
Davanti all'Heysel è
impossibile sentirsi fra i giusti,
ma ci si può schierare
soltanto dalla parte giusta...
(Domenico
Laudadio)
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Pensieri
e Parole

In Memoria delle Vittime dello Stadio Heysel
Messaggi Ospiti del Museo, Aforismi
e Frasi Celebri
Avevo 13 anni, ero
davanti alla tv e non capivo cosa stesse
succedendo. Ci ripenso spesso ancora adesso. Mi
dà un senso di malessere. La Juve, però, la amo
sempre di più. Come l'amavano i nostri fratelli
morti.
Gianpaolo Accordino
© Fotografie:
Saladellamemoriaheysel.it - Comitato Heysel
Reggio Emilia
27.05.2017
- Il Ricordo è prezioso
compagno di Vita… Noi non dimentichiamo…
28.05.2016
- In queste notti dai
primi tepori estivi il vento sussurra parole
lievi ma incredibilmente profonde… I trentanove
angeli sempre e per sempre con noi...
29.05.2015
-
Non è mai troppo tardi
per chiedere perdono per ciò che è stato fatto e
per quanto che non è stato fatto. E non sarà mai
abbastanza ciò che potremo fare, ma potrà
renderci dignità e rendere onore alle vittime. E
servirà per mantenere viva la Memoria. Noi
tifosi bianconeri e la nostra Juve abbiamo
ancora il tempo per redimere una parte di colpa,
coltiviamo e onoriamo il ricordo, lasciamo
volare in alto… Fa parte di noi... Ogni mese di
maggio… Ogni giorno…
28.05.2014
- Il Pensiero corre
Sempre, la Memoria è viva... Non dimenticare,
ricordare con umiltà, coraggio e
partecipazione... Insieme...
29.05.2010 - Sono passati già
venticinque anni, ero dai miei nonni, l'attesa,
poi i primi collegamenti... La partita... A
dieci anni non comprendi il dramma della morte.
Poi con il passare degli anni il RICORDO rimane,
un bambino di undici anni non può morire per una
partita, era solo andato con suo babbo a vedere
la nostra Juve. Ho capito che tutto sia stato
offuscato, messo dietro l'angolo, nascosto per
vergogna ... Ma no basta… Non ci sono
giustificazioni. Adesso con due figli so che la
MEMORIA non deve rimanere nell'ombra, ma deve
camminare con noi. Il mio pensiero per i 39
angeli vola in alto... Non mi stancherò...
27.05.2018 ...
La luce accompagni i nostri angeli nell’eternità
... Noi custodi della Memoria...
27.05.2019 ...
Che non rimanga mai indietro e mai sola la
Memoria ...
29.05.2020 ...
Oggi, ancora più domani e per sempre
manteniamo la Memoria ...
29.05.2021 ... E ancora ... E ancora ... non
dimentichiamo.
Luca Agostini
L' ultima cosa che ci
interessa è quel trofeo...
È come se non
esistesse
(Giovanni Agnelli) |
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Ciao Francesco (N.D.R.
Caremani), mi chiamo Gianluca Agus, ti scrivo
queste poche righe perché ci tengo a dirti
grazie. Ho appena terminato di leggere il tuo
libro HEYSEL, le verità di una strage annunciata
e, da semplice lettore quale sono, voglio
ringraziarti per avermi fatto aprire gli occhi
su un avvenimento che si era negli anni
addormentato in chissà quale remoto angolo della
mia memoria. Voglio ringraziarti per avermi
fatto, pagina dopo pagina, arrabbiare fino a
scaraventare più volte il tuo libro contro la
parete. Io non potevo credere a quello che
leggevo, sembrava più un romanzo di Kafka che un
resoconto realistico di un evento sportivo (?)
di oramai 30 anni fa. Ecco, quest'anno sarà il
trentesimo anniversario di quella assurda
strage, mi piacerebbe che il 29 maggio tutti, ma
proprio tutti dedicassero una giornata a rendere
omaggio a 39 esseri umani morti a causa di
qualcosa che la mia mente, per quanto mi
impegni, non riuscirà mai a definire
chiaramente: malvagità ? Stupidità ? Crudeltà ?
39 persone morte non una, non dieci, ma 1.000
volte a causa anche un po' nostra, cittadini
colpevoli di indifferenza e di scarsa memoria.
Un abbraccio, Gianluca.
Gianluca Agus
Ciao, sono appena
tornato dallo stadio Heysel dove 24 anni fa
(oggi) è successa la tragedia del popolo
Juventino. Un'atmosfera surreale. Non c'era
nemmeno un fiore. Una sciarpa... Niente.
Abbandonati e dimenticati. Sono entrato nello
stadio proprio sotto la curva maledetta. Ho
pianto, ho pregato. Cerco di andarci tutti gli
anni, quando sono in ufficio. Uno Juventino
vero.
Michele Allamprese
Non esistono colori di
bandiera per il ricordo ed il dolore.
Non dimentichiamo ciò
che non può essere dimenticato.
Ero all'Heysel. Il mio
modo privato di vivere la ricorrenza è andare a
messa tutti gli anni nella stessa chiesa, sempre
alle 19.00, ora in cui cominciò l'assalto. Il
mio modo privato di ricordare è un pensiero
rivolto più volte al giorno, tutti i giorni, a
chi non c'è più; spesso penso alla signora
Casula, che non conosco, e mi scopro vicino a
Lei con affetto. Quei 39 amici non mi lasciano
un attimo, sono stati sempre con me in questi 31
anni, sono sempre con me ogni volta che entro
allo Stadio. Cercai di portare soccorso, vidi
molti di loro; potrei dimenticare ? Potrei non
amare loro e chi li piange ? Inutile dirlo,
quella giornata ha cambiato la mia vita. C'è
però anche un altro modo, meno privato, più
frequente, di soffrire per quella tragedia: i
cori, le frasi di scherno. Non nascondo che a
volte ho reagito con rabbia, a volte sono venuto
quasi alle mani. Quasi, per fortuna, perché ha
prevalso la civiltà. Quella civiltà che mi
divide da chi offende persone ignote, ma a me
care.
Anonimo
Nel 1985 avevo 8 anni,
ricordo tutto... L'attesa per vedere la finale,
l'aspettativa di una grande serata... Invece, la
distruzione, le urla il terrore, e, da bambino
non capivo, mi sembrava così strano così
assurdo, niente cori, niente gioia. Solo morte e
distruzione... Penso spesso a quanto è accaduto,
a tutte le vittime, in particolare ad Andrea
Casula, bambino come ero io allora... Non li
dimenticheremo mai.
29.05.2015
Federico Ansaloni
"Qui ricordiamo le 39 vittime di
Bruxelles il 29 maggio 1985 trucidate da
brutale violenza. Quando onore, lealtà,
rispetto cedono alla follia, è tradita
ogni disciplina sportiva. Alla nostra
memoria il compito di tenerla viva"
(Iscrizione di
Giovanni Arpino, Stele Sede Juventus
Football Club) |
29.05.2019
- "Una ferita mai dimenticata dai tifosi di
tutto il mondo. Un dovere il ricordo e il
rispetto delle vittime".
"Sono
passati tanti anni da quel 29 maggio 1985,
quando nella strage dell'Heysel persero la vita
39 persone di cui 32 nostri connazionali, con
centinaia di feriti. Forte è la memoria, così
come le ferite. La Città di Torino ricorda le
vittime e si stringe alle famiglie".
29.05.2021
Chiara
Appendino (Sindaco di Torino)
 |
Buonasera, leggo, bla,
bla, bla di quella strage. Si parla di tutto, ma
mai ho potuto leggere una vera critica sul
terribile evento! Io vi ho assistito (con due
figli minori) e posso dire che LA VERA COLPA è
stata innanzitutto degli organizzatori, dei
responsabili, delle autorità calcistiche CHE
HANNO SCELTO QUEL VECCHIUME DI STADIO PER
GIOCARVI UNA FINALE DI COPPA CAMPIONI (ancor
prima di sapere ovviamente che ci sarebbero
stati gli ubriaconi inglesi). Era uno stadio
(ora per fortuna demolito) ancora
dell'anteguerra. Si capì subito che poteva
succedere qualcosa di tragico e mi spiego: si
entrava nelle curve attraverso piccole porte, un
vero misero pertugio, inadatto a far defluire
eventualmente la massa di spettatori in caso di
disordini (sarebbe stata impossibile la fuga,
appunto). Per entrare nella curva opposta a
quella della strage, affollata per fortuna di
soli tifosi juventini, ci si impiegò delle ore
(tanto che ormai ritenevo più logico tornar via)
pressati in una calca bestiale e caricati da
gendarmi a cavallo che ci rincalcavano ancora di
più. In parole povere si rischiò di soffocarci
pure tra noi italiani ! E stendiamo un velo
pietoso sulle forze di polizia belghe,
preoccupate essenzialmente (anche con cani-lupo)
di tenere a bada i tifosi bianconeri, invece di
evitare il casino sulla curva del disastro. Se
volete, contattatemi pure. Vi darò maggiori
dettagli ed anche foto. Ma ripeto: la vera
colpa, il vero peso sulla coscienza, lo devono
avere (se sono ancora in vita) quei dirigentoni
europei e papponi che scelgono una struttura
simile (da porci !), tanto loro erano assisi in
tribuna centrale. E diciamola, la verità, invece
di commentare la partita, se giusta o meno, se
meritevole o no. Saluti sportivi.
28.05.2015
Franco Arnaboldi
La cruenta e spregevole
guerra di Bruxelles per un trofeo calcistico
anche troppo enfatizzato dagli addetti ai
lavori, ci ha detto una sola cosa: che i barbari
sono tra noi, sono i nostri fratelli, figli,
amici. Lo sport che diventa il Male è come una
furia dei primordi, l'urlo barbarico del nulla.
Morire per una partita di football è
assolutamente idiota, ingiustificabile,
mostruoso. Ma l'uomo ormai corrotto dagli
sloganismi sportivi, l'uomo ormai schiavo di
bandiere inesistenti e di passioni perverse,
l'uomo che depone i suoi desideri in bandiere
rincretinenti e sponsorizzate, è un uomo ?
Inutile filosofeggiare o dettare moralismi su
questa nottata demoniaca. Siamo tutti complici
di una deformazione sentimentale e morale che ci
spinge verso il baratro di un novello
analfabetismo. Bruxelles non è Beirut o sì ? Se
un incontro pallonaro scade a questo livello
mortuario e umiliante, meglio Beirut, dove
almeno muoiono in contraddittorie illusioni
fideistiche.
30.05.1985
Giovanni Arpino
La Juventus Football
Club accetta disciplinatamente, anche se con
l’animo pieno di angoscia, la decisione
dell’Uefa, comunicata al nostro presidente, di
giocare la partita per motivi di ordine
pubblico.
(Comunicato Ufficiale
F.C. Juventus, Stadio Heysel 29.05.1985) |
Quel giorno ero in
attesa di una lezione al centre culturel
francais. Televisore acceso, volti stravolti,
incastrati fra sbarre e reti troppo sottili.
Corpi precipitati, a terra, impudicamente
ripresi dalle telecamere, impreparate alla
strage. Alla ributtante legge del gioco che deve
continuare. A tutti i costi. da quel giorno è
morta la mia passione per il calcio.
Ida Baldi
lo ero là, quel
maledetto giorno. Non si può e non si deve
dimenticare cosa successe, e perché. Troppo
comodo voltarsi dall'altra parte. È giusto che
la vita continui, a patto che possa continuare,
nel ricordo, almeno anche per coloro che l'hanno
persa.
