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ALIANZA LIMA 1987
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 Ventanilla 8.12.1987 Tragedia Aerea dell'Alianza Lima
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Alianza Lima, il Grande Torino del Perù: una tragedia

incancellabile, come quelle lacrime di mamma Helia

di Alberto Cerruti

A riposo forzato per mancanza di partite, i nostri giornalisti inviati di Centesimo minuto in queste settimane mettono a disposizione la loro esperienza e i loro vissuti con una serie di articoli legati a situazioni di cui sono stati "Testimoni oculari".

L’idea fu di Mario Sconcerti, allora vicedirettore della "Gazzetta". La notizia, come solito, non gli bastava più. Da grande giornalista qual è sempre stato, voleva approfondire come era potuta accadere un’altra tragedia aerea, simile a quella in cui era scomparso il Grande Torino. E così, due mesi dopo quell’8 dicembre 1987 in cui l’Alianza Lima sparì nell’oceano Pacifico poco prima dell’atterraggio, eccomi su un volo diretto in Perù, per ricostruire la drammatica fine della squadra più amata in Perù per i suoi 18 "scudetti", reduce dalla trasferta di campionato a Pucallpa, dove aveva vinto 1-0 guadagnando il primo posto in classifica. Sul Fokker F27 dell’Aeronautica militare c’erano 43 passeggeri, 16 dei quali giocatori dell’Alianza. Tutti morti, tranne il pilota Edgard Pineda che in una serata di pioggia e vento, dopo il primo tentativo di atterraggio, aveva lanciato un ultimo disperato messaggio: "Control, no veo tierra, control no veo tierra". Erano le 20.06 locali e dopo quattro minuti l’aereo sparì tra le acque spezzandosi in due tronconi, a quattro chilometri dalla spiaggia di Ventanilla. Inutili i soccorsi nel buio della notte, con una scia di polemiche perché fin dall’inizio rimasero troppi interrogativi senza risposta. Nessuno spiegò, infatti, perché alle cinque del mattino successivo uno dei tre elicotteri usati per il soccorso, insieme con tre navi e sette motoscafi, individuò in mare un unico superstite: il pilota che stava nuotando con il giubbotto salvagente allacciato. Proprio il fatto che si fosse salvato soltanto lui fece nascere il sospetto che avesse grosse responsabilità. Ma il mistero più grosso riguardò la sua successiva sparizione, perché nessuno l’aveva più visto, mentre qualcuno assicurava che fosse ricoverato in un ospedale psichiatrico negli Stati Uniti. Due mesi dopo quella tragedia, il Perù era ancora scosso e proprio per questo si moltiplicò la mia voglia di scoprire altri particolari. Così, leggendo che tra i giocatori scomparsi c’era un nome che sembrava italiano, quello di Alfredo Tomasini, centravanti e capocannoniere della squadra, riuscii a mettermi in contatto con la famiglia. Forse perché venivo dall’Italia, la mamma mi invitò a casa sua, nel quartiere residenziale di Lima, Miraflores. Il padre chirurgo, ancora distrutto dal dolore, non parlò mai, mentre la signora Helia Tomasini per la prima volta accettò di rompere il silenzio con un giornalista. Capelli raccolti dietro la nuca, occhi scuri e sguardo sofferente, non aspettò nemmeno le nostre domande. Ci fece sedere in salotto e poi incominciò il suo sfogo, tra pause e singhiozzi. "Guardi questa foto - ci disse subito aprendo l’album di famiglia - guardi che faccia da italiano ha Alfredito. Il papà di mio marito era di Firenze, mio papà invece era di Morano in provincia di Cosenza. Alfredito dice sempre che il suo sogno è giocare in Italia, perché il suo idolo è Paolo Rossi". La signora si alzava e si sedeva nervosamente, parlando sempre al presente e mai al passato, mimando con le mani i gesti del figlio, prima di dire quello che soltanto una mamma disperata poteva dire, facendo commuovere anche me. "Io lo so che Alfredito non è morto. Lui è giovane, ha soltanto 23 anni, sa nuotare benissimo e già un’altra volta ci fece spaventare quando si era allontanato in mare e non lo avevamo più visto, ma poi tornò a riva. E anche adesso sono convinta che lui è vivo, lo dice il cuore di sua mamma. Sicuramente si è salvato, ma lo hanno fatto sparire perché era un testimone scomodo. L’ha detto anche il pilota che lo aveva visto nuotare vicino a lui. E poi Alfredito aveva in tasca la preghiera della Vergine Santissima, che lo aveva già salvato da tutti i pericoli. Ecco perché sono sicura che è ancora vivo e finché sarò viva, un anno, cinque o mille, vivrò con la speranza di ritrovarlo". A quel punto la mia mano si bloccò definitivamente, perché non riuscivo più a prendere appunti. E anche adesso, dopo 32 anni, mi viene la pelle d’oca ripensando a quel giorno. Chissà se c’è ancora, ma dovunque sia non scorderò mai il volto e il dolore di quella mamma, che non si voleva arrendere alla realtà e fece commuovere anche me.

