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						ITALIA   
						5-11-1962   Todi (PG)   Anni 
						22
							
							
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						 LA RICORRENZA
						
						 
						
						
						Heysel, 40 anni fa la tragedia: tra 
						le 39 vittime anche un umbro
						
						 
						
						
						Nella calca perse la vita il 
						giovane tuderte Franco Martelli e dieci restarono 
						feriti.  
						
			
					 Una festa tanto attesa finita in 
						tragedia. Il 29 maggio 1985 era in programma a 
						Bruxelles, allo stadio Heysel, la finale di Coppa dei 
						Campioni fra Juventus e Liverpool. I bianconeri, due 
						anni dopo la beffa con l’Amburgo, sognavano di mettere 
						finalmente le mani sull’unico trofeo che mancava ancora 
						all’appello sfidando i Reds campioni in carica e che 12 
						mesi prima avevano sconfitto la Roma ai rigori 
						all’Olimpico. Ma quel giorno il calcio offrì il peggio 
						di sé. Poco prima dell’inizio della partita, gli 
						hooligans inglesi sfondarono le recinzioni del settore Z 
						- occupato da tifosi juventini ma anche da neutrali e 
						famiglie - diffondendo il panico. In molti cercarono di 
						fuggire ma il muro di contenimento, sotto la pressione 
						della folla, crollò: 39 i morti, fra cui anche donne e 
						bambini, oltre 600 i feriti. Un bollettino di guerra, 
						una tragedia annunciata: le condizioni dello stadio, 
						vecchio e con gravi carenze strutturali, e le misure di 
						sicurezza inadeguate erano il preludio a un disastro 
						quasi ineluttabile. Eppure si giocò: la Uefa, temendo 
						ulteriori conseguenze in termini di ordine pubblico, 
						mandò in campo le due squadre con i giocatori ignari o 
						quasi di quello che era realmente successo. Vinse la 
						Juve 1-0, con un rigore trasformato da Platini anche se 
						per un fallo su Boniek fuori area. In un’atmosfera 
						surreale, la Coppa dei Campioni a lungo inseguita fu 
						consegnata ai bianconeri ma era una coppa macchiata di 
						sangue e ancora oggi le scene dei festeggiamenti finali 
						hanno un effetto straniante. Quella serata maledetta, 
						però, lasciò il segno: la Uefa escluse i club inglesi 
						dall’Europa per cinque anni (sei per il Liverpool) 
						mentre il governo Thatcher corse ai ripari - anche se fu 
						necessaria un’altra tragedia, quella di Hillsborough nel 
						1989, per avere provvedimenti più decisi - gettando le 
						basi di quel modello di lotta agli hooligans che ancora 
						oggi fa dell’atmosfera negli impianti d’Oltre Manica un 
						esempio. Il ricordo dell’Heysel resta però vivo: ogni 
						anno Juve e Liverpool rendono omaggio alle vittime e 
						sugli spalti bianconeri figura sempre quel "+39" che 
						richiama i tifosi che non ci sono più. Perché saranno 
						passati anche 40 anni ma la ferita è e resterà ancora e 
						per sempre aperta. Anche il Cuore Verde d’Italia pagò un 
						tributo pesantissimo: un morto e 10 feriti il bilancio. 
						A perdere la vita fu il tuderte Franco Martelli (oggi a 
						Todi sarà ricordato con una messa alle 18 nella chiesa 
						della santissima Madonna del Campione), all’epoca non 
						ancora 23enne. Tifosissimo della Vecchia Signora, amava 
						il calcio in modo viscerale. 
						  
						Fonte: Corrieredellumbria.it © 29 maggio 
						2025 
						
						  
						Fotografie: 
						La Gazzetta dello Sport 
						
						© 
						Beatrice Nicolini © 
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						 Todi ricorda Franco 
						Martelli, vittima allo stadio Heysel  
						
			
					 Giovedì 29 maggio ricorre il 
						quarantesimo anniversario della tragedia dello stadio 
						Heysel, in Belgio, nella quale perse la vita il giovane 
						tuderte Franco Martelli, al quale è intitolato 
						l’impianto calcistico di Pontenaia e lo Juventus Club 
						cittadino. Circa un’ora prima della finale di Coppa 
						Campioni tra Ponte naia Juventus e Liverpool, gli ultrà 
						inglesi, alterati dall’alcool, iniziarono a spingere 
						verso il settore Z, occupato in larga parte da 
						sostenitori della Juventus non appartenenti a gruppi 
						organizzati. Le forze dell’ordine belghe impreparate non 
						intervennero. A seguito della pressione un muro crolla 
						travolgendo diversi sostenitori. Il bilancio è tragico: 
						39 morti, di cui 32 italiani, tra i quali Franco 
						Martelli, 4 belgi, 2 francesi e 1 irlandese. Oltre 600 i 
						feriti.
						  
