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Scultura e Heysel
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SCULTURA e HEYSEL

"Heysel ’85 per non dimenticare"

Nell'anno 1986, posizionandolo tra la curva nord e la tribuna Montevergine dello Stadio Partenio di Avellino, lo scultore Giovanni Spiniello erige questa plastoggettografia in cemento armato ad alta resistenza (Dimensioni: 300 cm x 900 cm x 60 cm). E' un'opera commemorativa della strage dell'Heysel, realizzata dall'artista irpino, nato a Grottolella, scultore, pittore, incisore, illustratore, ceramista e grafico, avvalendosi della consulenza tecnica dell'Architetto Ferdinando Luongo. La stele, di proprietà del Comune di Avellino, viene presentata in mondovisione in occasione dell'amichevole fra le nazionali di calcio di Germania e Italia il 5 Febbraio 1986.  Per conoscere ed approfondire le sue creazioni potete visitare il suo sito www.giovannispiniello.it  

Stele di Giovanni Spiniello 

LA MEMORIA

Creato "per non dimenticare"

Mai un "Partenio-Lombardi" senza il monumento Heysel ’85

di Luigi Salvati

Sui social l’appello dell’autore dell’opera Spiniello: "Non dimentichiamoci che c’è e che va preservato". Già in sede di presentazione del nuovo impianto, l’architetto Zavanella assicurò: "Sarà sicuramente salvato. È un dovere". Ad un anno almeno dall’avvio dei lavori, repetita iuvant. Perché Avellino è l’unica città d’Italia il cui impianto sportivo rende omaggio alle 39 vittime bianconere".

"Per non dimenticare. Monumento Heysel ’85 allo Stadio Partenio, Tribuna Montevergine. Non dimentichiamoci che c’è e che va preservato prima della demolizione dello stadio. Si tratta di una plastoggettografia ad altorilievo di 3 metri. Sono sicuro sarà stata prevista di certo una sistemazione nuova e che la inaugureremo insieme": a raccogliere il pensiero di tanti frequentatori del "Partenio-Lombardi" ci ha pensato direttamente l’autore del monumento che si staglia tra la Tribuna Montevergine e la Curva Nord e che guarda con estrema discrezione il rettangolo verde di gioco. L’artista avellinese Giovanni Spiniello, che alla sua Città e alla provincia ha donato tante opere. Il desiderio, anzi l’auspicio del Maestro, è che l’avveniristico stadio che dovrà sorgere sulle ceneri del vecchio impianto di Via Zoccolari porti con sé il monumento alla memoria, una testimonianza di civiltà di cui Avellino - calcistica e non - va orgogliosa. In un articolo datato settembre 2014, a firma di Lara Tomasetta descriveva con cura di particolari l’effige che da 35 anni è parte integrante dello Stadio "Partenio-Lombardi". "Il monumento - scriveva la collega - ha una base in argilla, la forma in gesso e la colata di cemento armato ad alta resistenza. Una "reminiscenza fossile", come ama definirla il suo autore. Un lavoro etico e di denuncia che è sempre lì, a ricordarci la mutazione dell’uomo in bestia, lo sfogo del barbaro che nulla ha a che vedere con lo sport che davvero ci piace. Il dolore che emerge dall’opera lo si intravede nei tanti volti ritratti. La paura immane di aver perso un congiunto per un motivo incomprensibile. Come è evocativa l’immagine centrale di questa donna che urla per il dolore e all’interno dell’urlo contiene il volto di un bambino, nel vano tentativo di proteggerlo. Un potente lavoro di commemorazione, pensato e sentito come un monumento alla speranza, un invito a ricordare il piacere del calcio giocato". Avellino vuole il nuovo stadio, ma desidera più di ogni altra cosa che il monumento del Maestro Spiniello sia tutelato e trovi una sua degna collocazione, magari all’interno del museo previsto nel progetto avveniristico che ha fatto stropicciare gli occhi a tutti coloro che l’hanno visto. Non a caso, nel giorno della conferenza, la prima domanda rivolta a Gino Zavanella architetto progettista fu proprio questa. Che ne sarà del monumento dedicato alle vittime dell’Heysel ?. Zavanella, pur ammettendo che in origine non sapeva della sua presenza, non esitò nella risposta: "Me l’hanno segnalato più persone, sarà sicuramente salvato. È un dovere". Un vecchio adagio dice: "Repetita iuvant". E visto che in questo caso la data di abbattimento e ricostruzione del nuovo impianto è molto lontana (senza intoppi burocratici tutto potrebbe cominciare alla fine della prossima stagione agonistica), è bene ricordare all’architetto Zavanella che tutta l’Irpinia, compreso l’autore dell’opera, desiderano che quel monumento diventi parte integrante del nuovo progetto. Le drammatiche immagini dello stadio Heysel sono impresse negli sguardi attoniti di chi ha vissuto quei momenti dalla televisione e di chi quel mercoledì 29 maggio 1985 si trovava a Bruxelles per la finale di Coppa Campioni tra Juventus e Liverpool. Probabilmente Avellino è l’unica città d’Italia il cui impianto sportivo rende omaggio alle 39 vittime e "Per non dimenticare" è importante che quel monumento resti lì ad imperitura memoria.

