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ITALIA
10-12-1935 BARI Anni
49
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40 anni fa la strage
dell'Heysel: Bari non dimentica Benito Pistolato
Anche Sky mantiene vivo il ricordo con una docu-serie
italo-belga di grande impatto.
La Juventus non ha vinto due
Coppe dei Campioni, come si chiamava allora, ma una
sola. Lo dicono ripetutamente i calciatori scesi in
campo il 29 maggio 1985 allo stadio Heysel di Bruxelles,
costretti a giocare una partita-farsa, vinta sul campo
con un rigore fischiato quasi un metro fuori dall'area
di rigore e trasformato da Michel Platini. Una farsa
appunto, una gara che si disputò per evitare una
ulteriore carneficina, mentre fuori dal settore Z di
quello che oggi è lo stadio "Re Baldovino", un impianto
all'epoca decisamente inadeguato ad ospitare una finale
europea, si ammassavano i corpi senza vita di 39
persone, tra cui anche 3 belgi, 2 francesi ed un
irlandese. Tra loro Benito Pistolato, barese, conosciuto
in città perché erede di una dinastia di negozi di
giocattoli per bimbi. Morì anche lui, schiacciato dalla
furia cieca degli hooligans del Liverpool, che dai
settori attigui, Y e X, sfondarono un divisorio ed
entrarono nell'ultimo segmento della curva dove si
trovavano non ultras bianconeri, ma semplici tifosi,
padri di famiglia, donne, ragazzi che volevano
trascorrere una serata di festa, a migliaia di
chilometri di distanza da una casa che non avrebbero mai
più rivisto. Il fischio d'inizio era previsto per le
20.15 e circa un'ora prima gli hooligans inglesi
provarono il cosiddetto "take an end" (prendi la
curva), aggredendo e spingendo i tifosi juventini verso
la fine del settore Z. Famigerato, maledetto settore Z,
diventato presto un cimitero, perché alcuni rimasero
soffocati, schiacciati sotto i corpi di altri tifosi
scappati dall'aggressione britannica. Una tragedia
completata dal crollo di una parte del muro di cinta e
prima ancora dal lancio nel vuoto di alcune persone.
Polizia inadeguata, impreparazione totale - diranno le
indagini successive - incapace di gestire la situazione
e di prevenire la furia dei teppisti d'oltremanica,
trasformatisi in assassini collettivi di povera gente,
mentre i gendarmi all'inizio impedirono addirittura la
fuga sulla pista d'atletica a tanti italiani che avevano
raggiunto le recinzioni vicino al campo di gioco. Una
gabbia, una trappola mortale. Seicento i feriti, nel
complice imbarazzo delle autorità preposte all'ordine ed
alla sicurezza. Sky Sport in questi giorni sta
raccontando benissimo quelle tragedia immane, la più
grande su un campo di calcio che abbia mai colpito lo
sport italiano, attraverso sei episodi di una produzione
italo-belga che fotografa attraverso testimonianze il
disastro di una serata che doveva essere di festa,
trasformata in una omicidio di massa. Benito Pistolato
tornò cadavere a Bari, dove in tanti, attoniti, davanti
alla tv, avevano assistito ad una messa in scena
raccontata con grandissima professionalità da un
indimenticabile Bruno Pizzul, maestro di giornalismo
sportivo. Da quella sera gli hooligans inglesi non
misero piede in competizioni europee per una decina
d'anni, per volere di Margareth Tatcher e di un governo
che da allora provò a fermare (almeno in patria) il
fenomeno devastante delle bande di teppisti che
insanguinavano gli stadi del Regno. Di quella serata
restano quei corpi stesi al di fuori di un devastato
settore Z coperti con le bandiere, i silenzi assordanti
delle autorità del Belgio, la grande vergogna di quelle
britanniche, le condanne a 4 anni e 60mila franchi per
nove hooligan del Liverpool, il dolore senza fine di 32
famiglie italiane ed una lapide oggi posta sotto quel
segmento di stadio oggi diversissimo da allora, ad
imperitura memoria di ciò che la cieca violenza da
stadio può generare. Quarant'anni dopo, tutta la Bari
sportiva ricorda Benito Pistolato.