						Fonte: Iltamtam.it © 28 maggio 2025 
						
						 
						 
						Fotografia: 
						Perugiatoday.it © 
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						 L'ANNIVERSARIO 
						Heysel, 35 anni fa la tragedia di 
						Bruxelles dove  
						perse la vita anche il tuderte Franco Martelli 
						
			
					 "Trentacinque anni dopo è ancora 
						più importante ricordare perché con il passare del tempo 
						il rischio che l’Heysel venga dimenticato è reale e 
						quindi più si va avanti e più c’è necessità di fare 
						memoria". Andrea Lorentini è il presidente 
						dell’Associazione dei familiari delle vittime della 
						strage dell’Heysel che oggi 29 maggio vive il suo 
						trentacinquesimo anniversario, nonché il figlio di uno 
						dei 39 deceduti in quella tragica serata a Bruxelles in 
						cui si giocava la finale della Coppa dei Campioni tra 
						Juventus e Liverpool, Roberto Lorentini. Quest’ultimo è 
						stato anche insignito della medaglia d’argento al valor 
						civile in quanto si era salvato dopo le prime cariche 
						degli hooligans inglesi ma era tornato indietro, essendo 
						medico, per prestare soccorso ai feriti sugli spalti, 
						venendo mortalmente travolto mentre stava praticando una 
						manovra respiratoria su un bambino. Andrea Lorentini, in 
						un’intervista all’agenzia Italpress, ha voluto rimarcare 
						come è giusto tenere vivo il ricordo di quel che avvenne 
						35 anni fa, ma vi deve essere "una memoria che, non sia 
						fine a se stessa altrimenti sconfina nella retorica. 
						L’Associazione dei familiari delle vittime si pone 
						questo scopo dal 2015, da quando si è ricostituita, 
						intende ricordare attraverso gesti e progetti concreti, 
						in particolare iniziative di educazione civico-sportiva 
						rivolte ai giovani. Solo così possiamo dare un senso 
						vero alla memoria dei nostri cari". La tragedia 
						dell'Heysel costò la vita anche a un umbro: il tuderte 
						Franco Martelli, aveva 22 anni. Gli è stato intitolato 
						il campo sportivo di Todi. "Per questo trentacinquesimo 
						anniversario avremmo dovuto organizzare un’iniziativa 
						presso il Museo del calcio di Coverciano con la 
						collaborazione del direttore Maurizio Francini e del 
						giornalista Matteo Marani, alla presenza degli studenti. 
						L’emergenza Covid lo ha impedito, ma speriamo di poterla 
						organizzare quanto prima. Il progetto più ambizioso al 
						quale stiamo lavorando da tempo è quello di istituire in 
						Italia la giornata nazionale contro la violenza nello 
						sport. Abbiamo presentato la proposta al Governo e in 
						particolare al ministero dello sport. Speriamo di poter 
						concretizzare il tutto. Sarebbe un bel passo avanti 
						poter creare ogni anno un momento, un’occasione 
						ufficiale di memoria per tutte le vittime, innocenti, 
						dello sport" conclude Lorentini.
						
						
						
						
						
						
						
						  
						Fonte: Corrieredellumbria.corr.it © 
						29 maggio 2020
						
						
						
						
						
						
						
						  
						Fotografia: Beatrice Nicolini © 
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						 Quella notte all’Heysel vista da 
						Todi 
						di Gilberto Santucci 
						L'inaugurazione dello Juventus Club 
						intitolato a Franco Martelli con la presentazione del 
						libro di Francesco Caremani ha permesso di raccogliere 
						testimonianze dirette inedite. 
						