24 giugno 2021

Fonte: Orticalab.it

Scultura e Heysel 

Il ricordo

Heysel 1985: quel monumento irpino contro la follia. Di ieri e di oggi...

di Lara Tomasetta

Le follie "calcistiche" degli ultimi giorni ci hanno portato a riscoprire l’opera del maestro Giovanni Spiniello situata vicino la Tribuna Montevergine allo Stadio Partenio-Lombardi.

"Tifoso russo accoltellato all’esterno dello stadio Olimpico". Apprendo questa notizia dai siti internet. L’ennesima immancabile notizia di violenza legata ad uno sport che di sportivo ha sempre meno. Eliminiamo subito ogni dubbio: di calcio ne capisco davvero poco, se non niente. Mi limito a simpatizzare per qualche squadra e le mie conoscenze si fermano alla comprensione del fuorigioco, avvenuta dopo 10 anni di studi.  Chiaramente qui il problema è un altro. Si tratta di capire se possiamo ancora parlare di sport. Ci abbiamo tutti riflettuto parecchio, abbiamo avuto un’intera estate per rifletterci, ma con tutta onestà credo sia cambiato poco o niente. Neanche quattro mesi fa Ciro Esposito, tifoso partenopeo in trasferta a Roma per assistere alla finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina, veniva ferito a morte nei pressi dello Stadio Olimpico da chi, con Napoli e Fiorentina c’entrava ben poco. Nonostante l’enorme polverone innescato il campionato è ripartito senza particolari cambiamenti, perché, siamo onesti, chi può fermarla questa impresa ? Francamente non c’è nemmeno da fermarla quest’impresa, dato l’indotto che genera. Però, con molta onestà, nella lunga storia del calcio, gli episodi di violenza sono stati innumerevoli. Una guerriglia senza fine tra persone che più che indossare sciarpe e vessilli sportivi credono di avere scudi ed elmi per rivendicare una non ben nota "fede". I veri tifosi me ne vorranno. Però prima di partire con l’insulto o con un coro - se vi più aggrada - vorrei ricordare un episodio per il quale siamo prossimi celebrare il trentennale. I miei concittadini, nonché lettori tifosi dell’Avellino, saranno certamente al corrente della presenza della stele posta vicino la Tribuna Montevergine allo Stadio Partenio-Lombardi. Quella stele, neanche troppo piccola per la verità, è un monolite alto tre metri completamente rivestito di cemento armato, frutto del lavoro di un noto artista irpino: Giovanni Spiniello. Correva l’anno 1985, alcuni di noi non erano nemmeno nati, ma i nostri cugini, genitori o amici più grandi ricorderanno certamente la data del 29 maggio. Quella che può essere annoverata come una delle più nefaste e ingloriose per l’intero universo calcistico. Un giorno di violenza efferata e gratuita mista alle più illogiche dinamiche della folla che portò ad un bilancio di 39 vittime. Finale di Coppa dei Campioni, la Juventus di Platini e Boniek sfida il Liverpool allo stadio Heysel di Bruxelles. Ad un’ora dal fischio d’inizio cominciano i disordini tra le due tifoserie, nel giro di pochi minuti la portata degli scontri diviene incontenibile ed i tifosi juventini aggrediti cominciano ad accalcarsi alle deboli barricate del settore "Z". Un intero pezzo del settore, dove erano collocati i tifosi, cede rovinosamente. La folla impazzisce per la paura ed il caos travolge tutto e tutti. Difficile ricostruire quegli attimi. Riecheggia ancora la voce di Bruno Pizzul, accidentale narratore di una serata difficile da dimenticare. Una telecronaca non facile di una partita che fu ugualmente giocata, perché "the show must go on". Tanti giovani travolti da una furia che l’artista Spiniello ha voluto ricordare tramite un’opera complessa e maestosa: la stele commemorativa dal nome "Heysel ’85 per non dimenticare". Opera regalata alla città il 5 febbraio del 1986 quando per la prima ed unica volta nella sua storia la Nazionale italiana fece tappa ad Avellino per disputare un’amichevole contro l’allora Germania dell’Ovest. Il monumento ha una base in argilla, la forma in gesso e la colata di cemento armato ad alta resistenza. Una "reminiscenza fossile", come ama definirla il suo autore. Un lavoro etico e di denuncia che abbiamo dimenticato. Eppure è sempre lì, a ricordarci la mutazione dell’uomo in bestia, lo sfogo del barbaro che nulla ha a che vedere con lo sport che davvero ci piace. Il dolore che emerge dall’opera lo si intravede nei tanti volti ritratti. La paura immane di aver perso un congiunto per un motivo incomprensibile. Come è evocativa l’immagine centrale di questa donna che urla per il dolore e all’interno dell’urlo contiene il volto di un bambino, nel vano tentativo di proteggerlo. Un potente lavoro di commemorazione, pensato e sentito come un monumento alla speranza, un invito a ricordare il piacere del calcio giocato: "uno sport di strategie, di geometrie ed anche di cultura. Un momento di aggregazione, di crescita fisica ed interiore. Come ogni sport dovrebbe essere". I tifosi più affezionati ci saranno passati accanto tante volte: mi chiedo se abbiano mai devoluto un pensiero a quel penoso momento di inciviltà. Mi chiedo se esiste una mera possibilità che quel piccolo gesto di memoria abbia il potere di riportare il desiderio di assistere soltanto ad un indimenticabile spettacolo sportivo. Un calcio che non offende l’avversario, non cerca di cancellarlo o annullarlo, ma lo rispetta, nella sua potenza come nella sua fragilità.

19 settembre 2014

Fonte: Orticalab.it

Scultura e Heysel 

Stele Juventus Football Club Torino

Stele di Dante Grassi 

Per ricordare le vittime, dal 2001 nel giardino della sede bianconera a Torino in Corso Galileo Ferraris c'è un piccolo monumento, voluto da Giampiero Boniperti, presidente della Juventus, e posto già nel 1986 nella precedente sede di Piazza Crimea. Un cippo commemorativo realizzato dall' architetto Dante Grassi che reca un epitaffio dello scrittore Giovanni Arpino che riporta il seguente epitaffio: "Qui ricordiamo le 39 vittime di Bruxelles il 29 maggio 1985 trucidate da brutale violenza. Quando onore, lealtà, rispetto cedono alla follia, è tradita ogni disciplina sportiva. Alla nostra memoria il compito di tenerla viva".

Giornalista sportivo, fu lui a idearlo in memoria delle vittime. Aveva 89 anni.

