
A Panperduto di Puianello
nascono 50 nuovi alberi
Nascono 50 nuovi alberi nel parco di via Danubio, in località
Panperduto di Puianello, dedicato alla memoria del fotografo
Claudio Zavaroni.
Questa mattina, domenica 9 maggio, una
cinquantina di volontari del Cisv Reggio Emilia si sono
ritrovati, dotati di vanghe, zappe e guanti da lavoro, per la
prima attività sociale dopo il lockdown. Un’iniziativa rivolta
al territorio che ha coinvolto il Comune di Quattro Castella
intercettando i finanziamenti previsti dalla Regione Emilia
Romagna nell’ambito del progetto "Mettiamo radici per il
futuro". A portare i saluti e i ringraziamenti
dell’Amministrazione comunale di Quattro Castella c’erano
l’assessore ai lavori pubblici e all’ambiente Elisa Rinaldini e
le consigliere comunali Serena Braglia e Luisa Colli. "Abbiamo
unito e messo insieme richieste e disponibilità - spiega
l’assessore Rinaldini - Da un lato il desiderio dei residenti di
riqualificare il parco, dall’altro la disponibilità e la
generosità dei volontari del Cisv desiderosi di ripartire con
un’iniziativa al servizio del territorio. Ringrazio anche la
Regione Emilia Romagna che sostiene la piantumazione di nuovi
alberi con una sensibilità che noi a Quattro Castella
condividiamo e sosteniamo con iniziative, progetti e attività di
volontariato". Nel parco di via Danubio sono state messe a
dimora una cinquantina di pianticelle tra carpini, ontani e
cerri. Bello il gesto di una residente di via Danubio che,
vedendo i volontari all’opera, ha donato loro una radice di
pungitopo già piantata e collocata all’interno del parco.
9 Maggio 2021
Fonte:
Neextstopreggio.it
Di seguito pubblichiamo la
lettera che ci ha inviato la Presidente del Comitato Per Non
Dimenticare Heysel Iuliana Bodnari:
"Buongiorno Direttrice, ho letto
l’articolo apparso su NextstopReggio. Iniziativa lodevole
coinvolgere i giovani, ma quanti di quei giovani sapevano
qualcosa di Claudio Zavaroni ? Qualcuno magari ha spiegato loro
perché è importante sapere chi è stato Claudio, la meglio
gioventù, un "reggiano per esempio" com’è stato definito. Colgo
questa occasione gentile Direttrice per presentarmi e farle
conoscere altre realtà. Mi chiamo Iuliana Bodnari e sono
Presidente del Comitato Per Non Dimenticare Heysel di Reggio
Emilia. Nella nostra città esiste un monumento, unico nel suo
genere, dedicato alla memoria della 39 vittime della tragedia
allo stadio Heysel del 29 maggio 1985, dove persero la vita 32
italiani, 4 belgi, 2 francesi e un irlandese. Siamo custodi di
questa memoria e ci prendiamo cura con il nostro volontariato.
Vogliamo trasmettere alle giovani generazioni insegnando loro
che lo sport è fairplay, divertimento e non odio. Quando sono
stati piantati quegli alberelli che rappresentano la vita, sarei
stata felice di essere presente per interagire con i giovani
presenti o almeno poter informare la zia di Claudio Zavaroni
dell’iniziativa. La mamma di Claudio ci ha lasciati per
raggiungere suo figlio nel 2019. Requiem in pace. Quest’anno è
il 36°anniversario della tragedia e noi tutti gli anni ci
troviamo davanti al monumento che si trova nel parco di Via
Matteotti per commemorare con una cerimonia solenne il loro
ricordo. Sabato 29 maggio 2021 alle ore 16.00 sarà presente il
Direttivo del Comitato rispettando le norme anti-Covid. Ecco, mi
premeva portare alla sua conoscenza questa nostra realtà
invitandola a partecipare sabato 29 maggio insieme a noi nel
ricordo di Claudio e le altre vittime e scrivere un nuovo
capitolo alla memoria".
28 Maggio 2021
Fonte:
Neextstopreggio.it
Un parco intitolato a Claudio
Zavaroni
Il parco antistante la tribuna dello
stadio Mirabello sarà intitolato al reggiano Claudio Zavaroni e
a tutte le vittime che con lui persero la vita nella tragedia
dell’Heysel il 29 maggio del 1985 durante la finale di Coppa
Campioni fra Juventus e Liverpool. Impegno preso dopo
l’approvazione di una mozione presentata dalla Lega, passata con
22 voti favorevoli (Carroccio, Pd, Aguzzoli del M5s, Gruppo
Misto, Alleanza Civica, Forza Italia, Reggio è, Più Europa,
Immagina Reggio), un voto contrario (Mahmoud del Pd) e tre
astenuti (Ghidoni e Piacentini del Pd e Bertucci del M5s).
30 settembre 2020
Fonte:
Ilrestodelcarlino.it
Opera d’arte che dal 1991
ricorda le vittime tra cui Claudio Zavaroni
REGGIO EMILIA - Nel 1991 Reggio fu la
prima città italiana a dedicare un’opera d’arte alle vittime
dell’Heysel. In quel tragico giorno, prima dell’inizio della
finale di Coppa dei Campioni tra la Juventus e il Liverpool, a
perdere la vita fu anche il 28enne reggiano Claudio Zavaroni.
L’opera che la città volle dedicare alla sua memoria, e a quella
degli altri 38 che morirono sui gradoni dello stadio belga, fu
realizzata dallo scultore fiammingo Gido Vanlessen e venne
chiamata "Per non dimenticare Heysel". Con lo stesso obiettivo,
quattordici anni fa, a Reggio è nato il Comitato Heysel. Claudio
Zavaroni era un ragazzo allegro, sportivo, che provò in tutti i
modi a salvare altre persone quando fu travolto dalla carica
micidiale degli hooligans. Era andato a vedere una partita di
calcio, la sua inseparabile macchinetta fotografica per cogliere
quell’attimo fuggente di spensieratezza insieme ai suoi amici.
Zavaroni aveva seguito la Juventus in Belgio con il viaggio
organizzato dal club cittadino Roberto Bettega: dentro l’Heysel,
in corrispondenza del settore Z, era stato travolto dalla follia
omicida dei tifosi britannici. Un assalto di una violenza
incredibile, durante il quale molti italiani morirono soffocati
o schiacciati contro le transenne all’interno del vecchio e
inadeguato stadio. Negli anni il monumento per le vittime
dell’Heysel, realizzato grazie al contributo di Tolmino Menozzi,
del designer Ivan Fontanesi, di Massimo Tirabassi, dell’allora
presidente della Reggiana Calcio Ermete Fiaccadori e dell’allora
assessore allo sport Roberto Pierfederici e installato in via
Matteotti, davanti allo stadio Mirabello, è stato dimenticato,
abbandonato e in alcune occasioni anche vandalizzato. "Ci
impegneremo sempre di più per proteggere e curare questo
monumento - assicura Iuliana Bodnari, presidente del Comitato
Heysel - una simulazione dei parapetti esistenti allora
all’Heysel". M.M.
29 maggio 2020
Fonte:
Gazzettadireggio.gelocal.it
ADDIO IN CITTA'
È morta la mamma di Claudio
Zavaroni la vittima reggiana dell'Heysel
REGGIO
EMILIA - È morta a 85 anni Adele Fontana, mamma di Claudio
Zavaroni, vittima reggiana della strage dell'Heysel. Una
mamma-coraggio, ruolo che le era riconosciuto a Reggio visto
l'impegno profuso dopo aver perso il figlio nella tragedia
avvenuta prima della partita del 29 maggio 1985 per la finale di
Coppa dei Campioni di calcio fra Juventus e Liverpool allo
stadio Heysel di Bruxelles, in cui morirono 39 persone, di cui
32 italiane, e ne rimasero ferite oltre 600. Tra i morti ci fu
anche il fotografo reggiano Claudio Zavaroni, del quale la madre
Adele tenne sempre vivo il ricordo, e al quale venne dedicata
nel 2010 una mostra. La Provincia di Reggio gli dedicò anche una
palestra dello Zanelli, mentre Reggio non ha mai dimenticato la
strage, trovando posto davanti al Mirabello per il monumento in
ricordo delle vittime. Eventi che hanno sempre visto in prima
linea Adele Fontana, ricordata ieri sul gruppo facebook delle
vittime della strage. "Ci siamo conosciute poco prima di
restaurare il monumento - scrive luliana Bodnari - Hai
partecipato alla nostra prima commemorazione del 1° novembre
2008. Da allora sei sempre stata vicina a noi, presente a tutte
le commemorazioni tranne questa del 2019 che eri già poco in
forma. Donna straordinaria. Adesso hai raggiunto i tuoi cari
uomini".
10 novembre 2019
Fonte: La Gazzetta di Reggio
Fiori per i morti dell'Heysel
Un mazzo di fiori per il figlio morto
in occasione della finale fra Juve a Liverpool, in cui morirono
39 tifosi italiani. Tra le vittime, anche il fotografo reggiano
Claudio Zavaroni che all'epoca aveva 28 anni. La mamma, Adele
Zavaroni, accompagnata dalla zia di Claudio, Lella, ieri ha
deposto un mazzo di fiori alla memoria di tutti i 39 angeli, con
la preghiera che non siano mai più dimenticati, sul monumento
eretto in via Matteotti a Reggio Emilia, nel parco di fronte
allo stadio Mirabello. Il monumento, che ora è provvisto di una
copertura per proteggerlo meglio dalle intemperie, adesso è
curato da Iuliana Bodnari e Rossano Garlassi del direttivo del
Comitato "Per Non Dimenticare Heysel".
3 novembre 2017
Fonte: La Gazzetta di Reggio
Claudio Zavaroni
UN REGGIANO PER ESEMPIO
31 maggio 1956 - 29 maggio 1985
Reggio
ricordi uno dei suoi figli migliori ingiustamente colpito dalla
violenza degli stadi. Chiediamo che il Sindaco di Reggio Emilia
appoggi l'intitolazione di una via cittadina a Claudio Zavaroni.