Fonte: Bariviva.it © 29 maggio 2025
Fotografie: La
Gazzetta dello Sport
© Requadro.com
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"La tua passione l’hai
passata a me... I colori della nostra famiglia,
nel bene e nel male… Rimangono il bianco ed il
nero... E poi c’è il rosso… Quello del cuore,
che hai lasciato a tutti noi… 30 anni dopo la
Juve in finale… Questa la vedrai con nonna
accanto però ! Ps grazie per lo spettacolo di
moglie che hai scelto ! E per zia zio e mamma…
Sono lo specchio della tua essenza @Benito Pistolato".
Fonte: Daniela Petrelli
(Pagina Facebook)
© 29 maggio 2015
(Testo
©
Fotografia)
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Per mio nonno
di Daniela Petrelli
Io ho 21 anni... Mio nonno
era BENITO PISTOLATO... Morto all’Heysel quel 29
maggio... La distruzione di quella giornata
lontana oramai, nella mia famiglia, non si
supera mai... Le poche cose che so sulla morte
di mio nonno mi sono state dette da estranei,
gli unici che potevano raccontarmi la realtà di
quel giorno che ha distrutto e segnato la vita e
i destini di tante famiglie... Mia madre aveva
21 anni, mio zio 19 e mia zia 13... Da un giorno
all’altro si sono ritrovati sperduti. Con il
dolore disperato di qualcosa che mai ti saresti
potuto immaginare, e il peso di un’attività da
portare avanti, da soli. Mio nonno non l'ho mai
conosciuto, ma per come mi raccontano di lui,
sono sicura che nella mia vita e in quella della
mia famiglia, tante cose sarebbero andate
diversamente. Mia Nonna ancora oggi non riesce a
parlare di lui... Quando ci prova scoppia in
lacrime, lo stesso vale per mia madre e tutti i
nostri parenti più vicini. Quella tragedia così
inaspettata, quella notizia in diretta, con
l'attesa speranzosa di avere notizie o di non
averne è stato un dolore troppo forte per loro,
e il solo parlarne sconvolge ancora. Certi
dolori non potranno mai essere ricompensati,
nessuna targa, nessuna stella, nessun biglietto
gratis per un museo commemorativo, niente può
colmare certi vuoti. Il ricordo però deve
servire per far sì che nessun altro passi
momenti come
quelli che queste famiglie hanno
passato. Sin da piccola ho una sola passione, la
JUVENTUS, una passione cresciuta nel deserto di
quell’odio verso quella squadra che era riuscita
a distruggere una famiglia intera, ma questa
fede innata, so che è un suo regalo, il suo
modo di dirmi che lui è mio nonno e che faccio
parte di lui perché questa maglia ci unisce,
oltre al sangue e al ricordo. Tante volte mi
commuovo al solo pensiero di LUI al mio fianco,
che insieme a me vive le emozioni di una partita
della Juventus. Io ho un solo desiderio... Poter
andare nello stadio della Juventus a tifare quei
colori che tanto hanno segnato la mia vita.
Poter applaudire una vittoria, vedere famiglie,
nonni, bambini... Liberi di guardar questa grande
squadra e questo fantastico sport... Che dovrebbe
insegnarci a stare con gli altri... Senza avere
paura. NONNO... Ci manchi, ma noi
diventiamo sempre più forti, cercando di
renderti orgoglioso di noi, anche da lassù ! Avrei voluto tanto conoscerti, ma sento che sei
con me... E questa fede ci unisce dal profondo ! FORZA JUVE ! SEMPRE. Tua nipote…
Daniela
(NdR: 26° HEYSEL - Reggio Emilia 28.05.2011: Claudio
Zuliani legge pubblicamente la lettera di Daniela
Petrelli)
Fonte: Daniela
Petrelli (Saladellamemoriaheysel.it)
© 27 maggio 2011
Video: Comitato Heysel ©
Fotografie:
Comitato
Heysel
© Curvafiladelfia.wordpress.com
© GETTY IMAGES
©
(Not
for Commercial Use)
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