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FRANCO MARTELLI ♥
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Franco Martelli ❤
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ITALIA   5-11-1962   Todi (PG)   Anni 22

LA RICORRENZA

Heysel, 40 anni fa la tragedia: tra le 39 vittime anche un umbro

Nella calca perse la vita il giovane tuderte Franco Martelli e dieci restarono feriti.

Una festa tanto attesa finita in tragedia. Il 29 maggio 1985 era in programma a Bruxelles, allo stadio Heysel, la finale di Coppa dei Campioni fra Juventus e Liverpool. I bianconeri, due anni dopo la beffa con l’Amburgo, sognavano di mettere finalmente le mani sull’unico trofeo che mancava ancora all’appello sfidando i Reds campioni in carica e che 12 mesi prima avevano sconfitto la Roma ai rigori all’Olimpico. Ma quel giorno il calcio offrì il peggio di sé. Poco prima dell’inizio della partita, gli hooligans inglesi sfondarono le recinzioni del settore Z - occupato da tifosi juventini ma anche da neutrali e famiglie - diffondendo il panico. In molti cercarono di fuggire ma il muro di contenimento, sotto la pressione della folla, crollò: 39 i morti, fra cui anche donne e bambini, oltre 600 i feriti. Un bollettino di guerra, una tragedia annunciata: le condizioni dello stadio, vecchio e con gravi carenze strutturali, e le misure di sicurezza inadeguate erano il preludio a un disastro quasi ineluttabile. Eppure si giocò: la Uefa, temendo ulteriori conseguenze in termini di ordine pubblico, mandò in campo le due squadre con i giocatori ignari o quasi di quello che era realmente successo. Vinse la Juve 1-0, con un rigore trasformato da Platini anche se per un fallo su Boniek fuori area. In un’atmosfera surreale, la Coppa dei Campioni a lungo inseguita fu consegnata ai bianconeri ma era una coppa macchiata di sangue e ancora oggi le scene dei festeggiamenti finali hanno un effetto straniante. Quella serata maledetta, però, lasciò il segno: la Uefa escluse i club inglesi dall’Europa per cinque anni (sei per il Liverpool) mentre il governo Thatcher corse ai ripari - anche se fu necessaria un’altra tragedia, quella di Hillsborough nel 1989, per avere provvedimenti più decisi - gettando le basi di quel modello di lotta agli hooligans che ancora oggi fa dell’atmosfera negli impianti d’Oltre Manica un esempio. Il ricordo dell’Heysel resta però vivo: ogni anno Juve e Liverpool rendono omaggio alle vittime e sugli spalti bianconeri figura sempre quel "+39" che richiama i tifosi che non ci sono più. Perché saranno passati anche 40 anni ma la ferita è e resterà ancora e per sempre aperta. Anche il Cuore Verde d’Italia pagò un tributo pesantissimo: un morto e 10 feriti il bilancio. A perdere la vita fu il tuderte Franco Martelli (oggi a Todi sarà ricordato con una messa alle 18 nella chiesa della santissima Madonna del Campione), all’epoca non ancora 23enne. Tifosissimo della Vecchia Signora, amava il calcio in modo viscerale. Fonte: Corrieredellumbria.it © 29 maggio 2025 Fotografie: La Gazzetta dello Sport © Beatrice Nicolini ©

Todi ricorda Franco Martelli, vittima allo stadio Heysel

Giovedì 29 maggio ricorre il quarantesimo anniversario della tragedia dello stadio Heysel, in Belgio, nella quale perse la vita il giovane tuderte Franco Martelli, al quale è intitolato l’impianto calcistico di Pontenaia e lo Juventus Club cittadino. Circa un’ora prima della finale di Coppa Campioni tra Ponte naia Juventus e Liverpool, gli ultrà inglesi, alterati dall’alcool, iniziarono a spingere verso il settore Z, occupato in larga parte da sostenitori della Juventus non appartenenti a gruppi organizzati. Le forze dell’ordine belghe impreparate non intervennero. A seguito della pressione un muro crolla travolgendo diversi sostenitori. Il bilancio è tragico: 39 morti, di cui 32 italiani, tra i quali Franco Martelli, 4 belgi, 2 francesi e 1 irlandese. Oltre 600 i feriti. Fonte: Iltamtam.it © 28 maggio 2025 Fotografia: Perugiatoday.it ©