Claudio Zavaroni aveva 28 anni quando è
stato ucciso dalla violenza scoppiata allo stadio Heysel il 29 maggio
1985, assieme ad altre 38 persone. Claudio Zavaroni non era un tifoso,
partecipò alla partita per prendersi una vacanza in compagnia dei
tanti reggiani che seguirono la squadra del cuore nella finale della
Coppa dei Campioni; l'ultima immagine di lui è di chi l'ha visto
mentre cercava di arginare la follia dell'attacco degli hooligans
contro un pubblico italiano di famiglie e gente comune inerme, anch'essi
non appartenenti al mondo delle curve degli stadi. Era molto conosciuto
in città perché la sua indole e la sua intelligenza facevano di
lui un giovane speciale, ricco d'iniziativa e generosità d'animo
che lo portavano al centro di una nutrita rete di relazioni umane
ed amicali. Di lui si ricorda l'attivismo di leader del movimento
studentesco, l'approccio al teatro, la passione per la fotografia
che diventò la sua attività professionale e che lo cimentò in importanti
progetti di recupero delle professioni e delle tradizioni popolari,
in particolare della gente dell'Appennino. Heysel ha strappato alla
città uno dei suoi figli migliori e generosi, e dopo anni di silenzio,
a distanza di venticinque anni dalla sua morte, gli amici ed il
comitato "per non dimenticare Heysel" hanno ripreso contatto con
il suo ricordo istituendo mostre e cerimonie annuali in suo nome.
A oltre trent'anni di distanza è giunto il momento che anche la
città intera e la sua amministrazione pubblica facciano la loro
parte. I firmatari di questa sottoscrizione chiedono al signor Sindaco
di Reggio Emilia di intervenire personalmente affinché l'organismo
preposto all'intitolazione delle vie e delle piazze tolga il nome
di Claudio Zavaroni dall'oblio di una lista di parcheggio composta
da 136 nomi, e venga così finalmente dedicata una via o una piazza
cittadina a imperituro ricordo del nostro amato e compianto concittadino.
29 maggio 2016
Fonte: Petizione Via "Claudio Zavaroni"
a Reggio Emilia
Fonte Fotografia Reggio Emilia: Tedxreggioemilia.com
 "Intitolate una via a Zavaroni
fece tanto per la nostra città"
REGGIO
EMILIA - Tanta gente si è ritrovata ieri nel parco davanti allo
stadio Mirabello per commemorare le 39 vittime della follia hooligans
nella finale di Coppa Campioni del 1985 in cui morì anche il fotografo
reggiano 28enne Claudio Zavaroni. Il consigliere comunale Federico
Montanari ha portato il saluto del Comune, poi palloncini in cielo
per ricordare le vittime della strage. Ma sono tanti i momenti da
sottolineare. A partire dall'applauso commosso – ma è spuntata anche
qualche lacrima – di chi non ha dimenticato quel terribile giorno
che doveva essere una festa del calcio, invece si trasformò in un'assurda
carneficina. Pregevole la mostra – allestita sempre nel parco davanti
allo stadio "Per non dimenticare Heysel" – e le foto immagini sono
firmate da Salvatore Giglio. Ora, arriva anche una proposta: quella
di intitolare una via a Zavaroni. A farla un cittadino, Gianni Marconi.
"Claudio fu uno dei protagonisti della vita partecipata di questa
città - scrive – leader del movimento studentesco, attivo nel teatro,
fotografo professionista". E si rivolge al sindaco: "Le chiedo di
promuovere la dedica di una via importante a Zavaroni, affinché
il suo nome possa continuare a vivere nella nostra comunità".
3 giugno 2015
Fonte: Gazzetta di Reggio


Claudio Zavaroni aveva solo 28
anni
Morì mentre cercava di salvare
gli altri
CLAUDIO ZAVARONI è una delle 39 vittime
della tragedia dell'Heysel. Originario di Cerezzola di Ciano, ma
dal 1961 a Reggio, avrebbe compiuto 29 anni due giorni dopo la morte.
Aveva frequentato lo Zanelli e lavorava per la Confederazione italiana
agricoltori. Era un ottimo fotografo (nel 1982 aprì uno studio alle
Forche) e praticava diversi sport. E' morto mentre cercava di contenere
l'assalto della tifoseria inglese. A Claudio sono intitolati il
parco di Puianello e la palestra dello Zanelli.
29 maggio 2013
Fonte: Il Resto del carlino

Ricordando mio figlio Claudio Zavaroni
di Adele Fontana
Io
mio figlio lo presento come l'ho sempre visto: bellissimo, intelligentissimo,
affettuosissimo. Aveva un carattere aperto uguale al mio, mentre
quello di mio marito è sempre stato chiuso, senza parole. Nonostante
fra Claudio e suo padre non ci fosse la confidenza che c'era fra
me e lui, Aronne è morto per Claudio. Ha passato tre anni fermo
su questa poltrona in sala e poi a forza di insistere ha iniziato
a frequentare qualche amico, prima di ammalarsi di quella polvere
che aveva preso nelle miniere del Belgio da giovane. Io invece sono
ancora qui, a pensarlo ogni giorno come fosse ancora vivo. "Lo cumprèe
a cà: l'era acsé bel che ag n'era mia" (l'ho partorito a casa, era
cosi bello che non ce n'erano altri). Pesava 5 chili quando è nato
il 31 maggio del 1956 nella casa vicino alla diga dove abitavamo
a Cerezzola, una frazione di Ciano d'Enza (ora Canossa). Adesso
in quella casa c'è un ristorante. A Natale dell'anno successivo
ci siamo trasferiti a Carbonizzo, un’altra frazione di Ciano, per
poi emigrare, Aronne ed io, in Francia in cerca di lavoro, mentre
Claudio era affidato alle cure della Carola (Carolina), la sua nonna
paterna. Passammo circa un anno e mezzo a Parigi, in centro vicino
alla torre Eiffel e a Bois de Boulogne, mio marito a fare il magazziniere
ed io a servizio presso la famiglia del proprietario Monsieur Lotellier,
persona ricchissima che organizzava il trasporto sulla Senna di
prodotti per l'edilizia. Le cinque figlie suonavano il disco di
Modugno, "Volare", ed io dalla cucina accorrevo provocando le loro
risate di allegria; per il compleanno di Denise, la figlia più grande,
venne chiamato dall'Italia Carosone. Tornammo in Italia perché finalmente
Maria, una sorella di Aronne, trovò per lui un posto di lavoro nei
magazzini di formaggio di una banca, grazie alle sue origini di
garzone casaro. Anch'io poi trovai impiego a servizio della famiglia
Boselli, uno dei due soci dell'officina Greco, e vi rimasi per trent'anni.
Boselli era il padre della signora Paola e lei a sua volta è la
mamma di Flavia Franzoni, moglie di Romano Prodi. Ho seguito la
loro famiglia per tanti anni, accompagnando a scuola i figli e preparando
da mangiare; ancora oggi, tutti gli anni vado a preparar loro la
cena della Vigilia di Natale. Mio marito intanto aveva cambiato
lavoro, spostandosi nella maglieria, mentre Claudio era seguito
durante il giorno dalla nonna che viveva con noi, assieme a Luisella,
l'altra sorella di Aronne. "La Carola" era come Claudio, una persona
importante che tutti venivano a cercare per parlar con lei, era
una donna forte e rispettata. Il 22 luglio 1961, giorno di Santa
Maria Maddalena, venimmo ad abitare a Reggio, prima in zona dell'ospedale,
poi in via San Filippo e poi, sempre il 22 luglio, nel 1970 ci trasferimmo
definitivamente in via Montefiorino (omissis). Claudio iniziò le
elementari
nella scuola di
San Pellegrino; quando andai dal maestro ad informarmi
mi disse che il ragazzo era intelligentissimo, ma che quando prendeva
la parola lui nessuno riusciva più a parlare. "Lè seimper stè un
putein svèli" (è sempre stato un bambino sveglio), prendeva sempre
dieci a scuola, sia alle elementari, continuate poi in viale Montegrappa,
sia alle medie "Manzoni" in via Emilia; solo allo Zanelli prendeva brutti voti, perché lì non andava d'accordo per via dei suoi temi
su Marx. Un suo professore delle scuole medie, Alberini, divenne
anche il suo maestro di teatro e fotografia. Aveva tanti amici,
io ricordo in particolare Paolo Ferrari, Roberto Pedrini, Francesco
Allegri. Erano quelli della gioventù. Mi ricordo che Paolo ha dormito
a casa nostra qua sul divano quando ha avuto problemi famigliari,
mentre Claudio dormiva di fronte nel
mobile-letto che avevamo qui
in sala. Claudio ha avuto una morosa importante per tanti anni,
la Morena, che ho continuato a vedere anche gli anni successivi.
Quando diventò un fotografo professionista, secondo me convinto
da Alberini, la casa iniziò a riempirsi di modelle e stilisti, un
giro di persone di livello più alto del suo, che invece era senza
soldi e doveva finire di pagare l'attrezzatura. Lavoravano con lui
Silvia ed Alberto. Alberto mi riportò poi indietro la sua macchina
fotografica perché la gente gli diceva che le foto non erano quelle
di Claudio. "Le seimper stè un ragàs viv acsé" (è sempre stato un
ragazzo vivace cosi); un giorno dal ritorno dal lavoro vidi Claudio
che scherzava con la nonna continuando a spettinarla per lungo tempo.
Quando chiesi spiegazione, la nonna mi rispose che lei lo aveva
sgridato, ma lui, forse non ricordandosi neanche più della cosa,
aveva preso a giocare con lei, con tale naturalezza che la stessa
nonna non provava alcuna irritazione. La Carola era una persona
molto importante per Claudio, ma lo fu anche Claudio per lei: quando
ci avvisarono della sua morte la Carola smise per sempre di parlare.
La sera che partì per andare a vedere la Juventus io gli preparai
un sacchetto di roba da mangiare; lui diede la sua carta d'identità
al suo amico Umberto Profeta affinché non andasse persa come le
altre precedenti. La mattina che il pullman ripartì da Bruxelles
lasciando là Claudio senza che si sapesse dove fosse, mi telefonò
il padre di Umberto dicendomi che stavano rientrando. La Carola
disse invece che qualcosa era successo a Claudio, altrimenti avrebbe
già telefonato. Dapprima fu dato per disperso perché non aveva con
sé i documenti di riconoscimento, poi andarono a cercarlo la Maria
con sua figlia Ramona. Quando Ramona lo riconobbe da una fotografia
svenne cadendo a terra. Claudio sarebbe dovuto tornare a casa per
mettersi in società con Alberto e Silvia ed invece il suo studio
servì come camera ardente. "Claudio l'è seimper stè acsé, al pos
mia masèr" (Claudio è sempre dentro il mio cuore e lo vedo sempre
dappertutto).
