Pensieri
e Parole
In Memoria delle Vittime dello Stadio Heysel
Messaggi
Ospiti del
Museo, Aforismi
e Frasi Celebri
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L'
ultima cosa che ci interessa è quel
trofeo
È
come se non esistesse...
(Giovanni Agnelli)
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Avevo 13
anni, ero davanti alla tv e non capivo cosa
stesse succedendo. Ci ripenso spesso ancora
adesso. Mi dà un senso di malessere. La Juve,
però, la amo sempre di più. Come l'amavano i
nostri fratelli morti.
(Gianpaolo Accordino)
Sono
passati già venticinque anni, ero dai miei
nonni, l'attesa, poi i primi collegamenti... La
partita... A dieci anni non comprendi il dramma
della morte. Poi con il passare degli anni il
RICORDO rimane, un bambino di undici anni non
può morire per una partita, era solo andato con
suo babbo a vedere la nostra Juve. Ho capito che
tutto sia stato offuscato, messo dietro
l'angolo, nascosto per vergogna ... Ma no basta…
Non ci sono giustificazioni. Adesso con due
figli so che la MEMORIA non deve rimanere
nell'ombra, ma deve camminare con noi. Il mio
pensiero per i 39 angeli vola in alto... Non mi
stancherò... (Luca Agostini
© 29.05.2010)
Il Pensiero
corre Sempre, la Memoria è viva... Non
dimenticare, ricordare con umiltà, coraggio e
partecipazione... Insieme...
(Luca Agostini ©
28.05.2014)
Non è mai
troppo tardi per chiedere perdono per ciò che è
stato fatto e per quanto che non è stato fatto.
E non sarà mai abbastanza ciò che potremo fare,
ma potrà renderci dignità e rendere onore alle
vittime. E servirà per mantenere viva la
Memoria. Noi tifosi bianconeri e la nostra Juve
abbiamo ancora il tempo per redimere una parte
di colpa, coltiviamo e onoriamo il ricordo,
lasciamo volare in alto… Fa parte di noi... Ogni
mese di maggio… Ogni giorno…
(Luca Agostini ©
29.05.2015)
In queste
notti dai primi tepori estivi il vento sussurra
parole lievi ma incredibilmente profonde… I
trentanove angeli sempre e per sempre con noi...
(Luca Agostini © 28.05.2016)
Il
Ricordo è prezioso compagno di Vita… Noi non
dimentichiamo…
(Luca
Agostini © 27.05.2017)
La luce
accompagni i nostri angeli nell’eternità... Noi
custodi della Memoria...
(Luca Agostini ©
27.05.2018)
Che non
rimanga mai indietro e mai sola la Memoria...
(Luca Agostini © 27.05.2019)
Oggi,
ancora più domani e per sempre manteniamo la
Memoria... (Luca Agostini
© 29.05.2020)
E
ancora... E ancora ... Non dimentichiamo…
(Luca
Agostini © 29.05.2021)
Per ricordare bisogna tramandare, il
ricordo diventa maestro di vita … (Luca
Agostini © 29.05.2023)
La memoria non passa, non deve
passare e ci vuole ancora più impegno e
passione... Da parte nostra e da quelli ci
saranno ... Un moto perpetuo che ci faccia
sentire dai nostri trentanove angeli...
(Luca
Agostini © 28.05.2024)
Ciao
Francesco (NdR: Caremani), mi chiamo Gianluca Agus, ti scrivo queste poche righe perché ci
tengo a dirti grazie. Ho appena terminato di
leggere il tuo libro HEYSEL, le verità di una
strage annunciata e, da semplice lettore quale
sono, voglio ringraziarti per avermi fatto
aprire gli occhi su un avvenimento che si era
negli anni addormentato in chissà quale remoto
angolo della mia memoria. Voglio ringraziarti
per avermi fatto, pagina dopo pagina, arrabbiare
fino a scaraventare più volte il tuo libro
contro la parete. Io non potevo credere a quello
che leggevo, sembrava più un romanzo di Kafka
che un resoconto realistico di un evento
sportivo (?) di oramai 30 anni fa. Ecco,
quest'anno sarà il trentesimo anniversario di
quella assurda strage, mi piacerebbe che il 29
maggio tutti, ma proprio tutti dedicassero una
giornata a rendere omaggio a 39 esseri umani
morti a causa di qualcosa che la mia mente, per
quanto mi impegni, non riuscirà mai a definire
chiaramente: malvagità ? Stupidità ? Crudeltà ?
39 persone morte non una, non dieci, ma 1.000
volte a causa anche un po' nostra, cittadini
colpevoli di indifferenza e di scarsa memoria.
Un abbraccio, Gianluca.
(Gianluca Agus)
Ciao, sono
appena tornato dallo stadio Heysel dove 24 anni
fa (oggi) è successa la tragedia del popolo
Juventino. Un'atmosfera surreale. Non c'era
nemmeno un fiore. Una sciarpa... Niente.
Abbandonati e dimenticati. Sono entrato nello
stadio proprio sotto la curva maledetta. Ho
pianto, ho pregato. Cerco di andarci tutti gli
anni, quando sono in ufficio. Uno Juventino
vero. (Michele Allamprese)
Non
esistono colori di bandiera per il ricordo ed il
dolore. (Anonimo)
Non
dimentichiamo ciò che non può essere
dimenticato. (Anonimo)
Ero
all'Heysel. Il mio modo privato di vivere la
ricorrenza è andare a messa tutti gli anni nella
stessa chiesa, sempre alle 19.00, ora in cui
cominciò l'assalto. Il mio modo privato di
ricordare è un pensiero rivolto più volte al
giorno, tutti i giorni, a chi non c'è più;
spesso penso alla signora Casula, che non
conosco, e mi scopro vicino a Lei con affetto.
Quei 39 amici non mi lasciano un attimo, sono
stati sempre con me in questi 31 anni, sono
sempre con me ogni volta che entro allo Stadio.
Cercai di portare soccorso, vidi molti di loro;
potrei dimenticare ? Potrei non amare loro e chi
li piange ? Inutile dirlo, quella giornata ha
cambiato la mia vita. C'è però anche un altro
modo, meno privato, più frequente, di soffrire
per quella tragedia: i cori, le frasi di
scherno. Non nascondo che a volte ho reagito con
rabbia, a volte sono venuto quasi alle mani.
Quasi, per fortuna, perché ha prevalso la
civiltà. Quella civiltà che mi divide da chi
offende persone ignote, ma a me care.
(Anonimo)
29.05.2019
- Una ferita mai dimenticata dai tifosi di
tutto il mondo. Un dovere il ricordo e il
rispetto delle vittime.
(Anonimo)
Nel 1985
avevo 8 anni, ricordo tutto... L'attesa per
vedere la finale, l'aspettativa di una grande
serata... Invece, la distruzione, le urla il
terrore, e, da bambino non capivo, mi sembrava
così strano così assurdo, niente cori, niente
gioia. Solo morte e distruzione... Penso spesso
a quanto è accaduto, a tutte le vittime, in
particolare ad Andrea Casula, bambino come ero
io allora... Non li dimenticheremo mai.
(Federico Ansaloni © 29.05.2015)
Sono
passati tanti anni da quel 29 maggio 1985,
quando nella strage dell'Heysel persero la vita
39 persone di cui 32 nostri connazionali, con
centinaia di feriti. Forte è la memoria, così
come le ferite. La Città di Torino ricorda le
vittime e si stringe alle famiglie.
(Chiara Appendino © 29.05.2021)
Buonasera,
leggo, bla, bla, bla di quella strage. Si parla
di tutto, ma mai ho potuto leggere una vera
critica sul terribile evento! Io vi ho assistito
(con due figli minori) e posso dire che LA VERA
COLPA è stata innanzitutto degli organizzatori,
dei responsabili, delle autorità calcistiche CHE
HANNO SCELTO QUEL VECCHIUME DI STADIO PER
GIOCARVI UNA FINALE DI COPPA CAMPIONI (ancor
prima di sapere ovviamente che ci sarebbero
stati gli ubriaconi inglesi). Era uno stadio
(ora per fortuna demolito) ancora
dell'anteguerra. Si capì subito che poteva
succedere qualcosa di tragico e mi spiego: si
entrava nelle curve attraverso piccole porte, un
vero misero pertugio, inadatto a far defluire
eventualmente la massa di spettatori in caso di
disordini (sarebbe stata impossibile la fuga,
appunto). Per entrare nella curva opposta a
quella della strage, affollata per fortuna di
soli tifosi juventini, ci si impiegò delle ore
(tanto che ormai ritenevo più logico tornar via)
pressati in una calca bestiale e caricati da
gendarmi a cavallo che ci rincalcavano ancora di
più. In parole povere si rischiò di soffocarci
pure tra noi italiani ! E stendiamo un velo
pietoso sulle forze di polizia belghe,
preoccupate essenzialmente (anche con cani-lupo)
di tenere a bada i tifosi bianconeri, invece di
evitare il casino sulla curva del disastro. Se
volete, contattatemi pure. Vi darò maggiori
dettagli ed anche foto. Ma ripeto: la vera
colpa, il vero peso sulla coscienza, lo devono
avere (se sono ancora in vita) quei dirigentoni
europei e papponi che scelgono una struttura
simile (da porci !), tanto loro erano assisi in
tribuna centrale. E diciamola, la verità, invece
di commentare la partita, se giusta o meno, se
meritevole o no. Saluti sportivi.
(Franco
Arnaboldi © 28.05.2015)
La cruenta
e spregevole guerra di Bruxelles per un trofeo
calcistico anche troppo enfatizzato dagli
addetti ai lavori, ci ha detto una sola cosa:
che i barbari sono tra noi, sono i nostri
fratelli, figli, amici. Lo sport che diventa il
Male è come una furia dei primordi, l'urlo
barbarico del nulla. Morire per una partita di
football è assolutamente idiota,
ingiustificabile, mostruoso. Ma l'uomo ormai
corrotto dagli sloganismi sportivi, l'uomo ormai
schiavo di bandiere inesistenti e di passioni
perverse, l'uomo che depone i suoi desideri in
bandiere rincretinenti e sponsorizzate, è un
uomo ? Inutile filosofeggiare o dettare
moralismi su questa nottata demoniaca. Siamo
tutti complici di una deformazione sentimentale
e morale che ci spinge verso il baratro di un
novello analfabetismo. Bruxelles non è Beirut o
sì ? Se un incontro pallonaro scade a questo
livello mortuario e umiliante, meglio Beirut,
dove almeno muoiono in contraddittorie illusioni
fideistiche. (Giovanni Arpino
© 30.05.1985)
Qui
ricordiamo le 39 vittime di Bruxelles il 29
maggio 1985 trucidate da brutale violenza.
Quando onore, lealtà, rispetto cedono alla
follia, è tradita ogni disciplina sportiva. Alla
nostra memoria il compito di tenerla viva.
(Giovanni Arpino)
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E' stato
fatto tutto il possibile, anzi il necessario...
(Hervé
Brouhon, Borgomastro Bruxelles, 30.05.1985)
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Quel giorno
ero in attesa di una lezione al centre culturel
francais. Televisore acceso, volti stravolti,
incastrati fra sbarre e reti troppo sottili.
Corpi precipitati, a terra, impudicamente
ripresi dalle telecamere, impreparate alla
strage. Alla ributtante legge del gioco che deve
continuare. A tutti i costi. da quel giorno è
morta la mia passione per il calcio.
(Ida Baldi)
lo ero là,
quel maledetto giorno. Non si può e non si deve
dimenticare cosa successe, e perché. Troppo
comodo voltarsi dall'altra parte. È giusto che
la vita continui, a patto che possa continuare,
nel ricordo, almeno anche per coloro che l'hanno
persa. (Roberto Beccantini)
I morti
non si dividono in schiere, si onorano e si
rispettano, tutti. Uniti nel dolore.
(Domenico
Beccaria © 29.05.2011)
La rivalità
calcistica ci divide, la morte ci livella, il
dolore ci unisce. Onore alle vittime
dell'Heysel. (Domenico Beccaria
© 29.05.2014)
La strada
che porta al RISPETTO reciproco è un percorso
lungo e difficile, ma che non bisogna mai
stancarsi di percorrere, fino alla meta. 29
maggio 1985. +39. (Domenico Beccaria)
Scendevo le
scale dello spogliatoio dello stadio Heysel,
quel 29 maggio 1985. Fuori c’erano allineati i
morti di quella tragedia immane, di quella
mattanza. Seduto a metà della scalinata c’era un
ragazzo. Lì per lì non lo riconobbi, anche
perché era appena arrivato dagli Stati Uniti e
non era una figura fisicamente nota. Mi dissero:
quello è Edoardo. Edoardo Agnelli. Piangeva. Mi
sedetti accanto a lui e cominciammo a parlare
della tragedia che avevamo davanti agli occhi.
