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										Sala Consiliare Palazzo di Città
										e 
										Altri Luoghi | 
									 
									
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										Cerimonie Istituzionali in Memoria  
										Vittime Strage Stadio Heysel | 
									 
									
										| 
										"Viaggio di Pace e 
										Riconciliazione delle Autorità Civili e 
										Religiose" | 
									 
									
										| 
										Commemorazione Solenne a Cura delle Città di Liverpool
										e Torino | 
									 
									
										| 
										Con la Partecipazione 
										della Juventus Football Club | 
									 
									
										
										Edoardo Agnelli
							
								  
										Cardinale Anastasio Alberto Ballestrero | 
									 
									
										| 
										 | 
									 
									
									 
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								 Heysel, il 
								comune dolore che unì le città di Liverpool e 
								Torino 
								 
								
								
								di Pier 
								Giuseppe Accornero
								
								 
								
								
								Il racconto 
								della drammatica notte di Bruxelles e gli 
								spiragli di umanità nella chiesa subalpina della 
								metà degli anni Ottanta. Un incontro di 
								riconciliazione e preghiera nel giugno 1985 con 
								il cardinale Ballestrero, l'opera di mons. 
								Peradotto e la presenza in città 
								dell’arcivescovo cattolico mons. Derek Worlock, 
								il vescovo anglicano David Sheppard.
								 
								 
								
								
						 "Poche ore 
								dopo la tragedia allo stadio Heysel di 
								Bruxelles, da Liverpool cercarono l’arcivescovo 
								cardinale Anastasio Alberto Ballestrero. Essendo 
								a Roma per l'assemblea della Cei (della quale 
								era presidente 1979-1986 NdR), i contatti con 
								Torino vennero avviati con il vicario generale. 
								Le telefonate furono parecchie per esprimere, a 
								nome nella comunità di Liverpool, l'amarezza per 
								il doloroso episodio". Con lo scrupolo del 
								cronista di vaglia, mons. Franco Peradotto, 
								vicario generale, raccontò il retroscena dello 
								straordinario "incontro di riconciliazione" a 
								Torino, dove il 18 giugno 1985 giunse una 
								delegazione di Liverpool dopo la sciagurata 
								notte dell'Heysel, dove 30 anni fa, la sera del 
								29 maggio 1985, si disputò la finale di Coppa 
								Campioni tra Juventus e Liverpool e dove 
								centinaia di tifosi inglesi ubriachi diedero 
								l'assalto al settore dove erano asserragliati 
								gli italiani. Una carneficina: 39 morti di cui 
								32 italiani, un inglese, belgi e di varie 
								nazionalità. La delegazione di Liverpool era 
								composta da 29 persone: amministratori della 
								città; deputati laburisti, conservatori, 
								liberali; responsabili delle due squadre di 
								calcio Liverpool ed Everton; rappresentanti 
								delle tifoserie; l’arcivescovo cattolico mons. 
								Derek Worlock, il vescovo anglicano David 
								Sheppard. Era stato Worlock all'inizio di giugno 
								a muovere i primi passi e trovò grande 
								disponibilità in Peradotto: "La prima 
								telefonata, a nome dei tre vescovi ausiliari, 
								per dirci che a Liverpool si stava predisponendo 
								una celebrazione di suffragio". Si realizzò così 
								l’"incontro di pacificazione". "Non possiamo 
								riparare il male che è stato fatto ma cominciamo 
								a costruire un ponte di solidarietà e di pace 
								tra Liverpool e Torino" disse appena sbarcato a 
								Caselle, Hugh Dalton, presidente del Consiglio 
								comunale. Aggiunse l’anglicano Sheppard: 
								"Vogliamo condividere con la gente di Torino il 
								nostro dolore. Abbiamo provato un grande senso 
								di partecipazione al dolore degli italiani". Per 
								mons. Worlock "è un'occasione per incontrare la 
								gente di Torino e per ribadire la comune volontà 
								di opporci con tutte le forze a ogni forma di 
								violenza, specie negli stadi". La delegazione fu 
								ricevuta a Palazzo di Città. Nella Sala Rossa i 
								discorsi di condanna della violenza dei tifosi 
								che, ubriachi di birra e di fanatismo, 
								provocarono l'immane tragedia, come disse il 
								sindaco di Torino Giorgio Cardetti: "Il massacro 
								ha visto il prevalere della volgarità e della 
								stupidità in una situazione in cui nulla è 
								rimasto del senso dell'agonismo sportivo come 
								affermazione di abilità e bellezza, di eleganza 
								e stile. La vera Liverpool siete voi che rendete 
								omaggio alle vittime e chiedete scusa". Nobile 
								il saluto del presidente del Consiglio comunale 
								Dalton: "È difficile descrivere il senso di 
								desolazione e dolore che pervade gli animi in 
								ogni strato della nostra comunità". 
								 | 
							 
						 
						
							
								
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						 Elevato 
						l'intervento di Worlock: "Veniamo in spirito di 
								fratellanza a esprimere il nostro rammarico per 
								il coinvolgimento dei nostri concittadini nella 
								morte dei vostri concittadini". 
								La sera 
								della tragedia le due Cattedrali, cattolica e 
								anglicana, "si riempirono di migliaia di persone 
								in lacrime e preghiera". Mons. Peradotto parlò 
								di "coraggioso e generoso gesto di fraternità e 
								di serenità" e insistette "sulla necessità di 
								educare i giovani a un sano modo di intendere e 
								vivere l’agonismo sportivo e il sostegno alla 
								squadra del cuore". Uno dei momenti più 
								commoventi fu quando Dalton, lasciando i fogli 
								del discorso, si rivolse alla vedova di 
								Gioacchino Landini, uno dei tifosi juventini 
								periti. La donna piangeva nei banchi del 
								Consiglio comunale, accanto a un congiunto e al 
								vicario generale Peradotto: "Signora Landini, 
								niente può cancellare i fatti di quella sera. 
								Purtroppo non possiamo restituire la vita a suo 
								marito. Noi di Liverpool siamo a Torino per 
								offrire la nostra amicizia. Questo era il modo 
								migliore per esprimere sentimenti di tristezza, 
								di cordoglio, di mestizia da allargare a tutti 
								coloro che hanno sofferto per i morti e i 
								feriti". La signora rappresentava le 32 famiglie 
								italiane che avevano perso un congiunto. Dopo la 
								cerimonia un uomo e una ragazza abbracciarono, 
								sullo scalone del palazzo comunale, John Welsh, 
								al quale poco prima il sindaco Cardetti aveva 
								consegnato il sigillo, simbolo della città. 
								L’uomo era Arnaldo Bonomi, giunto con la figlia 
								da Rovigo per dire grazie a John al quale il 
								tifoso juventino doveva la vita. La sera del 29 
								maggio "ero schiacciato da tutte le parti e tu 
								hai tentato una prima volta di tirarmi fuori. 
								Non ci sei riuscito, ma non hai desistito e mi 
								hai salvato al secondo tentativo, un attimo 
								prima che fossi travolto dalla caduta del muro". 
								Poi gli incontri con la stampa e in Galleria San 
								Federico, dove c’era la sede della Juventus. Il 
								19 giugno, vigilia della solennità della 
								Consolata, patrona della diocesi, l’incontro più 
								popolare, perché aperto al popolo. Presiedette 
								la Concelebrazione l’arcivescovo Worlock, che 
								parlò italiano con simpatico accento inglese. 
								Assistettero il cardinale Ballestrero e il 
								vescovo anglicano Sheppard. Nell’omelia Worlock 
								disse: "Questo incontro non è facile, ma porta 
								molta consolazione. Siamo venuti a esprimere le 
								condoglianze per i morti e gli auguri ai feriti 
								e siamo felici di incontrarvi nel santuario 
								della Patrona. La nostra speranza è che dalla 
								sciagura di Bruxelles possa nascere un 
								insegnamento di carità, speranza, impegno contro 
								la violenza, riconciliazione e pace". 
								Ballestrero disse poche parole: "Questo momento 
								ha bisogno di silenzio per fare spazio alla 
								grazia del Signore nel cuore dell'uomo". 
								Commentò l’arcivescovo cattolico Worlock: "Ci 
								avevano detto che Torino è una città fredda. 
								Invece abbiamo trovato un grande calore che ha 
								facilitato la missione di riconciliazione. 
								Torino è magnifica". 
								  
								Fonte:
						 
								Lavocedeltempo.it © 26 maggio 2015
						
								 
						Fotografie: Hurrà 
								Juventus © L'Unità © Lavocedeltempo.it © 
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								 Gemellaggio 
								Torino - Liverpool
								
								 
								
								
						 TORINO - "Un 
								gemellaggio" tra Torino e Liverpool è stato 
								proposto dal vice sindaco della città inglese, 
								Derek Hatton, prima di ripartire per la Gran 
								Bretagna dopo la visita di riconciliazione 
								compiuta da una folta delegazione di Liverpool a 
								Torino. Nel corso di una conferenza stampa cui 
								hanno partecipato solo gli esponenti laburisti 
								della delegazione inglese, Hatton ha 
								sottolineato "il buon esito della visita che il 
								premier Thatcher aveva invece definito 
								inopportuna", affermando che tra 
								l’amministrazione torinese e quella della città 
								inglese si erano riscontrate significative 
								"convergenze sul da farsi per sconfiggere le 
								cause che stanno alla base della violenza, allo 
								stadio e nella società". Richard Owens, "charmain" 
								delle Trade Unions della regione di Liverpool ha 
								aggiunto di aver avuto incontri importanti con 
								rappresentanti di Cgil-Cisl-Uil con cui "è stato 
								avviato un rapporto che speriamo dia buoni 
								frutti nei prossimi mesi. D' altra parte i 
								problemi di Liverpool sono simili a quelli di 
								Torino, anche se più drammatici: a Torino c’è 
								una disoccupazione giovanile del 30 per cento, 
								nella nostra città del 60. E' questo il nemico 
								più difficile da battere". Commenti positivi 
								alla giornata torinese hanno espresso anche i 
								due vescovi di Liverpool, David Sheppard 
								(anglicano) e Derek Worlock (cattolico). 
								"Portiamo il messaggio di solidarietà, pace e 
								riconciliazione - hanno detto all' aeroporto - e 
								pensiamo che questa visita contribuisca a 
								stabilire un grande ponte tra Liverpool e 
								Torino". La delegazione è ieri rientrata in 
								Inghilterra, ma prima ha voluto invitare per una 
								visita a Liverpool il consiglio comunale, il 
								sindacato e rappresentanti della chiesa 
								torinese. 
								  
								Fonte:  
								
								La 
								Repubblica © 20 giugno 1985
								
								  Fotografie: 
								L'Unità © GETTY IMAGES © (Not 
						for commercial use) 
								 | 
							 
						 
						
						
						
				
					
					
						
						
							
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								 La 
								delegazione inglese è ripartita questa mattina 
								da Caselle   
								Liverpool, 
								abbracci e arrivederci
								 
								 
								
								 
								Una giornata 
								intensa per riconquistare un'amicizia. 
								