La mamma Adele Fontana
16 marzo 2010
Fonte: Libro "Claudio Zavaroni.
Un reggiano per esempio"
Il video in memoria "Claudio, il
meglio di noi"
Claudio Zavaroni aveva 28 anni. Chi lo
ha conosciuto ha potuto innamorarsi del suo modo di essere: generoso,
ricco d’iniziativa, estroverso, impegnato, giocoso. Vestiva così,
con questo approccio verso la vita e verso gli altri, il suo spirito
sensibile, intelligente, ansioso di contribuire a migliorare il
mondo. Alla rieditazione
della sua vita è dedicato questo spazio: per strapparlo all’angustia
e all’oblio di una morte che indigna per la sua assurdità, per riconsegnarlo
ai nostri cuori e rivivere con lui i ricordi di una nostra gioventù,
nei quali lui rappresenta il meglio di noi.
Fonte: Amicidiclaudio.giannimarconi.com
 Il sito di Gianni Marconi in memoria
di Claudio
CLAUDIO
ZAVARONI nasce a Cerezzola di Ciano d'Enza (ora Canossa) il 31 maggio
1956 e si stabilisce a Reggio Emilia nel 1961. Frequenta l'Istituto
Tecnico Agrario Zanelli e avvia una esperienza lavorativa con gli
uffici agricoltura degli enti locali per poi entrare nella Coni:
coltivatori (ora CIA) come responsabile della zona di Scandiano.
Interessato sia alla famiglia che alla società, dimostra di avere
una qualità importante per la vita; grande capacità d'impegno sia
nei lavori umili, che non disdegna, che nelle imprese più ardite
come scalatore o paracadutista, sia nei numerosi interessi e attività
di lavoro dove raggiunge livelli di eccellenza. Leader del movimento
studentesco, partecipa a diverse rappresentazioni teatrali, pratica
molteplici discipline sportive, svolge una intensa attività fotografica
caratterizzandosi nel reportage, nella ritrattistica, nella ricerca
antropologica del mondo rurale, degli antichi mestieri, dei Maggi,
dei personaggi dell'Appennino reggiano. Nel 1982 avvia l'attività
di fotografo professionista aprendo uno studio alle Forche di Puianello
(Quattro Castella). Come fotoamatore perfeziona il linguaggio fotografico
in funzione dell'analisi sociale e documentaristica; come fotografo
professionista si specializza in foto di moda ambientate ad alto
impatto espressivo e apre una propria rivista di settore. Muore
tragicamente all'età di 28 anni allo stadio Heysel di Bruxelles
la sera del 29 maggio 1985 nell'attesa della finale di Coppa dei
Campioni Juventus - Liverpool. Non aveva mai coltivato nessuna propensione
al tifo e allo sport spettacolo.
Fonte: Amicidiclaudio.giannimarconi.com

Puianello, un parco in memoria
di Claudio Zavaroni
Inizia
ufficialmente domenica 12 settembre, a Puianello, la tradizionale
Fiera di settembre con un ricco cartellone di iniziative promosso
dal comitato organizzatore "Puianello Insieme" con il patrocinio
dell’amministrazione comunale di Quattro Castella. Una manifestazione
che quest’anno vedrà anche un importante momento commemorativo:
alle 9.30, infatti, è in programma la cerimonia di intitolazione
del parco pubblico di via Isonzo alla memoria di Claudio Zavaroni,
il fotografo reggiano morto il 29 maggio del 1985 allo stadio Heysel
di Bruxelles in occasione della finale di Coppa dei Campioni Juventus-Liverpool.
Insieme al sindaco Andrea Tagliavini ci saranno gli assessori Alberto
Olmi e Lorenzo De Medici, il consigliere comunale Ivens Chiesi,
gli amici e i famigliari della vittima. Un altro esempio dell'attaccamento
del territorio locale alla figura dell'artista reggiano, dopo l’intitolazione
della palestra dell’Istituto tecnico agrario Zanelli di Reggio e
la mostra fotografica "Un reggiano per esempio" tenutasi nei mesi
scorsi in occasione di Fotografia Europea. "A 25 anni dai fatti
dell’Heysel – spiega Chiesi, ideatore dell’iniziativa - si vuole
tenere viva nella cittadinanza castellese la memoria di quei drammatici
fatti che sconvolsero l’intera opinione pubblica nazionale, oltre
al ricordo di una persona la cui esistenza è stata caratterizzata
da un forte impegno civile e dalla grande umanità. Claudio Zavaroni
era anche un apprezzato professionista nel campo della fotografia,
e la sua attività era svolta proprio nello studio in via Isonzo
a Puianello".
11 settembre 2010
Fonte: 24emilia.com

Il ricordo di Claudio Zavaroni
nella cerimonia dell'Heysel
di Roberto Fontanili
"Purtroppo
l’ho riportato io a casa. Fino a Puianello dove c’era la Giunta
comunale di Reggio al completo ad aspettarci". Si commuove ancora,
al ricordo di quei giorni Dante Maltesi. E’ stato lui, il reggiano
che da lungo tempo vive in Belgio e che non manca mai da oltre 30
anni di essere presente a Festareggio, per fare il volontario, ad
accompagnare Claudio Zavaroni nel suo ultimo viaggio.
A raggiungerlo nella capitale belga, il 31 maggio 1985, fu
una telefonata arrivata da Reggio, che gli chiedeva di informarsi
sulla sorte di Claudio. Lo trovò cadavere, nel marasma di quei giorni,
all’ospedale militare di Bruxelles. A 25 anni, la tragedia dell’Heysel
- in cui la bestialità umana assassinò 39 innocenti, 32 delle quali
italiane e tra queste il 28enne fotografo reggiano Claudio Zavaroni
- è stata ricordata anche nella nostra città, che è una delle poche
in Italia ad aver dedicato a quelle vittime un monumento, da ieri
arricchito da una nuova bacheca che ne illustra le finalità. Non
rimuovere quella tragedia e testimoniare i valori della non violenza
è il compito che si è assunto il comitato "Per non dimenticare Heysel",
che ogni anno ricorda con
una cerimonia quei tragici eventi. Un
impegno portato avanti con dedizione fin da quando nel 1991, Tolmino
Menozzi convinse l’Amministrazione a mettere a disposizione uno
spazio per la scultura dell’artista belga Vanlessen.
Assieme a lui e alla mamma di Claudio Zavaroni, Adele Fontana,
al parco di via Matteotti, c’erano il sindaco Graziano Delrio, il
presidente della Provincia Sonia Masini, il presidente del Comitato
"Per non dimenticare Heysel" Enzo Cerlini, Gianni Marconi del comitato
"Amici di Claudio Zavaroni" e quanti in quegli anni si sono adoperati
per tenere a Reggio il monumento. A partire da chi aiutò Menozzi,
come la Legacoop di Reggio, l’ex assessore Adriano Catellani, il
presidente del Coni regionale William Reverberi, il presidente della
Fondazione dello Sport Anzio Arati, l’ex presidente della Reggiana
Calcio Ermete Fiaccadori. Ieri mescolati davanti al Mirabello, ai
tanti semplici cittadini, rappresentanti delle "Teste Quadre" e
semplici tifosi con la sciarpa della propria squadra.
31 maggio 2010
Fonte: La Gazzetta di Reggio
Stadio
Heysel
Claudio, 25 anni dopo:
una
vita tra politica e Juventus - Il racconto
di Stefano Morselli
REGGIO
EMILIA - Quella di Claudio Zavaroni è la storia di un ragazzo pieno
di interessi: la politica, la fotografia, il teatro, il calcio.
Viveva a velocità doppia, dicono quelli che lo conoscevano. Però
morto ad appena 28 anni, in una serata che doveva essere una festa
di sport e invece fu una carneficina, provocata dalla bestialità
di un'orda di teppisti inglesi, ma anche dall'imprevidenza e dalla
incapacità di coloro ai quali spettava il compito di garantire la
sicurezza di tutti. E pensare che Claudio, normalmente, allo stadio
nemmeno ci andava. Aveva simpatie juventine, anche da Reggio partivano
autobus per il Belgio, ove si giocava la finale di coppa dei campioni
tra Juve e Liverpool: decise che, per una volta, voleva esserci
anche lui. Ieri, 25 anni dopo, è stato ricordato dalla sua Reggio,
l'unica città che ospita un monumento dedicato a quel tragico 29
maggio 1985. All'incontro c'erano i familiari, gli amici che hanno
dato vita al comitato "Per non dimenticare Heysel", alcuni club
di tifosi con le bandiere della Juventus, del Milan, dell'Inter,
della Reggiana. C'erano il sindaco, la presidente della Provincia,
quelli della Filef, il cui rappresentante in Belgio, il reggiano
Dante Maltesi, fu tra i primi a cercare notizie di Claudio quando
ancora non si sapeva che fine avesse fatto. Era invitato anche Andrea
Agnelli, neopresidente della Juventus, che ha mandato una lettera:
"La concomitanza di altre commemorazioni non mi consente di essere
lì. Ma vi ringrazio per il vostro impegno, da quel dolore dobbiamo
trovare la forza di far nascere un'idea di calcio lontana da ogni
forma di violenza". Il monumento - opera dello scultore Gido Vanlessen,
anche lui presente ieri alla cerimonia – è composto da 39 steli
in pietra grezza, una per ciascuna delle vittime. Arrivò qui dopo
una permanenza a Verona, che ospitava la nazionale belga in occasione
dei mondiali di calcio "Italia ‘90". Sarebbe dovuto rientrare in
Belgio, ma Francesco Gelati, dirigente dei giovani comunisti e amico
di Claudio, lo vide e lo chiese in prestito a Reggio. L'opera fu
esposta dapprima davanti alla festa dell'Unità poi, grazie all'interessamento
della Reggiana e della Lega cooperative, trovò collocazione definitiva
sul prato davanti a un altro stadio, il vecchio Mirabello. Il calcio
professionale, ormai da diversi anni, ha traslocato in un più moderno
impianto, ma il monumento è ancora lì, accanto al glorioso Mirabello,
a tenere viva la memoria del lutto e la speranza di un calcio senza
più violenze. In queste settimane, gli amici di Claudio si sono
dati molto da fare. Hanno allestito una mostra delle sue fotografie,
che si può ancora visitare nella Galleria Parmeggiani. Hanno pubblicato
un bel catalogo, che contiene tante testimonianze. Hanno ottenuto
che a Claudio fosse intitolata la palestra dell'Istituto agrario
Zanelli, che lui aveva frequentato. "E' soprattutto ai giovani che
ci rivolgiamo - dice Enzo Cerlini, presidente del comitato - per
questo abbiamo coinvolto i club di tifosi e pensiamo di continuare
con altre iniziative".
