Fiorentina Juventus, sciarpa e
maglie Liverpool, "Derisi i morti dell'Heysel"
La foto di un uomo e di un
ragazzino con le maglie del club inglese scatena le
polemiche.
Firenze, 4 settembre 2022 -
La foto durante Fiorentina Juventus ha iniziato a girare di
smartphone in smartphone, fino a divampare in polemica. Un
uomo e un ragazzino, con la maglia del Liverpool e una
sciarpa del club inglese, sono andati sotto al settore
ospiti dei tifosi della Juventus. Iniziando a gesticolare.
Un gesto subito visto come uno sberleffo ai trentanove
morti, di fede juventina, della tragedia dello stadio Heysel
di Bruxelles, il 29 maggio 1985, quando si giocò Juventus
Liverpool, finale di Coppa dei Campioni. Come da
regolamento, gli steward hanno fatto togliere i simboli del
club inglese all'uomo e al ragazzino. Una vicenda che ha
provocato dure reazioni e accuse incrociate tra le due
tifoserie, la cui rivalità è nota.
4 settembre 2022
Fonte: Lanazione.it
ARTICOLI STAMPA e WEB
SETTEMBRE
2022
Cori misogini e antisemiti dai
tifosi juventini
e il retroscena di padre e figlio con la
maglietta del Liverpool
La partita Fiorentina-Juventus
sembrava essersi conclusa pacificamente, ma qualcosa in
realtà è andato storto.
Cala un velo nero sulla
partita che si è disputata sabato pomeriggio al Franchi. Il
sindaco Dario Nardella dal suo profilo Facebook ha
comunicato di aver "avviato l'azione legale per difendere il
nome e l’immagine di Firenze e dei fiorentini dalle ripetute
diffamazioni di questo signore". Il signore in questione è
Sergio Vessicchio, giornalista radiato dall'albo tre anni fa
e attualmente opinionista juventino, che aveva già
commentato quanto successo durante Fiorentina-Napoli e il
caso Spalletti. "Faremo una nuova azione risarcitoria di
fronte a questi ennesimi insulti e con i soldi che dovrà
darci pagheremo la retta delle scuole calcio ai bambini
della nostra città che non se la possono permettere. Il tifo
e il giornalismo sono una cosa, le offese gratuite e la
violenza verbale sono ben altro e noi non le lasciamo
passare". Nell'ultimo video-diretta condiviso Vessicchio
afferma che "Firenze è una città indegna, improponibile,
razzista, vigliacca, è la fogna d’Italia" e ancora "gli
viene permesso di portare l'inciviltà che è in città nello
stadio Franchi e nessuno prende nessun provvedimento.
Creiamo le condizioni che la vergogna della città non venga
portata anche allo stadio, perché quella città è una città
vergogna". Ma in particolare a cosa fa riferimento
Vessicchio ? Su Facebook da ieri gira un video, e più spesso
una foto, in cui vengono mostrati un padre e un figlio con
addosso la maglietta del Liverpool. Il riferimento è alla
tragedia che si è consumata nello stadio Heysel, di
Bruxelles, poco prima della finale di Champions League del
1985 tra Juve e Liverpool. Quel giorno 39 persone, di cui 32
italiane, morirono per il crollo del muro che delimitava il
settore Z a seguito dalla fuga dei tifosi italiani che
cercavano di liberarsi dall'assalto dagli hooligans inglesi.
Non è chiaro se le foto e il video che ritraggono i tifosi
fiorentini con le maglie del Liverpool siano state scattate
durante la partita di sabato. Come se tutto ciò non bastasse
su TikTok stanno girando numerosi video in cui i tifosi
juventini cantano un coro misogino e antisemita, che non ha
assolutamente nulla a che fare con lo sport, con il calcio e
con il tifo. "Viola è il colore che odio è quello che odio
di più - gridano a gran voce i bianconeri - gli
sterilizziamo le donne così non nascono più. Firenze è una
patria di infami, la odio da sempre perché i viola non sono
italiani, ma sono una massa di ebrei". A denunciare il coro
è stata anche l'assessora Sara Funaro che su Twitter ha
scritto: "Frasi vergognose e inaccettabili. Lo dico da donna
e da ebrea. Quelli non sono tifosi, lo sport è disciplina e
rispetto: chi ha intonato quei cori deve essere individuato
e punito. La nostra memoria e le donne devono essere
rispettate". Il grande problema dei social è che non è
facile capire quando i video sono stati registrati, in
quanto è visibile solo la data di quando sono stati postati.
Inoltre il coro non è la prima volta che viene intonato, se
così si può dire, infatti, in una versione i tifosi sono a
torso nudo, ed è quindi verosimile pensare che possa essere
stato girato sabato durante Fiorentina-Juventus, in altri
indossano i cappotti.
4 settembre 2022
Fonte: Firenzetoday.it
ARTICOLI STAMPA e WEB
SETTEMBRE
2022
Firenze, sotto il settore ospiti
con il figlio
con la maglia del Liverpool: è un avvocato
Il caso esploso dopo che la foto
è diventata virale. Nell'immagine si vede il tifoso
gesticolare verso i supporter bianconeri con indosso la
maglia del club inglese, un insulto alla memoria dei 39
morti nella tragedia dello stadio Heysel di Bruxelles, il 29
maggio 1985.
La foto ha fatto il giro
del web scatenando un'ondata di commenti indignati. Un uomo
e un ragazzino con la maglia del Liverpool e una sciarpa del
club inglese, a gesticolare sotto al settore ospiti al
termine di Fiorentina Juventus. Un insulto alla memoria dei
trentanove morti nella tragedia dello stadio Heysel di
Bruxelles, il 29 maggio 1985 durante la finale di coppa dei
Campioni Juventus Liverpool, con un protagonista
insospettabile: si tratta infatti di un avvocato del foro di
Firenze, "incastrato" proprio dalle immagini rimbalzate sui
social. Gli steward hanno fatto togliere i simboli del club
inglese a lui e al figlio: secondo quanto appreso, sul caso
ha avviato accertamenti anche la questura per valutare
eventuali provvedimenti.
5 settembre 2022
Fonte:
Firenze.repubblica.it
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SETTEMBRE
2022
LA PROVOCAZIONE
Fiorentina, avvocato tifoso
viola con la maglia del Liverpool
provoca gli ultras della
Juventus ricordando l’Heysel
di Tommaso Loreto
Il tifoso: "Sabato c’era
anche Everton-Liverpool e mio figlio fa collezione di
magliette. Gli steward mi hanno detto di smetterla".
La foto che lo ritrae con
la maglia del Liverpool, al pari del figlio accanto a lui, è
diventata in fretta virale, adesso il tifoso della
Fiorentina pescato dalle immagini sugli spalti in occasione
di Fiorentina-Juventus rischia provvedimenti. Protagonista
della vicenda un avvocato del foro di Firenze, che sulle
colonne della Nazione ha spiegato il suo gesto. "Non c’era
né premeditazione né provocazione, ho solo risposto ai cori
offensivi - racconta - poi ho anche spiegato la storia delle
39 morti a mio figlio. Lui colleziona magliette, ne ha 50...
Anche di Ronaldo alla Juve e del Pisa. E poi sabato c’era
anche Everton-Liverpool, il derby. Dopo pochi minuti
comunque si sono avvicinati due steward, mi hanno detto di
smetterla o sarebbero potuti arrivare provvedimenti". La
foto che ritrae l’uomo ha creato parecchio scalpore per i
riferimenti alla finale di Coppa Campioni del 1985 tra
Juventus e Liverpool quando 39 tifosi bianconeri persero la
vita nello stadio Heysel di Bruxelles. Già sabato, comunque,
gli steward erano intervenuti facendo togliere i simboli del
club inglese. Sull’accaduto ha avviato accertamenti anche la
questura per valutare eventuali provvedimenti.
6 settembre 2022
Fonte:
Corrierefiorentino.corriere.it
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SETTEMBRE
2022
Antonio Cabrini ed Idris a
Nicosia
il 15 e 16 settembre per partecipare ad "Una piazza
per Luigi"
di Maria Teresa La Via
Luigi Pidone fu una delle
39 vittime della tragedia avvenuta allo stadio Heysel di
Bruxelles, il 29 maggio 1985, in occasione della finale di
Coppa dei Campioni Juventus-Liverpool.
Centinaia di tifosi della
Juve partirono da tutte le parti d’Italia per andare a
condividere un momento di sana competizione e di festa,
ignari che questa si potesse trasformare nel dramma che
avrebbe coinvolto loro e le rispettive famiglie.
Da Nicosia partirono un gruppo di
amici,
che vissero momenti di paura
indimenticabili, perché posizionati nella famosa curva Z,
dove si compì la tragedia. Luigi
Pidone non faceva parte di questo gruppo. Lui era partito in
compagnia della moglie e del figlioletto di pochi mesi per
andare a trovare il fratello,
che viveva a Bruxelles, ma
trovandosi in loco non si fece sfuggire l’occasione di
andare ad assistere ad una partita così importante.
Purtroppo fu coinvolto nei disordini e rimase gravemente
ferito, schiacciato dalla folla. Dopo un lungo coma,
morì il 14 agosto 1985,
lasciando moglie e
figlio. Michele Leonardi, uno dei
nicosiani presenti che,
avendo rischiato la vita in quello
stadio, negli anni si è impegnato a far memoria sui fatti,
nel 2015 organizzò un memorial a 30 anni dalla tragedia col
supporto di aziende varie e amici che lo aiutarono
nell’organizzazione dell’evento, unico in Sicilia. La
manifestazione ospitò il famoso giornalista juventino
Idris, l’ex portiere della Juve Stefano Tacconi, che giocò
la finale di Coppa Campioni,
il giornalista Francesco Caremani e
il tutto fu supportato da Massimo Tadolini. L’evento creò
grande interesse tra i cittadini, soprattutto fra i giovani,
che ebbero l’occasione di conoscere i fatti che cambiarono
la vita di 39 famiglie. Michele Leonardi si è poi impegnato
affinché una piazzetta della città di Nicosia venisse
intestata a Luigi Pidone,
a perenne memoria. La burocrazia è
lunga e complicata, ma la giunta che ha sempre supportato la
proposta ha finalmente deliberato favorevolmente.
È stato così organizzato un evento
di due giorni, che
si svolgerà il 15 e il 16 settembre
a Nicosia. La manifestazione si aprirà giovedì 15 settembre
alle ore 18:00 presso l’aula consiliare coi saluti delle
autorità locali che accoglieranno gli ospiti, l’ex
calciatore campione del mondo Antonio Cabrini e il
giornalista sportivo Idris. Nella mattina del 16 settembre
presso il cineteatro Cannata Il campione Antonio Cabrini
incontrerà i giovani mentre alle 17:00 si terrà un convegno
sul razzismo e la violenza negli stadi durante il quale
interverranno anche il sindaco Luigi Bonelli e il vescovo
Giuseppe Schillaci. Alla fine del convegno ci si sposterà
presso la piazzetta Luigi Pidone (ex largo pozzi fiera) per
l’inaugurazione e intitolazione al nostro concittadino
vittima Heysel. In questi giorni, l’artista Maurizio
Cannizzo sta realizzando un murale in memoria delle vittime
dell’Heysel. Gli organizzatori ringraziano il Comune di
Nicosia, Italtrade Trasporti, Stock Family e il presidente
Luigi Russo della cooperativa Anchise.
