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ARTICOLI SETTEMBRE-DICEMBRE 2022
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SETTEMBRE-DICEMBRE 2022

ARTICOLI STAMPA e WEB SETTEMBRE 2022

Fiorentina Juventus, sciarpa e maglie Liverpool, "Derisi i morti dell'Heysel"

... il retroscena di padre e figlio con la maglietta del Liverpool

Firenze, sotto il settore ospiti con il figlio con la maglia del Liverpool: è un avvocato

Fiorentina, avvocato tifoso viola con la maglia del Liverpool provoca gli ultras della Juventus...

Antonio Cabrini ed Idris a Nicosia il 15 e 16 settembre per partecipare ad "Una piazza per Luigi"

Fiorentina-Juve, emesso Daspo per il tifoso viola che esibiva la maglia del Liverpool

Associazione Quelli di … Via Filadelfia, lettera aperta di Beppe Franzo all'avvocato

"Non capisco come il mio gesto sia meritevole di due anni di Daspo

"Non evocavo l’Heysel. Guardavo i reds al pub"

"L’Heysel non c’entra mi sento minacciato"

Heysel 1985

A Nicosia in ricordo di Luigi Pidone, vittima allo stadio Heysel, ospiti Antonio Cabrini e Idris

Intitolata a Luigi Pidone, vittima dello Stadio Heysel, una piazza a Nicosia

ARTICOLI STAMPA e WEB OTTOBRE 2022

Offese su Facebook le vittime dell'Heysel: insegnante condannata

Juve, insegnante offese le vittime dell'Heysel. Ecco la condanna

Insultò le vittime dell’Heysel: "Se la sono andata a cercare"...

Un Padre e un Figlio

Chi offende le vittime dell’Heysel paga

"LA TRAGÉDIE DU HEYSEL"

"Mio padre, la sua morte, il suo gesto unico"

Al Festival di Roma la notte dell'Heysel. Nasce una serie tv

Heysel, la strage diventa una docuserie

THE HEYSEL TRAGEDY - Alla Festa di Roma in anteprima

"The Heysel Tragedy" in anteprima mondiale

Heysel 29.05.1985: un Padre e sua Figlia

ARTICOLI STAMPA e WEB NOVEMBRE 2022

Memoria storica Il sito che ricorda il dramma dell'85 allo stadio Heysel

"Rabbia per la devastazione nel campo di calcio Roberto Lorentini"

ARTICOLI STAMPA e WEB DICEMBRE 2022

Arezzo, lo stadio di Rigutino dedicato a Giusy Conti vittima dell'Heysel resta senza gestione

L'Arezzo: "Gestiremo lo stadio di Rigutino e ci investiamo"...

BRUXELLES - Il sindaco di Codogno omaggia le vittime dell’Heysel

La strage dell’Heysel, una pagina triste della storia del calcio

Concorso letterario, 1° premio per il romanzo "Tragedie sorelle" del puteolano Pelliccia

Fiorentina Juventus, sciarpa e maglie Liverpool, "Derisi i morti dell'Heysel"

La foto di un uomo e di un ragazzino con le maglie del club inglese scatena le polemiche.

Firenze, 4 settembre 2022 - La foto durante Fiorentina Juventus ha iniziato a girare di smartphone in smartphone, fino a divampare in polemica. Un uomo e un ragazzino, con la maglia del Liverpool e una sciarpa del club inglese, sono andati sotto al settore ospiti dei tifosi della Juventus. Iniziando a gesticolare. Un gesto subito visto come uno sberleffo ai trentanove morti, di fede juventina, della tragedia dello stadio Heysel di Bruxelles, il 29 maggio 1985, quando si giocò Juventus Liverpool, finale di Coppa dei Campioni. Come da regolamento, gli steward hanno fatto togliere i simboli del club inglese all'uomo e al ragazzino. Una vicenda che ha provocato dure reazioni e accuse incrociate tra le due tifoserie, la cui rivalità è nota.

4 settembre 2022

Fonte: Lanazione.it

ARTICOLI STAMPA e WEB SETTEMBRE 2022  

Cori misogini e antisemiti dai tifosi juventini

e il retroscena di padre e figlio con la maglietta del Liverpool

La partita Fiorentina-Juventus sembrava essersi conclusa pacificamente, ma qualcosa in realtà è andato storto.

Cala un velo nero sulla partita che si è disputata sabato pomeriggio al Franchi. Il sindaco Dario Nardella dal suo profilo Facebook ha comunicato di aver "avviato l'azione legale per difendere il nome e l’immagine di Firenze e dei fiorentini dalle ripetute diffamazioni di questo signore". Il signore in questione è Sergio Vessicchio, giornalista radiato dall'albo tre anni fa e attualmente opinionista juventino, che aveva già commentato quanto successo durante Fiorentina-Napoli e il caso Spalletti. "Faremo una nuova azione risarcitoria di fronte a questi ennesimi insulti e con i soldi che dovrà darci pagheremo la retta delle scuole calcio ai bambini della nostra città che non se la possono permettere. Il tifo e il giornalismo sono una cosa, le offese gratuite e la violenza verbale sono ben altro e noi non le lasciamo passare". Nell'ultimo video-diretta condiviso Vessicchio afferma che "Firenze è una città indegna, improponibile, razzista, vigliacca, è la fogna d’Italia" e ancora "gli viene permesso di portare l'inciviltà che è in città nello stadio Franchi e nessuno prende nessun provvedimento. Creiamo le condizioni che la vergogna della città non venga portata anche allo stadio, perché quella città è una città vergogna". Ma in particolare a cosa fa riferimento Vessicchio ? Su Facebook da ieri gira un video, e più spesso una foto, in cui vengono mostrati un padre e un figlio con addosso la maglietta del Liverpool. Il riferimento è alla tragedia che si è consumata nello stadio Heysel, di Bruxelles, poco prima della finale di Champions League del 1985 tra Juve e Liverpool. Quel giorno 39 persone, di cui 32 italiane, morirono per il crollo del muro che delimitava il settore Z a seguito dalla fuga dei tifosi italiani che cercavano di liberarsi dall'assalto dagli hooligans inglesi. Non è chiaro se le foto e il video che ritraggono i tifosi fiorentini con le maglie del Liverpool siano state scattate durante la partita di sabato. Come se tutto ciò non bastasse su TikTok stanno girando numerosi video in cui i tifosi juventini cantano un coro misogino e antisemita, che non ha assolutamente nulla a che fare con lo sport, con il calcio e con il tifo. "Viola è il colore che odio è quello che odio di più - gridano a gran voce i bianconeri - gli sterilizziamo le donne così non nascono più. Firenze è una patria di infami, la odio da sempre perché i viola non sono italiani, ma sono una massa di ebrei". A denunciare il coro è stata anche l'assessora Sara Funaro che su Twitter ha scritto: "Frasi vergognose e inaccettabili. Lo dico da donna e da ebrea. Quelli non sono tifosi, lo sport è disciplina e rispetto: chi ha intonato quei cori deve essere individuato e punito. La nostra memoria e le donne devono essere rispettate". Il grande problema dei social è che non è facile capire quando i video sono stati registrati, in quanto è visibile solo la data di quando sono stati postati. Inoltre il coro non è la prima volta che viene intonato, se così si può dire, infatti, in una versione i tifosi sono a torso nudo, ed è quindi verosimile pensare che possa essere stato girato sabato durante Fiorentina-Juventus, in altri indossano i cappotti.

4 settembre 2022

Fonte: Firenzetoday.it

ARTICOLI STAMPA e WEB SETTEMBRE 2022  

Firenze, sotto il settore ospiti con il figlio

con la maglia del Liverpool: è un avvocato

Il caso esploso dopo che la foto è diventata virale. Nell'immagine si vede il tifoso gesticolare verso i supporter bianconeri con indosso la maglia del club inglese, un insulto alla memoria dei 39 morti nella tragedia dello stadio Heysel di Bruxelles, il 29 maggio 1985.

La foto ha fatto il giro del web scatenando un'ondata di commenti indignati. Un uomo e un ragazzino con la maglia del Liverpool e una sciarpa del club inglese, a gesticolare sotto al settore ospiti al termine di Fiorentina Juventus. Un insulto alla memoria dei trentanove morti nella tragedia dello stadio Heysel di Bruxelles, il 29 maggio 1985 durante la finale di coppa dei Campioni Juventus Liverpool, con un protagonista insospettabile: si tratta infatti di un avvocato del foro di Firenze, "incastrato" proprio dalle immagini rimbalzate sui social. Gli steward hanno fatto togliere i simboli del club inglese a lui e al figlio: secondo quanto appreso, sul caso ha avviato accertamenti anche la questura per valutare eventuali provvedimenti.

5 settembre 2022

Fonte: Firenze.repubblica.it

ARTICOLI STAMPA e WEB SETTEMBRE 2022  

LA PROVOCAZIONE

Fiorentina, avvocato tifoso viola con la maglia del Liverpool

provoca gli ultras della Juventus ricordando l’Heysel

di Tommaso Loreto

Il tifoso: "Sabato c’era anche Everton-Liverpool e mio figlio fa collezione di magliette. Gli steward mi hanno detto di smetterla".

La foto che lo ritrae con la maglia del Liverpool, al pari del figlio accanto a lui, è diventata in fretta virale, adesso il tifoso della Fiorentina pescato dalle immagini sugli spalti in occasione di Fiorentina-Juventus rischia provvedimenti. Protagonista della vicenda un avvocato del foro di Firenze, che sulle colonne della Nazione ha spiegato il suo gesto. "Non c’era né premeditazione né provocazione, ho solo risposto ai cori offensivi - racconta - poi ho anche spiegato la storia delle 39 morti a mio figlio. Lui colleziona magliette, ne ha 50... Anche di Ronaldo alla Juve e del Pisa. E poi sabato c’era anche Everton-Liverpool, il derby. Dopo pochi minuti comunque si sono avvicinati due steward, mi hanno detto di smetterla o sarebbero potuti arrivare provvedimenti". La foto che ritrae l’uomo ha creato parecchio scalpore per i riferimenti alla finale di Coppa Campioni del 1985 tra Juventus e Liverpool quando 39 tifosi bianconeri persero la vita nello stadio Heysel di Bruxelles. Già sabato, comunque, gli steward erano intervenuti facendo togliere i simboli del club inglese. Sull’accaduto ha avviato accertamenti anche la questura per valutare eventuali provvedimenti.

6 settembre 2022

Fonte: Corrierefiorentino.corriere.it

ARTICOLI STAMPA e WEB SETTEMBRE 2022  

Antonio Cabrini ed Idris a Nicosia

il 15 e 16 settembre per partecipare ad "Una piazza per Luigi"

di Maria Teresa La Via

Luigi Pidone fu una delle 39 vittime della tragedia avvenuta allo stadio Heysel di Bruxelles, il 29 maggio 1985, in occasione della finale di Coppa dei Campioni Juventus-Liverpool.