2 aprile 2020

Fonte: Calciomercato.com

L’alianza perduta

di Simone Galeotti

Quel pomeriggio, come sempre, la città di Lima si mostrava spaccata in due. A destra dell’Avenida Tupac Amaru gorgogliava l’urbanizzazione e i rumori caotici del traffico, dall’altra parte s’impennavano le brulle colline sabbiose che avevano subìto nel tempo innumerevoli invasioni di popolani in cerca di una casa. Anche il suo perenne cielo grigio che minacciava costantemente tempesta, senza per altro farlo quasi mai, era lì imperturbabile, immobile e infinito. Colpa dei venti dicono, degli alisei che si infrangono contro la Cordigliera creando un’ombra, una barriera pluviometrica tesa a impedire, o limitare, le precipitazioni. Strana Lima, con il quartiere di Barranco, balneare e borghese, un po’ bohèmien, frequentato da scrittori, attori e poeti, dove si bevono cocktail a base di Pisco e alla "Puente" fanno mostre di arte contemporanea. Strana Lima, con Miraflores, incastonata lassù in alto, sopra scogliere frastagliate, da cui, stando attenti, ci si può affacciare a sbirciare le onde del Pacifico impegnate a infrangersi su spiagge lunghissime. Quel pomeriggio un calendario sgualcito appeso sul tettino di legno di un banco del mercato ricolmo di verdissima Chirimoya recitava 7 dicembre 1987. C’era nell’aria, appena percettibile, una sottile vibrazione radiofonica che perdeva consistenza allontanandosi dalle uscite dei locali e la riacquistava nuovamente nei pressi di altri tavolini animati dal suono della Quena e del Charango. C’erano strisce di carta colorata di biancoblu e lo scudetto dell’Alianza Lima impresso sulle maglie di bambini dagli occhi accesi da una vitalità inquieta e rara. Intorno al Mapute, il vecchio stadio della quadra, si respirava attesa e sulle panchine intorno all’impianto qualcuno leggeva "El Bocon" che in prima pagina mostrava un esultante Carlos "Pacho" Bustamante fotografato subito dopo la rete che giusto qualche ora addietro aveva permesso all’Alianza di vincere in trasferta a Pucallpa conquistando così la testa della classifica del campionato. La squadra sarebbe tornata a breve con un volo messo a disposizione dalla marina peruviana e la gente aveva voglia di festeggiare i propri beniamini. Eppure ad un certo punto il "bombo" cessò di suonare, tutti i mezzi si accostarono ai lati delle strade e in molti si spintonavano per entrare in un bar ad ascoltare insieme (come se solo l’unione di vista e udito avesse la capacità di evitare l’abbaglio dell’impossibile) una notizia arrivata a dosi frammentarie ma che adesso appariva davvero maledetta e rigida, una sorta di peccato originale da subire senza alcuna possibilità di espiazione. L’aereo, secondo i giornalisti, era caduto a pochi km dall’aeroporto, caduto in mare, nel mare scuro di Ventanilla e nessuno aveva sentore di superstiti, sembrava che l’oceano avesse inghiottito tutto, elargendo ai flutti la storia e ai pesci gli uomini dell’Alianza Lima, un club nato nel 1901 per volontà di un gruppo di giovani lavoratori di una scuderia di cavalli chiamata con quel nome, sinonimo di forte legame, e ribattezzati "Los Potrillos", i puledri, per tutti, in ogni caso "El Equipo del Pueblo". Nessuno, accertata la tragedia seppe darsi pace. Nell’immediato, centinaia di uomini donne e ragazzi si precipitarono al porto, sulle rive, i pescatori misero a disposizione delle autorità di recupero le loro barche ma non fu permesso a nessuno di uscire al largo; i bambini guardavano l’orizzonte con le loro bandierine colorate su cui era scritto quello che a tutti adesso appariva un inutile e drammatico richiamo di speranza: Arriba Alianza. L’inesperienza dei piloti apparve subito la chiave di lettura del dramma. L’apparecchio era comandato dal tenente Edilberto Villar e dal suo vice César Morales.

