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ARTICOLI 29-31 MAGGIO 2019
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ARTICOLI STAMPA e WEB 29-31 MAGGIO 2019
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29-31 MAGGIO 2019
ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2019

Ora l'Heysel deve unire e non dividere

"Il ricordo di 39 angeli resta vivo"

Juve, 34 anni fa la tragedia dell'Heysel

Heysel, 34 anni fa la tragedia. Il ricordo della Juve: "Una follia senza spiegazioni".

HEYSEL, Anche il Liverpool ha ricordato le vittime

LFC marks 34th anniversary of Heysel Stadium disaster

A Liverpool si commemora la strage dell'Heysel

Toro ricorda le vittime dell’Heysel: "La memoria è tesoro e custode di tutto"

+ 39… Rispetto. Sempre.

Heysel, il ricordo di Trapattoni e della Juventus

Juventus e Trapattoni uniti nel ricordo dell'Heysel

Tragedia dell’Heysel, Marchisio ricorda le vittime

Aspettando Tottenham-Liverpool, coi martiri dell'Heysel nel cuore

Heysel: Appendino "ferita mai dimenticata" 

Juventus, il ricordo a 34 anni dalla tragedia dell’Heysel

PJANIC: "Il dovere di ricordare, per onorare chi non c’è più ed evitare che simili follie si ripetano"

Anniversario Heysel, il ricordo di Iuliana Bodnari: "Da quel giorno nefasto nulla fu più come prima"

La Juventus ricorda la tragedia dell'Heysel

Lorentini... "Vogliamo sviluppare una serie di progetti di educazione civico-sportiva"

Laudadio... "Bel gesto da parte dei tifosi del Torino"

Vignola a RBN: "Con la testa di oggi all'Heysel non avremmo giocato"

Mariella Scirea a RBN: "L'Heysel ? Nessuno si è reso conto di quello che stava succedendo"

La Mole Antonelliana si illumina per ricordare le 39 vittime dell’Heysel

Heysel sempre nel cuore

I taxisti torinesi ricordano l'Heysel con "Graffi. Una ferita mai rimarginata"

I taxisti granata ricordano le vittime della strage dell'Heysel

Trapattoni: "Heysel, non si può tornare indietro. Essenziale ricordare"

Strage dell’Heysel, oggi ricorre il 34° anniversario

La strage dell'Heysel: è stato un massacro in diretta

Cabrini a TMW Radio: "Heysel, fu una tragedia"

Heysel, le iniziative per non dimenticare

L’Heysel, la Storia, la Memoria

34 anni fa la strage dell’Heysel. 39 tifosi della Juventus morirono schiacciati

29 Maggio 1985: quella strage senza spiegazioni dello Stadio Heysel. Il dolore e la vergogna

Heysel, 34 anni fa la strage: tra i 39 juventini morti anche Franco, 25enne di Calcio

Heysel 29 maggio 1985, ricordiamo il reatino Gianni Mastroiaco a 34 anni dalla scomparsa

Heysel 34 anni fa la tragedia: la Juve e i suoi tifosi ricordano

Reggio commemora Claudio morto 34 anni fa all'Heysel

I taxisti granata per l'Heysel

ARTICOLI STAMPA e WEB 30 MAGGIO 2019

Grugliasco, commemorazione vittime dell’Heysel: "Nessuno muore veramente se..."

Cherasco ricorda le vittime della strage dell’Heysel

Ventinove maggio a Cherasco, per commemorare i caduti dell’Heysel

La memoria di un sopravvissuto all’Heysel: "Non si può morire in uno stadio"

34 anni dopo, ricordata la tragedia dell’Heysel in Comune a Torino...

Heysel, tutte le iniziative di commemorazione a Torino

L'Heysel come Superga unisce nel ricordo juventini e granata

ARTICOLI STAMPA e WEB 31 MAGGIO 2019

Parla un testimone dell’Heysel: "In quell’inferno la polizia poi si accanì contro i tifosi..."

JUVE/LA RICORRENZA

Ora l'Heysel deve unire e non dividere

di Guido Vaciago

A 34 anni dalla tragedia in cui morirono 39 persone sono tante le iniziative per non dimenticare: affinché le vittime non siano solo tifosi della Juve ma appartengano a tutti quelli che amano il calcio.

MEMORIA E RISPETTO. Il 29 maggio è sempre una buona occasione per fare il tagliando alla memoria, una piccola ma necessaria manutenzione della coscienza nella data della tragedia dell’Heysel. Sono passati 34 anni dal quel mercoledì nero del 1985, quando a Bruxelles morirono 39 persone nello stadio che ospitava la finale di Coppa dei Campioni fra Juventus e Liverpool; dimenticarle o trascurarne il ricordo non è meno grave della criminale demenza di chi ancora le insulta negli stadi. Ma forse si può fare di più, andare oltre nel pensare quella notte, metabolizzando ogni volta il dolore; si può iniziare a parlare delle vittime senza indicarle come tifosi della Juventus, ma semplicemente come tifosi o appassionati di calcio, per comprendere fino in fondo che l’Heysel è una tragedia di tutti quelli che amano questo sport, che l’Heysel è un buco nero che ha inghiottito una parte dell’innocenza di un popolo più ampio e globale. Sarebbe un altro passo avanti, uno dei molti che per fortuna sono stati fatti da allora perché se l’Heysel diventasse finalmente di tutti e non solo dei tifosi juventini, non solo si combatterebbe meglio l’aberrazione di chi sfrutta quelle morti per insultare, ma si capirebbe che anche nella tragedia il calcio e lo sport sono fatti per unire e non per dividere, per solidarizzare e non per ghettizzare. Questa sera alle ore 21 nella Sala delle Colonne del Comune di Torino, ve ne sarà un’eccellente occasione grazie all’Associazione "Quelli di via Filadelfia" di Beppe Franzo che, con il patrocinio del Comune, organizza una serata con il giornalista Emilio Targia, autore del libro "Quella notte all’Heysel" (tutto potrà essere seguito in streaming sul sito di Radio Radicale ed è solo una delle tante iniziative che sono state indette in tutta Italia già dai giorni scorsi e che si svolgeranno anche nei prossimi, come il Torneo di calcio per i bambini dello Juventus Club Meda). Questa sera Targia terrà un monologo tratto dal suo libro e ne seguirà un dibattito con i presenti in sala. E una piccola scheggia di memoria impreziosirà la serata, perché verrà proiettato un momento di una presentazione del libro nel 2015. Ospite, in quell’occasione, era Felice Pulici, l’ex portiere della Lazio e dell’Ascoli, che nulla c’entrava con la tragedia del 1985 se non per il fatto di essere uno sportivo sensibile, un uomo intelligente e una persona degna. Pulici non conosce i dettagli della tragedia, li ha appresi dal libro, che lo ha commosso. Quel giorno vuole leggere uno dei passaggi più devastanti, quello in cui nell’inferno della Curva Z, muoiono il piccolo Andrea Casula e il padre Giovanni, partiti da Cagliari per assistere insieme alla partita, una gita da sogno fra padre e figlio. Pulici legge con trasporto, si commuove più volte, piange, ma riesce a finire. Non sa che quella ragazza tra il pubblico, anche lei visibilmente commossa, è la sorella di Andrea. Oggi quelle immagini commuovono ancora di più al pensiero che lo scorso dicembre è mancato anche Pulici. Ma quel momento rimane e verrà rivissuto questa sera, proiettato insieme ad altre immagini girate proprio da Targia quel tragico 29 maggio con la sua telecamera Super8. E quel momento sarà importante per chi vorrà capire l’universalità della tragedia dell’Heysel che, a 34 anni di distanza, deve diventare un ricordo comune per il mondo del calcio. Come ha già iniziato a fare domenica scorsa, quando è comparso un fiore meraviglioso allo stadio Grande Torino sotto forma di bandiera granata con la scritta "+39 rispetto". L’iniziativa è stata voluta dal Museo del Grande Torino e della memoria granata, cui va un plauso, e sembra il proseguimento di un bel dialogo iniziato con lo striscione per i caduti di Superga apparso, in occasione del derby, all’Allianz Stadium. Se non vogliamo altri Heysel e se vogliamo un futuro più sano e salutare per il nostro calcio questa è l’unica strada possibile: memoria e rispetto. Sempre.

29 maggio 2019

Fonte: Tuttosport

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2019  

Il sopravvissuto

"Il ricordo di 39 angeli resta vivo"

Significativo nel giorno dell'anniversario anche il pensiero dl Nereo Ferlat, uno dei sopravvissuti della Curva Z e oggi autore di libri, uno dei più bravi e attenti manutentori della memoria, che spiega: "Aggiungiamo un altro anno alla memoria di quella triste sera del 29 maggio 1985 dove allo Stadio Heysel di Bruxelles morirono 39 inermi tifosi. Noi testimoni di quella mattanza dobbiamo sempre tenere accesa la fiamma della memoria in modo che sia sempre vivo il ricordo dei nostri 39 angeli. Quest’ anno sono rimasto piacevolmente sorpreso dall'iniziativa di Domenico Beccaria che ha esposto uno striscione con su scritto +39 rispetto allo Stadio Grande Torino. Esempio di tifo etico e non becero dove la morte non ha colore ma unisce tutti in un unico abbraccio. Domani poi, a Cherasco, a Grugliasco, al Comune dl Torino, ed in altri luoghi cl saranno diverse cerimonie per ricordare le vittime dell’Heysel. Il 2 giugno ci sarà la commemorazione al Monumento delle vittime a Reggio Emilia. Breve, toccante e coinvolgente. Con interventi di testimoni e con la partecipazione di parenti. Verrà di nuovo lanciato il proclama: il seme è stato lanciato e pian piano tenendo sempre viva la memoria ed educando le nuove generazioni la piantina potrà crescere sana".

29 maggio 2019

Fonte: Tuttosport

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2019  

Juve, 34 anni fa la tragedia dell'Heysel

Sul sito bianconero l'omaggio ai 39 morti di Bruxelles.

Un "pensiero indelebile", anche a 34 anni di distanza. La Juventus ricorda sul proprio sito internet "una delle più orribili tragedie che abbiano mai colpito il mondo dello sport" e si stringe attorno alle famiglie dei 39 morti dell'Heysel, "vittime innocenti di una follia senza spiegazioni". "In quel maledetto 29 maggio 1985 - scrive il club bianconero - l'attesa di un momento assoluto di festa sportiva, come la finale di Coppa dei Campioni tra i bianconeri e il Liverpool allo stadio Heysel di Bruxelles, si trasformò in un incubo che ha segnato per sempre la nostra storia e quella di 39 famiglie.  A loro, in questo giorno di memoria, va il nostro più grande abbraccio. Perché da quel maledetto 29 maggio 1985 il ricordo delle 39 vittime dell'Heysel non ha mai smesso di vivere nei nostri cuori". Anche il Liverpool ricorda la tragedia dell'Heysel. Il club inglese ha depositato dei fiori presso la lapide che ricorda le vittime, posta fuori dalla curva Sir Kenny Dalglish dell'Anfield, stadio del Liverpool. "Oggi è un giorno importante, ricordiamo la tragedia dell'Heysel, mai dimenticata" - spiega Susan Black, responsabile comunicazione dei Reds, sul sito del Liverpool. "Sarà per sempre nella mente di tutti quelli che tifano Liverpool e ricorderemo sempre coloro che hanno perso la loro vita".

29 maggio 2019

Fonte: Ansa.it

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2019  


L'anniversario

Heysel, 34 anni fa la tragedia. Il ricordo della Juve: "Una follia senza spiegazioni".

Il 29 maggio 1985 prima della finale di Coppa dei Campioni Juventus-Liverpool morirono 39 persone nello stadio di Bruxelles. Trapattoni: "Essenziale ricordare". Tweet anche del Liverpool e del Torino.

Trentaquattro anni fa, proprio oggi, il calcio europeo piangeva la scomparsa di trentanove persone allo stadio Heysel di Bruxelles. Accadde in una serata indimenticabile e terribile, prima della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool. Quello che, dopo 34 anni, è ancora un "pensiero indelebile". La Juventus ricorda sul proprio sito "una delle più orribili tragedie che abbiano mai colpito il mondo dello sport" e "si stringe nella memoria attorno alle famiglie dei 39 morti dell’Heysel, vittime innocenti di una follia senza spiegazioni". "In quel maledetto 29 maggio 1985 - scrive il club bianconero - l’attesa di un momento assoluto di festa sportiva, come la finale di Coppa dei Campioni tra i bianconeri e il Liverpool allo stadio Heysel di Bruxelles, si trasformò in un incubo che ha segnato per sempre la nostra storia e quella di 39 famiglie. A loro, in questo giorno di memoria, va il nostro più grande abbraccio. Perché da quel maledetto 29 maggio 1985 il ricordo delle 39 vittime dell’Heysel non ha mai smesso di vivere nei nostri cuori". IL TRAP - Sulla panchina di quella Juventus sedeva Giovanni Trapattoni che, attraverso il suo profilo twitter, ha condiviso una foto con i nomi di tutte le 39 vittime. Commentando: "Non si può tornare indietro. Per questo è essenziale ricordare". Quella sera, nello stadio Heysel di Bruxelles, i tifosi del Liverpool cominciano, a un’ora dall’inizio della partita, a spingersi verso il settore Z, pieno di tifosi italiani, sfondando le reti divisorie. Gli spettatori, juventini e non, furono costretti ad ammassarsi contro il muro opposto del settore della curva occupato dagli Inglesi. Muro che, a seguito del troppo peso, crollò di schianto, schiacciando numerose persone. Una tragedia costata la vita a 39 persone, 32 delle quali italiane. Oltre 600 i feriti. LIVERPOOL e TORINO - Questa mattina anche il Torino si è unito alla commemorazione. In un tweet il club granata ha scritto "la memoria è tesoro e custode di tutto", pubblicando la foto della lapide che ricorda le vittime dell’Heysel con gli hashtag "Heysel" "respect". Commosso ricordo anche da parte del Liverpool: il club inglese ha depositato dei fiori presso la lapide che ricorda le vittime, posta fuori dalla curva Sir Kenny Dalglish dell’Anfield, stadio del Liverpool. "Oggi è un giorno importante, ricordiamo la tragedia dell’Heysel, mai dimenticata - spiega Susan Black, responsabile comunicazione dei Reds, sul sito del Liverpool. Sarà per sempre nella mente di tutti quelli che tifano Liverpool e ricorderemo sempre coloro che hanno perso la loro vita".

