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CLAUDIO ZAVARONI ♥
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Claudio Zavaroni ❤ (Stampa e Web)
   Claudio Zavaroni  39 Angeli  In Memoriam  Cerimonie di Reggio Emilia  Comitato Heysel   
ITALIA   31-05-1956   REGGIO EMILIA   Anni 28

Opera d’arte che dal 1991 ricorda le vittime tra cui Claudio Zavaroni

REGGIO EMILIA - Nel 1991 Reggio fu la prima città italiana a dedicare un’opera d’arte alle vittime dell’Heysel. In quel tragico giorno, prima dell’inizio della finale di Coppa dei Campioni tra la Juventus e il Liverpool, a perdere la vita fu anche il 28enne reggiano Claudio Zavaroni. L’opera che la città volle dedicare alla sua memoria, e a quella degli altri 38 che morirono sui gradoni dello stadio belga, fu realizzata dallo scultore fiammingo Gido Vanlessen e venne chiamata "Per non dimenticare Heysel". Con lo stesso obiettivo, quattordici anni fa, a Reggio è nato il Comitato Heysel. Claudio Zavaroni era un ragazzo allegro, sportivo, che provò in tutti i modi a salvare altre persone quando fu travolto dalla carica micidiale degli hooligans. Era andato a vedere una partita di calcio, la sua inseparabile macchinetta fotografica per cogliere quell’attimo fuggente di spensieratezza insieme ai suoi amici. Zavaroni aveva seguito la Juventus in Belgio con il viaggio organizzato dal club cittadino Roberto Bettega: dentro l’Heysel, in corrispondenza del settore Z, era stato travolto dalla follia omicida dei tifosi britannici. Un assalto di una violenza incredibile, durante il quale molti italiani morirono soffocati o schiacciati contro le transenne all’interno del vecchio e inadeguato stadio. Negli anni il monumento per le vittime dell’Heysel, realizzato grazie al contributo di Tolmino Menozzi, del designer Ivan Fontanesi, di Massimo Tirabassi, dell’allora presidente della Reggiana Calcio Ermete Fiaccadori e dell’allora assessore allo sport Roberto Pierfederici e installato in via Matteotti, davanti allo stadio Mirabello, è stato dimenticato, abbandonato e in alcune occasioni anche vandalizzato. "Ci impegneremo sempre di più per proteggere e curare questo monumento - assicura Iuliana Bodnari, presidente del Comitato Heysel - una simulazione dei parapetti esistenti allora all’Heysel". M.M. Fonte: Gazzettadireggio.gelocal.it © 29 maggio 2020 Fotografia: Comitato Heysel Reggio Emilia ©

Claudio Zavaroni aveva solo 28 anni

Morì mentre cercava di salvare gli altri

CLAUDIO ZAVARONI è una delle 39 vittime della tragedia dell'Heysel. Originario di Cerezzola di Ciano, ma dal 1961 a Reggio, avrebbe compiuto 29 anni due giorni dopo la morte. Aveva frequentato lo Zanelli e lavorava per la Confederazione italiana agricoltori. Era un ottimo fotografo (nel 1982 aprì uno studio alle Forche) e praticava diversi sport. È morto mentre cercava di contenere l'assalto della tifoseria inglese. A Claudio sono intitolati il parco di Puianello e la palestra dello Zanelli. Fonte: Il Resto del Carlino © 29 maggio 2013 Fotografia: Saverio Marconi ©