9 settembre 2022
Fonte: Telenicosia.it
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SETTEMBRE
2022
Fiorentina-Juve, emesso Daspo
per il tifoso
viola che esibiva la maglia del Liverpool
Due anni di
Daspo per il tifoso della Fiorentina che ha esibito la
maglia del Liverpool contro i bianconeri, chiaro riferimento
alla tragedia dell’Heysel.
Come riporta il Corriere dello Sport, l’operato
della Questura nei riguardi dei tifosi della Fiorentina non
accenna ad arrestarsi: dopo le due misure di Daspo emesse
per sostenitori viola in seguito al diverbio a bordo campo
con Spalletti nel match contro il Napoli, è stato infatti
comminato un altro provvedimento della stessa natura (e
della durata di due anni) anche per il supporter viola che
sabato durante Fiorentina-Juventus, andando sotto il settore
occupato dai tifosi ospiti, ha esibito la maglia del
Liverpool che rimandava in modo inequivocabile, specie in
presenza dei tifosi bianconeri, alla strage dello stadio
Heysel di Bruxelles del 1985, dove persero la via 39
persone.
9 settembre 2022
Fonte: Fiorentina.it
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SETTEMBRE
2022
Associazione Quelli di … Via
Filadelfia, lettera aperta di Beppe Franzo
"Abbia almeno l’umiltà e la
coerenza di chiedere
scusa ai famigliari delle vittime
dell'Heysel"
Beppe Franzo, presidente dell'Associazione Quelli
di … Via Filadelfia, ha scritto una lettera aperta
all'avvocato fiorentino (Omissis), finito al centro delle
polemiche per alcune foto che lo ritraevano allo Stadio
Artemio Franchi con sciarpa e maglia del Liverpool, in
occasione di Fiorentina-Juventus. Ecco di seguito la
missiva:
"Avvocato, inizio col salutarla, perché
reputo la cortesia gesto nobile e antidoto alla
villania. Potrei disquisire intere giornate sulla valenza
del valore simbolico del gesto e sui suoi profondi riflessi
in ambito sociale. Qualche anno fa, in un
Fiorentina-Juventus al quale non potei assistere, fui tra
coloro che si prodigarono perché in quell’evento la nostra
tifoseria dedicasse un coro ad Astori, da poco deceduto.
Un atto che rappresentò forse uno dei maggiori momenti di
superamento dell’odio viscerale che divide da sempre le due
tifoserie, in nome di un sincero e profondo umano rispetto
alla immane tragedia della morte. Quella di un giocatore
spezzato nel fiore dei suoi anni, con un futuro di rosee
prospettive. Anche in quell’occasione sui muri dello stadio
Franchi risaltavano scritte contro Scirea e un fatidico
numero, il 39 che, scritto in negativo, è assurto a simbolo
dell’odio e del disprezzo. Tuttavia non ho mai rinnegato la
mia presa di posizione per i cori a favore di Astori, perché
i valori sono imprescindibili, anche al cospetto di una
miserabile provocazione che indurrebbe a ben altro
atteggiamento. Ho giocato a Subbuteo ma non mi sono mai
presentato allo stadio con la divisa del Real Madrid, anche
se da sempre nutro una simpatia per questa squadra. Se fossi
andato sugli spalti in divisa da aviatore o con la maglietta
con la scritta Lisbona ad un Derby, non avrei mai potuto
giustificarlo con la passione per l’aviazione o con la
golosità per i pastel de nata. I tifosi utilizzano parole e
simboli che danno origine a un "linguaggio segreto", come
argutamente e sapientemente descritto da Desmond Norris nel
suo testo la "Tribù del Calcio". L’esposizione di un
oggetto, di determinati colori o di valori numerici, è il
linguaggio "esoterico" delle gradinate. Piango nel mio
cuore, vista la sua posizione quale studioso di materie
giuridiche, che non abbia espresso scuse e fatto ammenda del
suo ridicolo e svilente comportamento, giustificandolo
viceversa con pretenziosi sillogismi e penose cadute di
stile. Non mi reputo sollevato e compiaciuto dell’eventuale
Daspo che le verrà inflitto, perché ne sconto ingiustamente
uno. Reputo incomprensibile daspare un soggetto dopo averne
acconsentito l’ingresso allo stadio con indosso quella
maglia. Come per il coro a ricordo di Astori, ho sempre
cercato di prodigarmi ad elevare la qualità del tifo. Pur
con i dovuti distinguo e le eterne rivalità dei
colori. Quella maglia e quella sciarpa indossata a sberleffo
e provocazione è un gesto inequivocabile, al di là del
Subbuteo, del contemporaneo derby di oltremanica e di ogni
altra demenziale giustificazione. Spero, al di là di ogni
ulteriore polemica, che abbia almeno l’umiltà e la coerenza
di chiedere scusa ai famigliari che a distanza di anni
piangono ancora sulle tombe di quelle 39 vittime
innocenti. Vittime tra le quali vi era anche un bimbo di 11
anni, che potrebbe aver avuto l’età di suo figlio".
Beppe Franzo
10 settembre 2022
Fonte: Tuttojuve.com
ARTICOLI STAMPA e WEB
SETTEMBRE
2022
"Non capisco come il mio gesto
sia meritevole di due anni di Daspo
Mi si offende dimenticandosi gli
striscioni bianconeri contro Superga"
di Mattia Sorbetti
Durante la conferenza
stampa ha preso la parola anche il tifoso della Fiorentina
(Omissis), Avvocato penalista protagonista del Daspo
disposto dalla Questura in seguito ai fatti di
Fiorentina-Juventus, facendo valere le proprie ragioni
riguardo all’accaduto: "Ringrazio i presenti per la
partecipazione. Mi ritrovo in una situazione particolare,
sono perplesso per alcuni fattori che l’hanno determinata
perché come ho già indicato in una lettera informale al
Questore, non sono stato identificato all’interno dello
stadio. Quando ho garrito al vento la sciarpa del Liverpool,
poco dopo sono accorsi due steward ammonendomi ed
invitandomi a non compiere più quel gesto perché avrei
potuto rischiare una sanzione. L’input arrivava dalla Digos,
ed io non ho più sventolato alcuna sciarpa. Avevo anche
quella del Torino, che ho sempre indossato da decine di anni
in occasione delle partite con la Juventus, per il mio modo
di vivere il tifo e di associarmi ai fratelli gemellati del
Toro. L’Avv. poi ha aggiunto: "La dinamica della mia
condotta è particolare, ma altrettanto quella delle forze
dell’ordine. Ho passato tutto il secondo tempo a sedere con
mio figlio che vestiva la maglia degli Azzurri perché il
caldo era aumentato. Su Firenze si era scatenata la pioggia
e non ero potuto ritornare a casa a cambiarmi. Anzi, prima
di avviarci verso il Franchi siamo passati anche in un
negozio di abbigliamento così che gli potessi ricomprare
scarpe, pantaloni e felpa". Prosegue quindi (Omissis): "Se
la maglia del Liverpool aveva una valenza "istigatrice"
della violenza perché mi è stato consentito di tenerla per
tutta la durata della partita ? Il mio gesto di "mostrare"
la sciarpa in risposta ai cori, avvenuto nel prepartita per
pochi attimi, non poteva quindi essere evitato ? Mi sono un
po’ lasciato andare, ma non riesco a capire se il gesto che
ho fatto è davvero meritevole di 2 anni di Daspo. Mi pongo
questa domanda da cittadino. Ho girato tutta l’Australia con
la maglia della bandiera Aborigena, essendo da sempre vicino
alle minoranze etniche. Non ho mai pensato di creare un
problema, come non l’ho mai creato alle forze dell’ordine,
benché fosse mal vista. Ho visto partite di tutti i
campionati e misure di questo tipo non ne conosco. La legge
la conosco invece. Il mio è stato un comportamento da
tifoso. Ora sono preoccupato, meno per la mia salute perché
mi trovo lontano dall’Italia, ma dalle conseguenze che
questa situazione può comportare. Mi sono venute in mente
parole di Oriana Fallaci che in Rabbia e Orgoglio si fa una
domanda: "Perché avere rispetto verso un qualcosa che non ti
porta rispetto ?" Io mi sono sentito non rispettato, non
vedo perché io non possa per un attimo perdere le staffe e
ripagare chi offende i morti. Mi dispiace aver creato un
problema di immagine per la tifoseria viola. Cercherò di
trovare una modalità per dimostrare tutto questo, quando me
ne sarà data la possibilità". Infine conclude sul Daspo: "Ho
chiesto un colloquio con un funzionario importante. Voglio
capire dove posso ritirare il Daspo. Vorrei che fosse l’Avv.
Alfano a ritirarlo per conto mio. Al momento ho il timore di
rientrare a Firenze per via delle minacce. In questo momento
è divertente offendermi dimenticandosi la storia della
tifoseria juventina, che ha offeso i morti di Superga ma
anche lo scomparso presidente viola Baretti, morto per un
incidente aereo. Ricordo gli striscioni fatti dai tifosi
bianconeri a riguardo, nel mio storico ne ho viste e sentite
di tutti i colori".
12 settembre 2022
Fonte: Fiorentinanews.it
ARTICOLI STAMPA e WEB
SETTEMBRE
2022
Parla il tifoso viola con la
maglia del Liverpool:
"Non evocavo l’Heysel. Guardavo
i reds al pub"
"Indossavo per caso la
maglia del Liverpool il giorno del match
Fiorentina-Juventus. Non c’era alcun intento di ricordare la
tragedia di Heysel, in occasione della partita di Champions
League. Se quella casacca aveva una valenza istigatrice
perché allo stadio Franchi mi hanno consentito di tenerla
?". Lo ha detto il tifoso viola immortalato al Franchi con
la maglia del Liverpool in occasione della partita contro la
Juventus. Il tifoso, un avvocato, ha ammesso di essere
venuto a conoscenza tramite stampa di essere destinatario di
un Daspo. E si difende: "Ero stato in un pub con mio figlio
per vedere la partita del Liverpool. Poi ci ha colto la
pioggia e siamo andati direttamente al Franchi, senza
passare da casa a cambiarci. A mio figlio ho acquistato
vestiti nuovi, io ho tenuto la casacca della squadra
d’oltremanica", racconta ai giornalisti in un incontro
promosso dal suo difensore Mattia Alfano. Il professionista
ha raccontato all’Ansa in una conferenza stampa, in
videocollegamento, di essere stato costretto a fuggire
all’estero a seguito delle minacce di morte, arrivate via
social e con sms sul cellulare. E ancora: "Nel prepartita ho
sventolato la sciarpa del Liverpool in direzione dei cori
razzisti e discriminatori intonati dalla tifoseria juventina
verso la mia città e la mia squadra. Mai avrei immaginato di
ricevere insulti e minacce di morte e di essere sanzionato
dalla questura. Conosco la legge e pensavo di averla
rispettata, tenuto conto che il mio è un comportamento da
tifoso e da fiorentino che reagisce alle offese e ai cori
antisemiti di alcuni tifosi della Juventus". Il suo
difensore ha affermato che "appena riusciremo a ritirare il
Daspo alla questura, presenteremo ricorso al Tar".
12 settembre 2022
Fonte: Sportface.it
ARTICOLI STAMPA e WEB
SETTEMBRE
2022
"L’Heysel non c’entra mi sento
minacciato"
Il tifoso viola identificato in
curva con la maglia Reds si è rifugiato all’estero.
