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ALBERTO GUARINI ♥
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Alberto Guarini ❤ (Stampa e Web)
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 ITALIA   21-06-1964   Mesagne (BR)   Anni 20

Alberto Guarini: 35 anni dopo

di Giuseppe Messe

29 maggio 1985: nello stadio Heysel che passerà alla storia per aver dato il nome ad una tragedia che contò 39 morti e 600 feriti, perdeva la vita l’indimenticabile concittadino Alberto Guarini (nella foto), studente di 21 anni con la passione per la Juventus, a Bruxelles col padre per inseguire il sogno della sua squadra del cuore. Oggi, 35 anni dopo, ricordiamo quella violenza cieca della quale Alberto rimase vittima innocente e che nulla c’entrava con lo sport: perché la memoria sia da monito e tanto assurdo orrore non si ripeta. Fonte: Mesagnesera.it © 30 maggio 2020 (Testo © Fotografia)

Strage dell’Heysel, quando Alberto

morì per la sua squadra a soli 21 anni

di Agnese Poci

MESAGNE - Sono passati 30 anni dal 29 maggio del 1985, giorno in cui lo sport più amato del mondo si macchiò di sangue. Una delle 39 vittime degli incidenti di quel giorno era il mesagnese Alberto Guarini. Nello stadio Heysel di Bruxelles, che ospita la finale di Champions League tra Juventus e Liverpool, esplode la follia: gli hooligans inglesi, appena un’ora prima del fischio d’inizio della partita clou di una stagione, rompono la debolissima rete che divide le due tifoserie. È l’inizio della fine: gli spettatori del settore Z vengono travolti dalla furia della tifoseria inglese, il settore più tranquillo: in quei posti, siedono solo famiglie italiane che hanno deciso di regalarsi un momento di sport come pochi. Tra i tifosi, con il cuore ricco di gioia per l’ennesima finale juventina, c’è anche un mesagnese, Alberto Guarini, 21enne. Il giovane era allo stadio con il padre, Bruno, e un gruppo di tifosi come lui dello Juventus Club di Mesagne per vedere, ancora una volta, la sua squadra del cuor giocare la finale di coppa. Pochissimi anni prima era stato ad Atene, poi nel 1985 la Juve si riqualifica per la finale contro il Liverpool a Bruxelles. Un’altra occasione per vivere la propria passione ai massimi livelli. Una giornata di grande sport assume improvvisamente le sembianze di una mattanza. 39 morti, di cui 32 italiani, 600 feriti. La voglia di vivere di Alberto viene trascinata dalla folla e, da quel momento, entra suo malgrado nella più triste pagina della storia del calcio moderno. La sua vita si spegne e con essa la sua carriera da odontotecnico, per cui studiava all’università. Si spengono le luci sulle sue passioni, il calcio e il tennis. Si spengono il bagliore dei suoi occhi e il sorriso. Un vuoto incolmabile, accentuato dalla mancata giustizia per quella strage. Uno stadio ben lontano dall’essere all’altezza di una competizione di così alto livello, norme di sicurezza ridotte ai minimi termini, pochissimi agenti di polizia a dividere le tifoserie avverse. Le famiglie delle vittime italiane non demordono. Per anni hanno chiesto chiarezza e giustizia per i loro figli, fratelli, amici persi per una partita di calcio. C’erano altri mesagnesi insieme a loro: sopravvissuti perché decidono di prendere posto nella zona alta della gradinata. Una scelta che salva loro la vita, ma che segnerà comunque le loro esistenze per le scene che hanno dovuto vivere. Il sorriso e gli occhi di Alberto continuano a vivere nel cuore di chi l’ha conosciuto e, con le sembianze di un angelo, nell’affresco della chiesa del Cimitero. Nel 2010, Walter Veltroni presenta in estate il suo libro "Quando cade l’acrobata, entrano i clown", dedicato a quella pagina nera dello sport. A lui è intitolato il campo sportivo de "La Tagliata": una struttura che a soli pochi giorni dalla sua inaugurazione ha visto cadere un muro a colpi di vento e avere diversi problemi di ordine strutturale. Per la cronaca, quella sportiva, la Juventus vinse quella partita di misura, iniziata con un’ora e mezza di ritardo e con la squadra che ha sempre dichiarato di essere rimasta all’oscuro dell’ecatombe avvenuta prima della partita. La prima vera, grande e triste dimostrazione, quella dell’Heysel, che il calcio è un circo, in cui gli interessi valgono più di qualsiasi altra cosa, anche di 39 vite. Fonte: Brindisioggi.it © 29 maggio 2015 (Testo © Fotografie)

Andrea Agnelli scrive a Fernando Orsini

di Giuseppe Messe

Non si sono ancora spente le luci sulla serata che ha visto a Mesagne l’on. Walter Veltroni che ha letto il monologo "Quando cade l’acrobata, entrano i clown. Heysel, l’ultima partita". Il presidente della Juventus spa, Andrea Agnelli, per l’occasione, ha inviato al presidente del consiglio comunale di Mesagne, Fernando Orsini, una lettera per scusarsi di non poter partecipare alla iniziativa per ricordare Alberto Guarini, il giovane 21enne mesagnese che il 29 maggio 1985 perse la vita allo stadio "Heysel" di Bruxelles, prima della finale di Coppa dei Campioni di calcio Juventus-Liverpool. Questa la lettera: "La memoria di fatti tragici, come quelli avvenuti allo stadio Heysel venticinque anni fa, al vostro concittadino, Alberto Guarini, non si deve spegnere e deve anzi diventare un monito per l’attività di quanti come il sottoscritto hanno il compito di progettare l’attività delle società calcistiche in futuro. Non mi è possibile essere con voi tutti in occasione della manifestazione, tuttavia la prego di essere mio tramite nel comunicare all’on. Veltroni il mio ringraziamento per il dibattito, che anche il suo recente sforzo letterario sta alimentando. Soprattutto le chiedo di trasmettere un abbraccio ai signori Guarini, Lucia e Bruno, perché sappiano che la Juventus ed io personalmente siamo vicini in questi momenti di duro, ma necessario alla comunità, ricordo. Cordiali saluti, Andrea Agnelli, presidente Juventus". Fonte: Mesagnesera.it © 24 maggio 2010 Fotografia: Tuttosport.com ©


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