29 maggio 2019

Fonte: Gazzetta.it

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2019  

HEYSEL, Anche il Liverpool ha ricordato le vittime

(ANSA) - TORINO, 29 MAG - Anche il Liverpool ricorda, a distanza di 34 anni, la tragedia dell'Heysel. Il club inglese ha depositato dei fiori presso la lapide che ricorda le vittime, posta fuori dalla curva Sir Kenny Dalglish dell'Anfield, stadio del Liverpool. "Oggi è un giorno importante, ricordiamo la tragedia dell'Heysel, mai dimenticata - spiega Susan Black, responsabile comunicazione dei Reds, sul sito del Liverpool. Sarà per sempre nella mente di tutti quelli che tifano Liverpool e ricorderemo sempre coloro che hanno perso la loro vita".

29 maggio 2019

Fonte: Firenzeviola.it

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2019  

LFC marks 34th anniversary of Heysel Stadium disaster

Liverpool FC remembers the 39 football fans who lost their lives at Heysel Stadium in Belgium on this day 34 years ago.

The disaster occurred before the European Cup final between Liverpool and Juventus on May 29, 1985, when events in Block Z of the stadium tragically led to the deaths of 39 people - mostly Juventus supporters - and left hundreds more injured. As a mark of respect to those who died, a floral tribute was placed beside the Heysel memorial plaque on the Sir Kenny Dalglish Stand at Anfield this morning on behalf of the club by director of communications Susan Black. "Today is an important day as we commemorate the 34th anniversary of the tragedy that unfolded at Heysel," said Black. "Heysel will be forever in the minds of everyone connected with Liverpool Football Club and we will always remember those who lost their lives. We use this moment to pay our respects to all those who were impacted by the events of that day". Flags across all club sites are being flown at half-mast throughout the day, and access to the Heysel memorial plaque has been made available to the public via the Anfield Road entrance to the Sir Kenny Dalglish Stand.

In Memoria e Amicizia, in Memory and Friendship Rocco Acerra, Bruno Balli, Alfons Bos, Giancarlo Bruschera, Andrea Casula, Giovanni Casula, Nino Cerullo, Willy Chielens, Giuseppina Conto, Dirk Daeneckx, Dionisio Fabbro, Jaques François, Eugenio Gagliano, Francesco Galli, Giancarlo Gonnelli, Alberto Guarini, Giovacchino Landini, Roberto Lorentini, Barbara Lusci, Franco Martelli, Loris Messore, Gianni Mastroiaco, Sergio Bastino Mazzino, Luciano Rocco Papaluca, Luigi Pidone, Benito Pistolato, Patrick Radcliffe, Domenico Ragazzi, Antonio Ragnanese, Claude Robert, Mario Ronchi, Domenico Russo, Tarcisio Salvi, Gianfranco Sarto, Amedeo Giuseppe Spolaore, Mario Spanu, Tarcisio Venturin, Jean Michel Walla, Claudio Zavaroni.

Rest In Peace - You'll Never Walk Alone.

29th May 2019

Fonte: Liverpoolfc.com

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2019  

A Liverpool si commemora la strage dell'Heysel

Il Liverpool non poteva fare altrimenti, e lo ha fatto, nel suo stile.

di Marco Barone

Si ricorda nel sito dei Reds quel disastro che si è verificato "prima della finale di Coppa dei Campioni tra Liverpool e Juventus il 29 maggio 1985, quando gli eventi nel Blocco Z dello stadio hanno tragicamente portato alla morte 39 persone - per lo più sostenitori della Juventus - e altre centinaia di feriti". Si giocava nel cuore dell'Europa, Bruxelles. Quell'Europa unita nella diversità, ma che quel giorno fu unita da una delle stragi più grandi nella storia del calcio. La partita venne giocata ugualmente, nonostante la tragedia appena consumata. Fu probabilmente la coppa più amara vinta nella storia della Juventus. Come segno di rispetto per coloro che sono morti, è stato posto dal Liverpool un tributo floreale accanto alla targa commemorativa dell'Heysel sullo stand Sir Kenny Dalglish ad Anfield in questo 29 maggio per commemorare il 34° anniversario della tragedia che si è svolta a Heysel". Le bandiere di tutti i siti dei club sono state poste a mezz'asta per tutto il giorno e l'accesso alla placca commemorativa di Heysel è stato reso disponibile al pubblico attraverso l'ingresso di Anfield Road allo stand di Sir Kenny Dalglish.

In Memoria e Amicizia dei 39 morti ed oltre 600 feriti. Rocco Acerra, Bruno Balli, Alfons Bos, Giancarlo Bruschera, Andrea Casula, Giovanni Casula, Nino Cerullo, Willy Chielens, Giuseppina Conto, Dirk Daeneckx, Dionisio Fabbro, Jaques François, Eugenio Gagliano, Francesco Galli, Giancarlo Gonnelli, Alberto Guarini, Giovacchino Landini, Roberto Lorentini, Barbara Lusci, Franco Martelli, Loris Messore, Gianni Mastroiaco, Sergio Bastino Mazzino, Luciano Rocco Papaluca, Luigi Pidone, Benito Pistolato, Patrick Radcliffe, Domenico Ragazzi, Antonio Ragnanese, Claude Robert, Mario Ronchi, Domenico Russo, Tarcisio Salvi, Gianfranco Sarto, Amedeo Giuseppe Spolaore, Mario Spanu, Tarcisio Venturin, Jean Michel Walla, Claudio Zavaroni.

Riposa in pace - Non camminerai mai da solo.

29 maggio 2019

Fonte: Calciomercato.com

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2019  

Toro ricorda le vittime dell’Heysel: "La memoria è tesoro e custode di tutto"

Su Twitter l’omaggio del Torino per i 34 anni della strage dell’Heysel, nella quale morirono 39 tifosi prima di Juventus-Liverpool: il messaggio del club granata 29 maggio.

1985-2019. Trentaquattro anni fa la strage dell’Heysel, lo stadio di Bruxelles nel quale morirono 39 tifosi - italiani, per la maggior parte - a seguito dei tragici (e criminosi) fatti che precedettero la finale di Coppa Campioni tra Juventus e Liverpool. Anche il Torino, su Twitter, ha voluto testimoniare il proprio cordoglio nell’anniversario di quella serata di sangue: La memoria è tesoro e custode di tutto", il messaggio del club granata, accompagnato dalla foto della targa che ricorda, là dove sorgeva l’impianto, le vittime.

29 maggio 2019

Fonte: Toro.it

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2019  

+ 39… Rispetto. Sempre.

di Domenico Beccaria

Mi concentro così sulla tragedia che ha colpito il calcio in quella triste notte di Bruxelles. 

In questo week end del 25 e 26 maggio, ce ne sarebbe da scrivere, gli argomenti non mancano certamente. Due anni dell'inaugurazione del Filadelfia. L'addio al calcio di Emiliano Moretti. La vicinanza cronologica all’anniversario della tragedia dell’Heysel, 29 maggio 1985. Scientemente decido di tralasciare, almeno per un attimo, la questione Filadelfia. Le recenti elezioni regionali potrebbero aver cambiato qualcosa nella linea di condotta finora seguita dal governo regionale uscente, guidato da Sergio Chiamparino, rispetto al nuovo di Alberto Cirio e ai primi di giugno dovrebbe tenersi un CdA dopo mesi di silenzio. Altrettanto scientemente chiedo a quel gran signore di Emiliano Moretti, professionista serio e uomo vero, di portare pazienza e cavallerescamente cedere il passo a chi da ormai trentaquattro anni attende di essere lasciato in pace, con la sua memoria ed il suo dolore. Mi concentro così sulla tragedia che ha colpito il calcio in quella triste notte di Bruxelles. Ma soprattutto rivolgo la mia attenzione a quell'uso distorto, volgare, infamante ed infame che da più parti se ne è fatto, per offendere e deridere tutta la tifoseria bianconera, attraverso il dileggio verso trentanove esseri umani che hanno perso la vita, innocenti vittime della follia hooligan. Non sto a dilungarmi su quanto successo negli anni, tanto è di dominio comune ed è inutile, anzi dannoso, dare ulteriore spazio e visibilità a certa gentaglia, ricordando le loro insulse bravate. Personalmente, ritengo che le parole, se non sono seguite dai fatti, siano come le nuvole. Eteree e destinate ad essere spazzate via dal primo refolo di vento. Per dare loro peso, sostanza e durata, è necessario agire in conseguenza ad esse. Per questo, il tre maggio, abbiamo invitato il JMuseum a Superga, a presenziare alla posa della targa del Museo Fiorentina a memoria degli Immortali e della storica amicizia tra granata e viola, in compagnia del Museu Benfica e del Museo River. La loro presenza ci ha riempito di gioia ed ancora li ringraziamo. Per questo oggi, abbiamo deciso di creare ed esporre una bandiera con la scritta "SETTANTA ANGELI IN UN UNICO CIELO / +39 / RISPETTO, dove la O di rispetto è stata sostituita dal logo del Museo del Grande Torino. Per questo, queste bandiere sono state esposte a Villa Claretta, sede del Museo del Grande Torino nel week end del 25/26 maggio e lo saranno anche in quello del 1/2 giugno, che sono i due fine settimana a cavallo della ricorrenza. Per questo, soprattutto, è stata da me esposta in tribuna stampa, per tutta la durata della partita, da un’ora prima circa del calcio d'inizio e fino alla fine. Per dare peso, sostanza e durata all’imperitura memoria di questi 39 e all'altrettanto imperitura negazione e condanna di chiunque ne faccia un uso spregevole. Mi sono preso l'impegno e lo manterrò con gioia, di presenziare alle commemorazioni del 29 a Grugliasco ed in Municipio a Torino e alla cerimonia del 2 giugno a Reggio Emilia. Sono convinto che tra uomini di buona volontà si possa gettare il seme della civiltà e sono sicuro che questo seme attecchirà. Dobbiamo solo avere il coraggio di perseverare su questa strada, lunga, irta anche di ostacoli e difficoltà, ma che alla fine non potrà che premiare il nostro sforzo. Continueremo, mi auguro, ad affrontarci a viso aperto e senza sconti sul campo di calcio, a creare le coreografie più belle e gli sfottò più pungenti ed arguti, ma mai volgari o odiosi, perché questo è il sale della vita. Ma lasciando i morti, di entrambe le parti, di tutte le parti, a riposare in pace.

29 maggio 2019

Fonte: Torinoggi.it

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2019  

Heysel, il ricordo di Trapattoni e della Juventus

Il tecnico della famosa Coppa dei Campioni 1985 e la società bianconera dedicano un pensiero ai 39 tifosi scomparsi tragicamente.

BRUXELLES (Belgio) - È sporca di sangue la prima storica Coppa dei Campioni vinta dalla Juventus, contro il Liverpool, nel 1985 a Bruxelles. Un successo mai festeggiato, una gioia strozzata da una tragedia senza precedenti, tra l'apoteosi della follia umana ed una colpevole disorganizzazione. In pochi ricordano il calcio di rigore segnato da Michel Platini al 58', impossibile togliersi dalla mente le scene di panico, mentre gli hooligans spingono verso il settore Z dell'Heysel ed il muro viene giù. Saranno 39 i morti, di cui 32 italiani, oltre 600 i feriti, un'immagine indelebile per tutti, uno shock mai del tutto metabolizzato dai protagonisti di quell'assurda vicenda, costretti a giocare in un clima surreale. La Juventus ricorda il 29 maggio 1985, a 34 anni di distanza, postando su Twitter la targa dedicata alle vittime, Giovanni Trapattoni, allenatore bianconero all'epoca dei fatti, una foto coi nomi di ogni singolo sfortunato spettatore, con la bellissima didascalia a corredo: "Non si può tornare indietro. Per questo è essenziale ricordare".

29 maggio 2019

Fonte: Tuttosport.com

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2019  

Juventus e Trapattoni uniti nel ricordo dell'Heysel

Era il 29 maggio 1985 quando 39 tifosi perdevano la vita in occasione della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool. A 34 anni di distanza la società bianconera e l'allora allenatore del club ricordano la strage.

TORINO - "È un pensiero indelebile, che ci accompagna tutto l'anno, ma che oggi, 29 maggio, si amplifica ancora di più. A 34 anni di distanza da una delle più orribili tragedie che abbiano mai colpito il mondo dello sport, la Juventus si stringe fortemente attorno alle famiglie delle 39 vittime innocenti di una follia senza spiegazioni", questo quanto si legge su una nota sul sito ufficiale della Juventus in ricordo della strage dell'Heysel avvenuta il 29 maggio 1985. "In quel maledetto 29 maggio 1985 - prosegue la nota - l'attesa di un momento assoluto di festa sportiva, come la finale di Coppa dei Campioni tra i bianconeri e il Liverpool allo stadio Heysel di Bruxelles, si trasformò in un incubo che ha segnato per sempre la nostra storia e quella di 39 famiglie. A loro, in questo giorno di memoria, va il nostro più grande abbraccio. Perché da quel maledetto 29 maggio 1985 il ricordo delle 39 vittime dell'Heysel non ha mai smesso di vivere nei nostri cuori".  Al ricordo della Juventus si unisce quello dell'allora tecnico bianconero Giovanni Trapattoni, che attraverso il proprio profilo ufficiale Twitter ha voluto divulgare questo messaggio: "Non si può tornare indietro. Per questo è essenziale ricordare". A causa del crollo di un muro dello stadio Re Baldovino di Bruxelles, oltre 600 persone rimasero ferite, 39, di cui 32 italiani, persero la vita in quella che rimane una delle pagine più tristi che abbia mai colpito il mondo dello sport.

29 maggio 2019

Fonte: Corrieredellosport.it

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2019  

Tragedia dell’Heysel, Marchisio ricorda le vittime

Claudio Marchisio ha voluto ricordare le vittime dell’Heysel nel giorno del triste anniversario della tragedia.