"Indossavo per caso la
maglia del Liverpool il giorno di Fiorentina-Juve. Non
volevo ricordare la tragedia di Heysel. Ma se aveva valenza
istigatrice perché me l’hanno fatta tenere ?". Il tifoso
viola, avvocato, ha ammesso di aver saputo dalla stampa di
essere stato colpito da daspo per il comportamento allo
stadio. "Ero stato in un pub con mio figlio per vedere il
derby Everton-Liverpool di quello stesso giorno. Ha piovuto
forte, siamo andati al Franchi, senza passare da casa a
cambiarci. A mio figlio ho acquistato vestiti nuovi, io ho
tenuto la maglia dei Reds", dice in un videocollegamento
fissato dal suo difensore Mattia Alfano (critico col Daspo:
"uno lo riceve senza potersi difendere. Il mio assistito è
stato costretto ad andare all’estero per le minacce di
morte, via social e sul telefonino"). "Nel prepartita -
continua il tifoso - ho sventolato la sciarpa verso i
bianconeri per i loro cori razzisti e discriminatori. Mai
avrei immaginato di essere daspato. Il mio è stato un
comportamento da tifoso e da fiorentino che reagisce a
offese e cori di alcuni tifosi della Juve". Il difensore ha
spiegato che "appena riusciremo a ritirare il Daspo
ricorreremo al Tar".
13 settembre 2022
Fonte: Lanazione.it
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SETTEMBRE
2022
Heysel 1985
di Italia Baresi
29 maggio 1985, Bruxelles,
stadio Heysel. Prima della finale di Coppa dei Campioni
(precedente della Champions League), i tifosi del Liverpool
hanno attaccato un settore di tifosi bianconeri. Quello che
segue è noto come il dramma dell’Heysel. Con 39 morti e
quattrocento feriti, questa pagina resta una pagina nera
nella storia del calcio e del nostro Paese. Così nero che i
registi Hans Herbuts e Jan Verhein stanno realizzando un
documentario in sei parti, rispettivamente. Il fatto che
Canvas ora li preceda con una serie in tre parti è ciò che
il giornalista sportivo e narratore Frank Raes chiama
coincidenza: "È totalmente spiegabile". Perché dopo quasi
quarant’anni il trauma delle persone coinvolte - presidente
compreso - non è ancora svanito.
Quel giorno mi sono distinto
come giovane giornalista radiofonico per BRT - Frank
Raes: Nel pomeriggio ho parlato con i tifosi di entrambi i
club alla Grand Place di Bruxelles, che festeggiavano
festosamente sotto gli occhi esultanti degli agenti di
polizia. Poche ore dopo stavo intervistando Albert Rosens,
segretario generale della Federcalcio belga, poco prima del
Settore Z, poiché tutte queste persone erano state investite
dal panico per l’assalto di matrice inglese. Non
dimenticherò mai quella foto: una sezione deserta della
tribuna piena di vestiti sbrindellati, borse e scarpe.
Tonnellate di scarpe.
È difficile capire oggi che la
partita sia continuata dopo. La Juventus ha vinto, ma molti
tifosi italiani soffrono ancora per questa "Coppa del
Sangue" - Frank Raes: Se il campo di gioco non fosse
stato immediatamente svuotato, (il bilancio) sarebbe
ulteriormente aumentato. Ci sono storie che la Juventus ha
dovuto vincere per calmare le cose e resta un mistero se i
giocatori sapessero o meno dei morti. Ovviamente lo
sapevano, credo comunque. Ma Platini, che ha esultato per il
calcio di rigore pochi istanti dopo (…) è molto cinico se lo
vedi adesso. In retrospettiva, sembra semplice, ma all’epoca
c’era il caos ovunque ed è successo tutto molto rapidamente.
Le tue conversazioni a Torino e
Liverpool hanno cambiato la tua visione dell’evento ?
- Frank Raes: Ora capisco meglio come funziona il Liverpool
come città e come club. A quel tempo, il Liverpool soffriva
molto del thatcherismo. Quasi tutti i giovani erano
disoccupati. I tredici tifosi del Liverpool successivamente
condannati erano maschi di età compresa tra i diciotto ei
diciannove anni. L’ubriaco può iniziare scherzosamente
qualcosa di terribile, ma non i criminali che picchiano a
morte le persone. Non dimentichiamo che le forze dell’ordine
inizialmente hanno respinto quegli italiani che scappavano
dalla loro postazione. Sogno ancora quel giorno ? Non più
adesso. Ma questi ricordi riemergono ancora ogni tanto.
13 settembre 2022
Fonte: Tgcomnews24.com
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SETTEMBRE
2022
A Nicosia in ricordo di Luigi
Pidone, vittima
allo stadio Heysel, ospiti
Antonio Cabrini e Idris
Una due giorni a Nicosia
dedicata alla memoria di Luigi Pidone, nicosiano e una delle
39 vittime dello stadio Heysel di Bruxelles nella tragica
serata del 29 maggio 1985, in occasione della finale di
Coppa Campioni tra Juventus e Liverpool.
Questa due giorni culminerà
il 16 settembre con l’intitolazione di una piazza di Nicosia
a Luigi Pidone. Un evento fortemente voluto
dall’organizzatore Salvatore Leonardi, amico di Luigi Pidone
e anch’egli uno degli spettatori di quella tragica serata.
Nel tardo pomeriggio del 15 settembre Antonio Cabrini e
Idris sono stati accolti nell’aula consiliare del palazzo
comunale di Nicosia da una moltitudine di persone, tifosi
juventini, atleti e semplici simpatizzanti. Presenti i
familiari di Luigi Pidone, la vedova Michela e il fratello
Vincenzo proveniente dal Belgio. Il campione del mondo di
Spagna 82 e il celebre giornalista televisivo sono stati
accolti dalle autorità cittadine con in testa il sindaco
Bonelli, assessori e consiglieri comunali. Il primo
cittadino di Nicosia ha ricordato le imprese sportive di
Antonio Cabrini, un autentico monumento dello sport
italiano. Al centro del suo discorso la figura di Luigi
Pidone a cui è dedicata la due giorni in sua memoria. Idris
il celebre giornalista dal sangue bianco-nero tifosissimo
della Juventus, ha iniziato il suo discorso facendo le
condoglianze alla vedova di Luigi Pidone ed ha ricordato
alcuni attimi di quella serata divenuta ormai un evento
storico nell’immaginario collettivo. Infine, il campione
della Nazionale italiana e della Juventus, Antonio Cabrini,
ha ricordato quella tragica serata e ringraziando Salvatore
Leonardi per l’invito, ha auspicato che mai più accada un
evento tragico come quello dello stadio Heysel.
16 settembre 2022
Fonte: Telenicosia.it
ARTICOLI STAMPA e WEB
SETTEMBRE
2022
Intitolata a Luigi Pidone,
vittima dello Stadio Heysel, una piazza a Nicosia
Luigi Pidone, 31 anni,
nicosiano, è stata la trentanovesima vittima della strage
dello Stadio Heysel avvenuta il 29 maggio 1985 in occasione
della finale di Coppa Campioni tra Juventus e Liverpool.
Salvatore Leonardi uno
degli amici che accompagnò Luigi Pidone in quella sfortunata
partita ed uscì fortunatamente illeso ha voluto organizzare
una due giorni dedicata alla memoria di questa vittima della
violenza negli stadi. Nella mattina del 16 settembre Antonio
Cabrini, indimenticabile campione del mondo a Spagna 82 e
campione della Juventus ha incontrato presso il cinema
Cannata i giovani per sensibilizzarli contro la violenza
negli stadi e contro il razzismo. L’incontro si è ripetuto
nel pomeriggio sempre nello stesso luogo presentato da
Valentina D’Alessandro, alla presenza di mons. Giuseppe
Schillaci, vescovo della Diocesi di Nicosia, appassionato di
calcio e tifoso juventino, che ha voluto sottolineare che
nello sport è importante il rispetto dell’avversario.
L’incontro è proseguito con gli interventi del sindaco di
Nicosia Luigi Bonelli, che ha voluto ricordare ai genitori
dei ragazzi che praticano sport come sia importante
l’educazione nei confronti degli avversari e degli arbitri.
Presenti all’incontro due ospiti d’eccezione, il giornalista
Idris, commosso nel ricordo della tragica serata dell’Heysel
e Antonio Cabrini che ricordando quella tragedia ha voluto
sottolineare l’importanza della sana pratica dello sport
come sostegno contro la violenza ed il razzismo. Testimone
d’eccezione anche Mario Sgrò, attuale presidente dell’Ente
autonomo Autodromo di Pergusa, che quella sera era presente
a Bruxelles che ha sottolineato le mancanze organizzative
dell’UEFA e della federazione belga oltre alle carenze
strutturali dello stadio. Poco prima dei due incontri è
stato proiettato un documentario realizzato dalla
televisione belga in memoria di Luigi Pidone, che ha
ricordato la strage dello Stadio Heysel anche grazie alle
testimonianze di Salvatore Leonardi e Venerino Telefono che
vissero in prima persona quella tragedia. Sul palco sono
saliti i parenti di Luigi Pidone, la moglie Michela ed il
figlio Michele, quest’ultimo all’epoca aveva solo 7 mesi,
omaggiati dalla sezione di Nicosia dei Bersaglieri. Infatti,
Luigi Pidone aveva svolto il servizio militare nel corpo dei
bersaglieri e di questo ne andava fiero. La serata al cine
Cannata si è conclusa con un omaggio musicale del maestro
Enzo Tamburello. L’inaugurazione della piazza a Luigi Pidone
è stata preceduta da un lungo corteo con in testa le
majorettes e la banda musicale diretta dal maestro Giuseppe
Tamburello a seguire le associazioni dei Bersaglieri e dei
Carabinieri in pensione. In piazza è stato realizzato
dall’artista Maurizio Cannizzo un magnifico murales su lato
di un palazzo grazie al permesso concesso dai proprietari e
dallo IACP di Enna. L’opera ricorda Luigi Pidone e le
vittime del settore Z dell’Heysel. La scopertura della targa
con la dicitura "Slargo Luigi Pidone Vittima Heysel
1954-1985" è stata seguita dalla benedizione impartita da
padre Santo Basilotta. La serata si è conclusa con un
intervento del sindaco di Nicosia, Luigi Bonelli, che a nome
della sua amministrazione e dei consiglieri comunali ha
consegnato un mazzo di fiori alla vedova e al figlio di
Luigi Pidone terminando poi con un abbraccio che
simbolicamente tutta la città di Nicosia ha voluto dare ai
due parenti della vittima.
17 settembre 2022
Fonte: Telenicosia.it
ARTICOLI STAMPA e WEB
SETTEMBRE
2022
Offese su Facebook le vittime
dell'Heysel: insegnante condannata
Lorentini: "La vicenda
processuale afferma un principio: chi offende le vittime
dell’Heysel paga. Mi auguro che questa sentenza da adesso in
poi rappresenti un monito".