L'ANNIVERSARIO

Heysel, 35 anni fa la tragedia di Bruxelles dove

perse la vita anche il tuderte Franco Martelli

"Trentacinque anni dopo è ancora più importante ricordare perché con il passare del tempo il rischio che l’Heysel venga dimenticato è reale e quindi più si va avanti e più c’è necessità di fare memoria". Andrea Lorentini è il presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime della strage dell’Heysel che oggi 29 maggio vive il suo trentacinquesimo anniversario, nonché il figlio di uno dei 39 deceduti in quella tragica serata a Bruxelles in cui si giocava la finale della Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool, Roberto Lorentini. Quest’ultimo è stato anche insignito della medaglia d’argento al valor civile in quanto si era salvato dopo le prime cariche degli hooligans inglesi ma era tornato indietro, essendo medico, per prestare soccorso ai feriti sugli spalti, venendo mortalmente travolto mentre stava praticando una manovra respiratoria su un bambino. Andrea Lorentini, in un’intervista all’agenzia Italpress, ha voluto rimarcare come è giusto tenere vivo il ricordo di quel che avvenne 35 anni fa, ma vi deve essere "una memoria che, non sia fine a se stessa altrimenti sconfina nella retorica. L’Associazione dei familiari delle vittime si pone questo scopo dal 2015, da quando si è ricostituita, intende ricordare attraverso gesti e progetti concreti, in particolare iniziative di educazione civico-sportiva rivolte ai giovani. Solo così possiamo dare un senso vero alla memoria dei nostri cari". La tragedia dell'Heysel costò la vita anche a un umbro: il tuderte Franco Martelli, aveva 22 anni. Gli è stato intitolato il campo sportivo di Todi. "Per questo trentacinquesimo anniversario avremmo dovuto organizzare un’iniziativa presso il Museo del calcio di Coverciano con la collaborazione del direttore Maurizio Francini e del giornalista Matteo Marani, alla presenza degli studenti. L’emergenza Covid lo ha impedito, ma speriamo di poterla organizzare quanto prima. Il progetto più ambizioso al quale stiamo lavorando da tempo è quello di istituire in Italia la giornata nazionale contro la violenza nello sport. Abbiamo presentato la proposta al Governo e in particolare al ministero dello sport. Speriamo di poter concretizzare il tutto. Sarebbe un bel passo avanti poter creare ogni anno un momento, un’occasione ufficiale di memoria per tutte le vittime, innocenti, dello sport" conclude Lorentini. Fonte: Corrieredellumbria.corr.it © 29 maggio 2020 Fotografia: Beatrice Nicolini ©

 

Quella notte all’Heysel vista da Todi

di Gilberto Santucci

L'inaugurazione dello Juventus Club intitolato a Franco Martelli con la presentazione del libro di Francesco Caremani ha permesso di raccogliere testimonianze dirette inedite.

Dopo tanto tempo si è tornati a parlare di Heysel a Todi con la presentazione del libro di Francesco Caremani, ospite dello Juventus Club intitolato alla memoria di Franco Martelli, tuderte, una delle 39 vittime di quella tragedia, un volume che ha squarciato il silenzio su una materia dura, difficile, dolorosa e che testimonia quanto sia complicato in Italia coltivare in alcuni casi la memoria, che è materia complessa e che non può ridursi ad una targa, ad una messa, ad una cerimonia commemorativa di faccia. Serve ricordare per non dimenticare, ricordare per capire e perché non accada mai più: altrimenti la memoria diventa solo un feticcio da stadio. È lo spirito che ha animato la serata di venerdì all’Hotel Villaluisa, caratterizzata non solo dagli interventi del Sindaco Ruggiano, che ha portato il saluto dell’avvocato Vedovatto che si è occupato del processo a Bruxelles, e dell’assessore allo sport Ranchicchio, ma anche di alcuni testimoni di quella notte, compagni del viaggio di andata con Franco Martelli. Dopo un’appassionata ricostruzione di Francesco Caremani, al tavolo sono stati invitati a parlare uno dopo l’altro Vittorio Spazzoni, Massimo Mosca e Giampiero Sargeni, i quali hanno raccontato il loro Heysel, aggiungendo aneddoti che, a 33 anni di distanza, hanno procurato profonda partecipazione nella platea. Particolarmente toccante quello di Sbarra, che ha accettato di parlare per la prima volta in pubblico di quanto vissuto nella notte del 29 maggio 1985. "La memoria è un lavoro quotidiano - ha detto Caremani - è soffermarsi a ripensare a Franco Martelli e agli altri non solo il 29 maggio. La memoria è andare nelle scuole, parlare con i giovani, fargli capire cos’è stato l’Heysel per il calcio contemporaneo, iniziando a ripulire l’argomento dai luoghi comuni trovati in Rete e dalle falsità prorogate/propagate nel tempo, spesso in malafede, in Italia e all’estero. E dopo questo lavoro di ripulitura raccontare le verità (non la Verità !), le tante piccole, a volta minuscole, verità di ciò che è accaduto, del perché, di come poteva essere evitato, del processo, delle responsabilità e poi di chi si è comportato bene e chi male con le vittime e i loro familiari". Una scelta difficile e non scontata quella di intitolare lo Juventus Club a Franco Martelli, in una città che ha saputo comunque dedicargli anche lo stadio di calcio di Pontenaia. Una scelta in parte sofferta anche quella di inaugurare il nuovo corso del Club con un argomento tanto delicato e controverso, ma che alla fine si è confermata preziosa per riflettere sullo sport di ieri e di oggi e per ribadire che il focus di quella tragedia sono soltanto i 39 morti e nient’altro. "Esistono verità fattuali e processuali inequivocabili e per un discorso serio sull’Heysel, per una memoria compiuta, si parte da qui", ha concluso Caremani. Fonte: Iltamtam.it © 25 novembre 2018 Fotografie: La Gazzetta dello Sport © Google Maps ©

