa, rivolto verso il paesaggio antistante, sarà posizionato un telescopio con le lenti montate capovolte in modo che la messa a fuoco sia rivolta verso l’orizzonte. Un chiaro invito a guardare lontano, verso l’assoluto. Molto curata anche la scelta delle specie arboree che verranno piantate: la lavanda rimanda al richiamo olfattivo di sensazioni oniriche, spesso presenti nelle opere di Vitone, mentre il Ginko Biloba è un albero antichissimo, le cui origini risalgono a milioni di anni fa, all’era Mesozoica, considerato un fossile vivente che rappresenta la resistenza, la sintesi nella sua linfa di passato e futuro". Fonte: Primaonline.it © 24 aprile 2025

 

Juve, svelato il memoriale in ricordo delle vittime dell'Heysel

di Paolo Casamassima

Mentre a Parco Dora è stato ripulito il murale, caro ai tifosi bianconeri, dagli insulti alle vittime di Bruxelles. 

A quarant'anni da quella tragica serata della finale di Coppa dei Campioni a Bruxelles tra Juventus e Liverpool - correva il 29 maggio 1985 -, la società bianconera inaugurerà un memoriale dedicato alle vittime dell'Heysel, trentanove vittime per l'esattezza, di cui 32 italiane.

"Verso Altrove" - Il 29 maggio 1985 - si legge nella nota divulgata dal club bianconero - il mondo assisteva attonito ad una delle più grandi tragedie che si siano mai consumate in uno stadio di calcio, durante la quale persero la vita 39 persone. Un lutto di cui il tempo non può lenire, né alleviare il dolore. Juventus continua a preservare il ricordo di questo drammatico evento all’interno della nuova cittadella bianconera nell’area della Continassa, attraverso l’opera commemorativa Verso Altrove, che verrà inaugurata giovedì 29 maggio 2025 alle ore 11. Il memoriale, che sorge in strada della Continassa, nelle immediate vicinanze dell’Allianz Stadium e dello Juventus Training Center, è stato progettato e realizzato da Luca Vitone, uno tra i più importanti artisti italiani contemporanei. Nelle sue opere la memoria personale s’interseca con la storia collettiva e il luogo assume un significato rinnovato, diventando spazio di un’esperienza antropologica, che sollecita il pubblico ad una riflessione introspettiva sulla natura e sulla cultura.

Curata da Luca Beatrice - "La curatela dell'installazione è stata affidata fin dal principio a Luca Beatrice - si legge ancora nella nota della società bianconera -, curatore e critico d’arte contemporanea fra i più noti del panorama italiano, scomparso lo scorso mese di gennaio, che ha scelto questo progetto per la sua idea di ricordo e, allo stesso tempo, di proiezione in avanti, oltre il passato. Ricordare senza lasciarsi sopraffare dal dolore, trasformando il lutto in speranza e futuro: questo è il cuore della nuova realizzazione, che prende forma in un’area di circa duemila metri quadri. Un manto erboso accoglie maestosi esemplari adulti di Ginkgo Biloba, una pianta che sintetizza nella sua linfa passato e futuro, un simbolo di resilienza e longevità. Tra gli alberi è presente una rampa a forma di spirale centrifuga, che accompagna il visitatore in un percorso ascendente lungo 66 metri, avvolto da due balaustre in legno che si innalzano fino a raggiungere un’altezza complessiva dell’opera di oltre 5 metri: una struttura leggera, architettonicamente semplice e totalmente accessibile, posata su dei pilastri a base circolare. Un percorso illuminato a led che da un lato accompagna il visitatore verso la sommità dell'installazione e dall'altro rende visibile la stessa anche dall'alto, come un segno distinguibile, tracciato nel tessuto urbano della città, anche nell’oscurità. Al termine della salita un cannocchiale dalle lenti invertite offre una prospettiva insolita: anziché avvicinare, allontana lo sguardo, invitando a guardare oltre, verso l’orizzonte, al di là del visibile, metafora di un percorso di ascesi e di avvicinamento al cielo. Questo viaggio è raccontato anche nello Juventus Creator Lab Original "Verso Altrove", che verrà presentato in anteprima durante l’inaugurazione del memoriale e che sarà trasmesso in esclusiva su Sky Arte dal 29 maggio alle 21.00 e in streaming su NOW.

Il ricordo del club - "La volontà di ricordare e di rendere omaggio alle vittime non ha mai abbandonato il Club in tutti questi anni: dall'inaugurazione nel 2005 della stele monumentale all'interno del cortile della sede della società di corso Galileo Ferraris alla presenza dell’Associazione Familiari Vittime e di una rappresentanza del Liverpool, ai momenti dedicati lungo il percorso di visita dello Juventus Museum, senza tralasciare il ricordo delle vittime durante la cerimonia di inaugurazione dello Juventus Stadium (oggi Allianz Stadium) l'8 settembre 2011. Ora, con Verso Altrove, una nuova testimonianza dell'impegno del Club nel custodire il ricordo, un inno alla vita e alla capacità umana di trasformare la sofferenza in un rinnovato senso di speranza".

ripulito il murale a Parco Dora - Intanto sempre a proposito di Juventus, nelle settimane scorse è stato ripulito il murale di Parco Dora con su scritto "Fino alla Fine", particolarmente caro ai tifosi bianconeri. L'Associazione Quelli di via Filadelfia, nel febbraio scorso, aveva denunciato il fatto che fosse stato imbrattato con scritte e insulti rivolti in particolar modo alle vittime dell'Heysel. "Da sempre abituati al confronto tra uomini, restiamo basiti davanti alla viltà di tali gesti. Lasciamo in pace i morti, affrontate i vivi. +39", avevano scritto sui loro profili social Fonte: Cronacaqui.it © 7 maggio 2025

 

Verso Altrove: la Juventus inaugura

un nuovo memoriale per le vittime dell'Heysel

Il 29 maggio 1985 resta una delle date più dolorose nella storia del calcio europeo. Quella sera, allo stadio Heysel di Bruxelles, 39 persone persero la vita prima della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool. A quarant’anni da quel drammatico evento, la Juventus rinnova il suo impegno nel custodirne la memoria con l’inaugurazione dell’opera commemorativa Verso Altrove, prevista per giovedì 29 maggio 2025 alle ore 11.00, nell’area della Continassa, cuore pulsante della cittadella bianconera. La nuova installazione, firmata dall’artista Luca Vitone, sorge in Strada della Continassa, nei pressi dell’Allianz Stadium e dello Juventus Training Center. L’opera si inserisce nel percorso di riflessione e memoria che la Juventus ha costruito negli anni, proponendo uno spazio che unisce dimensione personale e storia collettiva. La curatela è stata affidata, fin dalle prime fasi, al critico d’arte Luca Beatrice, scomparso nel gennaio 2025, che ha fortemente voluto questo progetto come forma di ricordo attivo, capace di superare il passato con uno sguardo rivolto al futuro. Verso Altrove occupa un’area di circa 2.000 metri quadri. Un prato verde ospita maestosi Ginkgo Biloba, simbolo universale di resilienza, memoria e continuità tra passato e futuro. Al centro del memoriale si snoda una rampa elicoidale lunga 66 metri, completamente accessibile, che si sviluppa verso l’alto sostenuta da pilastri circolari, accompagnata da balaustre in legno e illuminazione a LED. La struttura, sobria e leggera, raggiunge un’altezza di oltre 5 metri e diventa un segno visibile anche dall’alto, come tracciato nel paesaggio urbano. In cima, il percorso si chiude con un cannocchiale dalle lenti invertite, che allontana lo sguardo invece di avvicinarlo: un invito simbolico a guardare oltre, verso l’ignoto, verso l’altrove. Un’immagine poetica che suggerisce l’idea di un cammino interiore, di elevazione e consapevolezza. Il memoriale sarà anche protagonista dello Juventus Creator Lab Original "Verso Altrove", documentario prodotto dal Club che sarà presentato durante l’inaugurazione e trasmesso in esclusiva su Sky Arte la sera del 29 maggio alle 21.00, con disponibilità anche su NOW in streaming. Il ricordo delle vittime dell’Heysel è un filo mai interrotto nella storia recente della Juventus. A partire dalla stele monumentale del 2005 nella sede di corso Galileo Ferraris, passando per i tributi presenti allo  Juventus Museum e per la cerimonia di apertura dello Juventus Stadium nel 2011, fino all’impegno costante del Club nel dialogo con l’Associazione Familiari Vittime e con rappresentanti del Liverpool. Ora, con Verso Altrove, nasce una nuova testimonianza viva e permanente: non solo un luogo della memoria, ma un inno alla vita, alla possibilità di trasformare il dolore in consapevolezza, e il lutto in speranza. Fonte: Mentelocale.it Torino © 7 Maggio 2025

 

2 SITI UNA MEMORIA SOLTANTO

Sinergia fra i 2 siti Associazionefamiliarivittimeheysel.it e Saladellamemoriaheysel.it che a partire dalla data odierna saranno gemellati, complementari l’uno all’altro nella pubblicazione dei propri contenuti editoriali.

