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IBROX PARK 1971
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Glascow 2.01.1971 Ibrox Park Disaster
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Stairway to Hell: Ibrox 1971

di Ilaria Ciangola

La tragedia accaduta all'Ibrox Stadium di Glasgow nel 1971. "There’s a lady who’s sure. All that glitters is gold. And she’s buying a stairway to Heaven…" ("Stairway to Heaven" - Led Zeppelin).

Il riferimento alla canzone è puramente per la melodia e ad una scala immaginaria che porta il destino delle persone al Paradiso… Oppure all’Inferno: come accadde ai protagonisti di questa storia… È il 2 gennaio 1971: un giorno in cui dei tifosi in maglia blu, come i colori della loro squadra, uscirono di casa e non vi fecero più ritorno. Ma il cielo non era blu, quel giorno, su Glasgow. Era carico di nuvole. Carico come gli animi delle 80.000 persone presenti all’Ibrox Stadium. È un giorno importante: è in programma l’Old Firm, il "derby" per eccellenza in Scozia e in città, nonché uno dei più antichi al mondo. I Rangers ospitano infatti gli acerrimi nemici del Celtic. La rivalità nasce fin dai tempi della fondazione: l’una è stata fondata nel 1872 da glasvegiani di fede protestante (come la maggioranza degli scozzesi), su esempio della locale squadra di rugby, scegliendo il blu che dicevamo come loro colore; mentre l’altra nasce nel 1888 come espressione della comunità cattolica (soprattutto irlandese), adottando il quadrifoglio come simbolo e il bianco-verde come colori. Le due si sono spesso contese il titolo nazionale e rimangono, tuttora, quelle che ne hanno vinti di più: 54 "scudetti" i primi e 50 i secondi. Addirittura, per moltissimi anni, in entrambe le squadre non vennero schierati giocatori di fede religiosa diversa da quella che la squadra rappresentava; fino ad almeno gli anni ‘90: che coincisero con una maggiore apertura del mercato e arrivarono, oltre il "Vallo di Adriano", un numero crescente di calciatori stranieri (tra cui anche italiani). Per questi motivi è sempre stato un match sentitissimo ed anche pericoloso: spessissimo si sono infatti verificati scontri tra le due tifoserie, culminati in veri e propri bagni di sangue. Non è il caso di quel giorno: stranamente da molte altre volte, pare che le due tifoserie non fossero venute a contatto. Ognuna prende posto nei propri settori, ugualmente intenzionata a sconfiggere l’altra sul campo di gioco. La partita si sta però avviando ad un mesto, seppur combattuto, pareggio a reti inviolate. Finché, allo scadere dell’89°, gli hoops la buttano dentro: per la gioia dei rivali ospiti. Alcuni dei tifosi di casa, allora, cominciano ad avviarsi arrabbiati o sconsolati verso l’uscita… Ma non è finita: i gers pareggiano subito dopo, allo scadere, e l’entusiasmo degli home esplode. Dopo ciò accade l’incredibile ed è tutta questione di attimi lunghissimi: in cui si scatena un pandemonio sulla ripida scalinata della "Stairway 13", l’accesso agli spalti dell’ingresso n° 13… Le ricostruzioni delle autorità ci dicono che sicuramente una parte dei tifosi, sentendo le urla del gol, si sia girata per tornare indietro, risalendo all’improvviso e spingendosi inevitabilmente contro chi stava scendendo, creando così una calca pericolosissima: qualcuno deve aver perso l’equilibrio e/o dev’essere inciampato; si parla di un bambino di 9 anni che avrebbe esultato sulle spalle del papà e sarebbe poi caduto, dando (involontariamente) inizio al dramma… Fatto sta che si crea una calca esplodono panico e confusione. La gente tenta di fuggire… Delle persone rimangono schiacciate da altre… Un effetto a catena che non lascia scampo. Il sorriso di quel bambino si è tramutato in un’espressione di paura e si è spento. Un poliziotto si accorge delle urla di terrore, accorre con altri colleghi e si trova davanti una scena terribile: corpi in terra e sangue ovunque. Provano a salvarli, portano via più persone possibili… Ma per alcuni: non c’è purtroppo nulla da fare. I corrimani appaiono piegati e sfondati come fossero di gomma. Una morte atroce: molti dei coinvolti spirano, di fatto, asfissiati. Alla fine si contano 66 vite prematuramente spezzate (tra cui anche diversi giovanissimi), tutti con meno di 50 anni mentre in 200 rimangono feriti. Tutti avevano in tasca il biglietto di quella partita: un biglietto per l’Inferno, purtroppo… Chi lo avrebbe immaginato ?!? "Tutti lottavano per scappare, soffocando. Fu essenzialmente una lotta per la sopravvivenza". riporta la BBC. "…There’s a feeling I get, when I look to the west, and my spirit’s crying for leavin’…" cantano sempre in quella canzone i Led Zeppelin: e penso a chissà come si sentiva, Margaret, mentre sentiva la sua anima scivolare via dal corpo… Margaret Ferguson fu una delle vittime: con lei, il destino, è stato beffardo. La ragazza aveva solo 18 anni e viveva a Falkirk. Si svegliava ogni giorno per andare a spaccarsi la schiena in fabbrica. Il calcio era la sua grande passione: al punto che, nei giorni precedenti, era stata a casa di Colin Stein, attaccante della sua squadra del cuore, per portare un regalo a lui e alla moglie. In occasione della nascita della loro figlia aveva infatti confezionato, con le proprie mani e con tutto l’affetto possibile, un piccolo orsacchiotto: incredibile ed inimmaginabile realizzare che morirà per un tragico episodio conseguente al gol del suo idolo. Lei che dava voce e passione per spingere la sua squadra alla vittoria. Era una di quelli che formano il "12° in campo": ovvero tutti i tifosi di ogni squadra del mondo, che aspettano il giorno della partita come il più importante della settimana; che per 90 minuti abbandonano pensieri e tristezze e spendono tutte le loro energie ed emozioni nel nome di una fede calcistica. Eppure un dramma era già successo: nel 1902, precisamente il 5 aprile. Si giocava Scozia vs Inghilterra e la struttura di una delle tribune, la Western Tribune Stand, in legno sostenuto da travi in acciaio, cedette indebolita dalle intemperie dei giorni precedenti: causando il ferimento di circa 300 persone e la morte di altre 25; seguirono lavori di ristrutturazione in cui venne usato cemento armato a rafforzare il tutto. Successivamente il 16 settembre del 1961, era stata proprio la scalinata vicina al corridoio n°13, ad essere luogo di un incidente analogo a quello posteriore del ‘71: due persone vennero uccise probabilmente dalla folla e altre rimasero ferite. E ancora la dirigenza intervenne ad effettuare migliorie: ma non bastò. Tragici precedenti non bastarono ad evitare la strage più grave. Di nuovo vennero poi apportate ulteriori modifiche: atte a scongiurare, una volta per tutte, un ripetersi del passato. Anche su spinta del Governo di Londra: che puntava a diminuire (o eliminare) i posti in piedi, a rafforzare le barriere di protezione e voleva garanzie sulla corretta manutenzione degli impianti. E ad oggi, Ibrox, nonostante questo passato ingombrante (che pare finalmente alle spalle), col suo tifo e il suo calore tipico degli scozzesi è uno dei posti più suggestivi dove assistere ad una partita. Sempre portando nel cuore chi non può farlo più: quelli ricordati da tutti come gli "absent friends".