Alianza Lima 8-12-1987

I due avevano scarsa esperienza di volo notturno come testimoniò un rapporto stilato poco dopo l’incidente. L’aereo decollò da Pucallpa alle 18:30 in condizioni di scarsa manutenzione registrando svariati malfunzionamenti nella strumentazione di bordo. Intorno alle 20:00 l’equipaggio contattò la torre di controllo dell’Aeroporto Internazionale Jorge Chávez di Lima per chiedere l’autorizzazione ad atterrare; nonostante dei problemi con il sistema d’illuminazione della pista, il permesso fu accordato ma un guasto a bordo del Fokker, mal interpretato dai piloti, fu fatale. Durante una manovra per tentare di tornare in linea con la pista, una delle ali dell’aereo colpì il mare e l’apparecchio si inabissò al largo di Callao. Persero la vita 43 persone, 16 calciatori, 5 membri dello staff tecnico, 4 dirigenti, 8 baristi, 3 arbitri e 7 membri dell’equipaggio. Quella promettente Alianza, allenata dal mitico allenatore Marcos Calderón, destinata a un futuro di successi scomparve sui fondali: Caíco" Gonzales Ganoza, César Sussoni, Tomás "Pechito" Farfán, Daniel Watson, Braulio Tejada, José Mendoza, Gino Peña, César Chamochumbi, Carlos Bustamante, Milton Cavero, Luis Escobar, Ignacio Garretón, José Casanova, Alfredo Tomassini, William León e Aldo Sussoni. Ci furono tante, forse troppe illazioni sull’accaduto, addirittura sbucò il fantasma di Alfredo Tomassini. La voce "Tomassini è vivo !" si può sentire, urlata da qualcuno, ancora oggi per le strade di Lima. Secondo la storia ufficiale Tomassini morì nello schianto eppure nacque una vicenda, ancora avvolta nel mistero, sulla quale non è mai stata fatta del tutto chiarezza. Chi era Alfredo Tomassini ? Tomassini nacque il 29 giugno 1964 e cominciò subito da piccolo la sua formazione professionale nell’Alianza Lima. La sua situazione era totalmente diversa rispetto a quella della maggior parte dei suoi compagni, dal momento che loro venivano quasi tutti da quartieri molto umili, dove avevano avuto problemi di alimentazione in infanzia ed erano di pelle scura. Tomassini invece era bianco, arrivava da una famiglia molto benestante che gli aveva garantito scuole private e un’ottima educazione. Sul campo era un giocatore duro a tratti brusco, ma con due buoni piedi e capace di ripartire con tecnica raffinata. Il giornale "La Crónica" pubblicò un drammatico dialogo di Tomassini (esperto nuotatore) con il pilota dell’aereo, dove si diceva che "Tomassini lottò con molto coraggio per rimanere a galla, mantenendo un dialogo col comandante Edilberto Villar (l’unico a salvarsi a bordo). Villar avrebbe incoraggiato la conversazione per far in modo che il giocatore non perdesse conoscenza a causa della stanchezza, ma alla fine stando a quanto riporta il pilota, "Tomassini non riuscì più a resistere e si perse nel mare di Ventanilla". Tuttavia non pochi ipotizzano ancor’oggi che Alfredo sia vivo e che sia stato obbligato a uscire dal paese per un presunto collegamento fra la marina peruviana e un certo carico di droga presente maldestramente presente su quel velivolo. Ecco perché alcuni ritengono che Alfredo si sia salvato in qualche maniera, e poi fatto partire in gran fretta forse per la Spagna sotto copertura e con un altro nome. La verità è che a trent’anni esatti dall’accaduto non si è saputo più niente di nessuno; la verità è che non torneranno più e a cullare i sogni dei tifosi restano solo le strofe della canzone di Alfredo Polo Campos, "De la victoria a la gloria", dedicata all’Alianza Lima, un testo diventato in breve inno e memoria: "Fronte al mar de Ventanilla se derubò un’Esperanza. En i mar de Grua decana il silos de La Victoria, pero melos deste la gloria ritarane: ¡Arriba Alianza !".