Domenico Laudadio, socio benemerito e webmaster del sito ufficiale dell’Associazione fra i Familiari delle Vittime dell’Heysel dal 2015, nonché l’ideatore del Museo Virtuale Multimediale Saladellamemoriaheysel.it in rete già dal 2008, è lieto di annunciare che i 2 domini web da lui curati saranno parte di un unico progetto divulgativo della memoria riguardo alle verità storico-processuali della strage dello Stadio Heysel di Bruxelles. Oltre ad una evidente similitudine grafica i due siti proporranno ai visitatori alcuni collegamenti fra le loro pagine realizzando un interscambio proficuo e continuativo dei propri contenuti editoriali. Si conferma la ferma rinuncia all’accoglienza e pubblicazione all’interno di esse di qualsivoglia riferimento o banner pubblicitario. Si ribadisce, inoltre, ancora una volta che l’uso dei contenuti multimediali di repertorio ivi presenti, ricercati e prelevati da fonti sul web (sempre dichiarate) non persegue alcuno scopo di lucro ma si ispira al diritto di cronaca, date le sue uniche finalità etiche e didattico-culturali (in fede alla legge italiana sul diritto d’autore 633/1941 al comma 1 bis all’articolo 70 che cita: "la libera pubblicazione attraverso la rete internet, a titolo gratuito, di immagini e musiche a bassa risoluzione o degradate, per uso didattico o scientifico e solo nel caso in cui tale utilizzo non sia a scopo di lucro". Vedi, inoltre, Direttiva Europarlamento 26.03.2019). Pertanto, si dichiara che eventuali contenuti multimediali attinti a fonti non chiaramente risalenti all’originario copyright nel caso di eventuali contestazioni da parte degli autori aventi diritto, in qualunque momento saranno prontamente rimossi e mai più riutilizzati. Per qualunque comunicazione, a questo riguardo, potete contattare il nostro webmaster, inviandogli una mail a postmaster@associazionefamiliarivittimeheysel.it Fonte: Associazionefamiliarivittimeheysel.it © 11 maggio 2025

 

Tragedie allo stadio, 40 anni dopo che si fa ?

di Mauro Berruto

Sabato 11 maggio 1985, durante la partita Bradford City–Lincoln City al Valley Parade, nel West Yorkshire britannico, un incendio in tribuna causò 56 morti e 256 feriti. La squadra di casa festeggiava la promozione in Seconda Divisione davanti a 11.076 spettatori, quasi il doppio della media stagionale. Verso la fine del primo tempo, si sviluppò un incendio nel settore G della tribuna principale, causato da una sigaretta che incendiò un cumulo di rifiuti accatastati sotto la tribuna, tutta in legno, costruita nel 1911. Le fiamme si propagarono in quattro minuti, favorite dal vento e dalla copertura dello stadio in cartone catramato. Gli spettatori cercarono di fuggire verso il campo o verso le uscite superiori, molte delle quali però erano chiuse o bloccate. Il fumo nero rendeva impossibile vedere e respirare, la struttura che crollava e il panico trasformarono quella fuga in un massacro. L’arbitro Norman Glover sospese la partita, ma la situazione non migliorò, nel campo mancavano addirittura gli estintori, eliminati a causa del timore di vandalismi. I giocatori, l’allenatore del Bradford City Terry Yorath (i cui familiari erano nel settore colpito dall’incendio) e alcuni tifosi tentarono di aiutare nei soccorsi i vigili del fuoco che arrivarono in pochissimo tempo, ma trovarono la tribuna già distrutta. Le tragiche conseguenze si trassero all’alba: tra le 56 vittime (54 tifosi del Bradford, 2 del Lincoln) c’erano anche l’ex presidente del club di casa, Sam Firth, e 11 minorenni. Si scoprì anche che Il club era a conoscenza dei rifiuti sotto la tribuna, la cui rimozione era prevista due giorni dopo la partita. La tragedia scosse profondamente l’opinione pubblica inglese, la regina Elisabetta II, la Premier Margaret Thatcher e Papa Giovanni Paolo II. Tuttavia, mercoledì 29 maggio, soltanto 18 giorni dopo, l’orrore andò di nuovo in scena su un campo di calcio, questa volta in Belgio: era la maledetta sera dell’Heysel, altre 39 vittime della violenza, di uno stadio inadeguato, dell’assurda approssimazione nell’organizzazione di un evento come una finale di Coppa dei Campioni. Sono passati esattamente 40 anni, il calcio inglese ha saputo cambiare radicalmente paradigma e ha fatto proprio dell’eccellenza degli stadi e della loro sicurezza un elemento caratteristico, risolvendo anche (almeno in casa) il problema degli hooligans, perché - come noto - la bellezza di un luogo incide anche sul comportamento di chi, quel luogo, lo frequenta. In Italia, quaranta anni dopo, ci siamo sentiti rimproverare dai Presidenti di Fifa, Gianni Infantino, e Uefa, Aleksander Ceferin, di "non avere stadi al livello di altri Paesi, non solo europei". In effetti gli stadi italiani, al netto di pochissime e lodevoli eccezioni, sono eredità di due momenti storici: il ventennio fascista e Italia ‘90. Circa la metà dei 120 stadi ancora oggi utilizzati (con capienza superiore ai 5.000 spettatori) sono stati inaugurati prima del 1946. E quelli "moderni", ovvero costruiti o ristrutturati per i Mondiali di Italia ‘90, sono stati pensati negli anni ’80, proprio prima di quelle tragedie, e per un calcio che aveva esigenze completamente diverse e che non ha più nulla a che fare con quello di oggi. Le conclusioni? Le lascio a voi, ma la miopia di chi guida il calcio italiano, dei proprietari dei club e della politica, su questo tema, a maggior ragione in occasione di questi tragici anniversari, è stata ed è imbarazzante. Fonte: Avvenire.it © 14 maggio 2025

 

Superga e Heysel spiegate ai bambini: il progetto che unisce Toro e Juve

di Enrico Civetti

Gli alunni delle scuole primarie riflettono su tragedie sportive e valori civici attraverso l’arte.

Oggi, presso la sala biblioteca della Circoscrizione 7 in corso Vercelli 15, si è svolta la cerimonia conclusiva della quarta edizione del progetto BianconeroGranata, un’iniziativa che va oltre il calcio, ponendo l’attenzione su memoria, emozioni e resilienza. Ideato da Safatletica con il sostegno della Circoscrizione 7, il progetto ha coinvolto le classi della scuola primaria di Torino, portando i bambini a scoprire la storia delle due grandi squadre cittadine -Torino Fc e Juventus Fc - attraverso il racconto di due eventi tragici: la tragedia di Superga del 1949 e la strage dell’Heysel del 1985. L’obiettivo di BianconeroGranata è trasformare il calcio in uno strumento di educazione civica, sensibilizzando i più piccoli su temi come memoria collettiva, solidarietà e rispetto. Durante il progetto, gli studenti hanno partecipato a incontri in classe che li hanno stimolati a riflettere su eventi storici e valori condivisi, incoraggiandoli a tradurre le loro emozioni in disegni. Il risultato è stato raccolto in un volume rilegato, consegnato a ogni alunno come testimonianza del loro percorso. Alla cerimonia di premiazione hanno partecipato studenti, docenti e dirigenti scolastici, oltre a esponenti del mondo sportivo e istituzionale. Fonte: Torinocronaca.it © 14 maggio 2025

 

Superga e Heysel spiegate ai bambini: il progetto che unisce Toro e Juve

Gli alunni delle scuole primarie riflettono su tragedie sportive e valori civici attraverso l’arte.