			
					 Dopo tanto tempo si è tornati a 
						parlare di Heysel a Todi con la presentazione del libro 
						di Francesco Caremani, ospite dello Juventus Club 
						intitolato alla memoria di Franco Martelli, tuderte, una 
						delle 39 vittime di quella tragedia, un volume che ha 
						squarciato il silenzio su una materia dura, difficile, 
						dolorosa e che testimonia quanto sia complicato in 
						Italia coltivare in alcuni casi la memoria, che è 
						materia complessa e che non può ridursi ad una targa, ad 
						una messa, ad una cerimonia commemorativa di faccia. 
						Serve ricordare per non dimenticare, ricordare per 
						capire e perché non accada mai più: altrimenti la 
						memoria diventa solo un feticcio da stadio. È lo spirito 
						che ha animato la serata di venerdì all’Hotel Villaluisa, caratterizzata 
						non solo dagli interventi del Sindaco Ruggiano, che ha 
						portato il saluto dell’avvocato Vedovatto che si è 
						occupato del processo a Bruxelles, e dell’assessore allo 
						sport Ranchicchio, ma anche di alcuni testimoni di 
						quella notte, compagni del viaggio di andata con Franco 
						Martelli. Dopo un’appassionata ricostruzione di 
						Francesco Caremani, al tavolo sono stati invitati a 
						parlare uno dopo l’altro Vittorio Spazzoni, Massimo 
						Mosca e Giampiero Sargeni, i quali hanno raccontato il 
						loro Heysel, aggiungendo aneddoti che, a 33 anni di 
						distanza, hanno procurato profonda partecipazione nella 
						platea. Particolarmente toccante quello di Sbarra, che 
						ha accettato di parlare per la prima volta in pubblico 
						di quanto vissuto nella notte del 29 maggio 1985. "La 
						memoria è un lavoro quotidiano - ha detto Caremani - è 
						soffermarsi a ripensare a Franco Martelli e agli altri 
						non solo il 29 maggio. La memoria è andare nelle scuole, 
						parlare con i giovani, fargli capire cos’è stato 
						l’Heysel per il calcio contemporaneo, iniziando a 
						ripulire l’argomento dai luoghi comuni trovati in Rete e 
						dalle falsità prorogate/propagate nel tempo, spesso in 
						malafede, in Italia e all’estero. E dopo questo lavoro 
						di ripulitura raccontare le verità (non la Verità !), le 
						tante piccole, a volta minuscole, verità di ciò che è 
						accaduto, del perché, di come poteva essere evitato, del 
						processo, delle responsabilità e poi di chi si è 
						comportato bene e chi male con le vittime e i loro 
						familiari". Una scelta difficile e non scontata quella 
						di intitolare lo Juventus Club a Franco Martelli, in una 
						città che ha saputo comunque dedicargli anche lo stadio 
						di calcio di Pontenaia. Una scelta in parte sofferta 
						anche quella di inaugurare il nuovo corso del Club con 
						un argomento tanto delicato e controverso, ma che alla 
						fine si è confermata preziosa per riflettere sullo sport 
						di ieri e di oggi e per ribadire che il focus di quella 
						tragedia sono soltanto i 39 morti e 
						nient’altro. "Esistono verità fattuali e processuali 
						inequivocabili e per un discorso serio sull’Heysel, per 
						una memoria compiuta, si parte da qui", ha concluso 
						Caremani.
						
						
						
						
						
						
						
						  
						Fonte: Iltamtam.it © 25 novembre 
						2018
						
						
						
						
						
						
						
						  
						Fotografie: La Gazzetta dello Sport 
						© Google Maps © 
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						 Domani si parla della strage 
						dell'Heysel:  
						Ospite a Todi Francesco Caremani 
						di Antonello Menconi 
						
			
					 Al via le attività del neonato 
						Juventus Club Todi intitolato a "Franco Martelli", il 
						giovane tifoso tuderte che perse la vita nel 1985 allo 
						stadio dell’Heysel. E proprio a Martelli e al ricordo di 
						quella tragedia sarà dedicata la giornata di 
						presentazione ufficiale del club fissata per domani, 
						venerdì, alle ore 21, presso la sala convegni dell’Hotel 
						Villaluisa. Nell'occasione si rivivranno emozioni e 
						ricordi di una serata che mai verrà dimenticata. "La 
						nostra volontà - dice il presidente del Club Daniele 
						Caporali - è quella di promuovere momenti di incontro e 
						di promozione della cultura sportiva che possano andare 
						oltre le trasferte e, i pur importanti, momenti di 
						ritrovo per vedere insieme alle partite. L’obiettivo è 
						di stimolare occasioni di riflessione e di aggregazione 
						utili soprattutto ai tifosi più giovani". Nella serata 
						di domani, venerdì, sarà ospite a Todi il giornalista e 
						scrittore Francesco Caremani, vincitore di vari premi ed 
						autore di una decina di libri, tra cui "Heysel, le 
						verità di una strage annunciata", che sarà presentato e 
						dibattuto a 33 anni da quella notte di sangue e di 
						dolore per lo sport tutto, che rappresenta una ferita 
						mai del tutto rimarginata. Il 16 dicembre, sempre al 
						Villaluisa, si terrà invece la cena di Natale del club, 
						con in programma una tombola con premi bianconeri ed 
						un’asta finale sempre in salsa juventina. Entro la fine 
						dell’anno, il 29 dicembre, è in programma infine la 
						prima trasferta per assistere alla partita 
						Juventus-Sampdoria, con trasferimento in autobus, 
						ingresso allo stadio e visita al museo. Nel frattempo, 
						in attesa del taglio del nastro, il Club tuderte ha 
						preso parte ad un contest fotografico promosso dalla 
						società torinese, iniziativa che ha fatto maturare 
						l’idea della realizzazione di un calendario tuderte 
						bianconero.
						