Nel giorno del 34° anniversario della Tragedia dell’Heysel, Claudio Marchisio ha voluto ricordare le persone che persero la vita in quel triste giorno per la storia della Juve e del calcio. L’ex centrocampista bianconero ha scritto un messaggio su Instagram ricordando i nomi delle vittime. "Rocco Acerra, Bruno Balli, Alfons Bos, Giancarlo Bruschera, Andrea Casula, Giovanni Casula, Nino Cerullo, Willy Chielens, Giuseppina Conto, Dirk Daeneckx, Dionisio Fabbro, Jaques François, Eugenio Gagliano, Francesco Galli, Giancarlo Gonnelli, Alberto Guarini, Giovacchino Landini, Roberto Lorentini, Barbara Lusci, Franco Martelli, Loris Messore, Gianni Mastroiaco, Sergio Bastino Mazzino, Luciano Rocco Papaluca, Luigi Pidone, Benito Pistolato, Patrick Radcliffe, Domenico Ragazzi, Antonio Ragnanese, Claude Robert, Mario Ronchi, Domenico Russo, Tarcisio Salvi, Gianfranco Sarto, Amedeo Giuseppe Spolaore, Mario Spanu, Tarcisio Venturin, Jean Michel Walla, Claudio Zavaroni. +39" ha scritto il Principino.

29 maggio 2019

Fonte: Juventusnews24.com

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2019  

Heysel: Appendino "ferita mai dimenticata"

Sindaca Torino "Un dovere il ricordo e il rispetto delle vittime".

TORINO, 29 MAG - "Una ferita mai dimenticata dai tifosi di tutto il mondo. Un dovere il ricordo e il rispetto delle vittime". Lo sindaca di Torino, Chiara Appendino, ricorda così, su Twitter, il 34esimo anniversario sulla tragedia dell'Heysel.

29 Maggio 2019

Fonte: Lagazzettadelmezzogiorno.it

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2019  

Aspettando Tottenham-Liverpool, coi martiri dell'Heysel nel cuore

di Marco Bernardini

Scrive bene il vecchio amico e collega Roberto Beccantini quando con il suo "post" invita tutti i veri appassionati di calcio a fare un minuto di assoluto silenzio nel corso della giornata di oggi. Interviene con la solita grande sensibilità di uomo autentico Giovanni Trapattoni firmando sul suo account Twitter una frase semplice ma potente: "Tornare indietro non è possibile. Per questo è essenziale ricordare". Fa il suo dovere la società Juventus a pubblicare un lungo e circostanziato comunicato per descrivere la più grande tragedia che lo sport possa rammentare e per stringersi intorno alle famiglie dei trentanove martiri caduti in una notte assurda. Trentaquattro anni fa. Stadio Heysel di Bruxelles. Dimenticare mai. Anche se, con il trascorrere del tempo, le affettuose lontananze si fanno più sfocate o comunque meno nitide. Per fortuna e per autodifesa dell’inconscio. Troppo sangue e troppo dolore avevano imbrattato quella che avrebbe dovuto rappresentare una festa per il calcio internazionale. Rancore e odio però servono a nulla. Le cose, da allora, sono profondamente mutate, almeno per ciò che riguarda i feroci protagonisti di quella mattanza subita non dagli ultras bianconeri, ma da tifosi tranquilli e per bene. Quelli che il pallone era un gioco e che il destino radunò nella "Curva Z" per trasformarli, loro malgrado, in vittime sacrificali latori di un messaggio che avrebbe fatto il giro del mondo, provvedendo a fare in modo che le cose cambiassero almeno un poco. Anche la morte talvolta può essere utile se ce la fa a cambiare la vita. Oggi e da tempo gli hooligans non esistono più. Esiste il Liverpool, come squadra e come società di ottimo calcio. Il team di Klopp che, sabato, giocherà la prestigiosa finale di Champions contro il Tottenham di Pochettino. Due allenatori "chiacchierati" proprio in chiave Juventus. E proprio quel Liverpool che fece, incolpevolmente, da miccia per l’esplosione della follia dei suoi supporter ubriachi e strafatti. Una Coppa del Campioni, così ancora si chiamava, che nessuno juventino autentico trova il coraggio di elencare insieme con i tanti trofei collezionati dalla Signora. Il gol, su rigore inesistente, segnato da Platini non sarà mai una medaglia al valore, ma una macchia insopportabile per la memoria. Nonostante il peso insopportabile del masso che grava sui cuori e che fa male nelle teste, dopo il minuto di silenzio davvero partecipato, avviamoci ad attendere la finalissima di sabato con animo sportivamente leggero, pensando al Liverpool di oggi come la squadra della città che originò i pacifisti Beatles. Faranno così anche i trentanove "spiriti". Anche se, come scriveva il grande Vittorio Zucconi, gli spiriti non dimenticano. Ma neppure odiano.

29 Maggio 2019

Fonte: Calciomercato.com

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2019  

Juventus, il ricordo a 34 anni dalla tragedia dell’Heysel

di Francesco Tripodi

Molte volte quando si parla di calcio restano impresse nell’immaginario collettivo, serate magiche ed imprese memorabili. Purtroppo però ci sono anche alcune pagine nere, che vorremo solo poter cancellare, ma che invece restano lì, marchiate a fuoco nella memoria comune, con un eterno ricordo degli errori commessi e a un doloroso promemoria per non commetterne più. Uno dei casi più eclatanti e sofferenti è quello che riguarda la triste sera del 29 maggio 1985. Nella capitale belga di Bruxelles si gioca la finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool. Il teatro di gioco è lo stadio Re Baldovino, ribattezzato Heysel nel secondo dopo guerra. Questa designazione desta molte perplessità: come potrebbe quell’impianto fatiscente e antiquato contenere la distruttiva furia degli hooligans inglesi ? Infatti quella scelta costò la vita di 39 persone. Succede tutto circa un’ora prima del fischio d’inizio. Un gruppo di tifosi del Liverpool carica quelli che risiedevano nel Settore Z, destinato ai tifosi italiani non organizzati e ad alcuni neutrali. L’irruenza degli Inglesi porta un gruppo di persone ad ammassarsi contro il muro che però non riesce a reggere il troppo peso e quindi cade di schianto. Si capisce subito che la situazione è gravissima: a fine serata il bilancio sarà di 39 vittime, 32 italiani, 4 belgi, 2 francesi e un irlandese. Comunque, nonostante questa tragedia l’Uefa e la polizia belga decisero di far giocare lo stesso la finale, che inizierà con più di un’ora di ritardo. Così in un’atmosfera surreale è la Juventus ad imporsi per 1-0 grazie al gol realizzato su calcio di rigore dal francese Michel Platini. I bianconeri si portano a casa la prima Coppa dei Campioni della loro storia, ma la gioia per il trionfo viene oscurata dal cordoglio per le vite andate perdute in quella maledetta sera. Un "pensiero indelebile", anche a 34 anni di distanza. La Juventus ricorda sul proprio sito internet "una delle più orribili tragedie che abbiano mai colpito il mondo dello sport" e si stringe attorno alle famiglie dei 39 morti dell’Heysel, "vittime innocenti di una follia senza spiegazioni". Ecco la nota del Club: È un pensiero indelebile, che ci accompagna tutto l’anno, ma che oggi, 29 maggio, si amplifica ancora di più. A 34 anni di distanza da una delle più orribili tragedie che abbiano mai colpito il mondo dello sport, la Juventus si stringe fortemente attorno alle famiglie delle 39 vittime innocenti di una follia senza spiegazioni. In quel maledetto 29 maggio 1985 l’attesa di un momento assoluto di festa sportiva, come la finale di Coppa dei Campioni tra i bianconeri e il Liverpool allo stadio Heysel di Bruxelles, si trasformò in un incubo che ha segnato per sempre la nostra storia e quella di 39 famiglie. A loro, in questo giorno di memoria, va il nostro più grande abbraccio. Perché da quel maledetto 29 maggio 1985 il ricordo delle 39 vittime dell’Heysel non ha mai smesso di vivere nei nostri cuori.

29 Maggio 2019

Fonte: Calciostyle.it

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2019  

PJANIC: "Il dovere di ricordare, per onorare chi

non c’è più ed evitare che simili follie si ripetano"

di Camillo Demichelis

Oggi, il mondo del calcio ricorda con profondo dolore la tragedia dell'Heysel. Miralem Pjanic, attraverso il suo profilo ufficiale di Instagram, ha ricordato le 39 vittime di quella immane tragedia: "29/5/1985 - 29/5/2019 Il dovere di ricordare, per onorare chi non c’è più ed evitare che simili follie si ripetano. +39 #Heysel", ha scritto il numero 5 juventino

29 maggio 2019

Fonte: Tuttojuve.com

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2019  

Anniversario Heysel, il ricordo di Iuliana Bodnari:

"Da quel giorno nefasto nulla fu più come prima"

di Rosa Doro

Nel giorno del 34esimo anniversario della Tragedia dell'Heysel, interviene Iuliana Bodnari, presidente e fondatrice del "Comitato Per Non Dimenticare Heysel Reggio Emilia": "29 maggio 1985 - 29 maggio 2019. 34 anni sono passati e da quel giorno nefasto nulla più fu come prima - esordisce Bodnari. Quel giorno per l'intera umanità venne scritta una delle pagine più buie della storia del calcio. Quel giorno allo stadio Heysel, uno dei più fatiscenti del mondo occidentale (nemmeno nei Paesi dell'Est esistevano stadi così !) furono uccise 39 persone, un atto premeditato. Alle 19.30 cominciò il primo assalto, attaccare, ritirarsi, con metodica tattica militare. In quel giorno perse la vita anche il nostro caro concittadino Claudio Zavaroni, un ragazzo allegro, sportivo, che provò in tutti i modi prima di crollare in terra, a salvare altra gente quando fu travolto dalla carica micidiale degli hooligans. Era andato a vedere una partita di calcio, la sua inseparabile macchinetta fotografica per cogliere quell’attimo fuggente di spensieratezza insieme ai suoi amici di viaggio, un modo per festeggiare due giorni dopo (31 maggio) il suo compleanno. Nessuno pagò veramente per questo assassinio, qualche pena lieve nulla più. Furono fatti processi all’Uefa e fu riconosciuta la sua responsabilità. Tutta una serie di fattori che portarono a questo disastro erano già nell'aria da tempo, erano segnali cui nessuno per pigrizia, indifferenza, prestò la giusta attenzione. Quel giorno lo sport fu coperto di sangue, quel giorno morirono 39 persone innocenti di cui 32 cittadini italiani, 4 belgi, 2 francesi e un irlandese. Col Comitato Heysel insieme a tantissimi altri amici portiamo avanti la nostra convinzione in uno sport leale, NO all'odio. Si dovrebbe ricordare questa tragedia non solo il giorno dell'anniversario ma fare in modo di programmare eventi a tema Heysel, cosa può succedere quando manca la sicurezza, proiezioni docufilm, convegni invitando scolaresche a lezioni di memoria. Forse un giorno lo si potrà fare come un appuntamento fisso e doveroso. A buon intenditor.... Un triste giorno per tutti. Poteva capitare a chiunque. Purtroppo è capitato ai tifosi juventini. Lasciate da parte l'astio e la rivalità per un giorno. Un pensiero, una preghiera per 39 anime innocenti. "Nessuna persona è morta finché vive nel cuore di chi resta" - conclude la fondatrice del "Comitato Per Non Dimenticare Heysel Reggio Emilia" che dà appuntamento a tutti alla cerimonia annuale in ricordo delle vittime dell'Heysel, in programma il 2 giugno alle 10.30 a Reggio Emilia, presso via G. Matteotti.

29 maggio 2019

Fonte: Tuttojuve.com

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2019  

 La Juventus ricorda la tragedia dell'Heysel

È un pensiero indelebile, che ci accompagna tutto l’anno, ma che oggi, 29 maggio, si amplifica ancora di più. A 34 anni di distanza da una delle più orribili tragedie che abbiano mai colpito il mondo dello sport, la Juventus si stringe fortemente attorno alle famiglie delle 39 vittime innocenti di una follia senza spiegazioni. In quel maledetto 29 maggio 1985 l’attesa di un momento assoluto di festa sportiva, come la finale di Coppa dei Campioni tra i bianconeri e il Liverpool allo stadio Heysel di Bruxelles, si trasformò in un incubo che ha segnato per sempre la nostra storia e quella di 39 famiglie. A loro, in questo giorno di memoria, va il nostro più grande abbraccio. Perché da quel maledetto 29 maggio 1985 il ricordo delle 39 vittime dell’Heysel non ha mai smesso di vivere nei nostri cuori. (Fonte: Juventus.com - Alessandra Stefanelli)

29 maggio 2019

Fonte: Tuttojuve.com

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2019  

Lorentini (Associazione Familiari Vittime dell'Heysel) a "Stile Juventus":

"Vogliamo sviluppare una serie di progetti di educazione civico-sportiva"

Ai microfoni di TMW Radio, nel corso della trasmissione "Stile Juventus", è intervenuto Andrea Lorentini, presidente dell'Associazione Familiari Vittime dell'Heysel: "Quello che è accaduto è accaduto per una serie di motivi ben precisi che poi sono stati acclarati, ci sono state mancanze nella gestione dell’ordine pubblico. Sono stati anni complicati, fare memoria sull’Heysel è complicato. Vogliamo fare memoria da un lato, ricordare le vittime troppo spesso dimenticate, dileggiate e offese, ma anche andare oltre, fare testimonianza, sviluppare una serie di progetti di educazione civico-sportiva. Siamo andati in giro nelle scuole per raccontare ai ragazzi quello che è accaduto. Noi vogliamo far vivere ai ragazzi lo sport, il calcio e non solo nella maniera giusta perché i valori dello sport vengono portati dietro tutta la vita". C’è ancora tanta rabbia ? "La rabbia è un sentimento che resta, è difficile dare un senso a questa cosa, ma attraverso l’associazione noi cerchiamo di trasformare questa rabbia in impegno civico. Il sentimento che c’è in noi è quello di voler dare un senso alla memoria dei nostri cari. Abbiamo chiesto al governo di istituzionalizzare un giorno all’anno contro la violenza nello sport". (Alessandra Stefanelli)

29 maggio 2019

Fonte: Tuttojuve.com

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2019  

Laudadio (Sala della Memoria Heysel) a "Stile Juventus":

"Bel gesto da parte dei tifosi del Torino"