9 Maggio 2020

Fonte: Storiedipremier.it (Testo © Fotografie)

Stairway 13: il disastro di Ibrox

di Simone Galeotti

Glasgow è una città di gente abituata a rimboccarsi le maniche. Per un centinaio di anni, la sua sola ragione d’esistenza è stata quella di fungere da fabbrica dell’impero. La rivoluzione industriale era nata da queste parti. Le navi britanniche, sia quelle mercantili che quelle militari, erano state costruite in quei cantieri. Le grandi auto che davano prestigio alla nazione venivano assemblate in quelle fabbriche. E il carburante che le alimentava veniva estratto dal terreno sottostante. Archibald Leitch era di Glasgow, vi nacque il 27 aprile del 1865. Ogni sera, quando le strade tendevano a sparire dietro una fitta coltre di nebbia e smog, ed era costretto a tirarsi su il bavero della giacca, e abbassarsi la tesa del cappello sul viso, passava accanto al Glasgow Green. Quello era diventato il luogo di ritrovo per un gruppo di ragazzi che si facevano chiamare "The Rangers". Qualche tempo dopo questi ragazzi fondarono una squadra di calcio di cui è inutile specificare il nome… Chissà forse fu questo il motivo che spinse il giovane Archibald a prendere in simpatia questa squadra ignorando le radici cattoliche di Camlachie, suo distretto di nascita. E ironia della sorte il primo progetto dell’architetto che "disegnò" il football, fu proprio per i Rangers. Si trattava della sua primissima opera. Sfortunatamente il 5 aprile 1902, durante l’incontro di calcio tra la Scozia e l’Inghilterra, la Western Tribune Stand appena costruita crollò all’improvviso a causa delle forti piogge della notte precedente. I tifosi caddero da un’altezza di 12 metri e si ebbe la morte di 25 persone a cui si aggiunsero oltre 300 feriti. Al momento del crollo la stand era composta da terrazzamenti in legno supportati da un telaio a travi d’acciaio. Dopo questo incidente lo stadio venne immediatamente ristrutturato e i terrazzamenti vennero rinforzati con il cemento armato. Fortunatamente per Leitch quest’episodio non comprometterà la sua carriera anche perché le cause reali del problema assolveranno l’architetto. Quella però fu la prima grande tragedia legata allo stadio dei Rangers. Perché la storia aveva in serbo un’altra giornata di dolore e lutto.