Si è tenuta oggi, presso la sala biblioteca della Circoscrizione 7 in corso Vercelli 15, la cerimonia conclusiva della quarta edizione del progetto BianconeroGranata, un’iniziativa educativa che parla di calcio, ma soprattutto di memoria, emozioni e resilienza. Il progetto, curato da Safatletica con il sostegno della Circoscrizione 7, coinvolge le classi della scuola primaria del territorio torinese e intende raccontare ai più piccoli la storia delle due grandi squadre cittadine - il Torino Fc e la Juventus Fc - partendo da due eventi tragici che le accomunano: la tragedia di Superga del 1949 e la strage dell’Heysel del 1985. Dalla storia al disegno - L’obiettivo di BianconeroGranata è fare molto più che raccontare una cronaca sportiva: è avvicinare i bambini a valori fondamentali come la memoria collettiva, la solidarietà e il rispetto, partendo dallo sport come metafora di vita. Attraverso incontri in classe in orario curricolare, i giovani studenti vengono stimolati a riflettere su temi profondi, in un percorso che si trasforma in una lezione di educazione civica. Alla fine del progetto, ogni partecipante traduce le proprie emozioni in un disegno, e l’intera raccolta viene rilegata in un volume che viene donato a tutti gli alunni. Alla cerimonia di premiazione parteciperanno gli studenti e le studentesse delle classi coinvolte, i loro docenti e dirigenti scolastici, insieme ad esponenti del mondo sportivo e istituzionale. Un momento di festa, ma anche di riconoscimento per un percorso educativo che unisce passato, sport e valori. Fonte: Torinoggi.it © 14 maggio 2025

 

Juventus, striscione commemorativo della

Curva Sud: "Onore ai caduti dell’Heysel"

di Giacomo Iacobellis

"Onore ai caduti dell’Heysel". La Curva Sud della Juventus, attualmente impegnata in casa contro l'Udinese per il 37° turno di Serie A, ha appena dedicato un omaggio alle vittime della sciagurata tragedia avvenuta mercoledì 29 maggio 1985 allo stadio Heysel di Bruxelles, poco prima dell'inizio della finale di Coppa dei Campioni tra bianconeri e Liverpool. Il 2025, del resto, è proprio l'anno del quarantesimo anniversario della strage dell'Heysel. 0-0, intanto, il risultato parziale del match a ridosso del finale della prima frazione di gioco. Fonte: Tuttomercatoweb.com © 18 maggio 2025

 

Striscione Curva Sud: "Onore ai caduti dell’Heysel"

di Alessandro Zottolo

La Curva Sud, nel corso del primo tempo tra Juventus e Udinese - valido per il 37° turno di campionato e che attualmente è sul parziale di 0-0 - ha esposto uno striscione con le seguenti parole: "tanti anni ormai senza gloria troppi per noi che siamo la storia da sempre per sempre, riconquistiamo tutto. Onore ai caduti dell’Heysel". Fonte: Tuttojuve.com © 18 maggio 2025

 

Tacconi ricorda il dramma dell’Heysel: "40 anni da quel giorno maledetto

Sappiamo benissimo che sarebbe stato meglio non giocarla ma…"

Tacconi ricorda il dramma dell’Heysel: tutte le dichiarazioni dell’ex portiere della Juve anche sulle sue condizioni.

L’ex portiere della Juve Stefano Tacconi durante la presentazione del suo libro "L’arte di parare" ha affrontato molti temi ricordando anche la strage dell’Heysel. Le parole riprese da TMW: "Sono stato preso per i capelli per restare in vita. Ho vissuto un periodo abbastanza delicato, così come lo è stato per la mia famiglia. Mia moglie si sentiva dire che potevo morire ogni giorno. La mia miglior cura è stata la famiglia, dopo due anni di ospedali, non vedevo l’ora di tornare a casa. Mio figlio era con me la mattina in cui è successo, mi sono svegliato con il mal di testa. Era un avvertimento importante su quello che poteva capitarmi. Sono finito in coma, mio figlio mi ha salvato tirandomi fuori la lingua dalla bocca con il primo soccorso. Poi mi hanno portato in ospedale, ma non c’era nessuno che poteva curarmi alla testa, poi mi hanno trasferito da un professore che mi ha salvato la vita".

SULL’HEYSEL - "Sono passati 40 anni da quel giorno maledetto. Una pagina brutta per il calcio italiano e mondiale. Da quel giorno non capiscono ancora oggi cosa sia successo, perché vedo ancora incidenti particolari. Finché l’ignoranza è più forte dell’intelligenza non ne veniamo fuori. Sappiamo benissimo che non giocarla era meglio, ma dopo averla giocata penso che abbiamo salvato tantissime altre persone, perché si sentiva già che la curva della Juventus volesse andare sotto a quella avversaria per vendicarsi. Io, Scirea, Cabrini e Platini siamo riusciti a contenerli. Siamo stati criticati quando siamo usciti con la coppa, ma le forze armate presenti ci hanno detto che grazie a quello stavano facendo uscire piano piano tutti".

I PIÙ FORTI CON CUI HAI GIOCATO - "Ho avuto la fortuna di giocare negli anni 80′ quando c’erano tutti i più forti. C’era Maradona, Platini è già tanto che abbia giocato con me. Poi Matthaus, Socrates, Zico. Fa paura solo fare qualche nome. Ma credo che anche loro avessero un po’ paura di me". Fonte: Juventusnews24.com © 20 maggio 2025

 

Clamorosa verità sull’Heysel: negli spogliatoi c’è

stato un ricatto "Costretti a giocare dalla UEFA"

Tragedia dell’Heysel, una nuova verità sciocca tutti: costretti a giocare quella partita dalla Uefa. Il giornalista ha rivelato tutto.

Il 29 Maggio del 1985 è purtroppo una di quelle date che resterà per sempre nella memoria dei tifosi juventini. Quello infatti è il giorno della tragedia dell’Heysel, quando, poco prima dell’inizio della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool, 39 persone morirono a causa del crollo improvviso della curva. Una tragedia che divenne fin da subito grottesca per il fatto che la partita non venne annullata, e i calciatori furono costretti ad andare in campo nonostante avessero appena saputo cosa fosse successo. La partita come sappiamo, fu alla fine vinta dai bianconeri che si ritrovarono così ad essere Campioni d’Europa, senza però poter in alcun modo trovare la voglia di festeggiare. Anzi, a distanza di anni, sia Platini che Tardelli si scusarono pubblicamente per il fatto di aver esultato a fine partita nonostante la tragedia. Accade in realtà lo stesso a Torino, dove il sindaco Giorgio Cardetti dovette fermare alcune piccole frange dei tifosi che festeggiavano la vittoria della coppa, mentre un’intera città era in lutto. Il processo stabilì la responsabilità dei tifosi del Liverpool - Il processo che si tenne stabilì in seguito che la colpa di quanto accaduto era imputabile ai tifosi del Liverpool, colpevoli di aver creato quella calca da cui poi finirono schiacciare le numerose vittime. E di quella tragedia, si è di nuovo tornati a parlare in questi giorni per via della pubblicazione del nuovo libro del giornalista Emilio Targia, intitolato "Quella notta all’Heysel".

Heysel, arriva il clamoroso retroscena - E durante l’incontro di presentazione a Torino, il giornalista ha svelato un retroscena che ha sconvolto tutti i tifosi. Sembra infatti che sia stata la UEFA a costringere la Juventus a scendere in campo nonostante quanto era accaduto, minacciandoli il club che in caso contrario, avrebbero perso la partita a tavolino. Una situazione surreale, che portò Boniperti a mentire ai suoi calciatori, rivelandogli che era morto un solo tifoso, quando in realtà il numero delle vittime era già in quel momento molto più alto. Una versione confermata dall’ex bianconero Sergio Brio, che ha introdotto l’evento di Targia: "Si riunisce la commissione Uefa, Boniperti sapeva tutto e disse che non avrebbe giocato quella partita. La commissione disse: "se non giocate perderete a tavolino e tutti i morti saranno a vostro carico". Boniperti fu costretto ad accettare di giocare, venne negli spogliatoi e disse: "È morto un nostro tifoso, dovete giocare per lui". Carmelo G. Fonte: Jmania.it © 21 maggio 2025

 

Il dramma e la memoria. A 40 anni dalla

strage, la TGR ricorda le 39 vittime dell'Heysel

Lo speciale TGR-il Settimanale "Heysel, finale maledetta", realizzato dalla redazione del Piemonte, andrà in onda sabato 24 maggio alle 12,25 su Rai3.

Il 1985. È il 29 maggio. Il sogno della Juventus di alzare al cielo di Bruxelles la sua prima Coppa dei campioni si trasforma nel peggiore degli incubi. Prima dell'inizio del match, gli hooligans assaltano il settore Z. Muoiono 39 tifosi: uomini, donne, bambini. Testimonianze di ieri e di oggi si intrecciano in Heysel - Finale maledetta, lo speciale TGR Il Settimanale realizzato con il Centro di produzione Rai Piero Angela di Torino, in onda sabato 24 maggio alle 12.25 su Rai3. Di Jacopo Ricca e Gabriele Russo, a cura di Francesco Marino, editing e montaggio Flavia La Gona.

