
Come già Pesaro e Torino, anche
Reggio Emilia, onorando il "suo"
Claudio Zavaroni, ha intitolato
una VIA a tutte le vittime "Heysel 1985"
di Sergio Sottovia
Spero lo faccia presto anche
Porto Viro col "suo" Gianfranco Sarto, come fatto con stadio
"Toni Scabin".
Certo Reggio Emilia è la città dove è
nata la "bandiera tricolore" e quindi è quasi naturale la
sensibilità a fatti che trascendono il soggettivo e diventano
"memoria collettiva". Per questo alcuni anni fa, quando sono
andato a vedere allo stadio Mirabello la partita tra la Reggiana
Valorugby e i polesani della Rugby Rovigo Delta, ho provato
emozione quando ho visto che il "parco antistante lo stadio" era
intitolato alle vittime della tragedia dell’Heysel dove persero
la vita ben 39 persone, tra cui 32 italiani. Adesso l’amico
Emiliano Milani mi ha trasmesso una serie di immagini che
documentano la partecipazione delle "Quattro Donne" della
famiglia (c'era anche la moglie del figlio Roberto)
all’inaugurazione della via intitolata al reggiano "Claudio
Zavaroni e a tutte le 39 vittime dello stadio Heysel", dove in
quel "maledetto" 29 maggio 1985 morì sotto la calca anche
Gianfranco Sarto portovirese dal tifo juventino e tanta passione
sportiva.
E allora, visto che già Pesaro e già
Torino hanno intitolato una via a tutte le vittime dell’Heysel,
in considerazione della morte anche di un loro concittadino,
ci viene da pensare che anche il sindaco di Porto Viro,
se sollecitato "vox populi", magari come ha già fatto
intitolando lo stadio comunale allo sportivo "Toni Scabin",
sentirà il dovere di onorare in "modo giusto", la tragica
scomparsa del suo concittadino Gianfranco Sarto e le vittime
dell’Heysel, perché certi fatti esecrandi non accadano più. Perché la vita è "arte dell’incontro" e
il pensiero-segnalazione trasmessoci da Emiliano Milani - ormai
storico corrispondente del Il Gazzettino - ha tutte le carte in
regola, anche come stile e rispetto dei ruoli, per "sollecitare
i nostri Amministratori al riguardo". Anche per questo lo
proponiamo, perché educatamente propositivo e basato sul fatto
logico che ciò succede in un Comune piccolo ma significativo,
può diventare "prototipo" per decisioni analoghe in altre
location, come ci insegna da tempo il "Diritto Comparato", dove
le "buone pratiche" contagiano altre buone pratiche sia
istituzionali che associative.
Con riferimento alla citazione di
Pesaro e Torino, come città che hanno già onorato le "Vittime
dell’Heysel" intitolando una via (altri l’hanno fatto in modo
diverso ma altrettanto da Memoria e futuro, per non dimenticare)
ricordiamo specificatamente quanto segue. Che a Pesaro a marzo
2015 la Piazza Torraccia è stata intitolata alle vittime
dell’Heysel, col sindaco Ricci che ha sottolineato: <<Non
dimentichiamo, lo sport deve essere lealtà e rispetto". Mentre a
Torino, in data 30 maggio 2018, la piazzetta compresa tra lungo
Dora Agrigento e strada del Fortino, nei pressi della biblioteca
civica "Italo Calvino" (Circoscrizione 7), è stata intitolata
appunto alle "Vittime dell’Heysel". Anche per questo, a titolo
esemplificativo e con riferimento ad altri Comuni che hanno
voluto in modo "perenne" intitolando luoghi pubblici (o con
Mostre come a Porto Tolle…), vi proponiamo la certificazione che
anche il Comune di Savigliano (provincia di Cuneo) ha intitolato
un luogo pubblico come il "Parco della Concordia" alle 39
Vittime dell’Heysel, con tanto di logo delle squadre della
Juventus e del Torino, una società questa che della Memoria… ne
ha avuto tanta. Per questo noi, con umiltà, ricorderemo e
onoreremo spesso, sia la tragedia di Superga 1949 che la Heysel
1985 (entrambe avvenute a maggio) e sai perché come il
sottoscritto ha conosciuto la famiglia dei Fratelli Ballarin
così Emiliano Milani ha conosciuto bene la famiglia Sarto
portovirese, tanto da… richiedere alla Città di Porto Viro un
adeguato "ricordo pubblico" come ha appena fatto anche Reggio
Emilia. E non per lavarsi la coscienza, ma perché la Gente del
Delta Po "sa esprimere la sua più commossa solidarietà’ a chi è
vittima di folle gesti omicida".