19 dicembre 2017

Fonte: Storiemaledette.com

Alfredo Tomassini e la caduta dell’aereo dell’Alianza Lima

di Francesca Cherchi

La storia ufficiale a questo punto dice che, alcuni chilometri prima di atterrare all’Aeroporto Internazionale Jorge Chávez di Lima, l’aereo cadde in mare all’altezza della località chiamata Chalaca de Ventanilla. Nell’incidente persero la vita 43 persone, tra loro 16 calciatori, 5 dello staff tecnico, 4 dirigenti, 8 baristi, 3 arbitri e 7 membri dell’equipaggio. Il pilota si salvò. "So quello che dico, Tomassini è vivo !" è ciò che si può sentir dire ancora oggi per le strade da parte di qualche peruviano. Secondo la storia ufficiale, invece, Tomassini morì nella tragedia aerea di Alianza Lima nel 1987; una storia però, ancora avvolta nel mistero, non sono infatti mai state chiarite né le cause né le conseguenze di tale incidente.

Chi era Alfredo Tomassini ?

Tomassini era un giocatore peruviano nato il 29 giugno 1964. Fin da piccolo cominciò la sua formazione professionale nell’Alianza Lima, arrivando a giocare nella squadra più importante e nei momenti migliori. La sua situazione era totalmente diversa rispetto a quella della maggior parte dei suoi compagni, dal momento che loro venivano quasi tutti da quartieri molto umili, dove avevano avuto problemi di alimentazione durante la loro infanzia e di pelle scura. Tomassini invece era bianco, veniva da una famiglia ricca e aveva avuto un’ottima educazione. Il suo stile forte, ma a tratti brusco, contrastava con la tecnica raffinata, ma i fisici deboli dei suoi compagni.

La tragedia dell’Alianza Lima

Nel 1987 Alianza possedeva una delle squadre più promettenti della sua storia. Il 7 dicembre di quell’anno, Alianza andò a Pucallpa per la trasferta contro il Deportivo di quella città, con buone possibilità di vincere l’intero campionato. Alianza si impose per 1-0 e alcuni dei tifosi che erano andati a sostenerli iniziarono anche a festeggiare timidamente. Per il rientro a Lima, la squadra si mise d’accordo con la Marina del Perù affinché potessero viaggiare in un volo charter, a bordo di un aereo Fokker, il giorno seguente. La storia ufficiale a questo punto dice che, alcuni chilometri prima di atterrare all’Aeroporto Internazionale Jorge Chávez di Lima, l’aereo cadde in mare all’altezza della località chiamata Chalaca de Ventanilla. Nell’incidente persero la vita 43 persone, tra loro 16 calciatori, 5 dello staff tecnico, 4 dirigenti, 8 baristi, 3 arbitri e 7 membri dell’equipaggio. Il pilota si salvò.

L’aiuto del Colo-Colo

Nel mentre, Alianza Lima finì il campionato con giocatori della giovanile e alcuni giocatori presi in prestito dalla squadra cilena Colo-Colo, che si era precedentemente trovata in una situazione simile. Dopo l’incidente venne ritrovato il pallone con il quale si era disputata l’ultima partita e ancora oggi viene conservato nella sede di Alianza. Già nel 2006 un’inchiesta giornalistica riportò alla luce il rapporto ufficiale redatto dalla Marina del Perù, nel quale si segnalava che l’aereo presentava problemi tecnici e che il pilota aveva poca esperienza nei voli notturni. Oltre a tutto questo, la cosa particolare è tutto ciò che si è ricamato poi attorno a questa vicenda e soprattutto le fantasie nate attorno al mancato ritrovamento dei corpi di Luis Escobar, Francisco Bustamante, Alfredo Tomassini, Gino Peña e William León. Secondo una di queste fantasie vi furono terribili scontri tra la Marina e i familiari dei giocatori dispersi. Si dice che non gli venne permesso di ispezionare il luogo dell’incidente con delle barche quando c’era la possibilità che i dispersi fossero ancora vivi, e che addirittura gli venne impedito con la forza.