Il racconto della strage - L'arrivo in Belgio, l'incontro con gli hooligans e i primi timori, l'assalto britannico al settore Z, il crollo, la strage, l'ipotesi di rinvio del match. Poi, il fischio d'inizio, il controverso rigore decisivo, la vittoria dei bianconeri di Platini, i festeggiamenti. E ancora le polemiche, le sentenze, il ricordo. Fino alle conseguenze di quella maledetta domenica sera del 1985 che ha segnato la storia del calcio ma che non bastò per estirpare la violenza negli stadi. I protagonisti - Con Nereo Ferlat, sopravvissuto del Settore Z; Beppe Franzo, ultrà della Juventus presente allo stadio; Fabrizio Landini, nipote di una delle 39 vittime; Evelina Christillin, che accompagnò Gianni Agnelli a Bruxelles come ufficio stampa Fiat; Carlo Nesti, che curò la radiocronaca per RaiRadioUno con Enrico Ameri. Fonte: Rainews.it © 22 maggio 2025

 

RICORDO

40 anni fa la tragedia dell'Heysel: morti, colpe,

processi, cosa resta di quella notte di sangue

di Sebastiano Vernazza

29 maggio 1985, Finale di Coppa dei Campioni Juve-Liverpool a Bruxelles, gli ultras inglesi sfondarono nel settore Z a caccia di italiani: ne seguì una calca infernale da 39 morti e 600 feriti. La partita si giocò, poi...

Travolte, schiacciate, soffocate. Così morirono allo stadio Heysel 39 persone quarant’anni fa, il 29 maggio 1985 a Bruxelles, in Belgio. Erano lì per Juve-Liverpool finale della Coppa dei Campioni 1985 e non ritornarono più a casa. Trentadue italiani, quattro belgi, due francesi e un nordirlandese. Oltre 600 i feriti, molti dei quali con traumi fisici e psicologici permanenti. Una catastrofe umanitaria.

I fatti - La partita era programmata per le 20.15. Accadde tutto un’ora prima circa, intorno alle 19.20. Dalla curva loro assegnata, gli ultras del Liverpool sfondarono il settore Z, che era adiacente e che avrebbe dovuto essere riservato a spettatori neutrali. In realtà era pieno di italiani, molti dei quali avevano rilevato e comprato i biglietti da chi li aveva presi ai botteghini oppure si erano rivolti ai bagarini, altri li avevano acquistati in modo lecito. La curva inglese e il settore Z erano divisi da una recinzione ridicola, una specie di rete da pollaio, e lo sbarramento venne giù in fretta. Gli inglesi invasero lo Z, a caccia di juventini da picchiare, e innescarono una calca, un fuggi-fuggi mortale. Un muro cedette per la pressione, tanti precipitarono o si lanciarono nel vuoto sottostante. Altri caddero per terra senza più rialzarsi, perché schiacciati dalla folla nel panico. In un primo momento non vennero aperti i cancelli lungo le recinzioni a bordo campo, per permettere alla gente di defluire e disperdersi sul prato. In prima battuta non intervenne neppure la polizia: c’erano pochi agenti, impossibilitati a intervenire. Quando arrivarono i rinforzi, la polizia caricò tutti, senza distinzioni.

Il gesto eroico - Tra gli italiani del settore Z c’era Roberto Lorentini, 31 anni, un medico di Arezzo. Lorentini riuscì a mettersi al sicuro, assieme al padre, Otello, però dalla sua postazione vide un bambino esanime e corse da lui per rianimarlo con un massaggio cardiaco. Un’ondata di gente nel panico travolse e uccise tutti e due, Lorentini e Andrea Casula, 11 anni di Cagliari, la vittima più giovane. Lorentini venne decorato in memoria con la medaglia d’argento al valor civile. La partita - Si giocò lo stesso, per ragioni di ordine pubblico. Sarebbe stato complicato gestire il deflusso immediato di migliaia di tifosi, si disse. Meglio far giocare la gara, stemperare le tensioni. La Juve vinse per 1-0, con gol di Platini su rigore. Un penalty generoso, il fallo su Boniek avvenne fuori area. Sul campo, i giocatori della Juve festeggiarono il successo. Anni dopo, quasi tutti se ne sono vergognati, ma a loro parziale giustificazione va precisato che le proporzioni del disastro, prima del calcio d’inizio, non erano chiare e le notizie risultavano frammentate. Ad alcuni giocatori era stato comunicato che risultava soltanto un morto. In varie interviste, Marco Tardelli con onestà ha detto: "Non riconosco quella coppa, non l’ho vinta. Ci obbligarono a giocare, noi però non dovevamo festeggiare e chiedo scusa per questo".

Le cause - Lo stadio Re Baldovino, il vecchio Heysel, inaugurato nel 1930, era un impianto deteriorato e non più in linea con gli standard di sicurezza per una finale di Coppa dei Campioni. I tifosi del Liverpool erano ubriachi ed erano armati. Una somma di inefficienze e di sottovalutazioni causò la tragedia. Riportiamo qui la testimonianza di Danilo Bartolozzi, pubblicata in "Heysel. Le verità di una strage annunciata", un libro di Francesco Caremani: "Quelli del Liverpool avevano pistole, forbici, coltelli, spranghe. Hanno ammazzato un ragazzo con un lanciarazzi, ho visto tutto con i miei occhi. E hanno potuto portare tutto dentro perché nessuno è stato perquisito all’ingresso. Erano anche ubriachi, quasi tutti. Non ho mai visto buttar giù lattine di birra, una dietro l’altra, in quel modo".

Le condanne - Alla fine di un lungo cammino processuale, restano queste condanne definitive della giustizia belga: quattro anni e 60mila franchi di sanzione pecuniaria per 9 hooligans e 5 anni di carcere per altri tre. Condannati anche il segretario della federcalcio belga dell’epoca, per aver permesso che nel settore Z ci fossero tifosi italiani, e un responsabile delle forze di polizia. È sbagliato sostenere che, in forza di quanto accaduto all’Heysel, l’allora primo ministro britannico Margaret Thatcher abbia usato il pugno duro contro la violenza negli stadi inglesi. La Thatcher intervenne con una legge mirata non nel 1985, ma dopo la strage di Hillsborough nel 1989, i 96 morti per Liverpool-Nottingham di FA Cup. In quarant’anni la memoria delle 39 vittime dell’Heysel è stata spesso vilipesa, brandita come arma per offendere la tifoseria della Juve, uso intollerabile di una tragedia che ha colpito a morte il calcio e la civiltà. Fonte: Gazzetta.it © 22 maggio 2025

 

"Heysel - Finale maledetta"

Uno Speciale Settimanale della Tgr

A 40 anni dalla strage dell'Heysel di Bruxelles, la redazione del Piemonte, propone - per il Settimanale della Tgr - lo Speciale "Heysel - Finale maledetta", in onda sabato 24 maggio alle 12.25 su Rai 3 e disponibile su RaiPlay e sul sito tgr.rai.it/piemonte. Il documentario firmato da Jacopo Ricca e Gabriele Russo, a cura di Francesco Marino, racconta con voci e testimonianze di ieri e di oggi le drammatiche ore che hanno preceduto la finale di Coppa dei campioni del 29 maggio del 1985 tra Juventus e Liverpool, dove trovarono la morte 39 tifosi, per lo più bianconeri. L'arrivo in Belgio, l'incontro con gli hooligans e i primi timori, l'assalto britannico al settore Z, il crollo, la strage, l'ipotesi di rinvio del match. Poi il fischio d'inizio, il controverso rigore decisivo, la vittoria dei bianconeri di Platini, i festeggiamenti. E ancora, le polemiche, le sentenze, la memoria. Fino alle conseguenze di quella maledetta domenica sera del 1985 che ha segnato la storia del calcio, ma che non bastò per estirpare la violenza negli stadi. Tra le testimonianze, quelle di Nereo Ferlat, sopravvissuto del Settore Z; Beppe Franzo, ultrà della Juventus presente allo stadio; Fabrizio Landini, nipote di una delle 39 vittime; Evelina Christillin, che accompagnò Gianni Agnelli a Bruxelles come ufficio stampa Fiat; Carlo Nesti, che curò la radiocronaca per RaiRadioUno con Enrico Ameri. E non mancano la voce di Bruno Pizzul - che raccontò in diretta all’Italia un dramma mai dimenticato e che definì "uno dei ricordi più angosciosi della carriera" - e le immagini recuperate dalle Teche Rai girate dal telecineoperatore Gianfranco Isoardi, che lasciò la tribuna per mostrare da vicino il drammatico prologo della partita. Il documentario è stato realizzato con il Centro di Produzione Rai "Piero Angela" di Torino e con il montaggio di Flavia La Gona. Fonte: Rai.it © 25 maggio 2025

 

Zibi Boniek: "Quando ripenso alla sera

dell'Heysel, il cuore mi si spezza"

di Massimiliano Vitelli

Il 29 maggio saranno quarant’anni dalla tragedia dell’Heysel. Per commemorare le 39 vittime la Juventus inaugurerà un’opera a pochi metri dall’Allianz Stadium: Verso altrove è stato progettato da Luca Vitone. Chi era in campo allora non può dimenticare.