Roberto Beccantini
29.05.2011
- "I morti non si dividono in schiere, si
onorano e si rispettano, tutti. Uniti nel
dolore".
29.05.2014
- La rivalità calcistica
ci divide, la morte ci livella, il dolore ci
unisce. Onore alle vittime dell'Heysel.
La strada
che porta al RISPETTO reciproco è un percorso
lungo e difficile, ma che non bisogna mai
stancarsi di percorrere, fino alla meta. 29
maggio 1985. +39.
Domenico Beccaria
(Presidente Associazione Memoria Storica Granata)
Nessuno può essere
contento di quella Coppa. Bruxelles è un lutto
per tutto il calcio, non solo per Juve e
Liverpool. Da quella sera la violenza non è
diminuita, anzi. Abbiamo fatto troppo poco. E'
ancora difficile prevedere le reazioni e i
movimenti della folla, basta pensare all'
invasione di campo per festeggiare il nostro
ultimo scudetto. E quando guardo la Coppa dei
Campioni in bacheca...Nessuno può essere
contento di quella Coppa. Bruxelles è un lutto
per tutto il calcio, non solo per Juve e
Liverpool. Da quella sera la violenza non è
diminuita, anzi. Abbiamo fatto troppo poco. E'
ancora difficile prevedere le reazioni e i
movimenti della folla, basta pensare all'
invasione di campo per festeggiare il nostro
ultimo scudetto. E quando guardo la Coppa dei
Campioni in bacheca...
Fonte: La Repubblica
27.05.1995
Roberto Bettega
Resta uno
dei momenti peggiori della mia vita calcistica.
Era una partita che sognavo da mesi, ma una
vittoria così ti riempie il cuore di tristezza.
Fonte: Corriere
dello Sport
2.03.2022
L’Heysel ?
Ricordo che con la Juve perdemmo ad Atene con
l’Amburgo e ci ripromettemmo di riprovarci.
Quando arrivammo in finale con il Liverpool
pensavo che avremmo vinto con la gloria e
l’orgoglio, invece è stata una tragedia, una
macchia indelebile.
Fonte: Corrieredellosport.it
23.03.2022
Mi ha
spiazzato. Non volevamo giocare, ma ce l’hanno
imposto. Ricordo che abbiamo dovuto aspettare
l’arrivo dei rinforzi Nato per l’inizio della
partita. Tutti volevamo vincere in modo
sportivo, senza tutto quello che è successo.
Sarebbe stato speciale per me perché era la mia
ultima partita con la Juventus. La prima cosa
che ho fatto è stata dare dei soldi a una
fondazione per le famiglie delle vittime.
Fonte: Glieroidelcalcio.com
22.11.2022
Io li ho visti i morti,
tutti in fila all'obitorio come in guerra. Me li
ricordo i Casula, papà e figlio, uno vicino
all'altro. Me li ricordo tutti. E non volevo
giocare: mi dissero che non si poteva, che
altrimenti sarebbe stato un disastro anche
peggiore.
Fonte: Tuttosport
29.05.2010
Giampiero Boniperti (Presidente
Juventus Football Club 1985)
"Andammo sul campo in 5
o 6 giocatori per parlare sotto la curva dei
nostri tifosi, che era dall’altra parte
rispetto al muretto crollato. Dicevamo state
calmi, giocheremo per voi, lo stesso
messaggio letto dal povero Scirea e da Neal
prima del fischio d’inizio. E vi assicuro
che se non ci fossimo mossi noi, quella
gente non l’avrebbe tenuta nessuno. Il
presidente federale Sordillo ci chiese di
fare il giro del campo col trofeo e di farlo
durare il più a lungo possibile perché i
nostri tifosi restassero sulle gradinate
mentre gli hooligans stavano uscendo. Quanto
si è speculato su quel giro di campo e su
troppe altre cose. Io dico solo che quella
notte ci toccò viverla. E chi non c’era
porti rispetto".
29.05.2022
Massimo Briaschi (Calciatore Juventus Football Club 1985)
 |
"Abbiamo
saputo della morte dei tifosi solo in
albergo tre ore dopo. Coloro che ancora
dicono che abbiamo vinto una coppa
insanguinata offendono la memoria delle
vittime".
25.05.2018
Sergio Brio
(Calciatore Juventus Football Club 1985)
Il 29 Maggio del 1985
allo Stadio Heysel di Bruxelles si consumava una
tragedia assurda in cui, come certamente
saprete, ben 39 persone persero la loro vita. La
loro unica colpa fu quella di aver voluto
seguire la propria passione calcistica, di aver
voluto essere presenti accanto ai propri
beniamini, di aver voluto gridare il proprio
sostegno... Ai loro familiari che ancora adesso
soffrono a causa di questa tragedia va il mio
più caro e sincero abbraccio. Gigi.
Gianluigi Buffon
Avevo 26 anni nel 1985
e ricordo perfettamente quelle tragiche, irreali
immagini di quella che avrebbe dovuto essere una
festa dello sport, la finale di Champions
League, ed invece sembrava di vedere un campo di
battaglia, gente pigiata, calpestata, le
immagini dei primi morti e la decisione
criticabile di giocare ugualmente la partita. Mi
rifiutai di vedere la partita e mi chiusi in un
religioso silenzio pregando per quei poveretti
che erano morti e pensando alle loro famiglie.
Per sempre w lo sport ed abbasso la violenza !
Claudio Buonomano
La partita si gioca per
consentire alle forze dell'ordine di organizzare
l'evacuazione dello stadio. Mantenete la calma.
Non rispondete alle provocazioni. Giochiamo per
voi.
(Gaetano Scirea,
Altoparlante Stadio Heysel, 29.05.1985)
|
Abbiamo giocato quella
partita solo per motivi di ordine pubblico. Ci
avevano detto che c’era un solo morto. Siamo
responsabili perché non abbiamo avuto subito le
dimensioni di quella tragedia, ma siamo stati
anche noi vittime. Non abbiamo perso la vita, ma
ci è stato rovinato un momento sportivo che
poteva essere bello, il traguardo di una vita, e
che invece ora è un ricordo doloroso e senza
gioia.
29.05.2019
- "Non è un bel ricordo, una sconfitta del mondo
del calcio. Ha colpito due squadre di
grandissimo livello. C'è stata negligenza da
parte di chi gestiva l'ordine pubblico. Doveva
essere un giorno di festa ma si è trasformato in
una tragedia".
7.03.2020 - "Particolare,
molto anomala. Doveva essere una festa dello
sport, invece tutto si è trasformato in una
tragedia. In quei momenti quello che si vive sul
campo è molto delicato. È stato difficile
disputare quella partita. A prescindere da tutto
però penso ancora adesso che la scelta di
giocare sia stata la migliore possibile. Se
quella gara non fosse stata disputata sarebbe
successo il finimondo. Meglio averla giocata lo
stesso".
29.05.2020 - "C’era molta confusione
con me e Scirea c’erano altri giocatori, forse
Tardelli. C’era la percezione che fosse successo
qualcosa di grave, ma non una tragedia di quelle
proporzioni. Abbiamo cercato di tranquillizzare
i nostri tifosi, ma c’era troppa confusione.
Aver giocato la partita ha evitato un ulteriore
rischio e un pericolo ancor più grande"..."Si
era anche pensato di non scendere in campo, ci
fu un confronto tra di noi giocatori, c’erano
anche i nostri dirigenti che erano in continuo
contatto con i responsabili Uefa, alla fine ci
venne detto che bisognava giocare, ma le ore e i
minuti precedenti furono un caos
totale"..."Abbiamo cercato di entrare in campo
con la consapevolezza di dover fare una vera
partita di calcio, ma sapevamo che era la serata
che poteva e doveva incoronare la squadra regina
d’Europa".
1.12.2021 - "Quel giorno non hanno
perso solo il calcio e lo sport. Ha perso
l’uomo".
30.04.2022 - (RICORDI DELL'HEYSEL)
"Pochi e confusi. Noi giocatori non ce ne siamo
accorti subito, perché eravamo chiusi negli
spogliatoi. Solo a fine partita ci siamo resi
conto della portata di quella tragedia".
Antonio Cabrini
(Calciatore Juventus Football Club 1985)
Che il coronamento di
un traguardo inseguito per trent’anni dovesse
arrivare in una sì agghiacciante situazione, chi
avrebbe mai potuto prevederlo ? Anche noi
giornalisti dovremo ricominciare a percorrere le
strade del giornalismo che educa, ammonisce,
castiga. Il calcio giocato non c’entra con gli
assassini dello stadio. La Juve si è rivelata
più grande del male con la sua professionalità,
intessuta di senso del dovere e di autentico
amore per il calcio.
Vladimiro Caminiti
Un’angoscia
allucinante, non dico altro. La cosa più tragica
è che ho dovuto scrivere più di un pezzo perché
all’epoca lavoravo per La Stampa e per La Stampa
Sera. Quegli articoli mi uscirono dall’anima,
sono servizi ottimi perché li sentivo e in più
c’era di mezzo il calcio, la mia prima vita. Fu
una tragedia incredibile, incredibile. Allora
non ce ne rendevamo conto, poi pian piano
abbiamo realizzato. Un’immagine è la rete che
cade e tutti che si avventano di sotto. Non me
lo fate ricordare.
Angelo Caroli
29.05.1985 "La memoria
è tesoro e custode di tutte le cose"
(Cicerone)
Francesco Ceccotti
29 Maggio
Quando il 29 Maggio
ritorna, ritorna con esso un insieme di
sensazioni che non è semplice descrivere. La
morte vista in faccia ha un aspetto che non la
rende somigliante a null’altro. Non ho mai
smesso di ricordare quei volti straziati, quella
folla terrorizzata, quei minuti di follia e di
incredulità. Ogni volta che quel giorno ritorna
le lacrime tornano a bagnare i ricordi di quei
momenti. Torna quella sensazione di vuoto
spinto, quell’idea che non esista davvero nulla
che vada detto o vada scritto altro che quello
che hai provato e quello che continui a provare.
Il fiume di inchiostro che ha inondato questo
ricordo è pieno solo di parole vane, vuote di
chi non sa di quello di cui sta parlando ma
parla lo stesso, anzi, a maggior ragione. Tutto
ciò che vorrei ricordare è chi quel giorno
voleva gioire, voleva partecipare ad una festa,
quella strana festa che ruota attorno ad un
pallone, e non è più tornato a casa.
Fonte:
Ejoujo.eu.ilcoloredelgrano
Alberto Capella
E' stata la serata più
brutta della mia vita di appassionato di sport e
di juventino fino al midollo. Ero riuscito a
prenotare il tagliando per andare in Belgio,
avevo la fotocopia ma mio padre non mi diede i
soldi perché aveva paura degli hooligans. Sarei
andato da Francavilla al Mare, un pullman che
tornò con due posti vuoti. Domani 29.05.2015
saranno passati trent'anni ma quella ferita
rimane e rimarrà per sempre nel mio cuore. Oggi
ho avuto il coraggio di rivedermi l'intero
filmato della serata, ancora non riesco a
credere come l'uomo possa scendere a simili
livelli di follia. Una preghiera per questi 39
angeli.
28.05.2015
Antonio Colalongo
Mai più, perché il
calcio è gioia, amicizia e sportività, non odio.
Chi non lo capisce è come quel branco di
assassini autori di quel massacro: onoriamo quei
39 angeli contribuendo pure noi a migliorare il
calcio.