Bisognerà aspettare 69 anni. Bisognerà aspettare la sera del 2 gennaio 1971. Era il giorno più importante per Glasgow, era il giorno dell’Old Firm. Dopo un finale di match convulso, mentre la folla si apprestava ad abbandonare lo stadio, gli ostacoli sulla scala 13 cedettero causando la rottura delle barriere di protezione. La folla si accalcò causando un’ondata di panico, e la tragedia che inevitabilmente ne seguì. Furono 66 le vittime, tra cui molti bambini. La maggior parte dei decessi fu causata dall’asfissia. Oltre 200 tifosi rimasero feriti. Tra i morti ci furono 31 ragazzi. La più giovane vittima risultò un bambino di nove anni, un ragazzo di Liverpool. Il borgo di Markinch, nel cuore del Fife, fu la zona più colpita dal disastro. Cinque ragazzi, di età compresa tra 13 e 15 anni, tutti tifosi appassionati dei ragazzi in blu, e tutti membri della stessa scuola, persero la vita. Ma la storia più curiosa, l’aneddoto più struggente, è forse quello legato all’unica donna morta quel giorno sulle gradinate dell’Ibrox. Si chiamava Margaret Ferguson aveva 18 anni ed era di Maddiston, un pugno di case a sud di Falkirk. Margaret lavorava in fabbrica, come tante altre sue coetanee in quell’epoca. Lavoro duro e salari miseri. Aveva una grande passione per i Rangers ed era venuta al corrente che in quel periodo era nata la figlia del centravanti Colin Stein. Durante la settimana che precedette il Natale, realizzò un piccolo orsacchiotto di pezza per consegnarlo direttamente al giocatore, a sua moglie, e ovviamente alla loro figlia appena nata. Qualche giorno prima dell’Old Firm, Margaret si reca a casa di Stein, e onorata, consegna il suo dono alla piccola Nicole. Bevono una tazza di the, conversano, e si salutano cordialmente. Margaret è entusiasta. La sorella maggiore, Maria Gibb, racconta che si erano viste l’ultima volta per capodanno, e Margaret gli aveva confidato che due giorni dopo sarebbe andata allo stadio per la partita, convinta in cuor suo che il regalo che aveva amorevolmente consegnato alla figlia di Stein avrebbe portato fortuna a lui e alla squadra. Margaret era la più giovane di undici fratelli, aveva la camera tappezzata di bandiere e cimeli dei Gers e una risata contagiosa. Amava ballare, comprarsi con i risparmi qualche vestito alla moda, e una naturale avversione ai precetti paterni, considerati come da tanti altri ragazzi di quella generazione, ormai astrusi e obsoleti. È infatti, puntualmente, il padre non avrebbe voluto che Margaret fosse presente quel giorno sulle gradinate di Ibrox, non avrebbe dovuto esserci, non quella volta…

Ma non fu così. Margaret era fra le circa centomila persone che affollavano lo stadio. A un minuto dalla fine Jimmy Johnstone segnò per il Celtic. A tutti i presenti parve una rete decisiva, l’epilogo dell’ennesimo Old Firm. E fu in quel momento come accennato in precedenza che molti degli spettatori iniziarono a sfollare dalle uscite. Una di queste era la Stairway 13. Ma il genio perverso dello spettacolo non aveva ancora finito di tessere la sua tela, e a una manciata di secondi dal fischio finale, Colin Stein, sì proprio lui, pareggiò l’incontro. Quello che successe al di là di tutte le versioni riportate, è che le crash barriers dell’East Stand furono piegate quasi fossero di gomma causando il dramma. La sera, radio e televisioni iniziarono il tam tam di notizie. Dapprima confuse, contraddittorie, poi via via sempre più chiare e nitide. Fra le salme c’era quella di una donna. L’unica donna fra le 66 vittime di quella infausta giornata. Era quella di Margaret Ferguson… Colin Stein, inconsapevolmente, segnando quel goal rocambolesco nella foschia di un Ibrox immenso e buio, aveva segnato il destino di quella ragazza che qualche giorno prima aveva ospitato nel salotto di casa sua. "Ho conosciuto i suoi genitori personalmente, disse qualche giorno dopo i funerali. È stata un’esperienza orribile. Non ho mai dimenticato quel giorno. Non potrò mai farlo". Quel giorno il capitano dei Rangers era John Greig: "Ho subìto un infortunio durante la partita", disse Greig. Ed è stato solo circa 20 o 30 minuti dopo il fischio finale che ho capito la portata del dramma che si era consumato. Quando sono andato giù e ho visto il tunnel e tutta quella povera gente morta è stato terribile, una sensazione di impotenza frustrante. Furono giorni neri, di dolore e di angoscia. Che hanno lasciato una cicatrice profonda. Lo stadio è stato ricostruito nella loro memoria". Oggi poco fuori i cancelli blu di Ibrox c’è proprio la statua del capitano, sul cui basamento spiccano le targhe commemorative di quell’evento. Nomi spesso seminascosti da corone, da mazzi di fiori, da sciarpe, non solo "all blue" perché le tragedie sono trasversali, collettive, non conoscono appartenenza e colori. È stato anche istituito un fondo a nome di Margaret Ferguson, un fondo che dovrà servire soprattutto a non dimenticare mai, lei e le altre 65 vittime innocenti di quel giorno. Il giorno del disastro di Ibrox. Il 2 gennaio 1971.