Ai microfoni di TMW Radio, nel corso della trasmissione "Stile Juventus", è intervenuto Domenico Laudadio, creatore della Sala della Memoria Heysel: "C’è stato un gesto molto molto bello da parte dei tifosi del Torino in occasione dell’ultima partita. Sicuramente è un seme lanciato nel terreno, poi i semi devono essere coltivati. È un gesto molto bello che si inserisce in una settimana in cui ci sono eventi molto belli a Torino e provincia". (Alessandra Stefanelli)

29 maggio 2019

Fonte: Tuttojuve.com

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2019  

Vignola a RBN: "Con la testa di oggi all'Heysel non avremmo giocato"

Ai microfoni di Radio Bianconera è intervenuto, nel corso di "Avanti Madama", l’ex bianconero Beniamino Vignola, che era in campo nella tragica serata dell’Heysel: "Sono 34 anni che ripetiamo sempre le stesse cose, purtroppo è l’unico modo per tenere viva la memoria. È stata una serata particolare, ha segnato la storia della Juventus e il futuro della Juventus. Aspettavamo quella vittoria da tanto tempo, quella poteva essere la ciliegina sulla torta, c’era un gruppo di giocatori che avevano vinto tutto. È stata una serata molto difficile. Le due squadre non volevano giocare, sono state forzate dalla polizia locale. Noi dal campo non ci rendevamo conto di quello che succedeva, non potevamo immaginare che fosse una cosa così grave. Con la testa di adesso forse non l’avremmo giocata quella gara". (Alessandra Stefanelli)

29 maggio 2019

Fonte: Tuttojuve.com

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2019  

Mariella Scirea a RBN: "L'Heysel ? Nessuno

si è reso conto di quello che stava succedendo"

Ai microfoni di Radio Bianconera è intervenuta, nel corso di "Avanti Madama", Mariella Scirea: "L’Heysel ? Probabilmente non si erano resi pienamente conto di quello che stava succedendo, io avevo degli amici in curva e nessuno si era accorto di niente. Anche mio marito quando salì su quel traliccio disse di stare tranquilli che la partita sarebbe stata giocata. Gli stessi giocatori non erano al corrente di tutti i morti e di quello che era successo. Io sono stata all’Heysel, è vero che lo stadio è stato ristrutturato e ho provato delle emozioni fortissime. Ho chiuso gli occhi e ho vissuto quei momenti anche se non ero presente. Nella vita sono poche le emozioni così forti che puoi provare, non oso immaginare cosa abbiano provato i familiari delle vittime". (Alessandra Stefanelli)

29 maggio 2019

Fonte: Tuttojuve.com

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2019  

La Mole Antonelliana si illumina per ricordare le 39 vittime dell’Heysel

di Gianluca Oddenino

Iniziative speciali a Torino e in tutta Italia per il 34° anniversario della tragedia allo stadio di Bruxelles, prima di Juventus-Liverpool, che sconvolse il calcio. Anche i tifosi del Toro omaggiano i caduti.

TORINO - Ricordare e onorare. Sono passati 34 anni dalla tragedia dell’Heysel, dove morirono 39 tifosi bianconeri prima della finale di Coppa dei Campioni a Bruxelles tra Juventus e Liverpool, ma il tempo non cancella le ferite di quel terribile 29 maggio 1985. Anzi, la memoria è sempre più forte e viva. Da Reggio Emilia a Meda, passando da Cherasco, oggi si celebra la "Giornata della Memoria per le Vittime dell’Heysel e di ogni manifestazione sportiva". Il momento clou si terrà stasera a Torino, quando la Mole Antonelliana sarà colorata di bianconero e con il logo "+39 Rispetto" per ricordare chi perse la vita in quella maledetta notte per una partita di calcio. L’evento, organizzato dall’Associazione "Quelli di … Via Filadelfia", prevede anche la lettura del monologo di Emilio Targia tratto dal libro "Quella notte all’Heysel": appuntamento alle ore 21 nella Sala delle Colonne del Comune di Torino in piazza Palazzo di Città. Non mancheranno i fiori ai vari monumenti sparsi in Italia, oltre che fuori l’ex stadio belga: a Torino l’appuntamento è nella piazzetta compresa tra lungo Dora Agrigento e strada del Fortino tra i numeri civici 36 e 38, dove l’anno scorso è stato inaugurato il monumento (NDR: Targa d’intitolazione della Piazzetta) alle "Vittime dell’Heysel". Ci sarà anche il ricordo della Juventus, virtuale e reale, mentre Giovanni Trapattoni sul suo profilo Twitter ha già ricordato le 39 vittime juventine con un messaggio sentito. Domenica scorsa, invece, i tifosi del Toro avevano onorato la memoria bianconera allo stadio Grande Torino con lo striscione "+ 39 Rispetto" esposto durante la partita con la Lazio ed ora esposto al Museo del Torino e della Leggenda Granata. Un omaggio che vale doppio, a maggior ragione dopo lo striscione "Onore ai caduti di Superga" esposto allo Stadium dalla curva ultrà della Juve durante il derby del 3 maggio.

29 maggio 2019

Fonte: Lastampa.it

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2019  

Heysel sempre nel cuore

di Roberto Renga

La partita tra Liverpool e Juventus non si doveva giocare in quello stadio. Da qui si deve partire per ricordare la tragica notte del 29 maggio del 1985. Persero la vita trentanove persone. Persone, non tifosi della Juventus, come la parte peggiore del teppismo da stadio ama ricordare con cori e striscioni. L’Heysel e la famigerata curva "Z", la curva della morte in diretta. Era riservata ai locali, ma ci si ritrovarono gli italiani, per via di un’agenzia senza scrupoli. In quel settore non un vero ingresso, ma una porticina. E i poliziotti ? Un centinaio in tutto, come a proteggere una scampagnata. Quaranta in curva, ma ventotto presto fuori per cercare l’autore di un furtarello. Tra italiani e inglesi solo una rete: non una divisione, ma un invito a passare dall’altra parte. Forse furono due italiani a dar fuoco a una bandiera del Liverpool, ma non basta a spiegare la tragedia. Gli inglesi divennero una valanga che travolse famiglie, padri, bambini. Tra gli inglesi, si seppe poi, anche attivisti del National Front in trasferta non disinteressata. Fu un massacro. Travolti, gli italiani cercarono rifugio in un muro, ma cadde. Si spinsero verso il campo e vennero fermati da poliziotti che non avevano capito niente: bruciava il mondo e loro spegnevano un cerino. Roberto Lorentini era un medico di Arezzo di trentuno anni. Aveva trovato una via di uscita, ma si fermò. Un bambino, Andrea, lo fissava da terra e il suo sguardo era una muta richiesta di aiuto. Roberto e Andrea morirono insieme. È Roberto l’eroe di quella maledetta notte. Ricordiamo lui, tutti gli altri. Lo piango ancora.

29 maggio 2019

Fonte: Radioradio.it

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2019  

I taxisti torinesi ricordano l'Heysel con "Graffi. Una ferita mai rimarginata"

di Massimo De Marzi

L'iniziativa chiude "Uniti nel ricordo per non dimenticare", commemorando la tragedia bianconera del 29 maggio 1985.

Oggi, presso il posteggio Sacchi, i taxisti torinesi hanno voluto ricordare il dramma dell'Heysel a 34 anni di distanza. Ecco quindi "Graffi. Una ferita mai rimarginata", l'iniziativa che chiude "Uniti nel ricordo per non dimenticare", commemorando la tragedia bianconera del 29 maggio del 1985, prima della finale di Coppa Campioni tra Juve e Liverpool. Le associazioni "Familiari Vittime Heysel", "Quelli di via Filadelfia" e "Taxi Granata & Friends" hanno organizzato la ricorrenza e Art in Taxi ne offre la sua interpretazione con i "Graffi".  Ideato da Luca Mattio. Realizzazione tecnica Ermanno Di Sabato. Tecnica: stencil con terre nere. Per coniugare l'arte e il ricordo, per non dimenticare una delle più grandi tragedie della storia dello sport.

29 maggio 2019

Fonte: Torinoggi.it

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2019  

I taxisti granata ricordano le vittime della strage dell'Heysel

di Marcello Ferron

Nel giorno del 34esimo anniversario della strage dell'Heysel i taxisti granata hanno deciso di ricordare le vittime organizzando l'evento "Una ferita mai rimarginata", un'idea nata dal Toro Club "Taxi Granata & Friends", in collaborazione con le associazioni "Art in Taxi", "Familiari vittime dell'Heysel" e "Quelli di via Filadelfia". Come riporta Tuttosport, dalle 8 alle 13, nel parcheggio riservato ai taxi a Porta Nuova, i taxisti che aderiranno all'iniziativa potranno applicare sul cofano dei loro taxi un graffio realizzato con gli stencil e le terre nere, per ricordare le 39 vittime dell'immane tragedia accaduta nello stadio belga il 29 maggio 1985, prima della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool. Un'iniziativa simile stata organizzata il 4 maggio, per onorare la memoria del Grande Torino, in occasione del 70° anniversario della tragedia di Superga.

29 maggio 2019

Fonte: Torinogranata.it

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2019  

Trapattoni: "Heysel, non si può tornare indietro. Essenziale ricordare"

di Ivan Cardia

A 34 anni dalla tragedia dell'Heysel, anche Giovanni Trapattoni ricorda una pagina nera nella storia del calcio europeo, della Juventus e anche sua a livello personale. Il Trap era infatti il tecnico dei bianconeri che vinsero la Coppa dei Campioni contro il Liverpool nella stessa sera in cui sugli spalti dell'impianto di Bruxelles morivano 39 persone. Via Twitter, Trapattoni ha scritto: "Non si può tornare indietro. Per questo è essenziale ricordare".

29 maggio 2019

Fonte: Tuttomercatoweb.com

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2019  

Strage dell’Heysel, oggi ricorre il 34° anniversario

di Van Anh Phan Thi

Sono già passati 34 anni dalla strage dell’Heysel, in cui sono morte 39 persone, di cui 32 italiane, e sono state feriti in più di 600. La tragedia, avvenuta il 29 maggio del 1985 prima della finale della Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool, ha permesso la ratifica in 42 Paesi della Convenzione europea sulla violenza e i disordini degli spettatori durante le manifestazioni sportive, segnatamente nelle partite di calcio. Ci fu la squalifica delle squadre inglesi dalle coppe europee fino al 1990, ma il problema hooligan continuò a lungo. Nel 2005, a vent’anni dalla strage, Liverpool e Juventus si sono affrontate di nuovo nei quarti di finale della Champions League. I tifosi del Liverpool per l’occasione eseguirono una coreografia scrivendo sugli spalti la parola "amicizia", ma alcuni tifosi juventini non accettarono l’offerta di pace e accolsero l’entrata in campo dei Reds dando le spalle ai giocatori. Qui di seguito i nomi e l’età delle vittime: Rocco Acerra (28) - Bruno Balli (50) - Alfons Bos (35) - Giancarlo Bruschera (35) - Andrea Casula (10) - Giovanni Casula (44) - Nino Cerullo (24) - Willy Chielens (41) - Giuseppina Conti (17) - Dirk Daeneckx (38) - Dionisio Fabbro (51) - Jaques François (45) - Eugenio Gagliano (35) - Francesco Galli (25) - Giancarlo Gonnelli (45) - Alberto Guarini (21) - Giovacchino Landini (50) - Roberto Lorentini (31) - Barbara Lusci (58) - Franco Martelli (22) - Loris Messore (28) - Gianni Mastroiaco (20) - Sergio Bastino Mazzino (38) - Luciano Rocco Papaluca (38) - Luigi Pidone (31) - Benito Pistolato (50) - Patrick Radcliffe (38) - Domenico Ragazzi (44) - Antonio Ragnanese (29) - Claude Robert (27) - Mario Ronchi (43) - Domenico Russo (28) - Tarcisio Salvi (49) - Gianfranco Sarto (47) - Amedeo Giuseppe Spolaore (55) - Mario Spanu (41) - Tarcisio Venturin (23) - Jean Michel Walla (32) - Claudio Zavaroni (28).

29 Maggio 2019

Fonte: Quotidianopiemontese.it

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2019  

L'anniversario

La strage dell'Heysel: è stato un massacro in diretta

Latina - Il racconto dei superstiti tra cui l'avvocato Gaetano Marino che il 29 maggio del 1985 erano a Bruxelles per Juve-Liverpool.

Oggi è il 29 maggio del 2019, riproponiamo un'intervista di qualche anno fa uscita sul nostro giornale chi quel giorno era in Belgio a Bruxelles nello stadio Heysel dove ci fu una strage in occasione della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool. Ecco la ricostruzione dell'avvocato Gaetano Marino che quel giorno era all''Heysel. Ci sono giorni strani e brutti che vorresti dimenticare. Ma non puoi. È una questione di rispetto. Lo impone la memoria. Oggi è il 29 maggio, oggi è il giorno dell'Heysel, un nome che evoca una strage, ma di calcio. In 39 non sono più tornati a casa. La loro sfortuna ? Quel maledetto settore Z, l'ultima lettera dell'alfabeto, lo spicchio più diabolico di un impianto fatiscente e contraddittorio. Dentro le reti da pollaio a dividere i tifosi italiani dai Red devils del Liverpool, fuori un bel parco, di un verde vivo e l'Atomium a fare da cartolina da tabaccaio. Adesso quello stadio non c'è più, è stato demolito e poi ricostruito, ha cambiato nome come per rifarsi una vita. Sì ricominciare e si chiama Re Baldovino, sua Maestà. Era un bel pomeriggio quel giorno a Bruxelles. Il sole ancora alto che tramonta quando in Italia è quasi buio e poi la Juve che due anni dopo la beffa di Atene cerca la gloria più importante della sua storia e l'unico trofeo che le manca in bacheca: è quella che una volta si chiamava Coppa dei Campioni e adesso si chiama Champions League perché fa più chic.