Così nacque la
nostra amicizia.
(Marco Bernardini
Fonte: Edoardo Agnelli - L'intruso tra gli
Agnelli © Aliberti 2023)
Nessuno può
essere contento di quella Coppa. Bruxelles è un
lutto per tutto il calcio, non solo per Juve e
Liverpool. Da quella sera la violenza non è
diminuita, anzi. Abbiamo fatto troppo poco. È
ancora difficile prevedere le reazioni e i
movimenti della folla, basta pensare all'
invasione di campo per festeggiare il nostro
ultimo scudetto. E quando guardo la Coppa dei
Campioni in bacheca...Nessuno può essere
contento di quella Coppa. Bruxelles è un lutto
per tutto il calcio, non solo per Juve e
Liverpool. Da quella sera la violenza non è
diminuita, anzi. Abbiamo fatto troppo poco. È
ancora difficile prevedere le reazioni e i
movimenti della folla, basta pensare all'
invasione di campo per festeggiare il nostro
ultimo scudetto. E quando guardo la Coppa dei
Campioni in bacheca...
(Roberto Bettega
Fonte:
La Repubblica © 27.05.1995)
Resta uno
dei momenti peggiori della mia vita calcistica.
Era una partita che sognavo da mesi, ma una
vittoria così ti riempie il cuore di tristezza.
(Zbigniew Boniek
Fonte: Corriere dello Sport
©
2.03.2022)
L’Heysel ?
Ricordo che con la Juve perdemmo ad Atene con
l’Amburgo e ci ripromettemmo di riprovarci.
Quando arrivammo in finale con il Liverpool
pensavo che avremmo vinto con la gloria e
l’orgoglio, invece è stata una tragedia, una
macchia indelebile.
(Zbigniew Boniek
Fonte: Corrieredellosport.it
© 23.03.2022)
Mi ha
spiazzato. Non volevamo giocare, ma ce l’hanno
imposto. Ricordo che abbiamo dovuto aspettare
l’arrivo dei rinforzi Nato per l’inizio della
partita. Tutti volevamo vincere in modo
sportivo, senza tutto quello che è successo.
Sarebbe stato speciale per me perché era la mia
ultima partita con la Juventus. La prima cosa
che ho fatto è stata dare dei soldi a una
fondazione per le famiglie delle vittime.
(Zbigniew Boniek
Fonte: Glieroidelcalcio.com
©
22.11.2022)
Io li ho
visti i morti, tutti in fila all'obitorio come
in guerra. Me li ricordo i Casula, papà e
figlio, uno vicino all'altro. Me li ricordo
tutti. E non volevo giocare: mi dissero che non
si poteva, che altrimenti sarebbe stato un
disastro anche peggiore.
(Giampiero Boniperti
Fonte: Tuttosport © 29.05.2010)
Andammo
sul campo in 5 o 6 giocatori per parlare sotto
la curva dei nostri tifosi, che era dall’altra
parte rispetto al muretto crollato. Dicevamo
state calmi, giocheremo per voi, lo stesso
messaggio letto dal povero Scirea e da Neal
prima del fischio d’inizio. E vi assicuro che se
non ci fossimo mossi noi, quella gente non
l’avrebbe tenuta nessuno. Il presidente federale
Sordillo ci chiese di fare il giro del campo col
trofeo e di farlo durare il più a lungo
possibile perché i nostri tifosi restassero
sulle gradinate mentre gli hooligans stavano
uscendo. Quanto si è speculato su quel giro di
campo e su troppe altre cose. Io dico solo che
quella notte ci toccò viverla. E chi non c’era
porti rispetto. (Massimo Briaschi
© 29.05.2022)
Abbiamo
saputo della morte dei tifosi solo in albergo
tre ore dopo. Coloro che ancora dicono che
abbiamo vinto una coppa insanguinata offendono
la memoria delle vittime.
(Sergio Brio ©
25.05.2018)
Il 29
Maggio del 1985 allo Stadio Heysel di Bruxelles
si consumava una tragedia assurda in cui, come
certamente saprete, ben 39 persone persero la
loro vita. La loro unica colpa fu quella di aver
voluto seguire la propria passione calcistica,
di aver voluto essere presenti accanto ai propri
beniamini, di aver voluto gridare il proprio
sostegno... Ai loro familiari che ancora adesso
soffrono a causa di questa tragedia va il mio
più caro e sincero abbraccio. Gigi.
(Gianluigi
Buffon)
Avevo 26
anni nel 1985 e ricordo perfettamente quelle
tragiche, irreali immagini di quella che avrebbe
dovuto essere una festa dello sport, la finale
di Champions League, ed invece sembrava di
vedere un campo di battaglia, gente pigiata,
calpestata, le immagini dei primi morti e la
decisione criticabile di giocare ugualmente la
partita. Mi rifiutai di vedere la partita e mi
chiusi in un religioso silenzio pregando per
quei poveretti che erano morti e pensando alle
loro famiglie. Per sempre w lo sport ed abbasso
la violenza !
(Claudio Buonomano)
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Quel giorno
non hanno perso solo il calcio e lo sport, ha
perso l’uomo...
(Antonio Cabrini, 1.12.2021)
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Abbiamo
giocato quella partita solo per motivi di ordine
pubblico. Ci avevano detto che c’era un solo
morto. Siamo responsabili perché non abbiamo
avuto subito le dimensioni di quella tragedia,
ma siamo stati anche noi vittime. Non abbiamo
perso la vita, ma ci è stato rovinato un momento
sportivo che poteva essere bello, il traguardo
di una vita, e che invece ora è un ricordo
doloroso e senza gioia.
(Antonio Cabrini)
Non solo
noi, andammo in tanti in curva, eravamo in mezzo
a loro... C’era gente disperata, c’era chi
cercava un amico o un parente, in quei momenti
succedeva di tutto e somatizzavi tutto anche se
non sapevamo esattamente cosa fosse successo, si
sapeva che c’erano stati scontri pesanti.
(Antonio Cabrini)
Non è un
bel ricordo, una sconfitta del mondo del calcio.
Ha colpito due squadre di grandissimo livello.
C'è stata negligenza da parte di chi gestiva
l'ordine pubblico. Doveva essere un giorno di
festa ma si è trasformato in una tragedia.
(Antonio Cabrini © 29.05.2019)
Particolare, molto anomala. Doveva essere una
festa dello sport, invece tutto si è trasformato
in una tragedia. In quei momenti quello che si
vive sul campo è molto delicato. È stato
difficile disputare quella partita. A
prescindere da tutto però penso ancora adesso
che la scelta di giocare sia stata la migliore
possibile. Se quella gara non fosse stata
disputata sarebbe successo il finimondo. Meglio
averla giocata lo stesso.
(Antonio Cabrini ©
7.03.2020)
C’era molta
confusione con me e Scirea c’erano altri
giocatori, forse Tardelli. C’era la percezione
che fosse successo qualcosa di grave, ma non una
tragedia di quelle proporzioni. Abbiamo cercato
di tranquillizzare i nostri tifosi, ma c’era
troppa confusione. Aver giocato la partita ha
evitato un ulteriore rischio e un pericolo ancor
più grande... Si era anche pensato di non
scendere in campo, ci fu un confronto tra di noi
giocatori, c’erano anche i nostri dirigenti che
erano in continuo contatto con i responsabili
Uefa, alla fine ci venne detto che bisognava
giocare, ma le ore e i minuti precedenti furono
un caos totale... Abbiamo cercato di entrare in
campo con la consapevolezza di dover fare una
vera partita di calcio, ma sapevamo che era la
serata che poteva e doveva incoronare la squadra
regina d’Europa. (Antonio Cabrini
© 29.05.2020)
(RICORDI
DELL'HEYSEL) …Pochi e confusi. Noi giocatori non
ce ne siamo accorti subito, perché eravamo
chiusi negli spogliatoi. Solo a fine partita ci
siamo resi conto della portata di quella
tragedia. (Antonio Cabrini
© 30.04.2022)
Che il
coronamento di un traguardo inseguito per
trent’anni dovesse arrivare in una sì
agghiacciante situazione, chi avrebbe mai potuto
prevederlo ? Anche noi giornalisti dovremo
ricominciare a percorrere le strade del
giornalismo che educa, ammonisce, castiga. Il
calcio giocato non c’entra con gli assassini
dello stadio. La Juve si è rivelata più grande
del male con la sua professionalità, intessuta
di senso del dovere e di autentico amore per il
calcio. (Vladimiro Caminiti)
Il calcio
ha conosciuto ieri sera la più grande tragedia
della follia. Una montagna di morti, una strage,
una carneficina. Tremano le mani a scrivere
queste parole che sono il macabro mosaico di
quella che avrebbe dovuto essere la finalissima
di Coppa dei Campioni.
(Candido
Cannavò
Fonte: Gazzetta dello Sport © 31.05.1985)
29 Maggio.
Quando il
29 Maggio ritorna, ritorna con esso un insieme
di sensazioni che non è semplice descrivere. La
morte vista in faccia ha un aspetto che non la
rende somigliante a null’altro. Non ho mai
smesso di ricordare quei volti straziati, quella
folla terrorizzata, quei minuti di follia e di
incredulità. Ogni volta che quel giorno ritorna
le lacrime tornano a bagnare i ricordi di quei
momenti. Torna quella sensazione di vuoto
spinto, quell’idea che non esista davvero nulla
che vada detto o vada scritto altro che quello
che hai provato e quello che continui a provare.
Il fiume di inchiostro che ha inondato questo
ricordo è pieno solo di parole vane, vuote di
chi non sa di quello di cui sta parlando ma
parla lo stesso, anzi, a maggior ragione. Tutto
ciò che vorrei ricordare è chi quel giorno
voleva gioire, voleva partecipare ad una festa,
quella strana festa che ruota attorno ad un
pallone, e non è più tornato a casa.
(Alberto Capella
Fonte: Ejoujo.eu.ilcoloredelgrano ©)
Un’angoscia
allucinante, non dico altro. La cosa più tragica
è che ho dovuto scrivere più di un pezzo perché
all’epoca lavoravo per La Stampa e per La Stampa
Sera. Quegli articoli mi uscirono dall’anima,
sono servizi ottimi perché li sentivo e in più
c’era di mezzo il calcio, la mia prima vita. Fu
una tragedia incredibile, incredibile. Allora
non ce ne rendevamo conto, poi pian piano
abbiamo realizzato. Un’immagine è la rete che
cade e tutti che si avventano di sotto. Non me
lo fate ricordare. (Angelo Caroli)
29.05.1985
La memoria è tesoro e custode di tutte le cose.
(Francesco Ceccotti
Fonte: Cicerone)
Mai più,
perché il calcio è gioia, amicizia e sportività,
non odio. Chi non lo capisce è come quel branco
di assassini autori di quel massacro: onoriamo
quei 39 angeli contribuendo pure noi a
migliorare il calcio.
(Marcello Chirico)
È stata la
serata più brutta della mia vita di appassionato
di sport e di juventino fino al midollo. Ero
riuscito a prenotare il tagliando per andare in
Belgio, avevo la fotocopia ma mio padre non mi
diede i soldi perché aveva paura degli
hooligans. Sarei andato da Francavilla al Mare,
un pullman che tornò con due posti vuoti. Domani
29.05.2015 saranno passati trent'anni ma quella
ferita rimane e rimarrà per sempre nel mio
cuore. Oggi ho avuto il coraggio di rivedermi
l'intero filmato della serata, ancora non riesco
a credere come l'uomo possa scendere a simili
livelli di follia. Una preghiera per questi 39
angeli. (Antonio Colalongo
© 28.05.2015)
Il 29
maggio sarà per sempre il giorno della memoria
per le vittime dell’Heysel. Rispetto e silenzio
per i padri e per i figli che non tornarono dal
Belgio: un lutto che appartiene alla Juventus, e
poi al calcio italiano, e poi a chiunque ami
questo sport. (Paolo Condò
© 29.05.2021)
Dispiace
non poter contare sui tifosi, ci sono regole da
rispettare, ma ci sono episodi altrettanto gravi
che dovrebbero essere sanzionati. I cori beceri
vanno puniti, ma anche cose più gravi tipo le
offese ai morti dell'Heysel o sulla strage di
Superga, o ancora quando si devastano gli stadi.