30 maggio 2010
Fonte: L'Unità
Ciao Claudio
Non
credo di aver mai parlato di lui. Forse qualche piccolo accenno
ogni tanto. Non t'abbandona il dolore. S'impara a conviverci. Si
esce da una stanza in cui trasmettono una partita qualsiasi perché
non si tollerano le urla della tifoseria, se si sente nominare Liverpool
non si pensa più ai Beatles. Ma si continua a vivere, ci si sposa,
si divorzia, si scrive pure su un blog. Assomigliava molto a quel
signore coi baffi, sdraiato, con la bocca aperta. Ma non riconosco
la camicia e nemmeno il giacchino. Lo sentii l'ultima volta al telefono,
prima che partisse in pullman per andare a vedere la sua Juve giocare.
Era felice come un bambino. Aveva preferito la squadra del cuore
ad una bellissima modella che lo stava aspettando a Parigi. Era
fotografo di moda e io lavoravo con lui. Eravamo molto affiatati
e ci volevamo molto bene, ero la sua sorellina, mi diceva sempre.
Allora avevo 24 anni. Non seguii la partita quella sera, per cui
non sapevo nulla nemmeno
il giorno seguente, quando lo vidi in un servizio di un telegiornale,
inquadrato, mentre lo stavano portando via dagli spalti, in barella,
con le braccia penzoloni e lo sguardo fisso. Indossava ancora la
sua sciarpa rossa dalla quale non si separava mai.
Mi si fermò il cuore per un istante ne sono certa. Fu l'ultima
volta che lo vidi. Tuttavia, per un paio d'anni, aspettai che mi
chiamasse al telefono per dirmi che si era perso. Dedico a lui e
ai suoi 28 anni questo post, avrebbe compiuto 29 anni due giorni
dopo. Lo dedico alla sua famiglia che ha sopportato in tutti questi
anni, con molta dignità, un dolore fatto anche di grande ingiustizia.
Lo dedico alle vittime e alle loro famiglie che hanno subito questa
tragedia. Lo so, è
poca cosa, ma voglio dire pubblicamente, questa sera, che il suo
ricordo e il suo sorriso mi hanno accompagnata sempre in questi
anni. E la rabbia, tanta rabbia. Sarà così fino alla fine dei miei
giorni. S'impara a convivere col dolore e coi suoi tormenti.
Ciao Claudio
Per sempre
Silvia
29 maggio 2010
Fonte: Sgnapisvirgola.iobloggo.com

Il biglietto che poteva salvare
la vita a Zavaroni
A 25 anni dalla tragica finale
di coppa dei Campioni allo stadio Heysel (39 vittime), il manager
Giovanni Vinsani racconta come il fotografo reggiano avrebbe potuto
scampare la morte.
Reggio Emilia, 28 maggio 2010. Un biglietto
già pronto, nel settore giusto e un altro preso, all’arrivo allo
stadio, nel timore di non riuscire ad entrare. Il destino fu particolarmente
duro con Claudio Zavaroni, giovane fotografo reggiano, una delle
32 vittime italiane del massacro dello stadio Heysel. Zavaroni morì
nel tragico crollo del muretto del settore Z della fatiscente struttura
belga, ma avrebbe potuto non trovarsi lì. Come ricorda Giovanni
Vinsani, attualmente manager della Cte International (apparati di
comunicazione), da sempre grande tifoso juventino. Non conosceva
personalmente il fotografo, ma era molto amico di chi lo accompagnava:
Umberto Profeta. "Partimmo da Reggio in cinque -racconta Vinsani
- ed eravamo d’accordo con Profeta che ci saremmo trovati davanti
allo stadio. Avevamo infatti dei biglietti in più e potevamo darli
a lui e a Zavaroni. Quando siamo arrivati allo stadio abbiamo aspettato
più di un’ora senza vederli, ed era praticamente impossibile rintracciarli,
non c’erano ancora i cellulari". Cos'era accaduto? "Zavaroni, con
Profeta e altri, avevano deciso di entrare prima nello stadio, per
non aspettare troppo e magari rischiare di non incontrarci. Fu per
questo che acquistarono biglietti del settore Z, quello dove avvenne
la strage. Il destino a volte è crudele, e Claudio non è più tornato
a casa". Di quei biglietti
che avevate, cosa ne faceste? "Quattro li vendemmo ad altri tifosi,
alcuni anche inglesi. Uno mi è rimasto, e l’ho conservato da allora,
a memoria di quanto accadde". Fu subito chiaro a voi, nella zona
sicura, cosa era successo? "No, assolutamente. Quando vedemmo la
gente entrare in campo pensammo che c’era qualche stupido che voleva
rinviare l’inizio della partita. Ricordo che partirono pure cori
di scherno. Noi venimmo a conoscenza del massacro solo dopo la fine
della partita, quando un tifoso francese ci disse che gli inglesi
avevano ucciso alcuni italiani". A quel punto? "Il mio primo pensiero
fu chiamare i miei genitori. Ma non avevo soldi. Passando da un
ristorante, col mio gruppo, incontrammo Gianni Rivera e gli chiedemmo
una mano per telefonare. Ma lui scomparve di scatto, forse ci aveva
scambiato per ultras esagitati. Alla fine cominciai a chiedere monetine
ai passanti, per poter dire ai miei che stavamo tutti bene. Che
Zavaroni era morto lo appresi al ritorno in Italia, dai giornali.
Umberto Profeta era dato per disperso, tornò tre giorni dopo, ma
era un altro uomo". Lei è più tornato in uno stadio ? "Molto più
di rado, e sempre con timore". Crede che il mondo del calcio abbia
imparato qualcosa dall’Heysel? "In Italia no. Ci sono ancora scontri,
lotte tra fazioni, gli stadi sono arene. Tornelli e tessera del
tifoso sono puri palliativi. C’è ancora molta strada da percorrere,
se ancora qualcuno, a più di vent’anni dai fatti, scrive sui muri
–32, rivolgendosi ai tifosi juventini morti a Bruxelles". Quando
ripensa a quel 29 maggio cosa prova? "Amarezza. Per quanto non lo
conoscessi di persona un pensiero a Zavaroni e alla sua famiglia
c’è sempre. E quando guardo quel biglietto e penso che anche lui
avrebbe potuto essere con noi…".
28 maggio 2010
Fonte: Ilrestodelcarlino.ilsole24ore.com

"Ho visto la tragedia dell'Heysel"
di Gian Piero Del Monte
Dante Maltesi, 85 anni, era allo stadio
Heysel 25 anni fa. Fu testimone del clima infernale creato dagli
hooligans inglesi, i tifosi del Liverpool, che assalirono gli spettatori
italiani andati ad assistere alla partita della Juventus. Fra loro
c'era il fotografo reggiano Claudio Zavaroni, 28 anni, che restò
vittima di quella furia insensata assieme ad altre 38 persone, calpestate
e soffocate nella ressa. "Abbiamo visto anche il muro cadere sugli
italiani". Dante Maltesi viveva in Belgio. Cresciuto in orfanatrofio,
era emigrato laggiù nel
'48,
costretto a lavorare nella terribile miniera di Marcinelle. Come
responsabile della Filef, l'associazione degli emigrati italiani
a Seneffe, fu incaricato dal Municipio di Reggio dopo la tragedia
all'Heysel di cercare e identificare Claudio Zavaroni. "Nel pomeriggio
arrivò la cognata con la bambina, siamo andati all'ospedale militare
e lì l'abbiamo trovato morto". Il ritorno delle salme in Italia,
su un aereo militare, è un ricordo che ancora oggi commuove Dante
Maltesi. Oggi Dante
fa la spola più volte all'anno fra Reggio e il Belgio.
Là si era
sposato con una ragazza belga, anche lei orfana, e ha avuto quattro
figli e tanti nipoti e pronipoti, di cui mostra con orgoglio le
fotografie. Rimasto vedovo, sente sempre di più il richiamo della
sua terra d'origine e passa qui l'intera estate. E tutti gli anni,
immancabilmente, il 29 maggio porta un mazzo di fiori al monumento
che davanti al Mirabello ricorda i morti dell'Heysel. La commemorazione
delle vittime dell'Heysel è prevista domani mattina alle 10.30 nel
parco di fronte allo stadio Mirabello, in via Matteotti. Il punto
di ritrovo sarà il monumento dedicato ai morti del 1985. Saranno
presenti tifosi dei club granata, di Juventus, Inter e Milan, gli
amici di Claudio Zavaroni, il gruppo "Faber noster" che eseguirà
canzoni di De André. Alle 11 seguirà al Mirabello una partita di
calcio giovanile.
28 maggio 2010
Fonte: Telereggio.it



La palestra dello Zanelli intitolata
a Claudio Zavaroni
Questa mattina la presidente Masini
durante la cerimonia per ricordare il fotografo morto nella tragedia
dell'Heysel: "Claudio rappresenta l'impegno civile e sociale".