Centinaia di tifosi della Juve partirono da tutte le parti d’Italia per andare a condividere un momento di sana competizione e di festa, ignari che questa si potesse trasformare nel dramma che avrebbe coinvolto loro e le rispettive famiglie.  Da Nicosia partirono un gruppo di amici,  che vissero momenti di paura indimenticabili, perché posizionati nella famosa curva Z,  dove si compì la tragedia. Luigi Pidone non faceva parte di questo gruppo. Lui era partito in compagnia della moglie e del figlioletto di pochi mesi per andare a trovare il fratello,  che viveva a Bruxelles, ma trovandosi in loco non si fece sfuggire l’occasione di andare ad assistere ad una partita così importante. Purtroppo fu coinvolto nei disordini e rimase gravemente ferito, schiacciato dalla folla. Dopo un lungo coma,  morì il 14 agosto 1985,  lasciando moglie e  figlio. Michele Leonardi, uno dei nicosiani presenti che,  avendo rischiato la vita in quello stadio, negli anni si è impegnato a far memoria sui fatti, nel 2015 organizzò un memorial a 30 anni dalla tragedia col supporto di aziende varie e amici che lo aiutarono nell’organizzazione dell’evento, unico in Sicilia. La manifestazione ospitò il famoso giornalista juventino Idris, l’ex portiere della Juve Stefano Tacconi, che giocò la finale di Coppa Campioni,  il giornalista Francesco Caremani e il tutto fu supportato da Massimo Tadolini. L’evento creò grande interesse tra i cittadini, soprattutto fra i giovani, che ebbero l’occasione di conoscere i fatti che cambiarono la vita di 39 famiglie. Michele Leonardi si è poi impegnato affinché una piazzetta della città di Nicosia venisse intestata a Luigi Pidone,  a perenne memoria. La burocrazia è lunga e complicata, ma la giunta che ha sempre supportato la proposta ha finalmente deliberato favorevolmente.  È stato così organizzato un evento di due giorni, che  si svolgerà il 15 e il 16 settembre a Nicosia. La manifestazione si aprirà giovedì 15 settembre alle ore 18:00 presso l’aula consiliare coi saluti delle autorità locali che accoglieranno gli ospiti, l’ex calciatore campione del mondo Antonio Cabrini e il giornalista sportivo Idris. Nella mattina del 16 settembre presso il cineteatro Cannata Il campione Antonio Cabrini incontrerà i giovani mentre alle 17:00 si terrà un convegno sul razzismo e la violenza negli stadi durante il quale interverranno anche il sindaco Luigi Bonelli e il vescovo Giuseppe Schillaci. Alla fine del convegno ci si sposterà presso la piazzetta Luigi Pidone (ex largo pozzi fiera) per l’inaugurazione e intitolazione al nostro concittadino vittima Heysel. In questi giorni, l’artista Maurizio Cannizzo sta realizzando un murale in memoria delle vittime dell’Heysel. Gli organizzatori ringraziano il Comune di Nicosia, Italtrade Trasporti, Stock Family e il presidente Luigi Russo della cooperativa Anchise.

9 settembre 2022

Fonte: Telenicosia.it

ARTICOLI STAMPA e WEB SETTEMBRE 2022  

Fiorentina-Juve, emesso Daspo per il tifoso

viola che esibiva la maglia del Liverpool

Due anni di Daspo per il tifoso della Fiorentina che ha esibito la maglia del Liverpool contro i bianconeri, chiaro riferimento alla tragedia dell’Heysel.

Come riporta il Corriere dello Sport, l’operato della Questura nei riguardi dei tifosi della Fiorentina non accenna ad arrestarsi: dopo le due misure di Daspo emesse per sostenitori viola in seguito al diverbio a bordo campo con Spalletti nel match contro il Napoli, è stato infatti comminato un altro provvedimento della stessa natura (e della durata di due anni) anche per il supporter viola che sabato durante Fiorentina-Juventus, andando sotto il settore occupato dai tifosi ospiti, ha esibito la maglia del Liverpool che rimandava in modo inequivocabile, specie in presenza dei tifosi bianconeri, alla strage dello stadio Heysel di Bruxelles del 1985, dove persero la via 39 persone.

9 settembre 2022

Fonte: Fiorentina.it

ARTICOLI STAMPA e WEB SETTEMBRE 2022  

Associazione Quelli di … Via Filadelfia, lettera aperta di Beppe Franzo

"Abbia almeno l’umiltà e la coerenza di chiedere

scusa ai famigliari delle vittime dell'Heysel"

Beppe Franzo, presidente dell'Associazione Quelli di … Via Filadelfia, ha scritto una lettera aperta all'avvocato fiorentino (Omissis), finito al centro delle polemiche per alcune foto che lo ritraevano allo Stadio Artemio Franchi con sciarpa e maglia del Liverpool, in occasione di Fiorentina-Juventus. Ecco di seguito la missiva:

"Avvocato, inizio col salutarla, perché reputo la cortesia gesto nobile e antidoto alla villania. Potrei disquisire intere giornate sulla valenza del valore simbolico del gesto e sui suoi profondi riflessi in ambito sociale. Qualche anno fa, in un Fiorentina-Juventus al quale non potei assistere, fui tra coloro che si prodigarono perché in quell’evento la nostra tifoseria dedicasse un coro ad Astori, da poco deceduto.  Un atto che rappresentò forse uno dei maggiori momenti di superamento dell’odio viscerale che divide da sempre le due tifoserie, in nome di un sincero e profondo umano rispetto alla immane tragedia della morte. Quella di un giocatore spezzato nel fiore dei suoi anni, con un futuro di rosee prospettive. Anche in quell’occasione sui muri dello stadio Franchi risaltavano scritte contro Scirea e un fatidico numero, il 39 che, scritto in negativo, è assurto a simbolo dell’odio e del disprezzo. Tuttavia non ho mai rinnegato la mia presa di posizione per i cori a favore di Astori, perché i valori sono imprescindibili, anche al cospetto di una miserabile provocazione che indurrebbe a ben altro atteggiamento. Ho giocato a Subbuteo ma non mi sono mai presentato allo stadio con la divisa del Real Madrid, anche se da sempre nutro una simpatia per questa squadra. Se fossi andato sugli spalti in divisa da aviatore o con la maglietta con la scritta Lisbona ad un Derby, non avrei mai potuto giustificarlo con la passione per l’aviazione o con la golosità per i pastel de nata. I tifosi utilizzano parole e simboli che danno origine a un "linguaggio segreto", come argutamente e sapientemente descritto da Desmond Norris nel suo testo la "Tribù del Calcio". L’esposizione di un oggetto, di determinati colori o di valori numerici, è il linguaggio "esoterico" delle gradinate. Piango nel mio cuore, vista la sua posizione quale studioso di materie giuridiche, che non abbia espresso scuse e fatto ammenda del suo ridicolo e svilente comportamento, giustificandolo viceversa con pretenziosi sillogismi e penose cadute di stile. Non mi reputo sollevato e compiaciuto dell’eventuale Daspo che le verrà inflitto, perché ne sconto ingiustamente uno. Reputo incomprensibile daspare un soggetto dopo averne acconsentito l’ingresso allo stadio con indosso quella maglia. Come per il coro a ricordo di Astori, ho sempre cercato di prodigarmi ad elevare la qualità del tifo. Pur con i dovuti distinguo e le eterne rivalità dei colori. Quella maglia e quella sciarpa indossata a sberleffo e provocazione è un gesto inequivocabile, al di là del Subbuteo, del contemporaneo derby di oltremanica e di ogni altra demenziale giustificazione. Spero, al di là di ogni ulteriore polemica, che abbia almeno l’umiltà e la coerenza di chiedere scusa ai famigliari che a distanza di anni piangono ancora sulle tombe di quelle 39 vittime innocenti. Vittime tra le quali vi era anche un bimbo di 11 anni, che potrebbe aver avuto l’età di suo figlio". Beppe Franzo

10 settembre 2022

Fonte: Tuttojuve.com

ARTICOLI STAMPA e WEB SETTEMBRE 2022  

"Non capisco come il mio gesto sia meritevole di due anni di Daspo

Mi si offende dimenticandosi gli striscioni bianconeri contro Superga"

di Mattia Sorbetti

Durante la conferenza stampa ha preso la parola anche il tifoso della Fiorentina (Omissis), Avvocato penalista protagonista del Daspo disposto dalla Questura in seguito ai fatti di Fiorentina-Juventus, facendo valere le proprie ragioni riguardo all’accaduto: "Ringrazio i presenti per la partecipazione. Mi ritrovo in una situazione particolare, sono perplesso per alcuni fattori che l’hanno determinata perché come ho già indicato in una lettera informale al Questore, non sono stato identificato all’interno dello stadio. Quando ho garrito al vento la sciarpa del Liverpool, poco dopo sono accorsi due steward ammonendomi ed invitandomi a non compiere più quel gesto perché avrei potuto rischiare una sanzione. L’input arrivava dalla Digos, ed io non ho più sventolato alcuna sciarpa. Avevo anche quella del Torino, che ho sempre indossato da decine di anni in occasione delle partite con la Juventus, per il mio modo di vivere il tifo e di associarmi ai fratelli gemellati del Toro. L’Avv. poi ha aggiunto: "La dinamica della mia condotta è particolare, ma altrettanto quella delle forze dell’ordine. Ho passato tutto il secondo tempo a sedere con mio figlio che vestiva la maglia degli Azzurri perché il caldo era aumentato. Su Firenze si era scatenata la pioggia e non ero potuto ritornare a casa a cambiarmi. Anzi, prima di avviarci verso il Franchi siamo passati anche in un negozio di abbigliamento così che gli potessi ricomprare scarpe, pantaloni e felpa". Prosegue quindi (Omissis): "Se la maglia del Liverpool aveva una valenza "istigatrice" della violenza perché mi è stato consentito di tenerla per tutta la durata della partita ? Il mio gesto di "mostrare" la sciarpa in risposta ai cori, avvenuto nel prepartita per pochi attimi, non poteva quindi essere evitato ? Mi sono un po’ lasciato andare, ma non riesco a capire se il gesto che ho fatto è davvero meritevole di 2 anni di Daspo. Mi pongo questa domanda da cittadino. Ho girato tutta l’Australia con la maglia della bandiera Aborigena, essendo da sempre vicino alle minoranze etniche. Non ho mai pensato di creare un problema, come non l’ho mai creato alle forze dell’ordine, benché fosse mal vista. Ho visto partite di tutti i campionati e misure di questo tipo non ne conosco. La legge la conosco invece. Il mio è stato un comportamento da tifoso. Ora sono preoccupato, meno per la mia salute perché mi trovo lontano dall’Italia, ma dalle conseguenze che questa situazione può comportare. Mi sono venute in mente parole di Oriana Fallaci che in Rabbia e Orgoglio si fa una domanda: "Perché avere rispetto verso un qualcosa che non ti porta rispetto ?" Io mi sono sentito non rispettato, non vedo perché io non possa per un attimo perdere le staffe e ripagare chi offende i morti. Mi dispiace aver creato un problema di immagine per la tifoseria viola. Cercherò di trovare una modalità per dimostrare tutto questo, quando me ne sarà data la possibilità". Infine conclude sul Daspo: "Ho chiesto un colloquio con un funzionario importante. Voglio capire dove posso ritirare il Daspo. Vorrei che fosse l’Avv. Alfano a ritirarlo per conto mio. Al momento ho il timore di rientrare a Firenze per via delle minacce. In questo momento è divertente offendermi dimenticandosi la storia della tifoseria juventina, che ha offeso i morti di Superga ma anche lo scomparso presidente viola Baretti, morto per un incidente aereo. Ricordo gli striscioni fatti dai tifosi bianconeri a riguardo, nel mio storico ne ho viste e sentite di tutti i colori".