Penso si possa unire bimbi e ultras in curva, in
un clima educativo per un domani migliore.
(Antonio Conte © 30.11.2013)
Non ho
dimenticato nulla di quelle immagini, e delle
parole, misurate ma colme di incredulità e
orrore, di Pizzul in TV e Ameri alla radio. Quei
corpi ammassati e calpestati, la gioia per una
partita trasformata in terrore e morte. Il
#29maggio è sempre un giorno triste. #Heysel
(Riccardo Cucchi
Fonte: Twitter
© 29.05.2022)
"Scesi
dalla tribuna, cominciai ad aprire porticine di
legno, finché vidi una catasta di cadaveri e lo
dissi a Radio Rai: Ameri si disperò, perché le
famiglie non sapevano. Rimasi col ministro De
Michelis: i gendarmi ci volevano arrestare per
aver messo un fiore sul campo. Un oltraggio".
(Italo Cucci
Fonte:
Corriere.it © 2
febbraio 2024)
Quello che
c'è in fondo al cuore non muore mai… Onore ai
Caduti di Bruxelles. (Curva Sud
ULTRAS Juventus)
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L'organisateur décline toute responsabilité du
chef d'accident, de quelque nature qu'il soit,
qui pourrait se produire au cours ou à
l'occasion du match pur lequel ce ticket est
délivré.
(Declinazione di Responsabilità Uefa, Biglietto
Finale Heysel 29.05.1985)
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Non ho mai
avuto rimpianti per non aver potuto allenare
nelle coppe europee in quegli anni: era giusto
dare una punizione per quel che era accaduto a
Bruxelles. Io adesso ho una seconda chance e
posso finalmente guidare la mia squadra anche in
Europa, ma chi è morto quel giorno all’Heysel
non ha più avuto alcuna chance. Come posso avere
rimpianti per me ? (Kenny Dalglish)
La partita
la ricordo. Un momento irreale col cuore che
batte a mille per una coppa che si deve vincere
per forza e che è lì ad attenderci. Le ali sono
librate nell’aria e ci conducono lontano forse
verso la vittoria. Ma i sogni spesso sono
caduchi al primo bagliore e così le ali ad un
certo punto si spezzano. Con esse cadono tutti i
sogni fatti da bambini. La coppa muore con i
cuori delle vittime che tacciono ormai per
sempre. Per una coppa 39 vite sono state
spazzate via dal furore di migliaia di balordi
ubriachi. Speriamo finalmente che su quella
coppa allora definita maledetta si incidano i 39
nomi di angeli, povere vittime incolpevoli
cadute per gioco. Così non sarà più una coppa
maledetta. (Giuseppe D’Andrea)
Mai
dimenticare e lavorare per onorare.
(Nicola De Bonis)
Non c'è
modo di comprendere, ma c'è un modo per tenerla
viva. (Nicola De
Bonis
©
2016)
Noi che
abbiamo la fortuna di indossare questa maglia,
per un minuto come per una carriera, dobbiamo
rivolgere un pensiero a quella partita mai
iniziata e a chi per quella partita, per quella
passione, per la Juventus, ha perso la vita.
(Alessandro Del Piero)
Niente di
quello che è successo si può cancellare, ma la
volontà dei due club non è quella di cancellare,
ma di cambiare. A Liverpool ci hanno chiesto
scusa. Non sono gli stessi di vent' anni fa,
come non lo siamo noi. Quando una persona ti fa
le sue scuse, accettarle è dimostrazione di
saggezza e di intelligenza. È come avviarsi su
una strada diversa, su una strada giusta.
(Alessandro Del Piero
Fonte: Corriere della
Sera © 6.04.2005)
Quand les
rêves s'achèvent les nuits deviennent brèves la
monotonie fait place à l'ennui, car notre vie
s'enfuit... Aimez la avant qu'il ne soit trop
tard. Dites: je t'aime tous les jours avec
affection. (Raphael De Santis)
Da assiduo
frequentatore di siti juventini sapevo
dell'esistenza della sala della memoria... Mai
l'avevo visitata: troppo grande il timore di non
riuscire a trattenere le lacrime... Oggi, non
posso non entrarci... Che le lacrime scendano a
rigarmi il viso... Angeli: che il Signore
dedichi a Voi il posto più bello del Regno dei
Cieli… (Dino)
Buongiorno, mi chiamo Alberto Di Rollo e scrivo
da Torino, prima di tutto volevo fare i
complimenti per lo stupendo sito in ricordo
della strage dell'Heysel. Anche se non sono un
tifoso juventino ho vissuto quella tragedia come
se lo fossi, all'epoca avevo 12 anni e con mio
padre che appassionato di Calcio (e facente
parte dei primi movimenti Ultras degli anni 70)
mi portava quasi tutte le domeniche a vedere la
Partita rigorosamente in Curva. Quella sera
eravamo in compagnia di amici di famiglia
(juventini) e avevamo organizzato una cena, con
tanto di dolce guarnito di panna bianca e
cioccolato nero giusto per un finale di buon
auspicio. Il dolce è ancora lì che aspetta di
essere mangiato dato che non vi era nulla da
festeggiare. Quella sera non l'ho mai
dimenticata e non ho mai dimenticato quelle
scene di violenza e disperazione. Volevo sapere
se anche questo anno è prevista una
commemorazione per il 29 maggio a Torino. Nello
scorrere le immagini nel suo sito ho visto le
foto (che ho allegato), dove si vede un uomo che
ha la sciarpa juventina che da solo cerca di
fermare gli inglesi (a mio avviso un eroe),
volevo sapere se ci sono notizie su di lui o se
si possono cercare. Cordiali saluti.
Alberto.
(Alberto Di Rollo)
Una lacrima
sottile solca il mio volto, mentre guardo ancora
queste immagini, ancora dopo venticinque anni, e
non ho mai smesso di farlo da quando le vidi in
diretta, allora ragazzo sedicenne con il Milan
nel cuore. Leggo la paura di chi c'era, guardo
la passione per i colori, guardo lo spensierato
desiderio di gioire di chi invece ha pianto,
magari sul corpo del proprio figlio. Tornare a
sorridere, per i sopravvissuti, sarà
impossibile. le nostre lacrime e la nostra
memoria siano per loro un sollievo, come un
soffio di vento fresco in una giornata torrida.
(Alberto Fava)
Ricordo che
in tre o quattro di noi siamo usciti dallo
spogliatoio per andare a tranquillizzare i
nostri sostenitori nella curva loro riservata,
capimmo subito che avevano intenzione di
invadere il campo, non fu facile mantenere la
calma. Fu una bruttissima esperienza, davvero.
(Luciano Favero)
Per me è
stata terribile, ma lo è stata anche per tutti
coloro che erano là, lo è stata per il calcio
tutto che da quella sera non è più stato lo
stesso. Noi quando siamo scesi in campo con
un'ora di ritardo non sapevamo che c'erano
morti, ci avevano detto che era caduto un muro,
che la folla si agitava, che era meglio
incominciare a giocare per calmare gli animi. E
forse è stato un bene continuare. Quella Coppa
dei campioni per noi è come se non ci fosse.
Ogni volta che devo parlarne sento un dolore
profondo. Troppa follia. (Luciano Favero)
Lo Juventus
club Massa non dimentica…
Ho qui
davanti uno dei tagliandi del "settore Z" della
finale dell'allora Coppa Campioni che si disputò
allo stadio dell'Heysel il 29 maggio 1985. Il
biglietto costava 300 fr. e sopra c'è scritto in
francese, in tedesco e in inglese, che
l'organizzazione dell'evento declina ogni
responsabilità su eventuali incidenti, di
qualsiasi natura siano, accaduti durante la
finale… Il resto è storia che allarga a
dismisura il nero della nostra bandiera in un
lutto che non potrà mai terminare perché la
storia lo porterà con sé. Lo Juventus club di
Massa sarà presente, a nome di tutti voi, il 29
maggio a Bruxelles, per ricordare chi con 300
fr. e tanti sogni in testa è partito per onorare
i nostri colori e non è più tornato, restando
per sempre nei nostri cuori.
(Paola Francesconi)
Restituire
? Non sono d’accordo.
Lo sarei
stato anni prima quando quella Coppa trasudava
ancora sangue e il pianto di molti si mescolava
alla fallace gioia di alcuni, insensibili al
dolore. "Vincere non è l’unica cosa che conta" e
lo dimostrarono 39 bare interrate, con corpi
paonazzi, rimasti tali nell’impeto del
soffocamento. Sopravvivere a quell’ordinaria
follia fu invece lo stato di necessità di molti
che, salvi nel corpo, portano ancora nell’animo
lo strazio delle ferite. Per tanti l’Heysel è
qualcosa di più di un vecchio stadio
ribattezzato e tirato a lucido. Avrebbe avuto un
senso e sarebbe stato un gesto nobile
restituirla allora. Forse anche chiederne la non
assegnazione. Perché, a conti fatti, non è mai
stata vinta. Portata a casa, alzata al cielo per
incoscienza di qualcuno, con la complicità di
chi allora non seppe dare indicazioni
comportamentali. Restituirla ora sarebbe
insensato. Quella Coppa è il nostro Santo Graal,
custodisce il sangue dei martiri. Di coloro che
hanno perso la vita per inseguire un sogno, per
vivere una Passione. Niente può giustificare una
scelta avversa a chi perse la vita per una Fede,
seppure laica. Su quella Coppa, come atto di
coerenza, andrebbero incisi i nomi delle 39
vittime per rimanere perennemente esposta,
listata a lutto. Il 29 maggio di ogni anno
dovrebbe essere occultato ogni trofeo lasciando
esposto solo quello, a memoria di un dramma che
fa parte della Storia. (Beppe Franzo
©
29.10.2019)
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Andai con un
amico all'Heysel a vedere la finale di Coppa
Campioni tra Juventus e Liverpool nell' 85.
Quello che successe è noto e da allora non sono
più entrato in uno stadio...
(Max Gazzè)
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Avevo 9
anni non ricordo molto di quella sera, la tv
accesa in attesa della partita, ma non sapevo
cosa si giocava ! A 16 anni in curva sud (Milan)
a cantare i cori anche quelli pro Heysel... A 34
anni sono padre di 2 bambini, mi vergogno di
quello che ho fatto, chiedo scusa a tutti i
parenti, amici, e tifosi juventini.
(Stefano
Gallina)
"Tutti
siamo vicini ai deceduti,
(NdR: alluvione
Toscana 2.11.2023) soprattutto noi
toscani che abbiamo vissuto questa tragedia in
prima persona. Però questi signori dimenticano
che non sono vicini ai deceduti dell’Heysel.
Girano foto molto brutte sui social di tifosi
con le sciarpe del Liverpool… Queste persone
qui, invece di aiutare i conterranei a spalare,
erano al Franchi per inneggiare ai morti
dell’Heysel".
(Riccardo Gambelli © 7.11.2023)
Ero
presente nella notte dell’Heysel, quel 29 maggio
1985. La tristezza è infinita, ed è un ricordo
che mi accompagna per tutta la vita. Io ero in
tribuna, perché allora i preparatori non
andavano in campo. Mi sono subito reso conto
della tragedia, perché ci veniva incontro gente
ferita. Lo stadio non aveva le condizioni adatte
per ospitare la finale della Coppa Campioni. Il
giorno prima della finale sono andato in curva a
raccogliere diversi palloni dopo l’allenamento e
mi sono reso conto delle condizioni in cui
versava. Non era un impianto all’altezza e
questa sensazione l’avevo avuta.
(Claudio
Gaudino)
Nel 1985
ero all’Heysel, a Bruxelles, alla finale di
Coppa dei campioni. Sono cresciuto in Belgio ed
è per questo che quel 29 maggio mi trovavo lì
per Juve-Liverpool, proprio nel settore Z.
Accompagnavo mio cugino, appena arrivato da
Roma. Vidi tutto: i corpi schiacciati, la gente
presa a manganellate dalla polizia, alcuni amici
con la faccia coperta di sangue. Mi ritrovai con
le spalle contro un muro. Riuscii a scavalcarlo
e a saltare giù. Corsi a casa, ero sotto choc.
Avevo 17 anni. Col calcio chiusi quella sera
stessa, e per sempre.
(Max Gazzè)
29 MAGGIO
1985 - 29 MAGGIO 2008 Chi vive nei nostri
ricordi non morirà mai.
(Daniele Geda)
Con gli
occhi degli angeli...