 

Domani si parla della strage dell'Heysel:

Ospite a Todi Francesco Caremani

di Antonello Menconi

Al via le attività del neonato Juventus Club Todi intitolato a "Franco Martelli", il giovane tifoso tuderte che perse la vita nel 1985 allo stadio dell’Heysel. E proprio a Martelli e al ricordo di quella tragedia sarà dedicata la giornata di presentazione ufficiale del club fissata per domani, venerdì, alle ore 21, presso la sala convegni dell’Hotel Villaluisa. Nell'occasione si rivivranno emozioni e ricordi di una serata che mai verrà dimenticata. "La nostra volontà - dice il presidente del Club Daniele Caporali - è quella di promuovere momenti di incontro e di promozione della cultura sportiva che possano andare oltre le trasferte e, i pur importanti, momenti di ritrovo per vedere insieme alle partite. L’obiettivo è di stimolare occasioni di riflessione e di aggregazione utili soprattutto ai tifosi più giovani". Nella serata di domani, venerdì, sarà ospite a Todi il giornalista e scrittore Francesco Caremani, vincitore di vari premi ed autore di una decina di libri, tra cui "Heysel, le verità di una strage annunciata", che sarà presentato e dibattuto a 33 anni da quella notte di sangue e di dolore per lo sport tutto, che rappresenta una ferita mai del tutto rimarginata. Il 16 dicembre, sempre al Villaluisa, si terrà invece la cena di Natale del club, con in programma una tombola con premi bianconeri ed un’asta finale sempre in salsa juventina. Entro la fine dell’anno, il 29 dicembre, è in programma infine la prima trasferta per assistere alla partita Juventus-Sampdoria, con trasferimento in autobus, ingresso allo stadio e visita al museo. Nel frattempo, in attesa del taglio del nastro, il Club tuderte ha preso parte ad un contest fotografico promosso dalla società torinese, iniziativa che ha fatto maturare l’idea della realizzazione di un calendario tuderte bianconero. Fonte: Perugia24.net © 22 novembre 2018 Video: RAI ©

La verità sull’Heysel dove morì Franco Martelli

di Gilberto Santucci

A Todi, venerdì 23 novembre, alle 21, all'Hotel Villaluisa presentazione del libro di Francesco Caremani promossa dal rinnovato Juventus Club.

Sono trascorsi più di 33 anni da quella notte del 29 maggio 1985 quando a Bruxelles, durante la finale di Coppa di Campioni, perse la vita anche il giovane tifoso tuderte Franco Martelli (a cui la città ha intitolato lo stadio di calcio di Pontenaia). I più giovani non ricordano o magari addirittura non sono a conoscenza che anche Todi fu toccata da quella tragedia che vide morire 39 persone. Non lo hanno però dimenticato gli amici e i tifosi bianconeri che a Franco Martelli hanno intitolato il fan club, di recente rinnovato con alla guida il neo presidente Daniele Caporali. All’insegna della passione, la stessa che animava Franco, ma anche della memoria e dell’impegno, lo Juventus Club inaugura il suo nuovo corso venerdì 23 novembre con un incontro di festa ma anche di rispettosa riflessione. All’Hotel Villaluisa, infatti, si terrà, alle ore 21, aperta a soci, simpatizzanti e quanti altri interessati, la presentazione del libro "Heysel: le verità di una strage annunciata" scritto dal giornalista juventino Francesco Caremani, autore di numerosi saggi sportivi ed oggi firma del Fatto Quotidiano, del Corriere Fiorentino (edizione toscana del Corriere della Sera), de "Il Calcio Illustrato" e di Radio Vaticana. Pubblicato per la prima volta nel 2003, riproposto poi in edizione aggiornata e disponibile anche in lingua inglese, è l’unica opera riconosciuta dall’associazione dei familiari delle vittime. Il libro ricostruisce quanto successo in quelle drammatiche ore ma soprattutto quello che accadde dopo, nei lunghi anni del processo che ha portato alla condanna di una dozzina di hoolingans del Liverpool, per pene dai 4 ai 5 anni di reclusione, aprendo uno squarcio anche sull’accertamento delle responsabilità indirette di Uefa e polizia belga, delle quali in Italia si è scritto poco o nulla. Dura ma sempre rispettosa nei confronti di ciascuno dei morti italiani, è una lettura che non può mancare sugli scaffali di un tifoso doc, sia esso bianconero o meno. Per l’occasione il Club ha ritrovato anche la pubblicazione che, un anno dopo la tragedia, fu realizzata dagli amici e dalla famiglia Martelli per ricordare Franco. Un opuscolo dove il dolore e il rimpianto per la prematura scomparsa si accompagna ai ricordi per l’amore sconfinato per la sua squadra del cuore. Lo stesso con il quale lo Juventus Club ha organizzato la serata del 23 novembre. Fonte: Iltamtam.it © 21 novembre 2018 Fotografie: Juventus Official Club Todi © Francesco Caremani ©