								
						 L'aereo 
								della pace è decollato da Caselle alle 9.45, 
								riportando in patria la delegazione di 
								Liverpool. Poco prima della partenza c'è stato 
								ancora un incontro con i giornalisti, per un 
								bilancio conclusivo. Tutti hanno espresso 
								soddisfazione e gratitudine per l'accoglienza 
								ricevuta da parte dei Torinesi: "Ora fra le 
								nostre città si è aperto un rapporto 
								particolare, che dobbiamo proseguire in futuro". 
								Il "ponte" che è stato riaperto fra Torino e 
								Liverpool dovrà essere percorso con sempre 
								maggiore frequenza", ha detto il co-sindaco 
								Derek Hatton, riferendosi anche a una proposta 
								di gemellaggio. Il primo ministro inglese, 
								Margaret Thatcher, aveva espresso perplessità 
								sulla "missione di riconciliazione", decisa 
								dagli amministratori di Liverpool. "Ha detto che 
								non era ancora il momento, ma avrebbe dovuto 
								essere qui per vedere la risposta entusiasta dei 
								Torinesi di ogni classe sociale, ma soprattutto 
								della Torino operaia, alla nostra visita", ha 
								sottolineato Hatton, con pizzico di malcelato 
								orgoglio" laburista di fronte al leader 
								conservatore. I problemi "simili" di Torino e 
								Liverpool (entrambe città industriali oggi in 
								crisi, con elevati tassi di disoccupazione, 
								mancanza di case, criminalità giovanile) 
								"possono fare da sfondo a una futura 
								collaborazione nella ricerca delle giuste 
								soluzioni". In questa direzione "molto cordiale" 
								è stato ieri l'incontro fra i delegati 
								laburisti, una rappresentanza di Cgil Cisl e Uil 
								e del Pei, che a settembre, è stato annunciato, 
								restituirà la visita. "Commozione e felicità" 
								per il calore che ha circondato la presenza 
								religiosa: "Torniamo a casa con questi preziosi 
								regali di Torino", ha affermato infine 
								l'arcivescovo cattolico di Liverpool, Derek 
								Worlock. 
								  
								Fonte:  
								
								Stampa Sera © 19 giugno 1985 (Testo
								© Fotografia) 
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								 Pace 
								è fatta: "Abbiamo perso tutti"
								
								 
								
								
								di Salvatore 
								Tropea 
								 
								
								
						 TORINO - La 
								riconciliazione c'è stata ma il cammino verso la 
								vittoria dello sport sulla violenza è ancora 
								lungo e tortuoso. Torino e Liverpool hanno fatto 
								pace dopo la guerra non dichiarata che si è 
								scatenata lungo le gradinate dello stadio Heysel 
								di Bruxelles la sera del 29 maggio. Tra strette 
								di mano, espressioni di cordoglio, buoni 
								propositi e qualche lacrima, le due città hanno 
								tentato di fugare le ombre di un conflitto che 
								ha rischiato di degenerare in anacronistico 
								razzismo anti inglese e anti italiano. 
								Nonostante la coreografia deamicisiana, la 
								"giornata della solidarietà" non è andata oltre 
								il ravvedimento delle autorità di Liverpool. Si 
								è avuta quasi la sensazione che dovesse 
								prevalere un sottile tentativo di rimuovere i 
								problemi legati alla notte di Bruxelles. 
								Probabilmente non era la sera adatta per una 
								serena meditazione sulla quale ha finito col 
								prevalere la retorica del pentimento e del 
								perdono. Il singolare meeting tra Torino e 
								Liverpool è cominciato alle 10.30 di ieri tra i 
								velluti e gli stucchi della Sala Rossa che 
								normalmente ospita il Consiglio comunale. Alla 
								vigilia si era temuto per qualche gesto di 
								intemperanza nei confronti degli ospiti inglesi, 
								ma la polizia, mobilitata in massa, ha avuto 
								poco da fare. Torino ha civilmente applaudito 
								gli amici di Liverpool, dimostrando di non 
								confonderli con un manipolo di "Hooligans". Il 
								sindaco di Torino, Giorgio Cardetti, appena 
								entrato in aula, si è recato a stringere la mano 
								alla moglie e al fratello di Gioacchino Landini, 
								il torinese morto a Bruxelles; il suo collega di 
								Liverpool, Hugh Dalton, li ha abbracciati e 
								baciati. Poi i discorsi, sotto l’imperversare 
								dei flash e dei fotografi. "Pur se divisi da 
								interessi così diversi" ha esordito Dalton 
								rivolto a Cardetti "ci presentiamo a lei uniti 
								da un comune proposito. La preghiamo, a nome 
								della popolazione di Liverpool, di accettare l' 
								espressione della pena e della tristezza che 
								invadono i nostri cuori al ricordo dei morti e 
								dei feriti della strage di Bruxelles. Speriamo 
								che la nostra venuta sia un modo più eloquente 
								per comunicarle una parte di quel sentimento di 
								mezzo dolore e di mestizia che noi tutti 
								proviamo". Il sindaco di Torino, dopo aver 
								ricordato la severa presa di posizione del 
								governo inglese, si è soffermato sulla 
								responsabilità collettiva: "Quella" ha detto "di 
								non aver saputo evitare che, intorno a fenomeni 
								come quello dello sport di massa, si creino 
								stati di fanatismo aberrante dietro cui ci sono 
								sempre situazioni di forte malessere sociale e 
								di incultura, che non giustificano certo il 
								teppismo vandalico, ma che pongono a tutti il 
								dovere morale di operare perché vengano 
								rimosse".  
								
								
						 Cardetti ha approvato la decisione 
								assunta dalla Football Association di vietare 
								alle squadre inglesi di partecipare alle gare 
								europee nella prossima stagione, in contrasto 
								con quanto sostenuto poco dopo dal presidente 
								piemontese del Coni, Vittore Catella. Poi ha 
								sottolineato come, nonostante le deprecabili 
								scene di giubilo alle quali si sono abbandonati 
								alcuni tifosi torinesi per la vittoria della 
								Juventus, nessuno a Torino e in Italia ha 
								pensato di poter associare l' Inghilterra a un 
								gruppo di teppisti. "L' Inghilterra", ha detto, 
								"siete voi che avete chiesto di venire qui per 
								rendere omaggio alle vittime. Liverpool è John 
								Welsh che ha soccorso dei feriti italiani". Il 
								giovane Welsh è stato un po' l'eroe buono della 
								giornata. A lui è andata la simpatia della folla 
								che lo ha applaudito a lungo l’ uscita dal 
								municipio. Visibilmente commosso ha ricevuto dal 
								sindaco Cardetti il meritato sigillo della città 
								di Torino. Ma il suo momento è stato quello 
								dell' incontro con Arnaldo Bonomi, giunto dalla 
								provincia di Rovigo per ringraziare colui che 
								l’ha salvato nell' inferno di Bruxelles. La 
								conferenza stampa di mezzogiorno ha aggiunto 
								qualche variante stonata alla giornata degli 
								abbracci. Dalle autorità di Liverpool si è 
								appreso che, nonostante le cinquanta ore di 
								filmato in mano alla magistratura inglese 
								"ancora nessun tifoso è stato individuato" e che 
								se la sottoscrizione a favore delle vittime ha 
								fruttato sinora solo nove milioni, pari a 17 
								lire per ogni abitante di Liverpool "ciò dipende 
								dal fatto che ancora l' operazione non è 
								conclusa". Era giusto assegnare la Coppa ed ha 
								fatto bene la Juventus ad accettarla ? "Certo" è 
								stata la risposta di Dalton. "Nello sport chi 
								vince prende le spoglie". Del resto l' incontro 
								con i dirigenti del club bianconero nel 
								pomeriggio ha confermato questa logica dello 
								sport innanzitutto. In un salone stracarico di 
								coppe - ma non c’era quella dei Campioni - il 
								presidente della Juve Boniperti, il suo vice 
								Vittorio Chiusano ed Edoardo Agnelli, assenti 
								tutti i calciatori, hanno ricevuto la 
								delegazione inglese. Il vice sindaco di 
								Liverpool Derek Hatton ha proposto una partita 
								amichevole a favore delle famiglie delle 
								vittime. Il giovane Agnelli ha detto che la cosa 
								sarà valutata, tenendo conto delle decisioni 
								dell' UEFA. A questo proposito Boniperti ha 
								lasciato capire che la Juventus farà alcuni 
								passi presso l' autorità calcistica per cercare 
								di rimuovere il divieto imposto alle squadre 
								britanniche. Dopo tutto tale sanzione rischia di 
								colpire in qualche modo anche i bianconeri. 
								  
								Fonte:  
								
								La 
								Repubblica © 19 giugno 1985
								
								  Fotografie: Istitutosalvemini.it © 
								Comune di Torino © 
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								 La solenne 
								concelebrazione alla Consolata con Ballestrero, 
								l'arcivescovo cattolico e quello anglicano di 
								Liverpool. 
								 
								
								
								"Oggi la 
								strada della speranza arriva fino a Torino"
								
								 
								
								
								di Luisella 
								Re 
								 
								
								
								Hanno 
								spiegato che nella loro città, dopo la visita 
								del Papa, la via tra le due cattedrali si chiama 
								così. 
								 
								
								
						 "Beati gli 
								afflitti perché saranno consolati, beati i miti 
								perché erediteranno la terra, beati gli 
								operatori di pace perché saranno chiamati i 
								figli di Dio..." Tra gli ori della Consolata, 
								ieri sera, nel corso della messa in cui 
								Liverpool e Torino si scambiano "un segno di 
								pace", si alzano le parole eterne della 
								speranza. All'altare, con il cardinale 
								Ballestrero e il vicario generale monsignor 
								Peradotto, l'arcivescovo Derek Worlock 
								incaricato di presiedere la cerimonia ed il 
								vescovo anglicano Sheppard, che si unirà in 
								preghiera alla folla dei fedeli che si 
								raggruppa, fittissima, sotto le navate. Tocca al 
								vicario generale il compito del primo saluto con 
								un'introduzione ripresa, frase dopo frase, dal 
								sottosegretario pontificio Peter Coughlan: ed è 
								una traduzione che assume, nel suo ritmo 
								ribadito e cadenzato, il valore di una reciproca 
								promessa, di uno scambievole impegno che suona 
								come un'eco di pace. Dice Peradotto: "A colei 
								che consola ricordiamo le famiglie che soffrono, 
								le famiglie che trepidano. Riuniti in questo 
								santuario che è il cuore della città, dove da 
								sempre i Torinesi sono abituati a scandire 
								momenti lieti e tristi, nei secoli, abbiamo 
								imparato qui ad amarci, a credere in un mondo 
								migliore. Come questa 
								sera, di fronte ai tormenti e alle ansie legate 
								alla tragedia di Bruxelles. Mentre, di fronte 
								all'affluenza di tanti giovani, ci è caro 
								ricordare l'anniversario ed il messaggio di Pier 
								Giorgio Frassati, il suo slancio per gli sport 
								della montagna e la sua carità verso le pene 
								umane". La folla risponde sommessa. 
								"Riconosciamo i nostri peccati. Signore, pietà". 
								 