Addio a Dante Grassi, suo il cippo dell’Heysel

di Giacomo Mosca

TORINO - È morto, nella sua abitazione torinese, il giornalista sportivo Dante Grassi. Aveva 89 anni e da tempo era ammalato. Laureato in architettura, per due mandati rappresentante dei pubblicisti nel Consiglio dell’Ordine regionale, ha svolto la professione giornalistica soprattutto nel settore sportivo. Negli anni ’50 come collaboratore del Popolo Nuovo (all’epoca quotidiano della Dc piemontese), poi come corrispondente del Corriere Lombardo, della Gazzetta del Sud e della Notte e, soprattutto, come responsabile della redazione torinese di Stadio che aveva fatto diventare palestra di giornalismo per numerosi giovani poi passati a importanti organi di informazione. Dal ’60 e per oltre 10 anni, ha quotidianamente raccontato ai lettori di Stadio le vicende della Juventus, squadra che ha continuato a seguire da dirigente-tifoso quando, in seguito alla fusione di Stadio con Il Corriere dello Sport, aveva ridotto al minimo l’attività di giornalista per dedicarsi a tempo pieno a quella di architetto. L’amico Giampiero Boniperti l’aveva infatti nominato coordinatore dei Club di tifosi, carica che aveva dovuto lasciare con l’arrivo al vertice della società del trio Giraudo-Moggi-Bettega. È opera sua il cippo ricordo delle vittime dell’Heysel per anni installato nella vecchia sede della Juventus. Dante Grassi lascia la moglie Mariagrazia, i figli Antonello e Jacopo, gli adorati nipoti Lorenzo e Vittorio, la sorella Elsa, la cognata Franca con i figli Lorenzo e Gianmaria.

4 novembre 2019

Fonte: Giornalistitalia.it (Testo e Foto)

Scultura e Heysel 

"Per non dimenticare Heysel" 

Monumento alle vittime della violenza negli stadi realizzato ispirandosi ai piletti dello stadio Heysel. L'ideatore dell’opera, l’artista fiammingo Gido Vanlessen, autore delle steli. L’ingegner Tolmino Menozzi e il designer Ivan Fontanesi del verde pubblico del Comune di Reggio Emilia ne hanno curato l'inserimento. 

CRONISTORIA DEL MONUMENTO "Per non dimenticare Heysel" - Alla fine degli anni '80, Francesco Gelati di Reggio Emilia, abitava a Verona la quale era una delle sedi di girone del Campionato mondiale di calcio" ITALIA '90. Verona ospitava la squadra del Belgio e le iniziative culturali erano molte: mostre, concerti. ecc.  Pippo Avola, operatore culturale e amico di Gelati, invitò lo scultore Gido Vanlessen ad esporre la sua particolare scultura "Per non dimenticare Heysel" e, finito il mondiale, si apprestò a rispedire l'opera in Belgio e ad affrontare le conseguenti, notevoli, difficoltà burocratiche. Gelati, ricordandosi dell'amico Claudio Zavaroni, reggiano fra le vittime dell'Heysel, ottenne da Pippo Avola l'opera in prestito per la città di Reggio Emilia, in attesa di restituirla all'autore. Il primo evento utile per mostrare l'opera, era la festa dell'Unità di Reggio Emilia. La Direzione accettò di buon grado e ospitò l'opera di Vanlessen collocandola vicino all'ingresso principale. La commozione fu subito grande fra i tanti visitatori. Ed aumentò quando una mano anonima fece dono di un mazzo di fiori alla scultura: da quel momento scattò il desiderio di far rimanere a Reggio Emilia l'opera, ma come ? Dato che il Comune non poteva acquistarla, era necessario trovare qualcuno che la comprasse e poi la donasse alla città. Gelati mise in contatto Avola con la Reggiana Calcio dell'allora Presidente Ermete Fiaccadori, il quale, con altri dirigenti del movimento cooperativo, attraverso l'interessamento della Lega Cooperative di Reggio Emilia e con l'impegno dell'allora Sindaco Fantuzzi, la Reggiana calcio e altri, riuscì a creare un team di cooperative per l'acquisto e la messa a dimora della scultura. Il progetto, il cantiere, l'inaugurazione con l'iniziativa calcistica, la mostra personale di Gido Vanlessen agli Stalloni, ed altro, attivò diversi protagonisti: Il designer Ivan Fontanesi, del Comune di Reggio Emilia, e l'ingegner Tolmino Menozzi per la progettazione e il coordinamento, Adriano Catellani per l'inaugurazione, evento preparato in modo straordinario: con partita di calcio nello stadio prospiciente al monumento, presenza dell'associazione familiari delle vittime, Club Juventus, mostra ecc... Da quel giorno la scultura di Gido Vanlessen diventa l'unico monumento in Italia contro la violenza negli stadi, meta di fiaccolate, visitato da delegazioni di città gemelle e da atleti giunti a Reggio Emilia per gareggiare.  

