
CHI ERA
Strage dell’Heysel, 36 anni fa: tra le 39
vittime anche
un 25enne bergamasco
Anche Franco Galli di Calcio morì schiacciato. Quando la sua
salma arrivò a casa, i genitori si resero conto che gli erano
stati rubati gli oggetti in oro che indossava.
C’era anche un 25enne bergamasco tra le
vittime della strage dell’Heysel il 29 maggio 1985, la notte
della finale di Coppa dei Campioni tra Juve e Liverpool ma anche
la più triste della storia per gli appassionati di calcio che si
trovarono di fronte a una tragedia inimmaginabile, con 39 tifosi
morti schiacciati sotto il peso degli altri: 32 erano italiani.
Tutti tifosi juventini come Francesco Galli (per gli amici
Franco), andati in Belgio con la speranza di festeggiare.
Trovarono invece la morte in modo assurdo, travolti dalla furia
degli hooligans inglesi, schiacciati contro le balaustre o
precipitati dalle gradinate, poco prima che iniziasse la
partita. Morti anche a causa dell’inadeguatezza dello stadio Re
Baldovino e dei servizi di sicurezza. Un ricordo che a 36 anni
di distanza brucia ancora nel paese della Bassa. Come avevano
raccontato i suoi familiari a Bergamonews, Francesco, 25 anni,
era l’ultimo di dieci figli. La Juve era la sua grande passione.
Aveva raggiunto Bruxelles con alcuni amici a bordo di un
furgone. Un’ora prima della partita, intorno alle 19, i tifosi
del Liverpool cominciarono a spingersi verso il settore Zeta da
loro occupato, fino a sfondare le reti divisorie. Nella ressa
che venne a crearsi, alcuni si lanciarono nel vuoto per evitare
di rimanere schiacciati, altri cercarono di scavalcare gli
ostacoli ed entrare nel settore adiacente, altri si ferirono
contro le recinzioni. Il muro crollò per il troppo peso,
moltissime persone rimasero schiacciate, calpestate dalla folla
e uccise nella corsa verso una via d’uscita. Tra loro anche
Galli, rimasto sepolto sotto un cumulo di gente e tra i primi a
morire, come ricostruito poi dagli inquirenti. Oltre al danno,
la beffa. Quando la sua salma arrivò a casa, i genitori si
resero conto che gli erano stati rubati gli oggetti in oro che
indossava. Tra i quali una catenina d’oro che valeva molto e a
cui era molto legato, sostituita con una da bigiotteria.
29 maggio 2021
Fonte: Bergamonews.it
© Fotografia:
Comune.calcio.bg.it
Strage dell’Heysel: Calcio
ricorda Franco,
morto a 25 anni schiacciato dai tifosi
di Mauro Paloschi
L'emergenza ha stoppato il
tradizionale torneo in sua memoria organizzato dagli Amatori
Kals: "Ma sei sempre nei nostri pensieri".
Un ricordo più forte della pandemia. A
causa delle limitazioni imposte dall’emergenza sanitaria,
quest’anno a Calcio amici e parenti di Francesco Galli non hanno
potuto commemorare come volevano il 35esimo anniversario della
sua scomparsa nella calca infernale dell’Heysel. Saltato il
tradizionale torneo che organizzano ogni anno per lui, gli
Amatori Kals si sono dovuti accontentare di un post pubblicato
sulla propria pagina Facebook. A Calcio e non solo quella serata
viene ricordata come la tragedia sportiva più orribile di tutti
i tempi. 39 le vittime, 32 delle quali italiane. Tutti tifosi
juventini come Francesco (per gli amici Franco), andati in
Belgio con la speranza di festeggiare la prima Coppa dalle
grandi orecchie. Trovarono invece la morte in modo assurdo,
travolti dalla furia degli hooligans inglesi, schiacciati contro
le balaustre o precipitati dalle gradinate, poco prima che
iniziasse la finale contro il Liverpool. Morti anche a causa
dell’inadeguatezza dello stadio Re Baldovino e dei servizi di
sicurezza. Un ricordo che a 35 anni di distanza brucia ancora
nel paese della Bassa. Come avevano raccontato i suoi familiari
a Bergamonews, Francesco, 25 anni, era l’ultimo di dieci figli.