								
								
						 E, concentrata ascolta l'omelia dell'arcivescovo Worlock che, approfondisce lo spirito di un 
								incontro "per tanti versi non facile, che oggi 
								ci unisce nella speranza della riconciliazione". 
								Precisa il prelato di Liverpool: "Prima della 
								cerimonia il vostro cardinale mi ha detto: 
								cattolici o no, cristiani o no, l'importante è 
								che tutti non dimentichiamo la nostra natura di 
								uomini con un cuore umano". E' in questa 
								prospettiva che tre anni fa, durante la sua 
								visita a Liverpool, il pontefice volle visitare 
								la chiesa anglicana prima di quella cattolica. 
								"Da allora la strada che unisce le nostre due 
								cattedrali si chiama Hope Street, via della 
								speranza - conclude l'arcivescovo, ricambiato da 
								un lungo applauso . Ed è la stessa strada che 
								oggi, dal nostro paese, ci ha portato tra di 
								voi". Poi, le "intenzioni di preghiera" in cui 
								il vescovo anglicano ricorda, con le vittime di 
								Bruxelles, "chiunque soffre nel corpo e nello 
								spirito, quelli che piangono, quanti partecipano 
								o seguono lo sport". Mentre il cardinal 
								Ballestrero inviterà "alla concentrazione, 
								legata ad un impegno quotidiano, del silenzio e 
								del ricordo", sottolineando inoltre "la presenza 
								di tanti giovani cui auguriamo di costruire una 
								nuova civiltà dell'amore". Conclude il vescovo 
								Sheppard: "Vi abbiamo portato la mano tesa di 
								tanta nostra gente che ha partecipato con 
								sofferenza e amicizia al vostro dramma e vi 
								siamo grati per averla stretta, malgrado le 
								ferite che avrebbero potuto indurvi ad un senso 
								di rifiuto". Subito dopo, con il vescovo Worloch 
								ed il cardinale di Torino, impartirà in forma 
								solenne la benedizione. "Andate in pace". Sul 
								sagrato, cresce e si allarga una cascata di 
								applausi. 
								  
								Fonte: 
								Stampa Sera © 19 giugno 1985
								
								  Fotografia: Tripadvisor.it © 
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								 John Welsh 
								il salvatore passa come in trionfo
								
								 
								
								
								Tutti gli 
								applausi della folla si sono concentrati su di 
								lui. 
								
								
								di Marco 
								Neirotti 
								 
								
								
						 Duecento 
								sulla piazza del municipio, in attesa di 
								qualcosa che ancora non sanno bene. Ma forse già 
								intuiscono che la loro risposta si chiama John 
								Welsh, l'Inglese che ha salvato otto italiani. 
								Per la gente che dalla strada assiste alla 
								giornata ufficiale è lui il simbolo della 
								riappacificazione, forse di una pace mai 
								battuta. Il pullman degli inglesi arriva 
								puntuale. Le 10. Adagio, senza sorriso, 
								attraversano la strada. Salgono. Prendono posto 
								nella sala rossa. Arrivano anche gli italiani, 
								siedono nei banchi di fronte. Da una parte 
								uomini mortificati, dignitosi. Dall'altra pochi 
								silenzi, un brusio continuo. Sono le 10,20: vola 
								persino una palla di carta. Sono le 10,27. Da 
								un'auto blu del Comune scendono la vedova e il 
								fratello di Giovacchino Landini, vittima del 
								massacro di Bruxelles. Siedono muti in prima 
								fila. Viene a salutarli mr. Hatton, vice 
								dirigente del consiglio comunale di Liverpool. A 
								lungo tra le sue la mano della donna. Comincia 
								l'incontro. E mentre vi sono parole di 
								"cordoglio e pace", in strada aspettano e 
								parlano. Dicono che "questo gesto non restituirà 
								le vittime, ma hanno fatto bene a venire", che 
								"non tutti hanno colpa degli orrori commessi da 
								bestie impazzite". Un urlo: "Si stringono la 
								mano fra sindaci e la gente non c'entra". Più 
								teso di tutti un giovane con le stampelle. E' 
								stato ferito nello stadio: "Questa visita non mi 
								fa guarire prima, è una buffonata". Perché è 
								venuto ? "Per vederli in faccia". L'ira si 
								smussa a mezzogiorno. Escono le prime persone. 
								C'è anche Arnaldo Bonomi, 49 anni, artigiano di 
								Fiesso Umbertiano, provincia di Rovigo. E' con 
								la figlia Roberta, cosi bella che giornalisti e 
								fotografi corrono a turno a intervistarla. Lui 
								vuole salutare John Welsh, che l'ha salvato. E 
								dire che la mattina ha faticato ad entrare 
								perché non aveva il pass. Ecco Welsh. Abbraccio, 
								foto, domande, racconti rivissuti 
								all'ossessione.  
								
								
						 Gli inglesi scendono in strada. 
								Folla. Sguscia un'auto blu: riporta a casa i 
								Landini. La gente s'accalca al pullman. Si alza 
								una voce, Romeo, 60 anni: "Signor Welsh, dica a 
								casa che gli italiani perdonano, perché siamo 
								esseri umani. Perdoniamo anche se là c'è il 
								sangue dei nostri morti. Per noi è lei che 
								rappresenta l'Inghilterra". Lui aspetta la 
								traduzione, poi alza il pollice dietro il 
								finestrino. Una donna gli offre fiori a nome dei 
								"disoccupati", stacca un biglietto della loro 
								associazione, costa 2.500 lire. Welsh lo compra. 
								Se ne va il pullman. Via Bertola, conferenza 
								stampa. Appuntamento per il pomeriggio. Le 16, 
								galleria San Federico, sede della Juventus. Tra 
								la gente passa un tizio con occhiali scuri. Un 
								ragazzo dice: "E' il terzino". E' Favero, e 
								passa come se non vedesse nessuno. Ma l'hanno 
								già dimenticato, chiedono: "Vengono tutti i 
								giocatori?". La folla cresce. S'infila tra 
								spalle e braccia un giovane alto, in blu, 
								capelli corti. Chiede "permesso". Edoardo 
								Agnelli sale al terzo piano, garbato e prudente 
								padrone di casa. Sono le 16.20, polizia e 
								carabinieri hanno creato un corridoio tra la 
								gente. Gli inglesi. Applauso contenuto. John 
								Welsh. Applauso fragoroso. Escono, le 17.15, ali 
								di folla sempre più fitte. In piazza San Carlo 
								auto di polizia e carabinieri. La radio annuncia 
								che "la Consolata è già piena". Più di mille 
								all'interno, altri sui marciapiedi. Vengono le 
								autorità, viene il questore, dr. Umberto 
								Catalano, che ha seguito con discrezione tutte 
								le fasi della giornata. Si ritrovano qui gli 
								stessi uomini del Primo Distretto di Polizia e 
								della compagnia San Carlo del carabinieri. Le 
								18.15, il pullman degli inglesi. Welsh sale la 
								scalinata, stanco, imbarazzato dagli applausi, 
								china la testa. Ma per Torino è lui l'immagine 
								della pace, lui che porta un "saluto a 
								disoccupati e cassintegrati di questa città che 
								ha tanti problemi, come tanti ne abbiamo noi". 
								Welsh, che tu voglia o no, sei il simbolo di 
								questo incontro. "No. Io non sono un simbolo. Ho 
								fatto quello che doveva essere fatto". 
								  
								Fonte:  
								
								La 
								Stampa © 19 giugno 1985
								
								  Fotografia: Stampa 
								Sera © 
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								 Nel 
								pomeriggio incontro con i tifosi in Galleria San 
								Federico e poi nel Santuario.
								
								 
								
								
								Dalla 
								Juventus alla Consolata !
								
								 
								
								
								Boniperti: 
								"Spero che si possa disputare l'amichevole e 
								vengano rimossi i veti della UEFA" - Ballestrero: 
								"La maggior parte della delegazione non è 
								cattolica: ma la cosa più importante è che sono 
								uomini". Nella sede della Juventus, abbraccio 
								tra sportivi torinesi e di Liverpool.
								 
								 
								
								
						 A ricevere 
								la delegazione inglese Edoardo Agnelli, 
								Giampiero Boniperti, l'avv. Vittorio Chiusano, 
								lo staff quasi al completo del club bianconero, 
								con Ferrero di Ventimiglia, Cavalli d'Olivola, 
								Voglino, Giancarlo Catella, Chesta e Zanon. E' 
								un momento atteso dai fotografi che assaltano 
								letteralmente il gruppo di cui fanno parte, in 
								stretto numero gli ospiti: i dirigenti delle due 
								società calcistiche (Liverpool ed Everton), il 
								sindaco Dalton, i due vescovi e il 
								festeggiatissimo Welsh con famiglia al seguito. 
								Lungo scambio di battute tra i giornalisti 
								inglesi ed Edoardo Agnelli che per la prima 
								volta appare in veste ufficiale ("A nome della 
								famiglia", spiega). Si parla di un eventuale 
								incontro tra Juve e Liverpool che non dev'essere 
								una rivincita ma una partita da giocare non 
								importa dove e con lo scopo di devolvere 
								l'incasso ai familiari delle vittime. Agnelli: 
								"Non sono un dirigente, decideranno i 
								responsabili dei club. Da parte mia, e credo di 
								interpretare anche il pensiero di mio padre, 
								voglio solo sottolineare che i fatti di 
								Bruxelles non sono certo da interpretare come un 
								gesto di inimicizia degli inglesi verso gli 
								italiani. Occorre sdrammatizzare l'agonismo 
								sportivo restituendo allo sport i suoi veri 
								valori". Ma questa amichevole si farà ? 
								Boniperti: "Ci sono i vincoli imposti dalle 
								organizzazioni internazionali. Penso che 
								dobbiamo adoperarci per rimuoverli perché non 
								c'è calcio europeo senza il calcio inglese. La 
								partita ? Perché no ?". Ribadisce ciò che aveva 
								detto in municipio Vittore Catella: I veti 
								dell’UEFA devono cadere. Spero che Juve e Toro 
								possano presto incontrare di nuovo con spirito 
								di lealtà e amicizia Liverpool ed Everton". Alla 
								fine scambio di doni e un brindisi. Fuori, nella 
								galleria S. Federico, la gente applaude al 
								passaggio della delegazione. Riconciliazione non 
								è parola vana sotto la volta della Consolata.  
								