31 maggio 2022
Fonte: Polesinesport.it
© Fotografia:
Comune.portoviro.ro.it
Tragedia dell'Heysel
Commemorato Gianfranco Sarto
di Emiliano Milani
Sono passati 37 anni da quel 29 maggio
del 1985 quando allo Stadio Heysel di Bruxelles, in Belgio,
prima della finale della Coppa dei Campioni Juventus-Liverpool
il portovirese Gianfranco Sarto insieme ad altri 31 italiani, 4
belgi, 2 francesi ed un nordirlandese perse la vita sugli
spalti. Come di consueto la famiglia, per la prima volta anche i
nipoti Denise e Gianfranco (stesso nome del nonno), per
ricordarlo si è recata a Reggio Emilia dove dal 1991 ogni anno
si commemorano le 39 vittime dell’Heysel di fronte a quello che
è l'unico monumento in Italia a loro dedicato (NdR: non è
proprio esattamente vero, leggi qui). Una celebrazione sentita
impreziosita dall’intitolazione a Claudio Zavaroni (cittadino
reggiano) e a tutte le vittime anche di una via adiacente allo
stadio Mirabello, dove si trova il monumento. Un gesto
importante per tutti i familiari. Prendendo spunto da questi
esempi la speranza è che Gianfranco, presto o tardi, possa
essere ricordato anche a Porto Viro, ad eterna memoria di quel
29 maggio 1985, il giorno perduto del calcio, in cui la festa si
tramutò in tragedia.
30 maggio 2022
Fonte: Il Gazzettino (Rovigo)
© Fotografia: Comitato Heysel
Reggio Emilia
Delta Radio ha "onorato" le 39 vittime "sportive" della
tragedia Heysel-Belgio / E ricordato
Gianfranco Sarto...
di Emiliano Milani e Sergio
Sottovia
Sono passati 36 anni dalla tragedia
sportiva e umana avvenuta allo stadio di Heysel in Belgio. I
fatti di quella "finale" sono noti, ma il ricordo non deve
svanire. E allora ci hanno pensato Emiliano Milani e Salvatore
Binatti, domenica durante la trasmissione Domenica Sport, ad
onorare quei 39 morti, e quella tragedia in cui ha perso la vita
anche Gianfranco Sarto da Porto Viro. Emozioni forti che vale la
pena di mandare a futura memoria anche grazie a quanto
trasmessoci dallo stesso Emiliano Milani, sia come testo che
come immagini storico che parlano da sole in questo reportage
"per non dimenticare" che vi proponiamo per la cronaca e per la
storia.