Fonte: Comitato "Per non dimenticare Heysel" di Reggio Emilia

Per ulteriori approfondimenti visita la Pagina del Comitato

Monumento Heysel Reggio Emilia

Scultura e Heysel

Cippo Commemorativo Comune di Rutigliano

A Rutigliano, paese agricolo in provincia di Bari, lo Juventus Club "Giampiero Boniperti" custodisce dall’inaugurazione del 29 maggio 2005 questo cippo in memoria, eretto nel giardino di Via Vittime dello Stadio Heysel, la strada cittadina che il comune barese, primo in Italia, ha voluto intitolare già all'indomani della tragedia di Bruxelles. In questo luogo si svolge ogni anno la commemorazione solenne dei caduti da parte del club bianconero in occasione dell’anniversario della strage.

NDR: Si ringrazia vivamente DIOGUARDI FOTOGRAFIA per l'immagine

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Stele J-Museum Torino



Come promesso pubblicamente dal Presidente Andrea Agnelli, a pochi giorni dal suo insediamento in società e in occasione della cerimonia di commemorazione dei caduti di Bruxelles nel giardino della Sede della Juventus a Torino il 29 maggio 2010, all'interno del J-Museum viene realizzato un angolo della Memoria dedicato alla strage dell'Heysel. Nella medesima sala fra i luccicanti trofei e gli storici cimeli della leggendaria società torinese spicca una lunga stele luminosa sulla quale si leggono i 39 nomi delle vittime. Simbolicamente un segno molto importante e affettivo di condivisione della tragedia nella storia del club torinese, dopo moltissimi anni di biasimevole estraniazione dal ricordo.

J-Museum Torino

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Cippo Commemorativo Comune di Pesaro

A trent'anni dalla strage, il 28 marzo 2015 Pesaro ha dedicato un piazzale ed un cippo commemorativo alle vittime dello stadio Heysel. Alla inaugurazione davanti ad alcuni testimoni del drammatico evento, il sindaco Matteo Ricci, promotore dell’iniziativa e acceso tifoso bianconero, ha motivato la scelta operata dal Consiglio Comunale dicendo di voler lanciare pubblicamente un messaggio da parte di chi disprezza la violenza e ama lo sport sano.

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Monumento in Memoria Vittime Heysel

Smonumentando

Nel ricordo della tragedia dell'Heysel

di Silvano Bertaina

Il monumento si trova nel "Giardino della Madonnina" di Cherasco Ricorda le gradinate di uno stadio e la scritta è dedicata ai famigliari di quelle persone che persero la vita. La più giovane aveva 10 anni.