12 settembre 2022

Fonte: Fiorentinanews.it

ARTICOLI STAMPA e WEB SETTEMBRE 2022  

Parla il tifoso viola con la maglia del Liverpool:

"Non evocavo l’Heysel. Guardavo i reds al pub"

"Indossavo per caso la maglia del Liverpool il giorno del match Fiorentina-Juventus. Non c’era alcun intento di ricordare la tragedia di Heysel, in occasione della partita di Champions League. Se quella casacca aveva una valenza istigatrice perché allo stadio Franchi mi hanno consentito di tenerla ?". Lo ha detto il tifoso viola immortalato al Franchi con la maglia del Liverpool in occasione della partita contro la Juventus. Il tifoso, un avvocato, ha ammesso di essere venuto a conoscenza tramite stampa di essere destinatario di un Daspo. E si difende: "Ero stato in un pub con mio figlio per vedere la partita del Liverpool. Poi ci ha colto la pioggia e siamo andati direttamente al Franchi, senza passare da casa a cambiarci. A mio figlio ho acquistato vestiti nuovi, io ho tenuto la casacca della squadra d’oltremanica", racconta ai giornalisti in un incontro promosso dal suo difensore Mattia Alfano. Il professionista ha raccontato all’Ansa in una conferenza stampa, in videocollegamento, di essere stato costretto a fuggire all’estero a seguito delle minacce di morte, arrivate via social e con sms sul cellulare. E ancora: "Nel prepartita ho sventolato la sciarpa del Liverpool in direzione dei cori razzisti e discriminatori intonati dalla tifoseria juventina verso la mia città e la mia squadra. Mai avrei immaginato di ricevere insulti e minacce di morte e di essere sanzionato dalla questura. Conosco la legge e pensavo di averla rispettata, tenuto conto che il mio è un comportamento da tifoso e da fiorentino che reagisce alle offese e ai cori antisemiti di alcuni tifosi della Juventus". Il suo difensore ha affermato che "appena riusciremo a ritirare il Daspo alla questura, presenteremo ricorso al Tar".

12 settembre 2022

Fonte: Sportface.it

ARTICOLI STAMPA e WEB SETTEMBRE 2022  

"L’Heysel non c’entra mi sento minacciato"

Il tifoso viola identificato in curva con la maglia Reds si è rifugiato all’estero.

"Indossavo per caso la maglia del Liverpool il giorno di Fiorentina-Juve. Non volevo ricordare la tragedia di Heysel. Ma se aveva valenza istigatrice perché me l’hanno fatta tenere ?". Il tifoso viola, avvocato, ha ammesso di aver saputo dalla stampa di essere stato colpito da daspo per il comportamento allo stadio. "Ero stato in un pub con mio figlio per vedere il derby Everton-Liverpool di quello stesso giorno. Ha piovuto forte, siamo andati al Franchi, senza passare da casa a cambiarci. A mio figlio ho acquistato vestiti nuovi, io ho tenuto la maglia dei Reds", dice in un videocollegamento fissato dal suo difensore Mattia Alfano (critico col Daspo: "uno lo riceve senza potersi difendere. Il mio assistito è stato costretto ad andare all’estero per le minacce di morte, via social e sul telefonino"). "Nel prepartita - continua il tifoso - ho sventolato la sciarpa verso i bianconeri per i loro cori razzisti e discriminatori. Mai avrei immaginato di essere daspato. Il mio è stato un comportamento da tifoso e da fiorentino che reagisce a offese e cori di alcuni tifosi della Juve". Il difensore ha spiegato che "appena riusciremo a ritirare il Daspo ricorreremo al Tar".

13 settembre 2022

Fonte: Lanazione.it

ARTICOLI STAMPA e WEB SETTEMBRE 2022  

Heysel 1985

di Italia Baresi

29 maggio 1985, Bruxelles, stadio Heysel. Prima della finale di Coppa dei Campioni (precedente della Champions League), i tifosi del Liverpool hanno attaccato un settore di tifosi bianconeri. Quello che segue è noto come il dramma dell’Heysel. Con 39 morti e quattrocento feriti, questa pagina resta una pagina nera nella storia del calcio e del nostro Paese. Così nero che i registi Hans Herbuts e Jan Verhein stanno realizzando un documentario in sei parti, rispettivamente. Il fatto che Canvas ora li preceda con una serie in tre parti è ciò che il giornalista sportivo e narratore Frank Raes chiama coincidenza: "È totalmente spiegabile". Perché dopo quasi quarant’anni il trauma delle persone coinvolte - presidente compreso - non è ancora svanito.

Quel giorno mi sono distinto come giovane giornalista radiofonico per BRT - Frank Raes: Nel pomeriggio ho parlato con i tifosi di entrambi i club alla Grand Place di Bruxelles, che festeggiavano festosamente sotto gli occhi esultanti degli agenti di polizia. Poche ore dopo stavo intervistando Albert Rosens, segretario generale della Federcalcio belga, poco prima del Settore Z, poiché tutte queste persone erano state investite dal panico per l’assalto di matrice inglese. Non dimenticherò mai quella foto: una sezione deserta della tribuna piena di vestiti sbrindellati, borse e scarpe. Tonnellate di scarpe.

È difficile capire oggi che la partita sia continuata dopo. La Juventus ha vinto, ma molti tifosi italiani soffrono ancora per questa "Coppa del Sangue" - Frank Raes: Se il campo di gioco non fosse stato immediatamente svuotato, (il bilancio) sarebbe ulteriormente aumentato. Ci sono storie che la Juventus ha dovuto vincere per calmare le cose e resta un mistero se i giocatori sapessero o meno dei morti. Ovviamente lo sapevano, credo comunque. Ma Platini, che ha esultato per il calcio di rigore pochi istanti dopo (…) è molto cinico se lo vedi adesso. In retrospettiva, sembra semplice, ma all’epoca c’era il caos ovunque ed è successo tutto molto rapidamente.

Le tue conversazioni a Torino e Liverpool hanno cambiato la tua visione dell’evento ? - Frank Raes: Ora capisco meglio come funziona il Liverpool come città e come club. A quel tempo, il Liverpool soffriva molto del thatcherismo. Quasi tutti i giovani erano disoccupati. I tredici tifosi del Liverpool successivamente condannati erano maschi di età compresa tra i diciotto ei diciannove anni. L’ubriaco può iniziare scherzosamente qualcosa di terribile, ma non i criminali che picchiano a morte le persone. Non dimentichiamo che le forze dell’ordine inizialmente hanno respinto quegli italiani che scappavano dalla loro postazione. Sogno ancora quel giorno ? Non più adesso. Ma questi ricordi riemergono ancora ogni tanto.

13 settembre 2022

Fonte: Tgcomnews24.com

ARTICOLI STAMPA e WEB SETTEMBRE 2022  

A Nicosia in ricordo di Luigi Pidone, vittima

allo stadio Heysel, ospiti Antonio Cabrini e Idris

Una due giorni a Nicosia dedicata alla memoria di Luigi Pidone, nicosiano e una delle 39 vittime dello stadio Heysel di Bruxelles nella tragica serata del 29 maggio 1985, in occasione della finale di Coppa Campioni tra Juventus e Liverpool.

Questa due giorni culminerà il 16 settembre con l’intitolazione di una piazza di Nicosia a Luigi Pidone. Un evento fortemente voluto dall’organizzatore Salvatore Leonardi, amico di Luigi Pidone e anch’egli uno degli spettatori di quella tragica serata. Nel tardo pomeriggio del 15 settembre Antonio Cabrini e Idris sono stati accolti nell’aula consiliare del palazzo comunale di Nicosia da una moltitudine di persone, tifosi juventini, atleti e semplici simpatizzanti. Presenti i familiari di Luigi Pidone, la vedova Michela e il fratello Vincenzo proveniente dal Belgio. Il campione del mondo di Spagna 82 e il celebre giornalista televisivo sono stati accolti dalle autorità cittadine con in testa il sindaco Bonelli, assessori e consiglieri comunali. Il primo cittadino di Nicosia ha ricordato le imprese sportive di Antonio Cabrini, un autentico monumento dello sport italiano. Al centro del suo discorso la figura di Luigi Pidone a cui è dedicata la due giorni in sua memoria. Idris il celebre giornalista dal sangue bianco-nero tifosissimo della Juventus, ha iniziato il suo discorso facendo le condoglianze alla vedova di Luigi Pidone ed ha ricordato alcuni attimi di quella serata divenuta ormai un evento storico nell’immaginario collettivo. Infine, il campione della Nazionale italiana e della Juventus, Antonio Cabrini, ha ricordato quella tragica serata e ringraziando Salvatore Leonardi per l’invito, ha auspicato che mai più accada un evento tragico come quello dello stadio Heysel.

16 settembre 2022

Fonte: Telenicosia.it

ARTICOLI STAMPA e WEB SETTEMBRE 2022  

Intitolata a Luigi Pidone, vittima dello Stadio Heysel, una piazza a Nicosia

Luigi Pidone, 31 anni, nicosiano, è stata la trentanovesima vittima della strage dello Stadio Heysel avvenuta il 29 maggio 1985 in occasione della finale di Coppa Campioni tra Juventus e Liverpool.

Salvatore Leonardi uno degli amici che accompagnò Luigi Pidone in quella sfortunata partita ed uscì fortunatamente illeso ha voluto organizzare una due giorni dedicata alla memoria di questa vittima della violenza negli stadi. Nella mattina del 16 settembre Antonio Cabrini, indimenticabile campione del mondo a Spagna 82 e campione della Juventus ha incontrato presso il cinema Cannata i giovani per sensibilizzarli contro la violenza negli stadi e contro il razzismo. L’incontro si è ripetuto nel pomeriggio sempre nello stesso luogo presentato da Valentina D’Alessandro, alla presenza di mons. Giuseppe Schillaci, vescovo della Diocesi di Nicosia, appassionato di calcio e tifoso juventino, che ha voluto sottolineare che nello sport è importante il rispetto dell’avversario. L’incontro è proseguito con gli interventi del sindaco di Nicosia Luigi Bonelli, che ha voluto ricordare ai genitori dei ragazzi che praticano sport come sia importante l’educazione nei confronti degli avversari e degli arbitri. Presenti all’incontro due ospiti d’eccezione, il giornalista Idris, commosso nel ricordo della tragica serata dell’Heysel e Antonio Cabrini che ricordando quella tragedia ha voluto sottolineare l’importanza della sana pratica dello sport come sostegno contro la violenza ed il razzismo. Testimone d’eccezione anche Mario Sgrò, attuale presidente dell’Ente autonomo Autodromo di Pergusa, che quella sera era presente a Bruxelles che ha sottolineato le mancanze organizzative dell’UEFA e della federazione belga oltre alle carenze strutturali dello stadio. Poco prima dei due incontri è stato proiettato un documentario realizzato dalla televisione belga in memoria di Luigi Pidone, che ha ricordato la strage dello Stadio Heysel anche grazie alle testimonianze di Salvatore Leonardi e Venerino Telefono che vissero in prima persona quella tragedia. Sul palco sono saliti i parenti di Luigi Pidone, la moglie Michela ed il figlio Michele, quest’ultimo all’epoca aveva solo 7 mesi, omaggiati dalla sezione di Nicosia dei Bersaglieri. Infatti, Luigi Pidone aveva svolto il servizio militare nel corpo dei bersaglieri e di questo ne andava fiero. La serata al cine Cannata si è conclusa con un omaggio musicale del maestro Enzo Tamburello. L’inaugurazione della piazza a Luigi Pidone è stata preceduta da un lungo corteo con in testa le majorettes e la banda musicale diretta dal maestro Giuseppe Tamburello a seguire le associazioni dei Bersaglieri e dei Carabinieri in pensione. In piazza è stato realizzato dall’artista Maurizio Cannizzo un magnifico murales su lato di un palazzo grazie al permesso concesso dai proprietari e dallo IACP di Enna. L’opera ricorda Luigi Pidone e le vittime del settore Z dell’Heysel. La scopertura della targa con la dicitura "Slargo Luigi Pidone Vittima Heysel 1954-1985" è stata seguita dalla benedizione impartita da padre Santo Basilotta. La serata si è conclusa con un intervento del sindaco di Nicosia, Luigi Bonelli, che a nome della sua amministrazione e dei consiglieri comunali ha consegnato un mazzo di fiori alla vedova e al figlio di Luigi Pidone terminando poi con un abbraccio che simbolicamente tutta la città di Nicosia ha voluto dare ai due parenti della vittima.

