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Liverpool 29.05.2015 |
30° Anniversario della Strage dello Stadio Heysel |
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Nessuna Commemorazione Ufficiale o
Privata in Memoria |
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 Heysel, 30 anni dopo: A Liverpool
la strage è tabù, la città sceglie il silenzio
di Paolo Avanti
Pioggia di celebrazioni su Sheffield,
per Bruxelles prevale l’imbarazzo. Come spiega Keith, assiduo frequentatore
della Kop: "Fui trattato come un criminale anche se non ero responsabile
di nulla. Non ne parlo da allora e non ne voglio più parlare".
Sono passati trent’anni ma a Liverpool
la ferita dell’Heysel non è ancora cicatrizzata. È un trauma di
cui si parla poco, sperando che l’oblio serva a curarlo. Mentre
la tragedia dell’Hillsborough del 1989 (96 tifosi Reds morti schiacciati
in curva prima della semifinale di FA Cup con il Nottingham Forest)
è stato un lutto ampiamente elaborato con cerimonie da pelle d’oca
e una (sacrosanta) battaglia legale ("Justice for 96") per ristabilire
la verità su quella strage (all'Hillsborough gli hooligan non
c’entravano),
sull’Heysel è calata una cappa di silenzio. Comprensibile: se a
Sheffield i tifosi del Liverpool erano le vittime, quattro anni
prima a Bruxelles furono i carnefici, seppure con un’enorme dose
di corresponsabilità della gendarmeria belga e della Uefa. TABU’
- Nei pub e nei luoghi di ritrovo della tifoseria Reds, in una città
completamente cambiata rispetto a quella del 1985, si preferisce
evitare l’argomento. "Non
ne parlo da allora e non voglio mai più
parlarne – racconta Keith, assiduo frequentatore della Kop, presente
all'Heysel –. Fu uno shock terribile che mi ha cambiato la vita.
Fui trattato come un criminale anche se non ero responsabile di
nulla". È il refrain che si sente un po’ dappertutto in una città
irriconoscibile rispetto a quella di 30 anni fa: là dove c’erano
fabbriche vuote, tensioni sociali e disoccupazione alle stelle (in
alcuni quartieri quella giovanile sfiorava il 90%), oggi c’è un
vivace centro meta del turismo beatlesiano e di quello calcistico.
E mentre trent'anni fa gli hooligan imperversavano dovunque andassero
a giocare le squadre inglesi, oggi il calcio d’Oltremanica è un
esempio di sicurezza e i problemi con la violenza dei tifosi sono
più frequenti alle nostre latitudini. ORGOGLIO E COLPA - Tutto è
cambiato, ma la tragedia di Bruxelles resta. Quanto accadde nel
1985 fu una mazzata per una città già in profonda crisi. Sintomatica
la reazione di una ragazza intervistata pochi giorni dopo il dramma:
"È stato disgustoso. Dovunque andremo porteremo per sempre con noi
la vergogna e la colpa per tutto questo". Liverpool pianse quei
morti, scrissero Andrew Ward e John Williams in Football Nation,
"ma pianse anche per la ferita inflitta all’orgoglio della città,
perché il Liverpool Football Club era una delle ultime cose di cui
andare fieri in quegli anni". Nel decennio '80 i tifosi inglesi
erano sinonimo di violenza. Liverpool, invece, si sentiva un’isola
felice: mai i tifosi Reds erano stati coinvolti in gravi incidenti.
Bruxelles fu anche per questo uno choc che sconvolse la città, un
pugno in faccia difficile da incassare. L'illusione di essere diversi
morì nella curva Z, insieme ai 39 tifosi juventini. Aveva probabilmente
ragione Nick Hornby quando disse che l’Heysel fu l’approdo inevitabile
di una cultura, quella degli hooligan, Reds compresi, fatta di piccole
e grandi sopraffazioni, gesti e riti violenti che non poteva che
portare, prima o poi, a una tragedia simile.
29 maggio 2015
Fonte: Gazzetta.it

NDR: Fotografia di repertorio del
1985 (per molti anni utilizzata in un sito web per la vendita di
tazze celebrative di "imprese sportive") nella quale appaiono 2 dei più celebri imputati nel processo
di Bruxelles per i fatti tragici accaduti allo stadio Heysel il 29 maggio 1985. Liverpool vive da sempre con imbarazzo
una memoria di morte per la quale non ha mai pubblicamente fatto
ammenda e voluto, quindi, assumersi le sue reali e gravi responsabilità,
a parte sporadici e goffi tentativi di riappacificazione in nome
di un'amicizia ipocrita che seppellisce di fatto la verità.
Domenico Laudadio
(Custode Saladellamemoriaheysel.it)
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