La Juve era la sua grande passione. Aveva raggiunto Bruxelles
con alcuni amici a bordo di un furgone. Un’ora prima della
partita, intorno alle 19, i tifosi del Liverpool cominciarono a
spingersi verso il settore Zeta da loro occupato, fino a
sfondare le reti divisorie. Nella ressa che venne a crearsi,
alcuni si lanciarono nel vuoto per evitare di rimanere
schiacciati, altri cercarono di scavalcare gli ostacoli ed
entrare nel settore adiacente, altri si ferirono contro le
recinzioni. Il muro crollò per il troppo peso, moltissime
persone rimasero schiacciate, calpestate dalla folla e uccise
nella corsa verso una via d’uscita. Tra loro anche Galli,
rimasto sepolto sotto un cumulo di gente e tra i primi a morire,
come ricostruito poi dagli inquirenti. Oltre al danno, la beffa.
Quando la sua salma arrivò a casa, i genitori si resero conto
che gli erano stati rubati gli oggetti in oro che indossava. Tra
i quali una catenina d’oro che valeva molto e a cui era molto
legato, sostituita con una da bigiotteria.
29 maggio 2020
Fonte: Bergamonews.it
© Fotografia:
Visitabergamo.net
Heysel, 34 anni fa la strage: tra i 39 juventini
morti anche Franco, 25enne di Calcio
di Mauro Paloschi
Mentre stava morendo, a Galli vennero rubati gli oggetti
in oro che indossava. Il ricordo di Juve e Liverpool.
Le immagini dell’epoca, con il commento di Bruno Pizzul,
raccontano di una serata di follia e dolore. 29 maggio 1985, la
data tristemente nota per la strage dell’Heysel, la tragedia
sportiva più orribile di tutti i tempi. 39 le vittime, tra loro
anche Franco Galli, 25enne di Calcio. I deceduti erano tifosi
juventini, 32 dei quali italiani, andati a Bruxelles con la
speranza di festeggiare la prima Coppa dei Campioni bianconera.
Trovarono invece la morte in modo assurdo, travolti dalla furia
degli hooligans inglesi, schiacciati contro le balaustre o
precipitati dalle gradinate, poco prima che iniziasse la finale
contro il Liverpool. Morti anche a causa dell’inadeguatezza
dello stadio Heysel e dei servizi di sicurezza belgi. Un ricordo
che a 34 anni di distanza brucia ancora nel paese della Bassa.
Come avevano raccontato i suoi familiari a Bergamonews,
Francesco, per gli amici Franco, aveva solo 25 anni ed era
l’ultimo di dieci figli. La sua grande passione era la Juve.
Aveva raggiunto il Belgio con alcuni amici a bordo di un
furgone. Circa un’ora prima della partita, intorno alle 19, i
tifosi del Liverpool cominciarono a spingersi verso il settore
da loro occupato, lo Zeta, fino a sfondare le reti divisorie.
Nella ressa che venne a crearsi, alcuni si lanciarono nel vuoto
per evitare di rimanere schiacciati, altri cercarono di
scavalcare gli ostacoli ed entrare nel settore adiacente, altri
si ferirono contro le recinzioni. Il muro crollò per il troppo
peso, moltissime persone rimasero schiacciate, calpestate dalla
folla e uccise nella corsa verso una via d’uscita. Tra loro
anche Galli, rimasto sepolto sotto un cumulo di gente e tra i
primi a morire, come ricostruito poi dagli inquirenti. Oltre al
danno, la beffa. Quando la sua salma arrivò a casa il giorno
seguente, i genitori si resero conto che gli erano stati rubati
gli oggetti in oro che indossava. Tra i quali una catenina d’oro
che valeva molto e a cui era molto legato, sostituita con una da
bigiotteria. Nel giorno del 34esimo anniversario della strage,
la Juventus ricorda sul proprio sito internet "una delle più
orribili tragedie che abbiano mai colpito il mondo dello sport"
e si stringe attorno alle famiglie dei 39 morti dell’Heysel,
"vittime innocenti di una follia senza spiegazioni". Anche il
Liverpool rende omaggio alle vittime, con un mazzo di fiori
sulla lapide posta fuori dalla curva Sir Kenny Dalglish
dell’Anfield, stadio del club inglese. "Oggi è un giorno
importante, ricordiamo la tragedia dell’Heysel, mai dimenticata
- spiega Susan Black, responsabile comunicazione dei Reds, sul
sito del Liverpool".