17 settembre 2022

Fonte: Telenicosia.it

ARTICOLI STAMPA e WEB SETTEMBRE 2022  

Offese su Facebook le vittime dell'Heysel: insegnante condannata

Lorentini: "La vicenda processuale afferma un principio: chi offende le vittime dell’Heysel paga. Mi auguro che questa sentenza da adesso in poi rappresenti un monito".

Chi offende le vittime dell’Heysel paga. È questo il risultato della storica sentenza del processo svoltosi a Napoli e che si è concluso lo scorso 23 settembre. Processo nel quale era stata rinviata a giudizio l’insegnante e giornalista (Omissis), per aver offeso le vittime dell’Heysel nel 2015 attraverso un post scritto su Facebook e confermando le sue parole nel corso di trasmissione radiofonica di Radio24. L’insegnante napoletana è stata condannata ai lavori di pubblica utilità - avendo optato per il rito alternativo della messa alla prova ai servizi sociali per scontare la propria pena - e a risarcire l’associazione fra i familiari delle vittime dell’Heysel. "Per l’associazione è un risultato importante - spiega il presidente Andrea Lorentini, figlio di Roberto il medico aretino morto nella tragedia di Bruxelles - e la vicenda processuale afferma un principio: chi offende le vittime dell’Heysel paga. Mi auguro che questa sentenza da adesso in poi rappresenti un monito per tutti coloro che ancora oggi, deliberatamente negli stadi o sui social, offendono le 39 vittime di Bruxelles". L’Associazione fra i familiari delle vittime dell’Heysel, sin dalla sua fondazione, si è posta tre obiettivi: curare e portare avanti la memoria dell’Heysel;  fare incontri, seminari e workshop, soprattutto in scuole e università, per combattere la violenza nello sport; difendere in ogni sede, anche legale, la memoria delle vittime della strage di Bruxelles. "Perché la memoria è la custodia del fuoco, non l’adorazione della cenere".

5 ottobre 2022

Fonte: Arezzonotizie.it

ARTICOLI STAMPA e WEB OTTOBRE 2022  

Juve, insegnante offese le vittime dell'Heysel. Ecco la condanna

di Francesco Caremani

La donna, che scrisse un post su Facebook nel 2015 e ribadì tali offese in una trasmissione radiofonica, risarcirà l'associazione dei familiari.

Chi offende le vittime dell’Heysel paga. È questo il risultato della storica sentenza del processo svoltosi a Napoli e che si è concluso il 23 settembre. Processo nel quale era stata rinviata a giudizio l’insegnante e giornalista (Omissis), per aver offeso le vittime dell’Heysel nel 2015 attraverso un post scritto su Facebook e aver confermato tali offese in una nota trasmissione radiofonica. L’insegnante napoletana è stata condannata ai lavori di pubblica utilità - avendo scelto il rito alternativo della messa alla prova ai servizi sociali per scontare la propria pena - e a risarcire l’Associazione fra i familiari delle vittime dell’Heysel. "Per l’Associazione è un risultato importante - spiega il presidente Andrea Lorentini - e la vicenda processuale afferma un principio: chi offende le vittime dell’Heysel paga. Mi auguro che questa sentenza da adesso in poi rappresenti un monito per tutti coloro che ancora oggi, deliberatamente negli stadi o sui social, offendono le 39 vittime di Bruxelles". Difesa della memoria - Uno degli obiettivi dell’Associazione, riportato anche nello statuto, è quello di difendere in ogni sede, anche legale, la memoria di coloro che persero la vita il 29 maggio 1985. Perché la memoria è la custodia del fuoco, non l’adorazione della cenere: "Utilizzeremo quel denaro in parte per l’attività dell’Associazione e in parte lo devolveremo in beneficenza - sottolinea Lorentini. Colgo l’occasione per ringraziare l’avvocatessa Simona Donnini che ci ha seguito nella vicenda processuale con attenzione e puntualità".

6 ottobre 2022

Fonte: Tuttosport.com

ARTICOLI STAMPA e WEB OTTOBRE 2022  

Insultò le vittime dell’Heysel: "Se la sono andata a cercare"

Condannata prof napoletana anti-juventina

di Monica Pucci

La docente (Omissis) è stata condannata a scontare lavori di pubblica utilità e a risarcire i familiari delle vittime dell'Heysel.

"Se la sono andata a cercare…", concludeva quel post del 2015 la professoressa (Omissis), tifosa del Napoli ma soprattutto anti-juventina, becera e accecata dalla fede calcistica, al punto dall’insultare le vittime della strage nello stadio di Bruxelles che nel 1985 provocò 39 morti tra i sostenitori della squadra bianconera. La prof napoletana condannata a lavori di pubblica utilità per le offese sulla strage dell’Heysel. La docente, all’epoca titolare di un dottorando in Germanistica all’università La Sapienza e supplente all’istituto "Anna Baldino" di Barano d’Ischia (ruoli dai quali dovette dimettersi a seguito delle polemiche) è stata condannata a scontare lavori di pubblica utilità e a risarcire i familiari delle vittime dell’Heysel dal tribunale di Napoli per l’accusa di offese. La sentenza risale a due settimane fa ma a rendere noto l’esito della vicenda processuale, è stato Andrea Lorentini, presidente dell’Associazione familiari vittime dell’Heysel e figlio di Roberto, medico di Arezzo che la sera del 29 maggio del 1985 trovò la morte assieme ad altri 38 connazionali negli *scontri e nel fuggi fuggi generale causato dagli hooligans del Liverpool. La denuncia e la condanna dopo l’iniziativa delle associazioni di familiari delle vittime dell’Heysel. "Chi offende le vittime dell’Heysel paga, Mi auguro che questa sentenza da adesso in poi rappresenti un monito per tutti coloro che ancora oggi, deliberatamente negli stadi o sui social, offendono le 39 vittime di Bruxelles", ha poi commentato Andrea Lorentini. "Per l’associazione è un risultato importante, sin dalla sua fondazione ci siamo posti tre obiettivi: curare e portare avanti la memoria dell’Heysel; fare incontri, seminari e workshop, soprattutto in scuole e università, per combattere la violenza nello sport; difendere in ogni sede, anche legale, la memoria delle vittime della strage di Bruxelles". Nel post su Fb, la (Omissis) scriveva, testualmente: "Non vogliono farci andare allo Juventus Stadium perché si cacano sotto. E fanno bene, perché se ci girano le palle qua succede la seconda edizione dell’Heysel (per la cronaca io di quella gente non ho pena perché penso che se la siano andati a cercare)".

* NOTA BENE: Purtroppo è cattiva consuetudine di alcuni giornalisti e redazioni associare la parola "scontrI" alle 39 vittime di Bruxelles. È giuridicamente falso, come appurato dalle verità storico-processuali ! Il 29.05.1985 nel settore Z dello stadio Heysel, assalito dai tifosi inglesi, si erano mescolati ai tifosi neutrali locali (a causa di una irresponsabile organizzazione della prevendita dei biglietti) moltissimi club bianconeri e famiglie italiane con donne, anziani e bambini al seguito. Non erano presenti i gruppi ultras della Juventus che, invece, erano schierati nella curva opposta. Purtroppo il terrore spinse la folla aggredita barbaramente a fuggire calpestandosi e in centinaia ammassandosi contro il muretto di delimitazione della curva che franò nella parte inferiore.

6 ottobre 2022

Fonte: Secoloditalia.it

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Un Padre e un Figlio

La lettera di un tifoso che incontrò Otello il 29.05.1985 a Bruxelles inviata a suo nipote Andrea, all’epoca bambino, oggi il presidente dell’Associazione fra i Familiari delle Vittime dell’Heysel, rifondata alla morte del nonno nel 2015.

Ciao, mi chiamo Paolo Levanti e abito a Pavullo nel Frignano in provincia di Modena, non mi conosci e forse ti stupirai di ricevere questa mail in merito ad una tragedia avvenuta nel 1985 della quale ti spiegherò il motivo. Ero presente all’Heysel come Presidente del club con una comitiva di 28 tifosi e dopo il massacro avvenuto allo stadio, non riuscendo a trovare uno dei componenti, non sono rientrato allo stadio cominciando a cercare l’amico scomparso. Con il cortese aiuto di due ragazze di Bruxelles, con la loro auto, ho girato tutti gli ospedali nei quali avevano portato i feriti per terminare questa via Crucis nella caserma militare dove avevano portato le persone decedute. È stato in quel triste posto che ho conosciuto tuo nonno con il quale abbiamo scambiato, in una atmosfera che ti lascio immaginare, frasi che misero in evidenza la sofferenza di tuo nonno. Una frase mi ha colpito in modo profondo che mi ha accompagnato quotidianamente per un anno e ancora oggi mi risuona nella mente… Mi disse: " Vedi, ho voluto fare un regalo a mio figlio per la sua prossima attività di medico e l’ho portato a morire" e questa frase mi colpì in modo particolare, oltre al tono di voce sussurrato quasi non volesse disturbare suo figlio, perché la sera prima di partire convinsi con fatica mia figlia di 10 anni a non venire, rinunciando al biglietto, in quanto non ero tranquillo di quel settore. Da quel ritorno ho volutamente cercato di dimenticare quella triste serata per questo non ho mai voluto partecipare a nessun evento che me la facesse tornare in mente, ma oggi mi farebbe enormemente felice sapere come sta tuo nonno, una roccia per quel poco che l’ho conosciuto, e gli porgessi i miei doverosi omaggi e saluti.

Ti ringrazio per la cortesia.

Paolo Levanti

6 ottobre 2022

Fonte: Associazionefamiliarivittimeheysel.it

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Chi offende le vittime dell’Heysel paga

Giustizia è fatta per Andrea Lorentini e l’Associazione fra i familiari delle vittime dell’Heysel.