26 dicembre 2011

Fonte: Rulebritanniauk.forumfree.it

Quarant'anni fa il disastro di Ibrox

di Luca Manes

Tra tutti gli episodi negativi - e ce ne sono stati - che hanno contraddistinto l’Old Firm, la sfida infinita tra Celtic e Rangers, uno spicca per l’enorme costo di vite umane che ha comportato: la tragedia di Ibrox del 2 gennaio 1971. Quel giorno il derby tra i protestanti e i cattolici, tra i filo irlandesi e i fedeli alla corona britannica, sembrava destinato a terminare sullo 0-0, giusto epilogo di un match noioso e quasi privo di occasioni da rete. A un minuto dal termine Jimmy Johnstone, leggenda del Celtic di quegli anni, siglò un gol che alla maggioranza dei presenti apparve decisivo. Non a caso una parte dei quasi 100mila che affollavano gli spalti di Ibrox Park decise di prendere la via di casa, all’apice della depressione calcistica per aver perso un derby in maniera così rocambolesca. Ma a pochi secondi dal fischio finale del direttore di gara, Colin Stein pareggiò la disfida. Cosa sia successo in quei drammatici secondi all’interno dello stadio non è ancora certo al 100 per cento. La versione andata in voga per tanti anni è che i tifosi, sentite le urla d’esultanza per l’insperata marcatura del pari, provarono a tornare sugli spalti, creando un tragico "scontro" con coloro che stavano uscendo festanti. Più verosimilmente, si suppone ormai che la caduta di una persona con un bambino sulle spalle provocò un effetto domino a dir poco disastroso. La realtà dei fatti è che a perire furono ben 66 tifosi dei Gers, di età compresa tra i 9 e i 43 anni. Tra loro cinque studenti del villaggio di Markinch che abitavano nella stessa strada e che erano andati a vedere la partita insieme. Per percepire tutta la drammaticità di quanto accaduto in quei pochi minuti di parapiglia infernale basti pensare che le crash barriers dell’East Stand furono piegate quasi fossero di gomma. Le peggior tragedia della storia del calcio britannico, tristemente superata per l’ammontare delle vittime solo dal dramma dell’Hillsborough nell’aprile del 1989 (in quel caso i morti furono 96) è certamente da addebitare a una tremenda fatalità, ma anche, se non soprattutto, alla struttura obsoleta e inadeguata a ospitare folle oceaniche. A differenza dei nostri tempi, allora gli impianti britannici erano tutto fuorché moderni e funzionali. Il fascino d’antan non faceva per niente rima con sicurezza. Ma se in tutto il Paese bisognò attendere i tanti lutti degli anni Ottanta per una sterzata decisa nella giusta direzione, almeno i Rangers impararono sin troppo bene la lezione, apportando subito delle significative migliorie al loro glorioso stadio. Per la verità quello del 1971 non fu il primo "Disastro dell’Ibrox". Oltre a due significativi incidenti nel 1961 e nel 1969 - che costarono la vita a due persone - ce n’è uno celebre quanto molto datato e legato al grande architetto di stadi, lo scozzese Archibald Leitch. La sua primissima opera, proprio l’Ibrox Stadium, non resse all’urto delle oltre 68.000 persone accorse per assistere a una sfida tra Scozia e Inghilterra dell’aprile del 1902. Quel match era valido per il British Home Championship (conosciuto anche come Home International), il torneo che dal 1883 al 1984 ha visto fronteggiarsi in maniera sempre molto accesa le quattro nazioni britanniche, ovvero le due protagoniste dell’incontro di Ibrox più Galles e Irlanda del Nord (fino al 1950 scese in campo una selezione che rappresentava tutta l’Irlanda e non solo le sei contee dell’Ulster rimaste al Regno Unito dopo l’indipendenza dell’Eire nel 1922). Nonostante l’impianto non fosse pienissimo - la capienza era stimata nell’ordine degli 80.000 posti - la West Stand, una delle "curve", crollò rovinosamente sotto il peso degli spettatori. Davanti agli occhi di Leitch, che era presente, centinaia di persone fecero un salto nel vuoto di diversi metri. In quella che fu la prima sciagura della storia in un impianto britannico morirono in 26, mentre altri 500 rimasero feriti. La struttura in legno con giunture in ferro non era per nulla adatta a contenere folle di quelle proporzioni, come dovette amaramente riconoscere un affranto Leitch, che in quel momento deve aver avuto la netta impressione che la sua carriera di designer di impianti sportivi fosse destinata a durare molto poco. Invece si sbagliava. A sorpresa la dirigenza dei Rangers gli confermò la sua fiducia e gli chiese di ricostruire Ibrox. Tornando al presente, domenica la commemorazione del terribile evento di 40 anni fa è stata solenne quanto priva di episodi negativi - si temeva qualche brutto gesto da parte dei tifosi dei Celtic, che invece si sono comportati in maniera impeccabile. A guidare le due squadre nell'ingresso in campo in occasione del match i vecchi capitani Billy McNeill e John Greig. Quest’ultimo, insieme ai suoi compagni, fu presente a tutti i funerali delle vittime, come chiese loro il manager dell’epoca Willie Waddell. La gente di Glasgow, per una volta al di là delle odiose barriere del settarismo, non ha dimenticato quel freddo e nebbioso pomeriggio in cui perirono 66 tifosi traditi da una tribuna fatiscente.

7 gennaio 2011

Fonte: Ukfooty.blogspot.com

Glasgow unita nel ricordo delle vittime di Ibrox

di Alex O'Henley

Le due squadre di Glasgow metteranno da parte la loro storica rivalità domenica quando Rangers FC e Celtic FC si uniranno per commemorare il 40esimo anniversario del disastro di Ibrox.