								
						 E' 
								in corso la novena e si sa quanto i Torinesi 
								siano affezionati a questo appuntamento: la 
								basilica straripa di gente. L'arcivescovo card. 
								Anastasio Ballestrero era in Valle di Lanzo ed è 
								sceso in città per incontrare i rappresentanti 
								delle chiese di Liverpool. Prima della 
								concelebrazione ha voluto abbracciarli entrambi: 
								"E' giusto che sia qui con voi. Sono vicino alla 
								vostra città tanto simile alla mia Genova: 
								abbiamo in comune un porto, adesso in crisi, con 
								i tutti problemi che sappiamo". Gli dicono che 
								la delegazione inglese è composta in maggioranza 
								da anglicani: "Cosa importa ? Sono uomini. 
								Dobbiamo apprezzare il loro gesto d'amicizia". 
								Presiede il rito l'arcivescovo Derek Worlock, 
								tra i sacerdoti che attorniano l'altare c'è 
								anche il vescovo anglicano Sheppard. Prima della 
								messa mons. Peradotto parla all'assemblea dei 
								fedeli. Riprende il discorso fatto in municipio: 
								"La comunità cattolica torinese è qui per 
								condividere fino in fondo un’ intensa momento di 
								solidarietà, di amicizia, di volontà di pace. E 
								poi: "Auspichiamo che dopo la tragedia di 
								Bruxelles che ha insanguinato un valore 
								spontaneo qual’ è lo sport si comprenda la 
								pericolosità di tutto ciò che apre spazi alla 
								violenza a cominciare dall'insolente ritualità 
								con cui ci si avvia agli stadi". Conclude con un 
								pensiero di Pier Giorgio Frassati: "Con la 
								violenza si semina l'odio, con la carità si 
								semina negli uomini la pace". Aveva detto mons. 
								Worlock: "Speriamo che la nostra venuta a Torino 
								sia il modo più eloquente di comunicare una 
								parte dell'immenso dolore che proviamo". La 
								città gli ha risposto con eloquente solidarietà. 
								Conferma il vescovo Sheppard; "Un'accoglienza 
								del genere è davvero confortante". E mister 
								Hatton: "Sapevo che non c'era motivo di temere 
								per il nostro soggiorno a Torino".
								 P.P.B.
								  
								Fonte:   
								
								La 
								Stampa © 19 giugno 1985
								
								  Fotografia: Hurrà 
								Juventus © 
								 | 
							 
						 
						
						
						
				
					
					
						
						
							
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								 "Attimi di 
								follia che hanno distrutto la nostra 
								reputazione" 
								 
								
								
								di Pier 
								Giorgio Betti 
								 
								
								
								Dura 
								condanna agli ultras del sindaco inglese che 
								guidava la delegazione ricevuta in Municipio - 
								Un impegno comune.
								
								 
								
								
						 (DALLA NOSTRA 
								REDAZIONE) TORINO - Abito scuro e cravatta nera 
								da lutto, il sindaco di Liverpool. Hugh Dalton, 
								appena entrato nell’affollatissima aula del 
								Consiglio comunale, apre con un gesto di umana 
								pietà questa giornata della rappacificazione e 
								della fratellanza che non risulterà esente da 
								vecchie e nuove polemiche. Raggiunge la fila di 
								poltroncine disposte nell’emiciclo e si china ad 
								abbracciare una donna che se ne sta seduta a 
								capo basso, quasi ripiegata su se stessa le 
								prende le mani, mormora parole che devono essere 
								di pena e di conforto. E una lacrima scende a 
								rigare il volto impietrito di Carolina Landini, 
								vedova di Gioacchino Landini, una delle vittime 
								della sciagurata sera di Bruxelles. E’ un 
								momento di intensa commozione che si rinnova 
								quando il "mayor" inglese si rivolge al sindaco 
								di Torino, Cardetti: "La preghiamo di accettare 
								l’espressione del dolore e della tristezza che 
								invadono i nostri cuori al ricordo della strage. 
								E’ terribile che la reputazione di Liverpool e 
								del suo sport sia stata distrutta in pochi 
								attimi a causa di un minuscolo gruppo di 
								criminali". Sono venuti in tanti da Liverpool, 
								una visita di riparazione, ma anche un "ponte di 
								pace", e Dalton dice che nella cieca violenza 
								degli "hooligans" allo stadio Heysel si 
								ritrovano i segni della frustrazione e della 
								rabbia di migliaia di giovani che, come in tutta 
								Europa, non hanno lavoro né prospettive: una 
								somma di "problemi sociali e politici che 
								richiedono soluzioni concrete nel nostro paese", 
								afferma ancora, e le sue parole sembrano una 
								replica alla signora Thatcher che dopo la strage 
								aveva puntato il dito accusatore contro 
								Liverpool, roccaforte laburista. Il sindaco Cardetti richiama "l'indubbia responsabilità 
								degli "hooligans" di Liverpool ubriachi di 
								birra". Torino, però, non confonde una masnada 
								in preda a fanatismo aberrante, "dietro il quale 
								ci sono sempre situazioni di malessere sociale", 
								con Liverpool e con l’Inghilterra. "Riteniamo 
								opportuna - aggiunge - la decisione assunta 
								dalla Football Association di vietare alle 
								squadre inglesi di partecipare alle gare europee 
								nella prossima stagione", ma esistono 
								sicuramente anche "responsabilità organizzative 
								nell’aver scelto uno stadio non idoneo per una 
								manifestazione di grande richiamo e per non aver 
								saputo assicurare un adeguato servizio d’ordine 
								ne’ far fronte al tragico evolversi degli 
								avvenimenti". Non è lo sport in discussione, ma 
								il "tifo" che da valvola di sfogo si trasforma 
								in "malattia mortale". E a proposito della 
								partita giocata a Bruxelles, Cardetti dice: "Che 
								l’incontro sia stato disputato lo stesso per 
								evitare conseguenze ancora più gravi, ha una sua 
								spiegazione. Sfuggono invece alla nostra 
								comprensione le danze di gioia inscenate sul 
								campo e il tripudio dei sostenitori sugli spalti 
								insanguinati; e grande amarezza hanno provocato 
								le manifestazioni di giubilo che si sono svolte 
								a Torino dopo la partita".  
								
								
						 Ringrazia John Welsh, 
								il tifoso del Liverpool che ha salvato diversi 
								italiani, e gli ospiti inglesi per "l’atto di 
								coraggio e di umiltà" compiuto venendo a Torino: 
								"Impegniamoci insieme perché non si ripetano mai 
								più tragedie assurde". Inviti alla fratellanza e 
								all’armonia vengono dall’arcivescovo cattolico Worlock, dal vescovo anglicano Sheppard, dal 
								vicario generale di Torino monsignor Peradotto 
								che però dichiara di non condividere la tesi che 
								"attribuisce la violenza solo ai condizionamenti 
								sociali": dobbiamo far crescere la fraternità, 
								dice, fra tutti i popoli. Parlano ancora il 
								vicepresidente della squadra del Liverpool, 
								Corkish, quello della Juventus Giordanetti; per 
								ultimo il presidente regionale del Coni, 
								Catella, a parere del quale gli sportivi 
								italiani non sono d’accordo col provvedimento di 
								esclusione delle squadre inglesi dalle 
								competizioni internazionali: "Non è giusto un 
								atto che penalizza grandi squadre di calcio 
								quando il problema vero è di adottare le misure 
								necessarie perché tragedie simili non si 
								ripetano". Il confronto tra le diverse opinioni 
								prosegue nella conferenza stampa che fa seguito 
								alla cerimonia ufficiale. Il Torino e la 
								Juventus sarebbero favorevoli o no 
								all’annullamento della sospensione delle squadre 
								inglesi ? Cardetti risponde che il problema 
								riguarda le autorità sportive e le squadre, e 
								che personalmente ha apprezzato il gesto di 
								autoesclusione degli inglesi. Il vicesindaco di 
								Liverpool, Hutton, è invece "triste e deluso per 
								la decisione affrettata che è stata presa nei 
								confronti dei nostri club". Ha fatto bene la 
								Juve a tenersi la Coppa ? Per Cardetti, 
								salomonico, il problema è marginale, le 
								sensibilità possono essere diverse e non sarebbe 
								giusto fare colpe alla squadra bianconera. Per 
								Dalton "è logico che il vincitore si prenda le 
								spoglie". E arrivano le domande graffianti: è 
								vero che la sottoscrizione lanciata a Liverpool 
								per le famiglie delle vittime ha raccolto poche 
								migliaia di sterline ? E’ vero che nessun tifoso 
								è ancora stato arrestato ? Le risposte sono 
								pacate: Liverpool attraversa una fase economica 
								estremamente difficile, la raccolta è appena 
								iniziata e sono in tanti a offrire quel che 
								possono. Per le indagini, che sono in corso, si 
								stanno utilizzando i filmati girati a Bruxelles: 
								ci vuole tempo, soprattutto per trovare prove 
								che valgano in Tribunale. Infine, un altro gesto 
								di riconciliazione: Il vescovo Worlock annuncia 
								di aver portato con sé una bandiera che i 
								ragazzi di una scuola di Liverpool hanno voluto 
								far giungere "ai nostri coetanei amici 
								torinesi". Nel tardo pomeriggio si è svolto il 
								rito religioso nella chiesa della Consolata, con 
								la partecipazione del cardinale Ballestrero e 
								dei vescovi inglesi. 
								
								  
								Fonte:  
								
								L’Unità © 19 giugno 1985
								
								  Fotografia: Gente © 
								 | 
							 
						 
						
						
						
				
					
					
						
						
							
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								 "Dateci una 
								mano per lenire tutto il dolore e la vergogna"
								
								 
								
								
								di Pier 
								Paolo Benedetto 
								 
								
								
								In Comune 
								l'incontro tra autorità inglesi e cittadine - 
								Un'atmosfera serena e dignitosa. 
								