						
						
						
						
						
						
						  
						Fonte: Perugia24.net © 22 novembre 
						2018
						
						
						
						
						
						
						
						  
						Video: RAI © 
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						 La verità sull’Heysel dove morì 
						Franco Martelli 
						di Gilberto Santucci 
						A Todi, venerdì 23 novembre, alle 
						21, all'Hotel Villaluisa presentazione del libro di 
						Francesco Caremani promossa dal rinnovato Juventus Club. 
						  
				  Sono trascorsi più di 33 anni da 
						quella notte del 29 maggio 1985 quando a Bruxelles, 
						durante la finale di Coppa di Campioni, perse la vita 
						anche il giovane tifoso tuderte Franco Martelli (a cui 
						la città ha intitolato lo stadio di calcio di Pontenaia). 
						I più giovani non ricordano o magari addirittura non 
						sono a conoscenza che anche Todi fu toccata da quella 
						tragedia che vide morire 39 persone. Non lo hanno però 
						dimenticato gli amici e i tifosi bianconeri che a Franco 
						Martelli hanno intitolato il fan club, di recente 
						rinnovato con alla guida il neo presidente Daniele 
						Caporali. All’insegna della passione, la stessa che 
						animava Franco, ma anche della memoria e dell’impegno, 
						lo Juventus Club inaugura il suo nuovo corso venerdì 23 
						novembre con un incontro di festa ma anche di rispettosa 
						riflessione. All’Hotel Villaluisa, infatti, si terrà, 
						alle ore 21, aperta a soci, simpatizzanti e quanti altri 
						interessati, la presentazione del libro "Heysel: le 
						verità di una strage annunciata" scritto dal giornalista 
						juventino Francesco Caremani, autore di numerosi saggi 
						sportivi ed oggi firma del Fatto Quotidiano, del 
						Corriere Fiorentino (edizione toscana del Corriere della 
						Sera), de "Il Calcio Illustrato" e di Radio Vaticana. 
						Pubblicato per la prima volta nel 2003, riproposto poi 
						in edizione aggiornata e disponibile anche in lingua 
						inglese, è l’unica opera riconosciuta dall’associazione 
						dei familiari delle vittime. Il libro ricostruisce 
						quanto successo in quelle drammatiche ore ma soprattutto 
						quello che accadde dopo, nei lunghi anni del processo 
						che ha portato alla condanna di una dozzina di 
						hoolingans del Liverpool, per pene dai 4 ai 5 anni di 
						reclusione, aprendo uno squarcio anche sull’accertamento 
						delle responsabilità indirette di Uefa e polizia belga, 
						delle quali in Italia si è scritto poco o nulla. Dura ma 
						sempre rispettosa nei confronti di ciascuno dei morti 
						italiani, è una lettura che non può mancare sugli 
						scaffali di un tifoso doc, sia esso bianconero o meno. 
						Per l’occasione il Club ha ritrovato anche la 
						pubblicazione che, un anno dopo la tragedia, fu 
						realizzata dagli amici e dalla famiglia Martelli per 
						ricordare Franco. Un opuscolo dove il dolore e il 
						rimpianto per la prematura scomparsa si accompagna ai 
						ricordi per l’amore sconfinato per la sua squadra del 
						cuore. Lo stesso con il quale lo Juventus Club ha 
						organizzato la serata del 23 novembre.
						