Marcello Chirico
"Il 29
maggio sarà per sempre il giorno della memoria
per le vittime dell’Heysel. Rispetto e silenzio
per i padri e per i figli che non tornarono dal
Belgio: un lutto che appartiene alla Juventus, e
poi al calcio italiano, e poi a chiunque ami
questo sport".
29.05.2021
Paolo Condò
Dispiace non poter
contare sui tifosi, ci sono regole da
rispettare, ma ci sono episodi altrettanto gravi
che dovrebbero essere sanzionati. I cori beceri
vanno puniti, ma anche cose più gravi tipo le
offese ai morti dell'Heysel o sulla strage di
Superga, o ancora quando si devastano gli stadi.
Penso si possa unire bimbi e ultras in curva, in
un clima educativo per un domani migliore.
30.11.2013
Antonio Conte
"Non ho
dimenticato nulla di quelle immagini, e delle
parole, misurate ma colme di incredulità e
orrore, di Pizzul in TV e Ameri alla radio. Quei
corpi ammassati e calpestati, la gioia per una
partita trasformata in terrore e morte. Il
#29maggio è sempre un giorno triste. #Heysel"
(Fonte: Twitter
Autore)
29.05.2022
Riccardo
Cucchi
Quello che c'è in fondo
al cuore non muore mai… Onore ai Caduti di
Bruxelles.
Curva Sud Juventus
Si prega di contenere
ogni manifestazione di gioia o di
disapprovazione nei limiti della sportività e di
collaborare con i servizi di sicurezza
nell'esercizio delle loro funzioni.
(Messaggio Tabellone
Stadio Heysel, 29.05.1985)
|
Non ho mai avuto
rimpianti per non aver potuto allenare nelle
coppe europee in quegli anni: era giusto dare
una punizione per quel che era accaduto a
Bruxelles. Io adesso ho una seconda chance e
posso finalmente guidare la mia squadra anche in
Europa, ma chi è morto quel giorno all’Heysel
non ha più avuto alcuna chance. Come posso avere
rimpianti per me ?
Kenny Dalglish
(Calciatore Liverpool Football Club 1985)
La partita la ricordo.
Un momento irreale col cuore che batte a mille
per una coppa che si deve vincere per forza e
che è lì ad attenderci. Le ali sono librate
nell’aria e ci conducono lontano forse verso la
vittoria. Ma i sogni spesso sono caduchi al
primo bagliore e così le ali ad un certo punto
si spezzano. Con esse cadono tutti i sogni fatti
da bambini. La coppa muore con i cuori delle
vittime che tacciono ormai per sempre. Per una
coppa 39 vite sono state spazzate via dal furore
di migliaia di balordi ubriachi. Speriamo
finalmente che su quella coppa allora definita
maledetta si incidano i 39 nomi di angeli,
povere vittime incolpevoli cadute per gioco.
Così non sarà più una coppa maledetta.
Giuseppe D’Andrea
Mai dimenticare e
lavorare per onorare.
Nicola
De Bonis
Noi che abbiamo la
fortuna di indossare questa maglia, per un
minuto come per una carriera, dobbiamo rivolgere
un pensiero a quella partita mai iniziata e a
chi per quella partita, per quella passione, per
la Juventus, ha perso la vita.
Niente di quello che è
successo si può cancellare, ma la volontà dei
due club non è quella di cancellare, ma di
cambiare. A Liverpool ci hanno chiesto scusa.
Non sono gli stessi di vent' anni fa, come non
lo siamo noi. Quando una persona ti fa le sue
scuse, accettarle è dimostrazione di saggezza e
di intelligenza. È come avviarsi su una strada
diversa, su una strada giusta.
Fonte: Corriere della
Sera
6.04.2005
Alessandro Del Piero
Quand les rêves
s'achèvent les nuits deviennent brèves la
monotonie fait place à l'ennui, car notre vie
s'enfuit... Aimez la avant qu'il ne soit trop
tard. Dites: je t'aime tous les jours avec
affection.
Raphael De Santis
(Heysel Association Paris-France)
Da assiduo
frequentatore di siti juventini sapevo
dell'esistenza della sala della memoria... Mai
l'avevo visitata: troppo grande il timore di non
riuscire a trattenere le lacrime... Oggi, non
posso non entrarci... Che le lacrime scendano a
rigarmi il viso... Angeli: che il Signore
dedichi a Voi il posto più bello del Regno dei
Cieli…
Dino
 |
Buongiorno, mi chiamo
Alberto Di Rollo e scrivo da Torino, prima di
tutto volevo fare i complimenti per lo stupendo
sito in ricordo della strage dell'Heysel. Anche
se non sono un tifoso juventino ho vissuto
quella tragedia come se lo fossi, all'epoca
avevo 12 anni e con mio padre che appassionato
di Calcio (e facente parte dei primi movimenti
Ultras degli anni 70) mi portava quasi tutte le
domeniche a vedere la Partita rigorosamente in
Curva. Quella sera eravamo in compagnia di amici
di famiglia (juventini) e avevamo organizzato
una cena, con tanto di dolce guarnito di panna
bianca e cioccolato nero giusto per un finale di
buon auspicio. Il dolce è ancora lì che aspetta
di essere mangiato dato che non vi era nulla da
festeggiare. Quella sera non l'ho mai
dimenticata e non ho mai dimenticato quelle
scene di violenza e disperazione. Volevo sapere
se anche questo anno è prevista una
commemorazione per il 29 maggio a Torino. Nello
scorrere le immagini nel suo sito ho visto le
foto (che ho allegato), dove si vede un uomo che
ha la sciarpa juventina che da solo cerca di
fermare gli inglesi (a mio avviso un eroe),
volevo sapere se ci sono notizie su di lui o se
si possono cercare. Cordiali saluti.
Alberto
Alberto Di Rollo
L'organisateur décline
toute responsabilité du chef d'accident, de
quelque nature qu'il soit, qui pourrait se
produire au cours ou à l'occasion du match pur
lequel ce ticket est délivré.
(Biglietto
Juventus-Liverpool, Stadio Heysel, 29.05.1985) |
Una lacrima sottile
solca il mio volto, mentre guardo ancora queste
immagini, ancora dopo venticinque anni, e non ho
mai smesso di farlo da quando le vidi in
diretta, allora ragazzo sedicenne con il Milan
nel cuore. Leggo la paura di chi c'era, guardo
la passione per i colori, guardo lo spensierato
desiderio di gioire di chi invece ha pianto,
magari sul corpo del proprio figlio. Tornare a
sorridere, per i sopravvissuti, sarà
impossibile. le nostre lacrime e la nostra
memoria siano per loro un sollievo, come un
soffio di vento fresco in una giornata torrida.
Alberto Fava
"Ricordo che in
tre o quattro di noi siamo usciti dallo
spogliatoio per andare a tranquillizzare i
nostri sostenitori nella curva loro riservata,
capimmo subito che avevano intenzione di
invadere il campo, non fu facile mantenere la
calma. Fu una bruttissima esperienza, davvero".
"Per me è
stata terribile, ma lo è stata anche per tutti
coloro che erano là, lo è stata per il calcio
tutto che da quella sera non è più stato lo
stesso. Noi quando siamo scesi in campo con
un'ora di ritardo non sapevamo che c'erano
morti, ci avevano detto che era caduto un muro,
che la folla si agitava, che era meglio
incominciare a giocare per calmare gli animi. E
forse è stato un bene continuare. Quella Coppa
dei campioni per noi è come se non ci fosse.
Ogni volta che devo parlarne sento un dolore
profondo. Troppa follia".
Luciano Favero
(Calciatore Juventus Football Club 1985)
Lo Juventus club Massa
non dimentica…
Ho qui davanti uno dei
tagliandi del "settore Z" della finale
dell'allora Coppa Campioni che si disputò allo
stadio dell'Heysel il 29 maggio 1985. Il
biglietto costava 300 fr. e sopra c'è scritto in
francese, in tedesco e in inglese, che
l'organizzazione dell'evento declina ogni
responsabilità su eventuali incidenti, di
qualsiasi natura siano, accaduti durante la
finale… Il resto è storia che allarga a
dismisura il nero della nostra bandiera in un
lutto che non potrà mai terminare perché la
storia lo porterà con sé. Lo Juventus club di
Massa sarà presente, a nome di tutti voi, il 29
maggio a Bruxelles, per ricordare chi con 300
fr. e tanti sogni in testa è partito per onorare
i nostri colori e non è più tornato, restando
per sempre nei nostri cuori.
Paola Francesconi
(Presidente Juventus Club Massa)
Restituire
? Non sono d’accordo
Lo sarei
stato anni prima quando quella Coppa trasudava
ancora sangue e il pianto di molti si mescolava
alla fallace gioia di alcuni, insensibili al
dolore. "Vincere non è l’unica cosa che conta" e
lo dimostrarono 39 bare interrate, con corpi
paonazzi, rimasti tali nell’impeto del
soffocamento. Sopravvivere a quell’ordinaria
follia fu invece lo stato di necessità di molti
che, salvi nel corpo, portano ancora nell’animo
lo strazio delle ferite. Per tanti l’Heysel è
qualcosa di più di un vecchio stadio
ribattezzato e tirato a lucido. Avrebbe avuto un
senso e sarebbe stato un gesto nobile
restituirla allora. Forse anche chiederne la non
assegnazione. Perché, a conti fatti, non è mai
stata vinta. Portata a casa, alzata al cielo per
incoscienza di qualcuno, con la complicità di
chi allora non seppe dare indicazioni
comportamentali. Restituirla ora sarebbe
insensato. Quella Coppa è il nostro Santo Graal,
custodisce il sangue dei martiri. Di coloro che
hanno perso la vita per inseguire un sogno, per
vivere una Passione. Niente può giustificare una
scelta avversa a chi perse la vita per una Fede,
seppure laica. Su quella Coppa, come atto di
coerenza, andrebbero incisi i nomi delle 39
vittime per rimanere perennemente esposta,
listata a lutto. Il 29 maggio di ogni anno
dovrebbe essere occultato ogni trofeo lasciando
esposto solo quello, a memoria di un dramma che
fa parte della Storia.
29.10.2019
Beppe
Franzo (Capo Tifoseria Gruppo "Indians"
all'Heysel)
Andai con un amico all'
Heysel a vedere la finale di Coppa Campioni tra
Juventus e Liverpool nell' 85. Quello che
successe è noto e da allora non sono più entrato
in uno stadio.
(Max Gazzè) |
Avevo 9 anni non
ricordo molto di quella sera, la tv accesa in
attesa della partita, ma non sapevo cosa si
giocava ! A 16 anni in curva sud (Milan) a
cantare i cori anche quelli pro Heysel... A 34
anni sono padre di 2 bambini, mi vergogno di
quello che ho fatto, chiedo scusa a tutti i
parenti, amici, e tifosi juventini.
Stefano Gallina
Nel 1985 ero
all’Heysel, a Bruxelles, alla finale di Coppa
dei campioni. Sono cresciuto in Belgio ed è per
questo che quel 29 maggio mi trovavo lì per
Juve-Liverpool, proprio nel settore Z.
Accompagnavo mio cugino, appena arrivato da
Roma. Vidi tutto: i corpi schiacciati, la gente
presa a manganellate dalla polizia, alcuni amici
con la faccia coperta di sangue. Mi ritrovai con
le spalle contro un muro. Riuscii a scavalcarlo
e a saltare giù. Corsi a casa, ero sotto choc.