MAIN NEWS (di Emiliano Milani,
30.05.2021) / DELTA RADIO Domenica 30 maggio 2021 / TRAGEDIA
HEYSEL (BRUXELLES - BELGIO)…
A
36 ANNI DI DISTANZA
Il
29 maggio 1985 allo Stadio Heysel di Bruxelles, in Belgio, c'è
la finale della Coppa dei Campioni Juventus-Liverpool: prima del
fischio d'inizio…. Una strage. Trentadue italiani, quattro
belgi, due francesi, un nordirlandese perdono la vita. Seicento
feriti. "Intorno tutto è finito. Voci, suoni, colori
deflagrano e raggiungono il silenzio. Sono le 21.40. L'assurdo è
così banale che le squadre entrano in campo". (Anthony
Cartwright, Gian Luca Favetto ne "Il giorno perduto. Racconto di
un viaggio all'Heysel" (libro uscito nel 2015). La partita
si gioca ugualmente e la Juventus vince 1-0, nonostante 39
vittime. Per una partita di calcio. Sì, 39 vittime per una
partita di calcio. Tra queste anche, il POLESANO, di Porto Viro
Gianfranco Sarto, grande appassionato di calcio e di ballo. Una
Fiat 125 crema, la compagnia di altri due amici ed un viaggio,
senza ritorno, iniziato martedì 28 maggio 1985 verso Torino dove
li attendeva il pullman per il Belgio. "Per me è sempre martedì
- racconta il figlio Roberto, fratello di Stefania, l’altra
figlia di Gianfranco. Insieme al figlio, al quale ha dato il
nome del nonno gestisce l’officina di famiglia fondata dal
padre. E proprio da quell’officina dove ogni giorno scende a
lavorare Roberto ci dice "guardo fuori e lo rivedo sempre in
quell’ultima immagine che ho di lui. Quel 29 maggio, alla
televisione avevamo la convinzione che lui fosse in tribuna con
lo Juventus Club Torino". Gianfranco, invece, era in quel
maledetto settore Z dove la furia degli Hooligans inglesi,
l’inadeguatezza dello stadio per una manifestazione così
importante e l’impreparazione delle forze dell’ordine furono la
concausa della morte di tutte quelle persone. "La notizia ci
arrivò alle 5 di giovedì mattina dai carabinieri che arrivarono
a casa - ricorda Roberto - Un colpo impressionante per me mia
sorella e mia mamma Edda. Avevo 18 anni, lui 47. Per me però,
non se n’è mai andato veramente e con lui ci parlo tutti i
giorni". Del resto "Nessuno muore veramente se vive nel cuore di
chi resta". Recita così nei suoi striscioni la curva Sud e i
supporter bianconeri continuano a tenere viva la memoria di
quella tragedia. Il Nucleo 1985 guidato da Massimo Tadolini, è
stato ideatore del docufilm "Per non dimenticare Heysel",
proiettato nel 2016 alla sala Eracle di Porto Viro, città di
Gianfranco, alla presenza di Stefano Tacconi. E le iniziative in
giro per l’Italia sono innumerevoli. L’anno prima a Porto Tolle
fu organizzata una mostra fotografica in collaborazione anche
con Delta Radio. Per Gianfranco e per le altre 38 vittime il
tempo si è fermato. Non si è fermato invece per i loro
familiari, le mogli, i figli, i genitori ed i nipoti che
nonostante le conseguenze della tragedia immancabilmente non
smettono di ricordarli e di tenerli vivi nei loro cuori. In
memoria di Gianfranco, qualche anno fa, era stato pensato anche
di intitolargli il nuovo stadio. Purtroppo quell’impianto
sportivo, a tutt’oggi è ancora incompiuto, così come quella
promessa di intitolazione. Bassano del Grappa (Vi), Meda (Mb),
Cherasco (Cn), Grugliasco (To), invece, sono solo alcune delle
località dove ogni anno, indipendentemente da tutto, le vittime
dell’Heysel vengono ricordate. Come Reggio Emilia dove la
famiglia Sarto ormai da anni ritorna ogni anno. Lì si ricorda
Claudio Zavaroni e tutte le altre vittime davanti ad un
bellissimo monumento posizionato di fronte allo stadio
Mirabello. Prendendo spunto da questi esempi la speranza è che
Gianfranco, presto o tardi, possa essere ricordato anche a Porto
Viro, ad eterna memoria di quel 29 maggio 1985, il giorno
perduto del calcio, in cui la festa si tramutò in tragedia.