Chi offende le vittime
dell’Heysel paga. È questo il risultato della storica
sentenza del processo svoltosi a Napoli e che si è concluso
lo scorso 23 settembre. Processo nel quale era stata
rinviata a giudizio l’insegnante e giornalista (Omissis),
per aver offeso le vittime dell’Heysel nel 2015 attraverso
un post scritto su Facebook e confermando le sue parole nel
corso di trasmissione radiofonica di Radio24. L’insegnante
napoletana è stata condannata ai lavori di pubblica utilità
- avendo optato per il rito alternativo della messa alla
prova ai servizi sociali per scontare la propria pena - e a
risarcire l’associazione fra i familiari delle vittime
dell’Heysel. "Per l’associazione è un risultato importante -
spiega il presidente Andrea Lorentini, figlio di Roberto il
medico aretino morto nella tragedia di Bruxelles - e la
vicenda processuale afferma un principio: chi offende le
vittime dell’Heysel paga. Mi auguro che questa sentenza da
adesso in poi rappresenti un monito per tutti coloro che
ancora oggi, deliberatamente negli stadi o sui social,
offendono le 39 vittime di Bruxelles". L’Associazione fra i
familiari delle vittime dell’Heysel, sin dalla sua
fondazione, si è posta tre obiettivi: curare e portare
avanti la memoria dell’Heysel;
fare incontri, seminari e workshop,
soprattutto in scuole e università, per combattere la
violenza nello sport; difendere in ogni sede, anche legale,
la memoria delle vittime della strage di Bruxelles. "Perché
la memoria è la custodia del fuoco, non l’adorazione della
cenere".
5 ottobre 2022
Fonte: Arezzonotizie.it
ARTICOLI STAMPA e WEB
OTTOBRE
2022
Juve, insegnante offese le
vittime dell'Heysel. Ecco la condanna
di Francesco Caremani
La donna, che scrisse un
post su Facebook nel 2015 e ribadì tali offese in una
trasmissione radiofonica, risarcirà l'associazione dei
familiari.
Chi offende le vittime
dell’Heysel paga. È questo il risultato della storica
sentenza del processo svoltosi a Napoli e che si è concluso
il 23 settembre. Processo nel quale era stata rinviata a
giudizio l’insegnante e giornalista (Omissis), per aver
offeso le vittime dell’Heysel nel 2015 attraverso un post
scritto su Facebook e aver confermato tali offese in una
nota trasmissione radiofonica. L’insegnante napoletana è
stata condannata ai lavori di pubblica utilità - avendo
scelto il rito alternativo della messa alla prova ai servizi
sociali per scontare la propria pena - e a risarcire
l’Associazione fra i familiari delle vittime dell’Heysel.
"Per l’Associazione è un risultato importante - spiega il
presidente Andrea Lorentini - e la vicenda processuale
afferma un principio: chi offende le vittime dell’Heysel
paga. Mi auguro che questa sentenza da adesso in poi
rappresenti un monito per tutti coloro che ancora oggi,
deliberatamente negli stadi o sui social, offendono le 39
vittime di Bruxelles". Difesa
della memoria - Uno degli obiettivi
dell’Associazione, riportato anche nello statuto, è quello
di difendere in ogni sede, anche legale, la memoria di
coloro che persero la vita il 29 maggio 1985. Perché la
memoria è la custodia del fuoco, non l’adorazione della
cenere: "Utilizzeremo quel denaro in parte per l’attività
dell’Associazione e in parte lo devolveremo in beneficenza -
sottolinea Lorentini. Colgo l’occasione per ringraziare
l’avvocatessa Simona Donnini che ci ha seguito nella vicenda
processuale con attenzione e puntualità".
6 ottobre 2022
Fonte: Tuttosport.com
ARTICOLI STAMPA e WEB
OTTOBRE
2022
Insultò le vittime
dell’Heysel: "Se la sono andata a cercare"
Condannata prof napoletana
anti-juventina
di Monica Pucci
La docente (Omissis) è
stata condannata a scontare lavori di pubblica utilità e a
risarcire i familiari delle vittime dell'Heysel.
"Se la sono andata a cercare…",
concludeva quel post del 2015 la professoressa (Omissis),
tifosa del Napoli ma soprattutto anti-juventina, becera e
accecata dalla fede calcistica, al punto dall’insultare le
vittime della strage nello stadio di Bruxelles che nel 1985
provocò 39 morti tra i sostenitori della squadra bianconera.
La prof napoletana condannata a lavori di pubblica utilità
per le offese sulla strage dell’Heysel.
La docente, all’epoca titolare di un dottorando in
Germanistica all’università La Sapienza e supplente
all’istituto "Anna Baldino" di Barano d’Ischia (ruoli dai
quali dovette dimettersi a seguito delle polemiche) è stata
condannata a scontare lavori di pubblica utilità e a
risarcire i familiari delle vittime dell’Heysel dal
tribunale di Napoli per l’accusa di offese. La sentenza
risale a due settimane fa ma a rendere noto l’esito della
vicenda processuale, è stato Andrea Lorentini, presidente
dell’Associazione familiari vittime dell’Heysel e figlio di
Roberto, medico di Arezzo che la sera del 29 maggio del 1985
trovò la morte assieme ad altri 38 connazionali negli
*scontri e nel fuggi fuggi generale causato dagli hooligans
del Liverpool. La denuncia e la condanna dopo l’iniziativa
delle associazioni di familiari delle vittime dell’Heysel.
"Chi offende le vittime dell’Heysel paga, Mi auguro
che questa sentenza da adesso in poi rappresenti un monito
per tutti coloro che ancora oggi, deliberatamente negli
stadi o sui social, offendono le 39 vittime di Bruxelles",
ha poi commentato Andrea Lorentini. "Per l’associazione è un
risultato importante, sin dalla sua fondazione ci siamo
posti tre obiettivi: curare e portare avanti la memoria
dell’Heysel; fare incontri, seminari e workshop, soprattutto
in scuole e università, per combattere la violenza nello
sport; difendere in ogni sede, anche legale, la memoria
delle vittime della strage di Bruxelles". Nel post su Fb, la
(Omissis) scriveva, testualmente: "Non vogliono farci andare
allo Juventus Stadium perché si cacano sotto. E fanno bene,
perché se ci girano le palle qua succede la seconda edizione
dell’Heysel (per la cronaca io di quella gente non ho pena
perché penso che se la siano andati a cercare)".
* NOTA BENE: Purtroppo è
cattiva consuetudine di alcuni giornalisti e redazioni
associare la parola "scontrI" alle 39 vittime di Bruxelles.
È giuridicamente falso, come appurato dalle verità
storico-processuali ! Il 29.05.1985 nel settore Z dello
stadio Heysel, assalito dai tifosi inglesi, si erano
mescolati ai tifosi neutrali locali (a causa di una
irresponsabile organizzazione della prevendita dei
biglietti) moltissimi club bianconeri e famiglie italiane
con donne, anziani e bambini al seguito. Non erano presenti
i gruppi ultras della Juventus che, invece, erano schierati
nella curva opposta. Purtroppo il terrore spinse la folla
aggredita barbaramente a fuggire calpestandosi e in
centinaia ammassandosi contro il muretto di delimitazione
della curva che franò nella parte inferiore.
6 ottobre 2022
Fonte: Secoloditalia.it
ARTICOLI STAMPA e WEB
OTTOBRE
2022
Un Padre e un Figlio
La lettera di un tifoso che
incontrò Otello il 29.05.1985 a Bruxelles inviata a suo
nipote Andrea, all’epoca bambino, oggi il presidente
dell’Associazione fra i Familiari delle Vittime dell’Heysel,
rifondata alla morte del nonno nel 2015.
Ciao, mi chiamo Paolo
Levanti e abito a Pavullo nel Frignano in provincia di
Modena, non mi conosci e forse ti stupirai di ricevere
questa mail in merito ad una tragedia avvenuta nel 1985
della quale ti spiegherò il motivo. Ero presente all’Heysel
come Presidente del club con una comitiva di 28 tifosi e
dopo il massacro avvenuto allo stadio, non riuscendo a
trovare uno dei componenti, non sono rientrato allo stadio
cominciando a cercare l’amico scomparso. Con il cortese
aiuto di due ragazze di Bruxelles, con la loro auto, ho
girato tutti gli ospedali nei quali avevano portato i feriti
per terminare questa via Crucis nella caserma militare dove
avevano portato le persone decedute. È stato in quel triste
posto che ho conosciuto tuo nonno con il quale abbiamo
scambiato, in una atmosfera che ti lascio immaginare, frasi
che misero in evidenza la sofferenza di tuo nonno. Una frase
mi ha colpito in modo profondo che mi ha accompagnato
quotidianamente per un anno e ancora oggi mi risuona nella
mente… Mi disse: " Vedi, ho voluto fare un regalo a mio
figlio per la sua prossima attività di medico e l’ho portato
a morire" e questa frase mi colpì in modo particolare, oltre
al tono di voce sussurrato quasi non volesse disturbare suo
figlio, perché la sera prima di partire convinsi con fatica
mia figlia di 10 anni a non venire, rinunciando al
biglietto, in quanto non ero tranquillo di quel settore. Da
quel ritorno ho volutamente cercato di dimenticare quella
triste serata per questo non ho mai voluto partecipare a
nessun evento che me la facesse tornare in mente, ma oggi mi
farebbe enormemente felice sapere come sta tuo nonno, una
roccia per quel poco che l’ho conosciuto, e gli porgessi i
miei doverosi omaggi e saluti.
Ti ringrazio per la
cortesia.
Paolo Levanti
6 ottobre 2022
Fonte:
Associazionefamiliarivittimeheysel.it
ARTICOLI STAMPA e WEB
OTTOBRE
2022
Chi offende le vittime
dell’Heysel paga
Giustizia è fatta per Andrea
Lorentini e l’Associazione fra i familiari delle vittime
dell’Heysel.
Chi offende le vittime
dell’Heysel paga. È questo il risultato della lunga vicenda
giudiziaria svoltasi a Napoli e che si è conclusa pochi
giorni fa.
La vicenda ha inizio nel 2015 quando
comincia a girare sul web un post pubblicato su Facebook
pesantemente offensivo per la memoria delle vittime
dell’Heysel, talmente offensivo da attirare l’attenzione di
una trasmissione. L’autore del post anziché pentirsi affonda
il coltello e l’Associazione non può non querelare l’autore
del fatto. Le indagini portano al rinvio a giudizio e solo a
quel punto, chi aveva offeso decide di riparare le
conseguenze del reato attraverso lo svolgimento di lavori di
pubblica utilità ed un’offerta risarcitoria all’Associazione
che sarà utilizzata per l’attività della stessa oltre che
devoluta in beneficienza. "Per l’Associazione è un risultato
importante - spiega il presidente Andrea Lorentini - e la
vicenda processuale afferma un principio: chi offende le
vittime dell’Heysel paga. Mi auguro che questa sentenza da
adesso in poi rappresenti un monito per tutti coloro che
ancora oggi, deliberatamente negli stadi o sui social,
offendono le 39 vittime di Bruxelles. Uno degli obiettivi
dell’Associazione, riportato anche nel nostro statuto -
prosegue Lorentini - è quello di difendere in ogni sede,
anche legale, la memoria di coloro che persero la vita il 29
maggio 1985". L’Associazione fra i familiari vittime
dell’Heysel, da anni è impegnata in numerose iniziative sia
sul fronte della memoria che dell’impegno civile per
divulgare i veri valori dello sport tra i giovani, non è più
disposta a tollerare frasi offensive o comportamenti
denigratori e diffamatori nei confronti delle vittime
ed ha scelto di adottare una linea
dura nei confronti di tutti coloro che con scritte,
comportamenti o parole rievochino impropriamente la strage
dell’Heysel.