Avevo 17 anni. Col calcio chiusi quella sera
stessa, e per sempre.
Max Gazzè
"Ero
presente nella notte dell’Heysel, quel 29 maggio
1985. La tristezza è infinita, ed è un ricordo
che mi accompagna per tutta la vita. Io ero in
tribuna, perché allora i preparatori non
andavano in campo. Mi sono subito reso conto
della tragedia, perché ci veniva incontro gente
ferita. Lo stadio non aveva le condizioni adatte
per ospitare la finale della Coppa Campioni. Il
giorno prima della finale sono andato in curva a
raccogliere diversi palloni dopo l’allenamento e
mi sono reso conto delle condizioni in cui
versava. Non era un impianto all’altezza e
questa sensazione l’avevo avuta".
Claudio
Gaudino (Preparatore Atletico Juventus 1985)
29 MAGGIO 1985 - 29
MAGGIO 2008 Chi vive nei nostri ricordi non
morirà mai.
Con gli occhi degli
angeli
Mentre li ricordiamo
non dovremmo avere difficoltà ad immaginare i
sogni dei 39 angeli, rimasti fermi dietro alla
curva Z. Tra i tanti ci sarebbe certamente il
desiderio che il calcio come ogni grande
spettacolo pubblico sia vissuto come una
passione genuina, vissuta fino in fondo, ma
senza oltrepassare i confini del rispetto
reciproco. Una festa per tutti. Il nostro
laboratorio vuole raccogliere tutti i sentimenti
positivi di tifosi juventini e non, per
costruire insieme una cultura sportiva basata su
valori di lealtà, coraggio, volontà, passione e
insieme promuovere azioni atte a cancellare la
violenza e i violenti dagli stadi, e con esso i
linguaggi violenti dei media e i comportamenti
sleali di giocatori, allenatori e presidenti che
li alimentano irresponsabilmente. Il tutto senza
naturalmente bandire dal nostro vocabolario
sportivo lo sfottò, visto come confronto bonario
per sdrammatizzare. Chi vive nei nostri ricordi
non morirà mai. La Sala della memoria è solo un
esempio. Mi ripeto... Non tanto per piangerci
sopra. Quanto perché i tifosi del futuro possano
sapere. Perché si vigili costantemente affinché
cose del genere non accadano più, né qui, né
altrove.
Un cuor solo, un'anima
sola
Che non fossimo gli
unici a rinnovare la memoria era prevedibile.
Sarebbe presuntuoso credere di essere soli a
fare questa battaglia. Ma questo non deve essere
motivo di timore, è piuttosto un grandissimo
segnale. Il ricordo è ancora vivo e dopo il
silenzio sentiamo in tanti l'esigenza di dare
voce a quel dolore, e vogliamo mostrare a tutti
quella cicatrice. Fa parte di noi, è parte della
nostra storia, è simbolo indelebile della nostra
identità. Vogliamo dire chi siamo, vogliamo
raccontarlo a chi ancora non ha capito e a chi
ancora non c'era. Perché ci piace parlare di
Zizou e dei suoi meravigliosi lanci, di Vialli e
del gol di Ravanelli a Roma, di Sivori e del
gigante buono; e poi di Riccardo Neri ed Alessio
Ferramosca, di Andrea Fortunato e di Gaetano
Scirea, di chi per pochi istanti e chi per un
tempo record ha vestito quella maglia
gloriosamente. Ma ci piace forse di più
raccontare di noi e la Juve, della nostra
speciale storia d'amore, dei nostri riti
scaramantici allo stadio o davanti alla tv; e
ancora ricordare aneddoti unici che non stanno
scritti su nessun almanacco, perché Juve è anche
la nostra storia. Nel nostro album di famiglia
c'è anche l'Heysel. 29 maggio 1985 non è solo
Juve-Liverpool 1-0. Lo sappiamo bene. E non è
nemmeno soltanto un fatto di cronaca: 39 morti.
E' qualcosa di più. E' quello che abbiamo
sentito quella sera, è il contrasto tra l'attesa
di un sogno che poi si rivela incubo, è il
divertimento che si trasforma in pianto. Il
nostro pianto, i nostri ricordi. Questo ci
unisce, di certo non vogliamo il silenzio.
Buonanotte capitano.
Daniele Geda
Lei pensa che si possa
uscire indenni da una simile catastrofe e che io
non riveda mai il sangue della tribuna Z e i
corpi mutilati stesi nella camera ardente
dell'ospedale militare belga ? Continuerò a
portare per tutta la vita questo pesante
fardello, ma non mi esprimerò più pubblicamente.
Fonte: Dal Libro
"Heysel" di Jean Philippe Leclaire
14.11.2004
Jacques Georges (Presidente UEFA 1985)
Trenta anni esatti da
una immane tragedia e un profondo dolore che
porto ancora addosso. Un pensiero affettuoso
rivolgo ai familiari delle 39 vittime innocenti.
29.05.2015
Fulvio Giuseppe
Giacollo
Non siamo tifosi
bianconeri, ma proviamo ribrezzo e rabbia verso
chi ha compiuto quella strage, allo stesso modo
non capisco come sia possibile che in una
società che si definisce civile alcuni
imbecilli, usiamo un eufemismo, si rallegrino di
inneggiare a drammi come quello di Bruxelles.
Grazie a questo sito abbiamo potuto capire la
portata di quel nefasto evento. Noi non vogliamo
dimenticare ed invitiamo profondamente tutti i
tifosi italiani a far tesoro di questi drammi,
affinché non accadano più vergogne come quella
del 29\05\1985. Cordiali saluti e un grazie di
cuore a tutti coloro che collaborano a mantenere
viva la memoria di questi 39 angeli.
Giovanni e Giuseppe da
Cagliari
Dedicato al mio babbo,
agli altri 38 angeli, a me e a chi c'era quel
giorno, a tutti quelli che ricordano ed in
particolare a Claudio ed i ragazzi della curva
che sono sempre presenti con i loro
striscioni... BUON NATALE...
19.12.2011
Carla Gonnelli
E' stato fatto tutto il
possibile, anzi il necessario...
(Hervé Brouhon,
Borgomastro di Bruxelles, 30.05.1985)
|
Belle le parole di
Prandelli su quella maledetta notte. Io ero lì,
non posso dimenticare, non posso perdonare i
colpevoli, ma le colpe dei padri non possono
ricadere sui figli. La seconda guerra mondiale è
finita solo quando russi e tedeschi hanno
trovato la forza di pregare insieme sulle
vittime di quella orrenda carneficina. Nella
preghiera comune la colpa non scompare ma la
memoria diventa condivisa perché le tragedie si
superano soltanto insieme. Juventus e Liverpool
hanno il dovere di condividere la memoria di
quanto accaduto.
Juventus 71
Quella del 29 maggio 1985 è una tragedia che continua a fare male anche a distanza di trentasette anni. Oggi, come allora, e come ogni volta che pronunciamo la parola
"Heysel", il nostro pensiero va a tutte le vittime di quella serata senza un senso, e alle loro famiglie. Perché il ricordo è sempre vivo dentro tutti noi.
29.05.2022
JCLUB "Gaetano Scirea" Santa Lucia del Mela
Affidiamo i lori nomi al vento che li
sussurrerà in ogni silenzio
(Tommaso
Landi e Fabrizio Sardella)
|
Ci sono giornate felici
e altre decisamente tristi... Il calcio non
piace a tutti, ma in giornate come oggi dove il
ricordo di chi c'era 30 anni fa allo stadio
Heysel di Bruxelles o era davanti alla
televisione sintonizzato su rai 1 è vivo... Io
non c'ero, forse non ci sarei nemmeno stata se
mio papà Fabrizio Landini fosse andato là... A
seguire una Juventus diversa da quella che
conosciamo oggi, in una finale di Coppa
Campioni... Troppe cose gestite male e l'epilogo
è stato tremendo... Oggi dopo così tanti anni
non si può che commemorare ma soprattutto
RICORDARE nel rispetto di chi quella sera per 50
mila lire c'ha rimesso la vita e per chi è
rimasto ha perso un pezzo di cuore... Le
emozioni che regala una partita allo stadio sono
uniche ma l'ordine e il buon senso sono valori
che non andrebbero mai persi... Oggi mi stringo
nel ricordo dello zio Gioacchino che conosco
attraverso i racconti di mio nonno e ogni volta
ne parla con gli occhi lucidi tirando fuori i
ritagli di giornale dell'epoca e ai suoi figli
Monica e Andrea Landini... La zia Carola l'ha
già raggiunto... Che queste morti non siano
state vane, che possano servire in qualche modo
a far capire che lo sport è una cosa sana, il
calcio è un campo con un pallone non una gabbia
di matti scellerati... Un abbraccio.
29.05.2015
Alice Landini
 |
29 maggio 2017
-
"La voce del cronista
Bruno Pizzul è rimasta impressa nelle orecchie
di chi, come me, quella maledetta sera era in
attesa della finale. E sì, perché sono passati
32 anni, ma sembra ieri. L'attesa e la speranza
che crescevano di ora in ora, spezzate da quelle
immagini strazianti di corpi ormai abbandonati
al loro destino. 29 maggio 1985, come non
tornare con la memoria a quanto di peggio lo
sport potesse offrire. Laddove la competizione,
il sudore per la maglia, la gioia di un gol,
dovevano prevalere, furono l'orrore, la tragedia
e la morte, a prendere il sopravvento. E noi non
possiamo, non dobbiamo dimenticare. Perché pur
nella sofferenza, l'essere vicini ai nostri 39
Angeli è l'unica maniera per tenere lontani
tutti gli sciacalli che ancora oggi non perdono
occasione per mostrare la loro idiozia. Un
pensiero, il mio pensiero, e un ricordo
indelebile per tutti i nostri cari. Oggi, e per
sempre, rispetto per le vittime dell'Heysel, e
per tutte quelle morti assurde, che non hanno
colore e non hanno squadre".
29 maggio 2016
- Oggi è come allora...
31 anni, volati, passati, ma non dimenticati. Il
viaggio, l'attesa, la gioia, il dolore, il
pianto... Ancora ci domandiamo perché ? Quanti
errori, quante inadempienze, quanti silenzi,
quanti sciacalli. "Quando onore, lealtà,
rispetto cedono alla follia, si tradisce ogni
principio di sport, di vita. Alla nostra memoria
il compito di tenerlo vivo". E noi, tutti noi,
siamo qui per voi, 39 angeli mai dimenticati.
Rispetto.
Fabrizio Landini
L'Heysel non è terra di
campanili, ma terra consacrata su cui levarsi i
sandali, tutti.
Per quella Coppa
maledetta le nostre coscienze giocano una
partita infinita da ventisei anni e nessuno di
noi potrà mai vincerla, perché davanti alla
morte non ci potrà mai essere alcun trionfo. Di
quella sera riconosco una sola vittoria, quella
della memoria.
Familiari
delle vittime… Non possiamo campare diritti sul
loro dolore... È sacro e intimo. Possiamo
batterci soltanto affinché non venga reso fine a
sé stesso ma germogli in opere etico-sociali.
Davanti all'Heysel è impossibile sentirsi fra i
giusti, ma ci si può schierare soltanto dalla
parte giusta...
Domenico Laudadio
Questo è un giorno che
non sarà mai uguale agli altri. Un giorno nel
quale ogni anno mi chiedo perché è potuto
accadere. Cerchi di distrarti, di pensare ad
altro ma non ce la fai. Poi torni a casa e vedi
quella medaglia. E l'orgoglio prevale sulla
rabbia e il dolore. L'orgoglio di essere tuo
figlio.
