
Tragedie
Sorelle
Comunicato
ufficiale del Museo Virtuale Multimediale
www.saladellamemoriaheysel.it e del Museo del
Grande Torino e della leggenda granata in merito
allo scambio dei loghi sui propri siti
istituzionali.
Il valore della memoria
è un patrimonio individuale e sociale che si
moltiplica soltanto nella condivisione familiare
e collettiva. Quando la storia, scevra dai
giudizi, dai preconcetti e dalle mistificazioni
di parte, si tramanda in modo semplice e
diretto, il popolo riceve generosamente un
bagaglio leggero e prezioso per viaggiare non
soltanto nel proprio tempo. Un museo è un
percorso suggestivo, fisico e psicologico, che
incarna un racconto arricchito materialmente dai
reperti, ma unto dal crisma del mito.
Anche certe tragedie in
un museo possono essere narrate con devozione e
leggerezza se il fine ultimo è quello di
coinvolgere emotivamente i visitatori, non
puntando a stupirli con effetti speciali od a
turbarli con la crudezza dei particolari, ma
trasmettendo semplicemente le verità di una
storia. Sarà alla sensibilità della
persona di
trarne gli insegnamenti.
Tutte le sciagure, se
pur con modalità e responsabilità differenti,
sono naturalmente imparentate fra loro, essendo
figlie della medesima madre, la morte. E proprio
in nome di questa comune familiarità nel dolore
esigono il dovuto silente rispetto e gli onori
della memoria.
Quando l’imbarbarimento
del genere umano profana volontariamente questa
comunione spirituale, con l’offesa di atti
riprovevoli e disdicevoli in ogni latitudine,
consuma ignobilmente un crudele reato in
particolare nei confronti dei familiari delle
vittime.
In virtù di queste
ragioni le stragi di Superga e dell’Heysel sono
virtualmente luoghi sacri ed inviolabili della
memoria di tutti, sorella e fratello. Non
esistono bandiere, né fedi sportive antitetiche,
sperequazioni ideologiche che possano
contraddire questa nobile verità.
Abbiamo pensato insieme
ad un gesto semplice e forte per ribadirlo alla
comunità sportiva e non, "agli uomini di buona
volontà" ed a quelli che continueranno,
nonostante, a stuprare la pietà e la dignità
umana... Il Museo del Grande Torino e della
Leggenda Granata ed il Museo Virtuale
Multimediale www.saladellamemoriaheysel.it
scambieranno fraternamente il proprio logo sulle
rispettive home page dei propri siti
istituzionali.
Il nostro comune
intento, volontariamente e lucidamente
equidistanti dalla retorica e dall’ipocrisia,
vuole essere unicamente un "gemellaggio" fra
terra e cielo della memoria dei nostri caduti,
ma non intenderà mai assolutamente sostituirsi
ed interferire nelle dinamiche antagonistiche
delle tifoserie e nella sana competitività e
rivalità storica dei propri clubs.
14 febbraio 2013
Domenico Laudadio
(Custode www.SaladellaMemoriaHeysel.it)
Domenico Beccaria
(Presidente Associazione Memoria Storica
Granata)
Giampaolo Muliari
(Direttore Museo del Grande Torino e della
leggenda granata)
 Angeli e demoni
di Domenico
Laudadio
L’ispirazione
dall’insegnamento di Giampiero Boniperti,
simbolo della storia bianconera, per un giorno
in maglia granata al Comunale di Torino.
26
maggio 1949, il Torino ormai non c’è più,
abbattuto come un angelo in volo dal fato
crudele sulla collina di Superga. Un aereo e
cuori di milioni d’italiani in rottami. La
meglio gioventù del dopoguerra in cenere. Il
River Plate del grande Di Stefano vuole
renderne omaggio alla memoria disputando una
partita amichevole al Comunale davanti a
70.000 persone contro una selezione dei
migliori giocatori della serie A che
prenderà il nome di "Torino Simbolo". Fra
loro convocati il portiere bianconero
Sentimenti IV e l’icona più fulgida della
Juventus di ogni tempo, Giampiero Boniperti.