Chi offende le vittime dell’Heysel paga. È questo il risultato della lunga vicenda giudiziaria svoltasi a Napoli e che si è conclusa pochi giorni fa.  La vicenda ha inizio nel 2015 quando comincia a girare sul web un post pubblicato su Facebook pesantemente offensivo per la memoria delle vittime dell’Heysel, talmente offensivo da attirare l’attenzione di una trasmissione. L’autore del post anziché pentirsi affonda il coltello e l’Associazione non può non querelare l’autore del fatto. Le indagini portano al rinvio a giudizio e solo a quel punto, chi aveva offeso decide di riparare le conseguenze del reato attraverso lo svolgimento di lavori di pubblica utilità ed un’offerta risarcitoria all’Associazione che sarà utilizzata per l’attività della stessa oltre che devoluta in beneficienza. "Per l’Associazione è un risultato importante - spiega il presidente Andrea Lorentini - e la vicenda processuale afferma un principio: chi offende le vittime dell’Heysel paga. Mi auguro che questa sentenza da adesso in poi rappresenti un monito per tutti coloro che ancora oggi, deliberatamente negli stadi o sui social, offendono le 39 vittime di Bruxelles. Uno degli obiettivi dell’Associazione, riportato anche nel nostro statuto - prosegue Lorentini - è quello di difendere in ogni sede, anche legale, la memoria di coloro che persero la vita il 29 maggio 1985". L’Associazione fra i familiari vittime dell’Heysel, da anni è impegnata in numerose iniziative sia sul fronte della memoria che dell’impegno civile per divulgare i veri valori dello sport tra i giovani, non è più disposta a tollerare frasi offensive o comportamenti denigratori e diffamatori nei confronti delle vittime  ed ha scelto di adottare una linea dura nei confronti di tutti coloro che con scritte, comportamenti o parole rievochino impropriamente la strage dell’Heysel.

7 ottobre 2022

Fonte: Associazionefamiliarivittimeheysel.it

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"LA TRAGÉDIE DU HEYSEL"

di Francesco Caremani

"La tragédie du Heysel" è una produzione franco-belga che andrà in onda in sei puntate su RTL-TVI, emittente privata in lingua francese con sede in Belgio e Lussemburgo, a partire dal 18 ottobre; le prime due puntate dovrebbero essere presentate in anteprima al Festival del Cinema Di Roma, 13-23 ottobre. La serie è tratta dal libro di Jan-Philippe Leclaire, vice direttore de L'EQUIPE, "Le Heysel: Une tragédie européenne", probabilmente il libro più importante sulla strage di Bruxelles del 29 maggio 1985, nella quale morirono 39 persone: trentadue italiani, quattro belgi, due francesi e un nordirlandese; juventini e no. Chi mi conosce sa cos’è per me l’Heysel, conosce il mio libro e la mia ricostruzione della vicenda tramite gli occhi e la lucidità di Otello Lorentini, in quanto testimone oculare, il quale perse l’unico figlio Roberto - medaglia d’argento al valor civile, per essere morto tentando di salvare un connazionale - sugli spalti della curva Z e che costituì l’Associazione dei familiari, facendo condannare l’Uefa - con una storica sentenza - oltre che alcuni hooligan e un poliziotto responsabile della sicurezza. Chi ha letto il mio libro sa quello che c’è da sapere, per chi vuole affrontare la realtà dei fatti e non raccontarsi frottole. Cosa ne penso della serie televisiva ? A mio modo di vedere c’è tutto, dalla strage al processo - nello specifico una ricostruzione minuziosa - grazie anche alla presenza dell’avvocato Daniel Vedovatto. Sono state fatte 52 interviste e ci sono immagini, per me, inedite. Ovviamente non si può impedire agli "altri" di parlare e di dire la loro, mentre cercano di nascondersi dietro un dito - in particolare gli hooligan inglesi (ladri oltreché assassini, fateci pace…) e i poliziotti che cercano di mondare le proprie colpe con qualche bugia e alcune inesattezze - però colpe e responsabilità vengono fuori in maniera netta e inequivocabile, grazie al lavoro di Jean-Philippe Leclaire e al montaggio della produzione. Io penso che questo lavoro sia molto importante e per certi aspetti definitivo, una pietra miliare nella memoria dell’Heysel, una memoria che in Italia, a parte il mio libro e la rinata Associazione dei familiari - grazie ad Andrea Lorentini - non c’è stata mai occasione di fare in maniera così approfondita. Non sarà facile per alcuno e alcuna guardarla, è stata oggettivamente dura vederla in anteprima. Cosa altrettanto importante, l’Associazione dei familiari ha un ruolo centrale e viene fuori tutto nella sesta e ultima puntata, grazie al lavoro, in questi anni, di Andrea Lorentini. Dobbiamo essere fieri di lui e di coloro che hanno aderito, perché mai come prima, dai tempi della sentenza che condannò l’Uefa e di Otello Lorentini, è stata così forte la presenza dei familiari nel racconto dell’Heysel; fateci caso, spesso chi parla di Heysel, a vanvera, non parla mai dei morti e dei familiari. Certo, ci sono affermazioni che faranno stare male e altre che faranno arrabbiare, ma dovete guardare la serie nel suo complesso: è fatta giornalisticamente molto bene, davvero molto bene. Palomar dovrebbe distribuirla anche in Italia, ma ancora non ci sono certezze. Credo che sarebbe clamoroso se alcuna, tra emittenti e piattaforme, decidesse di non mandarla in onda. Se ci riusciranno sarà un evento storico, altrimenti niente di nuovo rispetto a ciò che ho sperimentato di persona, umanamente e professionalmente, in vent’anni di memoria. A me, alla fine, è toccata la parte del cattivo, mi ci vorrà la scorta dopo che sarà andata in onda - in Toscana, in Italia e in Inghilterra - ma va bene così. Onorato di avere scelto sempre una parte, quella dei familiari delle vittime dell’Heysel e dei loro cari. "La memoria è la custodia del fuoco, non l’adorazione della cenere", cit. (NDR: Gustav Mahler)

10 ottobre 2022

Fonte: Facebook (Pagina Autore)

ARTICOLI STAMPA e WEB OTTOBRE 2022  

"Mio padre, la sua morte, il suo gesto unico"

di Alberto Pierini

Lorentini racconta: così quella sera lo ha cambiato. "Era al sicuro, corse a salvare un bambino: ha scelto la vita nello stadio dell’orrore".

"E’ una perdita che mi ha cambiato la vita ma mi ha fatto anche scoprire mio padre". Andrea Lorentini, nostro collaboratore e figlio di Roberto, allora aveva 3 anni: ma ha fatto di quella serata una sua missione. Guidi il comitato delle vittime… "Sì, è stato nonno Otello a volerlo e non ho voluto che quella pagina si chiudesse". Chi c’era della tua famiglia all’Heysel ? "Oltre mio padre, due cugini, Andrea e Gianni Stazio, e nonno Otello". Che non tifava Juventus… "No, ma volle andare per stare insieme a suo figlio". Come nacque la decisione di questo viaggio ? "Un anno prima erano andati a Basilea per la finale di Coppa delle Coppe: e decisero di ripetere l’avventura". Da quello che poi ti hanno raccontato come vissero l’escalation della violenza ? "Ai primi lanci di pietre e oggetti, quello stadio cadeva a pezzi e tutto diventava arma, iniziarono a capire il pericolo". Nella curva Z… "Sì, era quella dedicata alle famiglie e ai tifosi neutrali". Tuo padre era riuscito a mettersi in salvo… "Sì, aveva trovato il modo di uscire dalla calca". E poi ? "Vide un bambino di 11 anni in fin di vita e corse ad aiutarlo". Da medico... "Sì, un giorno prima aveva ricevuto la lettera di assunzione in ospedale". E quell’aiuto gli fu fatale… "Lo ritrovarono morto sotto i corpi: e quel bambino con lui". Ne hai conosciuto i parenti ? "Sì, si chiamava Andrea Casula, morì insieme al padre. La sorella Emanuela è diventata mia amica ed è la vicepresidente dell’associazione per le vittime". Tuo nonno come si salvò ? "Riuscì ad avvicinarsi al campo da gioco, alle reti e non a quel muro divisorio tra i due settori che poi crollò". Come si accorse della morte del figlio ? "Cominciò a cercarlo e lo trovò insieme agli altri corpi". Come ha cambiato tutto questo la tua vita ? "Molto, anche oltre quanto non avverta. Ma la parte peggiore è toccata al nonno. Non c’è niente di peggio che sopravvivere ad un figlio. E poi trovarsi con la responsabilità insieme a mia madre di due bambini piccoli, me e mio fratello". Somigli molto a tuo padre… "Sì, me lo dicono tutti e ne sono felice".

12 ottobre 2022

Fonte: Lanazione.it

ARTICOLI STAMPA e WEB OTTOBRE 2022  

Al Festival di Roma la notte dell'Heysel. Nasce una serie tv

Le puntate, per ora destinate a Francia e Belgio e poi sulle nostre piattaforme, saranno presentate in chiusura. Tra i protagonisti i familiari delle vittime aretine. Dal libro di Caremani a quello del vicedirettore dell’Equipe.

Arezzo, 12 ottobre 2022 - L’incubo dell’Heysel rivivrà sul grande schermo del Festival di Roma: festival che in realtà è una festa ma è duro chiamarla con il suo nome davanti al ricordo di quella notte da incubo. Una serie: una serie Tv stile documentario, serrata come solo la vita vera sa essere. Il racconto a puntate di quelle ore, di quel 29 maggio del 1985. E Arezzo è una delle protagoniste, purtroppo, di quelle ore. "Sono stato intervistato a lungo e con me i parenti di chi è morto in quello stadio": ce lo racconta Andrea Lorentini, nostro prezioso collaboratore e presidente del comitato che da allora raccoglie le vittime. Lui, il figlio di Roberto, medico con il foglio di assunzione in tasca da poche ore: vittima ed eroe di quella notte, avendo rinunciato al punto sicuro nel quale si era rifugiato, ai bordi di quella curva Z che affolla da allora gli incubi dei tifosi juventini, per salvare un bambino. È il protagonista quasi assoluto di una delle puntate di quella serie: si intitolerà "La tragedie du Heysel" ed è tratta in gran parte dal libro di Jean Philippe Leclaire, uomo di sport, essendo il vicedirettore dell’Equipe, la Bibbia degli appassionati. Ne firma anche la regia insieme a Jan Verheyen e ad Eddy Pizzardini. Ed è proprio lui a risponderci da Parigi per confermare la notizia. "Sì, le prime due puntate della serie saranno proiettate a Roma". C’è anche la data: sabato 22 ottobre alle 11.30. Nel gran finale di un Festival che proprio quel giorno, recuperando finalmente i premi, designerà i vincitori. È una serie e quindi fatalmente fuori concorso. Ma di enorme impatto. Amplificato dalla sala della proiezione, l’auditorium del Teatro Studio Borgna, l’angolo più intimo tra le grandi sale dell’evento romano. Su quella parete non sfilerà solo il volto di Andrea: ci saranno anche due suoi cugini, Andrea e Gianni Stazio, presenti in quella notte. Lorentini no, aveva appena tre anni e avrebbe scoperto con il tempo cos’era successo. E ci sarà Giovanni, il fratello di Giusy Conti, l’altra vittima aretina: frequentava il Liceo Classico, era partita con l’entusiasmo dei 17 anni, senza immaginare che non sarebbe tornata. E c’è la testimonianza di Francesco Caremani, autore di "Heysel, le verità di una strage annunciata", lo straordinario libro scritto su quella storia, denunciandone anche le infinite contraddizioni. E tra i volti aretini c’è quello di Paolo Ammirati, uno degli avvocati del collegio di parte civile che rappresentava le vittime di quello stadio. In tutto 52 interviste, compresa la testimonianza di chi non c’è più, Otello Lorentini, il padre di Roberto, con lui all’Heysel anche se non tifava Juve. Quella sera costò la vita a 39 persone. Il film prova a rendere loro l’ultimo omaggio: l’omaggio della verità.