Il ricordo di Claudio Zavaroni nella cerimonia dell'Heysel

di Roberto Fontanili

"Purtroppo l’ho riportato io a casa. Fino a Puianello dove c’era la Giunta comunale di Reggio al completo ad aspettarci". Si commuove ancora, al ricordo di quei giorni Dante Maltesi. È stato lui, il reggiano che da lungo tempo vive in Belgio e che non manca mai da oltre 30 anni di essere presente a Festareggio, per fare il volontario, ad accompagnare Claudio Zavaroni nel suo ultimo viaggio.  A raggiungerlo nella capitale belga, il 31 maggio 1985, fu una telefonata arrivata da Reggio, che gli chiedeva di informarsi sulla sorte di Claudio. Lo trovò cadavere, nel marasma di quei giorni, all’ospedale militare di Bruxelles. A 25 anni, la tragedia dell’Heysel - in cui la bestialità umana assassinò 39 innocenti, 32 delle quali italiane e tra queste il 28enne fotografo reggiano Claudio Zavaroni - è stata ricordata anche nella nostra città, che è una delle poche in Italia ad aver dedicato a quelle vittime un monumento, da ieri arricchito da una nuova bacheca che ne illustra le finalità. Non rimuovere quella tragedia e testimoniare i valori della non violenza è il compito che si è assunto il comitato "Per non dimenticare Heysel", che ogni anno ricorda con una cerimonia quei tragici eventi. Un impegno portato avanti con dedizione fin da quando nel 1991, Tolmino Menozzi convinse l’Amministrazione a mettere a disposizione uno spazio per la scultura dell’artista belga Vanlessen. Assieme a lui e alla mamma di Claudio Zavaroni, Adele Fontana, al parco di via Matteotti, c’erano il sindaco Graziano Delrio, il presidente della Provincia Sonia Masini, il presidente del Comitato "Per non dimenticare Heysel" Enzo Cerlini, Gianni Marconi del comitato "Amici di Claudio Zavaroni" e quanti in quegli anni si sono adoperati per tenere a Reggio il monumento. A partire da chi aiutò Menozzi, come la Legacoop di Reggio, l’ex assessore Adriano Catellani, il presidente del Coni regionale William Reverberi, il presidente della Fondazione dello Sport Anzio Arati, l’ex presidente della Reggiana Calcio Ermete Fiaccadori. Ieri mescolati davanti al Mirabello, ai tanti semplici cittadini, rappresentanti delle "Teste Quadre" e semplici tifosi con la sciarpa della propria squadra. Fonte: Gazzetta di Reggio © 31 maggio 2010 Fotografia: Comitato Heysel Reggio Emilia ©

Stadio Heysel Claudio, 25 anni dopo: una

vita tra politica e Juventus - Il racconto

di Stefano Morselli

REGGIO EMILIA - Quella di Claudio Zavaroni è la storia di un ragazzo pieno di interessi: la politica, la fotografia, il teatro, il calcio. Viveva a velocità doppia, dicono quelli che lo conoscevano. Però morto ad appena 28 anni, in una serata che doveva essere una festa di sport e invece fu una carneficina, provocata dalla bestialità di un'orda di teppisti inglesi, ma anche dall'imprevidenza e dalla incapacità di coloro ai quali spettava il compito di garantire la sicurezza di tutti. E pensare che Claudio, normalmente, allo stadio nemmeno ci andava. Aveva simpatie juventine, anche da Reggio partivano autobus per il Belgio, ove si giocava la finale di coppa dei campioni tra Juve e Liverpool: decise che, per una volta, voleva esserci anche lui. Ieri, 25 anni dopo, è stato ricordato dalla sua Reggio, l'unica città che ospita un monumento dedicato a quel tragico 29 maggio 1985. All'incontro c'erano i familiari, gli amici che hanno dato vita al comitato "Per non dimenticare Heysel", alcuni club di tifosi con le bandiere della Juventus, del Milan, dell'Inter, della Reggiana. C'erano il sindaco, la presidente della Provincia, quelli della Filef, il cui rappresentante in Belgio, il reggiano Dante Maltesi, fu tra i primi a cercare notizie di Claudio quando ancora non si sapeva che fine avesse fatto. Era invitato anche Andrea Agnelli, neopresidente della Juventus, che ha mandato una lettera: "La concomitanza di altre commemorazioni non mi consente di essere lì. Ma vi ringrazio per il vostro impegno, da quel dolore dobbiamo trovare la forza di far nascere un'idea di calcio lontana da ogni forma di violenza". Il monumento - opera dello scultore Gido Vanlessen, anche lui presente ieri alla cerimonia – è composto da 39 steli in pietra grezza, una per ciascuna delle vittime. Arrivò qui dopo una permanenza a Verona, che ospitava la nazionale belga in occasione dei mondiali di calcio "Italia ‘90". Sarebbe dovuto rientrare in Belgio, ma Francesco Gelati, dirigente dei giovani comunisti e amico di Claudio, lo vide e lo chiese in prestito a Reggio. L'opera fu esposta dapprima davanti alla festa dell'Unità poi, grazie all'interessamento della Reggiana e della Lega cooperative, trovò collocazione definitiva sul prato davanti a un altro stadio, il vecchio Mirabello. Il calcio professionale, ormai da diversi anni, ha traslocato in un più moderno impianto, ma il monumento è ancora lì, accanto al glorioso Mirabello, a tenere viva la memoria del lutto e la speranza di un calcio senza più violenze. In queste settimane, gli amici di Claudio si sono dati molto da fare. Hanno allestito una mostra delle sue fotografie, che si può ancora visitare nella Galleria Parmeggiani. Hanno pubblicato un bel catalogo, che contiene tante testimonianze. Hanno ottenuto che a Claudio fosse intitolata la palestra dell'Istituto agrario Zanelli, che lui aveva frequentato. "E' soprattutto ai giovani che ci rivolgiamo - dice Enzo Cerlini, presidente del comitato - per questo abbiamo coinvolto i club di tifosi e pensiamo di continuare con altre iniziative". Fonte: L'Unità © 30 maggio 2010 (Testo © Fotografia)

