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25°Anniversario Strage Heysel
29 maggio
1985 – 29 maggio 2010
Il cielo
sopra Torino
Commemorazione
Ufficiale del Museo Virtuale Multimediale
Saladellamemoriaheysel.it
25 anni
Quanto inchiostro versato su quella coppa, prima
"insanguinata", poi "maledetta", per qualcuno "della
vergogna", per altri "alla memoria"... Sarebbe stato più
giusto lasciarla lì, nel cantuccio di quello spogliatoio
affollato e sudato, nella medesima scatola di legno nella
quale era ci era stata consegnata, informalmente, al termine
della gara, da un messo degli avidi mercanti di un circo di
fortuna senza le gabbie per le bestie feroci e senza la rete
per gli acrobati. Si doveva occultare quel feticcio in
quella processione sconsacrata e placare quella gioia
effimera dal piacere sordo che offese le vedove, le madri e
i padri, gli orfani, due volte nell'arco di un giorno,
all'aeroporto di Caselle ancor più che sul campo.
25 anni e
il timbro della colpa è ancora lì in quei filmati,
allucinanti, beffardi e orgiastici che fanno più male oggi
al rimorso di chi vinse ieri, se pur legittimamente. 25 anni
che la Juventus ha smarrito la memoria di quei 39 nomi e
cognomi per i quali non si è fregiata nemmeno di un piccolo
segno in bacheca e dei quali al momento non v'è traccia
alcuna nel suo sito ufficiale.
25 anni fa
apparve una piccola stele nel giardino privato della sede
sociale di Piazza Crimea, poi non un grammo di più, ma un
silenzio, greve, ingeneroso, per alcuni aspetti indegno.
L'imbarazzo di pronunciarle quelle maledette sei lettere
della parola "Heysel" è stato l'unico vero punto in comune
di tutte le dirigenze della società. Un balbettio
irriconoscente verso chi è caduto con la Juventus nel cuore,
verso i loro familiari e verso chi, ferito, ne porta ancora
le stigmate nel corpo e nello spirito.
25 anni fa
quella prima ingombrante Coppa dei Campioni e c'era anche
una sciarpa bianconera appesa ad una delle sue grandi
orecchie, poi è scomparsa con l'illusione che sparisse la
morte assieme al sudario. Penso a quante altre bandiere e
sciarpe bianconere ricoprirono quei volti sfigurati, privati
del tempo e dello spazio e di un sogno, per sempre negati ai
loro cari. Eppure, quella coppa e le sue vittime resteranno
vincolate per l'eternità, non avrebbe più alcun senso
disgiungerle, ora, ma molto più significato sposarle
definitivamente nell'abbraccio di un alloggio comune. Un
monumento per celebrarlo ad ogni sguardo, in un luogo fisico
della memoria.
25 anni, ma
non è mai tardi per chiedere perdono. Signora, smetti di
pensare per un momento al tuo guardaroba, inginocchiati e
riabbraccia i tuoi figli dispersi nel Belgio. Poi guarda
fisso in alto ed ascoltali mentre t'invocano, angeli, nel
loro canto: Juve... Juve... Juve... Juve... Li senti ? Sono
ancora tutti lì, insieme, non hanno mai smesso di amarti un
istante. Eleva in quel cantiere di Torino una preghiera di
cemento al cielo ed amali esattamente come non li hai mai
pianti. Trova loro una dignitosa dimora per farci
accarezzare quei nomi scritti dall'oro e dal sangue e
converti la vergogna del lungo inverno dei tuoi silenzi in
una primavera del cuore.
Silenzio...
Memoria... Onore...
14 Aprile
2010
Domenico
Laudadio
Fonte: Saladellamemoriaheysel.it
(Testo e Fotografie)
24°Anniversario Strage Heysel
29 maggio
1985 - 29 maggio 2009
39 Angeli
all'Heysel
Commemorazione
Ufficiale del Museo Virtuale Multimediale
Saladellamemoriaheysel.it
"Sia lieve
il vostro passo, accarezzate i nostri affanni, dolci spiriti
e perdonateci"
24 anni fa il sole di Bruxelles assisteva
inebetito, in luogo di una divinità colpevolmente assente,
alla mattanza più assurda di tifosi nella storia del calcio.