								
						 A tre 
								settimane dalla strage di Bruxelles gli uomini 
								eminenti delle comunità civile, religiosa e 
								sportiva di Liverpool sono venuti a Torino per 
								chiedere di aiutarli a lenire dolore e vergogna: 
								"pochi scalmanati hanno seminato lutto in una 
								giornata di festa. Hanno screditato la nostra 
								città e il nostro Paese. Qui a Torino vi 
								tendiamo la mano in spirito d'amicizia, non 
								rifiutate la solidarietà di cui abbiamo 
								bisogno". La mano tesa è stata stretta mille 
								volte in tutte le sedi ufficiali in Municipio, 
								nella sede della Juventus, nella basilica della 
								Consolata. Gli incontri della riconciliazione 
								sono cominciati alle 10, in Comune. La "Sala 
								Rossa" è stipata all'inverosimile da 
								giornalisti, fotografi, cineoperatori e dalle 
								delegazioni. C'è il sindaco Cardetti con a 
								fianco il sindaco di Liverpool H. Dalton. Ci 
								sono il prefetto e il questore, il presidente 
								della Regione Piemonte e alcuni assessori e 
								consiglieri comunali, l'euro deputato Diego 
								Novelli; c'è Vittore Catella per il Coni, il 
								vice presidente della Juventus, Giordanetti, 
								mons. Peradotto in rappresentanza 
								dell'Arcivescovo. Dall'altra parte siedono il 
								deputato Hatton, una schiera di leader del 
								partito laburista, l'euro-deputato Steward, i 
								rappresentanti del partito conservatore, 
								l'arcivescovo cattolico Worlock, il vescovo 
								anglicano Sheppard, il vicepresidente della 
								squadra del Liverpool Corkish, il direttore 
								sportivo dell'Everton. E con moglie e 
								figlioletti in braccio John Welsh, l'uomo che a 
								Bruxelles ha teso davvero la mano aiutando i 
								tifosi italiani feriti e salvandone alcuni da 
								morte sicura: è lui che la folla fuori dal 
								municipio e dagli altri luoghi dove la 
								delegazione è passata, ha salutato con applausi 
								più calorosi, sinceri e commossi.  
								
								
						 In un banco, 
								composta nel suo dolore, la vedova di 
								Giovacchino Landini, Carolina Landini, il cui 
								figlio ieri era impegnato nell'esame di maturità 
								dove tra i temi da svolgere uno, quello sulla 
								violenza, deve averlo coinvolto drammaticamente. 
								Nello scambio di messaggi, risuonano a 
								ripetizione le parole "Vergogna", 
								"Condoglianze", "Perdono", "Pace", "Violenza 
								esecrabile", "Riconciliazione", "Gratitudine". 
								Ma come non cogliere dentro il turbine delle 
								parole, l’autentica mortificazione di questi 
								uomini su cui pesa l'umiliazione inflitta da 
								gruppi di loro concittadini irresponsabili ? Si 
								sono sforzati anche di spiegare le ragioni 
								tecniche e sociali del massacro di Heysel: "La 
								nostra città sta pagando un duro prezzo alla 
								crisi, il novanta per cento dei disoccupati sono 
								giovani. La tradizione sportiva è una delle 
								poche cose che ci fanno sentire presenti in un 
								contesto nazionale e internazionale. Siamo buona 
								gente, come voi, abbiamo problemi simili: nulla 
								giustifica quanto è successo in Belgio, ma 
								cerchiamo insieme di coltivare buoni rapporti 
								d'amicizia". Cardetti dice che la terribile 
								vicenda di Bruxelles "deve fare riflettere tutti 
								sulle cause della violenza. Condanniamo alcuni 
								episodi di intolleranza che si sono verificati 
								come i festeggiamenti fuori luogo per una 
								vittoria esaltata nel momento del lutto". Poi 
								consegna a Welsh il sigillo della città in segno 
								di riconciliazione. Nulla ha turbato questa e le 
								altre manifestazioni. Qualche battuta polemica 
								in un incontro con i giornalisti. Hatton 
								consegna una perizia "dalla quale risultano 
								chiare le responsabilità dei belgi che non hanno 
								garantito i servizi per l'ordine pubblico". 
								Domanda: "Avete a disposizione il filmato 
								dell'accodato, quanti hooligans sono stati 
								identificati e denunciati ?". Risposta: "Ancora 
								nessuno. Non è facile. I tribunali vogliono 
								prove certe. Sono tuttavia in corso indagini per 
								punire chi ha colpe precise". 
								
								  
								Fonte:  
								
								La 
								Stampa © 19 giugno 1985
								
								  Fotografie: Istitutosalvemini.it © 
								Stampa Sera © 
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								 Torino e 
								Liverpool fraternizzano
								
								 
								
								
								Giornata 
								della riconciliazione
								
								 
								
								
								di Luisella 
								Re 
								 
								
								
						 L'arcivescovo cattolico Dereck Worlock parla di 
								speranza, mentre i primi Torinesi che gli han 
								dato il benvenuto in Italia lo ascoltano in 
								silenzio: "Quando capita una tragedia che 
								coinvolge, lontano da casa, due famiglie, i 
								primi momenti sono impegnati nelle esequie 
								private, nel chiuso dolore di ciascuno dei due 
								gruppi coinvolti. Poi, però, nasce in entrambe 
								il bisogno di incontrarsi, confrontarsi, 
								aiutarsi. Io credo che sia con questo spirito di 
								reciproca simpatia e solidarietà che le famiglie 
								di Liverpool e di Torino oggi si sentono 
								vicine". Il vescovo anglicano David Sheppard 
								parla di sport, tra un gruppo di inglesi che 
								affettuosamente sottolineano il suo passato di 
								gran campione di cricket, capitano della squadra 
								nazionale: "Amo e seguo il mondo sportivo, 
								conosco per esperienza la cultura e la 
								responsabilità che rientrano nello stile delle 
								squadre e dei dirigenti delle nostre squadre, il 
								Liverpool e l'Everton. E' lo stesso stile, la 
								medesima cultura sportiva che caratterizza la 
								vostra Juventus. Per questo, aspetto con ansia 
								l'incontro con questa vostra grande squadra, nel 
								pomeriggio". Succederà poco prima della 
								cerimonia religiosa prevista alla Consolata per 
								le 18,15. Quando le mille voci di spiegazione e 
								commento sulla tragedia avvenuta a Bruxelles 
								cederanno il passo alla fiducia della preghiera 
								ed al silenzio del ricordo. Lo anticipa il 
								programma stabilito per gli ospiti di Liverpool 
								arrivati ieri sera a Torino per spiegare, 
								ricordare, riflettere sulla violenza insieme 
								assurda ed atroce che allo stadio di Heysel ha 
								corrotto quello che si anticipava come uno del 
								momenti più generosamente significativi della 
								cronaca calcistica e che invece ha segnato, con 
								le sue vittime, uno dei suoi drammi più 
								angosciosi. E' di fronte a questa realtà così 
								difficile da comprendere, così dura da 
								affrontare, che Torino e Liverpool scambieranno 
								oggi pomeriggio "il segno della pace". Spiega il 
								vicario generale, monsignor Peradotto: "Abbiamo 
								scelto la Consolata, luogo sacro tra i più amati 
								della città, dove da sempre i Torinesi sono 
								abituati a raccogliersi in preghiera per 
								celebrare le ricorrenze più significative e 
								superare le vicende più dolorose. In passato, 
								guerre e stragi di peste quali quella, di cui 
								ricorre in questi giorni il 150° anniversario, 
								che convinse i Decurioni di allora ad assumersi 
								il compito di celebrare ogni anno, a spese 
								pubbliche, le Quarantore di settembre. E adesso, 
								la strage di Bruxelles. All'altare, con i 
								religiosi della curia torinese guidati dal 
								cardinale Ballestrero, l'arcivescovo cattolico 
								Worlock cui spetterà il compito di pronunciare 
								l'omelia ed il vescovo anglicano Sheppard, che 
								parteciperà alle "intenzioni di preghiera". 
								 | 
							 
						 
						
						
							
								| 
								 
								
						 Uniti nel 
								raccoglimento di una liturgia cui le prime 
								anticipazioni di ieri regalano le cadenze, la 
								solennità ed insieme la disarmante affettuosità 
								di un ex voto. Precisa monsignor Peradotto: 
								"Siamo entrati in contatto con la chiesa di 
								Liverpool sin dalle prime ore dopo la tragedia 
								grazie a suor Gregoria, delle Figlie di San 
								Paolo, che lassù è servita di collegamento tra 
								noi ed i tre vescovi ausiliari che, assente 
								l'arcivescovo, si sono immediatamente messi in 
								rapporto con noi con la più sincera adesione". 
								Ma suor Gregoria e la provvidenza del suo 
								perfetto bilinguismo sono rimaste a Liverpool. 
								Ed è per questo che in Curia, ancora incerta la 
								presenza del cardinal Ballestrero, pressato da 
								precedenti impegni legati alla Cei e da una 
								serie di visite previste presso il clero di 
								Lonzo, che nelle ultime ore è stata invece 
								ufficialmente confermata, gli ultimi dettagli 
								della cerimonia han potuto essere definiti 
								soltanto nella nottata di ieri grazie alla 
								collaborazione del sottosegretario al Pontificio 
								Consiglio per i Laici Peter Coughlan. Sottolinea 
								intanto il vicario generale: "In nome del 
								cardinale, sono felice che questo incontro 
								avvenga nell'ambito dell'attuale novena in onore 
								della Consolata, patrona di Torino e della sua 
								diocesi. Mi sembra importante che questa messa 
								di fraternità possa coincidere con una cerimonia 
								che, all'antivigilia del 20 giugno, rientra 
								nelle tradizioni religiose più sentite della 
								città. Mi sembra inoltre di grande significato 
								la partecipazione dei gruppi laici e dei giovani 
								che in massa hanno aderito al nostro invito 
								prima ancora di conoscere il significato e il 
								valore che gli daranno gli amici di Liverpool". 
								Sono considerazioni oggi condivise con 
								gratitudine da tutta la delegazione inglese. Ha 
								spiegato al suo arrivo il vescovo Sheppard: 
								"Sono stato uomo di sport e sono adesso uomo di 
								fede. Ciò che più mi auguro è di incontrare qui 
								tanti giovani e di potermi sentire in loro 
								sintonia in quest'occasione di dolore e di 
								riconciliazione". Ha aggiunto l'arcivescovo 
								Worlock: "Anch'io porto a Torino il saluto di 
								tanti giovani, ma desidero sottolineare inoltre 
								il particolare messaggio di amicizia che mi è 
								stato affidato da tantissime famiglie di 
								Liverpool per le donne di Torino e del Piemonte, 
								sconvolte nel loro affetti più cari dalla 
								vicenda di Bruxelles. E' una tragedia che ha 
								inciso profondamente sia sulla comunità 
								cattolica di Liverpool che su quella anglicana. 
								Nelle nostre due cattedrali, incredibili folle 
								hanno atteso per ore ed ore di poter firmare i 
								registri di solidarietà esposti subito dopo il 
								dramma, raccolte in muti cortei che si sono 
								ripetuti giorno dopo giorno. E' questo silenzio, 
								questa pietà commossa e costernata, che noi 
								intendiamo offrire a Torino e alla sua 
								Consolata".
								  
								Fonte:  
								La 
								Stampa © 18 giugno 1985 
								  Fotografie: Stampa 
								Sera © L'Unità © 
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								 John Welsh 
								invitato dal Club-Juve alla partita
								 
								 
								
								
								E domani 
								alla "Filadelfia" l'inglese coraggioso
								 
								 
								
								
								di Luciano 
								Borghesi  
								 
								
								
								Stamattina, 
								a Palazzo Civico, Liverpool ha espresso tutto il 
								suo dolore. C'erano anche i parenti di Landini e 
								Russo, morti nello stadio di Bruxelles. 
								L'incontro ripreso in diretta dalla rai e 
								trasmesso in eurovisione.
								 