Ciao Claudio

Non credo di aver mai parlato di lui. Forse qualche piccolo accenno ogni tanto. Non t'abbandona il dolore. S'impara a conviverci. Si esce da una stanza in cui trasmettono una partita qualsiasi perché non si tollerano le urla della tifoseria, se si sente nominare Liverpool non si pensa più ai Beatles. Ma si continua a vivere, ci si sposa, si divorzia, si scrive pure su un blog. Assomigliava molto a quel signore coi baffi, sdraiato, con la bocca aperta. Ma non riconosco la camicia e nemmeno il giacchino. Lo sentii l'ultima volta al telefono, prima che partisse in pullman per andare a vedere la sua Juve giocare. Era felice come un bambino. Aveva preferito la squadra del cuore ad una bellissima modella che lo stava aspettando a Parigi. Era fotografo di moda e io lavoravo con lui. Eravamo molto affiatati e ci volevamo molto bene, ero la sua sorellina, mi diceva sempre. Allora avevo 24 anni. Non seguii la partita quella sera, per cui non sapevo nulla nemmeno il giorno seguente, quando lo vidi in un servizio di un telegiornale, inquadrato, mentre lo stavano portando via dagli spalti, in barella, con le braccia penzoloni e lo sguardo fisso. Indossava ancora la sua sciarpa rossa dalla quale non si separava mai.  Mi si fermò il cuore per un istante ne sono certa. Fu l'ultima volta che lo vidi. Tuttavia, per un paio d'anni, aspettai che mi chiamasse al telefono per dirmi che si era perso. Dedico a lui e ai suoi 28 anni questo post, avrebbe compiuto 29 anni due giorni dopo. Lo dedico alla sua famiglia che ha sopportato in tutti questi anni, con molta dignità, un dolore fatto anche di grande ingiustizia. Lo dedico alle vittime e alle loro famiglie che hanno subito questa tragedia.  Lo so, è poca cosa, ma voglio dire pubblicamente, questa sera, che il suo ricordo e il suo sorriso mi hanno accompagnata sempre in questi anni. E la rabbia, tanta rabbia. Sarà così fino alla fine dei miei giorni. S'impara a convivere col dolore e coi suoi tormenti. Ciao Claudio. Per sempre. Silvia Fonte: Sgnapisvirgola.iobloggo.com © 29 maggio 2010 Fotografia: L'Unità ©

Il biglietto che poteva salvare la vita a Zavaroni

A 25 anni dalla tragica finale di coppa dei Campioni allo stadio Heysel (39 vittime), il manager Giovanni Vinsani racconta come il fotografo reggiano avrebbe potuto scampare la morte.