Il 29 maggio del 1985, lo stadio Heysel di Bruxelles fu teatro di una delle più grandi tragedie del calcio. Prima della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool, l’Heysel iniziò a riempirsi, troppo. E la calca dei tifosi, complice il cedimento strutturale di una parte delle tribune, causò 39 morti. In campo, vinse la Juventus 1-0 con un calcio di rigore realizzato da Michel Platini dopo un fallo subito da Zbignew Boniek. L’ex-attaccante polacco ricorda con noi quella maledetta sera. "Quando ripenso a quella sera il cuore mi si spezza. Doveva essere una festa del calcio, divenne un inferno. Sapere che ci sono state persone che non sono più tornate a casa è tristissimo. Nello sport si vince e si perde, poi si riparte. Invece il 29 maggio del 1985 abbiamo perso tutti. Il pensiero di ciò che è accaduto mi accompagnerà per tutta la vita. Noi giocatori sapevamo che era successo qualcosa sugli spalti, mentre eravamo negli spogliatoi giravano voci di possibili vittime, ma era tutto molto confuso. A quei tempi non c’erano i mezzi d’informazione di oggi. Niente cellulari, social, internet. Sono sincero quando dico che non ci rendemmo conto della portata della tragedia. Oggi non si sarebbe giocato. Molti di noi non volevano scendere in campo. Tra questi ricordo bene Gaetano Scirea. Era sconvolto e, da capitano, provò a parlare con l’arbitro e gli organizzatori. Alla fine ci dissero che era meglio giocare per mantenere almeno un po’ di ordine pubblico, lo facemmo. Una volta iniziata la partita, ognuno la interpretò con la propria sensibilità, Sono certo che diversi giocatori non resero al meglio perché avevano la testa alla tragedia. Con i calciatori del Liverpool non parlammo. Quando, spinti dall’Uefa, entrammo in campo, li trovammo già lì. Alla fine vincemmo con un rigore realizzato da Michel (NdR: Platini) per un fallo commesso su di me. L’intervento era avvenuto fuori area, ma l’arbitro era lontano sessanta metri e nemmeno io mi accorsi che sarebbe stato giusto fischiare la punizione e non il penalty. Per quella vittoria ricevemmo un premio di 100 milioni di lire a testa. Io non li volli, li diedi tutti ai parenti delle vittime, ai quali penso ancora ogni volta che sento parlare di quella tragica notte". Fonte: Vanityfair.it © 26 maggio 2025

 

Arezzo ricorda la strage dell’Heysel a 40 anni dalla tragedia: due

giorni di incontri per promuovere la cultura del rispetto nello sport

L'iniziativa promossa dalla sezione provinciale dell'AIA con il patrocinio del Comune di Arezzo.

In occasione del quarantesimo anniversario della tragedia dell’Heysel, la sezione AIA (Associazione Italiana Arbitri) di Arezzo, con il patrocinio del Comune, promuove un’importante iniziativa che unisce memoria, riflessione e responsabilità educativa. Due giornate, il 28 e il 29 maggio, dedicate non solo al ricordo delle 39 vittime di quella drammatica sera del 1985 – tra cui gli aretini Roberto Lorentini e Giusy Conti – ma anche alla trasmissione di valori fondamentali ai giovani: il rispetto, la cultura sportiva e la responsabilità del tifo. Mercoledì 28 maggio, alle ore 11:30, presso l’aula magna del Liceo Scientifico-Linguistico "Francesco Redi", si terrà l’incontro "Heysel 40 anni dopo. Memoria, sport e responsabilità", promosso da AIA e curato da Zenzero OFF. All’incontro parteciperanno Andrea Lorentini, presidente dell’Associazione Familiari Vittime dell’Heysel, Francesco Caremani, giornalista e autore di numerose pubblicazioni sull’argomento, e Luca Serafini, autore del libro La ragazza dai pantaloni verdi, dedicato alla giovane Giusy Conti. Un momento intenso rivolto agli studenti, per ripercorrere la storia e riflettere sull’importanza dell’etica sportiva e del ricordo consapevole. Giovedì 29 maggio sarà la giornata della memoria condivisa, con tre momenti significativi nell’ambito dell’iniziativa "1985–2025. Arezzo nel ricordo dell’Heysel. La memoria oltre il tempo", organizzata da AIA in collaborazione con FIGC, CONI, UNVS, Panathlon e Associazione Familiari Vittime dell’Heysel. Alle ore 17:00, presso il campo sportivo "Giusy Conti" di Rigutino, sarà deposto un mazzo di fiori in sua memoria. A seguire, alle 17:30, il campo sportivo "Roberto Lorentini" ospiterà l’inaugurazione di un bassorilievo dedicato al medico aretino, simbolo di altruismo e coraggio. Concluderà la giornata, alle 18:00 presso la sede AIA di via Gramsci, una tavola rotonda dal titolo "L’Heysel 40 anni dopo", in cui istituzioni e rappresentanti sportivi dialogheranno con i ragazzi delle squadre giovanili del territorio.

"La violenza è l’antitesi dello sport. Ricordare l’Heysel non è solo un dovere verso le vittime e le loro famiglie, ma anche un’occasione preziosa per educare le nuove generazioni al valore dello sport come luogo di incontro, rispetto e responsabilità. Il Comune di Arezzo è orgoglioso di sostenere questa iniziativa che unisce memoria e formazione civile", ha dichiarato l’assessore allo sport Federico Scapecchi. "Con questa iniziativa, la sezione AIA di Arezzo si fa promotrice di un messaggio forte e attuale: ricordare significa educare, e lo sport, quando vissuto con rispetto e consapevolezza, può diventare uno strumento potente di crescita civile e umana", ha commentato il presidente AIA Sandro Sarri. "E’ importante mantenere viva la memoria di un fatto che per molti ragazzi è sconosciuto, e momenti come questo, a cui il CONI partecipa attivamente, rappresentano un’occasione importante per offrire loro uno spunto di riflessione. E, insieme alla memoria, è essenziale promuovere la formazione ad una cultura dello sport della quale rendere sempre più consapevoli i nostri giovani", ha detto il delegato provinciale CONI Alberto Melis. "La cultura dello sport è la missione principale del Panathlon, che da tempo ormai è entrato nelle scuole con i propri progetti tutti mirati a divulgare e trasmettere i valori che la pratica delle diverse discipline porta con sé. Lo sport è competizione sana e formativa, e questo è quello che i nostri ragazzi devono fare proprio", ha affermato il presidente del Panathlon Mario Fruganti. "Ringrazio sinceramente, sia come presidente dell’associazione Familiari Vittime dell’Heysel sia come familiare di Roberto Lorentini, per l’organizzazione di questo momento di riflessione e memoria. Arezzo è stata purtroppo la città che ha pagato il prezzo più alto in termini di vittime, ma anche la città dalla quale è partita la battaglia per ottenere giustizia. In questo quarantesimo il pensiero va a Otello Lorentini figura assolutamente fondamentale per quanto accaduto dopo: l’esperienza dell’associazione parte proprio da questo grande atto di coraggio nel voler intraprendere la battaglia processuale per ottenere giustizia insieme ad un grande grosso impegno civico contro la violenza nello sport", ha commentato Andrea Lorentini, presidente dell'associazione Familiari Vittime dell'Heysel. Fonte: Comune.arezzo.it © 26 maggio 2025

 

L'anniversario

Quarant'anni fa la tragedia dell'Heysel, una ferita ancora aperta

Il 29 maggio del 1985, lo stadio di Bruxelles fu teatro di una delle più grandi tragedie del calcio. Prima della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool, la calca dei tifosi causò il cedimento di una parte delle tribune: 39 vittime.