Drammatico dialogo con il pilota dell’aereo

Il giornale "La Crónica" pubblicò "i membri della delegazione di Alianza, in un drammatico dialogo con il pilota dell’aereo, dopo aver appreso dell’incidente subito, preferirono sacrificarsi per non causare la morte di più persone, cosa che sarebbe successa se l’aereo si fosse schiantato a terra e non in mare". Questo trasformò i calciatori in dei veri e propri eroi. Circolava anche una storia che parlava della possibilità che Tomassini si fosse salvato, considerando che si era solo rotto una gamba nell’incidente e che era un ottimo nuotatore con certificazioni internazionali. "La Crónica", un altro giornale locale, affermò che "Tomassini lottò con molto coraggio per rimanere a galla, sempre mantenendo un dialogo col pilota. Il pilota avrebbe incoraggiato la conversazione per far in modo che il giocatore non perdesse conoscenza a causa della stanchezza, ma non riuscendo più a resistere, si perse per sempre nel mare di Ventanilla". Ci furono anche ipotesi su un possibile collegamento tra la Marina e il traffico di droga. Si dice che il pilota avrebbe ucciso Alfredo o che lo avrebbe obbligato ad uscire dal paese in incognito. Alcuni dicono perfino che sia ancora vivo e che viva in Spagna con un altro nome. La verità è che non si seppe mai più niente di Alfredo Tomassini, almeno fino al 27 luglio 1991, quando a Lima venne fondato un club con il suo nome come piccolo omaggio, non solo a lui, ma anche a tutte le altre persone che morirono nell’incidente.

8 dicembre 2017

Fonte: Messaggeroip.com

ALTRE FONTI : Peru.com      Eltiempo.com      Peru30.wordpress.com
Thesefootballtimes.co      Americatv.com.pe      WIKIPEDIA