Per un giorno il paladino della Signora
indossa la maglia granata e la onora come
tutti gli altri compagni. La sua grinta ed
il suo orgoglio ben si sposano alla leggenda
di quel patrimonio immenso di talento umano
e sportivo. Quanti tifosi della Juventus lo
sapranno ? Penso, sicuramente in pochi.
Mettersi per due ore, un giorno, i panni del
proprio avversario… Proprio quello più
avversario che c’è… Non per un carnevale
dove ci si burla finanche dei santi. Non
come un gioco di bambini mai cresciuti. Una
lezione dalla vita, un colpo di spugna agli
arroccamenti scacchistici del pregiudizio
mentale di fondo di sentirsi sempre nel
giusto fuori e dentro il campo e la ragione.
Allora, provate ad immaginarvi nella nebbia
di quel pomeriggio maledetto da Dio mentre
accorrete sul colle della Basilica di
Superga a cercare sul posto disperatamente
se ci fosse ancora un rantolo e scoprirne
soltanto l’orrore, non avendo neanche tempo
di piangerlo per doverlo pietosamente
ricomporre... Allora, immaginatevi a
scoprire bandiera per bandiera, sciarpa per
sciarpa, quei volti dei cadaveri ammucchiati
fuori allo stadio Heysel, cercando tuo
padre, un figlio, un fratello, un amico,
scoprendo affannosamente decine di occhi
sbarrati e facce livide, gonfie, tumefatte,
non avendo neanche il tempo di una preghiera
e sperando che il prossimo non sia proprio
lui… "La tragedia è dimenticare", un motto
impresso nel museo del Grande Torino, ma c’è
molto di peggio: dileggiare quei poveri
caduti in tre pezze con il sarcasmo degli
impunibili quanto sfoggiare
strafottentemente quella bandiera dell’Union
Jack attizzando filastrocche immonde di
morte ogni domenica da trent’anni. Leggi
italiane proteggono da qualche tempo
farisaicamente negli stadi l’edulcorato
cartolinismo di Napoli con
vista dall’ultimo
albero di Posillipo, ignorando lo stesso
rigore per la memoria sacra di tutti i morti
del pallone dove non è sfottuta
semi-folkloristicamente un’etnia, ma vengono
profanati nomi e cognomi e i loro familiari
lacerati da una ferita mai definitivamente
rimarginata. Davanti alla morte nessuna
curva si senta la vergine sacrificale e
nessun gruppo ultras si permetta di fare il
verso alla dignità umana che è al di sopra
di tutto e di tutti. Persino il furioso
guerriero Achille pianse di commozione
davanti al Re Priamo, il nemico assediato
che era venuto in segreto e senza scorta a
richiedere le spoglie mortali di suo figlio
Ettore, ucciso in duello. Nessun tifosucolo
da bar o in poltrona che sta formando
subdolamente suo figlio all’odio si senta
migliore di loro. E quei giornalisti tifosi
che sviano le pratiche e le tracce della
coerenza nella ricerca della verità,
imputridendo i pozzi della cultura sportiva
come untori scellerati, si vergognino
profondamente di se stessi, sono feccia
anche loro. Perché non è mai questione di
categorie, ma di uomini. Chi pensate siano
in realtà gli ultras, se non uomini ? Tutti
gli uomini sbagliano, da quelli in cravatta
o col saio a quelli con il fumogeno e il
passamontagna, ma allo stesso tempo davanti
al vilipendio di defunti innocenti non farò
mai sconti a nessuno, né a quelli con la mia
sciarpa, né a quelli che odiano la mia
sciarpa, neanche a quelli che fingono di non
averne una, ma pontificano sulla carta
stampata un verbo ipocrita e bugiardo… La
vergogna faccia capolino dentro la coscienza
di tutti. E’ l’unico tribunale che non
ammette la condizionale. E’ l’unica
espiazione che trasfigura gli esseri umani.
