AREZZO
Heysel, telegramma della
Juventus per la mamma di Giusy
Telegramma della Juventus ai familiari
di Marisa Belardini, la mamma di Giusy Conti, una delle 39
vittime della strage dell'Heysel. La morte della donna ha
suscitato grande commozione a Rigutino, dove viveva, e in tutto
l'Aretino dove i Conti sono molto conosciuti e stimati. I
funerali della signora Marisa si sono svolti alle 10.30 a
Rigutino. Il club bianconero ha voluto partecipare al dolore con
un messaggio inviato al marito Antonio e ai figli Giovanni e
Francesco. Marisa, che aveva 75 anni, ha continuato ad amare il
calcio e la Juventus nonostante la tragedia, proprio perché la
figlia Giuseppina era innamorata di questo sport e della sua
squadra. Il 29 maggio 1985 era partita per Bruxelles annunciando
alla mamma: "Torno con la coppa". E quella coppa dei Campioni,
pur insanguinata, per la signora Marisa era qualcosa di sacro.
Giusy venne travolta dalla calca nello stadio maledetto, dopo
l'attacco degli hooligans del Liverpool. Babbo Antonio non
riuscì a proteggerla. Nei giorni successivi venne restituita
alla famiglia la macchina fotografica della studentessa, 17
anni, che conteneva il rullino con l'ultima foto: lei felice con
la bandiera della Juve sulle spalle come un mantello. Nel
massacro dell'Heysel, Arezzo pianse anche per la morte del
dottor Roberto Lorentini, medico, che prima di perdere la vita
si prodigò per soccorrere persone rimase ferite.
9 settembre 2019
Fonte: Corrierediarezzo.corr.it
(Testo
©
Fotografie)
AREZZO
Heysel, addio alla mamma di Giusy Conti
Addio alla mamma di Giusy Conti, la studentessa morta all'Heysel
il 29 maggio 1985, una delle 39 vittime nella calca dello stadio
di Bruxelles scatenata dagli hooligans prima della finale
Juventus - Liverpool. La signora Marisa aveva 75 anni. Da quel
giorno la sua vita fu stravolta, poi nel suo cammino ha
incontrato anche la malattia. Negli ultimi giorni
l'aggravamento, venerdì 6 settembre si è spenta all'ospedale San
Donato di Arezzo. Lunedì i funerali a Rigutino alle 10.30. Una
donna di straordinaria forza e coraggio. Finite le lacrime, ha
vissuto portando il sorriso della sua Giusy che vide partire con
la bandiera bianconera per assistere alla finale della Coppa dei
Campioni, come si chiamava allora. "Mamma torno con la Coppa",
disse Giuseppina a Marisa mentre partiva con babbo Antonio. E
quella coppa insanguinata, per la signora Marisa, aveva un
valore speciale. La mamma di Giusy nonostante la tragedia è
rimasta sempre legata al calcio e alla Juventus, che seguiva con
passione. Quella maledetta sera sentì per televisione dei
disordini ed ebbe un presentimento. La notte le dissero che suo
marito e la figlia erano rimasti coinvolti. Al mattino riuscì a
sentire per telefono Antonio, che era in ospedale, e le dette la
terribile notizia. Travolto dalla folla, non era riuscito a
salvarla. La signora Marisa, sorretta dalla fede, ha portato
avanti la sua famiglia con straordinaria energia e dedizione. Il
Corriere di Arezzo si stringe intorno al dolore del marito
Antonio e dei figli Giovanni e Francesco. Fu proprio grazie al
Corriere che un giorno Marisa poté incontrare Marco Tardelli,
uno degli idoli della sua Giusy, quando era allenatore
dell'Arezzo. E stringendogli la mano si commosse.
7 settembre 2019
Fonte:
Corrierediarezzo.corr.it
©
Fotografie:
Nucleo 1985
AREZZO
Trenta anni senza Giusy. Aveva
solo 17 anni, c'è scritto sulla tomba nel cimitero di Rigutino
Heysel, la mamma di Giusy:
"Trenta anni senza lei". Dolore, fede, calcio
di Luca Serafini
Mamma Marisa parla con il Corriere di
Arezzo nel giorno dell'anniversario dell'Heysel. "Partì la
mattina alle 4, felicissima..." Andava a vedere la sua Juve
giocare per la Coppa dei Campioni contro il Liverpool. Non
toccatele la Juve, non toccatele la Coppa insanguinata. Marisa è
una signora dolce, dolcissima, ma con la forza di un leone.