						
						
						
						
						
						
						  
						Fonte: Iltamtam.it © 21 novembre 
						2018
						
						
						
						
						
						
						
						  
						Fotografie: Juventus Official Club 
						Todi © Francesco Caremani © 
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						 LUTTO 
						È morta la maestra Bice 
						
			
					 Si è spenta Beatrice Nicolini in 
						Martelli, un personaggio storico per la città di Todi. 
						La signora Bice è stata la maestra per generazioni di 
						tuderti ai quali ha insegnato il rispetto, il senso 
						civico e la lealtà. Duramente colpita dalla tragica 
						scomparsa del figlio Franco, rimasto vittima della 
						tragedia dello stadio Heysel ha trovato nella fede il 
						suo sostegno. Profondamente religiosa ha speso gran 
						parte della sua vita ad insegnare ai giovani il culto 
						della non violenza. La signora Bice in molti la 
						ricorderanno con stima e con affetto.
						
						
						
						
						
						
						
						  
						Fonte: Corrieredellumbria.corr.it © 
						20 agosto 2018
						
						
						
						
						
						
						
						  
						Video: RAI 
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						 Comune di Todi ricorda le vittime 
						dello stadio  
						Heysel ed il concittadino Franco 
						Martelli 
						
			
					 Il 29 maggio ricorre l’anniversario 
						della tragedia dello stadio Heysel, in cui persero la 
						vita 39 persone e, tra queste, il nostro concittadino 
						Franco Martelli. L’Amministrazione comunale di Todi 
						desidera commemorare le vittime di uno dei giorni più 
						bui per il calcio e per tutto lo sport con la 
						deposizione di una corona di alloro venerdì 29 maggio 
						p.v. alle ore 19.15, presso il Monumento dello Sport, in Pontenaia di Todi. Tutta la città e le associazioni 
						sportive del territorio sono invitate a partecipare, per 
						rinnovare la vicinanza della nostra comunità ai 
						familiari di Franco Martelli e ribadire l’importanza 
						dello sport quale insostituibile occasione di crescita 
						individuale e collettiva.
						
						
						
						
						
						
						
						  
						Fonte: Mediotevereoggi.it © 27 
						maggio 2015
						
						
						
						
						
						
						
						  
						Fotografia: Lavallata-umbria.it © 
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						 "Battiti di legalità": 
						Appello per tifo non violento ed educazione allo sport 
						Un impegno forte in memoria di 
						Franco Martelli morto all'Heysel nella finale 
						Juventus-Liverpool. Porzi: "L’importanza dello sport per 
						diffondere i valori del rispetto e legalità". 
						