7 ottobre 2022
Fonte:
Associazionefamiliarivittimeheysel.it
ARTICOLI STAMPA e WEB
OTTOBRE
2022
"LA TRAGÉDIE DU HEYSEL"
di Francesco Caremani
"La
tragédie du Heysel" è una produzione
franco-belga che andrà in onda in sei puntate su RTL-TVI,
emittente privata in lingua francese con sede in Belgio e
Lussemburgo, a partire dal 18 ottobre; le prime due puntate
dovrebbero essere presentate in anteprima al Festival del
Cinema Di Roma, 13-23 ottobre. La serie è tratta dal libro
di Jan-Philippe Leclaire,
vice direttore de L'EQUIPE, "Le Heysel: Une
tragédie européenne", probabilmente
il libro più importante sulla strage di Bruxelles del 29
maggio 1985, nella quale morirono 39 persone: trentadue
italiani, quattro belgi, due francesi e un nordirlandese;
juventini e no. Chi mi conosce sa cos’è per me l’Heysel,
conosce il mio libro e la mia ricostruzione della vicenda
tramite gli occhi e la lucidità di Otello
Lorentini, in quanto testimone oculare, il quale perse
l’unico figlio Roberto - medaglia d’argento al valor civile,
per essere morto tentando di salvare un connazionale - sugli
spalti della curva Z e che costituì l’Associazione dei
familiari, facendo condannare l’Uefa - con
una storica sentenza - oltre che alcuni hooligan e un
poliziotto responsabile della sicurezza. Chi ha letto il mio
libro sa quello che c’è da sapere, per chi vuole affrontare
la realtà dei fatti e non raccontarsi frottole. Cosa ne
penso della serie televisiva ? A mio modo di vedere c’è
tutto, dalla strage al processo - nello specifico una
ricostruzione minuziosa - grazie anche alla presenza
dell’avvocato Daniel Vedovatto. Sono state
fatte 52 interviste e ci sono immagini, per me, inedite.
Ovviamente non si può impedire agli "altri" di parlare e di
dire la loro, mentre cercano di nascondersi dietro un dito -
in particolare gli hooligan inglesi (ladri oltreché
assassini, fateci pace…) e i poliziotti che cercano di
mondare le proprie colpe con qualche bugia e alcune
inesattezze - però colpe e responsabilità vengono fuori in
maniera netta e inequivocabile, grazie al lavoro di
Jean-Philippe Leclaire e al montaggio della
produzione.
Io penso che questo lavoro sia molto importante e
per certi aspetti definitivo, una pietra miliare nella
memoria dell’Heysel, una memoria che in Italia, a parte il
mio libro e la rinata Associazione dei familiari - grazie ad
Andrea Lorentini - non c’è stata mai
occasione di fare in maniera così approfondita.
Non sarà facile per alcuno e alcuna guardarla, è
stata oggettivamente dura vederla in anteprima.
Cosa altrettanto importante, l’Associazione dei
familiari ha un ruolo centrale e viene fuori tutto nella
sesta e ultima puntata, grazie al lavoro, in questi anni, di
Andrea Lorentini.
Dobbiamo essere fieri di lui e di coloro che hanno
aderito, perché mai come prima, dai tempi della sentenza che
condannò l’Uefa e di Otello
Lorentini, è stata così forte la presenza dei
familiari nel racconto dell’Heysel; fateci caso, spesso chi
parla di Heysel, a vanvera, non parla mai dei morti e dei
familiari. Certo, ci sono affermazioni che faranno stare
male e altre che faranno arrabbiare, ma dovete guardare la
serie nel suo complesso: è fatta giornalisticamente molto
bene, davvero molto bene.
Palomar dovrebbe distribuirla anche in Italia, ma
ancora non ci sono certezze. Credo che sarebbe clamoroso se
alcuna, tra emittenti e piattaforme, decidesse di non
mandarla in onda. Se ci riusciranno sarà un evento storico,
altrimenti niente di nuovo rispetto a ciò che ho
sperimentato di persona, umanamente e professionalmente, in
vent’anni di memoria. A me, alla fine, è toccata la parte
del cattivo, mi ci vorrà la scorta dopo che sarà andata in
onda - in Toscana, in Italia e in Inghilterra - ma va bene
così.
Onorato di avere scelto sempre una parte, quella dei
familiari delle vittime dell’Heysel e dei loro cari. "La
memoria è la custodia del fuoco, non l’adorazione della
cenere", cit. (NDR: Gustav Mahler)
10 ottobre 2022
Fonte: Facebook (Pagina Autore)
ARTICOLI STAMPA e WEB
OTTOBRE
2022
"Mio
padre, la sua morte, il suo gesto unico"
di Alberto Pierini
Lorentini racconta: così
quella sera lo ha cambiato. "Era al sicuro, corse a salvare
un bambino: ha scelto la vita nello stadio dell’orrore".
"E’ una perdita che mi ha
cambiato la vita ma mi ha fatto anche scoprire mio padre".
Andrea Lorentini, nostro collaboratore e figlio di Roberto,
allora aveva 3 anni: ma ha fatto di quella serata una sua
missione. Guidi il comitato delle vittime… "Sì, è stato
nonno Otello a volerlo e non ho voluto che quella pagina si
chiudesse". Chi c’era della tua famiglia all’Heysel ? "Oltre
mio padre, due cugini, Andrea e Gianni Stazio, e nonno
Otello". Che non tifava Juventus… "No, ma volle andare per
stare insieme a suo figlio". Come nacque la decisione di
questo viaggio ? "Un anno prima erano andati a Basilea per
la finale di Coppa delle Coppe: e decisero di ripetere
l’avventura". Da quello che poi ti hanno raccontato come
vissero l’escalation della violenza ? "Ai primi lanci di
pietre e oggetti, quello stadio cadeva a pezzi e tutto
diventava arma, iniziarono a capire il pericolo". Nella
curva Z… "Sì, era quella dedicata alle famiglie e ai tifosi
neutrali". Tuo padre era riuscito a mettersi in salvo… "Sì,
aveva trovato il modo di uscire dalla calca". E poi ? "Vide
un bambino di 11 anni in fin di vita e corse ad aiutarlo".
Da medico... "Sì, un giorno prima aveva ricevuto la lettera
di assunzione in ospedale". E quell’aiuto gli fu fatale… "Lo
ritrovarono morto sotto i corpi: e quel bambino con lui". Ne
hai conosciuto i parenti ? "Sì, si chiamava Andrea Casula,
morì insieme al padre. La sorella Emanuela è diventata mia
amica ed è la vicepresidente dell’associazione per le
vittime". Tuo nonno come si salvò ? "Riuscì ad avvicinarsi
al campo da gioco, alle reti e non a quel muro divisorio tra
i due settori che poi crollò". Come si accorse della morte
del figlio ? "Cominciò a cercarlo e lo trovò insieme agli
altri corpi". Come ha cambiato tutto questo la tua vita ?
"Molto, anche oltre quanto non avverta. Ma la parte peggiore
è toccata al nonno. Non c’è niente di peggio che
sopravvivere ad un figlio. E poi trovarsi con la
responsabilità insieme a mia madre di due bambini piccoli,
me e mio fratello". Somigli molto a tuo padre… "Sì, me lo
dicono tutti e ne sono felice".
12 ottobre 2022
Fonte: Lanazione.it
ARTICOLI STAMPA e WEB
OTTOBRE
2022
Al Festival di Roma la notte dell'Heysel. Nasce una serie tv
Le puntate, per ora
destinate a Francia e Belgio e poi sulle nostre piattaforme,
saranno presentate in chiusura. Tra i protagonisti i
familiari delle vittime aretine. Dal libro di Caremani a
quello del vicedirettore dell’Equipe.
Arezzo, 12 ottobre 2022 -
L’incubo dell’Heysel rivivrà sul grande schermo del Festival
di Roma: festival che in realtà è una festa ma è duro
chiamarla con il suo nome davanti al ricordo di quella notte
da incubo. Una serie: una serie Tv stile documentario,
serrata come solo la vita vera sa essere. Il racconto a
puntate di quelle ore, di quel 29 maggio del 1985. E Arezzo
è una delle protagoniste, purtroppo, di quelle ore. "Sono
stato intervistato a lungo e con me i parenti di chi è morto
in quello stadio": ce lo racconta Andrea Lorentini, nostro
prezioso collaboratore e presidente del comitato che da
allora raccoglie le vittime. Lui, il figlio di Roberto,
medico con il foglio di assunzione in tasca da poche ore:
vittima ed eroe di quella notte, avendo rinunciato al punto
sicuro nel quale si era rifugiato, ai bordi di quella curva
Z che affolla da allora gli incubi dei tifosi juventini, per
salvare un bambino. È il protagonista quasi assoluto di una
delle puntate di quella serie: si intitolerà "La tragedie du
Heysel" ed è tratta in gran parte dal libro di Jean Philippe
Leclaire, uomo di sport, essendo il vicedirettore
dell’Equipe, la Bibbia degli appassionati. Ne firma anche la
regia insieme a Jan Verheyen e ad Eddy Pizzardini. Ed è
proprio lui a risponderci da Parigi per confermare la
notizia. "Sì, le prime due puntate della serie saranno
proiettate a Roma". C’è anche la data: sabato 22 ottobre
alle 11.30. Nel gran finale di un Festival che proprio quel
giorno, recuperando finalmente i premi, designerà i
vincitori. È una serie e quindi fatalmente fuori concorso.
Ma di enorme impatto. Amplificato dalla sala della
proiezione, l’auditorium del Teatro Studio Borgna, l’angolo
più intimo tra le grandi sale dell’evento romano. Su quella
parete non sfilerà solo il volto di Andrea: ci saranno anche
due suoi cugini, Andrea e Gianni Stazio, presenti in quella
notte. Lorentini no, aveva appena tre anni e avrebbe
scoperto con il tempo cos’era successo. E ci sarà Giovanni,
il fratello di Giusy Conti, l’altra vittima aretina:
frequentava il Liceo Classico, era partita con l’entusiasmo
dei 17 anni, senza immaginare che non sarebbe tornata. E c’è
la testimonianza di Francesco Caremani, autore di "Heysel,
le verità di una strage annunciata", lo straordinario libro
scritto su quella storia, denunciandone anche le infinite
contraddizioni. E tra i volti aretini c’è quello di Paolo
Ammirati, uno degli avvocati del collegio di parte civile
che rappresentava le vittime di quello stadio. In tutto 52
interviste, compresa la testimonianza di chi non c’è più,
Otello Lorentini, il padre di Roberto, con lui all’Heysel
anche se non tifava Juve. Quella sera costò la vita a 39
persone. Il film prova a rendere loro l’ultimo omaggio:
l’omaggio della verità.
12 ottobre 2022
Fonte: Lanazione.it
ARTICOLI STAMPA e WEB
OTTOBRE
2022
LA
RICOSTRUZIONE
Heysel, la strage
diventa una docuserie
di Francesco Fredi
La tragedia consumatasi
allo stadio Heysel di Bruxelles la sera del 29 maggio 1985
nel prepartita della finale di Coppa dei Campioni fra
Juventus e Liverpool ritrova analisi storica e attualità
nella docuserie "The Heysel Tragedy" in concorso oggi nella
sezione Progressive Cinema del penultimo giorno della
diciassettesima Festa del Cinema, di Roma.
Le prime due puntate
dell’inedito documentario (nel 2005, dopo alcuni audiovisivi
italiani autoprodotti, uscì invece "Heysel: the Day Football
Died" di Brian Henry Martin) proiettate in anteprima stamane
ricostruiscono cause, eventi e testimonianze sulla morte di
39 persone - 32 delle quali italiane, fra i quali i
bresciani Tarcisio Salvi e Domenico Ragazzi - che perirono
nella calca del crollo di un muro, sotto la spinta degli
attacchi degli hooligans, nel settore Z del fatiscente
impianto sportivo. La serie prodotta in 6 episodi da 55
minuti dalla belga Scope Pictures e dall’italiana Palomar
andrà poi in tv su rete o streaming ancora da stabilire.