EXTRATIME
by Sergio Sottovia
In cover onoriamo Gianfranco Sarto
perché emblematico rappresentante delle 39 vittime allo stadio
Heysel in quel maledetto 29 maggio 1985, e perché il suo non è
stato solo un dramma personale ma familiare, a partire da sua
moglie Edda, con lui in foto, e con la quale avrebbe voluto
ballare per una vita molto più lunga. Indimenticabili quelle 39
vittime innocenti citate nei vari manifesti (vedi anche le
straziate tribune dello stadio), come hanno cercato di ricordare
in Polesine anche gli organizzatori dell’evento al Ristorante
Aurora di Porto Tolle nel luglio 2015, di cui vi abbiamo già
dato conto qui su www.polesinesport.it, mentre adesso vi
riproponiamo alcune significative immagini della mostra e
dell’evento, peraltro "raccontata" in diretta per Delta Radio
anche allora da Salvatore Binatti, che vediamo in foto mentre
intervista Massimo Tadolini. Con riferimento specificatamente al
ricordo del portovirese Gianfranco Sarto va detto che suo figlio
Roberto ha avuto la "forza" di promuoverne il ricordo
partecipando a varie commemorazioni in diverse parte d’Italia
oltre che in Polesine, da sportivo a tutto tondo visto anche
come supporter e dirigente del Porto Viro. Anche per questo
vogliamo onorare Roberto Sarto in versione smile assieme ai noti
giocatori del Porto Viro winners Coppa Veneto e in escalation di
categoria, sotto la gestione tandem tecnico Pino. Fermo restando
che anche recentemente in diverse località sono stati ricordati
ufficialmente le citate 39 vittime innocenti dell’Heysel, come a
Reggio Emilia nel prato di fronte allo storico stadio Mirabello
da dove vi proponiamo due flash scattate al Monumento, dove si è
recato anche Roberto figlio di Gianfranco Sarto. Che onoriamo
ancora insieme a tutti i nomi delle altre vittime, come da
speciale ricordo con Logo della Juventus e infine nell’evento
organizzato proprio questo 29 maggio 2021 a Cherasco (CN) come
da manifesto stimolante anche per le prossime manifestazioni
perché ricordino e insegnino quanto lo sport debba essere
"giocato" in sicurezza, sollecitando comportamenti individuali e
pubblici coerenti.
1 giugno 2021
Fonte: Polesinesport.it
© Fotografie:
La Gazzetta dello Sport -
Polesinesport.it
Sarto e l'Heysel dimenticati a
Porto Viro
di Emiliano Milani
Solo nel 2017 con Giacon
Sindaco il Comune ha ricordato la vittima e lanciato la proposta
di intitolare il nuovo stadio.
CALCIO - Giusto un anno fa, l'allora
primo cittadino di Porto Viro Thomas Giacon, a cornice della
proiezione del docufilm, curato dai supporters Juve 1897,
intitolato "Per non dimenticare Heysel" presentò alla
cittadinanza il progetto in essere del nuovo stadio comunale.
L'impianto sportivo, una volta ultimato, avrebbe dovuto essere
intitolato al concittadino Gianfranco Sarto, una delle vittime
dell'Heysel. Lo stadio di Bruxelles, in Belgio, dove nel 1985
morirono 39 tifosi che erano andati ad assistere alla finale di
Coppa campioni fra Juventus e Liverpool.
La serata dell’anno scorso
-
"Una decisione per far comprendere ai giovani che lo sport deve
essere occasione di gioia e di competizione, ma non di violenza
e di morte - spiegò allora Giacon - un modo di ricordare che la
memoria di chi non è tornato da quella finale di coppa dei
campioni di calcio non è certo morta sui gradini di quello
stadio". È passato un anno, l’amministrazione comunale è
cambiata e l’impianto non è stato ultimato, portando con sé
anche l’incompiutezza dell’intitolazione. Ma al di là di questo,
che non vuole essere assolutamente un atto di accusa a chi si è
da poco insediato alla guida della città, da quel maledetto 29
maggio del 1985 di Bruxelles e di quella finale di coppa dei
campioni tra Juventus e Liverpool che costò la vita a 39
persone, tra cui il portovirese Sarto, di anni ne sono passati
33 e Porto Viro (prima diviso in Contarina e Donada) e tutte le
sue amministrazioni, eccetto la parentesi Giacon, sembra
essersene sempre dimenticata.
I familiari a Reggio -
Oggi ricorre l’anniversario e per i famigliari ad ogni 29 maggio
si riapre una ferita che il tempo non potrà mai rimarginare. La
cura migliore ? Il ricordo e l’affetto. Domenica il figlio di
Sarto, Roberto, insieme alla famiglia si è recato per il quarto
anno a Reggio Emilia, città colpita dalla morte di Claudio
Zavaroni, dove, insieme a tantissime altre persone ha
partecipato alla commemorazione delle vittime davanti ad un bel
monumento dedicato alla tragedia, posizionato di fronte allo
stadio Mirabello. L’augurio è che ciò si possa realizzare quanto
prima anche a Porto Viro e la memoria di Gianfranco e di chi
come lui non è tornato da quella finale rimanga viva, perché, al
di là di ogni colore e bandiera, nessuna persona è morta finché
è nei cuori di chi resta.