"Claudio
rappresenta per noi quell'impegno sociale e civile che non deve
mai cessare, la nostra parte migliore". La Presidente della Provincia
Sonia Masini ha chiuso con queste parole il proprio intervento nel
corso della cerimonia di intitolazione della palestra dell'istituto
Zanelli a Claudio Zavaroni, il fotografo reggiano rimasto ucciso
nel 1985 nella tragedia dello stadio Heysel. Questa mattina alle
9.30, nell'aula magna della scuola, in via fratelli Rosselli, c'erano
veramente in tanti per ricordare la figura di questo giovane fotografo
che era stato studente dello Zanelli: i familiari, la madre, i compagni
di scuola di allora, gli studenti di oggi, gli insegnanti di quei
difficili primi anni settanta, gli insegnanti di oggi (suoi amici
di allora), i rappresentanti delle istituzioni, ma soprattutto gli
amici di Claudio, che in questi 25 anni non hanno mai smesso di
tenere vivo il suo ricordo. La cerimonia si è aperta con la proiezione
di un filmato che ricostruiva la tragica vicenda dello stadio Heysel:
la voce di Paolo Bonacini, direttore di TeleReggio, attraverso le
immagini riportate dalla stampa di allora ha raccontato Claudio
visto attraverso gli occhi dei suoi amici: "La morte di Claudio
ha rappresentato la morte di una parte di noi, la migliore". La
preside Patrizia Pellacani ha quindi chiamato uno dopo l'altro tutti
coloro che hanno voluto ricordare la figura di Claudio: i suoi insegnanti
di lettere e di agraria, la professoressa Trevisan e il professor
Ficarelli; i suoi compagni di scuola di allora, gli studenti che
oggi frequentano l'istituto Zanelli. La cerimonia è stata conclusa
dall'intervento della Presidente Masini che ha prima di tutto messo
in luce il valore di una scuola come lo Zanelli cresciuta negli
anni, che rappresenta oggi l'esempio di una nostra vocazione verso
gli studi tecnici che devono continuare a essere tutelati. "Le parole
dei nostri studenti - ha aggiunto - dimostrano come ci sia una correlazione
anche tra la profondità e la cultura e gli studi tecnici. Claudio
è l'esempio migliore di questo, e l'intitolazione della palestra
esprime i nostri sentimenti per lui. Conobbi Claudio quando ero
operatore culturale a Villa Minozzo, nell'81, lo aiutai ad allestire
una mostra fotografica. La nostra amicizia è durata fino alla sua
scomparsa". Subito dopo, assieme alla madre di Claudio Zavaroni,
la presidente Masini ha scoperto la targa che ha intitolato la palestra
al fotografo. Claudio Zavaroni, dopo il diploma all'istituto Zanelli,
aveva lavorato nel campo dell'agricoltura, fino a diventare responsabile
di zona della Cia (Confederazione italiana agricoltori) di Scandiano.
Parallelamente Zavaroni aveva intrapreso un percorso fotografico
che lo portò a svolgere importanti ricerche antropologiche sul mondo
contadino, di cui il suo obiettivo ha immortalato momenti e paesaggi
che arricchiscono la memoria del territorio provinciale. Inoltre,
la sua vicenda e quella delle altre 38 vittime della tragedia dell'Heysel
ripropongono importanti, e tristemente attuali, riflessioni sullo
sport e sulle violenze, in cui rischiano di sfociare a volte momenti
di partecipazione collettiva. Per ricordare la figura di Zavaroni
è inoltre in corso una mostra di sue fotografie in corso Cairoli
al civico 1, frutto della collaborazione di Palazzo Magnani e di
Fotografia europea.
Nella giornata di sabato 29 maggio, alle ore 11, si svolgerà invece
la commemorazione in via Matteotti 11 (zona Mirabello) davanti al
monumento delle vittime dell'Heysel.
22 maggio 2010
Fonte: Provincia.re.it
Una palestra intitolata a Zavaroni
La
Provincia intitola a Zavaroni la palestra dello Zanelli. Questa
mattina, nella sede della scuola, si svolgerà la commemorazione
del giovane fotografo reggiano rimasto ucciso 25 anni fa nella tragedia
dell’Heysel. Una vita breve ma intensa quella del fotografo reggiano
Claudio Zavaroni, rimasto ucciso nel 1985 allo stadio Heysel, allora
ventottenne. Quest’anno ricorre il 25° della sua scomparsa e la
Provincia, su proposta del comitato "Amici di Claudio Zavaroni",
ha deciso di intitolargli la palestra dell’istituto agrario Zanelli.
La cerimonia ufficiale si svolgerà stamani alle 9.30, nell’aula
magna della scuola in via Fratelli Rosselli 41. Alla commemorazione
sarà presente la presidente della Provincia Sonia Masini, la preside
dello Zanelli Patrizia Pellacani, alcuni parenti di Claudio oltre
che compagni di scuola, insegnanti ed ex-colleghi. Claudio Zavaroni
aveva lavorato nel campo dell’agricoltura, fino a diventare responsabile
di zona della Cia (Confederazione italiana agricoltori) di Scandiano.
Parallelamente Zavaroni aveva intrapreso un percorso fotografico
che lo portò a svolgere importanti ricerche antropologiche sul mondo
contadino, di cui il suo obiettivo ha immortalato momenti e paesaggi
che arricchiscono la memoria del territorio provinciale. Per ricordare
la figura di Zavaroni è inoltre in corso una mostra di sue fotografie
in corso Cairoli al civico 1, frutto della collaborazione di Palazzo
Magnani e di Fotografia europea. Sempre questa mattina alle 11 si
svolgerà invece la commemorazione in via Matteotti 11 (in zona Mirabello)
davanti al monumento delle vittime dell’Heysel.
22 maggio 2010
Fonte: La Gazzetta di Reggio

Un piccolo risarcimento d’affetto
 Venerdì
alle 19 in Galleria Parmeggiani è stata inaugurata la mostra fotografica
di Claudio Zavaroni, che rimarrà allestita fino al 13 giugno. E’
l’occasione per vedere le sue opere, percepire la splendente dignità
che riusciva a far risaltare, attraverso i suoi ritratti, nella
gente semplice ed autentica, i contadini, gli artigiani degli antichi
mestieri, i suonatori di paese, veri maestri della tradizione popolare.
Ed anche quando fotografava per lavoro producendo immagini di moda,
la sua cifra creativa e al contempo umana permeava i suoi scatti.
In mostra è possibile trovare il catalogo, antologico e biografico,
scritto coralmente da tanti amici che hanno ricostruito la sua breve
ma intensa vita con dodici testimonianze, contenente un bel testo
critico di Sandro Parmiggiani e la recensione d’epoca di Vasco Ascolini,
le foto delle opere esposte, ed infine la sintesi dei fatti dell’Heysel
prendendo a riferimento gli articoli dell’Unità, andati a stampa
dal 29 maggio al 10 giugno 1985. Inoltre sarà possibile per i visitatori
vedere un breve video che racconta la vita di Claudio ed il suo
drammatico destino. L’inaugurazione è stato un momento intenso di
tributo di affetto verso Claudio e la mamma Adele, presente assieme
ai numerosi parenti, prima fra tutti la zia Lella che vive con lei.
 |
 |
Tantissimi amici di Claudio sono intervenuti,
accalcando la sala espositiva e stringendosi attorno alla mamma
Adele. Un affettuoso risarcimento verso chi ha reso più bella la
nostra vita giovanile, dandoci amicizia, fiducia e allegria. A dare
un significato ulteriore al momento, che sottolineava l’importanza
del ricordo della morte di Claudio come emblema e monito contro
la degenerazione violenta di pezzi della nostra società, è stata
la partecipazione nutrita e di peso delle autorità cittadine e politiche:
il sindaco Delrio, gli assessori comunali Catellani e Spadoni, la
responsabile di Fotografia Europea Farioli, gli assessori provinciali
Ferrari e Rivi, il parlamentare Marchi. Su tutti la sorpresa della
visita di Romano Prodi con la moglie Flavia Franzoni e la suocera
Paola Boselli, una visita affettuosa in omaggio a Claudio e alla
mamma come riconoscenza per il lungo rapporto di frequentazione
di Adele con la famiglia Boselli-Franzoni. Commovente anche la visita
di Stanislao Farri, di cui è nota l’allergia alla mondanità, ma
mi aveva dichiarato che sarebbe venuto e così ha fatto, primo fra
gli ospiti, nonostante i problemi fisici dovuti ad un recentissimo
incidente stradale e la sua bella età di 86 anni; il decano e maestro
della fotografia reggiana e italiana aveva incoraggiato Claudio
a continuare la sua opera e prevedeva per lui un sicuro successo.
Farri è stato il primo a organizzare una mostra di foto di Claudio
post mortem. I veri protagonisti della giornata, dopo i parenti,
sono stati comunque i tanti amici intervenuti, persone che hanno
avuto il piacere e la fortuna di conoscere Claudio e di ricevere
da lui l’influsso di uno spirito così vivo. Ho il rammarico di non
essere riuscito a vivere il momento con ciascuno di loro, dandomi
il tempo di riprendere il contatto interrotto, scambiare pezzi di
vita vissuta. Tutto troppo breve e fugace, troppo di corsa, ed ora
sento un piccolo rimorso per non aver trovato modo di stare di più
con loro. Spero che la prossima occasione allo Zanelli il 22 maggio
ci consenta di riprendere con calma i rapporti, magari mangiando
e bevendo insieme qualcosa.
22 maggio 2010
Fonte: Giannimarconi.com
In ricordo del reggiano Claudio
Zavaroni, morto all'Heysel
di Benedetta Salsi
Venerdì 7 maggio inaugurerà la
mostra sul fotografo morto durante la finale di Coppa dei Campioni
a Bruxelles tra Juve e Liverpool. A 25 anni dalla tragedia, Comune
e Provincia rendono omaggio al suo lavoro.