29 maggio 2017
Andrea Lorentini
(Presidente
"Associazione fra i Familiari delle
Vittime dell’Heysel" 2015-2018)
Una vergogna non solo
l'eventualità di giocare contro gli inglesi all'
Heysel, ma il fatto stesso che quello stadio
esista. L' hanno ripulito, modificato, ma
sarebbe stato più giusto lasciarlo com' era, una
specie di monumento ai caduti, e non usarlo mai
più. L' UEFA vuole solo dimenticare, hanno
persino messo una musichetta in sottofondo
quando gli azzurri hanno portato i fiori sotto
la curva. Sappiano che in quella curva c' è
ancora il sangue, e che il nostro dolore e la
nostra rabbia sono più vivi che mai. Là non si
deve giocare. Sono contento che Platini abbia
detto che non tornerà mai più all' Heysel: la
memoria pretende rispetto. La nostra ferita non
potrà mai chiudersi, però non è questa la
sofferenza più profonda. Io sto male quando
penso che Roberto e gli altri 38 sono morti per
nulla, e che nessuno ha capito.
Fonte: La Gazzetta
dello Sport
Giugno 2000
Otello Lorentini (Presidente "Associazione tra i familiari delle
vittime dell'Heysel"
1985-1992)
 |
Ero solo un ragazzino quando, quel 29
maggio 1985, 37 anni fa, vidi alla
televisione le terrificanti immagini che
raccontavano quello che stava accadendo
allo stadio Heysel nella finale della
Coppa dei Campioni contro la Juventus .
E ne fui sconvolto. Essere qui, oggi, da
sindaco della mia Città, è un onore, una
responsabilità, un privilegio. Onore
ancora maggiore considerando che, per la
prima volta, la Città è qui, a
Liverpool, a ricordare e prestare il
doveroso tributo alle vittime di quella
tragedia terribile. Un momento che
rimane impresso profondamente nel
ricordo di tutti gli sportivi, una
tragedia che ha spezzato vite innocenti,
durante quella che avrebbe dovuto essere
solo una festa di sport. Ricordare
proprio qui all'interno dello stadio di
Anfield dove lo stesso Liverpool FC ha
posto una targa a ricordo della
tragedia, le vittime di questa pagina
nerissima, che ha segnato sia la storia
del calcio europeo che la nostra città,
fa davvero onore alla società, ed è una
grande opportunità per lanciare un
messaggio positivo di pace e amicizia.
Ringrazio di questa occasione di
commemorazione il Liverpool Football
Club rappresentato da Ian Rush, il Lord
Mayor Roy Gladden e l'intera Città di
Liverpool che ci ha accolto con calore,
simpatia e rispetto e che con noi ha
voluto questo importante momento.
LIVERPOOL
31-01-2023 -
STEFANO LO RUSSO
(SINDACO CITTA’ DI TORINO)
 |
Sembra ieri... 15 anni,
tanta voglia di vedere la mia Juve vincere
quella Coppa prestigiosa. E ora di anni ne sto
per fare 40 ma non dimentico quella sera. E
ancora oggi ho un groppo in gola a ripensare al
numero di Hurrà Juventus uscito il giorno prima:
presentava il cammino di quella grande squadra
come la marcia inarrestabile di un'armata
invincibile che schiacciava gli eserciti
avversari uscendone sempre vincitrice, fino
all'appuntamento finale che si sarebbe tenuto
poche ore dopo. E a tornare a quelle parole che
concludevano l'articolo, che nelle intenzioni
dell'autore dovevano avere tutt'altro
significato, e che, penso, non potrò scordare
mai: e cominciò la battaglia di Bruxelles...
Luca
Voglio ricordare dopo
24 anni con una preghiera, tutte le 39 vittime
dell'Heysel, ancora oggi a distanza di molti
anni è ancora forte il ricordo di quella assurda
tragedia x una partita di calcio, spero di vero
cuore che questi fatti non accadano mai più in
qualsiasi manifestazione, da vero tifoso
juventino quella partita e di conseguenza la
coppa non andava festeggiata. Vi penserò sempre.
Luca B.
(Reggio Emilia)
Niente giustifica la
privazione della vita e una rivalità sportiva
meno di tutto. Chi ha provocato la tragedia
dell’Heysel ha tolto la vita agli altri e reso
invivibile la propria.
17.01.2015
Willer Lucchin
Una preghiera e una
lacrima per i morti
Ciao, mi chiamo Luigi
ed ero all'Heysel il 29 maggio 1985: ho ancora
il biglietto di curva Z. All'epoca avevo 14
anni, e andai alla finale con il mio zio
Rolando. Non sto a raccontarvi molto, ancora
oggi non riesco a guardare le immagini della
tragedia, della povera gente che viene
schiacciata da quelle bestie. Io rimasi
schiacciato all'inferriata che dava sul campo, e
mi salvai solo perché un omone mi alzò sopra di
essa e mi lanciò sulla pista. Non ho mai saputo
come si chiamava e che fine ha fatto, se tu
potessi per miracolo mettermi in contatto con
lui lo vorrei ringraziare. Io ero un ragazzone
toscano alto quasi un metro e ottanta, con una
camicia jeans molto chiara... Una preghiera e
una lacrima per i morti, il sito mi ha commosso
profondamente, l'ho scoperto solo oggi.
Un abbraccio ai nostri
angeli e alle loro famiglie.
1.05.2012
Luigi
Il calcio ha conosciuto
ieri sera la più grande tragedia della follia.
Una montagna di morti, una strage, una
carneficina. Tremano le mani a scrivere queste
parole che sono il macabro mosaico di quella che
avrebbe dovuto essere la finalissima di Coppa
dei Campioni.
(Candido Cannavò,
Gazzetta dello Sport, 31.05.1985) |
Ieri ho visitato il
museo della Juventus e lo stadio. Ho apprezzato
l'angolo dedicato ai 39 caduti dell'Heysel, ma
credo che non sia sufficiente. Io c'ero il
29.5.85 anche se non nel settore Z ma,
esattamente, in quello opposto, respirando, pur
non rendendomi conto, quei momenti drammatici
vissuti in diretta. Pur apprezzando la
sensibilità dimostrata dal Presidente Andrea
Agnelli penso che, in questi 27 anni, non sia
stato fatto abbastanza per onorarne la memoria.
Da molto tempo viene organizzato un incontro
ormai tradizionale per ricordare il padre del
presidente del Milan che poco ebbe a spartire
con il mondo del calcio. E' possibile che non si
sia pensato di giocarne uno di precampionato tra
Juventus e Liverpool per rinsaldare i legami di
amicizia tra i due club ricordando le vittime
innocenti della violenza degli hooligans e
GAETANO SCIREA che, quella notte, lesse un
messaggio toccante di pace alle tifoserie dai
microfoni dell'Heysel ?
Giancarlo Malabaila
31.05.2014
-
Quel giorno un mio
amico fraterno, Giancarlo Bruschera, si recò a
Bruxelles per vedere la finale. Dovevo essere
con lui, ma poi non potei andare, al che anche
lui stava per rinunciare. In qualche modo lo
spinsi ad andare, perché la finale era una
partita unica, una festa. Invece è successo quel
che è successo. Oggi, a distanza di 29 anni da
quella notte il valore della memoria si unisce
ad un messaggio da trasmettere: nel gioco del
calcio devono sempre prevalere i valori umani,
lo sport deve restare un'occasione di confronto
sociale. Il 29 maggio del 1985 trentanove angeli
si sono recati a Bruxelles per voler vedere
vincere la propria squadra ed hanno perso la
cosa più importante che avevano: la vita. Non
c’è altro da aggiungere, se non il dovere di
fare profonde riflessioni.
24.05.2012
- Credo che tra i grandi
valori della vita ci sia la memoria, da un parte
si vedeva chi amava il gioco del calcio e
dall'altra chi stava morendo, sono le pagine più
nere dello sport. Ho perso un amico carissimo,
Giancarlo Buschera. Ricordo bene quei giorni e
posso essere vicino ai parenti tutti auspicando
che queste tragedie facciano parte del passato e
non succedano più.
Giuseppe Marotta
(Direttore Generale Juventus F.C. 2010-2018)
25 maggio 1983
Amburgo - Juventus 1 a 0; 29 maggio 1985
la finale con il Liverpool doveva essere il
riscatto, il giorno del trionfo, della conquista
della benedetta coppa dalle grandi orecchie. Il
sole era pallido quel mercoledì, accesa la
televisione scorrono le immagini confuse, la
voce smarrita di Pizzul, l'incredibile
confusione in un settore dello stadio... Ci sono
feriti forse; gli hooligans inglesi hanno
caricato... I tifosi juventini hanno subito la
carica. E' crollato un muro, la polizia è
inesistente, manganellano quelli che cercano
scampo sul terreno di gioco. Pizzul conferma 36
morti, ma la partita si gioca egualmente. 58'
minuto rigore fantasma realizzato da Platini, il
mio idolo; esultanza sproporzionata; spengo la
tv, è finito tutto.
2.07.2012
Massimo 72
Mi chiamo Maurizio, ho
vissuto in prima persona la tragedia dell'Heysel
nel settore Z 25 anni fa. Dimenticare non si può
ma perdonare sì. Sono contento che il Liverpool
FC, in ricordo e in onore di quegli sfortunati,
abbia posto una targa sui muri del loro storico
stadio di Anfield. Spero che la società Juventus
F.C. faccia altrettanto nel nostro nuovo stadio,
ed è per questo che ho firmato la petizione.
Spero che un giorno i supporters di Liverpool e
di Juventus possano incontrarsi in clima di
amicizia e di rispetto. Un complimento e un
ringraziamento sincero all'autore del sito
saladellamemoria dove condivido tutto il
contenuto... Un museo virtuale a disposizione di
tutti: tifosi e non tifosi... Sempre la Juve nel
cuore !
Maurizio
Dear Sirs, on this day,
the anniversary of the Heysel tragedy, I would
like to express once more, as a Reds fan, my
deepest sympathies to all the families and
friends of those who never returned. Rocco
Acerra - Bruno Balli - Alfons Bos - Giancarlo
Bruschera - Andrea Casula - Giovanni Casula -
Nino Cerullo - Willy Chielens - Giuseppina Conti
- Dirk Daenecky - Dionisio Fabbro - Jacques
Francois - Eugenio Gagliano - Francesco Galli -
Giancarlo Gonnelli - Alberto Guarini -
Giovacchino Landini - Roberto Lorentini -
Barbara Lusci - Franco Martelli - Loris Messore
- Gianni Mastroiaco - Sergio Bastino Mazzino -
Luciano Rocco Papaluca - Luigi Pidone - Benito
Pistolato - Patrick Radcliffe - Domenico Ragazzi
- Antonio Ragnanese - Claude Robert - Mario
Ronchi - Domenico Russo - Tarcisio Salvi -
Gianfranco Sarto - Giuseppe Spolaore - Mario
Spanu - Tarcisio Venturin - Jean Michel Walla -
Claudio Zavaroni Our thoughts and prayers are
always with them. May they rest in Peace.
In Memoria e Amicizia
You´ll Never Walk Alone
Michael
Buongiorno, mi chiamo
Davide Montini e anch'io ho assistito a tutto
quello che è successo per televisione e volevo
dedicare a chi è morto quel giorno e alle loro
famiglie questo estratto dalla canzone Wings of
time dei Toto: ...il nostro amore non finisce
qui, vivrà per sempre sulle ali del tempo...