Un massacro in diretta

"Bruno ci sei ? Sei in linea", dice Gianfranco De Laurentis dallo studio della Rai di Roma al collega Bruno Pizzul. È lui l'inviato, è lui il telecronista che deve raccontare la finale della Coppa dei Campioni tra la Juventus di Platini che gioca senza sponsor sulla maglia, come era all'epoca, e il Liverpool del portiere - marionetta Bruce Grobbelaar, detentore del trofeo. Pizzul è solo, a quel tempo non ci sono seconde voci, dalla sua postazione non risponde subito, è indaffarato, sta succedendo qualcosa, poi interviene. "È stato ripristinato il collegamento", dicono a gesti dalla regia. L'audio è telefonico, non pulito, con un inquietante fruscio in sottofondo. "La situazione è degenerata sotto il profilo dell'ordine pubblico, il settore dei tifosi è debordato nel settore degli juventini - dice Pizzul con il suo tono inconfondibile ma questa volta stravolto dall'emozione di dover raccontare non una finale ma un massacro in diretta - nella calca della folla sono crollate le cancellate", prova ad ipotizzare. È un'ipotesi perché c'è confusione e non si capisce niente con le autorità del Belgio impreparate e che non sanno cosa fare. Le notizie che arrivano sono frammentarie, sul canale due della Rai con la scritta in sovra impressione in diretta da Bruxelles, si vedono un gruppo di poliziotti a cavallo sulla pista di atletica, sono disorientati: prima vanno avanti e poi fanno una semicurva.

Noi di Latina

Quel giorno c'erano molte persone di Latina a Bruxelles e un gruppo anche in curva Z, uno spicchio della curva dell'Heysel. Da una parte verso il centro gli inglesi, ubriachi, aggressivi e minacciosi, sono quelli che poi i media hanno chiamato hooligan, a lato, al confine con la tribuna coperta ci sono gli italiani ma non sono dei gruppi organizzati. Nella curva opposta invece ci sono gli altri juventini quelli della vecchia curva Filadelfia che hanno assistito anche loro in diretta ad una strage. Non dimentica quel giorno l'avvocato Gaetano Marino che all'epoca non aveva ancora 30 anni, prima di quel mercoledì aveva visto altre due finali della sua Juve: a Belgrado e poi quella di Atene, o meglio quella che tutti ricordano per il perfido tiro di Magath. Partì in aereo con una comitiva, tra cui l'avvocato Peppe Di Nardo, l'imprenditore Virginio Moro e altre persone di Latina.

In curva Zeta

"Trovammo il biglietto all'ultimo momento, quello del settore Zeta - racconta l'avvocato Marino che ad un tratto si commuove quando pensa alla coreografia di Torino con migliaia di cartoncini con i nomi dei morti per ricordare quel giorno - sì, ero lì. A sinistra avevamo gli inglesi che ad un certo punto iniziarono a lanciare sassi e pezzi di cemento verso di noi, nel nostro settore c'erano dei signori, tifosi normali, ci spostammo verso il muro e la rete ad un certo punto che divideva i due settori si abbassò. Fu un attacco premeditato, avevano coltelli, pietre e bastoni, indietreggiamo verso il muro e persi di vista Peppe Di Nardo che rividi dopo, nella calca aveva perso un mocassino". Sono passati più di 30 anni ma il film di quella terribile notte è vivo. "Ricordo un bambino che si aggrappò ai miei jeans perché non trovava il papà e andai verso il muro, alzai i gomiti in alto per fare da scaletta a gente che si è lanciata e si è salvata per evitare la calca".

Esplosione di violenza

Lo scenario che si presenta sembra quello dello scoppio di una bomba. "C'era polvere, persone che si lamentavano, il bimbo ritrovò il papà ma i gradoni erano un tappeto di persone, c'era chi si lamentava e chi era morto". Le notizie che arrivano dall'Italia in quei minuti sono frammentarie, in tribuna l'avvocato Gianni Agnelli in compagnia del suo amico l'ex segretario di Stato americano Henry Kissinger va via, le agenzie battono le notizie con i morti e dal Belgio rimbalzano le polemiche sulla superficialità del servizio d'ordine. È finito tutto all'improvviso è questo quello che mi resta, sono riuscito ad andare a vedere la partita in tribuna, ma a casa non avevo detto che avevo il biglietto della curva Zeta. Poi dopo la partita arrivammo a piedi in hotel e all'ingresso dei locali di Bruxelles c'erano i vigilantes con i cani e ti chiedevano se eri italiano. Se la risposta era sì allora potevi entrare, se eri inglese invece no".

Cosa è stato l'Heysel

Anche Virginio Moro era nella curva Zeta e ricorda ogni istante di quel giorno. Un inferno in uno stadio. "Sono un tifoso del Milan ma in quel periodo seguivo le squadre italiane che andavano in Coppa Campioni - racconta - era un'occasione anche per visitare città che non avevi mai visto. Se siamo vivi è una fortuna e siamo dei miracolati. Io ho fatto un volo di sei metri da quel muretto che è crollato e mi sono caricato un ferito sulle spalle, Massimo Giannolla, anche lui di Latina che stava con noi. Mi sono accorto subito che la situazione stava degenerando quando eravamo vicino alla curva degli inglesi, sono volati dei razzi che solo per caso non ci hanno preso, ci siamo spostati e sono arrivati i sassi ma anche pezzi di cemento. La gente ha iniziato a correre e si è creato il caos. Le sensazioni ? Mi è morto un bambino accanto e tante persone sono svenute. Quando vedevi uno che si rialzava significava che era vivo". Questo è stato il 29 maggio del 1985 all'Heysel, uno stadio morto anche lui insieme a 39 persone innocenti.

29 Maggio 2019

Fonte: Latinaoggi.eu

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2019  

Cabrini a TMW Radio: "Heysel, fu una tragedia"

di Giovanni Spinazzola

Antonio Cabrini, ex calciatore, ai microfoni di TMW Radio, ha parlato della strage dell'Heysel.

Su quella finale di Coppa dei Campioni - "Non è un bel ricordo, una sconfitta del mondo del calcio. Ha colpito due squadre di grandissimo livello. C'è stata negligenza da parte di chi gestiva l'ordine pubblico. Doveva essere un giorno di festa ma si è trasformato in una tragedia".

29 maggio 2019

Fonte: Tuttojuve.com

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2019  

Heysel, le iniziative per non dimenticare

Come ogni anno, la Juventus ha partecipato a numerosi momenti per testimoniare la sua vicinanza alle famiglie delle vittime e un ricordo che è sempre vivo in tutti noi.

Anche quest’anno, come accade dal 2016, la Mole Antonelliana ha ricordato la tragedia dell’Heysel, con la proiezione della scritta "+39 RISPETTO". Il messaggio, comparso dopo il tramonto sul monumento simbolo di Torino, è stata una delle iniziative, sostenute dal Club, per vivere una giornata che, ogni anno, per la Juventus significa ricordo. Nel tardo pomeriggio di oggi, a Cherasco, il Club (rappresentata da Gianluca Pessotto e dal Gonfalone ufficiale) ha deposto un omaggio floreale sul Monumento a ricordo delle vittime (iniziativa organizzata dall’associazione "Quelli di… Via Filadelfia", la stessa che 3 anni fa ha promosso la proiezione della scritta commemorativa sulla Mole). Sempre nel tardo pomeriggio, commovente lettura dei nomi delle vittime di Bruxelles, durante la cerimonia organizzata dallo Juventus Official Fan Club Grugliasco e dal Comune di Grugliasco, presso il "Giardino Vittime dell’Heysel"; nella Sala delle Colonne del Palazzo di Città del Comune di Torino la commemorazione si è invece svolta in serata. Non è finita: domenica prossima, 2 giugno, la Juventus presenzierà con il suo Gonfalone e deporrà un omaggio floreale nel corso della cerimonia di commemorazione organizzata a Reggio Emilia dal Comitato "Per non dimenticare Heysel"; nell’occasione verrà letto il messaggio di partecipazione al dolore delle famiglie delle vittime da parte del Club.

29 maggio 2019

Fonte: Juventus.com

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2019  

L’Heysel, la Storia, la Memoria

di Emilio Targia

La bellezza del calcio. In Inghilterra, del "Football". Ci pensavo qualche giorno fa, mentre in campo a Liverpool tutti piangevano dopo l’impresa contro il Barcellona in Champions League. E quell’inno fantastico, "You’ll never walk alone", e i brividi che si respiravano nell’aria, dentro a quel coro avvolgente. "Come si può - mi chiedevo - trasformare tutta questa bellezza in orrore ? Come si può deragliare in modo così volgare e violento da una simile magia ?". Come è potuto succedere, dunque, quel pomeriggio di 34 anni fa ? Chi spense l’interruttore di quella gioia fanciullesca per infilarci tutti dentro a un incubo assurdo ? Chi aumentò i giri di quella giostra fino a farci finire dentro a un frullatore impazzito ? Sappiamo chi. Sappiamo come. Sappiamo della assurda concatenazione di errori e negligenze che provocarono quella strage. Quello schiaffo che interruppe la chimica di quella magia, di quell’attesa festante dentro a un pomeriggio di luce e di migliaia di bandiere impazienti. L’urlo di un ragazzo: "Guardate laggiù ! Nell’altra curva ! Gli inglesi caricano ! Caricano !". Poi le notizie che rimbalzarono veloci, imprecise, frammentarie, concitate. Mentre gli altoparlanti gracchiavano surreali inviti alla "calma". L’unica pratica impossibile in quella centrifuga di rabbia e paura. Altro che calmi. Eravamo arrabbiati. Spaventati. Impotenti. E quello stadio, ormai, era come una stanza satura di gas che poteva esplodere alla prima scintilla. In cielo, beffardi, sfrecciavano addirittura degli aerei militari. Un altro rumore assurdo e surreale che piombò su di noi. I nostri pensieri angosciati rivolti alle nostre famiglie, gli amici, ai quattrocento milioni di persone che davanti alla tv scopriranno di essere in diretta con una guerra e non con una finale di Coppa dei Campioni. Lo stadio era un campo di battaglia, e sopra di noi arrivarono anche alcuni elicotteri. Dei Puma bianchi e rossi. "Il muretto non c’è più, è crollato ! È crollato !" L’urlo disperato di una ragazza ci spinse a guardare nuovamente verso il settore Z. Era vero, il muretto non c’era più. Cristo santo. Saranno caduti di sotto ? Magari si sono salvati proprio grazie al crollo. O erano troppo in alto per sopravvivere ? Saranno caduti uno sull’altro ? Si moltiplicavano le domande, e come al solito, nessuno poteva risponderci. Non in quell’attimo, non lì. Angoscia senza risposta. L’odore di bruciato nell’aria infettava le narici. Irritava la gola. Poi quel sussurro che passò di bocca in bocca, e quando arrivò fu come un pugno nello stomaco: "sono morti in 7 in quella calca". "No sono 20, forse 21…". O forse sono di più. O forse non era vero. Nessuna certezza. Ma era qualcosa che ti cambiava il respiro, il battito del cuore. Come se il braccio di una gru ti agganciasse e ti tenesse sospeso per un attimo sopra lo stadio, costringendoti ad astrarre per capire, per comprendere, per salvarti. Un attimo soltanto, poi la gru ti molla e ti ributta giù, in quell’incubo, senza riguardo. Intanto, gli altoparlanti dello stadio continuavano a diffondere messaggi personali: "Francesco Rossi comunica al cugino Daniele di aspettarlo di fronte all’ingresso tribune". E così via. Lentamente, il prato sembrò svuotarsi. Confusamente. In sottofondo, urla, cori, elicotteri. E gli zoccoli dei cavalli sulla pista di atletica. Alle 21.30 su tutto quel rumore di fondo, così estraneo a un campo di calcio, si appoggiò come un abbraccio la voce di Gaetano Scirea, il capitano della Juventus. Arrivò chiara e dolce, nonostante il riverbero metallico dell’amplificazione: "La partita verrà giocata per consentire alle forze dell’ordine di organizzare l’evacuazione del terreno. State calmi, non rispondete alle provocazioni. Giochiamo per voi". Dio. Finalmente una voce. Qualcuno che ci parlò, che si rivolse a noi per dirci qualcosa, qualunque cosa. Eravamo tutti prigionieri dentro a una specie di bolla. Si accesero i riflettori, il prato sgombro. Sgombro ma non libero. Circondato, piuttosto. Da centinaia di poliziotti in assetto antisommossa. Almeno mille, o duemila, se non di più. Avevamo forse sognato ? Galleggiavamo su qualcosa che non capivamo. Ci guardavamo negli occhi l’uno con l’altro, in preda alle domande e allo smarrimento. Cercavamo un linguaggio comune. Un appiglio. Come congelati dentro quello stadio che ormai era lontano da noi, lontano da tutto. Zombies che camminavano sulle macerie di un sogno. Eravamo allo stadio Heysel, ma anche altrove. In un non-luogo privo di risposte certe. Guardammo la partita come attraverso un vetro. Le immagini sfocate, l’audio attutito. Il tempo rallentato. Tuttavia, tentammo ugualmente di agganciare il nostro sguardo al pallone che rotolava, di farci catturare e "stordire" da quella partita. Ne avevamo un disperato bisogno, per metabolizzare qualcosa che era parecchio più grande di noi, e che rischiava di travolgerci. Che ci aveva già travolto e risucchiato. In cima al settore M della nostra curva, un bengala rosso illuminò lo striscione dello Juventus Club Torino, che non era stato rimosso come gli altri. Una illusione di normalità. Dopo la partita, fecero uscire prima i tifosi inglesi, con grande celerità. Continuammo a fissare i riflettori dell’Heysel, il campo verde ormai vuoto e il rosso ocra della pista di atletica, del tutto inghiottita dagli stivali dell’esercito belga, che occupava ogni corsia. Dopo pochi minuti non c’era più nessuno nel settore degli inglesi. Il bloc Z restava intanto muto e deserto, immerso nel suo dolore assurdo e innocente. Oggi. Oggi occorre preservare la memoria di quella notte. Proteggerla dalle imprecisioni, dalle infiltrazioni, dalle approssimazioni. Una volta, per ricordarsi qualcosa di importante, si faceva un nodo al fazzoletto. Non c’era il bip di un telefonino, ma un semplice nodo di stoffa. Per la scrittrice americana Barbara Kingsolver "la memoria è una faccenda complicata, è imparentata con la verità ma non è la sua gemella". A me piace pensare che si possa imbrigliare il destino di questa frase. Se non sovvertirlo. E che nel caso dell’Heysel la memoria possa diventare almeno sorella della verità. Possa provare a far immaginare il dolore, quel dolore di cui nessuno parla mai. Occorre educare alla memoria. E occorre fare manutenzione. A me piace pensare alla manutenzione della memoria come ad un lavoro in cui sporcarsi le mani quotidianamente, tra grasso e bulloni, e viti e colla e chiodi e vernice. Fino a quando, un bel giorno, chissà, nell’ennesima discussione al bar o sui social su quel 29 maggio, la smetteranno di rivolgersi a noi con le solite frasi fatte, e cominceranno a chiederci, finalmente, di raccontare loro la vera storia dell’Heysel. E la storia di Nino, di Andrea, di Francesco, di Giuseppina, di Roberto, di Loris…

29 maggio 2019

Fonte: Juventibus.com

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2019  

34 anni fa la strage dell’Heysel. 39 tifosi della Juventus morirono schiacciati

Trentaquattro anni sono già trascorsi dalla strage dell’Heysel. Da quel 29 maggio 1985 quando, poco prima della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool allo stadio Heysel di Bruxelles, perdevano la vita trentanove persone, tifosi juventini in trasferta per la squadra del cuore: 32 italiani, 4 belgi, 2 francesi e 1 irlandese. Oltre 600 furono inoltre i feriti di quella tragedia. Circa un’ora prima della partita, alle 19:20, alcuni hooligan cominciarono a spingersi verso il settore Z – che ospitava alcuni dei tifosi italiani in trasferta – sfondando le reti divisorie alla ricerca di una reazione da parte della tifoseria juventina. Ma gli spettatori, impauriti dai tifosi inglesi e dal mancato intervento delle forze dell’ordine belghe, che invece di aiutare la folla ne ostacolavano la fuga verso il campo manganellandoli, furono costretti ad arretrare, ammassandosi contro il muro opposto al settore della curva occupato dai sostenitori del Liverpool. Muro che crollò a causa del troppo peso da sostenere. E fu strage. Una strage, costata la vita a decine di tifosi, morti orribilmente, schiacciati sotto le macerie o calpestati dalla folla in fuga. Oggi, per non dimenticare una delle più terribili tragedie nella storia del calcio, Torino ha voluto ricordare le sue vittime illuminando nella notte ancora una volta la Mole Antonelliana con il "+39", numero dei morti e prefisso italiano, dedicando agli scomparsi anche il nome di una piazza.