12 ottobre 2022

Fonte: Lanazione.it

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LA RICOSTRUZIONE

Heysel, la strage diventa una docuserie

di Francesco Fredi

La tragedia consumatasi allo stadio Heysel di Bruxelles la sera del 29 maggio 1985 nel prepartita della finale di Coppa dei Campioni fra Juventus e Liverpool ritrova analisi storica e attualità nella docuserie "The Heysel Tragedy" in concorso oggi nella sezione Progressive Cinema del penultimo giorno della diciassettesima Festa del Cinema, di Roma.

Le prime due puntate dell’inedito documentario (nel 2005, dopo alcuni audiovisivi italiani autoprodotti, uscì invece "Heysel: the Day Football Died" di Brian Henry Martin) proiettate in anteprima stamane ricostruiscono cause, eventi e testimonianze sulla morte di 39 persone - 32 delle quali italiane, fra i quali i bresciani Tarcisio Salvi e Domenico Ragazzi - che perirono nella calca del crollo di un muro, sotto la spinta degli attacchi degli hooligans, nel settore Z del fatiscente impianto sportivo. La serie prodotta in 6 episodi da 55 minuti dalla belga Scope Pictures e dall’italiana Palomar andrà poi in tv su rete o streaming ancora da stabilire. L’hanno diretta Jan Verheyen, Jean-Philippe Leclaire (autore nel 2005 di "Le Heysel, une tragédie europeenne" uscito in Italia nel 2006 per Piemme col titolo "Heysel. La tragedia che la Juventus ha cercato di dimenticare") ed Eddy Pizzardini. Hanno raccolto fatti e ricordi approfondendo anche i tanti lati oscuri della disorganizzazione che favorì la strage e causò anche 600 feriti. La troupe ha girato anche in Italia in alcuni luoghi natali delle vittime; come l’allora 44enne Domenico Ragazzi, di Ludriano di Roccafranca, e il 49enne Tarcisio Salvi, titolare della pizzeria Cucca a Brescia, le cui spoglie riposano al cimitero di Borgosatollo. Salvi, figlio di emigrati in Belgio, proprio a Bruxelles aveva conosciuto Marie Jeanne "Marisa" Andries, poi sua moglie e madre dei loro 4 figli, che, pur 85enne, nel maggio 2021 esprimeva dolente testimonianza. Sul tema-Heysel opera l’Associazione dei Familiari Vittime Heysel, anche attraverso il museo virtuale multimediale www.saladellamemoriaheysel.it

22 ottobre 2022

Fonte: Giornaledibrescia.it

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THE HEYSEL TRAGEDY - Alla Festa di Roma in anteprima

La docuserie di Jean Philippe Leclair e Jan Verheyen THE HEYSEL TRAGEDY, su una delle più grandi tragedie avvenute in uno stadio di calcio, prodotta da Scope Pictures e Palomar, sarà presentata in anteprima italiana con i primi due episodi in chiusura della Festa del Cinema di Roma sabato 22 ottobre alle 11.30 al Teatro Studio Borgna.

La sera del 29 maggio 1985, a Bruxelles, al vecchio e cadente stadio dell’Heysel, è in programma la finale di Coppa dei Campioni di calcio tra il Liverpool, il club inglese più titolato nelle competizioni internazionali e già detentore del trofeo, e la Juventus, il club più importante e vincente d’Italia. La grande festa dello sport tuttavia – attesa da 400 milioni di tifosi e appassionati da tutto il mondo – si trasforma all’improvviso in una carneficina, che conta 39 morti e centinaia di feriti. Ma come avviene l’escalation? Quali elementi contribuiscono a provocarla ? A scatenare il caos sono gli hooligans inglesi, che prima della partita, da ubriachi, caricano il famigerato settore Z, dagli organizzatori riservato ai tifosi neutri ma in realtà occupato da tifosi juventini non appartenenti al tifo organizzato: famiglie, professionisti, gente pacifica che vuole solo godersi uno spettacolo sportivo. L’effetto di queste cariche genera il panico tra gli italiani che si danno alla fuga accalcandosi verso il muro che delimita il settore Z, che cade a pezzi e non è ben presidiato dalla polizia. Con l’inevitabile crollo della struttura, 39 tifosi, quasi tutti italiani, perdono la vita schiacciati e soffocati dalla folla. Sembra l’epilogo anticipato e tragico di una serata maledetta, ma non è così. Per evitare che le voci sulla morte degli innocenti si sparga e che fuori dallo stadio vada in scena una battaglia urbana tra ultras, la Uefa e le autorità belghe obbligano Juventus e Liverpool a disputare la partita, un match tesissimo e vero, giocato in un’atmosfera drammatica, che finirà con la vittoria della Juventus grazie a un rigore discusso e servirà alle forze dell’ordine per riprendere il controllo del territorio e limitare i danni. La docuserie "The Heysel Tragedy", di Jean Philippe Leclair e Jan Verheyen è l’opera definitiva su una delle più grandi tragedie mai avvenute in uno stadio di calcio, un accadimento che ha cambiato per sempre la storia degli eventi sportivi europei e ha spinto l’allora primo ministro inglese Margaret Thatcher ad affrontare e risolvere una volta per tutte la piaga sociale degli hooligans. In 6 episodi di circa 55 minuti, "The Heysel Tragedy" ricostruisce una volta per tutte l’incredibile sequenza di eventi avversi che hanno portato al disastro finale, coinvolgendo tutte le parti in causa e ascoltando le testimonianze dirette dei protagonisti di quella tragica giornata, e va a caccia del sottilissimo confine che esiste tra colpa e responsabilità. Grazie all’oggettività e all’efficacia del racconto corale, dopo 32 anni, "The Heysel Tragedy" raccoglie e rappresenta l’intero ventaglio di sensazioni legate a uno degli eventi della storia europea che più di altri ha finito per sedimentarsi nell’immaginario di intere generazioni: il freddo distacco della Uefa, che scelse uno stadio fatiscente per disputare una gara così importante; l’impreparazione delle autorità belghe, che attuarono un piano di sicurezza farraginoso, disorganizzato e inadeguato; il coinvolgimento controverso delle società di calcio, che furono costrette a scendere in campo per ragioni di pubblica sicurezza; le emozioni contrastanti dei calciatori di Liverpool e Juventus, protagonisti involontari di uno spettacolo surreale in grado di trasformare il gioco in dramma. E naturalmente, la sofferenza delle vittime, che hanno perso amici e familiari, in opposizione al senso di colpa dei colpevoli, inestirpabile e atavico rumore di fondo, prezzo di un risarcimento che non potrà mai avvenire. "The Heysel Tragedy" è una serie documentaria di Jan Verheyen e Jean-Philippe Leclaire con Eddy Pizzardini, adattata dal libro "Heysel, una tragedia europea" scritto da Jean-Philippe Leclaire, prodotta da Scope Pictures e Palomar, in coproduzione con Max Rockatanski, RTL BELUX, con la partecipazione di Wallimage e il sostegno di Tax Shelter du Governement fédéral belge tramite SCOPE INVEST e Fonds Audiovisuel de Flandre (VAF)

21 ottobre 2022

Fonti: Cinemaitaliano.info - Corrieredellosport.it

ARTICOLI STAMPA e WEB OTTOBRE 2022  

Festa del cinema

"The Heysel Tragedy" in anteprima mondiale

La Festa del Cinema di Roma presenterà in anteprima mondiale la docu-serie The Heysel Tragedy di Jan Verheyen e Jean-Philippe Leclaire con Eddy Pizzardini. I primi due episodi saranno proiettati sabato 22 ottobre alle ore 11.30 al Teatro Studio Gianni Borgna dell’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone.

The Heysel Tragedy porta sul grande schermo le drammatiche vicende avvenute il 29 maggio 1985 in occasione della finale di Coppa dei Campioni tra Liverpool e Juventus, che causarono la morte di 39 persone, approfondendo le conseguenze per le famiglie coinvolte, per il mondo del calcio e per lo sport in generale. La serie, in sei puntate, è ispirata al libro "Heysel. La tragedia che la Juventus ha cercato di dimenticare" di Jean-Philippe Leclaire, edito in Italia da Piemme. The Heysel Tragedy è prodotta da Scope Pictures e Palomar, in coproduzione con Max Rockatanski, RTL BELUX, con la partecipazione di Wallimage e il sostegno di Tax Shelter du Governement fédéral belge tramite SCOPE INVEST e Fonds Audiovisuel de Flandre (VAF).

21 ottobre 2022

Fonte: Romacinemafest.it

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Heysel 29.05.1985: un Padre e sua Figlia

di Claudia Rossi

"Buongiorno, mi chiamo Claudia ed abito a Terni, in Umbria. Vi scrivo perché il ricordo di ciò che accadde all'Heysel nel 1985 non mi abbandona. Mai. Questo non solo per il carattere così terribile delle dinamiche legate alla tragedia, ma anche perché fu solo un caso che io e mio padre non fossimo là. Non l'ho mai raccontato, qualche volta soltanto l'ho ricordato parlando con mia mamma. Ma sento il bisogno di dirlo a qualcun altro, qualcuno che possa capirmi e non mi consideri "strana" ad avere questi pensieri, a non riuscire a dimenticare. Era il 1985, avevo 14 anni ed era una calda primavera. La scuola stava finendo, le vacanze erano alle porte. Insomma, eravamo in quella fase allegra dove l'unico pensiero era quanto caldo fosse il sole e come e quanto ci saremo divertiti quell'estate. Mio padre riuscì ad acquistare i biglietti per la finale allo stadio Heysel e tutto contento corse a casa per dircelo. Era un operaio e faceva i turni, ma era riuscito ad avere tre giorni di ferie organizzandosi con i suoi amici in squadra con lui. Era felice perché i biglietti per la finale erano introvabili, ma lui riuscì a trovarli. Ma era riuscito a trovarne soltanto due. Quindi mia madre sarebbe dovuta restare a casa. Sono molto attaccata alla mia famiglia ed abbiamo fatto sempre tutto insieme, così, anche se a malincuore, dissi a mio padre che non sarei partita senza mia mamma. Quindi lui cedette i due biglietti del settore Z ad un amico (che andò a Bruxelles, ma non entrò perché vide troppi tafferugli e poca sicurezza già nei dintorni dello stadio e questo lo salvò). La sera del 29 Maggio 1985, quando ci sedemmo tutti insieme per vedere la partita, il nostro sangue si fermò. Mio padre era bianco in viso e non faceva altro che dire "guarda lì, sta succedendo un casino, guarda... Ci saranno sicuramente dei morti, guarda... Uno sopra all'altro, come fanno ad essere ancora vivi...". Eravamo senza parole... Non trovo parole nel descrivere cosa vuol dire guardare in diretta una tragedia simile. E tutto si amplifica, pensando che in mezzo a quel disastro potevamo esserci anche noi. Mio padre era seduto incredulo al tavolo del salotto, mia madre sul divano con le mani sulla bocca e le lacrime agli occhi. Io mi alzai e, d'istinto, andai a toccare la spalla di mio padre. Rimanemmo così per qualche minuto. Pizzul parlava e descriveva ciò che stava accadendo, ma sospettavamo fosse ancora peggio. La partita si giocò lo stesso, ma non c'era più gioia né senso. Era come mangiare segatura. I giorni successivi capii che la scelta che feci fu perfetta. L'amore per mia madre salvò sia me che mio padre. Ma non sono più riuscita a non pensare più a quella sera, come se un filo invisibile ed inspiegabile mi tenesse in qualche modo legata a chi era lì e non ce l'ha fatta. Spesso ripenso a quel giorno di primavera, alle 39 persone che hanno perso la vita… C'è soprattutto un uomo, un padre che non riesco a dimenticare. I giorni successivi, comprai tutti i giornali che pubblicarono articoli riguardanti la tragedia dell'Heysel ed uno, in particolare (che conservo ancora, ma non ho più guardato) pubblicò moltissime foto. Tra queste, una mi è da sempre rimasta impressa nella mente e nel cuore: la foto di un padre che, piangendo, teneva tra le braccia la figlia: l'estremo pallore, la posizione del corpo, i visi di quelli attorno a loro, tutto lasciava intuire che quella ragazza non c'era più. Non so il nome di questo signore, ma il suo viso e quello della figlia sono stampati nella mia mente. Forse perché avremmo potuto essere io e mio padre al loro posto, forse è per questo che non riesco a dimenticarli. Non so dove siano i sopravvissuti alla strage dell'Heysel, non conosco i loro visi, ma sia loro che i 39 di quella sera sono e saranno sempre nel mio cuore. Un abbraccio sincero". Claudia