			
					 TODI - Parte da Todi il messaggio 
						per un tifo non violento negli stadi, la concezione 
						dello sport, e del gioco calcio in particolare, sana 
						educativa che deve iniziare dai banchi di scuola 
						elementare. In altre parole dalla città di Jacopone un 
						appello ed un impegno a cambiare la cultura del calcio 
						che ancora oggi vede troppi episodi negativi intorno a 
						questo mondo che nulla hanno a che fare con i valori di 
						socializzazione, svago e competizione di cui lo sport 
						dovrebbe essere portatore. L’occasione per questa 
						riflessione è stata offerta da "Battiti di legalità" 
						l’iniziativa che si sta svolgendo in questi giorni e che 
						durerà fino al 5 febbraio con una serie di incontri, 
						proiezioni, mostre con le scuole umbre per affrontare il 
						tema della legalità e i suoi valori per un totale di 15 
						appuntamenti in 8 comuni. Questa, ricordiamo, si colloca 
						nell’ambito del progetto "Lo Stato siamo noi - La 
						legalità per il bene di tutti", promosso dalla Provincia 
						di Perugia per sensibilizzare le giovani generazioni sul 
						tema della legalità in accordo con l’Ufficio Scolastico 
						Regionale e che questa mattina ha fatto tappa a Todi 
						presso la sede comunale. Erano presenti i massimi 
						rappresentanti delle società calcio umbre (Calacredi per 
						il Città di Castello, Cherubini del Foligno Calcio, 
						Arcipreti del Perugia Calcio, Pannacci del Gubbio, 
						Quarta per il Castel Rigone, Montori per il Todi, 
						Gambino dello Sporting, Porcari dell’Orvietana e 
						Spazzoni della Ponte Vecchio) e di testimonial 
						d’eccezione come i calciatori ex juventini Fabrizio 
						Ravanelli, Stefano Tacconi, la vedova Mariella Scirea 
						(gli ultimi due in collegamento telefonico), il 
						giocatore Sergio Brio non potendo essere presente ha 
						inviato una lettera, l’assessore provinciale di Perugia 
						Donatella Porzi, Bice Martelli (mamma di Franco 
						Martelli), Domenico Ignozza, Presidente del Coni 
						provinciale di Perugia, il consigliere provinciale 
						Michele Martorelli (nonché alunno della maestra 
						elementare Bice Martelli), Francesco Emanuele, 
						Presidente del Comitato Paraolimpico per l’Umbria Mario 
						Cicioni, consigliere regionale della FGCI, e gli 
						studenti dell’Iis "A. Ciuffelli – L. Einaudi" e del 
						liceo scientifico "Jacopone da Todi". Però a Todi questo 
						tema ha un valore aggiunto ed assume un significato 
						particolare e suggestivo al tempo 
						stesso che porta il nome di uno stadio teatro nel 
						1985 di una delle peggiori tragedie che questo sport 
						ricordi: Heysel di Bruxelles, contando 39 vittime di 
						tifosi juventini tra cui un allora giovanissimo tuderte, 
						Franco Martelli alla cui memoria la sua città ha 
						dedicato lo stadio. 
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					 Ed è proprio la mamma di Franco, la 
						maestra elementare Bice, che dal giorno seguente la 
						perdita del suo amato figlio ha saputo trasformare il 
						dolore straziante in un messaggio di positività per le 
						giovani generazioni che vanno allo stadio e che amano lo 
						sport autentico. Ricordiamo che era la notte del 29 
						maggio quando a Bruxelles si disputava la finale di 
						Coppa dei Campioni Juventus-Liverpool. 39 tifosi 
						bianconeri muoiono schiacciati e soffocati nella calca 
						nel settore Z, sotto i colpi degli hooligans inglesi 
						instupiditi dall’alcool, "con la connivenza decisiva 
						delle autorità belghe, della polizia locale e dell’Uefa, 
						incapaci di prevedere e intervenire" racconta il 
						giornalista Francesco Caremani che su questo fatto ha 
						scritto un libro dal titolo "Heysel la verità di una 
						tragedia annunciata". Ma ad assistere la sua squadra del 
						cuore avrebbe dovuto esserci anche lui stesso se non 
						fosse per quel 5 di latino che gli costò la bocciatura e 
						quindi niente partita. "La legalità come mezzo per 
						conoscere la verità su questo fatto – ha detto Porzi – 
						ecco perché si è deciso di inserire questo argomento 
						nelle giornate dedicate al tema e alle sue varie 
						sfaccettature. L’educazione alla legalità – ha 
						continuato – non può essere il semplice risultato di una 
						serie di regole e di proibizioni imposte 
						autoritariamente dall’alto e fatta rispettare con misure 
						repressive; al contrario è preferibile che la naturale 
						predisposizione al rispetto delle leggi provenga da un 
						incessante lavoro educativo da iniziare fin da i primi 
						anni della scuola di base. Per questo motivo il progetto 
						si rivolge alle scuole, ma anche alle associazioni 
						culturali e di categoria, alle cooperative sociali o a 
						chiunque possa dare un contributo utile a diffondere 
						capillarmente la cultura della legalità. Una cultura 
						della legalità intesa come rispetto in senso 
						generalizzato ed esteso a tutto e a tutti 
						". Dall’incontro di oggi sicuramente ciò che è emerso 
						con forza, da parte degli "addetti ai lavori", è 
						l’importanza per i giovani di approcciarsi allo sport in 
						maniera sana, con la concezione dell’avversario come 
						tale e non come un nemico da abbattere. C’è bisogno di 
						cambiare la cultura che sta alla base, ed è per questo 
						che, come ha spiegato Ignozza il Coni è impegnato in un 
						progetto che coinvolge i potenziali giocatori già dalle 
						scuole elementari per poi continuare negli istituti di 
						istruzione superiori con temi quali il fair play, la 
						lotta al doping, "nella convinzione – ha detto – che la 
						nostra presenza sia necessaria per diffondere sempre più 
						la legalità".
						
						
						
						
						
						
						
						  
						Fonte: Umbriacronaca.it © 2 
						Febbraio 2011 (Testo © Fotografie) 
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						 Todi: 25 anni fa moriva all’Heysel 
						Franco Martelli 
						Il Comune e la Provincia di Perugia 
						dedicano al giovane sportivo tuderte un concorso nelle 
						scuole contro la violenza e la cultura della tolleranza 
						dentro e fuori dal campo di gioco. 
						