29 maggio 2019

Fonte: Secoloditalia.it

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2019  

29 Maggio 1985: quella strage senza spiegazioni

dello Stadio Heysel. Il dolore e la vergogna

di Fabrizio Giusti

ACCADDE OGGI - La spaventosa violenza della finale di Coppa dei Campioni a Bruxelles tra Juventus e Liverpool.

Quella partita si giocò comunque, nonostante 39 morti e oltre 600 feriti. Lo "spettacolo" di una finale di Coppa dei Campioni andò avanti, il trofeo fu assegnato e ci fu anche il tempo di una discussa e controversa esultanza dei vincitori. Il commentatore italiano Pizzul accolse con disappunto e rispetto per le vittime la decisione di disputare l'incontro, promettendo al pubblico di commentarlo "in tono il più neutro, impersonale e asettico possibile". Molti italiani si chiesero perché. Ma quel che più rimane è l’orrore di quella giornata inspiegabile e folle che macchiò di sangue l’Heysel di Bruxelles, uno stadio probabilmente inadatto a celebrare una manifestazione di portata internazionale simile e in cui si separarono i tifosi delle due squadre con una rete metallica, non dissimile da quella per i pollai. Accadde il 29 Maggio 1985, la serata più indimenticabile e terribile del calcio italiano: in programma la finale della Coppa dei Campioni tra la Juventus e il Liverpool. Già prima dell'ingresso allo stadio c'erano state le prime tensioni e le prime notizie allarmistiche, con gli "hooligans" inglesi protagonisti di atti vandalici.  5mila tifosi inglesi erano entrati senza biglietto. A vegliarli un numero esiguo di agenti accanto alla recinzione fra i settori X e Y (reds) ed il settore Z. Circa un'ora prima dell'inizio della partita, i tifosi britannici, stipati in due settori dello stadio, iniziarono a spingersi verso il settore Z, occupato in gran parte da sostenitori della Juventus, con l'obiettivo di invaderlo. L’azione di forza, violentissima e furente, di fronte alla assoluta preparazione delle autorità, ebbe la meglio e i tifosi italiani, nel tentativo di sfuggire alle cariche degli hooligan, si ammassarono contro un muro opposto. Nella ressa, alcuni si lanciarono nel vuoto per evitare di rimanere schiacciati, altri cercarono di entrare nel settore adiacente. Il muro poi crollò, travolgendo centinaia di essere umani. I morti furono 39, dei quali 32 italiani, quattro belgi, due francesi e un irlandese. Di quegli attimi, speriamo mai più ripetibili, ricordiamo lo speaker dello stadio e i capitani delle due squadre che invitarono alla calma, l’atmosfera surreale che precedette l’incontro, il fischio di inizio della partita quasi un'ora e mezzo dopo. La decisione di giocare - si disse - fu presa dalle forze dell'ordine belghe e dalla Uefa per evitare altre tensioni e altri tafferugli. Molti giocatori juventini sostennero, nel corso delle polemiche seguenti, di non essere a conoscenza della reale entità della tragedia al momento di scendere in campo. Quella sera sembrò tutto cupo e assente. Chi c’era o chi vide, ricorda lo stridere delle immagini di una coppa festeggiata e l’assoluto incubo in cui erano piovuti i cuori di milioni di appassionati di calcio. Una tragedia che dovrebbe ancora far riflettere chi usa lo sport, e soprattutto il calcio come mezzo di visibilità per causare o diffondere violenza organizzata. Questi i nomi delle persone che andarono a vedere una partita e non tornarono più all’affetto delle proprie famiglie: Rocco Acerra (28), Bruno Balli (50), Alfons Bos (35), Giancarlo Bruschera (35), Andrea Casula (10), Giovanni Casula (44), Nino Cerullo (24), Willy Chielens (41), Giuseppina Conti (17), Dirk Daeneckx (38), Dionisio Fabbro (51), Jaques François (45), Eugenio Gagliano (35), Francesco Galli (25), Giancarlo Gonnelli (45), Alberto Guarini (21), Giovacchino Landini (50), Roberto Lorentini (31), Barbara Lusci (58), Franco Martelli (22), Loris Messore (28), Gianni Mastroiaco (20), Sergio Bastino Mazzino (38), Luciano Rocco Papaluca (38), Luigi Pidone (31), Benito Pistolato (50), Patrick Radcliffe (38), Domenico Ragazzi (44), Antonio Ragnanese (29), Claude Robert (27), Mario Ronchi (43), Domenico Russo (28), Tarcisio Salvi (49), Gianfranco Sarto (47), Amedeo Giuseppe Spolaore (55), Mario Spanu (41), Tarcisio Venturin (23), Jean Michel Walla (32), Claudio Zavaroni (28). "Qui ricordiamo le 39 vittime di Bruxelles il 29 - 5 - 1985, trucidate da brutale violenza. Quando onore, lealtà, rispetto cedono alla follia, è tradita ogni disciplina sportiva. Alla nostra memoria il compito di tenerla viva", recita la frase scritta da Giovanni Arpino per il cippo visibile all’interno della sede della Juventus. Tenerla viva, la memoria, è un atto di civiltà.

29 maggio 2019

Fonte: Ilmamilio.it

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2019  

Heysel, 34 anni fa la strage: tra i 39 juventini

morti anche Franco, 25enne di Calcio

di Mauro Paloschi

Mentre stava morendo, a Galli vennero rubati gli oggetti in oro che indossava. Il ricordo di Juve e Liverpool.

Le immagini dell’epoca, con il commento di Bruno Pizzul, raccontano di una serata di follia e dolore. 29 maggio 1985, la data tristemente nota per la strage dell’Heysel, la tragedia sportiva più orribile di tutti i tempi. 39 le vittime, tra loro anche Franco Galli, 25enne di Calcio. I deceduti erano tifosi juventini, 32 dei quali italiani, andati a Bruxelles con la speranza di festeggiare la prima Coppa dei Campioni bianconera. Trovarono invece la morte in modo assurdo, travolti dalla furia degli hooligans inglesi, schiacciati contro le balaustre o precipitati dalle gradinate, poco prima che iniziasse la finale contro il Liverpool. Morti anche a causa dell’inadeguatezza dello stadio Heysel e dei servizi di sicurezza belgi. Un ricordo che a 34 anni di distanza brucia ancora nel paese della Bassa. Come avevano raccontato i suoi familiari a Bergamonews, Francesco, per gli amici Franco, aveva solo 25 anni ed era l’ultimo di dieci figli. La sua grande passione era la Juve. Aveva raggiunto il Belgio con alcuni amici a bordo di un furgone. Circa un’ora prima della partita, intorno alle 19, i tifosi del Liverpool cominciarono a spingersi verso il settore da loro occupato, lo Zeta, fino a sfondare le reti divisorie. Nella ressa che venne a crearsi, alcuni si lanciarono nel vuoto per evitare di rimanere schiacciati, altri cercarono di scavalcare gli ostacoli ed entrare nel settore adiacente, altri si ferirono contro le recinzioni. Il muro crollò per il troppo peso, moltissime persone rimasero schiacciate, calpestate dalla folla e uccise nella corsa verso una via d’uscita. Tra loro anche Galli, rimasto sepolto sotto un cumulo di gente e tra i primi a morire, come ricostruito poi dagli inquirenti. Oltre al danno, la beffa. Quando la sua salma arrivò a casa il giorno seguente, i genitori si resero conto che gli erano stati rubati gli oggetti in oro che indossava. Tra i quali una catenina d’oro che valeva molto e a cui era molto legato, sostituita con una da bigiotteria. Nel giorno del 34esimo anniversario della strage, la Juventus ricorda sul proprio sito internet "una delle più orribili tragedie che abbiano mai colpito il mondo dello sport" e si stringe attorno alle famiglie dei 39 morti dell’Heysel, "vittime innocenti di una follia senza spiegazioni". Anche il Liverpool rende omaggio alle vittime, con un mazzo di fiori sulla lapide posta fuori dalla curva Sir Kenny Dalglish dell’Anfield, stadio del club inglese. "Oggi è un giorno importante, ricordiamo la tragedia dell’Heysel, mai dimenticata - spiega Susan Black, responsabile comunicazione dei Reds, sul sito del Liverpool".

29 maggio 2019

Fonte: Bergamonews.it

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2019  

Heysel 29 maggio 1985, ricordiamo il reatino

Gianni Mastroiaco a 34 anni dalla scomparsa

A tre giorni da una nuova finale di Champions League, che vedrà nuovamente contendersi la coppa la formazione del Liverpool, oggi 29 maggio 2019, ricorre l’anniversario della scomparsa di Gianni Mastroiaco, nato a Casette frazione di Rieti, perito nella tragedia dell’Heysel durante un’altra finale, quella di Coppa Campioni 1985 tra la Juventus e proprio il Liverpool. Quello che doveva essere uno spettacolo e una festa si trasformò in una tragedia inaudita e mai dimenticata. Gianni era tifoso dei bianconeri e quella sera sognava una splendida vittoria della sua squadra preferita. Invece la sua vita in quell’occasione purtroppo terminò prima di vedere i bianconeri guidati da Michael Platini alzare la coppa al cielo. Le redazioni di Rietinvetrina.it e Radiomondo lo ricordano.

29 maggio 2019

Fonte: Rietinvetrina.it.

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2019  

Heysel 34 anni fa la tragedia: la Juve e i suoi tifosi ricordano

Con la morte nel cuore il ricordo della Juve, di Trapattoni e dei tifosi.

"I trentanove angeli dell’Heysel sono sempre con noi". Una frase, un ricordo, una commemorazione che vive ogni giorno, ogni mese e ogni anno nel cuore di tutti i tifosi della Juventus. E che assume un valore particolare tutti i 29 maggio da 34 anni a questa parte. Da quel maledetto giorno che ha cancellato 39 vite per una partita, per la stupidità dell’uomo, per qualche negligenza di troppo.

HEYSEL, LA JUVE IN MEMORIAM - Nel giorno del 34° anniversario la Juventus non ha mancato il suo appuntamento con la "memoria" con tanto di targa sui propri account ufficiali e un ricordo particolare sul proprio sito: "A 34 anni di distanza da una delle più orribili tragedie che abbiano mai colpito il mondo dello sport, la Juventus si stringe fortemente attorno alle famiglie delle 39 vittime innocenti di una follia senza spiegazioni".

IL RICORDO DEL TRAP - C’è chi quel maledetto mercoledì di 34 anni fa era in panchina a guidare la sua Juventus nel suo giorno più importante calcisticamente, la finale poi vinta contro il Liverpool con un rigore (discutibile) segnato da Platini. Giovanni Trapattoni non può non ricordare con dolore la sua unica Coppa Campioni vinta nel sangue dell’Heysel (per motivi di ordine pubblico le due squadre furono costrette a giocare). "Non si può tornare indietro. Per questo è essenziale ricordare" ha scritto il Trap sul suo profilo Twitter con tanto di nomi di tutte le 39 vittime di quella follia.

JUVENTINI TRA RICORDI E LACRIME - E poi ci sono loro, i tifosi, che sulle pagine social hanno voluto inviare il proprio messaggio ai "39 angeli". In tanti, reduci, hanno postato la foto del biglietto di quella finale maledetta, magari parenti stessi delle vittime che hanno conservato con loro l’ultimo ricordo del loro caro. E ci sono anche le testimonianze dirette: "Quel giorno ero lì con la mia famiglia, il biglietto quasi intatto è lì in un cassetto a casa, nessuno potrà mai dimenticare…" scrive Gabriele; "io non dimentico, ero presente e ci ho lasciato un amico" scrive Paolo; "Nemmeno io posso dimenticare… Quella sera c’ero, ma per fortuna nell’altra curva !" scrive Roberto; "Io ero presente con mio papà... mio fratello e mia sorella… ho perso le scarpe… ma tutti vivi per miracolo... eravamo proprio vicino al muro che è crollato…" scrive Teto; "Come dimenticare. Io ero presente. Grande dolore. Un bacio angeli bianconeri" ricorda Alberto e così tanti altri.