POST SCRIPTUM: "Sono onorata di dare il mio consenso a pubblicare la mia mail ed altrettanto mi emoziona sapere che sarò ulteriormente legata a quella sera, anche se da sempre sono legata a tutte le vittime ed ai loro familiari da un filo invisibile, come già detto. Solo il forte amore per mia madre mi ha impedito di sedere insieme a mio padre nel settore Z. Purtroppo lui non c'è più da quasi dieci anni, ma anche lui in qualche modo si sentiva "legato" nell'anima alle 39 vittime dell'Heysel. Ho parlato di voi a mia madre ed insieme siamo tornate a quei giorni del 1985: anche lei non ha mai dimenticato. Colgo l'occasione per sottolineare che anche i suoi sentimenti sono uguali ai miei. Anche lei si è sempre sentita in qualche modo "legata" a quella sera. Ieri ne abbiamo parlato, abbiamo ricordato e ci sono venuti i brividi. Ci siamo commosse. Grazie ancora per avermi rivelato il nome di Giuseppina Conti: adesso, non so perché, mi sento un po' più serena. Con infinito rispetto ed affetto. Un abbraccio a tutti i sopravvissuti e a chi è rimasto a piangere quei 39 cuori". Claudia Rossi

31 ottobre 2022

Fonte: Associazionefamiliarivittimeheysel.it

ARTICOLI STAMPA e WEB OTTOBRE 2022  

Memoria storica

Il sito che ricorda il dramma dell'85 allo stadio Heysel

"L’etica è la cura"

di Marco Ortelli

Un sito per non dimenticare. Si chiama Sala della Memoria Heysel www.saladellamemoriaheysel.it ed è stato creato nel 2009 da Domenico Laudadio. Torinese (NDR: barese) tifoso della Juventus, 58enne, ha ancora stampate nella mente le immagini TV della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool del 29 maggio 1985: tifosi disposti dagli organizzatori "sciaguratamente" nella stessa curva, una carica degli hooligans inglesi, vie di fuga inaccessibili: 39 morti e oltre 600 feriti. "Quella sera ero davanti alla televisione, a casa di amici. Un evento drammatico di proporzioni così gigantesche da non poter essere comprensibile nella sua profondità. Io stesso rimasi come ipnotizzato da qualcosa che ho rimosso subito d'istinto". Dopo 24 anni da quella tragedia, perché una Sala Virtuale Multimediale ? "Per due ragioni. Il pentimento di aver esultato anche solo un istante levando un pugno al cielo, incrociando una macchina strombazzante con la bandiera bianconera (non me lo sono mai perdonato). In secondo luogo, davanti al fallimento di una petizione popolare nel 2008 che proponeva alla Juventus Football Club (presidenze Cobolli Gigli-Blanc) una sala museo della Memoria nel nuovo stadio in costruzione a Torino". E dopo 37 anni, come vede la situazione italiana delle "curve" ? "Ci dovrebbero essere canali aperti di dialogo fra gruppi delle curve, società sportive e Federazione. Due vizi capitali lo impediscono: quello delle istituzioni del calcio che non hanno mai voluto legittimare istituzionalmente il riconoscimento di questi gruppi della tifoseria organizzata e quello degli stessi ultras che rivendicano una propria ideologia identitaria dello scontro fisico fra le fazioni anteponendolo all'amore per la propria squadra". Quali gli antidoti alla violenza ? Per Domenico Laudadio occorre partire da lontano. "La violenza è concepita nel momento in cui i genitori iscrivono i bambini alle scuole calcio e li incitano ad un tipo di sport esasperatamente cinico e competitivo. Non si picchiano fra loro soltanto gli ultras, ma anche i genitori nei campetti di periferia. Il "virus" parte da molto lontano. L'etica dell'educazione civico-sportiva è la medicina che lo stroncherà...".

14 Novembre 2022

Fonte: Corriere del Ticino (La Domenica)

"Rabbia per la devastazione nel campo di calcio Roberto Lorentini"

Il tema oggi in consiglio

di Enrica Cherici

Una testimonianza di un aretino, appassionato fotografo, che trovando aperto il campo si è affacciato ed è rimasto molto colpito dalla condizione di degrado, abbandono e parziale distruzione della struttura.

Campo da calcio in stato di abbandono. La storia è già tristemente nota. Una struttura del comune di Arezzo lasciata senza gestione e senza una minima manutenzione. Il sito è anche facilmente accessibile visto che in più punti ci sono aperture. Così, con l'occhio attento di un fotografo, il campo viene descritto con foto fatte bene, ma che sbattono in faccia a tutti le condizioni di questo campo che si trova in via Dei Pianeti, nel cuore del popoloso quartiere di Pescaiola ed è intitolato a Roberto Lorentini, il medico aretino tifoso della Juventus che morì tragicamente all'Heysel il 29 maggio del 1985.

"Qualche giorno fa mi sono ritrovato per caso a passare da quelle parti ed essendo tutto aperto dal lato del piccolo parco accanto, mi sono affacciato per dare un’occhiata. L’ultima volta che sono entrato era per una bella cena tra amici, diversi anni fa, e volevo vedere da allora come fosse cambiato. Mi sono ritrovato davanti una scena di totale abbandono e parziale devastazione delle strutture e non sapevo decidere se era più la tristezza o la rabbia che sentivo. Proprio cosi, rabbia, perché le strutture sembrano ancora in discrete condizioni (se non ho capito male non è molto che il vecchio gestore è stato sollevato) e anche se con i limiti di chi non conosce le vicende pregresse e le competenze di chi ha lasciato e chi potrebbe/dovrebbe mantenere certe strutture in vita, a priori trovo vergognoso lasciar crescere nuovi "ecomostri" stile Lebole, come non ce ne fossero già abbastanza in città. Possibile non esista modo di recuperarne gli ambienti, che sia per quello per cui è nato, visto che il terreno di gioco ancora è buono, o per creare nuovi spazi pubblici, quello skate park promesso da anni, stanze per associazioni di qualsiasi genere, eventi, circoli o qualunque cosa di buono e utile possa venire in mente da poter ospitare, persino allargare il parco accanto, che sicuramente sarebbe cosa migliore e più sicura di quello che c’è ora. Più aspettiamo e più sarà difficile ridare vita, più aspettiamo, più ci sarà chi distruggerà (rischiando anche di farsi male) o ne prenderà possesso creando ulteriori disagi. Dal recupero si dovrebbe ripartire ridando vita a luoghi come questo, come l’ex mercato ortofrutticolo, il palazzo ex ENEL e come tutto gli altri che ci marciscono intorno".

Anche in rispetto della targa che riporta il nome di colui al quale è dedicato il campo di Pescaiola. Il tema è entrato oggi nel dibattito del consiglio comunale con alcune interrogazioni rivolte all'assessore allo sport.

24 novembre 2022

Fonte: Arezzonotizie.it

ARTICOLI STAMPA e WEB NOVEMBRE 

Arezzo, lo stadio di Rigutino dedicato a Giusy

Conti vittima dell'Heysel resta senza gestione

di Luca Serafini

È un bello stadio e il fatto che sia intitolato a Giusy Conti, giovane vittima dell’Heysel (1985), rende questo impianto qualcosa di sacro. Ma la vita sportiva nel rettangolo verde di Rigutino è agli sgoccioli. Il gestore Paolo Polvani alza le braccia dopo che il bando del Comune sembra aver prodotto solo guai e nessuna prospettiva concreta. Messa fuori gioco la vecchia gestione per costi e condizioni improponibili, è stata stoppata la proposta della Sansovino che pure si era fatta avanti, infine si è registrata la retromarcia dell’Arezzo calcio che sembrava interessata. Il risultato di tanta incertezza è che oggi il campo di Rigutino è sottoutilizzato, con la sola squadra del campionato Uisp che qui si allena una volta alla settimana e ci gioca la partita interna ogni due settimane. Polvani tiene aperta la struttura, accesa l’illuminazione e in funzione le docce esclusivamente per la compagine amatoriale, ma la riconsegna delle chiavi è dietro l’angolo. Un pasticcio che forse si poteva evitare. "Per prendere in gestione lo stadio dovevamo ristrutturare le tribune e gli impianti elettrici, un impegno oneroso, da 35 mila euro, e questo ci ha tagliati fuori" spiega Polvani "anche perché ci eravamo dovuti già accollare la rimozione degli abusi precedenti, smantellati a nostre spese, per un importo notevole e senza poter contare più, tra l’altro, su certi spazi come stand e cucine, che ci consentivano di organizzare eventi e cene dai quali ricavare soldi per andare avanti." La società dunque non ha partecipato al bando del Comune, di cui in questo periodo tanto si parla con botta e risposta tra opposizione del Pd in consiglio comunale e amministrazione comunale che difende le scelte con l’assessore Scapecchi. "Lo stadio di Rigutino rischia l’abbandono come abbiamo visto per altri impianti come il Roberto Lorentini di Arezzo (intitolato all’altra vittima aretina dell’Heysel n.d.r.); quando un campo non è utilizzato, vissuto, curato, va tutto in malora e ci entrano dentro malintenzionati a portare via ogni cosa. È un peccato perché la struttura è valida, con impianto di illuminazione, vicino al polo scolastico, a due passi dalla Strada regionale 71". L’amarezza è accentuata dal fatto che nei mesi scorsi una soluzione praticabile, che sembrava dare garanzie era arrivata da Monte San Savino. C’era interesse del club arancioblù per poter disporre di questo campo per le attività del settore giovanile. C’erano stati anche contatti e incontri con il Comune ma tutto è svanito, racconta Polvani, nel momento in cui l’amministrazione comunale si è orientata verso una possibile gestione da parte dell’Arezzo, che tra l’altro in zona, al Planet, dispone di una struttura ricettiva di proprietà. La Sansovino così si è fatta da parte, non c’è rimasta bene, ed ha impostato la sua stagione facendo affidamento su altri impianti. Ma il club amaranto dell’Arezzo almeno per ora non ha preso lo stadio di Rigutino. "Ora dispiace vederlo morire" commenta Polvani "nella vicina frazione di Vitiano grazie alla proroga di un anno, la gestione prosegue sul binario precedente ma qui da noi la situazione sembra al capolinea. Ci è stato chiesto di andare avanti per tenere attivo il campo sportivo ma in questa fase con le risorse disponibili siamo alle prese con le pesanti utenze dell’energia elettrica e del gas, mentre le entrate sono ridotte al minimo. Non possiamo andare avanti, lo facciamo per rispetto della squadra che ancora ospitiamo qui ma la situazione è insostenibile". Amarezza da parte di Francesco Conti, fratello di Giuseppina: "Accanto al valore di memoria che lo stadio ha per la mia famiglia, tutta la comunità di Rigutino è penalizzata: la mancata valorizzazione è probabilmente conseguenza di scelte errate, spero che venga trovata una soluzione nell’interesse generale".