29 maggio 2019
Fonte: Bergamonews.it
(Testo © Fotografia)
Heysel, 32 anni dalla tragedia
allo stadio
Tra le vittime ci fu anche un
bergamasco
Per
non dimenticare una delle pagine più brutte e drammatiche del
calcio moderno. Era il 29 maggio del 1985 quando, allo stadio
Heysel di Bruxelles, durante la finale di Coppa dei Campioni
morirono 39 tifosi, quasi tutti juventini per gli incidenti
scatenati dai supporter del Liverpool. Tra loro anche il
bergamasco Mario (NdR: Francesco) Galli da Calcio. Nel 1985 il calcio
inglese fu bandito per anni dall’Europa, era una delle
conseguenze della tragedia che si era verificata il 29 maggio di
quello stesso anno allo stadio Heysel di Bruxelles. Gli
incidenti scatenati dai tifosi del Liverpool causarono la morte
di 39 tifosi juventini prima della finale di Coppa dei Campioni.
Francesco Galli di Calcio è una delle vittime della strage dello
stadio belga di 32 anni fa. Francesco aveva 25 anni ed era
l’ultimo dei dieci figli. Lavorava come carpentiere ed era
fidanzato con Daniela. Aveva una grande passione per la Juventus
che condivideva con altri amici della zona con i quali aveva
deciso di andare a vedere la finale. Purtroppo da quella che
doveva essere una giornata di festa Francesco non torno più. Lui
come altri 38 tifosi rimasero schiacciati. Una tragedia che
sembra lontana nel tempo ma che non si può dimenticare, monito
di un calcio "malato" che non vorremmo più vedere.
29 maggio 2017
Fonte: Ecodibergamo.it
© Fotografia:
Bergamonews.it
Calcio, dolore per la morte di
Franchino: "Noi con lui"
di Gloria Belotti
CALCIO
– Il crollo degli spalti dello stadio di Heysel
Ivan Berlucchi di Calcio,
all’epoca 23 anni, lo ricorda come fosse ieri. Ha rischiato di
morire, anche se ha potuto realizzare l'accaduto solo
successivamente, e ha perso un caro amico: Franco Galli (classe
1960) soprannominato "Franchino Claido", Franchino per la bassa
statura mentre Claido era il nomignolo della numerosa famiglia
di cui era l'undicesimo figlio. "Da Calcio siamo partiti in
cinque racconta Ivan, io, Franco, Ivan Paloschi, Lorenzo
Martinelli e Domenico Consolandi. A Milano siamo saliti sul
pullman, organizzato per Bruxelles. Da quell'incubo siamo
rientrati tutti, tranne Franchino purtroppo. Doveva essere una
festa, invece non ci hanno neppure fatto sentire il sapore della
gioia perché allo stadio, zeppo di gente, la tifoseria inglese
ha iniziato a spingere e non ha più smesso... fino alla
tragedia". Si avverte ancora commozione tra le parole di Ivan,
che aggiunge: "Io, dal basso, mi sono sentito sollevare e mi
sono salvato; con gli altri ho scavalcato il muro, siamo
scivolati lungo la scarpata e siamo usciti nell'antistadio. Non
abbiamo più visto Franco che, essendo più basso, per vedere
meglio si era posizionato un po' più sotto. Siamo tornati verso
l'albergo dove abbiamo atteso notizie anche se sentori negativi
mi erano già arrivati da Calcio, dove non si avevano notizie di
lui. Mi sono realmente reso conto dell'accaduto solo all'arrivo
a Milano, dove tutti ci guardavano come se fossimo alieni. A
quel punto ho compreso la tragedia". Franco era un grande tifoso
della Juventus, che seguiva in Coppa e campionato. Giocava nella
squadra degli "Amatori Kals" ed era animatore della tifoseria