Mentre li
ricordiamo non dovremmo avere difficoltà ad
immaginare i sogni dei 39 angeli, rimasti fermi
dietro alla curva Z. Tra i tanti ci sarebbe
certamente il desiderio che il calcio come ogni
grande spettacolo pubblico sia vissuto come una
passione genuina, vissuta fino in fondo, ma
senza oltrepassare i confini del rispetto
reciproco. Una festa per tutti. Il nostro
laboratorio vuole raccogliere tutti i sentimenti
positivi di tifosi juventini e non, per
costruire insieme una cultura sportiva basata su
valori di lealtà, coraggio, volontà, passione e
insieme promuovere azioni atte a cancellare la
violenza e i violenti dagli stadi, e con esso i
linguaggi violenti dei media e i comportamenti
sleali di giocatori, allenatori e presidenti che
li alimentano irresponsabilmente. Il tutto senza
naturalmente bandire dal nostro vocabolario
sportivo lo sfottò, visto come confronto bonario
per sdrammatizzare. Chi vive nei nostri ricordi
non morirà mai. La Sala della memoria è solo un
esempio. Mi ripeto... Non tanto per piangerci
sopra. Quanto perché i tifosi del futuro possano
sapere. Perché si vigili costantemente affinché
cose del genere non accadano più, né qui, né
altrove. (Daniele Geda)
Un cuor
solo, un'anima sola. (Daniele Geda)
Che non
fossimo gli unici a rinnovare la memoria era
prevedibile. Sarebbe presuntuoso credere di
essere soli a fare questa battaglia. Ma questo
non deve essere motivo di timore, è piuttosto un
grandissimo segnale. Il ricordo è ancora vivo e
dopo il silenzio sentiamo in tanti l'esigenza di
dare voce a quel dolore, e vogliamo mostrare a
tutti quella cicatrice. Fa parte di noi, è parte
della nostra storia, è simbolo indelebile della
nostra identità. Vogliamo dire chi siamo,
vogliamo raccontarlo a chi ancora non ha capito
e a chi ancora non c'era. Perché ci piace
parlare di Zizou e dei suoi meravigliosi lanci,
di Vialli e del gol di Ravanelli a Roma, di
Sivori e del gigante buono; e poi di Riccardo
Neri ed Alessio Ferramosca, di Andrea Fortunato
e di Gaetano Scirea, di chi per pochi istanti e
chi per un tempo record ha vestito quella maglia
gloriosamente. Ma ci piace forse di più
raccontare di noi e la Juve, della nostra
speciale storia d'amore, dei nostri riti
scaramantici allo stadio o davanti alla tv; e
ancora ricordare aneddoti unici che non stanno
scritti su nessun almanacco, perché Juve è anche
la nostra storia. Nel nostro album di famiglia
c'è anche l'Heysel. 29 maggio 1985 non è solo
Juve-Liverpool 1-0. Lo sappiamo bene. E non è
nemmeno soltanto un fatto di cronaca: 39 morti.
E' qualcosa di più. E' quello che abbiamo
sentito quella sera, è il contrasto tra l'attesa
di un sogno che poi si rivela incubo, è il
divertimento che si trasforma in pianto. Il
nostro pianto, i nostri ricordi. Questo ci
unisce, di certo non vogliamo il silenzio.
Buonanotte capitano. (Daniele Geda)
Mi sono
trovato di fronte a un caso di coscienza, a una
delle decisioni più gravi della mia vita. Ho
ritenuto che annunciare il rinvio della partita
avrebbe significato creare presupposti per un
altro massacro. Gli spettatori si sarebbero
riversati fuori dallo stadio e chi avrebbe
controllato la loro furia ? C’erano tante
persone che avevano visto morire i propri cari o
i propri amici. Ci saremmo trovati di fronte a
una vera e propria guerra e oggi i morti
sarebbero stati molti, molti di più.
(Jacques
Georges)
Lei pensa
che si possa uscire indenni da una simile
catastrofe e che io non riveda mai il sangue
della tribuna Z e i corpi mutilati stesi nella
camera ardente dell'ospedale militare belga ?
Continuerò a portare per tutta la vita questo
pesante fardello, ma non mi esprimerò più
pubblicamente. (Jacques Georges
Fonte: "Heysel" di
Jean Philippe Leclaire © 14.11.2004)
Trenta anni
esatti da una immane tragedia e un profondo
dolore che porto ancora addosso. Un pensiero
affettuoso rivolgo ai familiari delle 39 vittime
innocenti. (Fulvio Giuseppe Giacollo
©
29.05.2015)
Non siamo
tifosi bianconeri, ma proviamo ribrezzo e rabbia
verso chi ha compiuto quella strage, allo stesso
modo non capisco come sia possibile che in una
società che si definisce civile alcuni
imbecilli, usiamo un eufemismo, si rallegrino di
inneggiare a drammi come quello di Bruxelles.
Grazie a questo sito abbiamo potuto capire la
portata di quel nefasto evento. Noi non vogliamo
dimenticare ed invitiamo profondamente tutti i
tifosi italiani a far tesoro di questi drammi,
affinché non accadano più vergogne come quella
del 29\05\1985. Cordiali saluti e un grazie di
cuore a tutti coloro che collaborano a mantenere
viva la memoria di questi 39 angeli.
(Giovanni e
Giuseppe © Cagliari)
Dedicato al
mio babbo, agli altri 38 angeli, a me e a chi
c'era quel giorno, a tutti quelli che ricordano
ed in particolare a Claudio ed i ragazzi della
curva che sono sempre presenti con i loro
striscioni... BUON NATALE...
(Carla Gonnelli ©
19.12.2011)
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Si prega di
contenere ogni manifestazione di gioia o di
disapprovazione nei limiti della sportività e di
collaborare con i servizi di sicurezza
nell'esercizio delle loro funzioni.
(Heizelstadion, Messaggio Tabellone Elettronico 29.05.1985)
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La Juventus
Football Club accetta disciplinatamente, anche
se con l’animo pieno di angoscia, la decisione
dell’Uefa, comunicata al nostro presidente, di
giocare la partita per motivi di ordine
pubblico.
(Comunicato
Stampa FC Juventus, Stadio Heysel
29.05.1985)
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Quella del
29 maggio 1985 è una tragedia che continua a
fare male anche a distanza di trentasette anni.
Oggi, come allora, e come ogni volta che
pronunciamo la parola "Heysel", il nostro
pensiero va a tutte le vittime di quella serata
senza un senso, e alle loro famiglie. Perché il
ricordo è sempre vivo dentro tutti noi.
(JCLUB
"Gaetano Scirea" Santa Lucia del Mela ©
29.05.2022)
Belle le
parole di Prandelli su quella maledetta notte.
Io ero lì, non posso dimenticare, non posso
perdonare i colpevoli, ma le colpe dei padri non
possono ricadere sui figli. La seconda guerra
mondiale è finita solo quando russi e tedeschi
hanno trovato la forza di pregare insieme sulle
vittime di quella orrenda carneficina. Nella
preghiera comune la colpa non scompare ma la
memoria diventa condivisa perché le tragedie si
superano soltanto insieme. Juventus e Liverpool
hanno il dovere di condividere la memoria di
quanto accaduto. (Juventus 71)
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One last
prayer, my lady,
before the evening
A kiss
to the missing
brothers in Belgium
Tuck
them in better, so
they no longer feel
cold
Under
the mantle of our
flags
(Domenico Laudadio)
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Ci sono
giornate felici e altre decisamente tristi... Il
calcio non piace a tutti, ma in giornate come
oggi dove il ricordo di chi c'era 30 anni fa
allo stadio Heysel di Bruxelles o era davanti
alla televisione sintonizzato su rai 1 è vivo...
Io non c'ero, forse non ci sarei nemmeno stata
se mio papà Fabrizio Landini fosse andato là...
A seguire una Juventus diversa da quella che
conosciamo oggi, in una finale di Coppa
Campioni... Troppe cose gestite male e l'epilogo
è stato tremendo... Oggi dopo così tanti anni
non si può che commemorare ma soprattutto
RICORDARE nel rispetto di chi quella sera per 50
mila lire c'ha rimesso la vita e per chi è
rimasto ha perso un pezzo di cuore... Le
emozioni che regala una partita allo stadio sono
uniche ma l'ordine e il buon senso sono valori
che non andrebbero mai persi... Oggi mi stringo
nel ricordo dello zio Gioacchino che conosco
attraverso i racconti di mio nonno e ogni volta
ne parla con gli occhi lucidi tirando fuori i
ritagli di giornale dell'epoca e ai suoi figli
Monica e Andrea Landini... La zia Carola l'ha
già raggiunto... Che queste morti non siano
state vane, che possano servire in qualche modo
a far capire che lo sport è una cosa sana, il
calcio è un campo con un pallone non una gabbia
di matti scellerati... Un abbraccio.
(Alice
Landini © 29.05.2015)
Oggi è il
giorno della memoria. Rispetto, per favore.
Eccoci qui, dopo 30 lunghi anni, soprattutto di
silenzi, a ricordare i nostri cari. Ritornare a
parlare dell'Heysel, è sempre una spina nel
cuore. Ma proprio perché i nostri angeli hanno
perso la vita, non dobbiamo dimenticare, anzi,
ogni giorno, per noi che siamo qui, abbiamo il
compito di informare e promuovere la verità.
Perché è questa la parola, che spesso viene a
mancare, quando si parla dell'Heysel. Non
possiamo permettere che ancora oggi, ci siano
tanti, dalle istituzioni, alle tifoserie
antagoniste, alla Juventus stessa, che osteggino
la verità. Ci sono state sentenze che hanno
segnato una linea ben precisa, su chi erano i
responsabili di quella tragica notte. Basta. I
giovani, soprattutto loro, magari coloro che
posso far parte di gruppi che inneggiano cori
beceri nei confronti dei 39 angeli, devono
conoscere cosa è successo, e il perché. La
memoria va allenata, sempre. Perché l'Heysel
è una tragedia
dello sport, non fa solo parte della storia
bianconera. E per questo che questi silenzi,
queste omertà, queste ostruzioni che ancora oggi
incontriamo, ci fanno male Quella notte a
Bruxelles hanno perso tutti.. Oggi stringiamoci
tutti attorno al ricordo, e onoriamo sempre chi
da lassù ci guarda, e in fondo è sempre con noi.
Fino alla fine...
(Fabrizio Landini
© 29 maggio 2015)
Oggi è come
allora... 31 anni, volati, passati, ma non
dimenticati. Il viaggio, l'attesa, la gioia, il
dolore, il pianto... Ancora ci domandiamo perché
? Quanti errori, quante inadempienze, quanti
silenzi, quanti sciacalli. "Quando onore,
lealtà, rispetto cedono alla follia, si tradisce
ogni principio di sport, di vita. Alla nostra
memoria il compito di tenerlo vivo". E noi,
tutti noi, siamo qui per voi, 39 angeli mai
dimenticati. Rispetto.
(Fabrizio Landini © 29
maggio 2016)
La voce del
cronista Bruno Pizzul è rimasta impressa nelle
orecchie di chi, come me, quella maledetta sera
era in attesa della finale. E sì, perché sono
passati 32 anni, ma sembra ieri. L'attesa e la
speranza che crescevano di ora in ora, spezzate
da quelle immagini strazianti di corpi ormai
abbandonati al loro destino. 29 maggio 1985,
come non tornare con la memoria a quanto di
peggio lo sport potesse offrire. Laddove la
competizione, il sudore per la maglia, la gioia
di un gol, dovevano prevalere, furono l'orrore,
la tragedia e la morte, a prendere il
sopravvento. E noi non possiamo, non dobbiamo
dimenticare. Perché pur nella sofferenza,
l'essere vicini ai nostri 39 Angeli è l'unica
maniera per tenere lontani tutti gli sciacalli
che ancora oggi non perdono occasione per
mostrare la loro idiozia. Un pensiero, il mio
pensiero, e un ricordo indelebile per tutti i
nostri cari. Oggi, e per sempre, rispetto per le
vittime dell'Heysel, e per tutte quelle morti
assurde, che non hanno colore e non hanno
squadre. (Fabrizio Landini
© 29 maggio 2017)
Un'ultima
preghiera, mia dama, prima della sera.
Un bacio ai
fratelli dispersi nel Belgio.
Rimboccali
meglio, che non sentano più freddo sotto il
manto delle nostre bandiere.