Marisa è la mamma di Giusy, la ragazza con i pantaloni verdi
morta all’Heysel insieme agli altri 38 martiri del massacro. "A
soli 17 anni", come ripete Marisa e come sta scritto sulla tomba
nel cimitero di Rigutino, che sembra una cameretta, accogliente
e luminosa. "Mamma, quando mi sposo mi fai una casa col cane
lupo ?" … Chiedeva Giuseppina a Marisa in quella sua ultima
primavera, sognando il futuro che poi non ha avuto. Era un fiore
che sbocciava, un po’ ragazzina e un po’ donna. "Così io e mio
marito - sospira Marisa mentre sistema i fiori - le abbiamo
costruito questa…" Una cappella non triste, le spalle al monte
Lignano, il cielo che sembra ad un dito di distanza, il marmo
azzurro ("Il colore che preferiva") sotto il quale Giusy riposa.
Questo 29 maggio, tre decenni dopo, regala un sole che entra
dentro e illumina fiori, piante, fotografie, oggetti. C’è un
minuscolo peluche portatole da un ragazzo di Como diventato
uomo, che lei non conosceva e che dal 1985 viene puntualmente a
dire una preghiera qui. C’è luce anche negli occhi di Marisa,
che hanno pianto, piangono, piangeranno. "E’ come fosse ieri…",
sospira ancora. "Cosa mi ha sorretto in questi trent’anni ? La
fede nel Signore". Fede, forza, famiglia. E anche il calcio,
quella Juventus che i Conti, Marisa in testa, amano in modo
speciale. Quel giorno del 1985 Giuseppina era felicissima.
"Partirono per Bruxelles alle 4 del mattino. Giusy, bravissima a
scuola, aveva terminato i suoi impegni del
quarto anno di Liceo Classico e si era meritata quel premio. "Mamma - mi disse -
torno con la Coppa". La sera quando in tv sentii dei disordini,
del muro crollato allo stadio, ebbi subito il presentimento. Poi
la notte seppi che lei e mio marito erano rimasti coinvolti,
feriti. Una notte di tormento. La mattina dopo mi feci aiutare
da una signora di Rigutino che parlava il francese e sentii per
telefono Antonio, che era in ospedale. Gli chiesi: e la "citta"
? Lui mi disse che la "citta", la nostra Giusy, non ce l’aveva
fatta…" Brividi.
Trent’anni fa, come fosse ieri. Scodinzolano i
gatti nella casa dei Conti. Quello di Giusy è vissuto 19 anni
dopo la sua morte. Lei sorride nella foto appesa alla parete,
l’ultima foto che le scattò il babbo prima di entrare nello
stadio trappola: i pantaloni verdi, la bandiera come mantello.
In questo 29 maggio babbo Antonio non c’è, è al Nord per seguire
il Giro d’Italia. Lo sport è rimasto un compagno di viaggio.
Terribili le immagini di quella sera, con lui sopra il corpo
esanime della figlia. La calca se l’era portata via come un
fiume in piena, spinto dalla follia degli hooligans. Non poté
proteggerla, non riuscì a salvarla. Ti deve crollare l’anima
dentro. Per i Conti, commercianti storici di Rigutino, sembrò
crollare tutto. Anche Antonio ha saputo stringere i denti, ha
saputo pedalare sui tornanti terribili della salita della vita.
L’Heysel ha segnato e straziato questa famiglia, che però ha il
suo angelo bianconero in cielo e vive di unità, valori,
speranza. "Ogni anniversario è un giorno pesante" dice Marisa,
ma il suo sguardo è positivo. Ci tiene molto, poi, a ringraziare
don Virgilio, il parroco di Rigutino "che ci è stato tanto
vicino e ci ha dato tanto sostegno". Il cuore della casa è il
soggiorno dove la famiglia Conti si raduna al completo davanti
alla tv per tifare Juve. Dalle pareti sorride Giusy accanto a
sciarpe bianconere e magliette. "Mi sono sempre opposta all’idea
di chi voleva la restituzione di quel trofeo insanguinato,
sarebbe stato un affronto a chi come la nostra Giusy era così
felice ed è morta per quella coppa". Dietro l’angolo, il 6
giugno, c’è un’altra finale di Coppa. "Chissà, forse i miei
figli Giovanni e Francesco potrebbero andare a Berlino… Ne sarei
felice".
30 maggio 2015
Fonte: Corrierediarezzo.corr.it
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Fotografie
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Video)
 Vorrei andare alla finale per
Giusy"
di
Luca Serafini
Trent'anni dopo l’Heysel la
mamma di Giuseppina Conti gioisce per la Juve: "Era il suo
sogno" !