L’hanno diretta Jan Verheyen, Jean-Philippe Leclaire (autore
nel 2005 di "Le Heysel, une tragédie europeenne" uscito in
Italia nel 2006 per Piemme col titolo "Heysel. La tragedia
che la Juventus ha cercato di dimenticare") ed Eddy
Pizzardini. Hanno raccolto fatti e ricordi approfondendo
anche i tanti lati oscuri della disorganizzazione che favorì
la strage e causò anche 600 feriti. La troupe ha girato
anche in Italia in alcuni luoghi natali delle vittime; come
l’allora 44enne Domenico Ragazzi, di Ludriano di
Roccafranca, e il 49enne Tarcisio Salvi, titolare della
pizzeria Cucca a Brescia, le cui spoglie riposano al
cimitero di Borgosatollo. Salvi, figlio di emigrati in
Belgio, proprio a Bruxelles aveva conosciuto Marie Jeanne
"Marisa" Andries, poi sua moglie e madre dei loro 4 figli,
che, pur 85enne, nel maggio 2021 esprimeva dolente
testimonianza. Sul tema-Heysel opera l’Associazione dei
Familiari Vittime Heysel, anche attraverso il museo virtuale
multimediale www.saladellamemoriaheysel.it
22 ottobre 2022
Fonte: Giornaledibrescia.it
ARTICOLI STAMPA e WEB
OTTOBRE
2022
THE HEYSEL TRAGEDY - Alla Festa di Roma in anteprima
La docuserie di Jean
Philippe Leclair e Jan Verheyen THE HEYSEL TRAGEDY, su una
delle più grandi tragedie avvenute in uno stadio di calcio,
prodotta da Scope Pictures e Palomar, sarà presentata in
anteprima italiana con i primi due episodi in chiusura della
Festa del Cinema di Roma sabato 22 ottobre alle 11.30 al
Teatro Studio Borgna.
La sera del 29 maggio 1985,
a Bruxelles, al vecchio e cadente stadio dell’Heysel, è in
programma la finale di Coppa dei Campioni di calcio tra il
Liverpool, il club inglese più titolato nelle competizioni
internazionali e già detentore del trofeo, e la Juventus, il
club più importante e vincente d’Italia. La grande festa
dello sport tuttavia – attesa da 400 milioni di tifosi e
appassionati da tutto il mondo – si trasforma all’improvviso
in una carneficina, che conta 39 morti e centinaia di
feriti. Ma come avviene l’escalation? Quali elementi
contribuiscono a provocarla ? A scatenare il caos sono gli
hooligans inglesi, che prima della partita, da ubriachi,
caricano il famigerato settore Z, dagli organizzatori
riservato ai tifosi neutri ma in realtà occupato da tifosi
juventini non appartenenti al tifo organizzato: famiglie,
professionisti, gente pacifica che vuole solo godersi uno
spettacolo sportivo. L’effetto di queste cariche genera il
panico tra gli italiani che si danno alla fuga accalcandosi
verso il muro che delimita il settore Z, che cade a pezzi e
non è ben presidiato dalla polizia. Con l’inevitabile crollo
della struttura, 39 tifosi, quasi tutti italiani, perdono la
vita schiacciati e soffocati dalla folla. Sembra l’epilogo
anticipato e tragico di una serata maledetta, ma non è così.
Per evitare che le voci sulla morte degli innocenti si
sparga e che fuori dallo stadio vada in scena una battaglia
urbana tra ultras, la Uefa e le autorità belghe obbligano
Juventus e Liverpool a disputare la partita, un match
tesissimo e vero, giocato in un’atmosfera drammatica, che
finirà con la vittoria della Juventus grazie a un rigore
discusso e servirà alle forze dell’ordine per riprendere il
controllo del territorio e limitare i danni. La docuserie
"The Heysel Tragedy", di Jean Philippe Leclair e Jan
Verheyen è l’opera definitiva su una delle più grandi
tragedie mai avvenute in uno stadio di calcio, un
accadimento che ha cambiato per sempre la storia degli
eventi sportivi europei e ha spinto l’allora primo ministro
inglese Margaret Thatcher ad affrontare e risolvere una
volta per tutte la piaga sociale degli hooligans. In 6
episodi di circa 55 minuti, "The Heysel Tragedy"
ricostruisce una volta per tutte l’incredibile sequenza di
eventi avversi che hanno portato al disastro finale,
coinvolgendo tutte le parti in causa e ascoltando le
testimonianze dirette dei protagonisti di quella tragica
giornata, e va a caccia del sottilissimo confine che esiste
tra colpa e responsabilità.
Grazie all’oggettività e all’efficacia del racconto
corale, dopo 32 anni, "The Heysel Tragedy" raccoglie e
rappresenta l’intero ventaglio di sensazioni legate a uno
degli eventi della storia europea che più di altri ha finito
per sedimentarsi nell’immaginario di intere generazioni: il
freddo distacco della Uefa, che scelse uno stadio fatiscente
per disputare una gara così importante; l’impreparazione
delle autorità belghe, che attuarono un piano di sicurezza
farraginoso, disorganizzato e inadeguato; il coinvolgimento
controverso delle società di calcio, che furono costrette a
scendere in campo per ragioni di pubblica sicurezza; le
emozioni contrastanti dei calciatori di Liverpool e
Juventus, protagonisti involontari di uno spettacolo
surreale in grado di trasformare il gioco in dramma. E
naturalmente, la sofferenza delle vittime, che hanno perso
amici e familiari, in opposizione al senso di colpa dei
colpevoli, inestirpabile e atavico rumore di fondo, prezzo
di un risarcimento che non potrà mai avvenire.
"The Heysel Tragedy" è una serie documentaria di Jan
Verheyen e Jean-Philippe Leclaire con Eddy Pizzardini,
adattata dal libro "Heysel, una tragedia europea" scritto da
Jean-Philippe Leclaire, prodotta da Scope Pictures e Palomar,
in coproduzione con Max Rockatanski, RTL BELUX, con la
partecipazione di Wallimage e il sostegno di Tax Shelter du
Governement fédéral belge tramite SCOPE INVEST e Fonds
Audiovisuel de Flandre (VAF)
21 ottobre 2022
Fonti: Cinemaitaliano.info
- Corrieredellosport.it
ARTICOLI STAMPA e WEB
OTTOBRE
2022
Festa del cinema
"The Heysel Tragedy" in
anteprima mondiale
La Festa del Cinema di Roma
presenterà in anteprima mondiale la docu-serie The Heysel
Tragedy di Jan Verheyen e Jean-Philippe Leclaire con Eddy
Pizzardini. I primi due episodi saranno proiettati sabato 22
ottobre alle ore 11.30 al Teatro Studio Gianni Borgna
dell’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone.
The Heysel Tragedy porta
sul grande schermo le drammatiche vicende avvenute il 29
maggio 1985 in occasione della finale di Coppa dei Campioni
tra Liverpool e Juventus, che causarono la morte di 39
persone, approfondendo le conseguenze per le famiglie
coinvolte, per il mondo del calcio e per lo sport in
generale. La serie, in sei puntate, è ispirata al libro
"Heysel. La tragedia che la Juventus ha cercato di
dimenticare" di Jean-Philippe Leclaire, edito in Italia da
Piemme. The Heysel Tragedy è prodotta da Scope Pictures e
Palomar, in coproduzione con Max Rockatanski, RTL BELUX, con
la partecipazione di Wallimage e il sostegno di Tax Shelter
du Governement fédéral belge tramite SCOPE INVEST e Fonds
Audiovisuel de Flandre (VAF).
21 ottobre 2022
Fonte: Romacinemafest.it
ARTICOLI STAMPA e WEB
OTTOBRE
2022
Heysel
29.05.1985: un Padre e sua Figlia
di Claudia
Rossi
"Buongiorno, mi chiamo Claudia
ed abito a Terni, in Umbria. Vi scrivo perché il ricordo di
ciò che accadde all'Heysel nel 1985 non mi abbandona. Mai.
Questo non solo per il carattere così terribile delle
dinamiche legate alla tragedia, ma anche perché fu solo un
caso che io e mio padre non fossimo là. Non l'ho mai
raccontato, qualche volta soltanto l'ho ricordato parlando
con mia mamma. Ma sento il bisogno di dirlo a qualcun altro,
qualcuno che possa capirmi e non mi consideri "strana" ad
avere questi pensieri, a non riuscire a dimenticare. Era il
1985, avevo 14 anni ed era una calda primavera. La scuola
stava finendo, le vacanze erano alle porte. Insomma, eravamo
in quella fase allegra dove l'unico pensiero era quanto
caldo fosse il sole e come e quanto ci saremo divertiti
quell'estate. Mio padre riuscì ad acquistare i biglietti per
la finale allo stadio Heysel e tutto contento corse a casa
per dircelo. Era un operaio e faceva i turni, ma era
riuscito ad avere tre giorni di ferie organizzandosi con i
suoi amici in squadra con lui. Era felice perché i biglietti
per la finale erano introvabili, ma lui riuscì a trovarli.
Ma era riuscito a trovarne soltanto due. Quindi mia madre
sarebbe dovuta restare a casa. Sono molto attaccata alla mia
famiglia ed abbiamo fatto sempre tutto insieme, così, anche
se a malincuore, dissi a mio padre che non sarei partita
senza mia mamma. Quindi lui cedette i due biglietti del
settore Z ad un amico (che andò a Bruxelles, ma non entrò
perché vide troppi tafferugli e poca sicurezza già nei
dintorni dello stadio e questo lo salvò). La sera del 29
Maggio 1985, quando ci sedemmo tutti insieme per vedere la
partita, il nostro sangue si fermò. Mio padre era bianco in
viso e non faceva altro che dire "guarda lì, sta succedendo
un casino, guarda... Ci saranno sicuramente dei morti,
guarda... Uno sopra all'altro, come fanno ad essere ancora
vivi...". Eravamo senza parole... Non trovo parole nel
descrivere cosa vuol dire guardare in diretta una tragedia
simile. E tutto si amplifica, pensando che in mezzo a quel
disastro potevamo esserci anche noi. Mio padre era seduto
incredulo al tavolo del salotto, mia madre sul divano con le
mani sulla bocca e le lacrime agli occhi. Io mi alzai e,
d'istinto, andai a toccare la spalla di mio padre. Rimanemmo
così per qualche minuto. Pizzul parlava e descriveva ciò che
stava accadendo, ma sospettavamo fosse ancora peggio. La
partita si giocò lo stesso, ma non c'era più gioia né senso.
Era come mangiare segatura. I giorni successivi capii che la
scelta che feci fu perfetta. L'amore per mia madre salvò sia
me che mio padre. Ma non sono più riuscita a non pensare più
a quella sera, come se un filo invisibile ed inspiegabile mi
tenesse in qualche modo legata a chi era lì e non ce l'ha
fatta. Spesso ripenso a quel giorno di primavera, alle 39
persone che hanno perso la vita… C'è soprattutto un uomo, un
padre che non riesco a dimenticare. I giorni successivi,
comprai tutti i giornali che pubblicarono articoli
riguardanti la tragedia dell'Heysel ed uno, in particolare
(che conservo ancora, ma non ho più guardato) pubblicò
moltissime foto. Tra queste, una mi è da sempre rimasta
impressa nella mente e nel cuore: la foto di un padre che,
piangendo, teneva tra le braccia la figlia: l'estremo
pallore, la posizione del corpo, i visi di quelli attorno a
loro, tutto lasciava intuire che quella ragazza non c'era
più. Non so il nome di questo signore, ma il suo viso e
quello della figlia sono stampati nella mia mente. Forse
perché avremmo potuto essere io e mio padre al loro posto,
forse è per questo che non riesco a dimenticarli. Non so
dove siano i sopravvissuti alla strage dell'Heysel, non
conosco i loro visi, ma sia loro che i 39 di quella sera
sono e saranno sempre nel mio cuore. Un abbraccio sincero".