3 dicembre 2022

Fonte: Corrierediarezzo.corr.it

ARTICOLI STAMPA e WEB DICEMBRE 2022  

L'Arezzo: "Gestiremo lo stadio di Rigutino e ci investiamo"

L'assessore: "Soluzione per il Giusy Conti"

di Luca Serafini

C’è l’Arezzo per il campo sportivo Giusy Conti di Rigutino. Ed è una buona notizia. Dopo il bando andato a vuoto e il triste disarmo della struttura, la stessa Società Sportiva Arezzo con un comunicato ha affermato ieri che l’interessamento del club per l’impianto "non è in alcun modo venuto meno". Nel comunicato si legge: "La Società ha anzi provveduto a completare nei giorni scorsi l’iter burocratico previsto dalla normativa vigente, dialogando costantemente con l'Assessorato allo Sport in ogni fase del percorso intrapreso. Già nei prossimi giorni sono attese novità a tal proposito". Il dialogo tra Comune e Cavallino sta per concretizzarsi in un progetto: "Il club amaranto - prosegue la nota - crede infatti che la gestione e l'utilizzo dell’impianto, situato a pochi centinaia di metri dall’hotel dove alloggiano alcuni dei propri calciatori ed è sede dei ritiri della prima squadra, debba essere centro di aggregazione sociale e possa rappresentare senza alcun dubbio un ulteriore passo in avanti nella logistica e nell'organizzazione delle attività, anche giovanili, della Società Sportiva Arezzo". La presa di posizione arriva all’indomani del servizio del Corriere che raccoglieva l’amarezza del vecchio gestore del Giusy Conti, preoccupato per le sorti di una struttura valida ma in questa fase sotto utilizzata dopo il bando andato deserto, che presupponeva una serie di interventi di adeguamento delle strutture per un impegno di spesa di 35 mila euro. L’assessore allo sport Federico Scapecchi (foto), conferma: "E’ in dirittura di arrivo la proposta definitiva da parte della S.S. Arezzo per effettuare i lavori di riqualificazione e la successiva gestione dell'impianto. Mi preme inoltre ripercorrere la storia degli ultimi anni dello Stadio di Rigutino, gestito dalla Virtus Lignano che ringrazio per l'impegno profuso". Scapecchi afferma: "Chi oggi accusa l'amministrazione comunale (riferimento alle opposizioni consiliari n.d.r.) di aver estromesso l'associazione sportiva dalla futura gestione dell'impianto a causa del bando di riqualificazione che prevedeva lavori per 35 mila euro dovrebbe studiarsi gli atti, o per lo meno ricordare che la Giunta Fanfani in data 13/06/2014 (delibera n.311) aveva revocato la gestione alla Virtus Lignano. Motivo? La società non aveva inviato il progetto definitivo dei lavori di riqualificazione a proprio carico per 73.800 euro. Quindi 8 anni fa la Virtus Lignano fu cacciata per non aver portato avanti lavori per un importo più che doppio". L’assessore va avanti: "Per fortuna l'anno successivo la Giunta Ghinelli (delibera n.416 del 20/08/2015), riconoscendo la notevole rilevanza sportiva e sociale, riaffidò temporaneamente la gestione dell'impianto alla Virtus Lignano. Tuttavia le gestioni scadute devono essere rinnovate, e l'unica via per farlo è un bando: pubblico, trasparente e aperto a tutti. Decorsi i termini del bando, andato deserto, l'amministrazione comunale può valutare assegnazioni dirette a patto che le condizioni proposte dagli interessati siano equivalenti, o più vantaggiose per la collettività: è proprio quello che sta facendo la S.S. Arezzo, che ha proposto al Comune di farsi carico non solo dei lavori di riqualificazione previsti dal bando ma anche di ulteriori migliorie". L’assessore allo sport Scapecchi assicura quindi che il Giusy Conti non rischia affatto il degrado come il Roberto Lorentini di Pescaiola (altra struttura dedicata alle vittime aretine dell’Heysel": "L'interesse della società, che non ha fatto retromarcia, viste anche le dichiarazioni del Presidente Manzo. Contiamo al più presto di ricevere le ultime integrazioni documentali richieste dagli uffici per poter procedere". Si parla anche di un’area ludica nel contesto del rinnovato campo sportivo di Rigutino.

4 dicembre 2022

Fonte: Corrierediarezzo.corr.it

ARTICOLI STAMPA e WEB DICEMBRE 2022  

BRUXELLES

Il sindaco di Codogno omaggia le vittime dell’Heysel

Passerini è in Belgio per l’investitura di Comune Europeo dello Sport.

di Laura Gozzini

Il sindaco di Codogno Francesco Passerini oggi a Bruxelles per l’investitura di Comune Europeo dello Sport che si terrà al Parlamento Europeo. Poco fa il primo cittadino ha posato un omaggio alle vittime dell’Heysel allo stadio Re Baldovino, lì dove il 29 maggio 1985 morirono 39 tifosi (di cui 32 italiani) a seguito del crollo di una muraglia, durante la finale di Coppa dei Campioni Juventus-Liverpool. Entrare allo stadio però non è stato facile. Ci sono volute diverse telefonate e la gentilezza del direttore della struttura, Marc Vlaeminck, perché Passerini, il consigliere delegato allo sport Luigi Bassi e Mario Bianchi, ceo dell’azienda New Wave Italia, potessero varcare i cancelli nonostante la chiusura al pubblico. "Speriamo che questo piccolo gesto della nostra comunità, in questo luogo di grande dolore, possa veramente essere un seme e un auspicio per il futuro, perché quello che è accaduto qua non accada più" ha detto il primo cittadino lasciando il "decalogo dello sportifo" realizzato dai ragazzi delle scuole medie di Codogno, ai piedi della targa commemorativa.

6 dicembre 2022

Fonte: Ilcittadino.it

ARTICOLI STAMPA e WEB DICEMBRE 2022  

La strage dell’Heysel, una pagina triste della storia del calcio

di Damiano Lestingi

Nell’immaginario collettivo si ricordano due grandi tragedie calcistiche: quella del Grande Torino e la strage dell’Heysel. Quest’ultima avvenne il 29 maggio 1985, allo stadio Heysel di Bruxelles, poco prima del fischio d’inizio della finale della Coppa dei Campioni tra la Juventus di Michel Platini e il Liverpool. Se sulla carta le tifoserie erano organizzate e divise equamente su fronti opposti dello stadio, nella pratica molti sostenitori bianconeri occuparono una parte della curva sud, settore riservato agli inglesi. Il divisorio era affidato a delle sottili e basse barre metalliche (Ndr: in realtà una recinzione da giardino). Gli hooligan inglesi e alcuni infiltrati del Chelsea (sembra alcuni headhunter), cominciarono a spingere in direzione degli juventini, i quali cercarono di scappare verso il campo e verso le poche uscite a disposizione. Nella ressa la polizia belga si trovò estremamente impreparata a tale caos. Cominciò a usare i manganelli per respingere le migliaia di tifosi che volevano scappare dalle risse innescate dai tifosi inglesi. La conseguenza fu un arretramento pericoloso verso un muro di cinta opposto alla curva degli inglesi. Il muro cedette per il troppo peso e centinaia di tifosi, per lo più italiani, si trovarono schiacciati l’uno sopra l’altro. La polizia belga chiamò in soccorso un reparto "celere" che non era nemmeno di presenza allo stadio e, quando arrivò, si trovò davanti una scena terrificante. Corpi ammassati, centinaia di feriti sanguinanti e decine di migliaia di persone in stato di shock. Gli stessi giocatori della Juventus e del Liverpool usarono i microfoni dell’impianto per cercare di calmare gli animi esagitati ma senza grande successo. L’inizio della partita fu sospeso per circa 90 minuti ma si decise di giocare ugualmente alle 21.40 circa. La maggior parte delle emittenti televisive boicottarono la trasmissione dell’evento, oscurando la voce o non trasmettendo le immagini. Il radiocronista Bruno Pizzul, voce storica del calcio italiano, si trovò a commentare la partita "in tono il più neutro, impersonale e asettico possibile" (dirà poi). La partita si decise con un gol di Platini. Nei giorni dopo la tragedia ci furono molte proteste provenienti da ogni parte della società italiana. Gli stessi calciatori ammisero di non aver capito cosa stesse accadendo. Tutti i club inglesi furono sanzionati dalla UEFA a non partecipare ad alcuna coppa internazionale per anni. Il tifo inglese, nonostante i divieti, non si fermò, e il 15 aprile 1989, allo stadio inglese di Hillsborough, in una situazione simile all’Heysel, avvenne la più grande tragedia calcistica (Ndr: in Europa) con la morte di 96 persone. L’evento è ancora oggi poco ricordato poiché fu una partita interna di campionato inglese. La strage dell’Heysel, tuttavia, ha permesso l’inizio di un percorso che ha condotto la UEFA a sottoscrivere norme severe per la sicurezza degli stadi e pesanti sanzioni per il tifo violento.

15 dicembre 2022

Fonte: Laprovinciadicivitavecchia.it

ARTICOLI STAMPA e WEB DICEMBRE 2022  

Concorso letterario, primo premio per il romanzo

"Tragedie sorelle" del puteolano Pelliccia

POZZUOLI - Il romanzo "Tragedie sorelle" del puteolano Andrea Pelliccia si è aggiudicato il primo premio nel Quarto Concorso Letterario "Tre Colori - Sezione Narrativa" nell’ambito del Festival internazionale "Inventa un film" a Lenola (LT). La cerimonia di premiazione si è svolta nella giornata di mercoledì 28 dicembre al Cinema Lilla di Lenola. Il romanzo dello scrittore di Pozzuoli, pubblicato in cartaceo da Cento Autori e in ebook da Delos Digital, si è piazzato al primo posto tra le circa 600 opere iscritte. IL CONCORSO - Il concorso/evento "Tre Colori" è un progetto dell’Associazione Culturale Cinema e Società, lanciato in ricorrenza del ventennale di "Inventa un Film". La selezione delle opere è stata effettuata a più riprese, oltre che da componenti dell’Associazione organizzatrice, anche da biblioteche, sistemi bibliotecari e centri culturali di tutto il territorio nazionale. Il 24° festival Inventa un Film Lenola è organizzato dall’Associazione Culturale Cinema e Società di Lenola con il sostegno della Regione Lazio, dell’Amministrazione comunale di Lenola e del Siproimi SAI del Comune di Lenola.

30 dicembre 2022

Fonte: Cronacaflegrea.it

ARTICOLI STAMPA e WEB DICEMBRE 2022  

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