Non è soltanto un problema di Ultras e non è
"tutta colpa del pallone" che è l’unico
preso a calci in culo da tutti, non è
assolutamente un problema di "palazzo,
arbitri, poteri forti". E’ un problema
soltanto di etica. E’ un problema di
società, di persone. Negli stadi vola il
piscio imbustato da un settore all’altro, ho
visto bambini smarrirsi impauriti nelle
ugole infocate di genitori vergognosi fuori
dalla grazia di Dio a inveire contro arbitri
e guardalinee e picchiarsi in tribuna
durante tornei giovanili…
L’etica nello sport
nasce da un dogma salvifico: l’accettazione
della diversità. Non tutti amano la squadra
che amo io, non tutti capiscono quanto la
amo io e nonostante mi sforzi non sempre
capirò quanto la amino loro, ma devo ad essi
a prescindere il medesimo rispetto che esigo
io dagli altri. Rispetto. E’ in estinzione
come gli elefanti il rispetto, braccato
dagli orchi famelici mediatici
dell’informazione, da energumeni di ogni
ceto sociale che battono il vessillo
dell’ignoranza mentre solcano sozzi e
pirateschi il mare magnum del quotidiano.
Una maglia potrà esserti amica o nemica,
sembrarti brutta o bella, soggettivamente,
ma una maglia è degna di rispetto sempre,
obiettivamente. Il tifoso resti la parte più
pulita del sistema proprio perché è un
innamorato perso e chi ama, si dice essere
il più fragile, non quello più stronzo. Sono
parole da sognatore, lo so quello che
starete tutti
pensando, ma se il simbolo per
antonomasia della "juventinità" ha indossato
per una volta la maglia gloriosa della sua
avversaria di sempre e per sempre, perché
non provare anche noi a metterci ogni tanto
nei panni degli altri, demolendo le
impalcature vanagloriose della nostra
presunzione che occultano l’arte monumentale
della grande bellezza del calcio ? C’è
sempre qualcosa di unico e di grande anche
nella storia degli avversari perché la
storia del calcio è soltanto una ! E se per
anni qualcuno ci ha rovesciato l’immondizia
sotto casa, non è giusto smettere di credere
alla raccolta differenziata e al riciclo dei
rifiuti, perché altrimenti si aggiungerà
merda alla merda e resteremo sempre più
sporchi tutti. E poi sarà del tutto inutile
additarci e schernirci come Pinocchio e
Lucignolo trasformati in asini. La nostra
voce a qualunque titolo e riguardo
striderebbe come un raglio idiota e
disperato. Abbiamo
osato mostrare che
Superga e l’Heysel sono sorelle, non cugine
alla lontana. La fratellanza è l’unico grado
di parentela dell’umanità. I colori della
pelle o delle bandiere non contano più nulla
davanti alle tragedie. Giampiero Boniperti
ha detto qualche anno fa: "Era appena
successo un fatto eclatante, fuori da ogni
logica. Il 4 maggio 1949 cercai di salire a
Superga, ma fu impossibile. Mi sembrò giusto
partecipare in qualche modo alla
commemorazione di una squadra-mito. Indossai
il granata, proprio io che non ho mai
vestito nessuna casacca che non fosse quella
della Juventus". E aggiungo che per lui il
derby resterà sempre la partita che non
vuole mai perdere. E così come per tutti
noi, Bianconeri e Granata, mai… E’ bello, è
giusto così. Agone e Onore, Rispetto e
Memoria. Signore e signori, e mi riferisco
proprio a tutti: Il calcio è questa roba
qui. Se non vi riconoscete più in questi
valori, cercatevi una latrina altrove.
28 febbraio 2014
Fonte:
Saladellamemoriaheysel.it
"Lo Sport non
divide, affratella"
"Le dure immagini dei
corpi pietosamente allineati fuori al piazzale
dello Stadio Heysel ed ai piedi della carlinga
in rottami a Superga è il messaggio più efficace
e trasversale in grado di abbattere qualunque
riserva o pregiudizio di sorta sulla sacralità
della vita e sul rispetto del lutto al di sopra
dei colori della propria fede. Non ha davvero
alcun senso opporre disquisizioni nell’esercizio
della memoria di queste due immani "tragedie
sorelle" poiché il rispetto è la pietra
angolare su cui si erige l’onore in ogni
latitudine".
28 settembre 2015
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