Lima, un fokker militare precipita nell’oceano

LIMA - Ancora una sciagura aerea, un altro disastro si aggiunge alla lunga catena che sta funestando l’ultimo scorcio del 1987, a poche ore dal drammatico atterraggio di un Hercules 130 precipitato su una pista in Antartide (9 i feriti, 2 i dispersi). Questa volta è toccato ad un Fokker F27 della marina militare peruviana scomparso dai radar quando si trovava circa sei miglia a nordovest dall’aeroporto di Lima. Sul velivolo si trovavano 27 calciatori dell’Alianza Lima, (la squadra guida il campionato peruviano), che rientravano in sede dopo una trasferta vittoriosa. Assieme a loro c’erano altre 27 persone, compreso l’equipaggio. Pochi i superstiti. Le informazioni restano comunque frammentarie e le autorità peruviane stanno cercando di mettere assieme i frammenti di una sciagura che per il momento appare inspiegabile. Il Fokker, alle 2.15 ora italiana, stava tornando da Pucallpa, 600 chilometri a nordovest dal capoluogo peruviano. Aveva imbarcato i calciatori dell’Alianza, che avevano giocato e vinto una partita del campionato peruviano a Pucallpa. Assieme ai giocatori è scomparso anche l’allenatore dell’Alianza Lima, Marcos Calderon, che fu responsabile della Nazionale peruviana ai campionati del Mondo del 1978, in Argentina. Nella sciagura la Nazionale peruviana ha perso tre elementi: il portiere Jose Gonzales Ganosa, l’attaccante Luis Escobar, il centrocampista Carlos Bustamante, che aveva firmato la vittoria di Pucallpa. Secondo le autorità di Lima il Fokker avrebbe perso i contatti con la torre di controllo a sei miglia dallo scalo della capitale del Paese. Il comandante del velivolo, il tenente Edgard Pineda, aveva appena comunicato alla torre di controllo di avere un guasto ai carrelli. Poi il silenzio e la paura di una nuova sciagura. I soccorsi sono scattati nella notte: per alcune ore si è andati alla cieca, senza alcun riferimento certo. Le ipotesi variavano da un probabile inabissamento nelle acque dell’Oceano Pacifico all' eventualità che il velivolo si fosse schiantato sulle montagne che circondano l’aeroporto della capitale peruviana. Alle prime luci dell’alba è arrivata la certezza: il Fokker era precipitato in mare e i rottami erano stati avvistati su una spiaggia presso la località di Ventanilla, 28 chilometri a nord di Lima. Quasi contemporaneamente il ministero della marina peruviano nel confermare il ritrovamento dell’aereo comunicava che in mare era stato avvistato un superstite e cinque corpi senza vita. Dal canto suo il capo della torre di controllo dell’aeroporto di Lima sosteneva che lo stesso pilota del Fokker, il tenente Pineda, sarebbe sopravvissuto al disastro. Ulteriori informazioni venivano fornite dalla radio spagnola secondo cui, oltre al pilota, sarebbero stati avvistati in mare altri superstiti. L' emittente, citando un portavoce dell’aeroporto di Lima, ha detto che il Fokker in emergenza aveva scaricato carburante al largo della costa peruviana prima di schiantarsi. Il disastro del Fokker non è che l’ultimo di una catena di sciagure che ha provocato dal dopoguerra la morte di decine di atleti e di sportivi periti in incidenti dell’aria. Il quattro maggio 1949 sulle colline di Superga rimasero carbonizzati i calciatori del Torino campione d' Italia. Il venti marzo dell’anno successivo ottanta tifosi gallesi di rugby perirono in un incidente aereo in Inghilterra mentre erano in volo verso l’Irlanda. L' elenco comprende ancora 13 atleti brasiliani morti a Fortaleza e la squadra del Manchester United decimata in un incidente accaduto il 6 febbraio 1958. Poi ci sono i disastri sulla Cordigliera della Ande, dove nel 1965 e nel 1972 perivano rispettivamente i componenti di una squadra amatoriale cilena e alcuni giocatori di rugby di Montevideo, molti dei quali riuscirono a sopravvivere nella neve per 70 giorni. Il 13 agosto 1980 un Tupolev che trasportava la squadra di calcio sovietica di Tachkent si schiantò nei pressi di Minsk, anche in quell’occasione non vi furono superstiti. Tredici membri di una squadra americana di boxe morirono invece assieme ai loro accompagnatori il 14 marzo 1980 mentre un Illyouchine volava in direzione di Varsavia. E infine il 29 settembre 1985, quando precipitò un Cessna che trasportava i componenti di un club di paracadutisti di Georgie negli Stati Uniti: vi furono 17 morti.

10 dicembre 1987

Fonte: La Repubblica

La capolista del Perù, di ritorno a Lima, precipita in mare

Sciagura aerea, squadra distrutta !