(Domenico
Laudadio)
Davanti
all'Heysel è impossibile sentirsi fra i giusti, ma ci si può schierare soltanto dalla parte
giusta... (Domenico Laudadio)
Per quella
Coppa maledetta le nostre coscienze giocano una
partita infinita da ventisei anni e nessuno di
noi potrà mai vincerla, perché davanti alla
morte non ci potrà mai essere alcun trionfo. Di
quella sera riconosco una sola vittoria, quella
della memoria. (Domenico Laudadio)
Familiari
delle vittime… Non possiamo campare diritti sul
loro dolore... È sacro e intimo. Possiamo
batterci soltanto affinché non venga reso fine a
sé stesso ma germogli in opere etico-sociali.
(Domenico Laudadio)
L'Heysel
non è terra di campanili, ma terra consacrata su
cui levarsi i sandali, tutti.
(Domenico
Laudadio)
La Memoria
è l'unico tesoro che si accresce condividendolo.
(Domenico
Laudadio)
Io credo
non si possa programmare il futuro del calcio
senza riscrivere la sua storia ripartendo non
dalla gerarchia dei valori e dei trofei, ma dal
rispetto degli uomini e di tutte le bandiere.
Non saremmo nulla senza i nostri più accaniti
avversari e non saremo mai degni dello sport se
li reputeremo nostri nemici... Torino è bianca
come la purezza degli Angeli... Nera come il
lutto... Granata come la passione. Grazie a Mecu
Beccaria e Giampaolo Muliari per aver aggiunto
righe di musica ad uno spartito di rumore.
+39+31=70 Angeli in un Cielo soltanto...
((Domenico
Laudadio © 2016)
La Memoria
è l’Albero dei Giusti. Fiorisce dal Dolore e ci
dona il Frutto della Pace
(Domenico Laudadio ©
2024)
Questo è un
giorno che non sarà mai uguale agli altri. Un
giorno nel quale ogni anno mi chiedo perché è
potuto accadere. Cerchi di distrarti, di pensare
ad altro ma non ce la fai. Poi torni a casa e
vedi quella medaglia. E l'orgoglio prevale sulla
rabbia e il dolore. L'orgoglio di essere tuo
figlio. (Andrea Lorentini
© 29 maggio 2017)
Una
vergogna non solo l'eventualità di giocare
contro gli inglesi all' Heysel, ma il fatto
stesso che quello stadio esista. L' hanno
ripulito, modificato, ma sarebbe stato più
giusto lasciarlo com' era, una specie di
monumento ai caduti, e non usarlo mai più. L'
UEFA vuole solo dimenticare, hanno persino messo
una musichetta in sottofondo quando gli azzurri
hanno portato i fiori sotto la curva. Sappiano
che in quella curva c' è ancora il sangue, e che
il nostro dolore e la nostra rabbia sono più
vivi che mai. Là non si deve giocare. Sono
contento che Platini abbia detto che non tornerà
mai più all' Heysel: la memoria pretende
rispetto. La nostra ferita non potrà mai
chiudersi, però non è questa la sofferenza più
profonda. Io sto male quando penso che Roberto e
gli altri 38 sono morti per nulla, e che nessuno
ha capito. (Otello Lorentini
Fonte: La Gazzetta
dello Sport © Giugno 2000)
Ero solo un
ragazzino quando, quel 29 maggio 1985, 37 anni
fa, vidi alla televisione le terrificanti
immagini che raccontavano quello che stava
accadendo allo stadio Heysel nella finale della
Coppa dei Campioni contro la Juventus . E ne fui
sconvolto. Essere qui, oggi, da sindaco della
mia Città, è un onore, una responsabilità, un
privilegio. Onore ancora maggiore considerando
che, per la prima volta, la Città è qui, a
Liverpool, a ricordare e prestare il doveroso
tributo alle vittime di quella tragedia
terribile. Un momento che rimane impresso
profondamente nel ricordo di tutti gli sportivi,
una tragedia che ha spezzato vite innocenti,
durante quella che avrebbe dovuto essere solo
una festa di sport. Ricordare proprio qui
all'interno dello stadio di Anfield dove lo
stesso Liverpool FC ha posto una targa a ricordo
della tragedia, le vittime di questa pagina
nerissima, che ha segnato sia la storia del
calcio europeo che la nostra città, fa davvero
onore alla società, ed è una grande opportunità
per lanciare un messaggio positivo di pace e
amicizia. Ringrazio di questa occasione di
commemorazione il Liverpool Football Club
rappresentato da Ian Rush, il Lord Mayor Roy
Gladden e l'intera Città di Liverpool che ci ha
accolto con calore, simpatia e rispetto e che
con noi ha voluto questo importante momento.
(Stefano Lo Russo © 31.01.2023)
Sembra
ieri... 15 anni, tanta voglia di vedere la mia
Juve vincere quella Coppa prestigiosa. E ora di
anni ne sto per fare 40 ma non dimentico quella
sera. E ancora oggi ho un groppo in gola a
ripensare al numero di Hurrà Juventus uscito il
giorno prima: presentava il cammino di quella
grande squadra come la marcia inarrestabile di
un'armata invincibile che schiacciava gli
eserciti avversari uscendone sempre vincitrice,
fino all'appuntamento finale che si sarebbe
tenuto poche ore dopo. E a tornare a quelle
parole che concludevano l'articolo, che nelle
intenzioni dell'autore dovevano avere tutt'altro
significato, e che, penso, non potrò scordare
mai: e cominciò la battaglia di Bruxelles...
(Luca)
Voglio
ricordare dopo 24 anni con una preghiera, tutte
le 39 vittime dell'Heysel, ancora oggi a
distanza di molti anni è ancora forte il ricordo
di quella assurda tragedia x una partita di
calcio, spero di vero cuore che questi fatti non
accadano mai più in qualsiasi manifestazione, da
vero tifoso juventino quella partita e di
conseguenza la coppa non andava festeggiata. Vi
penserò sempre. (Luca B.
© Reggio Emilia)
Niente
giustifica la privazione della vita e una
rivalità sportiva meno di tutto. Chi ha
provocato la tragedia dell’Heysel ha tolto la
vita agli altri e reso invivibile la propria.
(Willer Lucchin © 17.01.2015)
Una
preghiera e una lacrima per i morti.
Ciao, mi
chiamo Luigi ed ero all'Heysel il 29 maggio
1985: ho ancora il biglietto di curva Z.
All'epoca avevo 14 anni, e andai alla finale con
il mio zio Rolando. Non sto a raccontarvi molto,
ancora oggi non riesco a guardare le immagini
della tragedia, della povera gente che viene
schiacciata da quelle bestie. Io rimasi
schiacciato all'inferriata che dava sul campo, e
mi salvai solo perché un omone mi alzò sopra di
essa e mi lanciò sulla pista. Non ho mai saputo
come si chiamava e che fine ha fatto, se tu
potessi per miracolo mettermi in contatto con
lui lo vorrei ringraziare. Io ero un ragazzone
toscano alto quasi un metro e ottanta, con una
camicia jeans molto chiara... Una preghiera e
una lacrima per i morti, il sito mi ha commosso
profondamente, l'ho scoperto solo oggi. Un
abbraccio ai nostri angeli e alle loro famiglie.
(Luigi © 1.05.2012)
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Affidiamo i
lori nomi al vento che li sussurrerà in ogni
silenzio
(Murale di
Tommaso Landi e Fabrizio Sardella, Stadio "Città
di Arezzo)
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Ieri ho
visitato il museo della Juventus e lo stadio. Ho
apprezzato l'angolo dedicato ai 39 caduti
dell'Heysel, ma credo che non sia sufficiente.
Io c'ero il 29.5.85 anche se non nel settore Z
ma, esattamente, in quello opposto, respirando,
pur non rendendomi conto, quei momenti
drammatici vissuti in diretta. Pur apprezzando
la sensibilità dimostrata dal Presidente Andrea
Agnelli penso che, in questi 27 anni, non sia
stato fatto abbastanza per onorarne la memoria.
Da molto tempo viene organizzato un incontro
ormai tradizionale per ricordare il padre del
presidente del Milan che poco ebbe a spartire
con il mondo del calcio. E' possibile che non si
sia pensato di giocarne uno di precampionato tra
Juventus e Liverpool per rinsaldare i legami di
amicizia tra i due club ricordando le vittime
innocenti della violenza degli hooligans e
GAETANO SCIREA che, quella notte, lesse un
messaggio toccante di pace alle tifoserie dai
microfoni dell'Heysel ?
(Giancarlo Malabaila)
Credo che
tra i grandi valori della vita ci sia la
memoria, da un parte si vedeva chi amava il
gioco del calcio e dall'altra chi stava morendo,
sono le pagine più nere dello sport. Ho perso un
amico carissimo, Giancarlo Buschera. Ricordo
bene quei giorni e posso essere vicino ai
parenti tutti auspicando che queste tragedie
facciano parte del passato e non succedano più.
(Giuseppe Marotta © 24.05.2012)
Quel giorno
un mio amico fraterno, Giancarlo Bruschera, si
recò a Bruxelles per vedere la finale. Dovevo
essere con lui, ma poi non potei andare, al che
anche lui stava per rinunciare. In qualche modo
lo spinsi ad andare, perché la finale era una
partita unica, una festa. Invece è successo quel
che è successo. Oggi, a distanza di 29 anni da
quella notte il valore della memoria si unisce
ad un messaggio da trasmettere: nel gioco del
calcio devono sempre prevalere i valori umani,
lo sport deve restare un'occasione di confronto
sociale. Il 29 maggio del 1985 trentanove angeli
si sono recati a Bruxelles per voler vedere
vincere la propria squadra ed hanno perso la
cosa più importante che avevano: la vita. Non
c’è altro da aggiungere, se non il dovere di
fare profonde riflessioni.
(Giuseppe Marotta
© 31.05.2014)
25
maggio 1983
Amburgo
- Juventus 1 a 0; 29 maggio 1985 la finale con
il Liverpool doveva essere il riscatto, il
giorno del trionfo, della conquista della
benedetta coppa dalle grandi orecchie. Il sole
era pallido quel mercoledì, accesa la
televisione scorrono le immagini confuse, la
voce smarrita di Pizzul, l'incredibile
confusione in un settore dello stadio... Ci sono
feriti forse; gli hooligans inglesi hanno
caricato... I tifosi juventini hanno subito la
carica. E' crollato un muro, la polizia è
inesistente, manganellano quelli che cercano
scampo sul terreno di gioco. Pizzul conferma 36
morti, ma la partita si gioca egualmente. 58'
minuto rigore fantasma realizzato da Platini, il
mio idolo; esultanza sproporzionata; spengo la
tv, è finito tutto. (Massimo 72
© 2.07.2012)
Mi chiamo
Maurizio, ho vissuto in prima persona la
tragedia dell'Heysel nel settore Z 25 anni fa.
Dimenticare non si può ma perdonare sì. Sono
contento che il Liverpool FC, in ricordo e in
onore di quegli sfortunati, abbia posto una
targa sui muri del loro storico stadio di
Anfield. Spero che la società Juventus F.C.
faccia altrettanto nel nostro nuovo stadio, ed è
per questo che ho firmato la petizione. Spero
che un giorno i supporters di Liverpool e di
Juventus possano incontrarsi in clima di
amicizia e di rispetto. Un complimento e un
ringraziamento sincero all'autore del sito
saladellamemoria dove condivido tutto il
contenuto... Un museo virtuale a disposizione di
tutti: tifosi e non tifosi... Sempre la Juve nel
cuore ! (Maurizio)
Dear
Sirs, on this day, the anniversary of the Heysel
tragedy, I would like to express once more, as a
Reds fan, my deepest sympathies to all the
families and friends of those who never
returned. Rocco Acerra - Bruno Balli - Alfons
Bos - Giancarlo Bruschera - Andrea Casula -
Giovanni Casula - Nino Cerullo - Willy Chielens
- Giuseppina Conti - Dirk Daenecky - Dionisio
Fabbro - Jacques Francois - Eugenio Gagliano -
Francesco Galli - Giancarlo Gonnelli - Alberto
Guarini - Giovacchino Landini - Roberto
Lorentini - Barbara Lusci - Franco Martelli -
Loris Messore - Gianni Mastroiaco - Sergio
Bastino Mazzino - Luciano Rocco Papaluca - Luigi
Pidone - Benito Pistolato - Patrick Radcliffe -
Domenico Ragazzi - Antonio Ragnanese - Claude
Robert - Mario Ronchi - Domenico Russo -
Tarcisio Salvi - Gianfranco Sarto - Giuseppe
Spolaore - Mario Spanu - Tarcisio Venturin -
Jean Michel Walla - Claudio Zavaroni Our
thoughts and prayers are always with them. May
they rest in Peace.