29 maggio 2018
Fonte: Ilgazzettino.it
(Testo ©
Fotografia Articolo)
La famiglia Sarto a Reggio
Emilia per la tragedia dell’Heysel
di Emiliano Milani
Sono passati 32 anni da quella pazza
notte del 29 maggio 1985 di Bruxelles che si portò via 39 vite,
tra le quali quella del portovirese Gianfranco Sarto, allo
stadio Heysel dove si giocò la finale di Coppa dei campioni
Juventus - Liverpool. Il tempo passa e diventa sempre più
difficile mantenere viva la memoria della tragedia. Eppure i
supporters bianconeri Nucleo 1985 guidati da Massimo Tadolini,
ideatori del docufilm "Per non dimenticare Heysel", proiettato
l’anno scorso a Porto Viro alla presenza di Stefano Tacconi,
continuano a promuovere iniziative in giro per l'Italia, alcune
insieme alla famiglia Sarto. Così il figlio Roberto era presente
il 21 a Bassano per il 3° torneo di calcio pulcini memorial "Andrea Casula", altra vittima a 11 anni. Tra le squadre
partecipanti anche la Juventus con il figlio di Gigi Buffon, tra
gli ospiti e Tacconi. Il giorno 28 Roberto, la sorella Stefania
e mamma Edda (moglie di Gianfranco), hanno partecipato a Reggio
Emilia, città colpita dalla morte del fotografo ventottenne
Claudio Zavaroni, alla commemorazione delle vittime davanti al
monumento dedicato alla tragedia (nella foto), di fronte allo
stadio Mirabello. A Porto Viro l’ultima amministrazione aveva in
progetto di dedicare a Gianfranco Sarto il nuovo stadio.
L'augurio è che ciò si possa realizzare quanto prima e la
memoria di chi non è tornato da quella finale rimanga viva,
perché, come dice la curva bianconera, "nessuna persona è morta
finché vive nei cuori di chi resta".
1 giugno 2017
Fonte: Il Gazzettino (Rovigo)
© Fotografie: Comitato Heysel
Reggio Emilia
4 maggio Presentazione stadio
di calcio alla cittadinanza
di Guendalina Ferro
(Porto Viro, 1 Maggio 2016) - Il
sindaco Thomas Giacon presenterà alla cittadinanza nella serata
del 4 maggio in sala Eracle, il progetto in essere del nuovo
stadio comunale. E lo farà dopo la proiezione del docufilm,
curato dai supporters Juve 1897, intitolato "per non dimenticare
Heysel" previsto per le ore 20 di mercoledì prossimo. Si,
perché, come già annunciato da mesi, il primo cittadino
nell’occasione dell’inaugurazione autunnale del nuovo campo da
calcio, intitolerà l’impianto sportivo al concittadino
Gianfranco Sarto, una delle vittime dell’Heysel. Una decisione
del primo cittadino per far comprendere ai giovani che lo sport
deve essere occasione di gioia e di competizione, ma non di
violenza e di morte. "Nessuno muore veramente finché vive nel
cuore di chi resta e dedicare il nuovo campo di calcio a uno dei
39 angeli dell’Heysel ed ex dirigente dell’AC Contarina -
commenta il primo cittadino Thomas Giacon -sarà un modo per
ricordare che la memoria di chi non è tornato dalla finale di
coppa dei campioni di calcio tra Juventus e Liverpool il 29
maggio del 1985 non è morta sui gradini del Heysel". Al termine
dell’evento, il cui ricavato delle offerte libere andrà alla
fondazione per la ricerca sui tumori dell’apparato
musco-scheletrico e rari Onlus, sarà previsto un momento
conviviale al ristorante Aurora 2 di Rosolina, dove Stefano
Tacconi, ex portiere della Juventus, presenterà il suo libro "Junic".