Una festa finita in tragedia, una serata indimenticabile. Il 29 maggio 1985 era in programma a Bruxelles, allo stadio Heysel, la finale di Coppa dei Campioni fra Juventus e Liverpool. I bianconeri, due anni dopo la beffa con l'Amburgo, sognavano di mettere finalmente le mani sull'unico trofeo che mancava ancora all'appello sfidando i Reds campioni in carica e che 12 mesi prima avevano sconfitto la Roma ai rigori all'Olimpico. Poco prima dell'inizio della partita, gli hooligans inglesi sfondarono le recinzioni del settore Z - occupato da tifosi juventini ma anche da neutrali e famiglie - diffondendo il panico. In molti cercarono di fuggire ma il muro di contenimento, sotto la pressione della folla, crollò: 39 i morti, fra cui anche donne e bambini, oltre 600 i feriti. Un bollettino di guerra, una tragedia annunciata: le condizioni dello stadio, vecchio e con gravi carenze strutturali, e le misure di sicurezza inadeguate erano il preludio a un disastro quasi ineluttabile. Eppure si giocò: la Uefa, temendo ulteriori conseguenze in termini di ordine pubblico, mandò in campo le due squadre con i giocatori ignari o quasi di quello che era realmente successo.

La testimonianza - A ricordare quei drammatici momenti sono due dei protagonisti della partita: Zbigniew Boniek, partito titolare, e Cesare Prandelli, entrato nei minuti finali. "All'epoca vivevamo in un altro mondo, senza internet, senza social media, perché altrimenti quella partita non si sarebbe mai giocata, perché di fronte a tutto quello che è successo era assurdo giocarla - le parole del polacco a LaPresse -. Hanno deciso di giocarla per calmare la gente, per portare i soldati, per garantire la sicurezza a tutti e ci hanno costretti a giocare. Che fosse successo qualcosa di molto grave l'abbiamo capito perché lo spogliatoio era uno dei posti dove si portavano via i feriti, c'era molta confusione. Sono morti perché è crollata la struttura, perché la gente indietreggiava perché era impaurita, secondo me ci sono delle responsabilità gravissime". L'ex ct della Nazionale ha confermato come l'intenzione della società e dei giocatori fosse di non giocare la sfida: "Noi siamo arrivati allo stadio, ci siamo preparati, e durante una sorta di preriscaldamento, il presidente è arrivato nel nostro spogliatoio dicendo 'la partita non verrà giocata perché c'è un morto'. Boniperti ha insistito, ha detto 'la mia squadra coi morti non gioca'. Aspettavamo soltanto la conferma del delegato Uefa. Avevamo capito che stava succedendo qualcosa perché abbiamo aperto una porta che dava sul campo e c'erano molti tifosi, li abbiamo fatti uscire. Erano in preda al panico e non riuscivamo a capire perché. Dicevano 'ci hanno attaccato, è caduta una rete, ci sono dei feriti, vogliamo scappare'. E ne abbiamo fatti scappare tramite lo spogliatoio tantissimi. Erano terrorizzati. Purtroppo noi aspettiamo le tragedie per cambiare e ovviamente il mondo della sicurezza degli stadi è cambiato. Assolutamente, non c'è paragone: c'è il prima e dopo l'Heysel".

Per la cronaca - Vinse la Juve 1-0, con un rigore trasformato da Platini anche se per un fallo su Boniek fuori area. In un'atmosfera surreale, la Coppa dei Campioni a lungo inseguita fu consegnata ai bianconeri ma era una coppa macchiata di sangue e ancora oggi le scene dei festeggiamenti finali hanno un effetto straniante. Quella serata maledetta, però, lasciò il segno: la Uefa escluse i club inglesi dall'Europa per cinque anni (sei per il Liverpool) mentre il governo Thatcher corse ai ripari - anche se fu necessaria un'altra tragedia, quella di Hillsborough nel 1989, per avere provvedimenti più decisi - gettando le basi di quel modello di lotta agli hooligans che ancora oggi fa dell'atmosfera negli impianti d'Oltre Manica un esempio. Il ricordo dell'Heysel resta però vivo: ogni anno Juve e Liverpool rendono omaggio alle vittime e sugli spalti bianconeri figura sempre quel "+39" che richiama i tifosi che non ci sono più. Perché saranno passati anche 40 anni ma la ferita è e resterà ancora e per sempre aperta.

L'omaggio di Bruxelles - La città renderà omaggio alle vittime della strage dell'Heysel, proprio nel luogo dove 40 anni fa, il 29 maggio del 1985, si consumò la tragedia. Oggi lo stadio si chiama Re Baldovino, e fuori dalla Tribuna 1,a pochi metri dal muretto fatiscente che con il suo crollo provocò 39 morti e oltre 600 feriti, c'è una targa commemorativa delle vittime, in marmo grigio scuro. Proprio qui si sono dati appuntamento alle 15,30 di giovedì 29 le autorità locali e i rappresentanti diplomatici di Italia e Regno Unito. La cerimonia si aprirà con il discorso di Philippe Close, sindaco di Bruxelles, quindi gli interventi di Florence Frelinx, Assessore della Città e del capo della polizia cittadina, Frédéric Moreels. Poi prenderanno la parola Federica Favi, Ambasciatore d'Italia in Belgio e Anne Sherrif, Ambasciatore britannico in Belgio. Sarà infine deposta una corona di fiori e saranno letti i nomi delle 39 vittime da parte di un tifoso della Juventus. Fonte: Rainews.it © 27 maggio 2025

 

L'ANNIVERSARIO

Heysel 1985: quarant'anni da una tragedia da non dimenticare mai

Nella finale della Coppa dei Campioni giocata a Bruxelles si consuma uno dei peggiori disastri della storia del calcio.

Bruxelles, 29 maggio 1985, stadio Heysel. Va in scena la finale di Coppa dei campioni tra Juventus e Liverpool. Una partita storica tra una squadra che quel trofeo non lo ha mai alzato contro quella che lo ha conquistato quattro volte negli ultimi otto anni. Per qualcuno è la sfida del secolo. Lo stadio, la Uefa, la polizia belga e l'organizzazione generale non sono però all'altezza di un avvenimento così importante. Ed è un eufemismo. Vengono veduti molti più biglietti di quanti l'impianto possa gestire. Con i posti non numerati succedeva spesso. I tifosi bianconeri vengono messi in una curva, settori M, N, O, quelli del Liverpool in quella di fronte, zone X e Y. Peccato che ci fosse una parte di quella gradinata, il famigerato settore Z, che agenzie di viaggi o acquirenti belgi hanno rivenduto ai tifosi italiani. Di fianco agli hooligans inglesi, insomma, separati da una rete metallica, che sarebbe venuta giù con una spallata, e da un gruppetto di una decina di poliziotti, c'erano famiglie, donne, bambini e spettatori neutrali. Che lo stadio non fosse minimamente in grado di sopportare un avvenimento simile se ne accorge da subito chi arriva all'Heysel anche ore prima del calcio d'inizio, previsto per le 20,15. Per entrare nelle curve ci sono solo due porticine, di circa 80 centimetri di lunghezza, per consentire l'accesso a circa cinquantamila persone. Gli ingorghi per accedere all'impianto sono impressionanti ma, in quel momento c'è solo la noia di una lunga attesa in coda. Ci sono però dei segnali inquietanti: un cantiere di fianco allo stadio da cui gli ultrà inglesi si riforniscono di sassi e altri corpi contundenti, la presenza limitatissima delle forze dell'ordine, i tifosi reds già ubriachi dalla mattina che hanno messo a ferro e fuoco il centro di Bruxelles senza venire fermati e che entrano allo stadio con intere casse di birra, nessun controllo agli ingressi e circa cinquemila persone in più presenti nelle zone a loro assegnate.

Ma soprattutto quella rete da pollaio. Alle 18,45 iniziano i primi lanci di sassi e bottiglie di birra verso il settore Z. La paura comincia a prendere il sopravvento ma ancora non è scoppiato il panico tra gli inerti spettatori di quella zona maledetta. Poi partono i razzi ad altezza d'uomo e, dopo che è stata sfondata con facilità la rete divisoria, gli assalti degli hooligans. Non trovandosi di fronte degli ultrà ma solo gente tranquilla, i reds avanzano con le aste delle bandiere usate come spranghe. Chi non scappa deve affrontarli, chi fugge, ed è la maggioranza, si accalca contro il muretto che dà sul campo. Gli assalti inglesi procedono a ondate e quelli che riescono a prendere un po' di fiato si ritrovano di nuovo schiacciati dopo pochi secondi. Tutto dura qualche minuto ma sembra un eternità. Le persone non riescono a muoversi, sono in balia della folla, non possono respirare, sono in un incubo impensabile schiacciati da altri corpi innocenti e dalla pressione verso una via di fuga che sembra lontana. Il muro crolla sotto quel peso insostenibile, la gente che ci riesce si riversa in campo e, beffa delle beffe, prende anche le manganellate dai pochi poliziotti presenti, a dimostrazione che l'intelligenza non brillava certo nelle menti di chi doveva gestire un evento di quella portata. Alle 19,32 è tutto finito. C'è un silenzio irreale, mentre i morti e i feriti vengono caricati sulle transenne per essere portati fuori dallo stadio. Alla fine si conteranno 39 morti e circa 400 feriti, di cui almeno la metà in condizioni critiche. Tra chi non c'è più anche un bambino di 10 anni. Una tragedia insensata, incomprensibile, spiegabile solo con la furia ceca di gente senza una coscienza e una disorganizzazione delinquenziale. Gli ultrà della Juventus, dall'altra parte, hanno visto tutto e vogliono farsi giustizia. In molti entrano in campo e i giocatori bianconeri escono dagli spogliatoi, che tra l'altro si stanno riempiendo di feriti, per calmare gli animi dei tifosi che vogliono vendicarsi.