In
Memoria e Amicizia You´ll Never Walk Alone.
(Michael)
Buongiorno,
mi chiamo Davide Montini e anch'io ho assistito
a tutto quello che è successo per televisione e
volevo dedicare a chi è morto quel giorno e alle
loro famiglie questo estratto dalla canzone
Wings of time dei Toto: ...il nostro amore non
finisce qui, vivrà per sempre sulle ali del
tempo... (Davide Montini)
La mia
squadra del cuore è il Torino e da diversi anni
mi dedico (insieme ad altri amici) per tenere
viva la Memoria Storica Granata. All'ingresso
del nostro Museo c'è una frase che esprime bene
lo spirito che lo anima: La tragedia non è
morire ma dimenticare. Anche questo sito, ideato
e curato con immenso amore da Domenico Laudadio,
ci richiama al valore della memoria, ed è un
richiamo fortissimo, penetrante. Impossibile
dimenticare i volti stampati nelle tante
immagini fotografiche proposte, i loro occhi
sbarrati dalla paura di morire. Un dolore senza
fine che ti resta dentro, che ti toglie il
fiato. Mi inginocchio a voi, Angeli dell'Heysel,
chiudendo gli occhi per pensarvi, per
accarezzarvi. Ciao carissimi Angeli, vi voglio
bene, vi porto nel cuore.
(Giampaolo Muliari)
Heysel, 29 maggio 1985. Un dolore
incancellabile, oltre ogni colore. 39 vite spezzate che ci guardano
dall’alto e chiedono di essere ricordate con
rispetto, in silenzio, fraternamente. Ed è così
che vi porto nel cuore. Vi abbraccio, Angeli nel
cielo.
(Giampaolo Muliari
©
29.05.2024)
MEMORIA. Il
destino, o la superficialità, ha voluto che la
finale di Champions di quest’anno coincidesse
con l’anniversario dell’Heysel. Oggi è il giorno
della memoria, del silenzio e del rispetto. La
stessa memoria, lo stesso silenzio e rispetto
che chiediamo, giustamente, ogni 4 maggio per
Superga. Un abbraccio affettuoso alle famiglie
colpite quel giorno di trentasei anni fa da un
dolore senza fine, una carezza e una preghiera
ai 39 angeli dell’Heysel.
(Giampaolo Muliari
©
29.05.2021)
Oggi 29
maggio mi sono accorto, per caso, che indosso la
t-shirt comprata all'hard rock cafè di Bruxelles
qualche anno fa: ebbene proprio in questa data,
che quasi mi stava passando oltre senza che la
degnassi, ricorre il tragico anniversario della
strage dell'Heysel: tanto si è scritto e detto
riguardo a quel giorno. Io però, che altre
volte ho espresso il mio pensiero, volevo solo
ribadire quanto quel giorno, sebbene fossi nato
da poco, successivamente grazie ai racconti di
mio papà e a tutti documenti che ho visto, mi
dia sempre una forte commozione. Se ci penso
realmente e mi immedesimo, mi viene da piangere:
ho sempre cercato di raccontarlo, lo facevo a
scuola, l'ho fatto con degli amici, addirittura
quando andai a Bruxelles con la mia allora
fidanzata, le raccontai di quella tragica sera,
di quanto mi emozionasse il solo parlarne. Mi
misi a piangere davanti a lei. Ecco, io non mi
sento più un tifoso juventino come lo ero un po'
di tempo fa, ma sono cicatrici come queste che
mi danno la dimensione del mio senso di
appartenenza a questi colori: non potrò mai non
dirmi juventino, fosse anche solo per quello che
mi è stato tramandato e trasmesso di quella
sera. Perciò, per piacere, quando puntate il
dito contro i protagonisti involontari di quello
strazio, dicendo che non avrebbero dovuto
giocare, gioire, festeggiare, accettare i
premi... documentatevi su quanto quella finale
abbia lacerato le loro vite da sportivi e non:
provate a immedesimarvi, e forse vi accorgerete
che se hanno gioito forse lo hanno fatto alla
fine di uno strazio dal quale volevano estrarre
un premio bello e pulito da regalare a tutti
coloro che da quella sera di maggio non ci sono
più. Quella Coppa dei Campioni del 29 maggio
1985 è e sarà per sempre un effetto personale
di tutti quei defunti, da conservare con tanto,
tantissimo amore. (Marco Murri
Fonte: Il Nobile
Calcio © 29.05.2022)
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Quando
ripenso a quella sera, a quella finale che si
doveva disputare per evitare altri scontri e
altri morti, ma che non doveva assegnare nulla,
penso a una sorta di Hiroshima del pallone. Dopo
l'Heysel, per me, è cambiato il rapporto con il
calcio, ed è stato come chiudere per sempre
l'armadio dei giocattoli, e diventare amaramente
uomo, perdendo la spensieratezza...
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Oggi è
proprio il 39° anniversario e dal quel giorno
questo numero per me ha sempre significato il
numero delle vittime di quella serata infernale
vissuta a 11 anni davanti alla tv. Poi, molti
anni dopo, arrivò un altro giorno ferale e 39
diventò anche il numero dei tuoi anni su questa
Terra... Una beffa del destino se penso a come
il caso mi avesse fatto incontrare proprio te,
mezza belga con parenti a Bruxelles,
consentendomi così di fare una cosa che forse
non avrei mai fatto: andare per 8 volte sul
luogo in cui avvenne quella immane tragedia, dal
2008 al 2015, sempre nei giorni successivi al
Natale. Ricordo benissimo proprio la prima
volta, quando nel gelo non riuscimmo ad
individuare il punto esatto in cui si trovano
lapide e meridiana (non ci sono indicazioni
particolari perché i locali hanno sempre
preferito dimenticare). Ci tornammo di sera dopo
esserci informati meglio e la meridiana
illuminata facilitò l'individuazione del punto
esatto. Fu un'emozione fortissima, condivisa,
anche se tu da non juventina non c'eri mai stata
prima, pur frequentando la città fin da bambina.
Da allora, tutti gli anni diventò un
appuntamento fisso, condiviso... Adesso non
riuscirei più a tornarci da solo, penso che
potrò riuscirci solo un giorno con Giacomo, così
sarà ancora un momento condiviso e gli dirò
"sai, è grazie alla mamma che sono stato qui e
la prima volta mi ci ha portato lei, anche se è
interista"... Ricordi indelebili di infinito
amore... (Roberto
Nappi © 29.05.2024)
A distanza
di decenni… Nel guardare i filmati, le foto, nel
leggere le testimonianze di chi quel maledetto
giorno c'era... Quasi mi sembra di sentire
dentro l'anima le voci e i pensieri di chi era
lì; qualcuno è tornato, 39 non ce l'hanno fatta
e un turbine di quelle voci mi gira dentro come
se li avessi sentiti lì, proprio quel giorno. E'
una strana sensazione che non riesco a spiegare
in modo pieno, ma è quello che sento... Il
dolore dentro e ancora l'incredulità di quegli
eventi. E' tutto nella mia mente in modo nitido,
ma le voci che sento nell'anima, quelle, è il
sentimento nuovo che mi porta a continuare...
Per non dimenticare... MAI !!
(Caterina Onni)
L'uomo è
stato tremendamente offeso anche dopo che i
tanti Caino sparsi sulle gradinate lo avevano
ammazzato. Per calmare i Caino non si è
rispettato il sangue degli Abele: si è giocato
mentre i morti erano ancora lì scomposti nella
violenza appena subita. Si è tifato, si è gioito
in una giornata in cui tutti e tutto sono stati
sconfitti.
(Osservatore Romano ©
30.05.1985)
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"Quando
muore il trapezista entrano i clown"...
(Michel
Platini, Calciatore FC Juventus 29.05.1985)
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Sono un
tifoso sampdoriano, il 29 maggio 1985 avevo solo
10 anni. Negli anni a seguire conobbi e non feci
nulla per contrastare la vergogna dei cori
contro i morti di quel giorno, ed è una vergogna
che porterò sempre dentro. Oggi vedo che il
Vostro sito internet, davvero ricco di
contributi e di dignità, comincia ad acquistare
visibilità. Sarà mio impegno farlo conoscere a
tutti. Buona fortuna per la Vostra battaglia di
memoria e dignità. (Paolo)
Quella sera
avevo 14 anni. Ogni 29 maggio mi viene da
piangere e mi si stringe il cuore. Le emozioni
non si attenuano. Ci tengo al mio dolore.
(Alessandro Pinti)
Il 29
maggio del 1985 avevo poco più di 2 mesi... Mi
chiedo come facciano, oggi, molte persone ad
andare allo stadio con l'intento di usare la
violenza. Mi chiedo cosa c'entri tutto ciò con
uno sport, uno spettacolo che dovrebbe solo
unire. Sarà retorica, ma spesso in qualche frase
retorica si nasconde la verità. Dopo aver visto
certe foto la mia voglia di andare allo stadio
ha un po' vacillato. Quelli che hanno voluto
questo non erano diversi da certi ultras che
vanno allo stadio. L'unica differenza è che lì
si sono verificate le incredibili malaugurate
condizioni affinché quegli animali (e chiedo
scusa agli animali) potessero dare sfogo a tutto
il loro odio. Mi chiedo se sia cambiato
qualcosa, se quella strage abbia cambiato
qualche testa. Non credo. Chiusi come gli
animali dentro le gabbie a vedere una partita. A
volte non capisco. (Andrea Piscopo)
Il giorno
dell’Heysel dovevo raccontare la partita. Per
quanto accaduto, cerco di cancellarlo dalla mia
memoria di uomo. Il calcio dovrebbe rimanere un
evento di gioia e passione. Mi ricordo il 4
maggio in maniera molto vivida anche se ero
piccolo. È inimmaginabile tutto quanto è
accaduto. Il Toro sembra accompagnato da un
destino doloroso, in cui Superga è l’apice più
drammatico. (Bruno Pizzul)
Per me è
stata una serata di imbarazzo e di difficoltà.
Alcuni ragazzi mi chiesero di avvisare i loro
genitori, ma io non potevo farlo, per riguardo
alle altre famiglie. E ancora mi rammarico di
non essere stato più severo con chi festeggiava.
(Bruno Pizzul)
Sentii
addosso tutta la responsabilità di comunicare al
telespettatore, che magari aveva un figlio
proprio lì allo stadio Heysel, la tragedia delle
39 vittime che si stava consumando in diretta.
L’istinto mi diceva di chiudere anticipatamente
il collegamento e di tornarmene dalla mia
famiglia... (Bruno Pizzul)
Di contro
però, se dovessi mettere in linea le
telecronache che più mi hanno segnato, sia in
senso sia in senso negativo, non potrei che
parlare dell’Heysel: fui mandato a commentare
una partita di pallone e invece dovetti
commentare di 39 morti. Quelli sono ricordi
angosciosi non solo per la mia memoria di
telecronista, ma anche per la mia coscienza di
uomo. (Bruno Pizzul)
Una serata
che avrei voluto cancellare. La gravità
dell’episodio mi impone di ricordare, di farne
memoria. Una situazione molto dura per la mia
coscienza di uomo. In me è c’era quasi un
rifiuto ad accettare una situazione impensabile:
non avrei mai immaginato di dover contare 39
morti per una partita di calcio. Oggi sono
amareggiato dal fatto di vedere certi episodi
che, per rivalità, rievocano un fatto così
doloroso. (Bruno Pizzul)
L'Heysel è
il dolore più angoscioso. Per la mia coscienza
di uomo. Non è possibile andare a fare la
telecronaca e dover parlare di 39 morti. È una
memoria che talvolta vorrei cancellare, ma non
si può scordare ciò che dovrebbe portarci verso
comportamenti più sereni e meno delittuosi.
(Bruno Pizzul)
29/5/1985 -
29/5/2019 Il dovere di ricordare, per onorare
chi non c’è più ed evitare che simili follie si
ripetano. +39 #Heysel
(Miralem Pjanic)
Non metterò
mai più piede in quello stadio, il calcio è per
me gioia, ma il solo pensiero di quello stadio
mi procura ancora dolore. Figurarsi tornarvi.
(Michel Platini © Giugno 2000)
Ero un
calciatore, gioioso e spensierato come tanti che
sono venuti a Bruxelles per amore della maglia
bianconera e che non sono mai tornati a casa,
strappati al loro amore in quella tragica notte
dell'Heysel. Quella partita non è durata 90
minuti, si sta giocando ancora oggi. Quella sera
non è mai finita, è rimasta nella nostra vita...
