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ROBERTO LORENTINI ♥
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Roberto Lorentini ❤
   39 Angeli   Otello   Andrea   Giuseppina Conti   In Memoriam   Cerimonie di Arezzo   
ITALIA   4-04-1954   AREZZO   Anni 31

Medaglia d'Argento al Valore Civile

LA MEDAGLIA   Era già in salvo dopo la prima carica degli hooligans, ma ritornò sugli spalti a soccorrere un bambino ferito (secondo alcune testimonianze Andrea Casula) restando travolto tragicamente dalla calca per una nuova carica degli inglesi mentre era chinato a praticargli la respirazione artificiale. Suo padre Otello fondò l'Associazione fra i Familiari delle Vittime e fece condannare in appello anche l'Uefa al processo di Bruxelles. Suo figlio Andrea nel 2015 l’ha ricostituita al fine di "difendere e allenare la memoria" preservando le verità storico-processuali della strage e promuovendo programmi ed eventi di educazione civico-sportiva nelle scuole.  
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L'eroe Lorentini tra il coraggio e la dedizione

di Matteo Marani

Bruno Pizzul, campione di giornalismo pure nell'ora della tragedia, lo chiarì subito: "Commenterò l'incontro con il tono più asettico possibile". Nell'appartamento di Arezzo della famiglia Lorentini, ansia, angoscia e terrore assalirono, davanti al televisore, una giovane mamma, prossima alla laurea in Medicina, e con due figli piccoli: Stefano di un anno e mezzo e Andrea di 3 anni. Al telefono, è proprio Andrea a raccontare quella sera di sua madre, allora ventottenne, oggi medico in pensione, e dei nonni patemi Liliana e Otello, figure straordinarie. È toccato a loro far crescere chi è rimasto orfano per l'Heysel. Andrebbe ricordato a quanti oscenamente hanno intonato cori contro le vittime. Nello sguardo pulito di Andrea è scritta la parte più intima di una tragedia che per il resto degli italiani resterà la maggiore vissuta dal nostro sport, ma per lui è un lutto personale. A Bruxelles mori Roberto Lorentini, capofamiglia e medico. Fu la sua professione, ma soprattutto il coraggio, a costargli la vita. Era scampato alla prima carica degli hooligans inglesi, eppure decise di tornare indietro per soccorrere Andrea Casula, anni 10, più giovane vittima dell’eccidio. Vedendolo agonizzante, gli praticò un massaggio cardiaco, mentre la seconda ondata si abbatteva sul settore Z, spicchio di curva riservato ai tifosi del Liverpool. Nell'86, l'allora ministro Oscar Luigi Scalfaro ha conferito a questo eroe una medaglia d'argento al valore civile. "É qui con me spiega Andrea e spesso la guardo per capire l'esempio di mio padre". Fa bene. Roberto Lorentini e Andrea Casula furono travolti, schiacciati e uccisi dalla barbarie dei supporter inglesi assieme ad altri 37 morti di quel 29 maggio 1985. Sono passati 37 anni esatti da allora, ed è giusto ricordarlo nel giorno successivo a una finale Champions. Non c'erano solo tifosi della Juve, ma anche interisti come Nino Cerullo e Mario Ronchi, e non c'erano unicamente italiani, ma pure belgi, francesi e un nordirlandese. L'Italia era rappresentata per intero: Chieti e Varese, Udine e Catania, Bergamo e Brindisi, Perugia e Torino, Cagliari e Genova. Da quest'ultima veniva Barbara Lusci, la più anziana, se si può usare questo termine per una donna di 57 anni. Era la sua prima volta fuori dall'Italia, non l'ha più rivista. Dietro al numero, e appunto al ricordo generale che vede un memoriale alla Continassa, una piccola targa ad Anfield e la maglia numero 39 della Nazionale ritirata per sempre, c'è la vicenda personale di chi la strage l'ha vissuta in casa. Emanuela, sorella del piccolo Andrea Casula, è vicepresidente dell’Associazione vittime dell'Heysel, ricostituita proprio da Andrea Lorentini nel 2015. Entrambi hanno perso i familiari in Belgio, oggi sono uno accanto all'altra per non smarrire la memoria. Con loro ci sono Riccardo Balli di Prato e Fabrizio Landini di Torino. Il nonno Bruno aveva una trattoria e la Juve nel cuore la notte in cui la Uefa si dimenticò di proteggere gli spettatori di una partita (NdR: Bruno, una delle vittime, era invece il fratello di Riccardo mentre era Giovacchino il ristoratore a cui si fa riferimento, nonché zio di Fabrizio). Tra padri, mogli e figli si sentono continuamente, ogni anno organizzano un'assemblea. Se qualcuno è venuto a mancare visto lo scorrere degli anni, si sono aggiunti nipoti. Lottano perché nessuno possa rimuovere il peso di 39 vittime. La prima associazione la mise su Otello Lorentini per seguire il processo che portò alla ridicola pena di 4 anni per 9 hooligans, solo un terzo degli iniziali imputati. È stata una farsa, come la polizia belga, il governo locale e l'Uefa quella notte. Per fortuna, in mezzo al dramma di una vita, ci sono famiglie che non hanno mai mollato e che continuano a lottare per il ricordo. Un giorno che non smetterà mai di urlare giustizia. Fonte: Tuttosport © 29 maggio 2022 Fotografie: Saladellamemoriaheysel.it © A.S.D. Fortis Arezzo ©


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