Reggio
Emilia, 5 maggio 2010. Claudio Zavaroni aveva 28 anni quando morì
allo stadio Heysel di Bruxelles il 29 maggio 1985. Era arrivato
con il pullman dei reggiani, per assistere alla finale di Coppa
dei Campioni tra Juventus e Liverpool. "Spettatore atipico della
partita, sportivo ma mai tifoso, partito per concedersi una vacanza,
uno svago, un’altra curiosa osservazione del mondo, questa sì a
lui molto distante", come lo descrivono i suoi amici. Insieme a
lui, in quella folle notte di violenza, morirono altre 38 persone,
oltre 600 i feriti. Zavaroni era molto conosciuto a Reggio. Aveva
avviato da tre anni uno studio fotografico dedicato a foto di moda
e il suo talento stava emergendo nel panorama delle riviste di settore;
questa sua vocazione per la fotografia era maturata già in epoca
giovanile portandolo a compiere importanti lavori di ricerca a carattere
antropologico sul mondo rurale e montano, che diedero corpo alla
sua mostra più importante: "Ritratto d’Appennino". Una raccolta
di volti, ambienti e situazioni della gente autentica della comunità
montanara. A 25 anni dai fatti dell’Heysel, il Comune e la Provincia
rendono omaggio al suo lavoro e dedicano alle sue opere una mostra
antologica alla galleria Parmeggiani: "Claudio Zavaroni, un reggiano
per esempio" all’interno di Fotografia Europea in collaborazione
con Palazzo Magnani, su proposta degli Amici di Claudio Zavaroni
e del comitato "Per non dimenticare Heysel". "Questa mostra vuole
ricordare Claudio Zavaroni non solo come fotografo di grande qualità
ma anche come persona — ha detto ieri il sindaco Delrio alla presentazione
della mostra che inaugurerà venerdì alle 19 — vuole raccontare la
sua storia perché è proprio una di quelle storie, straordinarie
nella loro ordinarietà, che fanno della nostra città una comunità.
La mostra testimonia infatti il suo impegno civile, il suo essere
un reggiano per esempio". "Rendiamo omaggio con queste iniziative
a una persona di grande umanità a cui dedichiamo non solo la mostra
dei suoi scatti ma anche la palestra dell’istituto Zanelli, la scuola
frequentata da Zavaroni — ha aggiunto l’assessore provinciale alla
cultura Roberto Ferrari — Il 22 maggio intitoleremo infatti la palestra
della scuola a Claudio insieme ai suoi insegnanti e compagni di
classe dell’anno 1975-1976". "L’obiettivo di questa esposizione
— ha proseguito Sandro Parmigiani, curatore della mostra e del catalogo
— è restituire un’immagine completa di Zavaroni, come persona e
come fotografo di grande talento come si vede dagli scatti sul mondo
dell’Appennino. Dal suo modo di fotografare emerge il suo rapporto
con la vita, emerge la sua attenzione a voler conoscere gli altri
per poter capire davvero se stesso, la volontà di penetrare l’identità
degli altri per comprendere la propria". Il 29 maggio, poi, alle
ore 10,30, al monumento alle vittime davanti al Mirabello ci sarà
una cerimonia commemorativa.
Info: dal 7 al 13 giugno; chiuso
lunedì; 0522.451054
5 maggio 2010
Fonte: Ilrestodelcarlino.it

DALLA MOSTRA FOTOGRAFICA DI CLAUDIO
ZAVARONI
Reggio
Emilia, Galleria Parmeggiani,
7 maggio - 13 giugno 2010
Morì all'Heysel, Fotografia europea
omaggia Zavaroni
Mostra
antologica delle opere del fotografo reggiano scomparso 25 anni
fa
REGGIO
EMILIA - A 25 anni dai fatti dell’Heysel, dove morì prematuramente
il fotografo reggiano Claudio Zavaroni, Comune di Reggio Emilia
e Provincia di Reggio Emilia, rendono omaggio al suo lavoro e dedicano
alle sue opere una mostra antologica "Claudio Zavaroni, un reggiano
per esempio", organizzata nel contesto di Fotografia Europea 2010
in collaborazione con Palazzo Magnani, che si tiene alla Galleria
Parmeggiani di Reggio Emilia, dal 7 maggio al 13 giugno. La ricomposizione
dei due binari, la vita di Zavaroni ed i fatti dell’Heysel, sono
le tracce narrative alla base di una serie di iniziative preparate
in questo mese su proposta degli "Amici di Claudio Zavaroni" e del
comitato "Per non dimenticare Heysel", che hanno collaborato direttamente
alla realizzazione delle diverse iniziative, con il contributo di
Progeo, Legacoop di Reggio e Cia. Le iniziative sono state
presentate questa mattina da Graziano Delrio, sindaco di Reggio
Emilia, Roberto Ferrari, assessore a Cultura e Pianificazione territoriale
della Provincia di Reggio Emilia, Elisabetta Farioli, dirigente
programmi culturali e museali del Comune, Sandro Parmigiani, curatore
di Palazzo Magnani, Gianni Marconi, portavoce del Comitato "Amici
di Claudio", e da Enzo Cerlini del Comitato "Per non dimentica Heysel".
"Questa mostra vuole ricordare Claudio Zavaroni non solo come fotografo
di grande qualità ma anche come persona – ha detto il sindaco Delrio
– vuole raccontare la sua storia perché è proprio una di quelle
storie, straordinarie nella loro ordinarietà, che fanno della nostra
città una comunità. La mostra testimonia infatti il suo impegno
civile, il suo essere un reggiano per esempio". "Rendiamo omaggio
con questa serie di iniziative a una persona di grande umanità a
cui dedichiamo non solo la mostra dei suoi scatti ma anche la palestra
dell’istituto Zanelli, la scuola frequentata da Zavaroni – ha aggiunto
l’assessore Ferrari – Il 22 maggio intitoleremo infatti la palestra
della scuola a Claudio insieme ai suoi insegnanti e compagni di
classe dell’anno 1975-1976". "Il successo di Fotografia Europea
in cui la mostra di Zavaroni è inserita deriva dal fatto di sapere
unire uno sguardo internazionale a una prospettiva locale – ha detto
Elisabetta Farioli – E’ il legame con la città e il territorio,
il saperne intercettare le diverse anime, che contribuisce a rendere
questa manifestazione partecipata. La mostra dedicata a Zavaroni
va esattamente in questa direzione e propone un modo certamente
non
retorico per ricordarlo". "L’obiettivo di questa esposizione
– ha proseguito Sandro Parmigiani, curatore della mostra – è restituire
un’immagine completa di Zavaroni, come persona e come fotografo
di grande talento come si vede
dagli scatti sul mondo dell’Appennino che abbiamo proposto nella
mostra. Dal suo modo di fotografare
emerge il suo rapporto con la
vita, emerge la sua attenzione a voler conoscere gli altri per poter
capire davvero se stesso, la volontà di penetrare l’identità degli
altri per comprendere la propria". La mostra, il catalogo, le testimonianze.
Claudio Zavaroni aveva 28 anni quando morì a Heysel, dove era arrivato
con il pullman dei reggiani, "spettatore atipico della partita,
sportivo ma mai tifoso, partito con il pullman dei reggiani per
concedersi una vacanza, uno svago, un’altra curiosa osservazione
del mondo, questa sì a lui molto distante", come lo descrivono gli
amici. Zavaroni era molto conosciuto a Reggio Emilia. Aveva avviato
da tre anni uno studio fotografico dedicato a foto di moda e il
suo talento stava emergendo nel panorama delle riviste di settore;
questa sua vocazione per la fotografia era maturata già in epoca
giovanile portandolo a compiere importanti lavori di ricerca a carattere
antropologico sul mondo rurale e montano, che diedero corpo alla
sua mostra più importante Ritratto d’Appennino, una raccolta di
volti, ambienti e situazioni della gente autentica della comunità
montanara. Queste immagini fanno parte della mostra antologica organizzata
dal Comune di Reggio Emilia nell’ambito di Fotografia europea alla
Galleria Parmeggiani, che verrà inaugurata venerdì 7 maggio alle
19, alla presenza dei famigliari, gli amici, le persone che lo hanno
conosciuto. La mostra, aperta fino al 13 giugno, poggia sul nucleo
centrale di Ritratto d’Appennino custodita alla Fototeca della Biblioteca
Panizzi, completandola con alcune foto dei Maggi (più gli albi presentati
in bacheca) e con diversi scatti di moda del periodo professionale.
Il catalogo della mostra, curato da Palazzo Magnani della Provincia
di Reggio Emilia, contiene dodici testimonianze, fra le quali quella
della madre, che ricostruiscono il profilo biografico di Zavaroni,
il testo critico del curatore della mostra e del catalogo Sandro
Parmiggiani, il testo storico di Vasco Ascolini, e conclude con
un lavoro di ricostruzione delle vicende dell’Heysel, tramite la
sintesi degli articoli andati a stampa sull’Unità dal 29 maggio
al 10 giugno 1985, da cui si ricavano i vari aspetti: la cronaca,
la ricerca delle responsabilità, l’analisi sociologica, quella psicoanalitica,
per concludere con l’amara
riflessioni degli amministratori di Liverpool. In questa parte è
anche riprodotto l’articolo che annunciava la morte di Claudio e
riprendeva la testimonianza di un compagno di viaggio che lo descriveva
mentre cercava di contenere l’assalto vandalico della tifoseria
inglese. Allo Zanelli, intitolazione e video sull’Heysel. "L’animo
di Claudio da sempre partecipava per la causa della gente comune,
per la sua emancipazione sociale", lo ricordano ancora gli amici.
Studente dell’Istituto Agrario
Zanelli, Zavaroni durante il periodo
scolastico fu un apprezzato leader studentesco e in seguito lavorò
come tecnico agrario. Il 22 maggio alle ore 9,30 presso l’Istituto
Agrario Zanelli avverrà a cura della Provincia di Reggio Emilia
l’intitolazione della palestra a Claudio Zavaroni durante una cerimonia
commemorativa a cui sono stati chiamati a partecipare anche i professori
e gli studenti dell’anno scolastico 1975-1976. In preparazione dell’evento
verranno proiettati brevi audio-video sulla vicenda dell’Heysel
alle classi quarte dell’istituto, al fine di approfondire le tematiche
della violenza e della cultura delle responsabilità. Al Mirabello,
la commemorazione. Il 29 maggio 2010 infine ricorrerà il 25° della
vicenda accaduta a Bruxelles nel 1985, 39 morti e 600 feriti allo
stadio di Heysel, vittime della violenza di un gruppo di tifosi
inglesi che attaccarono prima della partita gli spalti italiani
occupati da spettatori pacifici. Era la finale della Coppa dei Campioni
Juventus -Liverpool. Fu una delle più grandi tragedie legate al
mondo dello sport, avvenuta in diretta eurovisione. "I fatti violenti,
la partita comunque giocata, le diverse reazioni emotive dei tifosi
e della gente comune, i provvedimenti delle autorità sportive e
dei governi nazionali, la storia del calcio che ne è seguita e che
ancora viviamo in diretta, hanno proposto e ancora stimolano una
riflessione profonda sul mondo del calcio – spettacolo, sui significati
e sulle aspettative che raccoglie a livello del mondo degli affari
e della società, acquisendo l’entità di fenomeno sociale da studiare
per verificare lo stato di salute della nostra civiltà". Il 29 maggio
alle ore 10,30, al monumento alle vittime davanti al Mirabello ci
sarà una cerimonia commemorativa per tutte le 39 vittime di quel
tragico giorno.