			
					 Provincia di Perugia e Comune di 
						Todi presenteranno nelle prossime settimane un progetto 
						congiunto per sensibilizzare i giovani contro la 
						violenza negli stadi. L’idea nasce dalla volontà di 
						ricordare Franco Martelli, il giovane tuderte che 25 
						anni fa perse la vita nella tragica notte dell’Heysel 
						insieme ad altri 38 sfortunati spettatori. La tragedia 
						della famiglia Martelli è sfociata, nel corso degli 
						anni, in una vera e propria missione da parte della 
						madre (insegnante elementare) Beatrice Nicolini Martelli 
						verso la sensibilizzazione tra i giovani alla 
						fraternità, all’amore per la vita e ovviamente alla 
						necessità di uno sport pulito e soprattutto lontano 
						dalla violenza, dagli eccessi e dagli odi tra fazioni 
						diverse. Dalla "partenza" del giovane Franco sono stati 
						realizzati dalla famiglia 4 opuscoli per raccontare una 
						storia che deve essere di esempio: ovvero incentrata 
						sullo sport e su una cultura del rispetto dell’altro e 
						delle sue opinioni. Da qui la decisione dell’assessorato 
						provinciale alla cultura e del Comune di Todi a 25 anni 
						dalla tragedia dell’Heysel di ritornare nelle scuole per 
						far capire ai giovani la cultura della non violenza e di 
						una giusta competizione dentro e fuori dal campo di 
						gioco.
						
						
						
						
						
						
						
						  
						Fonte: Iltamtam.it © 28 maggio 2010 
						
						
						
						
						
						
						
						
						
						  
						Fotografie: Beatrice
						Nicolini © Iltamtam.it 
						© Wikipedia.org © 
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						 La Coppa insanguinata
						- Dalle nove di ieri 
						mattina la città ha vissuto nel timore che la notizia si 
						avverasse. Dalla capitale belga, in serata, l'autopsia 
						conferma il decesso del ventitreenne per soffocamento.
						 
						E’ Franco la vittima 
						umbra  
						Oggi, a Bruxelles, i 
						genitori riconosceranno la salma.  
						
			
					 A 
						Todi la preoccupazione sulla sorte di Franco Martelli, 
						ha cominciato a serpeggiare intorno alle ore 9, poiché 
						risultava l'unico a non aver dato notizie di sé ai 
						familiari. Ma nessuno in città poteva sospettare un 
						qualcosa di tragico perché Franco, pur essendo un 
						appassionato tifoso juventino, non veniva descritto come 
						un facinoroso, un esagitato e quindi si riteneva che non 
						potesse essere stato coinvolto dai disordini più gravi. 
						Con il passare delle ore, però, le voci più 
						pessimistiche si facevano sempre più insistenti, anche 
						se mancava una conferma. Da noi interpellati, i 
						carabinieri di Todi assicuravano che nessun cittadino 
						tuderte risultava fra le vittime, smentendo quindi i 
						timori della cittadinanza. D'altra parte, questo clima 
						di incredulità era stato alimentato dagli stessi 
						familiari: il fratello Filippo, da noi avvicinato appena 
						concluso l'incontro di calcio, diceva di non aver avuto 
						notizie di Franco, ma comunque conoscendo l'indole 
						tranquilla del fratello e date le difficoltà di 
						comunicazione telefoniche non sembrava nutrire eccessivi 
						timori. Solo verso le ore 10,30 
						sempre in via non ufficiale 
						giungevano notizie che facevano presagire il 
						peggio. Si parlava con insistenza di una telefonata 
						della signora Albina Aristei, moglie di Gianni, addetta 
						all'ambasciata italiana a Bruxelles (i due sono di Todi 
						e risiedono da qualche tempo in Belgio) che aveva 
						riconosciuto Franco Martelli fra le vittime della 
						tragedia. Sembra che il riconoscimento sia avvenuto in 
						un ospedale militare in cui la signora Aristei si era 
						recata insieme ad alcuni componenti dell'ambasciata 
						italiana. Questa notizia che circolava con sempre 
						maggiore insistenza, il negozio della famiglia chiuso, 
						cominciavano a far pensare al peggio. Si cominciavano a 
						formare in piazza capannelli di giovani, di amici di 
						Franco, di sportivi che chiedevano, interrogavano, 
						sperando sempre di avere smentite su quanto stava 
						trapelando. Poi, a mezzogiorno circa, la ferale notizia 
						aveva una inequivocabile conferma dal dispaccio Ansa 
						riportato dal giornale radio. È stato uno shock 
						tremendo, soprattutto per i più giovani, per gli amici e 
						i coetanei di Franco che erano stati insieme a lui fino 
						a poche ore prima, i molti che lo avevano invidiato 
						perché era stato fra i pochi ad avere la fortuna di 
						poter seguire la squadra del cuore nel suo più 
						importante appuntamento agonistico. Nessuno sembrava 
						voler accettare la crudele realtà, tanto assurda e 
						irreale essa appariva. Sembrava onestamente impossibile 
						a tutti che si potesse morire a 23 anni, solo per 
						seguire un incontro di calcio. Purtroppo, c'era 
						un'immagine di morte sui quotidiani sportivi: i 
						particolare erano sfuggiti ai più ma dopo la notizia 
						della tragica fine di Franco, osservando più 
						attentamente la foto, si poteva notare il suo volto 
						esanime mentre un poliziotto lo sta sollevando. Era 
						l'agghiacciante conferma. 
						