1 maggio 2016
Fonte: Servizio
Informazione Comune di Porto Viro
© Fotografia:
La Gazzetta dello Sport

È ufficiale: a Porto Viro il
nuovo stadio della "Cittadella dello Sport"
sarà intitolato a Gianfranco
Sarto, uno dei 39 morti all’Heysel
di Emiliano Milani
La
comunicazione del sindaco Giacon, nella sua ufficialità
caratterizza un messaggio educativo verso i giovani e per lo
sport.
Così la memoria di quanto è successo a
Gianfranco Sarto, portovirese andato allo stadio dell’Heysel per
vedere in data 29 maggio 1985 la sfida europea tra la sua
Juventus e il Liverpool, diventa un "pensiero indimenticabile"
per chi entrerà al nuovo stadio della Cittadella dello Sport,
tanto più che nel nome del padre lo sport in casa Sarto è
tutt’oggi un servizio a favore dei giovani e nello specifico,
grazie a Roberto Sarto responsabile del settore giovanile del
Porto Viro, anche un messaggio culturale
sociale al tempo stesso. In una Città come Porto Viro
dove sono stati tanti i "Campioni & Signore" che hanno tenuto
alta la bandiera sportiva di Contarina, di Donada e di Porto
Viro post fusione. E che noi qui su www.polesinesport.it abbiamo
onorati in più occasione, come appunto Gianfranco Sarto e i 39
"angeli" della tragedia di Heysel, anche in un recente incontro
promosso nel Delta del Po raccontati anche con relativa
fotogallery, cui vi rimandiamo. Mentre ora onoriamo la decisione
ufficiale della Città di Porto Viro come da reportage by
Guendalina Ferro (Servizio Informazione Comune di Porto Viro che
ne sottolinea l’importanza progettuale nel nome dello sport e
dei suoi valori più profondi.
30 gennaio 2016
Fonte:
Polesinesport.it
© Fotografia:
Comune.portoviro.ro.it
Il nuovo stadio comunale di Porto
Viro sarà intitolato a Gianfranco Sarto
di Guendalina Ferro
Porto
Viro - "Lo stadio comunale di Porto Viro, una volta terminato, sarà
intitolato a Gianfranco Sarto, per far comprendere ai giovani che
lo sport deve essere occasione di gioia e di competizione, ma non
di violenza e di morte". Ad annunciarlo il sindaco di Porto Viro
Thomas Giacon venerdì sera alla dirigenza dell’Asd Calcio Porto
Viro e al figlio di Gianfranco, Roberto, responsabile del settore
giovanile per le categorie juniores e allievi". Dedicare il nuovo
campo di calcio ad uno dei 39 angeli dell' Heysel, sarà un modo
per ricordare che la memoria di chi non è tornato dalla finale di
coppa dei campioni di calcio tra Juventus e Liverpool il 29 maggio
del 1985, non è morta sui gradini dell’Heysel - prosegue il primo
cittadino. Lo stadio di Bruxelles, ora intitolato a "Re Baldovino",
sarà per sempre ricordato per i 39 morti, i 600 feriti e un numero
immenso di persone segnate per sempre nell’anima". E tra queste
anche i famigliari di Gianfranco Sarto, la moglie, i due figli Stefania
e Roberto e i nipoti Denise e Gianfranco". "L’ intitolazione del
nuovo stadio a mio padre, a distanza di anni, rappresenta un bel
riconoscimento" - commenta commosso Roberto Sarto. "Sapere che verrà
realizzato il nuovo stadio in città significa segnare la strada
del futuro del calcio a Porto Viro - commenta Paolo Marangon, vicepresidente
della squadra dei gialloblu - e apprendere che l’impianto sportivo
verrà intitolato ad una delle 39 vittime dell’Heysel ed ex dirigente
dell’ AC Contarina, rappresenterà un ricordo per qualcuno ma per
i giovani sarà un insegnamento". Per l’occasione dell’inaugurazione
del nuovo stadio e della sua intitolazione a Gianfranco Sarto, previsti
il prossimo autunno, sarà ospitata a Porto Viro una rappresentativa
calcistica della società FC Juventus. All’entrata del nuovo impianto
sportivo, parte integrante della cittadella dello sport, verrà scolpita
la seguente frase "nessuno muore veramente finché vive nei cuori
di chi resta per sempre" oltre alla denominazione "Stadio G. Sarto".