Reggio Emilia, 28 maggio 2010. Un biglietto già pronto, nel settore giusto e un altro preso, all’arrivo allo stadio, nel timore di non riuscire ad entrare. Il destino fu particolarmente duro con Claudio Zavaroni, giovane fotografo reggiano, una delle 32 vittime italiane del massacro dello stadio Heysel. Zavaroni morì nel tragico crollo del muretto del settore Z della fatiscente struttura belga, ma avrebbe potuto non trovarsi lì. Come ricorda Giovanni Vinsani, attualmente manager della Cte International (apparati di comunicazione), da sempre grande tifoso juventino. Non conosceva personalmente il fotografo, ma era molto amico di chi lo accompagnava: Umberto Profeta. "Partimmo da Reggio in cinque - racconta Vinsani - ed eravamo d’accordo con Profeta che ci saremmo trovati davanti allo stadio. Avevamo infatti dei biglietti in più e potevamo darli a lui e a Zavaroni. Quando siamo arrivati allo stadio abbiamo aspettato più di un’ora senza vederli, ed era praticamente impossibile rintracciarli, non c’erano ancora i cellulari". Cos'era accaduto? "Zavaroni, con Profeta e altri, avevano deciso di entrare prima nello stadio, per non aspettare troppo e magari rischiare di non incontrarci. Fu per questo che acquistarono biglietti del settore Z, quello dove avvenne la strage. Il destino a volte è crudele, e Claudio non è più tornato a casa".  Di quei biglietti che avevate, cosa ne faceste? "Quattro li vendemmo ad altri tifosi, alcuni anche inglesi. Uno mi è rimasto, e l’ho conservato da allora, a memoria di quanto accadde". Fu subito chiaro a voi, nella zona sicura, cosa era successo? "No, assolutamente. Quando vedemmo la gente entrare in campo pensammo che c’era qualche stupido che voleva rinviare l’inizio della partita. Ricordo che partirono pure cori di scherno. Noi venimmo a conoscenza del massacro solo dopo la fine della partita, quando un tifoso francese ci disse che gli inglesi avevano ucciso alcuni italiani". A quel punto? "Il mio primo pensiero fu chiamare i miei genitori. Ma non avevo soldi. Passando da un ristorante, col mio gruppo, incontrammo Gianni Rivera e gli chiedemmo una mano per telefonare. Ma lui scomparve di scatto, forse ci aveva scambiato per ultras esagitati. Alla fine cominciai a chiedere monetine ai passanti, per poter dire ai miei che stavamo tutti bene. Che Zavaroni era morto lo appresi al ritorno in Italia, dai giornali. Umberto Profeta era dato per disperso, tornò tre giorni dopo, ma era un altro uomo". Lei è più tornato in uno stadio ? "Molto più di rado, e sempre con timore". Crede che il mondo del calcio abbia imparato qualcosa dall’Heysel ? "In Italia no. Ci sono ancora scontri, lotte tra fazioni, gli stadi sono arene. Tornelli e tessera del tifoso sono puri palliativi. C’è ancora molta strada da percorrere, se ancora qualcuno, a più di vent’anni dai fatti, scrive sui muri –32, rivolgendosi ai tifosi juventini morti a Bruxelles". Quando ripensa a quel 29 maggio cosa prova? "Amarezza. Per quanto non lo conoscessi di persona un pensiero a Zavaroni e alla sua famiglia c’è sempre. E quando guardo quel biglietto e penso che anche lui avrebbe potuto essere con noi…". Fonte: Ilrestodelcarlino.it © 28 maggio 2010 Fotografia: Saverio Marconi ©

"Ho visto la tragedia dell'Heysel"