Un’altra grande sciagura aerea ha colpito il mondo del calcio. In un "Fokker 27" della Marina peruviana, precipitato in mare a pochi chilometri dalla spiaggia vicino a Lima, hanno perso la vita l’allenatore e quindici giocatori dell’Alianza, la squadra capolista nel campionato peruviano. L’allarme è stato lancialo alle 20.15 di martedì (Le 2.15 di ieri in Italia) quando la torre di controllo dell'aeroporto "Jorge Chavez" di Lima ha perso il contatto radio con il Fokker proveniente da Pucallpa, una località nella regione amazzonica oltre 400 km a Nord della capitale, dove la squadra dell’Alianza aveva battuto il locale Deportivo per 1-0. Il Fokker, comunicato di avere un carrello in avaria, aveva tentato senza successo per tre volle l'atterraggio prima di rinunciare e di riportarsi in quota per consumare tutto il carburante, ma improvvisamente il contatto radio si è interrotto. Le autorità aeroportuali hanno dato inizio immediatamente alle ricerche sia sulle colline circostanti che nel vicino Oceano Pacifico ma soltanto 12 ore dopo sono stati individuati i rottami in mare, a 3 km dalla spiaggia di Ventanilla, un sobborgo della capitale e a una decina dall’aeroporto. Gli elicotteri e i mezzi navali della Marina, che hanno raggiunto il luogo della sciagura in avverse condizioni atmosferiche, hanno recuperato un solo superstite (un membro dell'equipaggio e cinque salme, ma non vi sono speranze di trovare altri passeggeri "vivi". Sull’aereo, oltre a sei membri dell'equipaggio, c’erano tecnici e atleti dell’Alianza, la terna arbitrale che aveva diretto l’incontro e alcuni tifosi secondo alcune fonti 28 persone in tutto. La sciagura ha suscitato grande impressione in tutto il Paese e nell'America Latina, per la notorietà della squadra, fondata nel 1901 e giunta più di una volta alla finale della Coppa America, e di alcuni dei suoi giocatori. Una squadra molte popolare anche per una ben precisa componente razziale, la maggior parte degli atleti dell’Alianza è stata infatti sempre composta da neri o meticci, e questo aveva acuito la rivalità con l'altro popolare Club di Lima, l’Universitario de Deportes, i cui giocatori vengono chiamati "biancheggianti". Il tecnico dell’Alianza, Marcos Calderon, aveva guidato in periodi diversi la nazionale peruviana, della quale facevano parte anche tre elementi del club: l’anziano portiere Jose Gonzalez Ganosa, l’attaccante Luis Escobar e il centrocampista Carlos Bustamante, che aveva segnato il gol del successo nella partila di Pucallpa, una vittoria che aveva permesso all’Alianza di restare al vertice della classifica con 27 punti, con una lunghezza di margine sulla Union Huaral. Gli altri giocatori scomparsi nella sciagura sono César Sussoni, Daniel Reyes, Gino Peña, José Casanova, Milton Cavero, Aldo Chamochunbi, Alfredo Tomassini, José Mendoza, William León, Ignacio Garretón, Braulio Tejada e Johnny Watson, molti giovani, alcuni dei quali avrebbero probabilmente esordito presto in nazionale. La tragedia ha riportato alla mente altre gravissime sciagure aeree che hanno colpito il mondo del calcio, soprattutto quelle del Torino a Superga e del Manchester United a Monaco. Nell’impatto dell'aereo che riportava lo squadrone granata a Torino da Lisbona, il 4 maggio dei 1949, contro il muraglione della Basilica di Superga persero la vita tutti i giocatori, dirigenti, tecnici e giornalisti. Nove anni dopo, il 6 febbraio 1958, a Monaco di Baviera, un bimotore si schiantò contro una casa subito dopo il decollo, a causa della neve e dell'imperfetto funzionamento dei motori. A bordo vi era la squadra Inglese del Manchester United, reduce da un incontro di Coppa a Belgrado: otto atleti tra le vittime (tra i quali il centravanti della nazionale Taylor), mentre tra coloro che si salvarono miracolosamente vi furono Bobby Charlton, Blanchflower e il manager Busby, che dedico poi tutte le sue energie alla ricostruzione della squadra. Ma occorre anche ricordare l'incidente al decollo da Kastrup che il 16 luglio '60 costò la vita a otto nazionali danesi, quello in cui morì sulle Ande una squadra di dilettanti cilena il 6 febbraio 65, quello in cui perirono i boliviani del The Strongest il 26 settembre '69 e la scomparsa della squadra russa del Tachkent, in un Tupolev caduto il 13 agosto '80. Fino alla sciagura, sabato scorso, che è costata la vita al presidente della Fiorentina, Piercesare Baretti. c.p.

10 dicembre 1987

Fonte: La Stampa


Fronte al mar de Ventanilla se derubò un’Esperanza

En i mar de Grua decana il silos de La Victoria,

pero melos deste la gloria ritarane: ¡Arriba Alianza !

Las víctimas

Vice Pilota: Ten. César Morales

Equipaggio: 6 Membri della Crew

Calciatori: Carlos Bustamante (22) - José Casanova (23) - Milton Cavero (20) - Aldo Chamochumbi (19) - Luis Antonio Escobar (18) - Tomás Lorenzo Farfán (26) -  Ignacio Garretón (19) - José González Ganoza (33) - WWilliam León (22) - José Mendoza (26) - Gino Peña (23) - Daniel Reyes (23) - César Sussoni (23) - Braulio Tejada (18) - Alfredo Tomassini (22) - Johnny Watson (25)

Staff Tecnico: Marcos Calderón (Allenatore) - Rolando Gálvez (Preparatore Atletico) - Washington Gómez (Dirigente) - Santiago Miranda Mayorga (Team Manager) - Orestes Suárez Galdós (Medico) - Rodolfo Lazo Alfaro (Fisioterapista) - Andrés Eche Chunga (Magazziniere)

3 Arbitri della Partita

10 Altri Passeggeri

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