A presenziare all’annuncio ufficiale del sindaco Giacon, il consigliere
di maggioranza Ivano Vianello, Paolo Marangon, Roberto Tessarin,
Luciano Vianello e Ubaldo Garbi.
30 gennaio 2016
Fonte: Servizio
Informazione Comune di Porto Viro
© Fotografia:
Polesinesport.it
PORTO VIRO
L'Heysel
si portò via Gianfranco Sarto
il ricordo di suo figlio nell'anniversario
di Alberto Garbellini
Trent'anni fa la tragedia allo
stadio Heysel di Bruxelles. Fra i 39 morti anche il donadese Gianfranco
Sarto. Oggi lo ricorda il figlio Roberto.
DONADA
- Oggi sono 30 anni: 29 maggio 1985, stadio Heysel a Bruxelles,
in programma la finale di Coppa dei campioni tra Juventus e Liverpool.
Ma dopo quel giorno tutto cambiò. I morti furono 39 e il calcio
si scoprì costantemente sotto agguato da parte di frange di teppisti
con la bandiera. Fra quei 39 morti ci fu anche Gianfranco Sarto,
57enne di Donada. Era partito dal Basso Polesine con un amico, aveva
acquistato i biglietti per la partitissima. E poi, poi scoppiò il
finimondo. "Ricordo bene quella sera - dice Roberto, il figlio di
Gianfranco che allora aveva 19 anni - io guardavo la partita in
tv con la mia famiglia. Vedemmo tutto quello che successe, quelle
scene di pazzia, i morti. Ma non ci preoccupammo per mio padre perché
aveva acquistato i biglietti attraverso uno Juventus club di Torino,
e la tv inquadrò uno striscione del club nella curva opposta agli
scontri e alla ressa mortale. La famigerata curva col settore Z
dell'Heysel". Invece il destino aveva deciso di giocare uno scherzo
assurdo e atroce. Il club infatti aveva acquistato anche biglietti
del settore Z, uno dei quali toccò a Gianfranco. "Il giorno dopo
- continua Roberto - alle cinque del mattino ci svegliarono i carabinieri.
Ci dissero che fra i 39 morti c'era anche mio padre". "Domenica
scorsa lo stadio di Torino ha ricordato le vittime con cartelli
con i nomi dei morti. C'era anche quello di mio padre. Mi sono commosso".
E il 6 giugno c'è una finale di Champions della Juventus. "La guarderò
in tv - chiude Roberto - E di sicuro avvertirò un brivido agrodolce:
l'attesa per la partita e il dolore per mio padre, strappato alla
vita troppo presto".
29 maggio 2015
Fonte: La Voce di Rovigo
© Fotografia:
Il Gazzettino (Rovigo) - Sportmediaset.mediaset.it
La tragedia
di Alberto Garbellini
Il 5 aprile Juventus e Liverpool tornano
ad affrontarsi. Il racconto dei polesani che vissero quella partita
L'incubo Heysel, 20 anni dopo l'orrore Il figlio della vittima di
Porto Viro: "Vorrei che il tempo si fosse fermato al giorno prima".
"Vorrei essere fermo a martedì 28 maggio 1985. Fu l'ultima volta
che vidi mio padre, il giorno dopo morì nello stadio dell'Heysel".
Il padre di Roberto Sarto, Gianfranco, fu tra le 39 persone che
persero la vita la sera del 29 maggio 1985 nello stadio di Bruxelles.
Il 5 aprile Juventus e Liverpool tornano ad affrontarsi in una partita
di Champions League. Sono passati quasi 20 anni da quella finale
di Coppa dei Campioni, una data che negli annali del calcio è scritta
con il rosso del sangue di tante persone. Quella sera sugli schermi
di milioni di telespettatori non comparirono immagini di sport ma
di una violenza cieca ed assurda, scene da guerriglia urbana, un'apocalisse
che costò la vita a 39 persone. Gli italiani morti furono 32 e fra
questi 3 veneti, uno di loro era Gianfranco Sarto di Donada.
MORIRE
ALLO STADIO - Gianfranco Sarto, 57 anni, era partito per Bruxelles
in compagnia di un amico. "Avevano acquistato i biglietti - ricorda
il 39enne figlio Roberto - attraverso uno Juventus club di Torino.