 

LUTTO

È morta la maestra Bice

Si è spenta Beatrice Nicolini in Martelli, un personaggio storico per la città di Todi. La signora Bice è stata la maestra per generazioni di tuderti ai quali ha insegnato il rispetto, il senso civico e la lealtà. Duramente colpita dalla tragica scomparsa del figlio Franco, rimasto vittima della tragedia dello stadio Heysel ha trovato nella fede il suo sostegno. Profondamente religiosa ha speso gran parte della sua vita ad insegnare ai giovani il culto della non violenza. La signora Bice in molti la ricorderanno con stima e con affetto. Fonte: Corrieredellumbria.corr.it © 20 agosto 2018 Video: RAI

Comune di Todi ricorda le vittime dello stadio

Heysel ed il concittadino Franco Martelli

Il 29 maggio ricorre l’anniversario della tragedia dello stadio Heysel, in cui persero la vita 39 persone e, tra queste, il nostro concittadino Franco Martelli. L’Amministrazione comunale di Todi desidera commemorare le vittime di uno dei giorni più bui per il calcio e per tutto lo sport con la deposizione di una corona di alloro venerdì 29 maggio p.v. alle ore 19.15, presso il Monumento dello Sport, in Pontenaia di Todi. Tutta la città e le associazioni sportive del territorio sono invitate a partecipare, per rinnovare la vicinanza della nostra comunità ai familiari di Franco Martelli e ribadire l’importanza dello sport quale insostituibile occasione di crescita individuale e collettiva. Fonte: Mediotevereoggi.it © 27 maggio 2015 Fotografia: Lavallata-umbria.it ©

"Battiti di legalità": Appello per tifo non violento ed educazione allo sport

Un impegno forte in memoria di Franco Martelli morto all'Heysel nella finale Juventus-Liverpool. Porzi: "L’importanza dello sport per diffondere i valori del rispetto e legalità".

TODI - Parte da Todi il messaggio per un tifo non violento negli stadi, la concezione dello sport, e del gioco calcio in particolare, sana educativa che deve iniziare dai banchi di scuola elementare. In altre parole dalla città di Jacopone un appello ed un impegno a cambiare la cultura del calcio che ancora oggi vede troppi episodi negativi intorno a questo mondo che nulla hanno a che fare con i valori di socializzazione, svago e competizione di cui lo sport dovrebbe essere portatore. L’occasione per questa riflessione è stata offerta da "Battiti di legalità" l’iniziativa che si sta svolgendo in questi giorni e che durerà fino al 5 febbraio con una serie di incontri, proiezioni, mostre con le scuole umbre per affrontare il tema della legalità e i suoi valori per un totale di 15 appuntamenti in 8 comuni. Questa, ricordiamo, si colloca nell’ambito del progetto "Lo Stato siamo noi - La legalità per il bene di tutti", promosso dalla Provincia di Perugia per sensibilizzare le giovani generazioni sul tema della legalità in accordo con l’Ufficio Scolastico Regionale e che questa mattina ha fatto tappa a Todi presso la sede comunale. Erano presenti i massimi rappresentanti delle società calcio umbre (Calacredi per il Città di Castello, Cherubini del Foligno Calcio, Arcipreti del Perugia Calcio, Pannacci del Gubbio, Quarta per il Castel Rigone, Montori per il Todi, Gambino dello Sporting, Porcari dell’Orvietana e Spazzoni della Ponte Vecchio) e di testimonial d’eccezione come i calciatori ex juventini Fabrizio Ravanelli, Stefano Tacconi, la vedova Mariella Scirea (gli ultimi due in collegamento telefonico), il giocatore Sergio Brio non potendo essere presente ha inviato una lettera, l’assessore provinciale di Perugia Donatella Porzi, Bice Martelli (mamma di Franco Martelli), Domenico Ignozza, Presidente del Coni provinciale di Perugia, il consigliere provinciale Michele Martorelli (nonché alunno della maestra elementare Bice Martelli), Francesco Emanuele, Presidente del Comitato Paraolimpico per l’Umbria Mario Cicioni, consigliere regionale della FGCI, e gli studenti dell’Iis "A. Ciuffelli – L. Einaudi" e del liceo scientifico "Jacopone da Todi". Però a Todi questo tema ha un valore aggiunto ed assume un significato particolare e suggestivo al tempo  stesso che porta il nome di uno stadio teatro nel 1985 di una delle peggiori tragedie che questo sport ricordi: Heysel di Bruxelles, contando 39 vittime di tifosi juventini tra cui un allora giovanissimo tuderte, Franco Martelli alla cui memoria la sua città ha dedicato lo stadio.