Claudia
POST SCRIPTUM: "Sono onorata di
dare il mio consenso a pubblicare la mia mail ed altrettanto
mi emoziona sapere che sarò ulteriormente legata a quella
sera, anche se da sempre sono legata a tutte le vittime ed
ai loro familiari da un filo invisibile, come già detto.
Solo il forte amore per mia madre mi ha impedito di sedere
insieme a mio padre nel settore Z. Purtroppo lui non c'è più
da quasi dieci anni, ma anche lui in qualche modo si sentiva
"legato" nell'anima alle 39 vittime dell'Heysel. Ho parlato
di voi a mia madre ed insieme siamo tornate a quei giorni
del 1985: anche lei non ha mai dimenticato. Colgo
l'occasione per sottolineare che anche i suoi sentimenti
sono uguali ai miei. Anche lei si è sempre sentita in
qualche modo "legata" a quella sera. Ieri ne abbiamo
parlato, abbiamo ricordato e ci sono venuti i brividi. Ci
siamo commosse. Grazie ancora per avermi rivelato il nome di
Giuseppina Conti: adesso, non so perché, mi sento un po' più
serena. Con infinito rispetto ed affetto. Un abbraccio a
tutti i sopravvissuti e a chi è rimasto a piangere quei 39
cuori". Claudia Rossi
31 ottobre 2022
Fonte:
Associazionefamiliarivittimeheysel.it
ARTICOLI STAMPA e WEB
OTTOBRE
2022
Memoria storica
Il sito che ricorda il dramma
dell'85 allo stadio Heysel
"L’etica è la cura"
di Marco
Ortelli
Un sito
per non dimenticare. Si chiama Sala della Memoria Heysel
www.saladellamemoriaheysel.it ed è stato creato nel 2009 da
Domenico Laudadio. Torinese (NDR: barese) tifoso della
Juventus, 58enne, ha ancora stampate nella mente le immagini
TV della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e
Liverpool del 29 maggio 1985: tifosi disposti dagli
organizzatori "sciaguratamente" nella stessa curva, una
carica degli hooligans inglesi, vie di fuga inaccessibili:
39 morti e oltre 600 feriti. "Quella sera ero davanti alla
televisione, a casa di amici. Un evento drammatico di
proporzioni così gigantesche da non poter essere
comprensibile nella sua profondità. Io stesso rimasi come
ipnotizzato da qualcosa che ho rimosso subito d'istinto".
Dopo 24 anni da quella tragedia, perché una Sala Virtuale
Multimediale ? "Per due ragioni. Il pentimento di aver
esultato anche solo un istante levando un pugno al cielo,
incrociando una macchina strombazzante con la bandiera
bianconera (non me lo sono mai perdonato). In secondo luogo,
davanti al fallimento di una petizione popolare nel 2008 che
proponeva alla Juventus Football Club (presidenze Cobolli
Gigli-Blanc) una sala museo della Memoria nel nuovo stadio
in costruzione a Torino". E dopo 37 anni, come vede la
situazione italiana delle "curve" ? "Ci dovrebbero essere
canali aperti di dialogo fra gruppi delle curve, società
sportive e Federazione. Due vizi capitali lo impediscono:
quello delle istituzioni del calcio che non hanno mai voluto
legittimare istituzionalmente il riconoscimento di questi
gruppi della tifoseria organizzata e quello degli stessi
ultras che rivendicano una propria ideologia identitaria
dello scontro fisico fra le fazioni anteponendolo all'amore
per la propria squadra". Quali gli antidoti alla violenza ?
Per Domenico Laudadio occorre partire da lontano. "La
violenza è concepita nel momento in cui i genitori iscrivono
i bambini alle scuole calcio e li incitano ad un tipo di
sport esasperatamente cinico e competitivo. Non si picchiano
fra loro soltanto gli ultras, ma anche i genitori nei
campetti di periferia. Il "virus" parte da molto lontano.
L'etica dell'educazione civico-sportiva è la medicina che lo
stroncherà...".
14
Novembre 2022
Fonte:
Corriere del Ticino (La Domenica)
"Rabbia per la devastazione nel campo di calcio Roberto
Lorentini"
Il tema oggi in
consiglio
di Enrica Cherici
Una testimonianza di un aretino, appassionato
fotografo, che trovando aperto il campo si è affacciato ed è
rimasto molto colpito dalla condizione di degrado, abbandono
e parziale distruzione della struttura.
Campo da calcio in stato di abbandono. La storia è
già tristemente nota. Una struttura del comune di Arezzo
lasciata senza gestione e senza una minima manutenzione. Il
sito è anche facilmente accessibile visto che in più punti
ci sono aperture. Così, con l'occhio attento di un
fotografo, il campo viene descritto con foto fatte bene, ma
che sbattono in faccia a tutti le condizioni di questo campo
che si trova in via Dei Pianeti, nel cuore del popoloso
quartiere di Pescaiola ed è intitolato a Roberto Lorentini,
il medico aretino tifoso della Juventus che morì
tragicamente all'Heysel il 29 maggio del 1985.
"Qualche
giorno fa mi sono ritrovato per caso a passare da quelle
parti ed essendo tutto aperto dal lato del piccolo parco
accanto, mi sono affacciato per dare un’occhiata. L’ultima
volta che sono entrato era per una bella cena tra amici,
diversi anni fa, e volevo vedere da allora come fosse
cambiato. Mi sono ritrovato davanti una scena di totale
abbandono e parziale devastazione delle strutture e non
sapevo decidere se era più la tristezza o la rabbia che
sentivo. Proprio cosi, rabbia, perché le strutture sembrano
ancora in discrete condizioni (se non ho capito male non è
molto che il vecchio gestore è stato sollevato) e anche se
con i limiti di chi non conosce le vicende pregresse e le
competenze di chi ha lasciato e chi potrebbe/dovrebbe
mantenere certe strutture in vita, a priori trovo vergognoso
lasciar crescere nuovi "ecomostri" stile Lebole, come non ce
ne fossero già abbastanza in città. Possibile non esista
modo di recuperarne gli ambienti, che sia per quello per cui
è nato, visto che il terreno di gioco ancora è buono, o per
creare nuovi spazi pubblici, quello skate park promesso da
anni, stanze per associazioni di qualsiasi genere, eventi,
circoli o qualunque cosa di buono e utile possa venire in
mente da poter ospitare, persino allargare il parco accanto,
che sicuramente sarebbe cosa migliore e più sicura di quello
che c’è ora. Più aspettiamo e più sarà difficile ridare
vita, più aspettiamo, più ci sarà chi distruggerà
(rischiando anche di farsi male) o ne prenderà possesso
creando ulteriori disagi. Dal recupero si dovrebbe ripartire
ridando vita a luoghi come questo, come l’ex mercato
ortofrutticolo, il palazzo ex ENEL e come tutto gli altri
che ci marciscono intorno".
Anche in rispetto della
targa che riporta il nome di colui al quale è dedicato il
campo di Pescaiola. Il tema è entrato oggi nel dibattito del
consiglio comunale con alcune interrogazioni rivolte
all'assessore allo sport.
24 novembre 2022
Fonte: Arezzonotizie.it
ARTICOLI STAMPA e WEB
NOVEMBRE
Arezzo, lo stadio di Rigutino dedicato a Giusy
Conti vittima dell'Heysel resta senza gestione
di Luca Serafini
È un bello stadio e il fatto che sia intitolato a
Giusy Conti, giovane vittima dell’Heysel (1985), rende
questo impianto qualcosa di sacro. Ma la vita sportiva nel
rettangolo verde di Rigutino è agli sgoccioli. Il gestore
Paolo Polvani alza le braccia dopo che il bando del Comune
sembra aver prodotto solo guai e nessuna prospettiva
concreta. Messa fuori gioco la vecchia gestione per costi e
condizioni improponibili, è stata stoppata la proposta della
Sansovino che pure si era fatta avanti, infine si è
registrata la retromarcia dell’Arezzo calcio che sembrava
interessata. Il risultato di tanta incertezza è che oggi il
campo di Rigutino è sottoutilizzato, con la sola squadra del
campionato Uisp che qui si allena una volta alla settimana e
ci gioca la partita interna ogni due settimane. Polvani
tiene aperta la struttura, accesa l’illuminazione e in
funzione le docce esclusivamente per la compagine
amatoriale, ma la riconsegna delle chiavi è dietro l’angolo.
Un pasticcio che forse si poteva evitare. "Per prendere in
gestione lo stadio dovevamo ristrutturare le tribune e gli
impianti elettrici, un impegno oneroso, da 35 mila euro, e
questo ci ha tagliati fuori" spiega Polvani "anche perché ci
eravamo dovuti già accollare la rimozione degli abusi
precedenti, smantellati a nostre spese, per un importo
notevole e senza poter contare più, tra l’altro, su certi
spazi come stand e cucine, che ci consentivano di
organizzare eventi e cene dai quali ricavare soldi per
andare avanti." La società dunque non ha partecipato al
bando del Comune, di cui in questo periodo tanto si parla
con botta e risposta tra opposizione del Pd in consiglio
comunale e amministrazione comunale che difende le scelte
con l’assessore Scapecchi. "Lo stadio di Rigutino rischia
l’abbandono come abbiamo visto per altri impianti come il
Roberto Lorentini di Arezzo (intitolato all’altra vittima
aretina dell’Heysel n.d.r.); quando un campo non è
utilizzato, vissuto, curato, va tutto in malora e ci entrano
dentro malintenzionati a portare via ogni cosa. È un peccato
perché la struttura è valida, con impianto di illuminazione,
vicino al polo scolastico, a due passi dalla Strada
regionale 71". L’amarezza è accentuata dal fatto che nei
mesi scorsi una soluzione praticabile, che sembrava dare
garanzie era arrivata da Monte San Savino. C’era interesse
del club arancioblù per poter disporre di questo campo per
le attività del settore giovanile. C’erano stati anche
contatti e incontri con il Comune ma tutto è svanito,
racconta Polvani, nel momento in cui l’amministrazione
comunale si è orientata verso una possibile gestione da
parte dell’Arezzo, che tra l’altro in zona, al Planet,
dispone di una struttura ricettiva di proprietà. La
Sansovino così si è fatta da parte, non c’è rimasta bene, ed
ha impostato la sua stagione facendo affidamento su altri
impianti. Ma il club amaranto dell’Arezzo almeno per ora non
ha preso lo stadio di Rigutino. "Ora dispiace vederlo
morire" commenta Polvani "nella vicina frazione di Vitiano
grazie alla proroga di un anno, la gestione prosegue sul
binario precedente ma qui da noi la situazione sembra al
capolinea. Ci è stato chiesto di andare avanti per tenere
attivo il campo sportivo ma in questa fase con le risorse
disponibili siamo alle prese con le pesanti utenze
dell’energia elettrica e del gas, mentre le entrate sono
ridotte al minimo. Non possiamo andare avanti, lo facciamo
per rispetto della squadra che ancora ospitiamo qui ma la
situazione è insostenibile". Amarezza da parte di Francesco
Conti, fratello di Giuseppina: "Accanto al valore di memoria
che lo stadio ha per la mia famiglia, tutta la comunità di
Rigutino è penalizzata: la mancata valorizzazione è
probabilmente conseguenza di scelte errate, spero che venga
trovata una soluzione nell’interesse generale".