Davide Montini
La mia squadra del
cuore è il Torino e da diversi anni mi dedico
(insieme ad altri amici) per tenere viva la
Memoria Storica Granata. All'ingresso del nostro
Museo c'è una frase che esprime bene lo spirito
che lo anima: La tragedia non è morire ma
dimenticare. Anche questo sito, ideato e curato
con immenso amore da Domenico Laudadio, ci
richiama al valore della memoria, ed è un
richiamo fortissimo, penetrante. Impossibile
dimenticare i volti stampati nelle tante
immagini fotografiche proposte, i loro occhi
sbarrati dalla paura di morire. Un dolore senza
fine che ti resta dentro, che ti toglie il
fiato. Mi inginocchio a voi, Angeli dell'Heysel,
chiudendo gli occhi per pensarvi, per
accarezzarvi. Ciao carissimi Angeli, vi voglio
bene, vi porto nel cuore.
29.05.2021
- MEMORIA. Il destino, o la superficialità, ha
voluto che la finale di Champions di quest’anno
coincidesse con l’anniversario dell’Heysel. Oggi
è il giorno della memoria, del silenzio e del
rispetto. La stessa memoria, lo stesso silenzio
e rispetto che chiediamo, giustamente, ogni 4
maggio per Superga. Un abbraccio affettuoso alle
famiglie colpite quel giorno di trentasei anni
fa da un dolore senza fine, una carezza e una
preghiera ai 39 angeli dell’Heysel.
Giampaolo Muliari
(Direttore Museo del Grande Torino e della
Leggenda Granata)
Oggi 29
maggio mi sono accorto, per caso, che indosso la
t-shirt comprata all'hard rock cafè di Bruxelles
qualche anno fa: ebbene proprio in questa data,
che quasi mi stava passando oltre senza che la
degnassi, ricorre il tragico anniversario della
strage dell'Heysel: tanto si è scritto e detto
riguardo a quel giorno. Io però, che altre
volte ho espresso il mio pensiero, volevo solo
ribadire quanto quel giorno, sebbene fossi nato
da poco, successivamente grazie ai racconti di
mio papà e a tutti documenti che ho visto, mi
dia sempre una forte commozione. Se ci penso
realmente e mi immedesimo, mi viene da piangere:
ho sempre cercato di raccontarlo, lo facevo a
scuola, l'ho fatto con degli amici, addirittura
quando andai a Bruxelles con la mia allora
fidanzata, le raccontai di quella tragica sera,
di quanto mi emozionasse il solo parlarne. Mi
misi a piangere davanti a lei. Ecco, io non mi
sento più un tifoso juventino come lo ero un po'
di tempo fa, ma sono cicatrici come queste che
mi danno la dimensione del mio senso di
appartenenza a questi colori: non potrò mai non
dirmi juventino, fosse anche solo per quello che
mi è stato tramandato e trasmesso di quella
sera. Perciò, per piacere, quando puntate il
dito contro i protagonisti involontari di quello
strazio, dicendo che non avrebbero dovuto
giocare, gioire, festeggiare, accettare i
premi... documentatevi su quanto quella finale
abbia lacerato le loro vite da sportivi e non:
provate a immedesimarvi, e forse vi accorgerete
che se hanno gioito forse lo hanno fatto alla
fine di uno strazio dal quale volevano estrarre
un premio bello e pulito da regalare a tutti
coloro che da quella sera di maggio non ci sono
più. Quella Coppa dei Campioni del 29 maggio
1985 è e sarà per sempre un effetto personale
di tutti quei defunti, da conservare con tanto,
tantissimo amore.
Fonte:
Heysel e Riflessioni (Pagina Facebook Il Nobile
Calcio)
29.05.2022
Marco Murri
Quando ripenso a quella
sera, a quella finale che si doveva disputare
per evitare altri scontri e altri morti, ma che
non doveva assegnare nulla, penso a una sorta di
Hiroshima del pallone. Dopo l'Heysel, per me, è
cambiato il rapporto con il calcio, ed è stato
come chiudere per sempre l'armadio dei
giocattoli, e diventare amaramente uomo,
perdendo la spensieratezza.
(Carlo Nesti)
|
A distanza di decenni…
Nel guardare i filmati, le foto, nel leggere le
testimonianze di chi quel maledetto giorno
c'era... Quasi mi sembra di sentire dentro
l'anima le voci e i pensieri di chi era lì;
qualcuno è tornato, 39 non ce l'hanno fatta e un
turbine di quelle voci mi gira dentro come se li
avessi sentiti lì, proprio quel giorno. E' una
strana sensazione che non riesco a spiegare in
modo pieno, ma è quello che sento... Il dolore
dentro e ancora l'incredulità di quegli eventi.
E' tutto nella mia mente in modo nitido, ma le
voci che sento nell'anima, quelle, è il
sentimento nuovo che mi porta a continuare...
Per non dimenticare... MAI !!
Caterina Onni
Un'ultima preghiera,
mia dama, prima della sera
Un bacio ai fratelli
dispersi nel Belgio
Rimboccali meglio, che
non sentano più freddo
sotto il manto delle
nostre bandiere
(Domenico Laudadio)
|
Sono un tifoso
sampdoriano, il 29 maggio 1985 avevo solo 10
anni. Negli anni a seguire conobbi e non feci
nulla per contrastare la vergogna dei cori
contro i morti di quel giorno, ed è una vergogna
che porterò sempre dentro. Oggi vedo che il
Vostro sito internet, davvero ricco di
contributi e di dignità, comincia ad acquistare
visibilità. Sarà mio impegno farlo conoscere a
tutti. Buona fortuna per la Vostra battaglia di
memoria e dignità.
Paolo
Quella sera avevo 14
anni. Ogni 29 maggio mi viene da piangere e mi
si stringe il cuore. Le emozioni non si
attenuano. Ci tengo al mio dolore.
Alessandro Pinti
Il 29 maggio del 1985
avevo poco più di 2 mesi... Mi chiedo come
facciano, oggi, molte persone ad andare allo
stadio con l'intento di usare la violenza. Mi
chiedo cosa c'entri tutto ciò con uno sport, uno
spettacolo che dovrebbe solo unire. Sarà
retorica, ma spesso in qualche frase retorica si
nasconde la verità. Dopo aver visto certe foto
la mia voglia di andare allo stadio ha un po'
vacillato. Quelli che hanno voluto questo non
erano diversi da certi ultras che vanno allo
stadio. L'unica differenza è che lì si sono
verificate le incredibili malaugurate condizioni
affinché quegli animali (e chiedo scusa agli
animali) potessero dare sfogo a tutto il loro
odio. Mi chiedo se sia cambiato qualcosa, se
quella strage abbia cambiato qualche testa. Non
credo. Chiusi come gli animali dentro le gabbie
a vedere una partita. A volte non capisco.
Andrea Piscopo
Il giorno dell’Heysel
dovevo raccontare la partita. Per quanto
accaduto, cerco di cancellarlo dalla mia memoria
di uomo. Il calcio dovrebbe rimanere un evento
di gioia e passione. Mi ricordo il 4 maggio in
maniera molto vivida anche se ero piccolo. È
inimmaginabile tutto quanto è accaduto. Il Toro
sembra accompagnato da un destino doloroso, in
cui Superga è l’apice più drammatico.
Sentii addosso
tutta la responsabilità di comunicare al
telespettatore, che magari aveva un figlio
proprio lì allo stadio Heysel, la tragedia delle
39 vittime che si stava consumando in diretta.
L’istinto mi diceva di chiudere anticipatamente
il collegamento e di tornarmene dalla mia
famiglia...
Per me è stata una
serata di imbarazzo e di difficoltà. Alcuni
ragazzi mi chiesero di avvisare i loro genitori,
ma io non potevo farlo, per riguardo alle altre
famiglie. E ancora mi rammarico di non essere
stato più severo con chi festeggiava.
Di contro
però, se dovessi mettere in linea le
telecronache che più mi hanno segnato, sia in
senso sia in senso negativo, non potrei che
parlare dell’Heysel: fui mandato a commentare
una partita di pallone e invece dovetti
commentare di 39 morti. Quelli sono ricordi
angosciosi non solo per la mia memoria di
telecronista, ma anche per la mia coscienza di
uomo.
Una serata
che avrei voluto cancellare. La gravità
dell’episodio mi impone di ricordare, di farne
memoria. Una situazione molto dura per la mia
coscienza di uomo. In me è c’era quasi un
rifiuto ad accettare una situazione impensabile:
non avrei mai immaginato di dover contare 39
morti per una partita di calcio. Oggi sono
amareggiato dal fatto di vedere certi episodi
che, per rivalità, rievocano un fatto così
doloroso.
"L'Heysel è
il dolore più angoscioso. Per la mia coscienza
di uomo. Non è possibile andare a fare la
telecronaca e dover parlare di 39 morti. È una
memoria che talvolta vorrei cancellare, ma non
si può scordare ciò che dovrebbe portarci verso
comportamenti più sereni e meno delittuosi".
Bruno Pizzul
(Telecronista Rai allo Stadio Heysel il
29.05.1985)
"29/5/1985 - 29/5/2019 Il dovere di
ricordare, per onorare chi non c’è più ed
evitare che simili follie si ripetano. +39
#Heysel"
Miralem Pjanic (Calciatore Juventus
Football Club)
Quando muore il
trapezista entrano i clown (Maggio 1985)
Non metterò mai più
piede in quello stadio, il calcio è per me
gioia, ma il solo pensiero di quello stadio mi
procura ancora dolore. Figurarsi tornarvi.
(Giugno 2000)
Ero un calciatore,
gioioso e spensierato come tanti che sono venuti
a Bruxelles per amore della maglia bianconera e
che non sono mai tornati a casa, strappati al
loro amore in quella tragica notte dell'Heysel.
Quella partita non è durata 90 minuti, si sta
giocando ancora oggi. Quella sera non è mai
finita, è rimasta nella nostra vita... E ci
resterà per sempre. (29.05.2010)
La notte dell'Heysel
sono rimasto male dopo, non durante la partita,
perché noi abbiamo giocato senza sapere niente
di quello che era successo. Lì per lì abbiamo
fatto bene a giocare, però non so se, sapendo
delle vittime italiane, avrei giocato lo stesso.
L'atmosfera era
irreale, la partita no. La partita era vera.
L’UEFA ci consegnò la coppa negli spogliatoi e
soltanto io e un paio di compagni tornammo sul
campo per mostrarla ai tifosi. L'ordine pubblico
aveva la priorità su tutto, giusto così.
"Il calcio è malato ?"
No, il calcio è bellissimo. Malati siamo noi. Io
che esultai all’Heysel non finirò mai di
sdebitarmi.
"Sul campo
non ho vissuto quella partita. Ho provato a
vincerla, nessuno in campo e negli spogliatoi
sapeva quello che succedeva. Mi sono sempre
chiesto cosa avrei fatto da presidente
dell’Uefa, ma credo che giocare fu giusto. Non
solo per la gara, ma per salvare tante altre
vite. Sono tornato a Bruxelles il giorno dopo
per far visita ai feriti in ospedale. I
giornalisti francesi hanno scritto che avevo
ballato sulla pancia dei morti, questo perché ho
fatto il gol e ho espresso la mia gioia. Sono
stati momenti brutti e così me ne sono andato
lontano: era troppo difficile stare a Torino".