di Gian Piero Del Monte

Dante Maltesi, 85 anni, era allo stadio Heysel 25 anni fa. Fu testimone del clima infernale creato dagli hooligans inglesi, i tifosi del Liverpool, che assalirono gli spettatori italiani andati ad assistere alla partita della Juventus. Fra loro c'era il fotografo reggiano Claudio Zavaroni, 28 anni, che restò vittima di quella furia insensata assieme ad altre 38 persone, calpestate e soffocate nella ressa. "Abbiamo visto anche il muro cadere sugli italiani". Dante Maltesi viveva in Belgio. Cresciuto in orfanatrofio, era emigrato laggiù nel '48, costretto a lavorare nella terribile miniera di Marcinelle. Come responsabile della Filef, l'associazione degli emigrati italiani a Seneffe, fu incaricato dal Municipio di Reggio dopo la tragedia all'Heysel di cercare e identificare Claudio Zavaroni. "Nel pomeriggio arrivò la cognata con la bambina, siamo andati all'ospedale militare e lì l'abbiamo trovato morto". Il ritorno delle salme in Italia, su un aereo militare, è un ricordo che ancora oggi commuove Dante Maltesi.  Oggi Dante fa la spola più volte all'anno fra Reggio e il Belgio. Là si era sposato con una ragazza belga, anche lei orfana, e ha avuto quattro figli e tanti nipoti e pronipoti, di cui mostra con orgoglio le fotografie. Rimasto vedovo, sente sempre di più il richiamo della sua terra d'origine e passa qui l'intera estate. E tutti gli anni, immancabilmente, il 29 maggio porta un mazzo di fiori al monumento che davanti al Mirabello ricorda i morti dell'Heysel. La commemorazione delle vittime dell'Heysel è prevista domani mattina alle 10.30 nel parco di fronte allo stadio Mirabello, in via Matteotti. Il punto di ritrovo sarà il monumento dedicato ai morti del 1985. Saranno presenti tifosi dei club granata, di Juventus, Inter e Milan, gli amici di Claudio Zavaroni, il gruppo "Faber noster" che eseguirà canzoni di De André. Alle 11 seguirà al Mirabello una partita di calcio giovanile. Fonte: Telereggio.it © 28 maggio 2010 Fotografie: L'Unità © Comitato Heysel Reggio Emilia ©

Il ricordo del fotografo reggiano vittima della follia nello stadio belga

Heysel, 25 anni dopo

Sabato la commemorazione della morte di Zavaroni

REGGIO - Si concluderanno in una data cruciale le iniziative in ricordo del fotografo reggiano Claudio Zavaroni. A 25 anni dai fatti dell'Heysel, che costarono la vita a 39 persone tra le quali il 28enne Zavaroni, sabato 29 maggio alle 10.30, nel parco di fronte allo stadio Mirabello (via Matteotti), la tragedia avvenuta nello stadio belga lo stesso giorno del 1985 sarà commemorata con uiziativa promossa da Fondazione comunale per lo sport e Comitato "Per non dimenticare Heysel", col patrocinio del Comune di Reggio, Coni, Figc, Lega dilettanti, Csi e Uisp. Dopo l'apertura della mostra fotografica "Claudio Zavaroni un reggiano per esempio" (visitabile sino al 13 giugno alla Galleria Parmeggiani) e l'intitolazione della palestra dell'istituto Zanelli (entrambe promosse dall'associazione "Amici di Claudio Zavaroni"), con questa iniziativa si ricordano assieme a Zavaroni tutte le persone e gli sportivi vittime di una colpevole disattenzione alla sicurezza negli stadi e del comportamento incivile e violento ancora oggi diffuso in luoghi che dovrebbero essere contenitori di valori positivi. Il punto di ritrovo della commemorazione sarà il monumento dedicato ai morti dell'Heysel e avverrà contemporaneamente a un'analoga cerimonia che avrà luogo a Torino, alla quale parteciperà un rappresentante dello Juventus club Tricolore di Reggio. Questa coincidenza non consentirà al presidente della Juventus di essere presente all'iniziativa di Reggio, ma Andrea Agnelli ha voluto testimoniare la vicinanza della società al comitato promotore e ai famigliari di Zavaroni inviando un messaggio che sarà letto nel corso della cerimonia reggiana. All'iniziativa di sabato aderiscono il gruppo di tifosi reggiani dei club granata e di Juventus, Inter e Milan. Gli sportivi di tutti i club di calcio sono invitati a partecipare con la sciarpa della propria squadra, per simboleggiare l'unione civile di sportivi e dei tifosi non violenti. Alle 11 al Mirabello si terrà una partita commemorativa di calcio giovanile (ingresso gratuito). Fonte: Gazzetta di Reggio © 27 maggio 2010 (Testo © Fotografia)

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