Gli Amici di Claudio Zavaroni e
il comitato "Per non dimenticare Heysel".
4 maggio 2010
Fonte: Ilgiornaledireggio.it
Claudio Zavaroni fotografo
La
ricerca di Claudio Zavaroni non era puramente fotografica, ma le
sue immagini erano intese quale parte costitutiva di un più complesso
discorso. I suoi interessi si muovevano sul filo dell’antropologia,
dell’indagine sull’uomo e sulla sua vita, e la registrazione fotografica
costituiva uno dei mezzi con i quali compiva il suo viaggio intorno
all’individuo. Un viaggio che si è snodato nei territori dell’Appennino
reggiano, alla ricerca di attività lavorative e di modelli di esistenza
ormai in via di scomparsa e dei loro protagonisti. Erano contadini
e artigiani, cantastorie dei "Maggi" e musicisti ambulanti, appartenenti
ad un mondo che ci suona ormai remoto e l’impressione appare confermata
anche dall’età delle persone fotografate. Le immagini, infatti,
ci raffigurano anziani ritratti all’interno delle loro case o delle
botteghe dove continuavano ad esercitare l’antico mestiere, più
per passatempo che per reale necessità, e le riprese sembrano registrare
la casualità dei loro gesti e delle collocazioni ambientali. In
realtà, i personaggi sono stati fotografati seguendo un’accurata
regia, che consente di sottolineare, man mano si passa da un’immagine
all’altra, i caratteri dell’ambiente attraverso riprese in campo
lungo, oppure di soffermarsi sugli aspetti fisionomici individuali,
utilizzando il primo piano, con il palese intento di registrare
visivamente il tempo e lo spazio di un racconto al quale sono intenti
gli uomini e le donne ritratti. L’altra parte del lavoro di Zavaroni
si è appuntata su questo racconto verbale, molto probabilmente da
lui registrato, che è stato poi riassunto nella breve didascalia
dalla quale le fotografie sono accompagnante. Accanto ad una precisa
progettualità, che ha condotto alla scelta di utilizzare un modello
abbastanza fisso di ripresa, possiamo cogliere nelle diverse immagini
le tracce delle sue conoscenze fotografiche, che tuttavia restano
discretamente in sottofondo e lasciano trasparire la volontà di
non fare prevalere la personalità del fotografo sulla spontaneità
della "recitazione" dei personaggi e, soprattutto, rivelano che
a Zavaroni non interessava usare la fotografia per modificare la
realtà, ma soltanto per conservarne memoria.
Massimo Mussini (Ordinario di Storia
dell'Arte)
Novembre 2002
Fonte: Libro "Claudio Zavaroni.
Un reggiano per esempio"

Bruxelles, una partita dopo
Ultimo addio a Claudio da tanti
amici reggiani
REGGIO EMILIA - Una folla commossa ha dato
l'estremo addio a Claudio Zavaroni, il giovane fotografo reggiano
rimasto ucciso sugli spalti dello stadio di Bruxelles. In tanti,
nel pomeriggio di sabato, e nella giornata di domenica, si erano
portati a Forche di Puianello, dove era stata allestita la camera
ardente nel Laboratorio fotografico che Zavaroni aveva aperto, per
testimoniare il loro dolore per la scomparsa di Claudio. Forche
di Puianello, ieri mattina, alle 10, si è mosso un corteo funebre
che, preceduto da staffette dei vigili urbani, è arrivato alla periferia
di Reggio. Qui si è fermato il corteo a piedi, che ha attraversato
la via Emilia all'altezza del cimitero di San Maurizio. C’era tanta
altra gente, ad aspettare, e all'arrivo del corteo la lunga fila
di auto ferme sulla via Emilia ha spento i motori. Si è fatto un
silenzio impressionante, mentre sfilavano, attraversando la via
Emilia, i gonfaloni dell'Amministrazione comunale, dell'Amministrazione
provinciale, seguiti da numerose corone di fiori, tra le quali una
del governo britannico, una della Federazione comunista di Reggio
(Zavaroni era iscritto al nostro partito), quella del Comune di
Ciano d'Enza, suo paese d'origine, quella dei compagni di scuola
dello "Zanelli", quella della Confcoltivatori (presso la quale Zavaroni
aveva lavorato) quella della società calcistica "Juventus", e tante
altre, dei suoi numerosi gruppi di conoscenti ed amici. Dietro il
carro funebre, i familiari di Zavaroni, i suoi amici più stretti,
il sindaco di Reggio, Ugo Benassi, il Presidente del Coni provinciale,
Reverberi, il viceprefetto Dott. D’Angelo, una delegazione di Crocerossine,
e tanta, tanta gente, di ogni età. La cerimonia funebre con rito
civile, è stata semplice e sobria, com'era nello stile di Claudio.
o.i.
5 giugno 1985
Fonte: L’Unità

Domani l'estremo saluto a Claudio
REGGIO EMILIA - La città si appresta a
dare l'estremo addio a Claudio Zavaroni, il giovane fotografo reggiano
rimasto ucciso allo stadio di Bruxelles. La salma di Claudio è da
ieri pomeriggio nella camera ardente allestita nel laboratorio fotografico
che Zavaroni aveva aperto a Forche di Puianello, a lato dalla statale
per la montagna: da qui, lunedì mattina, alle 10, partiranno i funerali
del giovane, per il cimitero di S. Maurizio, sulla via Emilia. Nell'abitazione
dei familiari, in via Montefiorino, autorità, amici, conoscenti,
hanno manifestato il loro cordoglio al padre, alla madre, ad altri
congiunti. Ieri mattina c'è stata anche una visita di una delegazione
del Pci, partito al quale Claudio era iscritto dal 1991. I funerali,
lo ha deciso la giunta, interpretando i sentimenti di dolore di
tutta la città, saranno a spese dell'amministrazione comunale. Una
sottoscrizione per aiutare i familiari di Claudio è stata intanto
lanciata da un club juventino. La notizia della assurda morte di
Claudio ha colpito molti, anche perché erano quelli che lo conoscevano.
Di carattere era aperto, gioviale, generoso, con molteplici interessi,
Claudio aveva molti amici e conoscenti. Praticava lo sport, giocava
in squadre amatoriali di calcio, ma detestava la violenza. Ci si
interroga su cosa stia avvenendo nella mente dei più giovani tifosi:
anche a Reggio, la tragica sera di mercoledì, si è chiassosamente
festeggiato la "vittoria". Non erano più di trecento e non tutti
ragazzini. Troppi, comunque. Uno di loro ha detto, con tono enfatico:
"Questa coppa l'abbiamo conquistata col sangue. Un insegnante ha
raccolto, a scuola, il commento di uno studente tifoso del Torino.
"Bene, adesso, quando ci saranno i derby con la Juve, a loro che
prima ci urlavano "Superga-Superga" (è il colle sul quale precipitò
in aereo la squadra del Torino, ndr) adesso noi possiamo urlare:
"Bruxelles-Bruxelles". PIACENZA - Il tifoso juventino di Piacenza,
Santino Orsi, rimasto gravemente ferito negli incidenti allo stadio
Heysel di Bruxelles, è uscito dal coma. Ha riconosciuto il figlio,
ha mosso una mano. Il signor Orsi. all'ospedale è assistito dal
figlio, dalla moglie e dalla nuora, partiti immediatamente dopo
la notizia del ferimento del proprio congiunto.
2 giugno 1985
Fonte: L’Unità
L'ultimo viaggio del giovane rimasto
ucciso a Bruxelles
Giunta ieri in città la salma di
Zavaroni
Domani mattina si svolgono i funerali di
Claudio Zavaroni, il giovane reggiano rimasto ucciso, nello stadio
di Bruxelles, mentre cercava generosamente di contenere l'assalto
di tifosi del Liverpool. La salma del giovane è giunta a Reggio
ieri pomeriggio e ad accogliere Claudio, all'uscita autostradale
di Mancasale, c'erano le autorità cittadine. La camera ardente è
stata allestita nel laboratorio fotografico che il giovane aveva
aperto a Forche di Puianello, al n. 10 di via lsonzo. Da qui, domani
mattina, alle 10,
partirà
il corteo funebre che accompagnerà Claudio al cimitero di San Maurizio.
l funerali sono a spese del Comune di Reggio: lo ha deciso la Giunta
comunale, interpretando i sentimenti di tutta la città. Lo sgomento
per l'assurda morte di questo giovane buono, allegro, generoso,
impegnato è presente in tutti. Molti lo avevano conosciuto per la
sua attività, il suo lavoro, il suo impegno nella ricerca culturale.
La passione per Io sport, che praticava giocando in squadre da calcio
amatoriali o allenandosi al campo scuola di via Melato. Abbiamo
sentito molta gente che, pur non conoscendolo esattamente di nome,
si è ricordata di lui vedendo le foto sui giornali. Con le sue tante
attività, con la facilità con la quale legava allegri rapporti di
amicizia era entrato in contatto con tanti ambienti. Ciascuna delle
morti di Bruxelles è assurda, mostruosa, ma quella di Claudio lascia
esterrefatti proprio per l'abisso che corre tra quelli che erano
i suoi interessi, il suo carattere, e il mondo che lo ha ucciso.
Un giovane che non era neppure tifoso, andato a Bruxelles quasi
per gita, con uno strumento, la macchina fotografica, con il quale
aveva documentato la vita nei paesi più sperduti dell'Appennino,
attento e sensibile verso le tradizioni popolari della nostra terra,
che si è trovato a dover decidere di opporsi a bande armate che
stavano travolgendo gente inerme e incredula. Il suo - lo abbiamo
riportato ieri scrivendo della testimonianza di un artigiano modenese
che si è trovato al suo fianco - è stato un tentativo generoso,
istintivo, di difesa degli altri spettatori che, alle sue spalle,
erano bersagliati da proiettili di vario tipo.