Il 2 gennaio del 1971, 66 persone persero la vita quando le barriere d'acciaio dello stadio sulla scalinata cedettero, schiacciando tifosi dei Rangers mentre lasciavano lo stadio dopo che il gol di Colin Stein in pieno recupero aveva cancellato la rete di Jimmy Johnstone all'ultimo minuto per il Celtic. Adesso, 40 anni dopo, i due capitani dell'epoca, John Greig e Billy McNeill, guideranno le due squadre nell'ingresso in campo in occasione del derby di Ibrox prima del minuto di silenzio per commemorare le vittime. Entrambe le squadre giocheranno poi con il lutto al braccio. "Riguardando indietro, c'era la sensazione che qualcosa poteva accadere - ha detto Greig. Era una giornata nebbiosa, c'erano lampi in pieno pomeriggio. Portarono uno o due corpi negli spogliatoi e ad essere onesti non sapevamo se la gente su quei tavoli fosse viva o morta. Sono uscito dal tunnel e c'era il pandemonio con gente che correva dappertutto. La cosa che mi resta di più in mente è il numero di corpi lungo la linea laterale da metà campo fino al settore dei Rangers". I giocatori dei Celtic non erano a conoscenza dell'accaduto perché erano sul bus della squadra ad appena dieci minuti dal fischio finale ma il manager Jock Stein dette la notizia alla squadra. Jock si alzò in piedi e ci disse: "C'è stato un incidente e pensiamo che qualcuno sia morto" - ha raccontato l'ex terzino del Celtic Jim Craig. "Ha detto all'autista di riportarci al Celtic Park e in serata il numero di morti e feriti continuava a crescere". L'attuale manager dei Rangers Walter Smith, spettatore di quella partita insieme al fratello, ricorda lo spirito che unì le due squadre di Glasgow nel dolore. "Uomini, donne e bambini persero le loro vite quel giorno e non verranno mai dimenticati da Glasgow. Una città che si riunì a prescindere dai colori o dalla passione per il calcio".

31 dicembre 2010

Fonte: It.uefa.com 

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ALTRE FONTI : WIKIPEDIA    Ibrox Disasters

Ibrox Park 2-01-1971  

Tragedia durante l'incontro fra il "Celtic" e i "Rangers"

Glasgow: sessantasei morti allo stadio per il crollo d'una barriera di protezione

La gara pareva avviata allo zero a zero - Negli ultimi minuti segna il "Celtic" - Mentre la gente sfolla (c'erano 80 mila persone), la rete del pareggio - Gli spettatori tentano di risalire le gradinate premendo scompostamente - D'improvviso il cedimento - Tutte le vittime (fra i 20 e i 30 anni) erano tifosi dei "Rangers": durante i "derbies" i sostenitori del "Celtic" (cattolici) sono separati da quelli dei "Rangers" (protestanti) - I feriti sono più di settanta - La città in lutto.

