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LUCIANO FAVERO
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Intervista Luciano Favero
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Calciatore Juventus Football Club

(In campo allo Stadio Heysel il 29.05.1985)

 

Luciano Favero che fermò Maradona e che pianse a Heysel

di Lorenzo Baldoni

L’ha un po’ dimenticata e forse un po’ rimossa. Per lui è un brutto ricordo e come dargli torto ? Quella sera vestiva la casacca bianconera un 27enne nativo di Santa Maria di Sala, difensore ostico, ma dotato di un buon piede. Luciano Favero era in campo per provare a conquistare la prima Coppa Campioni della storia bianconera.

Il ricordo dell’Heysel - Doveva essere un’occasione di festa come dovrebbe essere una finale di qualsiasi disciplina sportiva, si trasformò in una tragedia con 39 persone morte (32 italiani) e oltre 600 feriti. Come spesso accade dopo queste tragedie, tutti sapevano: lo stadio non aveva le carte in regola per ospitare una finale di Coppa dei Campioni (oggi Champion League) in quanto l’impianto era fatiscente, la polizia tardò ad arrivare tanto che fu necessario l’intervento dell’esercito. Degli hoolingans già si sapeva in quanto avevano già nei mesi prima messo a ferro e fuoco altre città europee, quindi avere messo in pratica serie misure di sicurezza non avrebbe certamente guastato. La memoria torna al quel mercoledì 29 maggio del 1985, a Bruxelles si gioca la finalissima di Coppa Campioni Juventus-Liverpool - Non vogliamo raccontare la cronaca di ciò che avvenne quarant’anni fa, di persone morte schiacciate o di altre che si lanciarono nel vuoto per evitare di rimanere schiacciati, altri cercarono di scavalcare gli ostacoli ed entrare nel settore adiacente, altri ancora si ferirono contro le recinzioni. Un muro a un certo punto crollò per il troppo peso e numerose persone rimasero schiacciate, calpestate dalla folla e uccise nella corsa verso una via d’uscita, per molti rappresentata da un varco aperto verso il campo da gioco.

 

Favero, sono passati quarant’anni da quella maledetta serata. Cosa ricorda ?

"Se ci penso, o qualcuno mi chiede, è per me brutto ricordo. Noi abbiamo saputo dei morti credo solo dopo il primo tempo, ma credetemi faccio fatica… I due capitani Gaetano Scirea e Phil Neal hanno fatto l’appello al megafono per cercare di riportare l’ordine. Qualcuno di noi è andato verso la curva juventina, Antonio Cabrini, Sergio Brio e altri per calmare la gente. Stadio fatiscente gli hooligans erano in giro per Bruxelles ubriachi già da due giorni. Non c’era la giusta sicurezza per la finale. Con una mano tiravi via i calcinacci. Dopo arrivò anche l’esercito… Dopo purtroppo".

Favero, che partita è stata ?

"Giocata normalmente, ma pensavamo a cosa poteva essere successo. Io marcavo Paul Walsh che avevo già marcato a Torino in Supercoppa cinque mesi prima (NdR: vittoria della Juve per 2-0)".

Quel Liverpool aveva un curriculum di tutto rispetto…

"Era molto forte aveva vinto l’anno prima a Roma allo stadio Olimpico. In sette anni aveva vinto quattro Coppe dei Campioni. Non so se rendo l’idea".

Anche quella Juve di campioni ne aveva tanti… In due anni avete vinto una Supercoppa europea, una coppa Campioni, coppa Intercontinentale e uno scudetto: tanta roba.

"Non eravamo tranquilli, sono sincero. Ma avevamo tanta carica in corpo da poter vincere. Quella squadra era fortissima, c’erano giocatori che hanno fatto la storia del calcio".

Favero, tra l’altro lei una volta arrivato a Torino doveva prendere il posto di uno dei più grandi all’epoca difensori al mondo, Claudio Gentile. Che effetto le fece ?

"Sono arrivato. Il Trap ha avuto da subito tanta fiducia in me. I primi tre anni ero titolare in una squadra con quattro campioni del mondo, senza dimenticare Zibi Boniek e Michel Platini. Cosa devo dire di quella squadra ? Quando pensavo ai nomi mi sono chiesto: ma dove sono arrivato ?".

 

Favero, lei ha giocato fino a 50 anni. Prima di arrivare alla corte dell’allora presidente Boniperti, in serie A aveva avuto una esperienza importante ad Avellino. Chi ricorda in particolare della squadra campana ?

"Tre anni in Irpinia. Già ad Avellino pensavo di avere raggiunto il massimo. In pochi passavano allo stadio Partenio e spesso ci siamo salvati in anticipo. Il brasiliano Juary veloce e rapido, non un gigante e segnava. Poi Barbadillo con Skov quindi Ramon Diaz. In attacco eravamo messi bene. Degli italiani ricordo Beniamino Vignola, Salvatore Di Somma, Carlo Osti, qualcuno molto tecnico altri grintosi e determinati".

Riuscì anche a bloccare Maradona…

"Non era facile. Giocavo d’anticipo ero bravo. Non bisognava fargli arrivare la palla. Trap lo sapeva. Se al Pibe la palla arrivava chi gliela toglieva ? Il più forte che ho affrontato".

Qualcun altro forte che ha marcato all’epoca ?

"C’è l’imbarazzo della scelta. Vialli e Mancini, Pruzzo, Rummenigge, Virdis e Altobelli. Durante un incontro per 89 minuti non feci toccare palla a Spillo e al 90 siglò il gol ad Avellino. Spillo era bravo ad inserirsi nei cross. All’epoca gli attaccanti erano forti anche quelli che giocavano nelle cosiddette provinciali".

E dei suoi allenatori che ricordi ha ?

"Luis Vinicio, Ottavio Bianchi molto preparati. Con Giovanni Trapattoni ho vinto più di qualche trofeo per cui sono un po’ più legato a lui. Non dimentico figure come Rino Marchesi che non parlava tanto e Dino Zoff che parlava ancora meno. Un altro importante che ricordo volentieri senza dubbio è Osvaldo Bagnoli che ho avuto a Verona".

Gli attaccanti avevano paura di lei ?

"Dicevano che ero duro nelle entrate. Mai stato espulso in carriera. Adesso basta sfiorarli cadono. Li colpisci nel petto e si toccano la bocca".

Favero, del calcio di oggi cosa le piace ?

"Quest’anno mi piace il Como. Fabregas si fa ascoltare, hanno un gioco e si divertono".

Una partita che le ha lasciato un ricordo particolare ?

"Il 27 ottobre 1985 con la Juve a Udine. Quel giorno ho segnato, non capitava spesso all’epoca ad un difensore. Sono partito dalla mia area scambio con Aldo Serena e… Gol. Vittoria per 2-1 allo stadio Friuli". Fonte: Enordest.it © 2 Novembre 2025 (Testo © Fotografie)

 
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