Ed è proprio la mamma di Franco, la maestra elementare Bice, che dal giorno seguente la perdita del suo amato figlio ha saputo trasformare il dolore straziante in un messaggio di positività per le giovani generazioni che vanno allo stadio e che amano lo sport autentico. Ricordiamo che era la notte del 29 maggio quando a Bruxelles si disputava la finale di Coppa dei Campioni Juventus-Liverpool. 39 tifosi bianconeri muoiono schiacciati e soffocati nella calca nel settore Z, sotto i colpi degli hooligans inglesi instupiditi dall’alcool, "con la connivenza decisiva delle autorità belghe, della polizia locale e dell’Uefa, incapaci di prevedere e intervenire" racconta il giornalista Francesco Caremani che su questo fatto ha scritto un libro dal titolo "Heysel la verità di una tragedia annunciata". Ma ad assistere la sua squadra del cuore avrebbe dovuto esserci anche lui stesso se non fosse per quel 5 di latino che gli costò la bocciatura e quindi niente partita. "La legalità come mezzo per conoscere la verità su questo fatto – ha detto Porzi – ecco perché si è deciso di inserire questo argomento nelle giornate dedicate al tema e alle sue varie sfaccettature. L’educazione alla legalità – ha continuato – non può essere il semplice risultato di una serie di regole e di proibizioni imposte autoritariamente dall’alto e fatta rispettare con misure repressive; al contrario è preferibile che la naturale predisposizione al rispetto delle leggi provenga da un incessante lavoro educativo da iniziare fin da i primi anni della scuola di base. Per questo motivo il progetto si rivolge alle scuole, ma anche alle associazioni culturali e di categoria, alle cooperative sociali o a chiunque possa dare un contributo utile a diffondere capillarmente la cultura della legalità. Una cultura della legalità intesa come rispetto in senso generalizzato ed esteso a tutto e a tutti ". Dall’incontro di oggi sicuramente ciò che è emerso con forza, da parte degli "addetti ai lavori", è l’importanza per i giovani di approcciarsi allo sport in maniera sana, con la concezione dell’avversario come tale e non come un nemico da abbattere. C’è bisogno di cambiare la cultura che sta alla base, ed è per questo che, come ha spiegato Ignozza il Coni è impegnato in un progetto che coinvolge i potenziali giocatori già dalle scuole elementari per poi continuare negli istituti di istruzione superiori con temi quali il fair play, la lotta al doping, "nella convinzione – ha detto – che la nostra presenza sia necessaria per diffondere sempre più la legalità". Fonte: Umbriacronaca.it © 2 Febbraio 2011 (Testo © Fotografie)

Todi: 25 anni fa moriva all’Heysel Franco Martelli

Il Comune e la Provincia di Perugia dedicano al giovane sportivo tuderte un concorso nelle scuole contro la violenza e la cultura della tolleranza dentro e fuori dal campo di gioco.

Provincia di Perugia e Comune di Todi presenteranno nelle prossime settimane un progetto congiunto per sensibilizzare i giovani contro la violenza negli stadi. L’idea nasce dalla volontà di ricordare Franco Martelli, il giovane tuderte che 25 anni fa perse la vita nella tragica notte dell’Heysel insieme ad altri 38 sfortunati spettatori. La tragedia della famiglia Martelli è sfociata, nel corso degli anni, in una vera e propria missione da parte della madre (insegnante elementare) Beatrice Nicolini Martelli verso la sensibilizzazione tra i giovani alla fraternità, all’amore per la vita e ovviamente alla necessità di uno sport pulito e soprattutto lontano dalla violenza, dagli eccessi e dagli odi tra fazioni diverse. Dalla "partenza" del giovane Franco sono stati realizzati dalla famiglia 4 opuscoli per raccontare una storia che deve essere di esempio: ovvero incentrata sullo sport e su una cultura del rispetto dell’altro e delle sue opinioni. Da qui la decisione dell’assessorato provinciale alla cultura e del Comune di Todi a 25 anni dalla tragedia dell’Heysel di ritornare nelle scuole per far capire ai giovani la cultura della non violenza e di una giusta competizione dentro e fuori dal campo di gioco. Fonte: Iltamtam.it © 28 maggio 2010 Fotografie: Beatrice Nicolini © Iltamtam.it © Wikipedia.org ©

 

La Coppa insanguinata - Dalle nove di ieri mattina la città ha vissuto nel timore che la notizia si avverasse. Dalla capitale belga, in serata, l'autopsia conferma il decesso del ventitreenne per soffocamento.