juventina che si ritrovava al Bar Centrale del paese, dove dopo
il lavoro (era carpentiere) s'intratteneva a discutere della sua
squadra con gli amici e a organizzare le trasferte. Per la sua
morte il paese crollò nel dolore, partecipando con affetto al
lutto della famiglia (i genitori Pietro e Teresa Balduzzi sono
morti da anni); in molti lo ricordano per la sua cordialità,
gioia di vivere e passione calcistica. Da Calcio partirono, in
aereo però, anche Gianluigi Ranghetti, Venanzio Turmolli, Luigi
Bertoli e Franco Brevi. Ivan Berlucchi aggiunge: "Ci sono ancora
delle scritte sui muri di qualche nostro paese che inneggiano
all'Heysel. E’ una vergogna che non siano ancora state
cancellate. Il dramma si sarebbe potuto evitare con una migliore
organizzazione. Noi italiani eravamo separati dalla tifoseria
straniera solo da una rete, sorvegliata da alcuni poveri
poliziotti che sicuramente saranno rimasti sepolti dal crollo
del muro. Bisognerebbe riflettere sugli errori per evitare altre
tragedie".
29 maggio 2015
Fonte: L’eco di Bergamo
(Testo ©
Fotografia)
IL RICORDO
"Quella catenina d'oro rubata a
mio fratello mentre moriva all'Heysel"
di Mauro Paloschi
Francesco Galli di Calcio è una
delle 39 vittime della strage dello stadio belga di 30 anni fa.
I fratelli: "Quando stava morendo, gli rubarono tutto l'oro che
indossava. Ricevemmo una lettera di scuse dalla Thatcher e 36
milioni di lire di risarcimento, usati per il suo monumento al
cimitero".
La
mattina del 29 maggio 1985, in un terreno della Bassa
Bergamasca, due fratelli stanno zappando la terra. A un certo
punto Francesco, il più giovane, tirando un calcio a un sasso
esclama in dialetto: "Stasera Platini segna così e vinciamo la
Coppa dei campioni". Quella sera a Bruxelles andò esattamente in
quel modo. Ma Francesco non vide il gol del suo idolo: era morto
un paio di ore prima. Nel modo in cui nessuno avrebbe potuto
immaginare. Soprattutto in uno stadio da calcio. Francesco Galli
è una delle vittime della strage dell'Heysel, lo stadio di
Bruxelles in cui prima della finale di Coppa dei Campioni
1984-85 morirono 39 persone, tra cui 32 italiani, e ne rimasero
ferite 600. Francesco, per gli amici Franco, aveva solo 25 anni
ed era l'ultimo dei dieci figli di una famiglia molto unita,
come quelle di una volta. Lavorava come carpentiere ed era
fidanzato con Daniela. Ma il suo grande amore era la Juventus.
Una passione che condivideva con un gruppo di amici della zona.
Gli stessi con i quali, una settimana prima della finalissima
contro gli inglesi del Liverpool, aveva organizzato la trasferta
in Belgio. "Gli avevano tolto da poco il gesso alla gamba e non
riusciva ancora a muoverla molto bene - racconta Mario Galli,
ora 76enne, il fratello con cui Francesco lavorava quella
mattina nel terreno di famiglia. Per questo nostro padre Pietro
gli aveva sconsigliato di andare a Bruxelles. Aveva provato a
convincerlo in ogni modo. Niente da fare. Quel giorno si svegliò
molto presto ed era agitatissimo per la partita. Mentre zappava
non parlava d'altro. Appena terminato il lavoro partì insieme
agli amici. Prima ci salutò con il suo solito sorriso. Per
l'ultima volta". Il gruppo di tifosi juventini partiti da Calcio
con un pulmino raggiunse la capitale belga intorno alle 18.