(20.03.2019)
"Un ricordo
terribile, ma sul campo l’abbiamo vinta: il
Liverpool non ci ha regalato nulla".
Michel Platini (Calciatore Juventus Football
Club 1985)
Una partita
che nessuno avrebbe voluto giocare, Boniperti
per primo. Noi, dagli spogliatoi, non capivamo
cosa era successo. In tv si vedevano cose che
noi neppure immaginavamo. Famiglie di tifosi
passavano dallo spogliatoio e giustamente non ci
degnavano di uno sguardo, pensavano solo a
scappare e noi li aiutavamo a passare dall’altra
porta... Venne Boniperti e ci disse: "Sembra che
ci sono stati due morti, non giochiamo". Ma il
delegato Uefa si impose e ci mandò in campo.
Tutti noi eravamo convinti che si sarebbe
giocato un solo tempo per organizzare i soccorsi
e il deflusso. All’intervallo sempre lo stesso
delegato ci obbligò a giocare anche il secondo
tempo. Io entrai a dieci minuti dalla fine,
un’esperienza terribile. (7.02.2019)
"Io in
campo ? Otto minuti. Ricordo uomini, donne,
bambini che correvano terrorizzati in campo. Li
facemmo passare da dentro il nostro spogliatoio.
Scappavano passando davanti ai loro idoli,
Platini, Boniek, senza nemmeno guardarli. E noi
giocatori ? Non avevamo visto niente, solo la
folla che ondeggiava. Poi, arriva Boniperti e
dice: "Ci sono due morti là fuori, non
permetterò alla mia squadra di giocare questa
partita". Invece abbiamo giocato e qualcuno ha
pure esultato ? Fu il delegato Uefa a imporcelo
per motivi di sicurezza. Pensavamo che la
partita sarebbe stata interrotta a fine primo
tempo. Ci dissero invece che doveva finire e che
non ce ne sarebbe stata un’altra. Io non ho
esultato per la vittoria e posso garantirti che
nessuno di quella Juve vuole quella Coppa. I
premi partita li abbiamo devoluti alle
famiglie". (25.03.2019)
"Nessuno ricorda il risultato e
quello che è successo in campo, ma si ricorda
quello che è successo fuori dal campo. 39 morti,
600 feriti. È stata una serata tragica,
indimenticabile, una serata che tutti gli
sportivi non devono dimenticare perché la follia
umana può arrivare a qualsiasi livello… È una
ferita aperta e dolorosa. Eravamo costretti a
giocare, speravamo nella sospensione, ma invece
è successo tutt’altro. Nessuno può cancellare".
Claudio Cesare
Prandelli (Calciatore Juventus Football
Club 1985)
Io ero all'Heysel nel
1985. Pensavo di aver visto tutto. Sbagliavo...
(Claudio
Cesare Prandelli)
|
Pugni in tasca
Bruxelles, 29 Maggio
1985. Allo stadio Heysel, stanno morendo gli
juventini. La loro roba, le foto della
comunione, gli scontrini del bar, i Gesù ti
guarda, è presa. La buttano per aria. E’ per
divertirsi. Torino, 29 Maggio 2010. Sta morendo
la Juve. Ma gli juventini giurano. Su un punto
ormai non mollano. Le mani in tasca non gliele
metton più.
Forse
perché l’Heysel è una storia dove non si salva
nessuno e allora non si salvi nemmeno il
ricordo.
Vincenzo Ricchiuti
Che il muoversi delle
Vostre ali, cari Angeli, spazzi via quel
colpevole, terribile silenzio.
Roberto Robba
La parola Heysel
Ciò che per un tifoso
bianconero rappresentano le parole Heysel,
Liverpool, Hooligans, Bruxelles o 29 Maggio 1985
non può essere facilmente spiegato a parole. E'
qualcosa che va aldilà del pensiero razionale,
un'emozione che tocca il cuore e l'anima di chi
ebbe la sfortuna di assistere al più grande
dramma sportivo della nostra storia. Il nostro
proposito è di non dimenticare ciò che accadde
23 anni fa, per ricordare a tutti ciò che i
peggiori istinti dell'uomo possono causare, per
far comprendere alle nuove generazioni quanto
sia assurda la violenza specialmente se usata in
un contesto sportivo che al contrario dovrebbe
rappresentare una festa, per non chiudere nel
cassetto dell'oblio la memoria dei 39 fratelli
che seguendo la propria passione calcistica non
fecero mai più ritorno alle loro famiglie.
Mamma mia ragazzi,
certe immagini mettono davvero i brividi...
Cristiano Roscini
29.05.1985
Quella sera vidi i
miei fratelli cadere e non alzarsi più...
Ora tocca a noi a farli
rialzare con la memoria
(Giovanni
Rossetti) |
Non si sarebbe dovuto
giocare. Non c’è da essere fieri di quella
Coppa. Non rifarei quel giro di campo. 39 morti
meritano rispetto.
Noi non abbiamo visto e
vissuto il momento della tragedia. Eravamo negli
spogliatoi e arrivavano solo voci confuse. Ci
dissero che dovevamo giocare, giocammo. Era
qualcosa di irreale, di onirico. Io poi ho
un’immagine fissa davanti agli occhi: quando ci
fecero andare via con il pullman io vidi,
allineata fuori dallo stadio, una fila di corpi
coperti da lenzuoli bianchi. Non posso
dimenticarlo, trentuno anni dopo. Fonte: Tuttojuve.com
7.05.2016
Paolo Rossi
Ciò che successe vent'
anni fa non potrà mai essere dimenticato,
resterà per sempre nella nostra memoria. Quella
dell' Heysel fu l'unica partita, e ne ho giocate
a migliaia, della quale non m' interessava il
risultato. Volevo solo che quella serata si
chiudesse il prima possibile. Volevo solo
ritrovare la mia famiglia. Ho provato sensazioni
incredibili, sconosciute e bruttissime. In
Inghilterra c'è una gran voglia di commemorare a
dovere le 39 vittime. Quello che posso dire è
che i tifosi juventini domani sera riceveranno
un' accoglienza incredibile, straordinaria.
Anche perché i due club non mai stati tanto
vicini come oggi. Abbiamo atteso questo
sorteggio per tanti anni, e penso sia arrivato
nel momento migliore.
Fonte: Corriere della
Sera
4.04.2005
Ian Rush
(Calciatore Liverpool
Football Club 1985)
Mi sono trovato di
fronte a un caso di coscienza, a una delle
decisioni più gravi della mia vita. Ho ritenuto
che annunciare il rinvio della partita avrebbe
significato creare presupposti per un altro
massacro. Gli spettatori si sarebbero riversati
fuori dallo stadio e chi avrebbe controllato la
loro furia ? C’erano tante persone che avevano
visto morire i propri cari o i propri amici. Ci
saremmo trovati di fronte a una vera e propria
guerra e oggi i morti sarebbero stati molti,
molti di più.
(Jacques Georges,
Presidente Uefa 29.05.1985)
|
"Perché il
calcio e lo sport siano sempre e solo gioia e
sorriso, mai più violenza e sofferenza"
Matteo
Salvini
Premetto che non tifo
per la Juventus, ma quella sera me la ricordo
bene. Il papà di una mia compagna di scuola era
in quello stadio maledetto, lui, per fortuna
riuscì a tornare tra le braccia dei suoi cari.
Erano anche in quello stadio un altro mio amico
e suo padre, anche loro fecero ritorno a casa.
La cosa che mi fa innervosire ancora oggi è
sentire delle pseudo tifoserie inneggiare a
questa tragedia con cori e striscioni offensivi.
I MORTI NON SI TOCCANO ! ONORE ALLE VITTIME
DELL'HEYSEL
Gabriele Sbattella
29.05.2019
- "L’Heysel ? Probabilmente non si erano resi
pienamente conto di quello che stava succedendo,
io avevo degli amici in curva e nessuno si era
accorto di niente. Anche mio marito quando salì
su quel traliccio disse di stare tranquilli che
la partita sarebbe stata giocata. Gli stessi
giocatori non erano al corrente di tutti i morti
e di quello che era successo. Io sono stata
all’Heysel, è vero che lo stadio è stato
ristrutturato e ho provato delle emozioni
fortissime. Ho chiuso gli occhi e ho vissuto
quei momenti anche se non ero presente. Nella
vita sono poche le emozioni così forti che puoi
provare, non oso immaginare cosa abbiano provato
i familiari delle vittime"
Mariella
Scirea (Vedova di Gaetano Scirea, Capitano della
Juventus Football Club 1985)
Per non dimenticare,
perché quel pomeriggio è morta in me l'innocenza
e la gioia del calcio, perché non ho più
guardato una partita con gli stessi occhi.
Sofia
Dopo 25 anni chiedo
scusa
Domani ricorrerà il
venticinquesimo anniversario dell'Heysel, ma il
ricordo è sempre vivo. I trentanove morti, sono
stati indegnamente derisi, vergognosamente
sfruttati per cori beceri e disturbati durante
il loro stato di morte ''latente''. Io me ne
vergogno oggi, mi vergogno per aver cantato (?)
o meglio dire ''vomitato'' parole che nulla
hanno a che fare con la mentalità ultras. Oggi
chiedo umilmente scusa a tutte le donne, madri,
mogli, uomini e padri che hanno pianto e
piangono tutt'ora i loro cari o anche solo ai
loro compagni di fede calcistica. In quanto
esseri umani non dovremmo mai scendere così in
basso, e non sto facendo falso moralismo, i
morti non dovrebbero MAI dividere per il colore
politico, l'etnia, la bandiera della propria
squadra o qualsivoglia scusa per disprezzarli.
Non voglio far parte della mattanza, in questo
paese abbiamo già troppi personaggi che fanno
abuso di potere, che danno il cattivo esempio e
che pisciano sulle tombe di chi ha sofferto,
rinnegando il loro essere italiani e figli della
stessa patria. Ebbene sì, io non sono come loro
e quindi, dopo venticinque anni sono qui da
granata per stringermi attorno a voi tutti,
parenti e tifosi.
Simone Stara
Dear Domenico Laudadio,
please accept my hearfelt sympathies in
rememberence of those who sufferd e died on that
awful night. I was there with a group of good
friends and we were very glad to come home
alive. We will never forget those perished. Good
Health & God Bless in the name of Football.
Paul Stewart
(Tifoso Liverpool
Football Club)
"Quella coppa senti di
averla vinta ?"
Da portiere sì , da
uomo, no !
(Stefano Tacconi)
|
"Noi della
Juventus sapevamo che all’Heysel c’erano stati
dei morti laggiù nel settore Z. A dircelo erano
stati i tanti, tantissimi tifosi che erano
giunti nello spogliatoio per farsi medicare
subito dopo l’aggressione degli hooligans
inglesi. Una scena che non dimenticherò mai e
che, come ha detto il mio compagno Platini, ha
cambiato il nostro modo di vedere il calcio.
C’era gente insanguinata ovunque, sul volto,
lungo il corpo. Molti avevano perso le scarpe,
altre i giubbotti. Fummo noi giocatori a dar
loro i vestiti, i k-way e le scarpe per
proteggerli dal freddo. Non so se i brividi di
quei tifosi dipendessero dalla paura o dalla
temperatura. I loro sguardi disperati non li ho
più cancellati. È difficile spiegare esattamente
lo stato d’animo in quegli attimi. Mi ricordo i
tifosi terrorizzati: "Assassini, assassini: ci
stanno uccidendo tutti", gridavano spaventati.