(Nostro servizio particolare) Londra, 2 gennaio. Sessantasei persone sono morte allo stadio di Ibrox Park, a Glasgow, in seguito al crollo di una barriera di protezione. I feriti sono una settantina. È la più grave sciagura nella storia calcistica britannica. La tragedia è avvenuta mentre 80 mila spettatori, che avevano assistito alla partita tra le squadre dei "Rangers" e del "Celtic", stavano lasciando lo stadio. È stata una scena orrenda: centinaia di corpi si sono accatastati gli uni sugli altri e la marea di folla ha schiacciato e soffocato più di cento persone. L'incontro tra le due squadre, che sono le migliori della Scozia, era finito 1-1. Era stata una bella partita, che aveva suscitato grande passione. È il derby del calcio scozzese e si svolge per tradizione all'inizio del nuovo anno. Motivi politici e religiosi si aggiungono all'interesse sportivo, arroventando talvolta il match: i tifosi del Celtic sono cattolici e quelli dei Rangers protestanti. Non c'erano stati incidenti durante l'incontro, né sul campo, né sugli spalti. La gara sembrava destinata a finire in pareggio, zero a zero, quando negli ultimi minuti il Celtic segnava: lo stadio esplodeva in un boato. Si stavano giocando i minuti di recupero e la folla stava già lasciando "popolari" e tribune quando i Rangers marcavano la rete del pareggio. Secondo quanto la polizia ha dichiarato al Sunday Express, il disastro è stato provocato da questo gol. L'urlo di gioia dei tifosi protestanti ha bloccato la folla che ha cercato di tornare ai propri posti, sulla gradinata che dà sulla Copland Road. Nella confusione, alcune persone sono cadute, sospingendo le altre, come un maglio, verso la barriera. Poi, il crollo, la tragedia, le urla, i morti, i feriti. Un testimone oculare ha dichiarato: "Era come un campo di battaglia. Difficile identificare i morti. Non tutti i tifosi periti sono stati schiacciati o calpestati. Parecchi sono morti per soffocamento. La maggioranza delle vittime è composta di uomini adulti, ma sono morti anche alcuni ragazzi". La notizia del disastro si è sparsa per la città scozzese in un baleno. Migliaia di parenti di tifosi sono accorsi sul luogo, piangendo, cercando i loro cari e creando confusione. Gli ospedali hanno subito richiamato al lavoro tutto il personale che era a casa. Continua, stasera, la battaglia per salvare i feriti, ma si teme per la vita di alcuni di loro. È stata una scena indescrivibile. Un infermiere accorso allo stadio con l'ambulanza ha detto: "Non ho mai visto una cosa simile. Corpi schiacciati, soffocati, in un intreccio di gente tra urla e pianti, sembrava l'inferno. L'opera di soccorso è stata molto difficile". Un tifoso che si trovava vicino alla barriera crollata ha fatto questa descrizione: "Abbiamo sentito una spinta tremenda alle spalle. Le file di spettatori son cadute in avanti, come un castello di carte. Decine di persone sono piombate sulla gente sottostante. Era un groviglio di corpi maciullati. Poi il panico ha peggiorato la situazione. Ho visto qualche ragazzo cadere nella folla e perdersi come nel mare, succhiato dal mulinello di gente che si accalcava, che premeva, che si divincolava, che cadeva. Io sono stato fortunato". Tutta la Gran Bretagna è rimasta gravemente impressionata dalla tragedia. È un lutto nazionale, non solo per lo sport. La regina Elisabetta ha inviato un messaggio di condoglianze al sindaco di Glasgow. Il Primo Ministro Heath ha rilasciato una dichiarazione in cui si dice fortemente addolorato. Il "Premier" ha chiesto al Segretario di Stato per la Scozia di trasmettere le sue condoglianze alle famiglie dei morti e dei feriti. Heath ha anche ordinato una severa inchiesta per stabilire le eventuali responsabilità. Le vittime sono quasi tutte tra i venti e i trent’anni. Non vi sono donne tra i morti. Cinquantatré salme sono state composte nell'"Ibrox Pavillìon", altre tredici all'ospedale. George Connor, che ha partecipato al salvataggio dei feriti, ha dichiarato: "Avevo cominciato a contare i morti, ma mi sono fermato a 41. Ho tentato di praticare la respirazione artificiale ai primi cinque o sei, ma era inutile. Dopo venti minuti, era chiaro che quelli rimasti a terra erano tutti morti. Allora sono andato al "Pavillion", per essere di aiuto. Sia i funzionari del Celtic sia quelli dei Rangers erano ad aiutare. Ho provato di nuovo la respirazione artificiale, ma di 30 o 40 persone ricoverate, solo due erano vive. Una di loro, un ragazzo di 14 anni, aveva le gambe rotte". La barriera di protezione crollata si trovava su una scalinata che conduce sulla strada. Queste barriere, obbligatorie negli stadi britannici, hanno la funzione di separare le correnti della folla. Si vuole evitare un flusso scomposto di persone all'uscita degli stadi. Se una barriera crolla, tuttavia, l'incidente può avere conseguenze tragiche, perché le persone che premono spingono la avanguardia contro l'altra sezione della folla in maniera violenta. È esattamente ciò che è avvenuto questo pomeriggio: 66 tifosi sono stati calpestati a morte. Un sergente di polizia che prestava servizio al momento del disastro ha raccontato, tra i singhiozzi: "Alla fine della partita, la gente si è avviata rapidamente verso le uscite. Poi, qualcuno è caduto, qualcun altro gli è piombato addosso, sino a che una massa di gente veniva proiettata verso la barriera di protezione e la faceva crollare". Gli agenti in servizio sono subito intervenuti per tentare di salvare le persone soffocate, calpestate e schiacciate. Era come se una parte dello stadio fosse scoppiata o crollata. La folla ha fatto da ariete contro la balaustra di ferro e di cemento, divellendola come se fosse fatta di legno compensato. Tutta la città, stanotte, è in lutto. Il lugubre ululare delle sirene delle ambulanze e dei vigili del fuoco ha annunciato che era accaduta una disgrazia di gravi dimensioni. Tutti i servizi di emergenza sono stati messi in azione. I feriti sono stati trasportati in vari ospedali, ma la maggioranza è stata ricoverata al Victoria Infirmary. Alcuni feriti sono in condizioni disperate. Il crollo è avvenuto nella sezione dello stadio occupata dai tifosi dei Rangers, cioè dei protestanti. La folla sportiva di Glasgow, infatti, per questo derby si separa nettamente: da una parte delle scalinate stanno i tifosi cattolici, da un'altra quelli protestanti. È un'abitudine saggia, perché i tifosi isolati di una delle squadre potrebbero essere assaliti dai sostenitori della squadra avversaria. Nonostante questa precauzione, alle partite tra il Celtic e i Rangers avvengono quasi sempre tumulti più o meno gravi. Il match di oggi è stato una eccezione. Due anni fa, il 2 gennaio 1969, 24 persone rimasero ferite quando una scala crollò a Ibrox durante un incontro tra il Celtic e i Rangers. Nel 1902, nello stesso stadio, crollò una gradinata durante la partita Inghilterra-Scozia. I morti, allora, furono 25 e i feriti 517. Nel 1961, due tifosi morirono e 50 furono feriti quando crollò una staccionata di legno, sempre alla fine di una partita Celtic-Rangers.

3 gennaio 1971

Fonte: La Stampa

Allucinante bilancio: 66 morti, 108 feriti

Dolore ed ira a Glasgow per la strage nello stadio

di Renato Proni

Le barriere di tubolare per contenere la folla all'uscita erano vecchie e malferme - Sabato cedettero di schianto quando migliaia di persone che stavano sfollando tentarono di tornare indietro all'ultimo minuto di gioco dopo il pareggio del Rangers - Nello stesso campo già si ebbe un incidente analogo con 25 morti.