E’ Franco la vittima umbra

Oggi, a Bruxelles, i genitori riconosceranno la salma.

A Todi la preoccupazione sulla sorte di Franco Martelli, ha cominciato a serpeggiare intorno alle ore 9, poiché risultava l'unico a non aver dato notizie di sé ai familiari. Ma nessuno in città poteva sospettare un qualcosa di tragico perché Franco, pur essendo un appassionato tifoso juventino, non veniva descritto come un facinoroso, un esagitato e quindi si riteneva che non potesse essere stato coinvolto dai disordini più gravi. Con il passare delle ore, però, le voci più pessimistiche si facevano sempre più insistenti, anche se mancava una conferma. Da noi interpellati, i carabinieri di Todi assicuravano che nessun cittadino tuderte risultava fra le vittime, smentendo quindi i timori della cittadinanza. D'altra parte, questo clima di incredulità era stato alimentato dagli stessi familiari: il fratello Filippo, da noi avvicinato appena concluso l'incontro di calcio, diceva di non aver avuto notizie di Franco, ma comunque conoscendo l'indole tranquilla del fratello e date le difficoltà di comunicazione telefoniche non sembrava nutrire eccessivi timori. Solo verso le ore 10,30  sempre in via non ufficiale  giungevano notizie che facevano presagire il peggio. Si parlava con insistenza di una telefonata della signora Albina Aristei, moglie di Gianni, addetta all'ambasciata italiana a Bruxelles (i due sono di Todi e risiedono da qualche tempo in Belgio) che aveva riconosciuto Franco Martelli fra le vittime della tragedia. Sembra che il riconoscimento sia avvenuto in un ospedale militare in cui la signora Aristei si era recata insieme ad alcuni componenti dell'ambasciata italiana. Questa notizia che circolava con sempre maggiore insistenza, il negozio della famiglia chiuso, cominciavano a far pensare al peggio. Si cominciavano a formare in piazza capannelli di giovani, di amici di Franco, di sportivi che chiedevano, interrogavano, sperando sempre di avere smentite su quanto stava trapelando. Poi, a mezzogiorno circa, la ferale notizia aveva una inequivocabile conferma dal dispaccio Ansa riportato dal giornale radio. È stato uno shock tremendo, soprattutto per i più giovani, per gli amici e i coetanei di Franco che erano stati insieme a lui fino a poche ore prima, i molti che lo avevano invidiato perché era stato fra i pochi ad avere la fortuna di poter seguire la squadra del cuore nel suo più importante appuntamento agonistico. Nessuno sembrava voler accettare la crudele realtà, tanto assurda e irreale essa appariva. Sembrava onestamente impossibile a tutti che si potesse morire a 23 anni, solo per seguire un incontro di calcio. Purtroppo, c'era un'immagine di morte sui quotidiani sportivi: i particolare erano sfuggiti ai più ma dopo la notizia della tragica fine di Franco, osservando più attentamente la foto, si poteva notare il suo volto esanime mentre un poliziotto lo sta sollevando. Era l'agghiacciante conferma. Fonte: Corriere dell’Umbria © 31 maggio 2025 (Testo © Fotografia)

 

Il cadavere in un ospedale militare

Nella notte allucinante trascorsa dai familiari dei tifosi tuderti presenti allo stadio di Bruxelles per la finale di Coppa dei campioni ci sono precisi riferimenti: la nostra concittadina Albina Aristei si è messa a totale disposizione di chi cercava ansiosamente notizie, in particolare della famiglia Martelli, a cui non era finora pervenuta alcuna comunicazione da parte del figlio Franco, partito insieme alla comitiva di Pontefelcino. Fino alla tarda mattinata, la signora Aristei ha compiuto un mesto pellegrinaggio negli ospedali della capitale belga, ma del giovane tuderte nessuna traccia. Non si è persa d'animo ed ha continuato a cercare, finché all'ospedale militare che si trova nei pressi dello stadio Heysel ha potuto vedere la salma del giovane Martelli. Sulla base di alcuni oggetti che la vittima aveva con sé, la signora Aristei ha potuto procedere al riconoscimento, informando quindi la famiglia a Todi. Nel pomeriggio, sono giunte a Todi altre Informazioni, secondo le quali si sarebbe compiuta l'autopsia sul corpo di Franco Martelli: la causa del decesso sarebbe di soffocamento, dopo il terribile assalto dei tifosi inglesi sugli spalti occupati fino all'inverosimile dagli juventini. Di fronte alla frammentarietà di comunicazioni ufficiali (nella giornata di ieri sono state date generalità non esatte della vittima, causando confusione e incertezze) va segnalato anche un altro gesto di solidarietà, compiuto ancora da un concittadino, il generale dell'aeronautica Zeno Tascio, che di fronte a vari problemi per consentire l'arrivo dei parenti delle vittime a Bruxelles si è interessato prontamente, fino a garantire per la giornata di oggi la partenza di tre aerei speciali dell'aereonautica militare. Sappiamo che alcuni familiari di Franco Martelli sono in partenza da Roma per Bruxelles, con il pietoso compito di riportare a Todi la salma di un giovane sportivo, generoso e corretto, sopraffatto dalla violenza più assurda, che ha seminato la morte durante una manifestazione di agonismo e di vitalità. Parole di suffragio per la scomparsa di Franco Martelli sono state pronunciate in serata dal parroco della cattedrale, mons. Alcini, durante la celebrazione della Santa Messa. Fonte: Corriere dell’Umbria © 31 maggio 2025 Fotografia: Belganewsagency.eu ©