Non avrebbero dovuto finire nel settore Z invece non so per quale
motivo si sistemarono in quella fetta di curva". Sono eventi che
Roberto ha ricostruito a posteriori: "Quando scoppiò la furia degli hoolingans tutti i tifosi juventini scapparono. La corsa di mio
padre fu interrotta da un pilastro di ferro, cadde per terra, fu
calpestato dalla ressa, schiacciato. Morì in quel momento". La famiglia
di Gianfranco assistette a quelle drammatiche scene alla televisione:
"Ma andammo a dormire tranquilli. Le telecamere inquadrarono lo
striscione del club con il quale mio padre era partito da Torino.
Era sistemato dalla parte opposta al settore Z. Credevamo fosse
lontano dal pericolo". Invece all'alba furono i carabinieri ad avvisare
Roberto e sua madre della morte del padre: "Fu un dolore indicibile.
Ancora adesso mi sveglio e vorrei che il tempo si fosse fermato
a quel 28 maggio di 20 anni fa". SALVATO DA UN INGLESE - Non tutti
gli inglesi presenti all' Heysel furono responsabili di quella strage.
Qualcuno di loro si adoperò per aiutare i tifosi del settore Z e
fra questi Arnaldo Gianni Bononi, partito con un amico da Fiesso
Umbertiano. Bononi vede sfilare davanti agli occhi quelle tragiche
sequenze: "Alle 18 eravamo già nello stadio - racconta - era piuttosto
fatiscente. I tifosi bianconeri erano divisi dagli inglesi da una
semplice recinzione. Contai solo 13 poliziotti a garantire la sicurezza.
I britannici cominciarono presto a lanciare lattine di birra ed
altri oggetti". Ricorda cosa innescò la reazione selvaggia degli
hooligans: "Ad un certo punto i poliziotti staccarono le bandiere
del Liverpool dalla recinzione. I reds si scatenarono, scavalcarono
la rete divisoria, cominciarono i primi tafferugli, poi l'attacco
in massa. I bianconeri non erano ultras ma semplici tifosi come
me, c'erano famiglie, ragazzini. La forza d'urto di centinaia di
inglesi pazzi di alcool provocò lo spostamento di noi italiani verso
il muretto che poco dopo crollò. La ressa fu tremenda, io mi ritrovai
spinto verso l'alto, sospeso fra decine di corpi". Per qualche minuto
Bononi venne sballottato da tutte le parti, galleggiando sopra i
corpi di morti e feriti. "Ero quasi arrivato sulla pista che circonda
il campo che finii a terra, sommerso da altri corpi, quasi soffocato,
incapace a muovermi. Rimasero libere solo le braccia
e la testa. Vidi un uomo che cercava di portare aiuto alle persone
che rischiavano di esser schiacciate, venne verso di me, ricordo
ancora la sua faccia. Mi prese per le mani e mi estrasse, uno strappo
talmente forte che mi ritrovai sulla pista di atletica, in salvo.
Ritrovai il mio amico, la polizia ci scortò fuori dallo stadio.
Camminavo su un ciottolato, mi resi conto di essere scalzo". Perse
scarpe e giubbotto sotto la bolgia del settore Z: "Un tassista ci
riaccompagnò in albergo, della partita non seppi nulla". IL RITORNO
- Il giorno dopo ritornò a Fiesso, i carabinieri raccolsero il suo
racconto e lo inviarono a Roma. "Qualche mese dopo a casa mi arrivò
una lettera di scuse da parte di re Baldovino del Belgio". Nei giorni
seguenti la Gazzetta dello Sport pubblicò le foto di alcuni inglesi
che avevano aiutato gli italiani. "Riconobbi il mio salvatore, telefonai
alla Gazzetta. Circa un mese dopo una delegazione da Liverpool giunse
a Torino per una simbolica riconciliazione. Fui invitato alla cerimonia
in Comune e nella sede della Juventus. Incontrai il mio salvatore,
ci abbracciammo, gli devo la vita". Gianni Bononi è rimasto tifoso
della Juve, "ma in uno stadio di serie A non ho più messo piede.
Seguo solo le partite del calcio dilettantistico".
29 maggio 2005
Fonte: Il Gazzettino (Rovigo)
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