Un’ aggressione barbarica, ma studiata e intrapresa
con perfidia e premeditata tattica militare, una "strage
dolosa" come la definisce Francesco Caremani nel suo libro
"Le verità sull'Heysel. Cronaca di una strage annunciata".
Prevedibile da parte dell'UEFA, ma ignorata, e mai
contrastata dalle autorità di polizia del Belgio.
Si è
scritto tutto ed il suo contrario su quella infausta
giornata di Maggio. Abbiamo ascoltato e lasciati impuniti
cori beceri in ogni curva d'Italia ad insozzare la memoria
di innocenti calpestati come pupazzi in mezzo alle pietre
sgretolate dal crollo, dilaniati dai ferri di cancellate
acuminate come lance macedoni, finiti a calci, poi
applauditi dagli inglesi ubriachi che frugando nelle loro
tasche lanciavano in aria a sfregio povere cose.
Abbiamo ascoltato parole imparentate alla menzogna
per non farsi più del male tra i rimorsi.
Ci restano
in repertorio, giunte da quel cinema dell'orrore, le
immagini di una gioia che non conobbe pudore e la matematica
che ancora oggi divide gli squallidi contabili
dell'almanacco.
Chi stringe una coppa a sé, come fosse congruo e naturale
risarcimento alle bandiere sporche di sangue, chi vorrebbe
eliminarla per fare un dispetto, proprio a chi affrontò
migliaia di chilometri per non vederla, mai, portata in
trionfo, mentre giaceva in obitorio.
In tutto
questo tempo il silenzio della dimenticanza è stato
mistificato con il rispetto per le famiglie delle vittime.
La memoria, beffardamente, colpevolmente, non ha trovato
collocazione geografica proprio lì dove la bacheca ancora
adesso urla, orfana di un segno qualunque d'amore per quei
39 respiri soffocati dall'odio e mai degnamente celebrati
dalla loro stessa Madre. Dignità e vergogna, come Abele e
Caino, ad inseguirsi da ventiquattro lunghi anni in questa
storia scritta col sangue e con le lacrime di 39 famiglie di
innocenti.
C'è ancora
qualcosa che si può fare per innalzare una piccola preghiera
di pace, invece di un trofeo di latta, verso il cielo, fosse
anche la litania di chi non crede oltre le nuvole, ma
soltanto negli uomini ? Magari in quelli che verranno. In
quelli che applaudiranno gli avversari a vincere... In
quelli che ameranno i propri colori senza disprezzare le
altrui combinazioni...
Non lo so...
Non lo so... Non lo so... Quello che immagino è che il dolore è
dolore ed il perdono spetta solo a chi non ha mai trovato le
parole, per contenerlo. Non lo so. Non lo so. Quello che
possiamo fare noi oggi è soltanto trovare un luogo, delle
pagine, monumenti, strade, piazze, deputati a non
dimenticare. Una sala della memoria, nel nuovo stadio di
Torino. Un sacrario di emozioni, al di là delle bandiere.
E' vero.
Sono caduti per la Juventus. Sono i caduti della Juventus.
Allora è maturo il tempo d'incidere a fuoco quei nomi su
quella coppa senza vergogna e legarla per sempre ai suoi 39
cuori. Onore e memoria sono l'unica rima possibile di questa
storia dell'Heysel, da tramandare ai figli ed ai nipoti come
un incubo in attesa di redenzione. Ci sono macigni che pensi
di avere sepolto in qualche angolo remoto nel mondo.
Ritornano. Prima o poi. E se non ti travolgono è perché il
vento li restituisce al tuo sincero pentimento in forma di
angeli.
C'è ancora
tempo, per l'amore...
25 Maggio
2009
Domenico Laudadio
Fonte: Saladellamemoriaheysel.it
(Testo e Fotografie)
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