 

Gli piaceva vincere ma onestamente

TODI  - Todi è in lutto; nella tragedia dello stadio "Heysel", dove la follia più bieca ha avuto licenza di esplodere nelle forme più disumane possibili, ha perso la vita un giovane non ancora ventitreenne, Franco Martelli, juventino da sempre, viveva lo sport come deve essere intesa sia la pratica che la passione sportiva. Partecipava, insieme agli amici, ai vari tornei di calcio che si svolgono un po' dovunque, aveva praticato anche il basket per passare poi al tavolo della giuria come segnapunti, lo attirava anche lo sci, come testimonia una foto che lo ritrae a Folgarida durante una settimana bianca. "Era profondamente rispettoso degli altri, cercava sempre di mettersi nel giusto" dicono di lui gli amici che avviciniamo al bar Duomo, consueto punto di ritrovo in città. "Mai scorretto nella pratica  sportiva, gli piaceva sì vincere e lottare, ma sempre onestamente" aggiungono i fratelli Fumetti, i gemelli Ghinea, Mario Angeli Coarelli, Pierluigi Consalvi, i fratelli Giubilei. "Era un leader del nostro gruppo, sempre disponibile verso gli altri, generoso, un vero amico che lascia un vuoto immenso fra noi". Non è difficile intuire che Franco Martelli aveva assorbito dalla famiglia i valori a cui indirizzare la propria vita. Paolo Martelli, il padre, oggi noto commerciante, in gioventù era stato uno sportivo di buon livello, distinguendosi soprattutto nelle gare di atletica leggera; la madre, Beatrice Nicolini, è insegnante. Franco Martelli, conseguita la maturità scientifica, si era iscritto all'Università di Perugia (facoltà di Economia e commercio), ma poi aveva preferito occuparsi dell'azienda paterna, dedicandosi al commercio insieme al fratello Filippo. Viveva in famiglia, e questo legame ci rimane ancora impresso nella mente quando, appena dieci giorni fa, c'era anche Franco, in piazza, ad attendere il ritorno dei suoi genitori da una gita in Sicilia. Oggi, purtroppo, l'abbraccio non si è ripetuto; Franco non è tornato da Bruxelles, sopraffatto dalla furia omicida di chi si trovava con lui nello stesso stadio. Fonte: Corriere dell’Umbria © 31 maggio 2025 Fotografia: GETTY IMAGES © (Not for Commercial Use)

 

La testimonianza di alcuni luderti presenti alla finale della Coppa Campioni.

Quella curva maledetta

Se Franco avesse seguito gli amici forse...

Abbiamo ascoltato il racconto drammatico di una giovane di Pantalla, Fabiana Coletti, che si era recata ad assistere alla partita insieme ai due cugini Andrea e Massimo, al padre e ad un amico. Fabiana è rientrata questa mattina in aereo da Bruxelles insieme ai suoi congiunti, con i quali ha vissuto i drammatici momenti che milioni di persone hanno seguito in diretta attraverso le immagini televisive. Si trovava infatti nella maledetta curva nord dello stadio belga dove si è scatenata la furia omicida dei tifosi inglesi. Lo stato emozionale in cui versa ancora Fabiana ci fa individuare un racconto frammentario, ma che fotografa ugualmente la drammaticità della situazione: "I cancelli sono stati aperti alle 17.00. Noi siamo entrati solo un'ora dopo perché all'ingresso dello stadio c'era una calca indescrivibile; la polizia belga si è preoccupata di togliere aste di bandiere solo a qualche tifoso juventino, mentre i tifosi inglesi sono entrati senza subire controlli di sorta. Già nella mattinata  continua Fabiana si era ravvisata un'atmosfera particolarmente tesa: fuori dallo stadio bivaccavano infatti tifosi del Liverpool ebbri per le abbondanti bevute, e montagne di bottiglie rotte e di lattine vuote testimoniavano lo stato di ebbrezza in cui si trovava la quasi totalità del tifosi inglesi. La curva era divisa in pratica in due settori: da una parte c'eravamo noi italiani e dall'altra i britannici e come divisorio esisteva soltanto una rete metallica assolutamente inconsistente. Sono cominciate a piovere lattine, bottiglie, sassi, sempre con maggiore insistenza, poi improvvisamente le cariche dei tifosi del Liverpool che sfondando la rete di divisione sono penetrati nel nostro settore gettando il panico.