								 
								
								
						 Liverpool ha 
								espresso il più sentito dolore per la tragedia 
								di Bruxelles. Lo ha fatto, stamane, a Palazzo 
								Civico, per voce di quattro autorità: quella 
								politico amministrativa di Hugh Dalton, 
								presidente del consiglio comunale, quelle 
								religiose dell'arcivescovo cattolico Worlock e 
								del vescovo anglicano David Sheppard, quella 
								sportiva del vicepresidente del Liverpool calcio 
								Korkish. Parole pesate nella scelta di ogni 
								aggettivo, frasi calcolate in ogni pausa, in una 
								sala rossa che si è fatta immediatamente 
								silenziosa. I rappresentanti di Torino hanno 
								ascoltato, cercando di comprendere fino in fondo 
								lo stato d'animo che ha spinto "la delegazione 
								di pace" a Torino. Tra loro, i parenti di alcune 
								delle 38 vittime dell'inferno di Heysel, c'erano 
								le famiglie Landini e Russo. Si è avvertito 
								l'imbarazzo del non si può più tornare indietro. 
								Molti occhi chini sotto sguardi che hanno 
								cercato di scrutare la vergogna di chi deve 
								rappresentare anche le azioni ingiustificabili 
								di tifosi detti "hooligan". La Rai ha ripreso in 
								diretta le immagini e le voci sono state 
								diramate in Europa. Molti fotografi a 
								immortalare questa insolita cerimonia ufficiale, 
								mentre inviati inglesi e italiani hanno scritto 
								per intero gli interventi. La cerimonia ha 
								cercato più volte di scrollarsi la formalità, di 
								superare il gelido imbarazzo che in genere 
								dividono componenti diverse negli stati d'animo, 
								qui, ma, in generale, anche nella storia e nella 
								cultura. Dai discorsi del sindaco Giorgio 
								Cardetti, del vicario generale della Curia don 
								Franco Peradotto, del vicepresidente della 
								Juventus Remo Giordanetti, del presidente del 
								Coni per il Piemonte Vittore Catella una prima 
								possibilità di riprendere il dialogo tra città 
								che hanno anche certe affinità, e purtroppo 
								vivono momenti difficili per la crisi economica. 
								Da Torino non potevano giungere espressioni di 
								perdono e di comprensione. Inviti a far forza su 
								quei sentimenti sì. E' la volontà di capire, non 
								di giustificare. Perché tutto quanto è stato 
								vissuto e visto non finisca in tombe da 
								dimenticare. Doloroso è imparare una lezione da 
								scene di gente schiacciata che tendeva le mani. 
								Verso mezzogiorno la delegazione di Liverpool si 
								è trasferita al salone Seat. Hanno risposto alle 
								domande dei giornalisti. Nel pomeriggio la 
								visita alla Juventus. La gente di Liverpool 
								incontra il presidente Boniperti, giocatori e 
								tifosi. Piercarlo Perruquet ha invitato John 
								Welsh a essere presente, domani sera, alla 
								partita Juventus-Milan. Welsh sarà in curva 
								Filadelfia con migliaia di tifosi bianconeri. 
								"Sarà probabilmente l'ultima partita di calcio 
								cui assisterò. - dice Welsh - Sono troppo scosso 
								non credo che riuscirò a riprendermi". 
								  
								Fonte:  
								
								Stampa Sera © 18 giugno 1985
								(Testo © Fotografia) 
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								 "Son qui per 
								dirgli grazie m'ha salvato la vita"
								
								 
								
								
								Donne, 
								uomini, ragazzi davanti al Municipio assiepati 
								per vedere la delegazione inglese. Arnaldo 
								Bononi, 52 anni, è arrivato da Fiesso 
								Umbertiano, in provincia di Rovigo, con la 
								figlia Roberta. 
								 
								
								
						 Sono venuti 
								in un paio di centinaia, stamattina sulla piazza 
								del Municipio, "per vedere" la delegazione 
								inglese: donne, uomini, ragazzi. Molti arrivati 
								lì apposta, altri passati per caso, di ritorno 
								dal mercato con le sporte piene. E fra quella 
								piccola folla assiepata sotto il sole - 
								controllata da polizia, carabinieri e vigili 
								urbani - si animavano discussioni, si facevano 
								commenti: amari, arrabbiati, rassegnati, tristi. 
								Qualcuno all'Heysel c'era, e raccontava, 
								qualcuno ha vissuto "il massacro" in diretta tv, 
								e ne parlava accorato. Fra chi "c'era", Arnaldo 
								Bononi, 52 anni, arrivato da Fiesso Umbertiano, 
								in provincia di Rovigo, insieme con la figlia 
								Roberta soltanto per salutare e ringraziare 
								ancora John Welsh, il tifoso inglese che gli ha 
								salvato la vita: "Ero incastrato, la gente 
								impazzita mi passava sulla schiena e mi 
								calpestava - ricorda . Se non ci fosse stato 
								lui a tirarmi fuori non sarei qui". Intorno a 
								Bononi, un capannello di amici e di curiosi: 
								"Non dovrebbero essere gli inglesi a chiedere 
								scusa, ma i belgi - dice Gino Nicosia . La 
								colpa è tutta della loro disorganizzazione". E 
								Arnaldo Bonomi assentisce: I  gendarmi hanno 
								rotto gli stendardi dei reds: quella è stata la 
								scintilla che ha provocato il disastro. Gli 
								inglesi hanno reagito e si sono buttati su di 
								noi, i pochi italiani vicini, per fare 
								altrettanto con le nostre bandiere. Una 
								leggerezza inammissibile da parte della 
								polizia". Ma che significato ha, adesso, la 
								visita della delegazione a Torino ? E' Roberta 
								Bononi, 20 anni, studentessa universitaria, a 
								rispondere: "Credo serva a placare gli animi, a 
								far capire che non è sensato prendersela con gli 
								inglesi. Quella violenza fa parte anche della 
								nostra società. La sola differenza è che 
								Oltremanica si beve di più". In sala rossa i 
								sindaci e i vescovi pronunciavano i loro 
								discorsi: "Siamo qui a manifestare un dolore 
								difficile da esprimere, un dolore che viene dal 
								cuore. Questa visita era l'unico modo che 
								avessimo per farlo" diceva Hug Dalton, primo 
								cittadino di Liverpool, ma fuori ci si chiedeva: 
								"Apprezziamo pure il gesto e non vogliamogliene, 
								ma i nostri morti ? Che cosa consola le famiglie 
								delle vittime ? La retorica, forse ?". E a don 
								Peradotto, che al microfono ha parlato del "male 
								che viene dal cuore dell'uomo" proponendo e 
								proponendosi di "costruire animi nuovi e spiriti 
								non violenti" e auspicando "fratellanza fra i 
								popoli", sembrano far eco Enzo e Sergio, 
								venditori ambulanti ventenni. "Noi all'Heysel 
								c'eravamo e alla partita andiamo anche qui. Li è 
								stata colpa della polizia, da noi queste cose 
								non succedono perché la tifoseria è ben 
								controllata dalla polizia e dai carabinieri. Ma 
								la violenza è la stessa. Una violenza che sta 
								dentro tanti di noi e creata proprio dalla 
								società, la stessa società che dovrebbe cercare 
								almeno di trovare dei rimedi".
								 E.FER.
								  
								Fonte:  
								
								Stampa Sera © 18 giugno 1985
								
								  Fotografia: L'Unità © 
								 | 
							 
						 
						
						
						
				
					
					
						
						
							
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								 Hanno 
								portato il loro giornale in edizione bilingue
								
								 
								
								
								"Siamo 
								oppressi dal dolore"
								
								 
								
								
								Duemila 
								copie del "Liverpool Echo". 
								
								
						 "I nostri 
								cuori sono oppressi dal dolore" dice la prima 
								pagina dell'edizione straordinaria del 
								"Liverpool Echo", arrivata insieme alla 
								delegazione coll'aereo atterrato ieri a Caselle. 
								Gli inglesi ne hanno portato con sé duemila 
								copie, hanno cominciato a distribuirle 
								all'aeroporto, e oggi le daranno a tutti quelli 
								che incontreranno. E' un altro modo di parlare a 
								Torino, di dare avvio a quel dialogo difficile 
								che ieri, mentre il pullman di Liverpool correva 
								verso un albergo del centro, scavava rughe 
								d'inquietudine e una vaga preoccupazione sulla 
								faccia gioviale del co-sindaco Derek Hatton, su 
								quella austera del capo della municipalità, Hugh 
								Dalton, su quelle dei consiglieri e dei 
								rappresentanti delle squadre di calcio, su 
								quelle del vescovi. Il giornale è in edizione 
								bilingue, e riporta una piccola antologia dei 
								pezzi e dei titoli usciti nei giorni successivi 
								alla tragedia dello stadio, più l'editoriale 
								scritto "a caldo", il giorno dopo: "Anno dopo 
								anno, che fosse buono o cattivo, i tifosi del 
								Liverpool non hanno mai dovuto tornare a casa di 
								soppiatto per la vergogna. Fino ad oggi..." 
								esordisce l'articolo di fondo. "E adesso c'è 
								questo. Quattrocento milioni di spettatori di 
								tutto il mondo sono stati testimoni delle scene 
								nauseanti di violenza di ieri sera. Preghiamo 
								affinché anch'essi capiscano, come noi, che c'è 
								una schiacciante maggioranza di tifosi del 
								Liverpool che preferirebbe dire addio al calcio 
								piuttosto che essere associati a quello che è 
								successo ieri sera". Poi un titolo a tutta 
								pagina: "Quanti morti vale un incontro di 
								calcio?", e una mascherina che percorre le 
								pagine dedicate alla tragedia, e ripete le due 
								parole chiave di quel giorno: "La vergogna e il 
								dolore". Il paginone centrale è tutto di © 
								Fotografie: sono le immagini delle solenni messe 
								per i morti e per la riconciliazione celebrate 
								due sabati fa nella cattedrale cattolica di 
								Cristo Re e in quella anglicana. Una bambina, 
								inginocchiata, ha il cappelluccio della squadra 
								del Liverpool.  
								