Dal nostro inviato. Glasgow, lunedì mattina. Glasgow è una città in lutto. Le rivalità religiose e sportive hanno lasciato il posto ad un profondo senso di disperazione per la morte di 66 persone e il ferimento di altre 108 allo stadio di Ibrox quando l'impatto della folla che si dirigeva verso le uscite ha fatto cedere una barriera di protezione. Oggi, cattolici e protestanti, tifosi del "Celtic" e dei "Rangers" sono uniti nel dolore. Il primo ministro Edward Heath ha già ordinato l'inchiesta sulle cause dell'incidente per accertare le eventuali responsabilità. La forma d'inchiesta sarà decisa dal "Lord avvocato" per la Scozia, Norman Wylie. Si prevede che uno sceriffo e una giuria dovranno giudicare i fatti che verranno presentati al tribunale dal funzionario della Corona qui chiamato "Procuratore fiscale". Si è potuto accertare, comunque, che il dramma è avvenuto in seguito al gol del pareggio segnato dalla squadra dei "Rangers" all'ultimo secondo del novantesimo minuto. La folla che stava per lasciare lo stadio per l'uscita numero tredici ha sentito l'urlo degli 80.000 spettatori per la rete del pareggio e ha cercato di tornare indietro per vedere cos'era successo. Alcuni tifosi sono caduti nella gran ressa provocando uno slittamento della folla contro la barriera tubolare di acciaio con base di cemento. Il parapetto è stato divelto e nel giro di pochi minuti la tragedia era compiuta. Il ministro per lo Sport, Eldon Griffiths, ha annunciato che il problema delle barriere di protezione sarà riesaminato, alla luce del disastro di sabato scorso: il segretario di Stato per la Scozia. Gordon Campbell, è andato a Glasgow per porgere messaggi di simpatia e di condoglianze ai parenti delle vittime. Il sindaco della città ha annunciato la costituzione di un fondo di assistenza per i familiari dei morti e dei feriti. Sono già state raccolte le prime somme. Nelle sale mortuarie è proseguita l'operazione per identificare i morti. Tra pianti e grida di dolore, i parenti hanno riconosciuto a malapena i loro cari soffocati o calpestati. Sinora sono stati identificati 59 morti, di cui una ventina sono ragazzi tra gli otto e i diciannove anni. Quasi tutte le vittime erano protestanti tifosi dei "Rangers". I cattolici sostenitori del "Celtic" si trovavano, come vuole la tradizione e per evitare tafferugli, dal lato opposto dello stadio. La rivalità tra il "Celtic" e i "Rangers", infatti, trascende lo sport. A Glasgow essere tifosi dell'una o dell'altra squadra significa avere un certo tipo di vita e di convinzioni religiose e politiche. Tutti i giocatori dei "Rangers" sono protestanti, ma l'allenatore del "Celtic" non è un cattolico.

Sabato l'incontro era stato emozionante ma privo di incidenti tra il pubblico. Un poliziotto ha così descritto il disastro: "Stavo per uscire quando ho sentito grida e urli. Mi sono voltato e ho visto una scena terribile. Una montagna di corpi alta, un metro, tutti con la faccia rivolta verso di me. Ho portato via un ragazzino al quale un mio collega ha praticato la respirazione artificiale, sino a che un dottore gli ha detto; " Non sprechi tempo. È morto ". Le ferite delle persone schiacciate sotto la barriera di protezione erano terribili. Siamo usciti con gli stivali, le scarpe e i calzoni impregnati di sangue". La stampa britannica, oggi, critica severamente l'assenza di migliori misure di sicurezza negli stadi sportivi britannici. The Times oggi scrive: "Ancora una volta, troppo tardi, si solleva la questione della sicurezza negli stadi calcistici. Se n'è parlato per vent'anni. È sorprendente che questo genere di incidenti non si sia verificato più spesso". Sulle gradinate dei campi sportivi britannici, per legge, ci sono delle barriere di acciaio affondate nel cemento, che hanno la funzione di regolare il flusso della folla verso le uscite. Queste barriere, tuttavia, non vengono controllate con grande cura. Talvolta le fondamenta della struttura tubolare si arrugginiscono e quindi cedono sotto la spinta di una massa di gente. Stranamente, ieri un funzionario dei "Rangers" ha definito lo stadio di "Ibrox Park" il più sicuro della Gran Bretagna. A Ibrox, in realtà, si erano già verificati in passato due incidenti analoghi, con la morte di 25 persone la prima volta e di altre due la seconda. Nel 1946, in seguito ad una simile sciagura nello stadio di Bolton in cui perirono 33 persone, il ministero per l'Interno aveva ordinato il rafforzamento delle barriere di sicurezza, il controllo del numero degli spettatori, l'installazione di un sistema di telefoni interno ed altre modeste misure di sicurezza. The Times commenta: "Resta il fatto doloroso che in ultima analisi nessuna autorità appare responsabile per la sicurezza pubblica negli stadi. È la solita storia di troppe pratiche burocratiche che passano da un ufficio all'altro, senza alcuna coordinazione". The Sunday Telegraph scrive di avere avvertito più volte le autorità britanniche del pericolo di queste barriere di protezione e aggiunge: "Si deve ammettere che la cupidigia finanziaria incoraggia i clubs a permettere l'eccessivo affollamento di molti stadi. Mancano, inoltre, le barriere orizzontali per dividere la folla lateralmente". Il giornale afferma che dovrebbe essere obbligatorio l'intervento di esperti per garantire la sicurezza negli stadi e conclude: "Attualmente, la densità tra gli spettatori in piedi è ancora eccessiva".

4 gennaio 1971

Fonte: La Stampa

Aspre critiche al governo inglese per la grave sciagura a Glasgow

di Renato Proni

Le misure di sicurezza, scrivono i giornali, erano insufficienti - Tutti i campi sportivi dovranno essere muniti di una "licenza d'esercizio" - I feriti nel crollo sono 145.