UNA COPPA, UNA STRAGE, TANTI ERRORI - Ancora oggi sono in molti a sottolineare gli sbagli di quella sera. La vicinanza delle due tifoserie, le negligenze della polizia belga e… della stessa Juventus. Tra haters e tifosi stessi bianconeri in molti non perdonano, il fatto che si sia giocato, e che poi si sia gioito, al gol e alla premiazione della Coppa. "Mi ricordo benissimo, quella coppa non doveva essere ritirata" scrive Antonietta; "Non riuscirò mai a capire l’esultanza del rigore e l’ostentazione della Coppa in aeroporto. Quel trofeo non ha nessun valore" per Walter; "Restituite quella coppa. C’è il sangue di quelle 39 anime sopra" sentenzia Dario.

29 maggio 2019

Fonte: Sport.virgilio.it

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2019  

LA STRAGE ALLO STADIO

Reggio commemora Claudio morto 34 anni fa all'Heysel

Una commemorazione dei tifosi al memoriale della strage dell’Heysel, In via Matteotti.

REGGIO EMILIA. Ricorre oggi il 34esimo anniversario della "strage dell'Heysel", la tragedia avvenuta il 29 maggio 1985 poco prima dell'inizio della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool allo stadio Heysel di Bruxelles, in cui morirono 39 persone, di cui 32 italiane, e ne rimasero ferite oltre 600. Una tragedia in cui rimase ucciso anche un reggiano, Claudio Zavaroni, 28 anni: un ragazzo allegro, sportivo, che provò in tutti i modi a salvare altre persone quando fu travolto dalla carica micidiale degli hooligans. Era andato a vedere una partita di calcio, la sua inseparabile macchinetta fotografica per cogliere quell’attimo fuggente di spensieratezza insieme ai suoi amici di viaggio, un modo per festeggiare due giorni dopo (31 maggio) il suo compleanno. E come ogni anno il comitato "Per non dimenticare Heysel" organizzerà, domenica, un momento per ricordare il giovane reggiano deceduto 34 anni fa. La commemorazione avverrà alle 10.30 in via Matteotti, davanti al monumento eretto proprio in ricordo di quella strage. "Si dovrebbe ricordare questa tragedia - spiega la presidente del comitato, luliana Bodnari - non solo il giorno dell'anniversario ma fare in modo di programmare eventi a tema Heysel per far capire cosa può succedere quando manca la sicurezza". Quest'anno, conclude, "compiamo 13 anni e ci impegneremo sempre di più per proteggere e curare questo monumento, una simulazione dei parapetti esistenti allora all'Heysel".

29 maggio 2019

Fonte: Tuttosport

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2019  

 

I taxisti granata per l'Heysel

di Alberto Gervasi

A 34 anni dalla strage, un'encomiabile iniziativa in collaborazione anche con l'associazione dei familiari delle vittime. Oggi a Porta Nuova l'evento "una ferita mai rimarginata" e sul cofano delle auto un simbolo che ricorda la tragedia.

TORINO - Le 39 vittime dell'Heysel e le 31 di Superga unite nel ricordo dei tifosi granata e bianconeri, perché il dolore non conosce colore. Viaggiare in taxi a Torino, oggi, significherà anche onorare la memoria delle vittime delle due tragedie che hanno unito, e che uniscono ancora, due tifoserie lontane per ideali e valori, ma che si mischiano e finiscono per indossare la stessa maglia davanti alla morte e alla sua assurdità. Da un'idea del Toro Club "Taxi Granata & Friends", con la partecipazione delle associazioni "Art in Taxi", "Familiari vittime Heysel" e "Quelli di via Filadelfia", dalle 8 alle 13 di oggi, nel parcheggio riservato ai taxi a Porta Nuova (lato via Sacchi), andrà in scena l'evento "Una ferita mai rimarginata". I tassisti che aderiranno all'iniziativa, infine, potranno applicare sul cofano delle loro automobili un graffio realizzato con gli stencil e le terre nere: il simbolo di una ferita, quelle per le 39 vite spezzate dal crollo del muro dello stadio Heysel durante la finale di Coppa del Campioni fra Juventus e Liverpool il 29 maggio del 1985, ancora aperta nel cuore dei tifosi bianconeri e non solo. Un gesto importante che segue lo striscione che domenica scorsa ha omaggiato le vittime della Curva Z allo stadio Grande Torino, esposto da Domenico Beccaria, presidente del Museo Granata. "Nessuno è padrone del dolore ha detto il vicepresidente del TC Taxi Granata Gianpiero Audisio. I morti dell'Heysel, insieme con quelli di Superga e delle altre tragedie nel mondo del calcio, appartengono a tutti". Già in occasione del 4 maggio scorso, per il 70° anniversario della tragedia di Superga, i taxi torinesi hanno girato in città con un'impronta granata disegnata sul cofano, segno della memoria eterna per gli Invincibili. Venerdì 31 maggio e sabato 1 giugno, a Mondovì, il Grande Torino continuerà a essere protagonista delle iniziative del locale Toro Club "Popolo Granata": venerdì alle 21, al Teatro Baretti, andrà inscena lo spettacolo "Il Grande Torino e altre storie di vita e di futbol; il giorno seguente, gli impianti sportivi di Mondovì Piazza saranno intitolate agli Invincibili, in un progetto interamente finanziato dai soci del club granata monregalese.

29 maggio 2019

Fonte: Tuttosport

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2019  

Grugliasco, commemorazione vittime dell’Heysel:

"Nessuno muore veramente se vive nel cuore di chi resta"

di Massimo Bondì

Il sindaco Montà: "Il rischio di altre vittime non è tollerabile e l’unione nel ricordo tra quelle di Superga e quelle dell’Heysel è una novità sana che marcia nella giusta direzione".

Ieri sera nel giardino di Grugliasco dedicato ai 39 tifosi bianconeri morti 34 anni fa sugli spalti dello stadio Heysel di Bruxelles ha avuto luogo la commemorazione alla quale ha partecipato il presidente dello Juventus club locale Massimo Paparella, l'assessora allo sport Gabriella Borio, i rappresentanti delle famiglie delle vittime di quel tragico evento ed uno della Juventus FC che ha letto la drammatica lista dei loro nomi.

"Ero piccolo, avevo otto anni, non capivo cosa stesse accadendo - ha detto il sindaco Roberto Montà - e festeggiai al termine di quella partita, i miei genitori non se la sentirono di spiegarmi cos’era accaduto. Sulla targa del giardino c’è scritto "Nessuno muore veramente se vive nel cuore di chi resta" ed è un messaggio che dobbiamo portare nel cuore: il linguaggio della violenza ci fa dimenticare cosa significa andare allo stadio, luogo che dovrebbe raccogliere solo l’entusiasmo pacifico delle tifoserie. Sono in appalto i lavori di messa in opera destinati al parco Aldo Moro che l’anno prossimo sarà segnato da quei 39 nomi. Il rischio di altre vittime non è tollerabile e l’unione nel ricordo tra quelle di Superga e quelle dell’Heysel è una novità sana che marcia nella giusta direzione perché va oltre la semplice cerimonia commemorativa". Furono l’attuale assessore Raffaele Bianco ed il consigliere Luciano Lopedote che, pur divisi dalla diversa fede calcistica fra Toro e Juve, oltre due anni fa decisero di dare corso al progetto di unire le due sponde opposte di un unico fiume della memoria. Senza dimenticare che quest’anno il museo del Grande Torino ha aderito all’evento "Uniti nel ricordo" insieme alle associazioni "Familiari vittime dell’Heysel", "Quelli di via Filadelfia" e "Art in taxi" per ricordare tutte le vittime delle disgrazie legate al mondo sportivo, col contributo della cooperativa "Taxi Torino". E per la prima volta quest’anno nei rispettivi stadi sono comparsi in curva striscioni di reciproca solidarietà, un segno di civiltà che fa ben sperare.

30 maggio 2019

Fonte: Torinoggi.it  

ARTICOLI STAMPA e WEB 30 MAGGIO 2019  

Cherasco ricorda le vittime della strage dell’Heysel

La cerimonia, organizzata dal comune e dall’associazione "Quelli di via Filadelfia", commemora i 39 caduti di Bruxelles a 34 anni di distanza dalla tragedia.

Si è tenuta a Cherasco nel pomeriggio di ieri, mercoledì 29 maggio, la commemorazione annuale della tragedia dell’Heysel organizzata dal comune e dall’associazione "Quelli di via Filadelfia". Presso i giardini del santuario di Madonna delle Grazie autorità e tifosi juventini si sono ritrovati per un momento di raccoglimento in memoria delle 39 vittime della strage del 29 maggio 1985, originata da una folle carica degli hooligans inglesi contro gli spettatori assiepati nel settore Z dello stadio Re Baldovino di Bruxelles, dove di lì a poco si sarebbe tenuta la finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool. Nella calca morirono trentadue cittadini italiani, quattro belgi, due francesi e un irlandese e oltre 600 persone rimasero ferite. Tre anni fa il comune di Cherasco ha inaugurato nella zona dei bastioni un monumento che ricorda le vittime di quella terribile notte. La scritta scolpita sull’opera "+ 39 Nessuno muore veramente se vive nel cuore di chi resta, per sempre" è stata voluta e realizzata dall’associazione "Quelli di via Filadelfia", che si prefigge lo scopo di preservare la storia e la memoria del tifo juventino. La cerimonia di ieri ha visto la presenza anche dell’ex calciatore e attuale team manager della Juventus Primavera Gianluca Pessotto, in rappresentanza della società torinese. a.c.

30 maggio 2019

Fonte: Cuneodice.it

ARTICOLI STAMPA e WEB 30 MAGGIO 2019  

Ventinove maggio a Cherasco, per commemorare i caduti dell’Heysel

La cerimonia di commemorazione a Cherasco, ogni 29 maggio, per ricordare le vittime di Bruxelles

di Cinzia Fresia

Il 29 maggio è una data che ogni juventino ricorda con tristezza e dolore. In quel giorno 39 persone innocenti hanno perso la vita a Bruxelles durante una delle partite di calcio più attese e più sentite, la finale di coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool. La tragedia non riguarda solo i tifosi della Juventus: in realtà, dovrebbe appartenere a tutte le persone che amano il calcio. Ed è in questa data, in virtù del doloroso evento, che gli juventini sentono la necessità di ritrovarsi e stare un po’ insieme. La tragedia dell’Heysel è oggi celebrata in più luoghi, piazze e monumenti ad essi dedicati. Uno di questi è il monumento a Cherasco, dove ogni anno dalla sua inaugurazione l’associazione "Quelli di via Filadelfia" - guidata dal suo leggendario Presidente, Beppe Franzo - organizza una intensa commemorazione, perché Franzo, in quel giorno maledetto, c’era. Le splendide colline langarole fanno da cornice in questo momento di ricordo in cui le parole diventano protagoniste: dal discorso del Sindaco della cittadina di Cherasco, fiero che il paese ospiti questo momento di importante aggregazione, a quello del Parroco per sua stessa ammissione tifoso del Torino. Il sentimento di fratellanza invita alla preghiera e alla benedizione e alla fine sempre la cara presenza di Gianluca Pessotto, in rappresentanza della Società Juventus, che invoca il rispetto per le 39 vittime in tutti gli stadi. L’atmosfera che si respira è unica e i buoni sentimenti prevalgono sulla tristezza. A cerimonia finita, si va a casa con un senso di pace e serenità e con la voglia di esserci l’anno che verrà.

30 maggio 2019

Fonte: Golditacco.it 

ARTICOLI STAMPA e WEB 30 MAGGIO 2019  

La memoria di un sopravvissuto all’Heysel: "Non si può morire in uno stadio"

di Vincenzo Pastore

Il 29 maggio 1985 è la fine dell’innocenza sportiva. Trentanove morti allo stadio Heysel di Bruxelles prima della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool. Una partita finita prim’ancora di iniziare. Non erano solo juventini, non erano solo italiani. C’erano anche belgi, francesi, irlandesi tra le vittime. Andrea Casula, il più piccolo, 11 anni. La memoria si fa viva ogni anno, non solo a maggio. Perché solo ricordando si possono onorare quelli che oggi non ci sono più, solo non dimenticando si può fare in modo che tragedie del genere non si ripetano. Lo sa bene Massimo Tadolini, oggi 57enne di Bassano del Grappa, ma originario di Bologna. Quel 29 maggio aveva 23 anni ed era, come oggi, un grande tifoso della Juventus. "In quegli anni frequentavo la curva della Juventus, provenivo da un club bianconero di Bologna. A Bruxelles eravamo in 10, con biglietti della curva juventina mentre c’era un altro gruppo di Bassano che aveva acquistato pacchetto completo (viaggio + biglietto partita) con un tour operator. Ricordo che nella capitale belga non si respirava un bel clima già dalla sera prima della finale. A Bruxelles, infatti, fummo aggrediti dagli inglesi, la città era in stato d’assedio, i tifosi del Liverpool erano ubriachi. Bevevano fiumi di birra, lasciavano a terra cataste di casse accumulate mentre loro facevano attorno capannello di inglesi con bicchieri in mano. Erano molesti con gli italiani e molto aggressivi anche nei confronti, ad esempio, dei clienti dei ristoranti. Non ho mai visto una cosa del genere. Eravamo arrivati in Belgio con alcuni camper e decidemmo di andare a dormire fuori città".

Il giorno dopo si gioca la finale. Che cosa ricordi ?

"L’indomani, nel pomeriggio, ci rechiamo verso lo stadio. Un gruppo si dirige verso la curva Z, inizialmente riservato ai belgi ma poi destinato ai biglietti comprati con i tour operator italiani, l’altro prosegue verso il settore juventino. Con me c’era anche Domenico Lazzarotto, storico caporedattore del Gazzettino. Arrivati all’Heysel ci accorgiamo subito di un trattamento indecoroso delle forze dell’ordine, a cui addebito ciò che poi sarebbe successo, oltre alla responsabilità dei tifosi inglesi. Gli hooligans, infatti, entravano armati completamente indisturbati, con bottiglie, sassi, spranghe. Mentre noi, invece, dovevamo entrare in una porticina di 80 cm: pensate solo a una curva intera che passa da uno spazio così stretto. Si era creata una sorta di imbuto, una cosa mai vista in tanti anni che frequento gli stadi".

Quando degenera la situazione ?