								
						 Le immagini del dolore, quelle 
								della tragedia e quelle dell'orgoglio si 
								alternano. Ma il Liverpool Echo ha anche qualche 
								cosa da mostrare al mondo: il viso, ad esempio, 
								di John Welsh, il tifoso che ha salvato la vita 
								a una ragazza italiana in quel settore Z dello 
								stadio Heysel trasformato in un inferno. C'è la 
								notizia che al barista di Liverpool è stata 
								offerta una vacanza in Italia, c'è, data con 
								grande rilievo, la lettera che una mamma di 
								Liverpool, Thelma Campbell, aveva scritto a 
								"Stampa Sera" per dire tutto il suo dolore e la 
								sua pena, e che il nostro giornale ha pubblicato 
								due lunedì fa. "Siamo preoccupati - E gli 
								italiani accusano ricevuta" dice il titolo. Poi, 
								ancora immagini di funzioni religiose e infine, 
								in ultima pagina, un messaggio "Ai Torinesi, da 
								una piccola scuola di Liverpool". "Molti bambini 
								della scuola di St Brigid's imparano l'italiano. 
								La loro insegnante, la signorina Irene 
								Davenport, ha scritto a loro nome al presidente 
								della squadra di calcio della Juventus per 
								esprimere il loro rincrescimento per i fatti che 
								sono avvenuti a Bruxelles. "...Ora inviano 
								questo messaggio di pace - un segno di speranza 
								per il futuro - a tutta la gente di Torino" 
								spiega il giornale. Poi, il testo firmato dai 
								ragazzi: "Siamo una scuola media cattolica di 
								Liverpool con 350 alunni ed ogni alunno è un 
								grande tifoso delle nostre due squadre famose 
								Everton e Liverpool. Tuttavia, i nostri alunni e 
								gli insegnanti erano rimasti molto male dopo la 
								tragica serata a Bruxelles l'altra settimana e 
								vi vorremmo esprimere il nostro cordoglio e 
								simpatia per quello che avete sofferto. Parecchi 
								dei nostri alunni studiano la lingua italiana ed 
								abbiamo già molti corrispondenti d'una scuola 
								media di Gualtieri, vicino Bologna. Abbiamo 
								fatto una messa in scuola per i morti e i feriti 
								di Bruxelles e preghiamo per un rapporto 
								migliore tra le nostre due città. Vi preghiamo 
								di accettare le nostre più sentite 
								condoglianze".  M. BAU.
								  
								Fonte:  
								
								La 
								Stampa © 18 giugno 1985
								
								  Fotografie: Stampa 
								Sera © 
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								 Ieri poco 
								dopo le 18 la delegazione di Liverpool 
								all'aeroporto 
								
								
								A Caselle 
								tra inquietudine e commozione
								
								 
								
								
								Sono qui per 
								capire e farsi capire. 
								
								
						 Sulla pista 
								dell'aeroporto di Caselle, alle 18,12 di ieri: 
								aperto il portello, dal Jet 9412 della Dan Air 
								(una compagnia privata britannica) schizzano 
								letteralmente fuori una dozzina di persone fra 
								fotografi, operatori televisivi della BBC e 
								giornalisti inglesi, disponendosi in circolo 
								davanti alla scaletta. Trenta metri più in là, 
								tenuti a bada da un cordone di agenti, i loro 
								colleghi italiani tumultuano: "Ehi, e noi ? 
								Fateceli vedere, spostatevi, lasciateci 
								avvicinare"... La prima ad affacciarsi, timida e 
								un po' impacciata di fronte alla ressa 
								rumoreggiante e spintonante, è Marie Welsh, la 
								moglie di John, il tifoso inglese che in quella 
								tragica sera allo stadio Heysel di Bruxelles ha 
								contribuito a salvare non poche vite umane. Lei 
								ha in braccio la bambina e tiene per mano il 
								maschietto (Marie e John anche loro): sorride, 
								sollevata, al marito che è arrivato ad 
								attenderli da Roma e sale la scaletta ad 
								abbracciarla. Poi, tutti insieme, la prima foto 
								per soddisfare le esigenze dei mass media, e la 
								prima dichiarazione: "Voglio esprimere la mia 
								solidarietà ai disoccupati di Torino, anch'io e 
								mia moglie lo siamo - dice, un po' a sorpresa. - 
								Quella di domani sarà forse l'ultima partita di 
								calcio che vedrò". Comincia con questa immagine 
								familiare la "missione di pace e 
								riconciliazione" voluta dalla città di 
								Liverpool, e ben accolta dai Torinesi, per 
								cercare di ricucire il tessuto di amicizia 
								strappato in modo crudele venti giorni fa 
								nell'inferno provocato dalle centinaia di 
								irresponsabili hooligans scatenati, ebbri di 
								alcol ma soprattutto di violenza. Trentotto 
								morti, in un'occasione che doveva essere di 
								festa e divertimento, "l'incontro dell'anno fra 
								due delle migliori squadre di calcio europee". 
								Poco dopo il presidente del consiglio comunale 
								di Liverpool, Hugh Dalton, affrontando per la 
								prima volta la raffica di domande, chiarirà il 
								significato di quello che è stato definito il 
								"ponte aereo della pace": " I nostri sentimenti 
								sono di dolore e solidarietà. Ciò che è accaduto 
								è irreparabile e incancellabile, ma è importante 
								ricostruire un ponte fra Torino e Liverpool. 
								L'anno scorso, a Roma, in un momento analogo, ci 
								fu una grande festa dello sport. A Bruxelles ha 
								prevalso quella violenza che tutti noi cerchiamo 
								in ogni modo di combattere".  
								
								
						 E il vescovo 
								anglicano David Sheppard, ex campione di 
								cricket: "C'è un grande senso di pena a 
								Liverpool. Per noi venire qui è come portare il 
								nostro cordoglio a degli amici". Poi 
								l'ufficialità, le strette di mano con gli 
								assessori torinesi Elda Tessore (sport) e 
								Francesco Mollo (rapporti internazionali), 
								demandati ad accogliere la delegazione inglese, 
								i responsabili dell'organizzazione di questo 
								incontro che nessuno avrebbe voluto veder 
								avvenire in simile circostanza, trascinano via 
								gli ospiti. Con Dalton, Sheppard e i Welsh ci 
								sono altre venticinque persone: l'arcivescovo 
								cattolico Derek Worlock, il vicesindaco Derek 
								Hatton, il vicepresidente del "Football Club 
								Liverpool" Corkish, il direttore dell'Everton, 
								l'altra 
								squadra di calcio della grande città 
								inglese, il condirettore del quotidiano 
								Liverpool Echo, Vincent Kelly, e consiglieri 
								comunali, un folto gruppo di politici 
								(laboristi, conservatori, liberali, non del 
								tutto d'accordo fra loro, sull'aereo ci sono 
								state accuse, rivolte ai laboristi, di "voler 
								strumentalizzare politicamente la missione"; e 
								le striminzite 4000 sterline, otto milioni e 
								mezzo di lire, raccolte a Liverpool per aiutare 
								le famiglie delle vittime, non appaiono gran 
								cosa neppure a chi è incaricato di devolverle), 
								e giornalisti, che portano duemila copie di 
								un'edizione speciale in italiano del giornale di 
								Liverpool, sulla cui prima pagina spiccano le 
								parole "I nostri cuori sono oppressi dal 
								dolore". Fuori dell'ufficialità, la risposta di 
								Torino, della gente, dei familiari delle due 
								vittime torinesi e delle altre, di coloro "che 
								c'erano" e della massa che ha assistito alla tv, 
								"in diretta", a quello spettacolo desolante, si 
								conoscerà comunque stasera, quando alle 18,15 
								gli arcivescovi cattolico e anglicano di 
								Liverpool celebreranno col cardinal Ballestrero 
								la Messa nella chiesa della Consolata. Di tutti 
								gli appuntamenti previsti sarà questo il momento 
								più autentico. Al di là della retorica e dei 
								discorsi ufficiali, la possibilità di 
								ricominciare a convivere senza rancori, anche 
								inespressi, si vedrà poi: quando si potrà 
								constatare, oltretutto, se la tragedia 
								dell'Heysel sarà "servita" almeno a cambiare 
								radicalmente il modo di vivere il calcio.
								 
								M. SP.
								  
								Fonte:  
								
								La 
								Stampa © 18 giugno 1985
								
								  Fotografia: Stampa 
								Sera © 
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								 Liverpool a 
								Torino con un messaggio di amicizia
								
								 
								
								
								Ieri 
								l’arrivo, oggi l’incontro con la giunta - "Non 
								si può riparare al male, ma si può costruire un 
								ponte di fratellanza".
								
								 
								
								
						 (DALLA NOSTRA 
								REDAZIONE) TORINO - "Abbracciamo la città di 
								Torino con spirito di fratellanza. Quello che è 
								successo contiene in sé qualcosa di 
								irreparabile. Non possiamo riparare al male, a 
								tutto ciò che è stato fatto, tuttavia possiamo 
								costruire un ponte di amicizia che unisca le 
								nostre due città". Parole semplici, asciutte, 
								che vanno diritte al cuore. Le scandisce il 
								sindaco di Liverpool, Hugh Dalton, davanti a un 
								nugolo di cine-operatori, fotografi, 
								giornalisti, che lo circondano, lo assediano, 
								mentre si rivolge alla rappresentanza del comune 
								di Torino. In anticipo sulla tabella d’arrivo, 
								il volo della "DAN AIR", decollato da Liverpool 
								alle 16.09, con a bordo la delegazione della 
								città inglese, atterra dolcemente sulla pista di 
								Caselle. Dal "messaggero di pace" discendono 
								primi fra tutti Maria e Richard Welsh, 
								rispettivamente moglie e zio di John Welsh, il 
								"salvatore" dell'Heysel, l’uomo che con coraggio 
								ha salvato la vita ad una decina di Italiani 
								travolti, in quei venti minuti di terrore nel 
								settore "Z" dello stadio di Bruxelles. La donna 
								stringe a sé i suoi bimbi: John e Maria, di tre 
								e due anni. Suo marito, atterrato poche ore 
								prima, proveniente da Roma, ha dichiarato: 
								"Porto la solidarietà di tutti i disoccupati di 
								Liverpool a quelli di Torino". La morsa del 
								fotografi si stringe fulmineamente, quasi a 
								chiudere in un budello la scaletta dell'aereo, 
								da cui discendono in rapida successione tutte le 
								personalità della delegazione di Liverpool. Dal 
								sindaco Dalton ai membri del consiglio comunale, 
								dall'arcivescovo cattolico Derek Warlock al 
								reverendo anglicano Davide Sheppard, ai 
								dirigenti della società calcistica del 
								Liverpool.  
								