3 dicembre 2022
Fonte: Corrierediarezzo.corr.it
ARTICOLI STAMPA e WEB
DICEMBRE
2022
L'Arezzo: "Gestiremo lo stadio di Rigutino e ci investiamo"
L'assessore:
"Soluzione per il Giusy Conti"
di Luca Serafini
C’è l’Arezzo per il campo sportivo Giusy Conti di
Rigutino. Ed è una buona notizia. Dopo il bando andato a
vuoto e il triste disarmo della struttura, la stessa Società
Sportiva Arezzo con un comunicato ha affermato ieri che
l’interessamento del club per l’impianto "non è in alcun
modo venuto meno". Nel comunicato si legge: "La Società ha
anzi provveduto a completare nei giorni scorsi l’iter
burocratico previsto dalla normativa vigente, dialogando
costantemente con l'Assessorato allo Sport in ogni fase del
percorso intrapreso. Già nei prossimi giorni sono attese
novità a tal proposito". Il dialogo tra Comune e Cavallino
sta per concretizzarsi in un progetto: "Il club amaranto -
prosegue la nota - crede infatti che la gestione e
l'utilizzo dell’impianto, situato a pochi centinaia di metri
dall’hotel dove alloggiano alcuni dei propri calciatori ed è
sede dei ritiri della prima squadra, debba essere centro di
aggregazione sociale e possa rappresentare senza alcun
dubbio un ulteriore passo in avanti nella logistica e
nell'organizzazione delle attività, anche giovanili, della
Società Sportiva Arezzo".
La presa di posizione arriva all’indomani del
servizio del Corriere che raccoglieva l’amarezza del vecchio
gestore del Giusy Conti, preoccupato per le sorti di una
struttura valida ma in questa fase sotto utilizzata dopo il
bando andato deserto, che presupponeva una serie di
interventi di adeguamento delle strutture per un impegno di
spesa di 35 mila euro. L’assessore allo sport Federico
Scapecchi (foto), conferma: "E’ in dirittura di arrivo la
proposta definitiva da parte della S.S. Arezzo per
effettuare i lavori di riqualificazione e la successiva
gestione dell'impianto. Mi preme inoltre ripercorrere la
storia degli ultimi anni dello Stadio di Rigutino, gestito
dalla Virtus Lignano che ringrazio per l'impegno profuso".
Scapecchi afferma: "Chi oggi accusa
l'amministrazione comunale (riferimento alle opposizioni
consiliari n.d.r.) di aver estromesso l'associazione
sportiva dalla futura gestione dell'impianto a causa del
bando di riqualificazione che prevedeva lavori per 35 mila
euro dovrebbe studiarsi gli atti, o per lo meno ricordare
che la Giunta Fanfani in data 13/06/2014 (delibera n.311)
aveva revocato la gestione alla Virtus Lignano. Motivo? La
società non aveva inviato il progetto definitivo dei lavori
di riqualificazione a proprio carico per 73.800 euro. Quindi
8 anni fa la Virtus Lignano fu cacciata per non aver portato
avanti lavori per un importo più che doppio". L’assessore va
avanti: "Per fortuna l'anno successivo la Giunta Ghinelli
(delibera n.416 del 20/08/2015), riconoscendo la notevole
rilevanza sportiva e sociale, riaffidò temporaneamente la
gestione dell'impianto alla Virtus Lignano. Tuttavia le
gestioni scadute devono essere rinnovate, e l'unica via per
farlo è un bando: pubblico, trasparente e aperto a tutti.
Decorsi i termini del bando, andato deserto,
l'amministrazione comunale può valutare assegnazioni dirette
a patto che le condizioni proposte dagli interessati siano
equivalenti, o più vantaggiose per la collettività: è
proprio quello che sta facendo la S.S. Arezzo, che ha
proposto al Comune di farsi carico non solo dei lavori di
riqualificazione previsti dal bando ma anche di ulteriori
migliorie".
L’assessore allo sport Scapecchi assicura quindi che
il Giusy Conti non rischia affatto il degrado come il
Roberto Lorentini di Pescaiola (altra struttura dedicata
alle vittime aretine dell’Heysel": "L'interesse della
società, che non ha fatto retromarcia, viste anche le
dichiarazioni del Presidente Manzo. Contiamo al più presto
di ricevere le ultime integrazioni documentali richieste
dagli uffici per poter procedere". Si parla anche di un’area
ludica nel contesto del rinnovato campo sportivo di
Rigutino.
4 dicembre 2022
Fonte: Corrierediarezzo.corr.it
ARTICOLI STAMPA e WEB
DICEMBRE
2022
BRUXELLES
Il sindaco di Codogno omaggia le vittime
dell’Heysel
Passerini è in Belgio per l’investitura di Comune
Europeo dello Sport.
di Laura Gozzini
Il sindaco di Codogno Francesco Passerini oggi a
Bruxelles per l’investitura di Comune Europeo dello Sport
che si terrà al Parlamento Europeo. Poco fa il primo
cittadino ha posato un omaggio alle vittime dell’Heysel allo
stadio Re Baldovino, lì dove il 29 maggio 1985 morirono 39
tifosi (di cui 32 italiani) a seguito del crollo di una
muraglia, durante la finale di Coppa dei Campioni
Juventus-Liverpool. Entrare allo stadio però non è stato
facile. Ci sono volute diverse telefonate e la gentilezza
del direttore della struttura, Marc Vlaeminck, perché
Passerini, il consigliere delegato allo sport Luigi Bassi e
Mario Bianchi, ceo dell’azienda New Wave Italia, potessero
varcare i cancelli nonostante la chiusura al pubblico.
"Speriamo che questo piccolo gesto della nostra comunità, in
questo luogo di grande dolore, possa veramente essere un
seme e un auspicio per il futuro, perché quello che è
accaduto qua non accada più" ha detto il primo cittadino
lasciando il "decalogo dello sportifo" realizzato dai
ragazzi delle scuole medie di Codogno, ai piedi della targa
commemorativa.
6 dicembre 2022
Fonte: Ilcittadino.it
ARTICOLI STAMPA e WEB
DICEMBRE
2022
La strage dell’Heysel, una pagina triste della storia del
calcio
di Damiano Lestingi
Nell’immaginario collettivo si ricordano due grandi
tragedie calcistiche: quella del Grande Torino e la strage
dell’Heysel. Quest’ultima avvenne il 29 maggio 1985, allo
stadio Heysel di Bruxelles, poco prima del fischio d’inizio
della finale della Coppa dei Campioni tra la Juventus di
Michel Platini e il Liverpool. Se sulla carta le tifoserie
erano organizzate e divise equamente su fronti opposti dello
stadio, nella pratica molti sostenitori bianconeri
occuparono una parte della curva sud, settore riservato agli
inglesi. Il divisorio era affidato a delle sottili e basse
barre metalliche (Ndr: in realtà una recinzione da
giardino). Gli hooligan inglesi e alcuni infiltrati del
Chelsea (sembra alcuni headhunter), cominciarono a spingere
in direzione degli juventini, i quali cercarono di scappare
verso il campo e verso le poche uscite a disposizione. Nella
ressa la polizia belga si trovò estremamente impreparata a
tale caos. Cominciò a usare i manganelli per respingere le
migliaia di tifosi che volevano scappare dalle risse
innescate dai tifosi inglesi. La conseguenza fu un
arretramento pericoloso verso un muro di cinta opposto alla
curva degli inglesi. Il muro cedette per il troppo peso e
centinaia di tifosi, per lo più italiani, si trovarono
schiacciati l’uno sopra l’altro. La polizia belga chiamò in
soccorso un reparto "celere" che non era nemmeno di presenza
allo stadio e, quando arrivò, si trovò davanti una scena
terrificante. Corpi ammassati, centinaia di feriti
sanguinanti e decine di migliaia di persone in stato di
shock. Gli stessi giocatori della Juventus e del Liverpool
usarono i microfoni dell’impianto per cercare di calmare gli
animi esagitati ma senza grande successo. L’inizio della
partita fu sospeso per circa 90 minuti ma si decise di
giocare ugualmente alle 21.40 circa. La maggior parte delle
emittenti televisive boicottarono la trasmissione
dell’evento, oscurando la voce o non trasmettendo le
immagini. Il radiocronista Bruno Pizzul, voce storica del
calcio italiano, si trovò a commentare la partita "in tono
il più neutro, impersonale e asettico possibile" (dirà poi).
La partita si decise con un gol di Platini. Nei giorni dopo
la tragedia ci furono molte proteste provenienti da ogni
parte della società italiana. Gli stessi calciatori ammisero
di non aver capito cosa stesse accadendo. Tutti i club
inglesi furono sanzionati dalla UEFA a non partecipare ad
alcuna coppa internazionale per anni. Il tifo inglese,
nonostante i divieti, non si fermò, e il 15 aprile 1989,
allo stadio inglese di Hillsborough, in una situazione
simile all’Heysel, avvenne la più grande tragedia calcistica
(Ndr: in Europa) con la morte di 96 persone. L’evento è
ancora oggi poco ricordato poiché fu una partita interna di
campionato inglese. La strage dell’Heysel, tuttavia, ha
permesso l’inizio di un percorso che ha condotto la UEFA a
sottoscrivere norme severe per la sicurezza degli stadi e
pesanti sanzioni per il tifo violento.
15 dicembre 2022
Fonte:
Laprovinciadicivitavecchia.it
ARTICOLI STAMPA e WEB
DICEMBRE
2022
Concorso letterario, primo premio per il romanzo
"Tragedie sorelle" del
puteolano Pelliccia
POZZUOLI - Il romanzo
"Tragedie sorelle" del puteolano Andrea Pelliccia si è
aggiudicato il primo premio nel Quarto Concorso Letterario
"Tre Colori - Sezione Narrativa" nell’ambito del Festival
internazionale "Inventa un film" a Lenola (LT). La cerimonia
di premiazione si è svolta nella giornata di mercoledì 28
dicembre al Cinema Lilla di Lenola. Il romanzo dello
scrittore di Pozzuoli, pubblicato in cartaceo da Cento
Autori e in ebook da Delos Digital, si è piazzato al primo
posto tra le circa 600 opere iscritte. IL CONCORSO - Il
concorso/evento "Tre Colori" è un progetto dell’Associazione
Culturale Cinema e Società, lanciato in ricorrenza del
ventennale di "Inventa un Film". La selezione delle opere è
stata effettuata a più riprese, oltre che da componenti
dell’Associazione organizzatrice, anche da biblioteche,
sistemi bibliotecari e centri culturali di tutto il
territorio nazionale. Il 24° festival Inventa un Film Lenola
è organizzato dall’Associazione Culturale Cinema e Società
di Lenola con il sostegno della Regione Lazio,
dell’Amministrazione comunale di Lenola e del Siproimi SAI
del Comune di Lenola.
30 dicembre 2022
Fonte: Cronacaflegrea.it
ARTICOLI STAMPA e WEB
DICEMBRE
2022 |