"I primi scontri si verificano all’interno dello stadio verso le 19. Mentre in campo si svolge una partita tra ragazzini, cominciano le prime schermaglie quando segnava la squadra con la maglia rossa o quella con la maglia bianca. Gli hooligans iniziano a sparare razzi e lanciare pietre contro la curva Z. Noi ci troviamo dall’altra parte dello stadio, ma capiamo subito che stava succedendo qualcosa di grave. Gli inglesi sfondano le protezioni tra i due settori e iniziano a pressare contro il muretto i tifosi italiani. Alcuni ragazzi entrano in campo, arrivano sotto la curva degli inglesi e anche da noi, ci accorgiamo che ci sono le prime vittime".

Nella curva della Juve che atmosfera c’è ? Volevate che si giocasse o no ?

"La curva era spaccata, alcuni di noi non volevano giocare perché era impossibile continuare dopo quella tragedia. Altri, invece, spingevano per giocare perché avevano pagato un biglietto e non volevano tornare a casa. A un certo punto sono arrivati i giocatori per cercare di riportare la calma, mentre Scirea faceva un appello dall’altoparlante. Forse la risposta più giusta era andar via dallo stadio, schifati da quello che avevamo visto, dovendo tener vivo il ricordo di questa tragedia. Ripensandoci oggi è stato giusto giocare perché altrimenti le vittime sarebbero state ancora di più. All’Heysel non c’erano ambulanze, i poliziotti erano pochissimi, mancavano i defibrillatori e i telefoni. Uno stadio inadeguato e un apparato organizzativo imbarazzante. È stato terribile, qui il tifo non c’entra. Sono morte persone inermi per una partita di calcio".

I festeggiamenti dei giocatori dopo la vittoria sono sembrati fuori luogo.

"Sì, è vero, ma credo che bisogna vivere direttamente le situazioni. I giocatori della Juve furono catapultati in una situazione ingestibile, erano pressati dalle attenzioni mediatiche, l’Uefa aveva imposto di giocare. È vero che si sapeva ci fossero dei morti, ma non che la tragedia fosse di quelle proporzioni. Gli stessi calciatori hanno poi dichiarato negli anni che non avrebbero voluto giocare, ma furono obbligati a farlo. Non festeggiarono solo loro, ma anche i tifosi in tutta Italia e fu abbastanza oltraggioso".

Tornato a Bassano hai deciso di portare avanti la memoria di quel giorno.

"Sì, la città ha pagato un prezzo altissimo quel giorno con le morti di Mario Ronchi e Amedeo Giuseppe Spolaore. Abbiamo subito fondato un gruppo, Nucleo 1985, che dalla stagione 85-1986 non ha mai perso una partita della Juve in tutto il mondo. Il nostro striscione è sempre presente allo Stadium. Poi, nel 2015, in occasione del 30mo anniversario, abbiamo realizzato un docufilm e organizzato un torneo di calcio per le squadre giovanili. Vi hanno partecipato anche i pulcini della Juve e sono state coinvolte le scuole bassanesi. Abbiamo organizzato una mostra che ha esposto anche i trentanove disegni più significativi sulla tragedia, ne sono arrivati oltre 1200".

Sono trascorsi 34 anni, cosa ti resta di quel giorno ?

"Le immagini terribili e la convinzione che la Juve avrebbe dovuto restituire quella Coppa all’Uefa. C’è stato una sorta di tabù per anni anche all’interno del club bianconero, per troppo tempo si è fatta poca memoria. Va ringraziato Otello Lorentini (fondatore dell’"Associazione familiari vittime Heysel", padre di Roberto, una delle vittime, da medico tornò indietro per salvare il piccolo Andrea Casula, morirono entrambi) per la battaglia che ha fatto contro l’Uefa, ottenendone la condanna".

30 maggio 2019

Fonte: Mondiali.it

ARTICOLI STAMPA e WEB 30 MAGGIO 2019  

34 anni dopo, ricordata la tragedia dell’Heysel in Comune a Torino:

"Un sogno spogliato, violentato"

di Massimo De Marzi

Così Emilio Targia ha rivissuto la sera del 29 maggio 1985 e il dramma avvenuto prima di Juve-Liverpool. Beppe Franzo: "+39 per ricordare quelle vittime. Le tragedie vanno condivise da tutti, senza distinzioni e colori".

Era piena la Sala Colonne del Comune di Torino nella serata di ieri. Non per una conferenza stampa, ma per rivivere, insieme, una notte che, chi c'era quel 29 maggio 1985, non potrà più dimenticare. La tragedia dell'Heysel è stata una delle pagine più buie e nefaste della storia del calcio. 39 vittime innocenti della follia degli hoolingans inglesi nella curva Z dello stadio di Bruxelles, prima della finale di Coppa dei Campioni tra Juve e Liverpool. Beppe Franzo con la sua associazione "Quelli...di via Filadelfia" ha voluto organizzare una serata per tenere viva la memoria di quel dramma nei confronti delle giovani generazioni. Perché solo non dimenticando si potrà evitare che una sciagura del genere possa ripetersi. La serata inizia con la proiezione di un video, immagini in super 8 dai colori sbiaditi, che riportano le lancette a quel pomeriggio di 34 anni prima. "Ricordare per non dimenticare", sottolinea Franzo nella sua introduzione, dopo i ringraziamenti di rito. "E’ ora di finirla, da parte delle altre tifoserie, pensando di attaccare la Juve tirare in ballo quelle vittime. Troppe volte si sono visti striscioni con scritto -39: per questo noi abbiamo deciso di scrivere +39, come è il prefisso per chiamare l’Italia, perché quelle persone, prima che tifosi bianconeri, erano cittadini italiani". Per fortuna, Franzo fa notare che ci sono stati segnali incoraggianti, di segno diverso, in questi ultimi anni, citando il progetto bianconerogranata e i 70 angeli, per accomunare la tragedia di Superga a quella dell’Heysel, cita in questo senso l’impegno dei taxisti torinesi. "Speriamo che in futuro non siano più necessarie manifestazioni come queste, perché vorrà dire che i morti sono condivisi da tutti, senza colori e distinzioni". Quindi la parola passa a Emilio Targia, che rilegge molte pagine del suo libro "Quella notte all’Heysel", facendo venire i brividi. Partendo dalla gioia dell’arrivo prima a Bruxelles e poi allo stadio, prima che attorno alle ore 19, guardando dalla curva opposta, si trovò a vivere in presa diretta il dramma, assistendo a "quell’onda rossa anomala che travolse tutto nel settore Z", prima di vederne crollare una parte. Poi le prime notizie che arrivavano, parlando di alcuni feriti, quindi di 7 morti, successivamente di 21. La voglia di scappare via, quella voce di capitan Scirea che fece un appello in cui invitava alla calma e diceva "giochiamo per voi", che servì a restituire un po’ di calma, quando tutti erano in preda alla paura e allo spavento. E dopo il frastuono di quella sera, con le urla e le grida di dolore, con le cariche della polizia, gli elicotteri, il rumore delle ambulanze, mentre alle 21.42 iniziava una partita fantasma, il giorno dopo Targia ricorda di essere tornato allo stadio con in mano un mazzo di margherite che, riuscendo a passare in mezzo a poliziotti e agenti, andò a depositare in quello che restava della curva Z: "Era il sogno spogliato, violentato: salendo e poi scendendo dai gradini, feci attenzione a non calpestare nulla in quello che era diventato un campo di battaglia". Solo un calcio, alla fine, ad un pezzo di muro che era finito tra i suoi piedi. Poi vengono citati i nomi delle 39 vittime, prima che un lunghissimo applauso e poi un minuto di silenzio accompagnino alla fine di una serata vissuta col groppo in gola. "Innaffiare le radici della memoria per non dimenticare", conclude Beppe Franzo. Perché chi ha vissuto l’Heysel lo porterà dentro per tutta la vita.

30 maggio 2019

Fonte: Torinoggi.it

ARTICOLI STAMPA e WEB 30 MAGGIO 2019  

Heysel, tutte le iniziative di commemorazione a Torino

La città di Torino ha reso omaggio alle 39 vittime della tragedia consumatasi il 29 maggio 1985, finale di Champions tra Juve e Liverpool.

Il 29 maggio 1985, allo stadio Heysel di Bruxelles, va in scena la finale della 30esima edizione dell’allora Coppa dei Campioni, oggi Champions League. A contendersi il trofeo dalle grandi orecchie ci sono la Juventus di Michel Platini e il Liverpool campione d’Europa in carica. Sugli spalti, nelle ore precedenti al fischio d’inizio, si consuma però l’impronosticabile tragedia: la furia degli Hooligans inglesi sfonda la (fragile) recinzione e invade il settore Z, uccidendo 39 tifosi. Come ogni anno la città di Torino e la Juve hanno voluto dimostrare vicinanza alle famiglie delle vittime. La Mole Antonelliana, come nel 2016, ha reso omaggio all’evento con la proiezione "+39 RISPETTO", mentre nel tardo pomeriggio il club bianconero (rappresentato da Pessotto e Gonfalone) ha deposto una composizione floreale sul monumento a ricordo della strage. Sempre nel tardo pomeriggio, presso il "Giardino Vittime dell’Heysel", lo Juventus Fan Club Grugliasco e il Comune di Grugliasco hanno letto i nomi delle 39 persone rimaste uccise quella notte. Il tutto durante una commovente cerimonia.

30 maggio 2019

Fonte: Juventusnews24.com

ARTICOLI STAMPA e WEB 30 MAGGIO 2019  

L'Heysel come Superga unisce nel ricordo juventini e granata

Il palmo della mano granata il 4 maggio, ieri i graffi. Un'iniziativa di Art In Taxi in collaborazione con l'associazione Taxi Granata & Friends per ricordare le vittime delle tragedie di Superga ed Heysel. 70 taxi "graffiati" in giro per Torino: un numero speciale come racconta Gianpiero Audisio, vicepresidente di entrambi i club. "Sono passati 70 anni da Superga e 70 sono le vittime delle due tragedie. Mai come quest'anno ci sembrava giusto unire granata e bianconeri nel ricordo". Un'installazione davanti a Porta Nuova ha completato l'evento. Ieri sera è stata illuminata la Mole con la scritta +39 Rispetto a cura dell'associazione "Quelli di via Filadelfia". A. m.

30 maggio 2019

Fonte: La Stampa

ARTICOLI STAMPA e WEB 30 MAGGIO 2019  

ESCLUSIVA

Parla un testimone dell’Heysel: "In quell’inferno la polizia

poi si accanì contro i tifosi Juve invece di contenere gli inglesi"

Bianconeri Live (Tribuna.com) ha intervistato in esclusiva Nicola Luigini, tifoso Juventino di Modena, che ai tempi della tragedia compiva 26 anni. Di seguito il suo racconto in prima persona dell’incubo consumatosi in quella notte di follia.

Cosa ti portava all’Heysel per quella finale di Champions ?

"C’era una Juve forte, speravamo di vincere la Champions League. Eravamo andati anche a seguire le semifinali, ci credevamo…".

Che cosa è successo quel giorno ?

"Già nel pomeriggio del giorno precedente la finale c’erano stati un po’ di tafferugli, molte attività erano rimaste chiuse. Il giorno del match però sembrava tutto tranquillo, i pullman ci portarono allo stadio, una lunga coda all’ingresso, ma nulla di che. C’era un settore per i tifosi italiani, uno per gli inglesi. Poi si diffuse la voce che i posti in cui si consumò la tragedia non dovevano essere venduti agli inglesi. La divisoria era una rete da giardino, persino un bambino avrebbe potuto tirarla giù. Appena entrati sulle gradinate ci rendemmo conto dello stato di fatiscenza in cui versava lo stadio, una situazione che non poteva essere considerata normale nemmeno per gli standard di quegli anni. Il pomeriggio iniziò con una partitella fra settori giovanili in vista della grande finale. Già in quelle ore però si vedevano strani movimenti sul lato della tifoseria inglese e mancava un vero e proprio cordone di polizia in quella zona: gli uomini in divisa che c’erano visibilmente non erano in numero sufficiente per monitorare la situazione. Quando accadde l’irreparabile, i tifosi inglesi si riversarono nella zona in cui sedevano tifosi misti che cercavano di proteggersi. Si vedevano corpi cadere… Nel frattempo gli ultras della Juve a loro volta erano riusciti a varcare le barriere e a riversarsi in campo in cerca di una via di fuga. Molti di noi andarono dalla polizia che stava a presidiare il settore Juve per dire di andare a dare manforte ai colleghi poliziotti che non riuscivano a presidiare la situazione nel settore inglese. In tutta risposta la polizia caricò i tifosi della Juve. Vidi gente uscire in barella e a braccia, ma mai avrei immaginato che ci fossero stati dei morti. Solo dopo mi resi conti di quanto fosse grave la situazione".

È stato giusto giocare ugualmente quella partita ?

"So che molti non saranno d’accordo con quello che sto per dire, ma io credo di sì. Le persone all’interno dello stadio non si erano rese conto della gravità dell’accaduto, e in un certo senso questo fu un bene. Tenendo conto dell’inefficienza totale delle misure di sicurezza, se la gente fosse uscita e avesse scoperto che c’erano stati dei morti, sarebbe scoppiata una guerriglia e i morti avrebbero potuto essere molti di più. Le violenze si erano estese anche lontano dallo stadio: io e i miei amici fummo aggrediti dai tifosi inglesi al rientro in albergo. Erano sotto l’effetto di alcol, noi riuscimmo a difenderci, ma eravamo sopraffatti dalla tristezza. Festeggiammo la vittoria con poca voglia di farlo, solo tempo dopo ci rendemmo conto che quel rigore non esisteva e quella giornata, che doveva essere di festa, non aveva più alcun valore. Non ci facevano nemmeno più entrare ai ristoranti perché la gente credeva che la colpa fosse degli italiani: c’era una confusione generale".

Come fu il rientro ?

"Ci fermammo un giorno in più per aspettare i feriti dimessi dagli ospedali, in quell’occasione sentii racconti orrendi da parte delle vittime rispetto a quello che avevano subito. Per me nulla fu più lo stesso: non andai più in trasferta, non seguii più la squadra allo stesso modo. Avrei molte altre cose da raccontare, ricordi da condividere che si confondono nella testa, ma forse può già bastare questo".

Un grazie di cuore a Nicola Luigini da parte della redazione per la disponibilità e la gentilezza dimostrati in occasione dell’intervista.

31 maggio 2019

Fonte: Tribuna.com

ARTICOLI STAMPA e WEB 31 MAGGIO 2019  


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