								
						 Ad attendere tutti, gli assessori 
								comunali Elda Tessore e Francesco Mollo, il 
								console inglese a Torino, mister Wicks, ed il "minister" 
								(una sorta di vice ambasciatore o ambasciatore 
								in seconda) mister Fitrherbert. Le parole che 
								cogliamo nella grande ressa sono di prammatica 
								poiché, come ha spiegato il console Wicks che ha 
								svolto la funzione di portavoce del gruppo, la 
								conferenza stampa è prevista oggi, nell'incontro 
								che la delegazione avrà a Palazzo Civico con il 
								sindaco Cardetti e quattro assessori. Il più 
								loquace si è rivelato II reverendo Sheppard, che 
								ha affermato: "Siamo a Torino per esprimere II 
								nostro cordoglio. Il nostro dolore per tante 
								vittime innocenti di una tragedia. Auspico che 
								domani (oggi per chi legge NdR) nella 
								funzione religiosa al Santuario della Consolata 
								vi siano tanti giovani, perché grande è il 
								significato della parola fratellanza". Ed è una 
								chiave di lettura anche del laburista di 
								sinistra Derek Hatton, vice capogruppo al comune 
								di Liverpool, che in volo ha dichiarato a 
								giornalisti inglesi: "Il primo ministro Thatcher 
								ha strumentalizzato la tragedia dello stadio 
								come una seconda guerra delle Falkland". 
								Sull'aereo non sarebbero mancate polemiche e 
								scambi velenosi tra i sette laburisti, da una 
								parte, con i conservatori e liberali alleati 
								dall'altra. Questi ultimi accusano a loro volta 
								i laburisti di aver strumentalizzato la missione 
								di pace. Una ulteriore prova di come, anche in 
								questa triste circostanza, vecchi e sordidi 
								rancori non siano rimasti a casa. Per la 
								cronaca, i rappresentanti di Liverpool hanno 
								inviato un incaricato a Bruxelles per 
								controllare le misure di sicurezza che 
								esistevano nel tragico stadio, allo scopo di 
								concordare con i torinesi una denuncia nei 
								confronti degli organizzatori.
								 M. R.
								  
								Fonte:  
								
								L’Unità © 18 giugno 1985
								
								  Fotografia: Stampa 
								Sera © 
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								 Con la 
								delegazione che vuole ricostruire l'amicizia 
								umiliata dalla tragedia di Bruxelles 
								
								
								Da Liverpool 
								a Torino sul jet della pace
								
								 
								
								
								di Enrico 
								Singer 
								 
								
								
						 TORINO - A 
								Liverpool l'aereo rulla puntuale sulla pista, 
								alle 3 del pomeriggio, sotto la pioggia. In un 
								attimo il porto e le villette brune della 
								periferia spariscono dietro le nuvole. Il 
								viaggio della riconciliazione a Torino è 
								cominciato. E' dal giorno successivo alla strage 
								nello stadio Heysel di Bruxelles che gli 
								amministratori della città inglese, i dirigenti 
								della squadra dei "reds", il vescovo cattolico e 
								quello protestante, hanno lavorato per arrivare 
								a questo giorno. Hanno scelto la delegazione (28 
								persone), hanno preso contatti, preparato 
								discorsi. Adesso che il jet è in volo sono tutti 
								tesi. Sperano di essere capiti ma l'esame da 
								superare è duro. "Quei trentotto morti pesano a 
								Liverpool e in Inghilterra come in Italia", dice 
								Derek Hatton, il vicesindaco che è stato uno dei 
								più convinti sostenitori del viaggio. "Vogliamo 
								scongiurare una guerra tra città, tra italiani e 
								inglesi. A Torino speriamo di incontrare anche i 
								familiari di qualcuna delle vittime di Bruxelles 
								per testimoniare il nostro cordoglio sincero. 
								Non cerchiamo scuse ma comprensione. Dobbiamo 
								lavorare insieme per ricostruire l'amicizia, per 
								eliminare dubbi assurdi: la violenza di un 
								gruppo di teppisti non può condannare un Paese". 
								Anche gli altri rappresentanti del consiglio 
								comunale di Liverpool insistono su questo tema: 
								la violenza di una minoranza va isolata. Per una 
								volta, sono d'accordo i laboristi (che governano 
								la città). I conservatori e i liberali, tutti 
								presenti nella delegazione. Raccontano i mille 
								episodi di solidarietà, cercano di descrivere lo 
								sgomento che la città continua a vivere. Hanno 
								portato centinaia di lettere che gente comune ha 
								scritto al municipio e ai giornali, i disegni 
								che i bambini di una scuola - la St. Brigids's - 
								hanno realizzato in classe. Due funzionari li 
								tengono arrotolati su una delle poltrone 
								dell'aereo: si intravedono volti che piangono e 
								scritte di pace. "Li regaleremo ad una scuola di 
								Torino", dicono. Hatton parla anche di 
								iniziative concrete. Mostra un documento che 
								vuole sottoporre, oggi, alle autorità di Torino 
								e ai dirigenti della Juventus. E' una relazione 
								dell'ufficio tecnico del Comune di Liverpool: 
								l'ha realizzata un perito che, cinque giorni fa, 
								è stato a Bruxelles. Nove fogli che 
								dimostrerebbero l'inadeguatezza delle strutture 
								dello stadio Heysel. Nel discorso riemerge la 
								polemica inglese contro l’UEFA. "La follia degli 
								hooligans è la prima responsabile, certo, ma in 
								quello stadio non si doveva giocare una partita 
								così". Secondo Hatton sarebbe venuto il momento 
								di ragionare su tutte le responsabilità "perché 
								tragedie simili non si ripetano".  
								
								
						 Una critica 
								dura è rivolta anche al governo di Margaret 
								Thatcher. Il tono si accende, il confronto 
								politico a Liverpool, bastione laborista, è 
								forte. "Ci hanno già regalato la guerra delle 
								Falkland - dice Derek Hatton - ora la 
								disoccupazione. I fenomeni di violenza, gli 
								sbandati sono soprattutto colpa di una certa 
								politica". Ma sull'aereo della riconciliazione 
								prevalgono voci più pacate, anche se a Londra le 
								dichiarazioni di Hatton avranno un seguito. Sono 
								i due vescovi di Liverpool, che siedono uno 
								accanto all'altro, a insistere sul messaggio di 
								fratellanza che la delegazione vuole portare in 
								Italia. Ricordano che quando il Papa visitò la 
								città inglese, tre anni fa, entrò e si fermò in 
								preghiera sia nella cattedrale cattolica che in 
								quella anglicana: "Oggi siamo qui insieme per 
								esprimere i sentimenti più profondi della nostra 
								popolazione, delle due Chiese. Sentimenti di 
								dolore e di speranza". L'arcivescovo cattolico, 
								monsignor Derek Worlock, concelebrerà una messa 
								con il cardinale Ballestrero: "Ripeterò ai 
								giovani di Torino quello che ho detto ai giovani 
								di Liverpool, dallo sport dobbiamo bandire la 
								violenza". E il vescovo anglicano, reverendo 
								David Sheppard (che è stato nazionale inglese di 
								cricket), annuisce. L'aereo si avvicina a 
								Torino. I ventotto componenti della delegazione 
								sembrano preoccupati. Rispondono alle domande ma 
								poi, quando scoprono che il giornalista che 
								hanno di fronte è italiano, chiedono pareri, 
								impressioni. "Come ci accoglieranno ? E' vero 
								che c'è tanto risentimento ?". I meno abituati a 
								trovarsi al centro dell'interesse (sul jet ci 
								sono 34 giornalisti e decine di telecamere) sono 
								la moglie e lo zio di John Welsh, il tifoso del 
								Liverpool che, nello stadio di Heysel, ha 
								aiutato gli italiani mettendo in salvo otto 
								persone. John è già in Italia: tornerà a casa 
								con i suoi. La moglie, Marie, ha portato con sé 
								i due bambini. E' frastornata. "Mio marito un 
								eroe ? Non so, lo hanno scritto i giornali 
								inglesi. Credo che abbia fatto soltanto quello 
								che qualsiasi essere umano avrebbe dovuto fare". 
								Alle sei del pomeriggio il "Boeing" si posa 
								sulla pista dell'aeroporto di Caselle. Il 
								pilota, al consueto saluto, unisce un augurio 
								particolare: "Successo per la vostra missione". 
								Si aprono le porte. Ancora giornalisti, 
								telecamere, fotografi: il viaggio di 
								riconciliazione è arrivato alla sua meta. 
								  
								Fonte:  
								
								La 
								Stampa © 18 giugno 1985
								
								  Fotografie: L'Unità © 
								 | 
							 
						 
						
						
						
				
					
					
						
							
								
									
						
						
									
						
						
						
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								 Lunedì 
								la delegazione inglese arriverà a Torino
								
								 
								
								
								Missione da 
								Liverpool in viaggio d'amicizia
								
								 
								
								
								Autorità 
								municipali, religiose, sportive - Il programma 
								della visita. 
								
								 
								
								  C'è un 
								programma di massima per il viaggio di "amicizia 
								e riflessione, che la delegazione di Liverpool 
								compirà a Torino lunedì, martedì e mercoledì 
								prossimi. Lo hanno reso noto, quasi 
								contemporaneamente, le autorità inglesi e quelle 
								italiane. Il gruppo, che arriverà a Torino nel 
								pomeriggio di lunedì, sarà composto da una 
								ventina di persone con a capo il presidente del 
								Consiglio comunale Hugh Dalton, l'arcivescovo 
								Derek Worlock e il vescovo David Sheppard. Fra 
								di loro undici membri del consiglio municipale 
								(otto laburisti, due liberali e un 
								conservatore), membri del Parlamento e del 
								sindacato, rappresentanti dei football clubs 
								Liverpool ed Everton, giornalisti di numerose 
								testate. E' annunciata anche la presenza di John 
								Welsh, il barista di 27 anni che a Bruxelles fu 
								tra i più attivi nel soccorrere i tifosi 
								italiani schiacciati nella calca: dovrebbe, 
								nell'occasione, incontrare alcuni feriti. Tutti 
								gli appuntamenti ufficiali sono concentrati 
								nella giornata di martedì: alle 10, nella Sala 
								consiliare di Palazzo Civico, è in programma un 
								incontro (che si annuncia particolarmente 
								affollato) con l'Amministrazione comunale e con 
								le massime autorità civili, militari, religiose, 
								sociali e sportive; nel pomeriggio (in orario e 
								luoghi ancora da definire) la delegazione sarà 
								ricevuta dalla Juventus e forse anche dal Torino 
								Calcio mentre più tardi (alle 18,15) è previsto 
								un rito religioso alla Consolata, con la 
								probabile partecipazione del cardinale 
								Ballestrero. La delegazione lascerà l'Italia 
								nella mattinata di mercoledì. Da Liverpool 
								giunge intanto notizia di serrate indagini per 
								l'identificazione dei tifosi che potrebbero 
								essere stati all'origine degli incidenti. 
								L'esame al rallentatore di oltre 50 ore di 
								filmati forniti alla polizia di Liverpool dalla 
								televisione belga ha permesso di compiere 
								notevoli progressi: sarebbero almeno una ventina 
								gli "hooligans" in procinto di essere 
								identificati. Alcuni dei loro nomi sono stati 
								fatti da sconosciuti. Fra pochi giorni 
								dovrebbero intanto giungere a Liverpool 
								poliziotti e magistrati di Bruxelles che stanno 
								indagando su quanto accaduto all'Heysel stadium. 
								  
								Fonte:  
								
								La 
								Stampa © 12 giugno 1985
								
								  Fotografie: 
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