Noi italiani ci siamo trovati improvvisamente aggrediti ed incapaci di fronteggiare la furia dei tifosi avversari; c'erano fra noi molte donne e molti bambini e quindi abbiamo cercato tutti scampo nella fuga. Io non mi sono neppure resa conto di quanto stava avvenendo: ad un certo punto sono caduta e devo probabilmente la vita al fatto che vicino a me c'era mio cugino Andrea che mi ha prontamente risollevata; altrimenti sarei finita travolta dalla calca. Sono stati momenti allucinanti. Passavamo sopra a corpi travolti, ormai inanimati; abbiamo raggiunto in qualche modo l'uscita dello stadio poiché fortunatamente ci trovavamo nella parte alta della gradinata. Mi trovavo a soli 20 metri dal muro che crollando ha causato tante vittime, ma non mi sono neppure resa conto di quanto stava accadendo. Solo i miei cugini, più tardi, tornando indietro per cercare di trovare un africo che era con noi e che si era rifugiato nella prospicente tribuna, hanno visto molti corpi a terra, coperti da teli. Non abbiamo ovviamente seguito la partita, ma ci siamo recati con un taxi all'aeroporto per cercare di tornare prima possibile in Italia. Non credo  ha concluso Fabiana  che avrò più la forza di entrare in uno stadio". Il cugino Massimo Coletti conferma la versione fornitaci da Fabiana ed aggiunge di avere incontrato Franco Martelli all'ingresso dello stadio, intorno alle ore 17: "Gli ho dato un giornale, dovevamo vedere la partita insieme ma lui ha preferito fermarsi in una parte della curva lontana dalla nostra posizione e non l'ho più visto. "C'è un'affermazione di Massimo Coletti che getta un'ombra di improvvisazione, se non di irresponsabilità sull'organizzazione: "Noi avevamo del biglietti numerati, acquistati tramite agenzia. Solo all'arrivo a Bruxelles ci siamo resi conto che erano falsi, ed allora per permetterti di entrare ce li hanno scambiati con biglietti di curva." Il superaffollamento della curva nord può essere spiegato anche in questo modo". Fonte: Corriere dell’Umbria © 31 maggio 2025   Fotografia: GETTY IMAGES © (Not for Commercial Use)

 

Lo sguardo stravolto, le lacrime appena trattenute: il dramma di un padre in angosciosa attesa.

Una notte insonne per molti a casa ad aspettare

una telefonata rassicurante dal Belgio

Sono stati in molti a Todi, come sicuramente in tutta Italia, a vivere una notte di tensione, attendendo da Bruxelles notizie rassicuranti che non arrivavano mai. Riportiamo il drammatico racconto di un padre, l'ispettore di polizia Michele Di Lernia, che aveva il figlio Maurizio tra gli spettatori della partita. "Maurizio era andato a Bruxelles con una comitiva di Gubbio insieme all'amico Vittorio Spazzoni e mi risultava dal numero del biglietto, che si dovesse trovare sulla curva nord. Immagina il mio stato d'animo quando ho seguito alla televisione le tragiche sequenze degli incidenti. È stato praticamente impossibile per tutta la notte riuscire a trovare un contatto telefonico con i numeri del Ministero degli Esteri che apparivano sullo schermo televisivo. Solo una volta sono riuscito a prendere la linea e mi è stato detto che gli incidenti erano circoscritti solo alla zona della curva". Lo sguardo stravolto da una notte insonne e le lacrime appena frenate, pur essendo un uomo abituato per mestiere a situazioni di ogni tipo, l'ispettore Di Lernia incarna il dramma di un padre in angosciosa attesa di uno squillo rassicurante: "Solo alle quattro di mattina Maurizio è riuscito a mettersi in contatto con me e a dirmi che stava bene. Si trovava per puro caso nella curva opposta a quella in cui sono accaduti gli incidenti più gravi. Maurizio e Vittorio sono rimasti insieme alla comitiva di Gubbio e per non staccarsi hanno scambiato i loro biglietti, evitando così di trovarsi coinvolti nella gigantesca calca della curva nord. Maurizio, non so come, sapeva anche della morte, di Franco Martelli. Mi ha anche raccomandato di non far circolare la notizia a Todi, prima che non fosse ufficiale". Ormai, purtroppo, ha concluso Di Lernia con la voce rotta dall'emozione, la notizia si era già diffusa in città. Fonte: Corriere dell’Umbria © 31 maggio 2025 Fotografie: Wikipedia.org © Todi Calcio © GETTY IMAGES © (Not for Commercial Use)

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