Mezz’ora più tardi erano già all'interno dello stadio, dopo aver
acquistato i biglietti. Del maledetto settore Zeta, proprio
quello che crollò. Poco più in là erano stati collocati i tifosi
inglesi, separati dagli italiani solo da una rete metallica.
Franco, non essendo molto alto, prese posto nella parte bassa
della gradinata. Circa un'ora prima della partita, intorno alle
19, i tifosi del Liverpool cominciarono a spingersi verso il
settore Zeta, fino a sfondare le reti divisorie. Nella grande
ressa che venne a crearsi, alcuni si lanciarono nel vuoto per
evitare di rimanere schiacciati, altri cercarono di scavalcare
gli ostacoli ed entrare nel settore adiacente, altri si ferirono
contro le recinzioni. Il muro crollò per il troppo peso,
moltissime persone rimasero schiacciate, calpestate dalla folla
e uccise nella corsa verso una via d'uscita.

Tra loro anche il
25enne bergamasco, rimasto sepolto sotto un cumulo di gente e
tra i primi a morire, come ricostruito poi dagli inquirenti.
"Stavamo
guardando la partita in televisione, tutti insieme - prosegue
Roberto Galli, 72 anni, un altro fratello, ancora scosso nel
ricostruire quelle ore. Nel vedere quelle immagini restammo
impietriti. Ma pensavamo che Franco fosse riuscito in qualche
modo a mettersi in salvo. Aveva sempre fatto sport, era un
ragazzo molto agile e sveglio. Col passare delle ore iniziammo a
preoccuparci, come se avessimo il sentore che qualcosa non
andava. Intorno alle 23 suonò il citofono. Era un commerciante
del paese. Aveva saputo da un giornalista bergamasco presente a
Bruxelles che nostro fratello era morto. Eravamo disperati. Mio
padre si inginocchiò di fronte alla tv. Mia madre non parlò più.
Non si è mai ripresa da quella notizia. E nel giro di alcuni
anni, morirono entrambi". E non è tutto. Oltre alla tragica
morte di Franco, la famiglia Galli fu costretta a fare i conti
un altro schiaffo: "La mattina seguente partimmo
noi tre fratelli per il riconoscimento del corpo - continua il signor
Roberto. Le salme erano state posizionate a terra, una a fianco
all'altra, nell'hangar dell'aeroporto. Ci indicarono il sacco
nero in cui avevano messo il nostro caro. Era irriconoscibile.
Capimmo che era lui solo grazie al tatuaggio che aveva sul
braccio". "La salma arrivò a casa il giorno seguente, passando
dallo scalo di Roma - spiega. Purtroppo però, gli avevano rubato
gli oggetti in oro che indossava. Tra i quali una catenina d'oro
di circa due etti che valeva molto e a cui era molto legato. La
sostituirono con una da bigiotteria. Probabilmente gliel'hanno
rubata quella sera mentre era a terra morto. Qualche tempo dopo
arrivarono i risarcimenti economici: 12 milioni di lire dallo
Stato italiano, 12 milioni dalla Juve e 12 milioni dal primo
ministro britannico Margareth Thatcher, la quale ci inviò anche
una lettera di scuse per il comportamento dei suoi connazionali.
I soldi li usammo tutti per il monumento e la statua che lo
rappresenta felice mentre gioca a pallone". Per ricordare Franco
e quell'immane tragedia, ogni anno a fine maggio gli Amatori
Kals, la squadra in cui militava, organizza un triangolare di
calcio. Lo sport che Franco amava tanto. Una passione che, in
modo assurdo, gli è costata la vita e ha segnato per sempre la
sua famiglia.
28 Maggio 2015
Fonte: Bergamonews.it
©
Fotografie: U.S. Amatori
Kals - Itinerariodiviaggio.com
|