2 giugno 1985
Fonte: L’Unità

Il giovane
reggiano morto a Bruxelles
L'agghiacciante testimonianza di amici e compagni di viaggio
"Claudio è morto cercando dì salvare
gli altri"
di Otello Incerti
REGGIO EMILIA - Claudio Zavaroni, 29 anni,
fotografo, andato alla partita di Bruxelles non perché tifoso, ma
per curiosità è morto mentre stava cercando di contenere gli assalti
degli esagitati supporters del Liverpool. La notizia ufficiale della
sua scomparsa è arrivata a Reggio ieri alle 12.30: Claudio Zavaroni,
hanno comunicato prima il console italiano a Bruxelles, poi la prefettura,
era tra le vittime dello stadio. Fino a giovedì sera lo si dava
per disperso, assieme ad un altro di Campegine, poi rientrato, e
ancora ieri mattina il nome del reggiano non figurava tra le vittime
ufficiali. Le circostanze della sua morte le abbiamo raccolte da
un artigiano modenese, Giorgio Grenzi, di Savignano sul Panaro,
che, partito con la stessa agenzia di viaggio, la "Planetario" aveva
scambiato con lui qualche parola, sugli spalti, prima dell’inizio
della tragica partita. Lo aveva rivisto, al proprio fianco, sotto
I’ imperversare dell’assalto dei teppisti. Poi lo aveva perso di
vista, nell'infernale stadio teatro di guerra. Giorgio Grenzi, che
ha riportato contusioni, ed è ancora scosso, era andato a Bruxelles
assieme al figlio Alessandro, di 16 anni. La sua testimonianza fa
accapponare la pelle. "In attesa della partita avevo scambiato qualche
parola con Zavaroni, interessato alla sua macchina fotografica.
Poi è cominciato il caos. Gruppi di tifosi inglesi si sono precipitati
su di noi, e dietro di noi: per le pietre, i vari proiettili che
cadevano, c'era una situazione drammatica. In alcuni, istintivamente,
abbiamo cercato di arginare, per alleggerire la situazione alla
nostre spalle. Lì, al mio fianco, ho ritrovato Zavaroni, il fotografo.
L'ho quasi subito perso di vista mentre cercavamo, a pugni, a calci,
di rallentare quegli ossessi che venivano avanti armati con le aste
di bandiere, bastoni, ed altro, soprattutto bottiglie spezzate.
Avevo perso i contatti con Alessandro, mio figlio, e l'ho ritrovato
in mezzo ai corpi di persone rimaste sulle gradinate. Mio figlio
è un tipo robusto, ma ho dovuto scuoterlo, aiutarlo, perché potesse
rialzarsi". Giorgio Grenzi continua il suo racconto; parla dei morti
sugli spalti, della fuga, passando sopra i cadaveri, del tentativo
di raggiungere i cancelli sistemati sull'alto della curva, in cerca
di scampo: ma erano chiusi, e la folla si è riversata vano il campo
di gioco. Poi, un improvviso alleggerimento della pressione; della
calca: ma solo perché era crollato il muretto, perché decine di
persone cadevano a grappoli nel vuoto, aggiungendo orrore all'orrore.
Mi sono rifugiato sotto la tribuna, con mio figlio, abbiamo chiesto
di salire, ma non ci hanno fatto passare. Nel prato ci si guardava
negli occhi, tra gli scampati, ci si abbracciava, si continuava
ad urlare che ciò non era possibile. Poi sono stato portato all'ospedale,
dove sono rimasto, per sicurezza fino a quando non ci sono venuti
a prendere con un taxi del soccorso delle organizzazioni della pubblica
sicurezza. Claudio Zavaroni, che proprio ieri avrebbe dovuto compiere
29 anni, era iscritto dal 1961 al nostro partito, sezione di Lungo
Crostolo. Abitava alla periferia cittadina, in via Montefiorino,
con il padre Aronne, la madre Adele, e altri familiari. Diplomatosi
perito agrario, aveva lavorato a un programma della Regione sui
bilanci delle aziende agricole, poi era stato assunto dalla Confcoltivatori,
che aveva utilizzato la sua esperienza; successivamente era passato
alle dipendenze del Comune di Reggio, come "dogarolo" del Canale
di Secchia. In questo periodo, a contatto con il mondo contadino
reggiano matura il suo interesse per la fotografia. Poi la decisione
di continuare l’attività di fotografo a livello professionale, l'apertura
di uno studio fotografico a Forche di Puianello, sulla strada per
la montagna, la specializzazione nel settore moda, l’immutata passione
per la fotografa come documentazione, la curiosità verso i fenomeni
della nostra epoca. Non era tifoso: era andato a Bruxelles, invitato
da un amico, per provare un'esperienza nuova, e si era portato la
macchina fotografica; ma nel momento della tragedia non ha pensato
alle foto, ha pensato generosamente, e forse questo gli è stato
fatale, a fare quello che avrebbe dovuto fare la polizia belga.
Non era un violento. Il mondo che lo aveva attratto, quello dei
contadini, dei pastori, dei cantastorie, dei "maggerini" dell'Appennino,
era lontano anni luce dal mondo che Io ha ucciso in una partita
di calcio.
1 giugno 1985
Fonte: L’Unità

Claudio
Zavaroni ha perso la vita nell'allucinante serata di Bruxelles
Costernazione per la tragica morte
del giovane concittadino
Una
lettera del sindaco alla famiglia a nome della città
"Era gioviale, allegro, indaffaratissimo,
sempre pieno di energia" racconta una sua collega di lavoro
allo studio fotografico di Forche di Puianello. Claudio Zavaroni
avrebbe compiuto 29 anni ieri. E’ morto alla vigilia del suo compleanno
nella bolgia dello stadio di Bruxelles dove si era recato con una
comitiva di reggiani per assistere alla tragica partita Juventus-Liverpool
(dell’episodio parliamo più ampiamente in pagina regionale) La collega
di lavoro parla con sofferenza di quanto avvenuto. Vorrebbe risparmiare
alla famiglia questa pubblicizzazione dell’angoscia e del dolore
ad opera degli organi di informazione. Ma la commozione ha investito
tutta la città quando ieri si sono diffuse le prime notizie e dopo
che i telegiornali nazionali hanno dato la conferma dell’identificazione
della salma. Di questa commozione si è fatto interprete il sindaco
di Reggio Ugo Benassi, in una lettera ai familiari. "Claudio amava
la vita, il lavoro, lo sport", scrive il sindaco. "L’insensata,
brutale distorsione che concepisce lo stadio come luogo di esercizio
criminale ha colpito anche questo nostro giovane concittadino, alla
cui memoria si rivolge oggi con eguale intensità l’affetto di chi
lo ha conosciuto e di chi ha saputo di lui soltanto l’incredibile
annuncio di morte". Claudio Zavaroni era arrivato alla professione
di fotografo dopo aver lavorato con incarichi precari per l’assessorato
all’agricoltura del comune di Reggio e dopo un periodo di impegno
come funzionario della Confcoltivatori. Nel 1980 era entrato a far
parte dell’ufficio tecnico provinciale della Confcoltivatori, poi
nel 1981 era diventato responsabile della zona di Scandiano. Aveva
in tasca un diploma di perito agrario, ma la sua grande passione
era la fotografia. Nel 1961 aveva allestito una personale, organizzata
dal Comune di Reggio e dall’Arci provinciale, con una serie di ritratti
di personaggi dell’Appenino, anziani suonatori, artigiani di vecchi
mestieri, che aveva visitato assieme a Bruno Grulli, funzionario
del comune di Reggio e appassionato studioso di folklore contadino.
Anche Grulli lo descrive "estroverso, di compagnia, con grande capacità
di fare amicizie, conoscenze. Aveva anche collaborato all’organizzazione
di un corso fotografico nella terza circoscrizione. Nel 1982 Claudio
Zavaroni aveva lasciato il lavoro alla Confcoltivatori ed aveva
aperto lo studio fotografico di Puianello. Si occupava di foto di
moda, di foto pubblicitarie e industriali, di "still-life" (foto
di oggetti). Aveva avviato un attività affermata, con due collaboratori.
Aveva deciso di andare a Bruxelles per assistere ad uno spettacolo:
era juventino, ma senza nessuna propensione al tifo acceso. Naturalmente
aveva portato con sé la macchina fotografica. Là ha trovato la morte.
Ora si attende l'arrivo del feretro per i funerali. L'Amministrazione
comunale, per onorarne la memoria, assumerà a proprio carico le
spese per le onoranze funebri. Claudio era iscritto al partito comunista
dal 1981, in più occasioni aveva dato una mano all’ organizzazione
di feste dell'Unità. La federazione provinciale dei Pci ha espresso
solidarietà e cordoglio ai familiari: "Condividendo il vostro dolore,
vogliamo ricordarlo attivo e presente nel partito, cui diede il
suo apprezzato contributo. I comitati provinciali del Csi, del Coni
e dell'Uisp esprimono severa condanna della violenza responsabile
del massacro dl Bruxelles, chiedono a tutte le società di osservare
un minuto di silenzio, per commemorare le vittime, in tutte le manifestazioni
sportive previste per oggi e domani.
1 giugno 1985
Fonte: L’Unità
Identificata l'ultima vittima:
è un reggiano
REGGIO
EMILIA - Per i familiari della vittima reggiana di Bruxelles l'angoscia
è stata particolarmente atroce. I parenti di Claudio Zavaroni hanno
vissuto 24 ore di incubo nel vortice di notizie altalenanti sulla
sorte del congiunto: morto, ferito grave, disperso ? Poi la notte
scorsa la conferma dell'ipotesi più tragica. Ventottenne, Claudio
Zavaroni era fotografo d'arte impegnato nel settore della moda.
Nato a Ciano d'Enza, sulle colline reggiane, figlio unico, abitava
col padre Aronne e la madre Adele in via Montefiorino, all'immediata
periferia cittadina. Intanto è definitivo il bilancio degli incidenti
di mercoledì, allo stadio di Heysel. Il ministero degli Interni
belga fa ufficialmente sapere che i morti sono 38 (e non 39 come
fin qui creduto) e sono stati tutti identificati: 31 italiani, quattro
belgi, due francesi, un britannico. I feriti sono 454.
1 giugno 1985
Fonte: La Stampa
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