E ci resterà per sempre.
(Michel Platini ©
29.05.2010)
La notte
dell'Heysel sono rimasto male dopo, non durante
la partita, perché noi abbiamo giocato senza
sapere niente di quello che era successo. Lì per
lì abbiamo fatto bene a giocare, però non so se,
sapendo delle vittime italiane, avrei giocato lo
stesso. (Michel Platini)
L'atmosfera
era irreale, la partita no. La partita era vera.
L’UEFA ci consegnò la coppa negli spogliatoi e
soltanto io e un paio di compagni tornammo sul
campo per mostrarla ai tifosi. L'ordine pubblico
aveva la priorità su tutto, giusto così. (Michel
Platini)
(IL CALCIO
È MALATO ?) …No, il calcio è bellissimo. Malati
siamo noi. Io che esultai all’Heysel non finirò
mai di sdebitarmi. (Michel Platini)
Sul campo
non ho vissuto quella partita. Ho provato a
vincerla, nessuno in campo e negli spogliatoi
sapeva quello che succedeva. Mi sono sempre
chiesto cosa avrei fatto da presidente dell’Uefa, ma credo che giocare fu giusto. Non
solo per la gara, ma per salvare tante altre
vite. Sono tornato a Bruxelles il giorno dopo
per far visita ai feriti in ospedale. I
giornalisti francesi hanno scritto che avevo
ballato sulla pancia dei morti, questo perché ho
fatto il gol e ho espresso la mia gioia. Sono
stati momenti brutti e così me ne sono andato
lontano: era troppo difficile stare a Torino.
(Michel Platini © 20.03.2019)
Un ricordo
terribile, ma sul campo l’abbiamo vinta: il
Liverpool non ci ha regalato nulla.
(Michel
Platini)
Dovevamo
giocare per proteggere la gente dentro lo
stadio. Non mi sono mai pentito di quella
scelta.
(Michel
Platini © 8.05.2023)
Una partita
che nessuno avrebbe voluto giocare, Boniperti
per primo. Noi, dagli spogliatoi, non capivamo
cosa era successo. In tv si vedevano cose che
noi neppure immaginavamo. Famiglie di tifosi
passavano dallo spogliatoio e giustamente non ci
degnavano di uno sguardo, pensavano solo a
scappare e noi li aiutavamo a passare dall’altra
porta... Venne Boniperti e ci disse: "Sembra che
ci sono stati due morti, non giochiamo". Ma il
delegato Uefa si impose e ci mandò in campo.
Tutti noi eravamo convinti che si sarebbe
giocato un solo tempo per organizzare i soccorsi
e il deflusso. All’intervallo sempre lo stesso
delegato ci obbligò a giocare anche il secondo
tempo. Io entrai a dieci minuti dalla fine,
un’esperienza terribile.
(Claudio Cesare
Prandelli © 7.02.2019)
Io in campo
? Otto minuti. Ricordo uomini, donne, bambini
che correvano terrorizzati in campo. Li facemmo
passare da dentro il nostro spogliatoio.
Scappavano passando davanti ai loro idoli,
Platini, Boniek, senza nemmeno guardarli. E noi
giocatori ? Non avevamo visto niente, solo la
folla che ondeggiava. Poi, arriva Boniperti e
dice: "Ci sono due morti là fuori, non
permetterò alla mia squadra di giocare questa
partita". Invece abbiamo giocato e qualcuno ha
pure esultato ? Fu il delegato Uefa a imporcelo
per motivi di sicurezza. Pensavamo che la
partita sarebbe stata interrotta a fine primo
tempo. Ci dissero invece che doveva finire e che
non ce ne sarebbe stata un’altra. Io non ho
esultato per la vittoria e posso garantirti che
nessuno di quella Juve vuole quella Coppa. I
premi partita li abbiamo devoluti alle
famiglie. (Claudio Cesare Prandelli
©
25.03.2019)
Nessuno
ricorda il risultato e quello che è successo in
campo, ma si ricorda quello che è successo fuori
dal campo. 39 morti, 600 feriti. È stata una
serata tragica, indimenticabile, una serata che
tutti gli sportivi non devono dimenticare perché
la follia umana può arrivare a qualsiasi
livello… È una ferita aperta e dolorosa. Eravamo
costretti a giocare, speravamo nella
sospensione, ma invece è successo tutt’altro.
Nessuno può cancellare.
(Claudio Cesare
Prandelli)
Io ero
all'Heysel nel 1985. Pensavo di aver visto
tutto. Sbagliavo... (Claudio Cesare Prandelli)
Quanto
successo all’Heysel non si può e non lo dobbiamo
dimenticare. Abbiamo vissuto un’esperienza
forte. Noi non avevamo visto tutte quelle
immagini che abbiamo visto dopo perché eravamo
nello spogliatoio. Ricordo che entrò Boniperti e
ci comunicò che non voleva giocare la partita.
Poi dovemmo giocare per motivi di ordine
pubblico. Ci penso spesso chiedendomi come possa
essere successo tutto questo. Per le famiglie
delle vittime è un ricordo sempre vivo. (Claudio Cesare Prandelli
©
29.09.2023)
Pugni in
tasca.
Bruxelles,
29 Maggio 1985. Allo stadio Heysel, stanno
morendo gli juventini. La loro roba, le foto
della comunione, gli scontrini del bar, i Gesù
ti guarda, è presa. La buttano per aria. E’ per
divertirsi. Torino, 29 Maggio 2010. Sta morendo
la Juve. Ma gli juventini giurano. Su un punto
ormai non mollano. Le mani in tasca non gliele
metton più. (Vincenzo Ricchiuti)
Forse
perché l’Heysel è una storia dove non si salva
nessuno e allora non si salvi nemmeno il
ricordo. (Vincenzo Ricchiuti)
Che il
muoversi delle Vostre ali, cari Angeli, spazzi
via quel colpevole, terribile silenzio.
(Roberto Robba)
La parola
Heysel. Ciò che per
un tifoso bianconero rappresentano le parole
Heysel, Liverpool, Hooligans, Bruxelles o 29
Maggio 1985 non può essere facilmente spiegato a
parole. E' qualcosa che va aldilà del pensiero
razionale, un'emozione che tocca il cuore e
l'anima di chi ebbe la sfortuna di assistere al
più grande dramma sportivo della nostra storia.
Il nostro proposito è di non dimenticare ciò che
accadde 23 anni fa, per ricordare a tutti ciò
che i peggiori istinti dell'uomo possono
causare, per far comprendere alle nuove
generazioni quanto sia assurda la violenza
specialmente se usata in un contesto sportivo
che al contrario dovrebbe rappresentare una
festa, per non chiudere nel cassetto dell'oblio
la memoria dei 39 fratelli che seguendo la
propria passione calcistica non fecero mai più
ritorno alle loro famiglie. Mamma mia ragazzi,
certe immagini mettono davvero i
brividi... (Cristiano Roscini)
Quella sera
vidi i miei fratelli cadere e non alzarsi più...
Ora tocca a
noi a farli rialzare con la memoria…
(Giovanni
Rossetti)
29.05.1985
- Non si sarebbe dovuto giocare. Non c’è da
essere fieri di quella Coppa. Non rifarei quel
giro di campo. 39 morti meritano rispetto.
(Paolo Rossi)
Noi non
abbiamo visto e vissuto il momento della
tragedia. Eravamo negli spogliatoi e arrivavano
solo voci confuse. Ci dissero che dovevamo
giocare, giocammo. Era qualcosa di irreale, di
onirico. Io poi ho un’immagine fissa davanti
agli occhi: quando ci fecero andare via con il
pullman io vidi, allineata fuori dallo stadio,
una fila di corpi coperti da lenzuoli bianchi.
Non posso dimenticarlo, trentuno anni
dopo. (Paolo Rossi
Fonte: Tuttojuve.com
©
7.05.2016)
Ciò che
successe vent' anni fa non potrà mai essere
dimenticato, resterà per sempre nella nostra
memoria. Quella dell' Heysel fu l'unica partita,
e ne ho giocate a migliaia, della quale non m'
interessava il risultato. Volevo solo che quella
serata si chiudesse il prima possibile. Volevo
solo ritrovare la mia famiglia. Ho provato
sensazioni incredibili, sconosciute e
bruttissime. In Inghilterra c'è una gran voglia
di commemorare a dovere le 39 vittime. Quello
che posso dire è che i tifosi juventini domani
sera riceveranno un' accoglienza incredibile,
straordinaria. Anche perché i due club non mai
stati tanto vicini come oggi. Abbiamo atteso
questo sorteggio per tanti anni, e penso sia
arrivato nel momento migliore.
(Ian Rush
Fonte:
Corriere della Sera © 4.04.2005)
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La partita
si gioca per consentire alle forze dell'ordine
di organizzare l'evacuazione dello stadio
Mantenete la calma, non rispondete alle
provocazioni
Giochiamo per voi !
(Gaetano
Scirea, Stadio Heysel 29.05.1985)
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Perché il
calcio e lo sport siano sempre e solo gioia e
sorriso, mai più violenza e sofferenza.
(Matteo Salvini)
Premetto
che non tifo per la Juventus, ma quella sera me
la ricordo bene. Il papà di una mia compagna di
scuola era in quello stadio maledetto, lui, per
fortuna riuscì a tornare tra le braccia dei suoi
cari. Erano anche in quello stadio un altro mio
amico e suo padre, anche loro fecero ritorno a
casa. La cosa che mi fa innervosire ancora oggi
è sentire delle pseudo tifoserie inneggiare a
questa tragedia con cori e striscioni offensivi.
I MORTI NON SI TOCCANO ! ONORE ALLE VITTIME
DELL'HEYSEL (Gabriele Sbattella)
L’Heysel ?
Probabilmente non si erano resi pienamente conto
di quello che stava succedendo, io avevo degli
amici in curva e nessuno si era accorto di
niente. Anche mio marito quando salì su quel
traliccio disse di stare tranquilli che la
partita sarebbe stata giocata. Gli stessi
giocatori non erano al corrente di tutti i morti
e di quello che era successo. Io sono stata
all’Heysel, è vero che lo stadio è stato
ristrutturato e ho provato delle emozioni
fortissime. Ho chiuso gli occhi e ho vissuto
quei momenti anche se non ero presente. Nella
vita sono poche le emozioni così forti che puoi
provare, non oso immaginare cosa abbiano provato
i familiari delle vittime.
(Mariella Scirea ©
29.05.2019)
Per non
dimenticare, perché quel pomeriggio è morta in
me l'innocenza e la gioia del calcio, perché non
ho più guardato una partita con gli stessi
occhi. (Sofia)
Dopo 25
anni chiedo scusa...
Domani
ricorrerà il venticinquesimo anniversario
dell'Heysel, ma il ricordo è sempre vivo. I
trentanove morti, sono stati indegnamente
derisi, vergognosamente sfruttati per cori
beceri e disturbati durante il loro stato di
morte ''latente''. Io me ne vergogno oggi, mi
vergogno per aver cantato (?) o meglio dire
''vomitato'' parole che nulla hanno a che fare
con la mentalità ultras. Oggi chiedo umilmente
scusa a tutte le donne, madri, mogli, uomini e
padri che hanno pianto e piangono tutt'ora i
loro cari o anche solo ai loro compagni di fede
calcistica. In quanto esseri umani non dovremmo
mai scendere così in basso, e non sto facendo
falso moralismo, i morti non dovrebbero MAI
dividere per il colore politico, l'etnia, la
bandiera della propria squadra o qualsivoglia
scusa per disprezzarli. Non voglio far parte
della mattanza, in questo paese abbiamo già
troppi personaggi che fanno abuso di potere, che
danno il cattivo esempio e che pisciano sulle
tombe di chi ha sofferto, rinnegando il loro
essere italiani e figli della stessa patria.
Ebbene sì, io non sono come loro e quindi, dopo
venticinque anni sono qui da granata per
stringermi attorno a voi tutti, parenti e
tifosi. (Simone Stara)
Dear
Domenico Laudadio, please accept my hearfelt
sympathies in rememberence of those who sufferd
e died on that awful night. I was there with a
group of good friends and we were very glad to
come home alive. We will never forget those
perished. Good Health & God Bless in the name of
Football. (Paul Stewart)
|
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"QUELLA
COPPA SENTI DI AVERLA VINTA ?"
... Da portiere
sì, da uomo, no !