AREZZO - Bianconeri nel
nome di Giusy. La famiglia Conti ha vissuto con tifo e intensità
la serata della semifinale di Champions tra Real Madrid e
Juventus, culminata nella conquista della finale di Coppa del 6
giugno. Esattamente a trenta anni di distanza la squadra
bianconera arriva a disputare la partita più importante e la
signora Marisa, mamma di Giuseppina, una delle 39 vittime, si
sente la prima tifosa della squadra che sua figlia amava così
tanto. Perse la vita a diciassette anni nella maledetta curva Z
dello stadio dove si stava per disputare Liverpool – Juventus.
La furia degli hooligans e le inefficienze organizzative
originarono il massacro. "Vorrei andare alla finale di Berlino,
ma non sto troppo bene", dice la signora Marisa che palpita ad
ogni gara della Juve. I due figli, Giovanni e Francesco,
potrebbero invece andare. La passione per la squadra che Giusy
amava così tanto è riuscita nel corso di questi anni a sublimare
il dolore terribile scoppiato in quella maledetta notte. AREZZO "Ciao mamma, torno con la
Coppa". Fu l'ultimo saluto di Giusy prima dell'Heysel, il 29
maggio 1985. C’era Liverpool-Juve. Follia e violenza fecero 39
morti tra i quali lei, 17 anni, studentessa di Rigutino. Ora,
trent’anni dopo, c'è un'altra finale di Coppa:
Barcellona-Juventus, a Berlino, il 6 giugno. "Vorrei tanto
esserci... Dice
Marisa, la mamma di Giusy, perché la Juve era il sogno di
Giuseppina, la sua felicità. Ne era innamorata e noi tutti, in
famiglia, trascinati da lei, abbiamo custodito e portato avanti
quella sua infinita passione". L'altra sera la famiglia Conti,
come sempre quando ci sono partite speciali, si è riunita al
completo davanti al televisore per seguire Real Madrid -
Juventus. "Che emozione, che tifo e alla fine che soddisfazione,
dopo la vittoria dello scudetto", dice mamma Marisa. Un caso di
dolore sublimato attraverso i colori bianconeri. Il calcio
anziché essere detestato, odiato,
respinto da quel maledetto
giorno,
viene invece vissuto dai Conti come momento di unione
familiare. Anche babbo Antonio, che quel giorno era con Giusy,
non ha ripudiato lo sport e da sempre si impegna nel mondo del
ciclismo. Positivi nonostante lo strazio, i Conti. La vita e la
fede che vincono la morte. "lo sarò là a Berlino col cuore, ma
non posso certo andarci dice mamma
Marisa perché non sto
benissimo in questo periodo e sarebbe uno sforzo eccessivo... Ma
sarà come essere lì. E chissà che i miei figli Giovanni e
Francesco non riescano ad andare"... Francesco è nato dopo la
morte di Giusy, l'angelo bianconero della famiglia, ci conferma
che l'idea della trasferta Champions ci sarebbe, ma va
conciliata con gli impegni di lavoro. "Che tensione l'altra sera
per la semifinale dice alla fine sembrava quasi di averla
giocata noi la partita... Negli ultimi anni aggiunge Francesco
Conti il rapporto con la Juventus è molto cambiato, c'è maggior
coinvolgimento da parte della società, siamo stati anche
invitati all'inaugurazione dello Stadio. Per noi la Juve è
rimasto sempre un punto di riferimento, nonostante il dolore
incancellabile che quella notte ha prodotto nella mia famiglia".
Foto di Giusy sono ovunque in casa Conti. Lei sorride dalle
pareti, anche in quell'ultima immagine che le scattò il babbo
prima di entrare nello stadio, sviluppata dal rullino ritrovato
nella borsetta inghiottita da quel macello nella curva Z
dell'Heysel di Bruxelles. C'è anche il poster di quella Juve.
Cabrini e Tardelli erano i suoi idoli. Oggi avrebbe avuto 47
anni Giuseppina, e chissà come avrebbe gioito per le imprese di
Marchisio, Tevez, Vidal, Buffon e Morata. Un giorno il Corriere
fece incontrare i genitori di Giusy con Tardelli, quando
allenava l'Arezzo. Marisa gli dette un bacio sulla guancia:
"Questo, disse, glielo manda Giusy". Giuseppina e Roberto
Lorentini, le due vittime dell'Heysel, saranno ricordati a fine
mese nelle celebrazioni del trentennale tra Arezzo e Torino.
L'associazione familiari delle vittime portata avanti dal
compianto nonno Otello, è guidata da Andrea, figlio di Roberto,
che ora si spende per la causa della memoria e della non
violenza nello sport. Trent'anni dopo i Conti, seppur più
defilati rispetto alle iniziative ufficiali, sono un luminoso
esempio. Amano sentirsi uniti e gioire per la passione
bianconera lasciata loro da Giusy.
15 maggio 2015
Fonte: Corriere di Arezzo
©
Fotografia:
Famiglia Conti
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