Mi ricordo il nostro medico La Neve, che correva
da un tifoso all’altro per le prime cure. Molti
di loro piangevano, altri urlavano e
singhiozzavano. Noi giocatori decidemmo che
quella gara non si doveva giocare. Andammo
perciò sotto la doccia ed eravamo ormai tutti
vestiti quando un ufficiale delle forze armate
entrò nello spogliatoio chiedendoci di giocare
per motivi di sicurezza. Nessuno aveva voglia di
scendere in campo. Trapattoni non ci disse
nulla, non ci spiegò nessuno schema come
solitamente accadeva. Basta: dovevamo giocare
per evitare un’ulteriore disgrazia, ma del fatto
tecnico non ci interessava nulla. Quella sera la
Coppa dei Campioni non ce l’hanno consegnata in
campo ma dentro una cassa di legno, proprio come
una bara".
Stefano Tacconi
(Calciatore Juventus Football Club 1985)
29 maggio, il giorno
più triste
RICORDO E SILENZIO -
"L'ultima volta che ci siamo ritrovati allo
Stadio Re Baldovino per ricordare le vittime
della tragedia dell'Heysel è stato cinque anni
fa. Ricordo la commozione e il dolore nel volto
dei presenti. C'erano tifosi, gente di strada,
abitanti della zona, amici, parenti di quella
maledetta lista di 39 nomi che campeggia sulle
mura di questo stadio. Ci troveremo di nuovo,
quest'anno, perché nessuno ha mai dimenticato la
data del 29 maggio, come se fosse impressa con
caratteri diversi sul calendario di tutti noi".
Fonte: Il Fatto
Quotidiano
4.05.2015
Marc Tarabella (Deputato Europeo belga,
Capo Delegazione 30° Tragedia)
E’ il giorno in cui il
calcio ha perso... Io ero andato sotto la curva
per cercare di evitare il peggio. Noi sapevamo
qualcosa, non tutto. Davanti allo spogliatoio
era arrivato un padre con il bambino in lacrime.
C’erano voci di un morto. La verità, tutta, la
apprendemmo solo dopo. Nonostante questo abbiamo
sbagliato a fare il giro di campo. Io non posso
pensare a quella sera senza pensare alle vittime
di quella follia più che al risultato sportivo.
Io non ho mai sentito di aver vinto quella
Coppa. Fummo costretti a giocare la partita. La
verità è che l’Uefa non voleva perdere i diritti
televisivi. L’Inghilterra dopo l’Heysel ha fatto
sparire gli hooligans, da noi invece gli ultrà
ancora comandano. Il nostro calcio urla
tolleranza zero, ma permette tutto.
Ne ho vinta
una, ma è stata una sconfitta del calcio. Non
ritengo di aver vinto la Coppa dei Campioni, non
la ricordo volentieri. Ce l’ho nel curriculum,
ma è un pezzetto che non mi piace ricordare.
"All’Heysel
non è stata una partita. Non dovevamo giocare,
per rispetto dei morti. Quel giorno è stata la
sconfitta del calcio, perciò non aveva senso
incoronare vincitori".
Marco Tardelli
(Calciatore Juventus Football Club 1985)
La Signora non può non
pensare ai suoi figli
Tommaso
Chissà quanti ce n'
erano ieri sera all' Anfield di quei duemila
hooligans ubriachi e inferociti che vent' anni
fa all' Heysel travolsero i tifosi juventini, li
schiacciarono, provocarono 39 morti e centinaia
di feriti. Chissà se si sono pentiti, se hanno
provato vergogna - mentre Liverpool e Juve
cercavano di esorcizzare con parole di amicizia
la tragedia che li ha legati per sempre -
ricordando quelle vite così bestialmente
sprecate.
Fonte: Corriere della
Sera
6.04.2005
Giorgio Tosatti
22.04.2013
-
"L’Heysel ? Noi in campo
non eravamo a conoscenza della gravità della
situazione, l’abbiamo saputo quando siamo
rientrati in albergo e per tutti noi è stato uno
sgomento. Si è parlato tanto di questa Coppa, ma
le due squadre se la sono giocata e se loro
avessero potuto batterci l’avrebbero fatto".
17.03.2019 - "Credo che ognuno di noi, potendo tornare
indietro, avrebbe cercato di impedire la
tragedia prima che accadesse. Tuttavia, con il
senno del poi, non si risolvono queste cose. Si
riaprono soltanto le ferite. Ogni commento è
superfluo di fronte al dramma".
29.05.2019
- "Non si può tornare indietro. Per questo è
essenziale ricordare".
Giovanni Trapattoni
(Allenatore Juventus Football Club 1985)
"All’Heysel non è stata una partita. Non
dovevamo giocare, per rispetto dei
morti. Quel giorno è stata la sconfitta
del calcio, perciò non aveva senso
incoronare vincitori"
Marco Tardelli |
Ho visitato lo stadio
ex Heysel lo scorso mese di agosto, è indegno
quanto fatto o meglio non fatto. Il settore non
esiste più, ma dove sono morti i nostri tifosi
passano auto, scaricano roba come se nulla fosse
accaduto. I nomi poi fuori allo stadio, sbiaditi
dal sole. Un pomeriggio molto triste per me ed
una vergogna per il Belgio e per Bruxelles,
incapace di dare dignità ai nostri morti cosi
come sono stati incapaci di evitare gli
incidenti quel tragico giorno...
Gianluca Valente
Juventinità e loro ne
sono l'essenza
Roberto Vattiato
Sono un tifoso
juventino. Quella sera del 29.05.1985
la ricordo ancora chiaramente. Allora
avevo 15 anni ed è stata la pagina più brutta
della storia del calcio. Storia che è stata
sporcata più e più volte, sia subito dopo da
personaggi che dichiaravano che i 39 morti erano
pochi, a tutt'oggi, quando ancora negli stadi si
corre il rischio di morire. Nessuno ha imparato
da quella sera, nessuno ci restituirà quei 39
angeli morti per lo sport, per il tifo, per
l'amore del calcio e della Juve. Però vorrei
ricordare a chi dice che la Juve quella coppa la
doveva restituire rispondo che la partita fu
fatta giocare dai poliziotti che presidiavano
l'Heysel (cioè da degli incapaci) e dall'Uefa.
Quindi basta. Ricordiamo quella coppa e
ricordiamo sempre i 39 angeli morti per quella
coppa.
Gennaro Veneruso
Il ricordo non è dei
più belli, doveva essere una grande serata e
vittoria, la prima Coppa Campioni della
Juventus, ma in quel giorno i ricordi sono
tristi, invecchiando ha meno valore lo sport e
più la tragedia. Preferisco la Coppa delle Coppe
dell'anno prima.
29.05.2019
- "Sono 34 anni che ripetiamo sempre le stesse
cose, purtroppo è l’unico modo per tenere viva
la memoria. È stata una serata particolare, ha
segnato la storia della Juventus e il futuro
della Juventus. Aspettavamo quella vittoria da
tanto tempo, quella poteva essere la ciliegina
sulla torta, c’era un gruppo di giocatori che
avevano vinto tutto. È stata una serata molto
difficile. Le due squadre non volevano giocare,
sono state forzate dalla polizia locale. Noi dal
campo non ci rendevamo conto di quello che
succedeva, non potevamo immaginare che fosse una
cosa così grave. Con la testa di adesso forse
non l’avremmo giocata quella gara".
"L’atmosfera nel pre-partita era bellissima,
siamo arrivati lì dopo una cavalcata
entusiasmante, una cosa programmata negli anni.
Quella finale doveva essere la ciliegina sulla
torta di una stagione bellissima, invece si è
manifestata una serata tragica, che si fa fatica
sia a ricordare che a dimenticare. Io ricordo
molto più volentieri la finale di Coppa delle
Coppe dell’anno precedente".
Beniamino Vignola
(Calciatore Juventus Football Club 1985)
"Non solo noi, andammo in tanti in
curva, eravamo in mezzo a loro"...C’era
gente disperata, c’era chi cercava un
amico o un parente, in quei momenti
succedeva di tutto e somatizzavi tutto
anche se non sapevamo esattamente cosa
fosse successo, si sapeva che c’erano
stati scontri pesanti".
(Antonio Cabrini e Marco Tardelli)
|
La tragedia
dell'Heysel: muoiono quasi quaranta persone per
l'inciviltà dei tifosi inglesi, con la
complicità della disorganizzazione dell'Uefa e
della polizia belga. Per i tifosi avversari, in
Italia, quello che conta è che la Juve deve
restituire quella coppa, che il rigore era fuori
area, che la società non si è comportata come
doveva. E il dolore per le vittime ? Sì, certo,
ma non è primario; anzi, si può sempre cambiare
il testo di una canzone di Vasco per irridere
gli odiati rivali anche su questo. E che
restituiscano quella Coppa, che diamine. La
colpa della Juve, piuttosto, era (ed è)
un'altra: non avere ricordato in maniera
adeguata quella notte, quelle vittime, quegli
innamorati della mia passione. Un vigliacco
tentativo di rimozione. Basti osservare il sito
ufficiale della società: non vi figurano che
pochi accenni. E invece no, dovrebbe essere
l'home page.
Per far capire a tutti che ogni nostro
successo, ogni nostra sconfitta, è dedicata a
loro. E a Gaetano, il miglior esemplare dello
stile Juve che abbia mai indossato la nostra
maglia. Ad Andrea, a Edoardo e Giovannino, ad
Alessio e Riccardo, a tanti altri protagonisti
di più di un secolo costellato di trionfi e
gioie immense, ma spesso funestato da tragedie
troppo dolorose.
Fonte: Dal libro "Er
go' de Turone"
Massimo Zampini
Ero all’Heysel quella
sera, c’era una luce fortissima. Lo stadio era
fatiscente, non si poteva fare una finale di
Coppa Campioni lì. E’ stata una fatalità, di
giorno non c’erano avvisaglie di contrasto tra
le tifoserie. Ero sopra Bruno Pizzul, in tribuna
centrale, vidi questo spostamento veloce.
Cominciarono ad arrivare le voci di morti. C’era
disorganizzazione, non c’era nemmeno il piano
per il deflusso dallo stadio.
Ivan Zazzaroni
Quella partita fu giusto giocarla,
almeno si sono evitati altri morti, ma quelli
che causarono in primis quella strage prima
ancora degli hooligans furono gli organizzatori
a scegliere quello stadio ed a posizionare la
sicurezza in quel modo. Per il resto, quella
coppa non esiste per me proprio per rispetto dei
39 caduti e delle loro famiglie che ancora oggi
li piangono e molto probabilmente appena sentono
il nome Juventus scoppiano a piangere. Coppa da
restituire no, ma cancellare dal palmares
assolutamente sì.
21.08.2022
Dino
Zecchini
Fratelli e sorelle, un
pensiero per le nostre vittime dell'Heysel che
tra poco vengono ricordate, come ogni anno, a
Reggio Emilia.
Loro sono le stelle del cielo che contano
di più...
26.05.2012
Claudio Zuliani
L'uomo è stato
tremendamente offeso anche dopo che i tanti
Caino sparsi sulle gradinate lo avevano
ammazzato. Per calmare i Caino non si è
rispettato il sangue degli Abele: si è giocato
mentre i morti erano ancora lì scomposti nella
violenza appena subita. Si è tifato, si è gioito
in una giornata in cui tutti e tutto sono stati
sconfitti.
(Osservatore Romano,
30.05.1985)
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La Memoria è l'unico tesoro
che si accresce condividendolo
(Domenico Laudadio)
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