Nel frattempo si sta decidendo cosa fare. La dirigenza della Juve non vuole che si giochi. La Uefa e le autorità belghe chiedono che si scenda in campo per evitare che le cose peggiorino e per dare tempo di fare sfollare gli hooligans. Il Presidente del Consiglio italiano di allora, Bettino Craxi, telefona per dire che non si deve giocare. Un ministro del suo Governo, De Michelis, presente all'Heysel, gli spiega la situazione e lo convince. Alla fine Liverpool e Juventus si presentano sul terreno di gioco un'ora e mezzo dopo l'orario previsto per la finale. L'atmosfera è surreale. Non si sa nemmeno se la partita sia vera o solo un'esibizione per evitare di rendere la tragedia ancora più insostenibile. Di certo i giocatori si impegnano fino in fondo. La Juve vince con un rigore calciato da Platini e procurato da Boniek, che però subisce il fallo chiaramente fuori area. Dopo il fischio finale ai calciatori bianconeri viene chiesto di mostrare la Coppa sotto la curva dei propri tifosi, un gesto di cui Marco Tardelli, ogni volta che ne parlerà, dirà di vergognarsi. Poi resta solo un lutto inaccettabile per mogli, madri, padri, fratelli, sorelle, nipoti e amici che per una partita di calcio hanno visto morire i propri cari. Di giustizia ne hanno invece vista poca. Ventisei hooligans mandati a processo, alcuni assolti per insufficienza di prove e alcuni condannati per qualche anno, anche se hanno poi scontato solo pochi mesi. Pene ben al di sotto delle loro responsabilità anche per i dirigenti Uefa, politici belgi e funzionari delle forze dell'ordine. Quattro anni dopo i tifosi del Liverpool vivranno una situazione molto simile nella semifinale di FA Cup di Sheffield: la famosa strage di Hillsborough con 96 supporter dei Reds che perdono la vita, finendo schiacciati e soffocati dalla calca in un modo analogo a quanto accaduto all'Heysel. Da queste due tragedie l'organizzazione degli eventi calcistici ha cominciato finalmente a evolversi. Ma niente ridarà la vita a chi voleva solo assistere a una partita. Fonte: Sportmediaset.mediaset.it © 27 maggio 2025

 

Heysel 1985, 40 anni fa la tragedia dei tifosi della Juventus: le foto

Quel giorno era in programma la finale di Coppa dei campioni fra i bianconeri e il Liverpool.

Il 29 maggio del 1985 allo stadio Heysel di Bruxelles avviene una delle tragedie più grandi che hanno colpito il mondo del calcio. Quel giorno era in programma la finale di Coppa dei campioni tra Juventus e Liverpool. Heysel 1985, cosa è successo allo stadio belga - Bruxelles, 29 maggio 1985. Juventus e Liverpool, finale di Coppa dei Campioni. Doveva essere una celebrazione dello sport ma, poco prima del fischio d’inizio, si trasformò in una strage senza ritorno Nel settore Z dello stadio Heysel, molti tifosi juventini che si erano organizzati autonomamente, vennero posizionati insieme a parte della tifoseria neutrale, separati dagli hooligan con barriere strutturalmente inadeguate a contenere la forza dei tifosi inglesi più violenti. Circa un’ora prima dell’inizio della partita, gli ultrà inglesi, alterati dall’alcol, stipati in due settori dello stadio, iniziano a spingere verso il settore Z. L’invasione, la calca, il panico, un muro che cede. I tifosi juventini tentano la fuga ma si trovarono intrappolati senza vie d’uscita. Un muro crolla travolgendo diversi sostenitori. La tragedia dell’Heysel, 39 i morti - Il bilancio è tragico: 39 morti, di cui 32 italiani, 4 belgi, 2 francesi e 1 irlandese. Oltre 600 i feriti. Il tutto sotto gli occhi attoniti di chi è allo stadio o davanti alla tv in attesa della partita. Il match si gioca lo stesso dopo quasi un’ora e mezzo di rinvio. Vince la Juventus con un rigore di Platini. Molte le polemiche sulla opportunità di giocare la partita e sui festeggiamenti dei bianconeri dopo la vittoria. Heysel, il ricordo della finale maledetta - Il Museo del Calcio di Coverciano ha previsto varie iniziative per commemorare il quarantesimo anniversario di quel drammatico 29 maggio 1985. Per tutto il mese di maggio, nella sala cinema all’interno del museo sarà proiettato un video prodotto dall’Associazione fra i familiari delle vittime dell’Heysel.

Heysel 1985, il ricordo di Prandelli e Boniek - "Noi siamo arrivati allo stadio, ci siamo preparati, e durante una sorta di preriscaldamento, il presidente è arrivato nel nostro spogliatoio dicendo ‘la partita non verrà giocata perché c’è un morto’. Boniperti ha insistito, ha detto ‘la mia squadra coi morti non gioca’. Aspettavamo soltanto più la conferma del delegato Uefa". Inizia così il racconto di Cesare Prandelli a LaPresse, che ricorda la tragedia dell’Heysel. "Avevamo capito che stava succedendo qualcosa perché abbiamo aperto una porta che dava sul campo e c’erano molti tifosi, li abbiamo fatti uscire – prosegue l’ex centrocampista della Juventus – Erano in preda al panico e non riuscivamo a capire perché. Dicevano ‘ci hanno attaccato, è caduta una rete, ci sono dei feriti, vogliamo scappare’. E ne abbiamo fatti scappare tramite lo spogliatoio tantissimi. Erano terrorizzati". E conclude: "Purtroppo noi aspettiamo le tragedie per cambiare e ovviamente il mondo della sicurezza degli stadi è cambiato. Assolutamente, non c’è paragone: c’è il prima e dopo l’Heysel". Boniek: "Oggi con i social quella partita non si sarebbe giocata" - "All’epoca vivevamo in un altro mondo, senza internet, senza social media, perché altrimenti quella partita non si sarebbe mai giocata, perché di fronte a tutto quello che è successo era assurdo giocarla". Lo racconta a LaPresse l’ex-attaccante della Juventus, Zbignew Boniek, ricordando la tragedia dell’Heysel avvenuta 40 anni fa a Bruxelles il 29 maggio 1985. "Hanno deciso di giocarla per calmare la gente, per portare i soldati, per garantire la sicurezza a tutti e ci hanno costretti a giocare", ha aggiunto. "Che fosse successo qualcosa di molto grave l’abbiamo capito perché lo spogliatoio era uno dei posti dove si portavano via i feriti, c’era molta confusione". E conclude: "Sono morti perché è crollata la struttura, perché la gente indietreggiava perché era impaurita, secondo me ci sono delle responsabilità gravissime". Fonte: Lapresse.it © 27 maggio 2025

 

HEYSEL 40 RITORNO AL FUTURO

di Andrea Lorentini

Comunicato Ufficiale dell’Associazione fra i Familiari delle Vittime dell’Heysel.