(Stefano
Tacconi, Calciatore FC Juventus 1985)
|
Noi della
Juventus sapevamo che all’Heysel c’erano stati
dei morti laggiù nel settore Z. A dircelo erano
stati i tanti, tantissimi tifosi che erano
giunti nello spogliatoio per farsi medicare
subito dopo l’aggressione degli hooligans
inglesi. Una scena che non dimenticherò mai e
che, come ha detto il mio compagno Platini, ha
cambiato il nostro modo di vedere il calcio.
C’era gente insanguinata ovunque, sul volto,
lungo il corpo. Molti avevano perso le scarpe,
altre i giubbotti. Fummo noi giocatori a dar
loro i vestiti, i k-way e le scarpe per
proteggerli dal freddo. Non so se i brividi di
quei tifosi dipendessero dalla paura o dalla
temperatura. I loro sguardi disperati non li ho
più cancellati. È difficile spiegare esattamente
lo stato d’animo in quegli attimi. Mi ricordo i
tifosi terrorizzati: "Assassini, assassini: ci
stanno uccidendo tutti", gridavano spaventati.
Mi ricordo il nostro medico La Neve, che correva
da un tifoso all’altro per le prime cure. Molti
di loro piangevano, altri urlavano e
singhiozzavano. Noi giocatori decidemmo che
quella gara non si doveva giocare. Andammo
perciò sotto la doccia ed eravamo ormai tutti
vestiti quando un ufficiale delle forze armate
entrò nello spogliatoio chiedendoci di giocare
per motivi di sicurezza. Nessuno aveva voglia di
scendere in campo. Trapattoni non ci disse
nulla, non ci spiegò nessuno schema come
solitamente accadeva. Basta: dovevamo giocare
per evitare un’ulteriore disgrazia, ma del fatto
tecnico non ci interessava nulla. Quella sera la
Coppa dei Campioni non ce l’hanno consegnata in
campo ma dentro una cassa di legno, proprio come
una bara. (Stefano Tacconi)
29 maggio,
il giorno più triste. RICORDO E
SILENZIO - L'ultima volta che ci siamo
ritrovati allo Stadio Re Baldovino per ricordare
le vittime della tragedia dell'Heysel è stato
cinque anni fa. Ricordo la commozione e il
dolore nel volto dei presenti. C'erano tifosi,
gente di strada, abitanti della zona, amici,
parenti di quella maledetta lista di 39 nomi che
campeggia sulle mura di questo stadio. Ci
troveremo di nuovo, quest'anno, perché nessuno
ha mai dimenticato la data del 29 maggio, come
se fosse impressa con caratteri diversi sul
calendario di tutti noi.
(Marc Tarabella
Fonte: Il Fatto Quotidiano © 4.05.2015)
E’ il
giorno in cui il calcio ha perso... Io ero
andato sotto la curva per cercare di evitare il
peggio. Noi sapevamo qualcosa, non tutto.
Davanti allo spogliatoio era arrivato un padre
con il bambino in lacrime. C’erano voci di un
morto. La verità, tutta, la apprendemmo solo
dopo. Nonostante questo abbiamo sbagliato a fare
il giro di campo. Io non posso pensare a quella
sera senza pensare alle vittime di quella follia
più che al risultato sportivo. Io non ho mai
sentito di aver vinto quella Coppa. Fummo
costretti a giocare la partita. La verità è che
l’Uefa non voleva perdere i diritti televisivi.
L’Inghilterra dopo l’Heysel ha fatto sparire gli
hooligans, da noi invece gli ultrà ancora
comandano. Il nostro calcio urla tolleranza
zero, ma permette tutto.
(Marco Tardelli)
Ne ho vinta
una, ma è stata una sconfitta del calcio. Non
ritengo di aver vinto la Coppa dei Campioni, non
la ricordo volentieri. Ce l’ho nel curriculum,
ma è un pezzetto che non mi piace ricordare.
(Marco Tardelli)
All’Heysel
non è stata una partita. Non dovevamo giocare,
per rispetto dei morti. Quel giorno è stata la
sconfitta del calcio, perciò non aveva senso
incoronare vincitori. (Marco Tardelli)
Heysel ?
No, non parlo. Troppo difficile, la sicurezza
non era buona. Non si poteva non giocare.
Giocando abbiamo salvato tante vite. Penso
sempre al fatto di aver giocato per un motivo di
sicurezza... Per me invece fu vittoria vera,
contro una squadra fortissima che in campo non
ha mollato niente.
(Marco Tardelli
Fonte: Sport.virgilio.it © 11.07.2023)
I festeggiamenti dopo la Coppa
Campioni del 1985? Siamo solo andati a salutare
i tifosi. Ma io ho sempre detto che non ho vinto
quella Coppa. Di chi fu l’errore ? Di tutto il
calcio: ci hanno obbligati a giocare. Era stata
una scelta sbagliata mettere i tifosi in una
curva sola. Chi prese la decisione di giocare ?
Penso l’Uefa. E la polizia di Bruxelles decise
di farci giocare perché sarebbe stato un dramma
disperdere i tifosi.
(Marco
Tardelli
Fonte:
Il
Corriere della Sera © 3.06.2023)
La Signora
non può non pensare ai suoi figli.
(Tommaso)
Chissà
quanti ce n' erano ieri sera all' Anfield di
quei duemila hooligans ubriachi e inferociti che
vent' anni fa all' Heysel travolsero i tifosi
juventini, li schiacciarono, provocarono 39
morti e centinaia di feriti. Chissà se si sono
pentiti, se hanno provato vergogna - mentre
Liverpool e Juve cercavano di esorcizzare con
parole di amicizia la tragedia che li ha legati
per sempre - ricordando quelle vite così
bestialmente sprecate.
(Giorgio Tosatti
Fonte:
Corriere della Sera © 6.04.2005)
L’Heysel ?
Noi in campo non eravamo a conoscenza della
gravità della situazione, l’abbiamo saputo
quando siamo rientrati in albergo e per tutti
noi è stato uno sgomento. Si è parlato tanto di
questa Coppa, ma le due squadre se la sono
giocata e se loro avessero potuto batterci
l’avrebbero fatto. (Giovanni Trapattoni
©
22.04.2013)
Credo che
ognuno di noi, potendo tornare indietro, avrebbe
cercato di impedire la tragedia prima che
accadesse. Tuttavia, con il senno del poi, non
si risolvono queste cose. Si riaprono soltanto
le ferite. Ogni commento è superfluo di fronte
al dramma. (Giovanni Trapattoni
© 17.03.2019)
Non si può
tornare indietro. Per questo è essenziale
ricordare. (Giovanni Trapattoni
© 29.05.2019)
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Juventinità
e loro ne sono l'essenza...
(Roberto Vattiato)
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Ho visitato
lo stadio ex Heysel lo scorso mese di agosto, è
indegno quanto fatto o meglio non fatto. Il
settore non esiste più, ma dove sono morti i
nostri tifosi passano auto, scaricano roba come
se nulla fosse accaduto. I nomi poi fuori allo
stadio, sbiaditi dal sole. Un pomeriggio molto
triste per me ed una vergogna per il Belgio e
per Bruxelles, incapace di dare dignità ai
nostri morti cosi come sono stati incapaci di
evitare gli incidenti quel tragico giorno...
(Gianluca Valente)
Sono un
tifoso juventino. Quella sera del 29.05.1985
la
ricordo ancora chiaramente. Allora avevo 15 anni
ed è stata la pagina più brutta della storia del
calcio. Storia che è stata sporcata più e più
volte, sia subito dopo da personaggi che
dichiaravano che i 39 morti erano pochi, a
tutt'oggi, quando ancora negli stadi si corre il
rischio di morire. Nessuno ha imparato da quella
sera, nessuno ci restituirà quei 39 angeli morti
per lo sport, per il tifo, per l'amore del
calcio e della Juve. Però vorrei ricordare a chi
dice che la Juve quella coppa la doveva
restituire rispondo che la partita fu fatta
giocare dai poliziotti che presidiavano l'Heysel
(cioè da degli incapaci) e dall'Uefa. Quindi
basta. Ricordiamo quella coppa e ricordiamo
sempre i 39 angeli morti per quella coppa.
(Gennaro Veneruso)
Il ricordo
non è dei più belli, doveva essere una grande
serata e vittoria, la prima Coppa Campioni della
Juventus, ma in quel giorno i ricordi sono
tristi, invecchiando ha meno valore lo sport e
più la tragedia. Preferisco la Coppa delle Coppe
dell'anno prima. (Beniamino Vignola)
L’atmosfera
nel pre-partita era bellissima, siamo arrivati
lì dopo una cavalcata entusiasmante, una cosa
programmata negli anni. Quella finale doveva
essere la ciliegina sulla torta di una stagione
bellissima, invece si è manifestata una serata
tragica, che si fa fatica sia a ricordare che a
dimenticare. Io ricordo molto più volentieri la
finale di Coppa delle Coppe dell’anno
precedente. (Beniamino Vignola)
Sono 34
anni che ripetiamo sempre le stesse cose,
purtroppo è l’unico modo per tenere viva la
memoria. È stata una serata particolare, ha
segnato la storia della Juventus e il futuro
della Juventus. Aspettavamo quella vittoria da
tanto tempo, quella poteva essere la ciliegina
sulla torta, c’era un gruppo di giocatori che
avevano vinto tutto. È stata una serata molto
difficile. Le due squadre non volevano giocare,
sono state forzate dalla polizia locale. Noi dal
campo non ci rendevamo conto di quello che
succedeva, non potevamo immaginare che fosse una
cosa così grave. Con la testa di adesso forse
non l’avremmo giocata quella gara.
(Beniamino
Vignola © 29.05.2019)
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Fratelli e sorelle,
un pensiero per le nostre vittime
dell'Heysel
che tra poco
vengono ricordate, come ogni anno, a
Reggio Emilia
Loro sono le stelle
del cielo che contano di più...
(Claudio Zuliani,
Reggio Emilia 26.05.2012)
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La
tragedia dell'Heysel: muoiono quasi quaranta
persone per l'inciviltà dei tifosi inglesi, con
la complicità della disorganizzazione dell'Uefa
e della polizia belga. Per i tifosi avversari,
in Italia, quello che conta è che la Juve deve
restituire quella coppa, che il rigore era fuori
area, che la società non si è comportata come
doveva. E il dolore per le vittime ? Sì, certo,
ma non è primario; anzi, si può sempre cambiare
il testo di una canzone di Vasco per irridere
gli odiati rivali anche su questo. E che
restituiscano quella Coppa, che diamine. La
colpa della Juve, piuttosto, era (ed è)
un'altra: non avere ricordato in maniera
adeguata quella notte, quelle vittime, quegli
innamorati della mia passione. Un vigliacco
tentativo di rimozione. Basti osservare il sito
ufficiale della società: non vi figurano che
pochi accenni. E invece no, dovrebbe essere
l'home page.
Per far
capire a tutti che ogni nostro successo, ogni
nostra sconfitta, è dedicata a loro. E a
Gaetano, il miglior esemplare dello stile Juve
che abbia mai indossato la nostra maglia. Ad
Andrea, a Edoardo e Giovannino, ad Alessio e
Riccardo, a tanti altri protagonisti di più di
un secolo costellato di trionfi e gioie immense,
ma spesso funestato da tragedie troppo dolorose.
(Massimo Zampini)
Ero
all’Heysel quella sera, c’era una luce
fortissima. Lo stadio era fatiscente, non si
poteva fare una finale di Coppa Campioni lì. E’
stata una fatalità, di giorno non c’erano
avvisaglie di contrasto tra le tifoserie. Ero
sopra Bruno Pizzul, in tribuna centrale, vidi
questo spostamento veloce. Cominciarono ad
arrivare le voci di morti. C’era
disorganizzazione, non c’era nemmeno il piano
per il deflusso dallo stadio. (Ivan Zazzaroni)
Quella
partita fu giusto giocarla, almeno si sono
evitati altri morti, ma quelli che causarono in
primis quella strage prima ancora degli
hooligans furono gli organizzatori a scegliere
quello stadio ed a posizionare la sicurezza in
quel modo. Per il resto, quella coppa non esiste
per me proprio per rispetto dei 39 caduti e
delle loro famiglie che ancora oggi li piangono
e molto probabilmente appena sentono il nome
Juventus scoppiano a piangere. Coppa da
restituire no, ma cancellare dal palmares
assolutamente sì. (Dino Zecchini
© 21.08.2022)
Fratelli
e sorelle, un pensiero per le nostre vittime
dell'Heysel che tra poco vengono ricordate, come
ogni anno, a Reggio Emilia.
Loro
sono le stelle del cielo che contano di più...
(Claudio Zuliani © 26.05.2012)
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