Nel "Giardino della Madonnina", a pochi metri dall'Arco del Belvedere di Cherasco, fu inaugurato nell'aprile del 2016 uno dei primi monumenti in Italia dedicati alle vittime dell'Heysel. A proporre l'iniziativa al Comune delle Paci furono due cittadini e tifosi juventini, Paolo Monchio e Marco Bogetti. Siamo a pochi giorni dal 29 maggio, 37° anniversario di quella notte che sconvolse il mondo del calcio e mise a nudo i limiti della prevenzione e della sicurezza durante i grandi eventi sportivi, e non solo. È Paolo Monchi a raccontare: "Ci sembrava che nel tempo questa tragedia fosse dimenticata, quasi rimossa dalla memoria, anche dalla stessa Società bianconera. Al Comune proponemmo di dedicare alle 39 vittime, una strada o un luogo pubblico, ma si trovò una soluzione migliore. Coinvolgemmo l'associazione "Quelli di via Filadelfia" e grazie al lavoro dei volontari e di imprese locali, si costruì un monumento significativo. Siamo contenti che la nostra iniziativa contribuì a favorire la nascita di progetti simili in molte parti d'Italia". Il manufatto ricorda le gradinate di uno stadio e la scritta "Nessuno muore veramente se vive nel cuore di chi resta, per sempre" è dedicata ai famigliari di quelle persone che partirono per assistere ad una partita di calcio e si trovarono in una situazione paradossale, inimmaginabile e fatale. Non si può nemmeno parlare di disgrazia. I fatti raccontano di superficialità, inefficienza e impreparazione delle forze di sicurezza belghe e della brutalità degli hooligans: quelle furono le vere cause della strage, che milioni di telespettatori intuirono durante la diretta Tv, interrotta da alcune emittenti, non dalla Rai. Ricordiamo due vittime. La più giovane aveva 10 anni, si chiamava Andrea. La più anziana, Barbara Lusci, aveva 58 anni. Invito a leggere "Quella notte all'Heysel, di Emilio Targia, con postfazione di Antonio Cabrini (Sperling & Kupfer).

19 maggio 2022

Fonte: La Stampa (Edizione Cuneo)

Monumento Heysel Cherasco

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Monumento Vittime Heysel Juventus Center

 

Il Monumento alla Continassa

ANDREA AGNELLI, Presidente Juventus Football Club: "E’ uno dei primi ricordi da tifoso. Mi ha segnato da bambino. Ho assunto la presidenza pochi giorni prima del 25° anniversario. All’interno dell’inaugurazione di questo stadio ha avuto lo spazio che meritava. Il dialogo con il comitato delle vittime è continuo e loro già sanno che nella Continassa avranno uno spazio adeguato per chi vorrà andare a ricordare le 39 vittime. Per i trent’anni sicuramente faremo qualcosa. Così come per Neri e Ferramosca, come per Andrea Fortunato e Gaetano Scirea". "E’ uno dei primi ricordi da tifoso. Mi ha segnato da bambino. Ho assunto la presidenza pochi giorni prima del 25° anniversario. All’interno dell’inaugurazione di questo stadio ha avuto lo spazio che meritava. Il dialogo con il comitato delle vittime è continuo e loro già sanno che nella Continassa avranno uno spazio adeguato per chi vorrà andare a ricordare le 39 vittime. Per i trent’anni sicuramente faremo qualcosa. Così come per Neri e Ferramosca, come per Andrea Fortunato e Gaetano Scirea".  

24 ottobre 2014

Fonte: Assemblea degli Azionisti Juventus F.C.  

TORINO. "Dobbiamo ancora capire dove posizionarlo, ma è sicuro che all'interno della cittadella bianconera troverà spazio anche il Memoriale dedicato alle vittime dell'Heysel". A certificarlo è l'Ad Aldo Mazzia, che garantisce ai tifosi juventini la realizzazione di un luogo dove raccogliersi in preghiera per ricordare le 39 vittime di Bruxelles. Oltretutto il prossimo anno (il 29 maggio) cadranno i trent'anni dalla terribile sciagura che anticipò la finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool.

22 luglio 2014

Fonte: Tuttosport

Monumento Heysel Continassa

Scultura e Heysel

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