Per noi familiari delle vittime dell’Heysel questo è un giorno di dolore che ogni anno nella ricorrenza della strage di Bruxelles si rinnova. Da 40 anni la strage dell’Heysel viene spesso ricordata come una tragedia juventina, come se fosse un fatto di campo, di tifoseria, quando invece è una storia di persone, di donne e di uomini, ragazze e ragazzi che hanno perso la vita per una partita di pallone. E’ la storia di famiglie che da quella sera hanno dovuto sopportare il peso di una croce. Questi 40 anni sono stati un tempo faticoso, di sofferenza, spesso, troppo spesso di solitudine. Un tempo nel quale, contestualmente, abbiamo cercato di tenere viva la memoria, ma anche difenderla da coloro che ancora oggi continuano ad offenderla e dileggiarla. Lo ha fatto prima di tutti, mio nonno, Otello Lorentini, fondatore dell’Associazione fra i familiari delle vittime dell’Heysel che con coraggio e tenacia ha lottato per ottenere giustizia per le vittime, riuscendoci in una sentenza che ha fatto giurisprudenza. E successivamente attraverso l’impegno civico contro la violenza nello sport. Un percorso che nel 2015, dopo la sua morte, abbiamo ripreso con forza ricostituendo l’Associazione fra i familiari e promuovendo progetti e iniziative di educazione civico-sportiva, in particolare, rivolte alle nuove generazioni perché dalla memoria di un evento luttuoso i giovani possano prendere coscienza che il calcio e lo sport sono altro da quello che è accaduto all’Heysel. In questo 40esimo anniversario, come per ogni ricorrenza tonda, i riflettori si sono accesi su questa storia per poi spegnersi fino al prossimo anniversario significativo. Non per l’Associazione che proseguirà nel suo impegno costante, nell’oblio dei più, ma con la forza di chi sa di essere dalla parte giusta: quella della memoria e della verità. Fonte: Associazionefamiliarivittimeheysel.it © 28 maggio 2025

 

Heysel, l’Italia unita per non dimenticare

di Francesco Caremani

Domani il 40° anniversario della tragedia di Juve-Liverpool, finale di Coppa dei Campioni: tutte le iniziative in programma. Il 40° anniversario della strage dell’Heysel si avvicina e quest’anno più di altri l’attenzione alla memoria è massima, anche se per i familiari delle vittime è sempre stato tutti i giorni e tutti gli anni. Tra podcast, la esaustiva serie televisiva di Jean-Philippe Leclaire che andrà in onda su Sky e un docufilm prodotto dalla Rai la parte mediatica è più che mai coperta e, nel contempo, sono tante le iniziative che vedono coinvolte le famiglie delle vittime, alcune delle quali fanno capo all’Associazione fra i Familiari delle Vittime dell’Heysel, presieduta da Andrea Lorentini, nipote di Otello e orfano di Roberto, il medico aretino medaglia d’argento al valore civile per essere morto tentando di salvare un connazionale.

Le iniziative - Ad Arezzo, che piange anche la studentessa diciassettenne Giuseppina Conti, s’inizierà questa mattina al Liceo Scientifico-Linguistico Statale "F. Redi", che negli anni ha intitolato l’aula di biomedicina a Roberto Lorentini, suo ex studente, con l’incontro "Heysel 40 anni dopo. Memoria, sport e responsabilità", promosso dalla locale sezione Aia e curato da Zenzero Off. Domani, invece, la giornata "1985–2025. Arezzo nel ricordo dell’Heysel. La memoria oltre il tempo" organizzata sempre dall’Aia in collaborazione con Figc, Coni, Unvs, Panathlon e Associazione Familiari Vittime dell’Heysel che consta tre momenti: alle 17, al campo sportivo "Giusy Conti" di Rigutino, sarà deposto un mazzo di fiori in sua memoria; alle 17.30, lo stadio "Roberto Lorentini" ospiterà l’inaugurazione di un bassorilievo dedicato al medico aretino, simbolo di altruismo e coraggio; alle 18, nell’auditorium "Giancarlo Felici" dell’Aia di via Gramsci, una tavola rotonda dal titolo "L’Heysel 40 anni dopo", in cui istituzioni e rappresentanti sportivi dialogheranno con i ragazzi delle squadre giovanili del territorio.

Heysel, 40 anni dopo - Sempre domani, a Monte San Savino (Arezzo), si terrà una serata di riflessione e memoria presso il Teatro Verdi: "Heysel 1985 - 2025. 40 anni. Oltre il ricordo, la conoscenza e la consapevolezza", con la partecipazione, tra gli altri, di Andrea Lorentini. Domani, 29 maggio, allo Scalo Eventi Torino, la Juventus presenterà ufficialmente "Verso Altrove", un’opera d’arte dedicata alla memoria della tragedia dell’Heysel. La cerimonia vedrà la partecipazione di Fabrizio Landini, membro dell’Associazione Familiari Vittime, nipote di Giovacchino Landini di Torino ma originario di Capannori (Lucca), una delle due vittime piemontesi, insieme con Domenico Russo (Moncalieri); ci saranno anche rappresentanti del Liverpool. Per tutto il mese di maggio, il Museo del Calcio di Coverciano ospita la proiezione di un video realizzato dall’Associazione fra i Familiari delle Vittime dell’Heysel, con fotografie di Salvatore Giglio e montaggio di Domenico Laudadio. Venerdì 30, dalle 11 alle 13, nella sala conferenze "Mario Valitutti" dello stesso, si terrà l’incontro "Heysel 40 anni dopo. Il valore della memoria", con la partecipazione di Matteo Marani, presidente della Fondazione Museo del Calcio, Andrea Lorentini, presidente dall’Associazione Familiari delle Vittime, e Paolo Garimberti, presidente dello Juventus Museum.

Per non dimenticare - Infine, il 7 giugno a Bassano del Grappa ci sarà l’evento a numero chiuso - è necessaria la prenotazione - "Per non dimenticare Heysel" con la mostra fotografica di Salvatore Giglio e la presenza di Stefano Tacconi, che su quella sera ha sempre raccontato la verità, per ricordare le due vittime bassanesi Mario Ronchi e Amedeo Giuseppe Spolaore insieme con gli altri 37 angeli. Perché la memoria non è l’adorazione della cenere, ma la custodia del fuoco.

Sei ore da non perdere per ricordare - Ricordare. Per mille ragioni, una più nobile dell’altra. Perché se è vero che la vita è oggi, ieri e domani sono le parentesi dentro cui poter disegnare e colorare il presente. Lo scrittore francese dell’800, Guy de Maupassant, diceva "La nostra memoria è un mondo più perfetto di quanto lo sia l’universo: restituisce la vita a coloro che non esistono più". Eccola, forse, la ragione principale per cui ricordare fa bene non solo al cervello ma anche all’anima. Ragione e cuore. Queste le riflessioni che aiutano a comprendere perché scegliere di guardare su Sky Sport, a partire da questa mezzanotte, la docuserie inedita per l’Italia "Heysel. La tragedia", basata sull’opera di Jean Philippe Leclaire, vicedirettore de L’Equipe, realizzata con il documentarista Eddy Pizzardini per la regia di Jan Verheyen. Per celebrare i 40 anni della tragedia in cui morirono 39 persone allo stadio di Bruxelles (32 italiani) prima della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool, Sky Sport ha scelto di trasmettere questa "opera omnia" che si sviluppa in sei puntate di poco meno di un’ora l’una: dal racconto di cronaca, alle testimonianze dei sopravvissuti, dei familiari delle vittime, i tifosi inglesi, gli avvocati i magistrati e alcuni giocatori: per i Reds Lawrenson e Lee, per i bianconeri Tacconi, Brio e Briaschi.

Ricordare per non dimenticare - Nel primo episodio si descrive il fenomeno hooligans, l’arrivo a Bruxelles dei tifosi inglesi e italiani, le prime avvisaglie di negligenza degli organizzatori e la condizione fatiscente dello stadio, col settore Z che passa da zona neutrale a settore riservato quasi esclusivamente ai tifosi della Juve fino al crollo del muro. Nella seconda puntata protagonista è la tragedia, la confusione totale che avvolge le forze dell’ordine e le istituzioni e la criminale superficialità. Quindi la reazione dei giocatori, dei vertici UEFA, dei funzionari della Federazione belga e dei politici. Il terzo episodio parte dal fischio d’inizio della partita e racconta il clima surreale in cui la sfida si svolge, con i giocatori in campo mentre fuori si compie la conta dei morti. Spazio quindi all’analisi per capire cosa non ha funzionato, il rientro a casa dei tifosi inglesi con i primi arresti tra gli hooligans. La quarta puntata è incentrata sull’analisi delle responsabilità: le autorità belga che scaricano la colpa sui tifosi inglesi, e i tifosi inglesi che danno la colpa alle autorità. Le prime fasi del processo e la nascita dell’associazione in memoria delle vittime voluta da Otello Lorentini, che poi si costituisce parte civile. L’episodio si chiude con la prima udienza del processo. La penultima puntata è dedicata al processo contro gli hooligans e i vertici dell’Uefa e della Federazione belga. Nel sesto e ultimo episodio si elabora il concetto di perdono e di espiazione e descrive le iniziative avviate per ricordare le vittime. Approfondisce l’impegno di Otello Lorentin e di suo nipote Andrea, racconta l’incontro tra Terry Wilson, il tifoso del Liverpool condannato, la famiglia Lorentin, e la storia del tifoso-eroe John Welsh, che salvò dalla calca sette tifosi della Juve. Il racconto si sofferma anche su come la violenza nel calcio non sia stata debellata ma di come la tragedia dell’Heysel abbia comunque contribuito a migliorare la situazione negli stadi. Sei ore di docuserie per ricordare: serve ! Fonte: Tuttosport.com © 28 maggio 2025

 

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