(Nostro servizio particolare) Londra. 4 gennaio. Mentre a Glasgow in lutto sventolano le bandiere a mezz'asta, le autorità britanniche hanno cominciato una serie di consultazioni, per accertare le cause della sciagura allo stadio calcistico di Ibrox Park e per studiare le misure necessarie per prevenire questo genere di incidenti. L'intera stampa britannica, intanto, rivolge critiche severissime ai governi inglesi che, nonostante gli avvertimenti, non hanno mai adottato più valide misure di sicurezza negli stadi. In seguito allo sradicamento di una barriera di sicurezza, all'uscita numero 13, sono morte soffocate e calpestate 66 persone. Altre 145 sono rimaste ferite e 17 sono ancora ricoverate all'ospedale. Si è definitivamente accertato, sulla base delle dichiarazioni di testimoni oculari, che la tragedia avvenne quando i "Rangers" (squadra favorita dai protestanti) segnò la rete del pareggio contro il "Celtic" (sostenuto dai cattolici) all'ultimo secondo del novantesimo minuto. L'urlo di gioia dei tifosi ancora sugli spalti fece tornare indietro le migliaia di spettatori che già stavano dirigendosi verso l'uscita: un bambino avrebbe alzato le braccia per l'entusiasmo, sarebbe inciampato e avrebbe così provocato quello sbandamento della folla che ha poi avuto così drammatiche conseguenze. I 66 di Ibrox sono, dunque, morti per un "gol". Ma non solo per quello. La stampa britannica respinge ogni spiegazione fatalistica e chiama in causa sia le autorità calcistiche che il governo. Il primo ministro britannico, Edward Heath, sta per avviare un'inchiesta. Stasera Heath si è incontrato con il segretario per la Scozia, Gordon Campbell, che è venuto a Londra dopo avere visitato la scena della tragedia. L'intera questione delle misure di sicurezza negli stadi sarà esaminata anche nel corso della riunione di gabinetto di domani. L'opinione pubblica sollecita un intervento governativo e l'approvazione di leggi che garantiscano contro una ripetizione della sciagura di Ibrox. Lo choc è stato grande, e si prevede che questa volta le autorità, che per trent'anni avevano ignorato il problema, correranno ai ripari. Stamattina, il ministro responsabile per lo sport, Eldon Griffiths, ha avuto un lungo colloquio con Sir John Lang, consigliere governativo per lo sport e autore di un rapporto (ignorato) sulla sicurezza negli stadi, e con Walter Winterbottom, direttore dello Sports Council ed ex commissario tecnico della Nazionale calcistica inglese. I giornali ritengono che, in seguito al disastro di Ibrox, verrà resa obbligatoria una "licenza di esercizio" in tutti gli stadi britannici, sulla falsariga di quella esistente per altri locali pubblici. Si tratta di stabilire il numero massimo di spettatori ammessi negli stadi, tenendo conto della percentuale di posti a sedere e della installazione di barriere di sicurezza. Questo tipo di certificati è già operante ad ogni effetto per i 92 clubs calcistici inglesi, ma la regola non è stata ancora applicata in Scozia.

5 gennaio 1971

Fonte: La Stampa

Ibrox Park, la Tragedia del 5 aprile 1902

Scozia-Inghilterra: Il crollo della "West Stand" Tribune

Il 5 aprile 1902, al minuto 51° dell'incontro Scozia-Inghilterra valido per il Torneo Interbritannico, sugli spalti ci sono oltre 68 mila spettatori e la piattaforma di supporto della "Western Tribune Stand" interamente costruita in legno (oggi demolita) in seguito alle forti piogge della notte precedente crolla a causa del peso eccessivo. Centinaia di tifosi cadono da un’altezza di circa 12 metri. Il bilancio è di 25 morti (NDR: altre fonti riportano 26) e oltre 500 feriti. È la prima grande tragedia in uno stadio britannico (Ne seguiranno altre, in un climax che raggiungerà l’apice nel disastro di Hillsborough del 1989). All’epoca la tribuna consisteva in una piattaforma di legno sorretta da un’intelaiatura di acciaio. Quello di Ibrox è il primissimo segnale: il legno della West Stand è inadatto a contenere folle di quelle proporzioni. A seguito di tale disastro, questa tecnologia costruttiva fu abbandonata in favore di una più affidabile tecnica in muratura o cemento armato e lo stadio viene risistemato, le tribune sostituite da spalti di cemento armato. Compaiono per la prima volta le terraces, settori nei quali gli spettatori assistono esclusivamente in piedi alla partita, ammassati gli uni agli altri e protetti da una serie di crash barriers per attenuarne i movimenti. Nel 1929 venne costruita la tribuna centrale che è tutt'ora presente ed è considerata una delle migliori costruzioni architettoniche in ambito sportivo. La squadra dei Rangers tuttavia spese ben £ 150.000 (una somma notevole all'epoca) per la sicurezza dello stadio senza successo. Nonostante tutti i lavori di restauro e tutti gli investimenti fatti in termini di sicurezza, l'Ibrox ha forse il record di peggior impianto del Regno Unito proprio in questi termini. Nel 1961 due tifosi vennero uccisi probabilmente dalla folla sulla scalinata in seguito al crollo di una balaustra, altri si ferirono in incidenti vari negli anni successivi fino a che nel 1968 la tribuna prese addirittura fuoco.

Fonti: Wikipedia - 4tretre.blogspot.it - Rivistaundici.com 

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Glascow: David Anderson (45) - Richard Barke (15) - John Buchanan (32)- John Crawford (23) - Francis Dover (16) - David Duff (23) - Peter Farries (26) - George Findlay (21) - John Gardiner (32) - Thomas Grant (16) - Brian Hutchinson (16) - John Jeffrey (16) - Andrew Lindsay (18) - Charles Livingston (30) - Duncan Mcbrearty (17) - Donald Mcpherson (30) - Thomas Mcrobbie (17) - Thomas Melville (17) - Robert Mulholland (16) - John Neil (?) - Robert Rae (25) - William Shaw (30) -Walter Shields (?) - George Smith (40) - William Somerhill (17) - James Trainer (20)

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