						 
						 
						
						Fonte: 
						Corriere dell’Umbria © 31 maggio 2025 
						(Testo 
						 ©
						 Fotografia) 
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						 Il cadavere in un 
						ospedale militare 
						 
						
						
			
					 Nella 
						notte allucinante trascorsa dai familiari dei tifosi 
						tuderti presenti allo stadio di Bruxelles per la finale 
						di Coppa dei campioni ci sono precisi riferimenti: la 
						nostra concittadina Albina Aristei si è messa a totale 
						disposizione di chi cercava ansiosamente notizie, in 
						particolare della famiglia Martelli, a cui non era 
						finora pervenuta alcuna comunicazione da parte del 
						figlio Franco, partito insieme alla comitiva di 
						Pontefelcino. Fino alla tarda mattinata, la signora 
						Aristei ha compiuto un mesto pellegrinaggio negli 
						ospedali della capitale belga, ma del giovane tuderte 
						nessuna traccia. Non si è persa d'animo ed ha continuato 
						a cercare, finché all'ospedale militare che si trova nei 
						pressi dello stadio Heysel ha potuto vedere la salma del 
						giovane Martelli. Sulla base di alcuni oggetti che la 
						vittima aveva con sé, la signora Aristei ha potuto 
						procedere al riconoscimento, informando quindi la 
						famiglia a Todi. Nel pomeriggio, sono giunte a Todi 
						altre Informazioni, secondo le quali si sarebbe compiuta 
						l'autopsia sul corpo di Franco Martelli: la causa del 
						decesso sarebbe di soffocamento, dopo il terribile 
						assalto dei tifosi inglesi sugli spalti occupati fino 
						all'inverosimile dagli juventini. Di fronte alla 
						frammentarietà di comunicazioni ufficiali (nella 
						giornata di ieri sono state date generalità non esatte 
						della vittima, causando confusione e incertezze) va 
						segnalato anche un altro gesto di solidarietà, compiuto 
						ancora da un concittadino, il generale dell'aeronautica 
						Zeno Tascio, che di fronte a vari problemi per 
						consentire l'arrivo dei parenti delle vittime a 
						Bruxelles si è interessato prontamente, fino a garantire 
						per la giornata di oggi la partenza di tre aerei 
						speciali dell'aereonautica militare. Sappiamo che alcuni 
						familiari di Franco Martelli sono in partenza da Roma 
						per Bruxelles, con il pietoso compito di riportare a 
						Todi la salma di un giovane sportivo, generoso e 
						corretto, sopraffatto dalla violenza più assurda, che ha 
						seminato la morte durante una manifestazione di agonismo 
						e di vitalità. Parole di suffragio per la scomparsa di 
						Franco Martelli sono state pronunciate in serata dal 
						parroco della cattedrale, mons. Alcini, durante la 
						celebrazione della Santa Messa. 
						  
						Fonte: 
						Corriere dell’Umbria © 31 maggio 2025
						 
						
						
						Fotografia: 
						Belganewsagency.eu
						© 
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						 Gli piaceva vincere ma 
						onestamente  
						
			
					 TODI 
						- Todi è in lutto; nella tragedia dello stadio 
						"Heysel", dove la follia più bieca ha avuto licenza di 
						esplodere nelle forme più disumane possibili, ha perso 
						la vita un giovane non ancora ventitreenne, Franco 
						Martelli, juventino da sempre, viveva lo sport come deve 
						essere intesa sia la pratica che la passione sportiva. 
						Partecipava, insieme agli amici, ai vari tornei di 
						calcio che si svolgono un po' dovunque, aveva praticato 
						anche il basket per passare poi al tavolo della giuria 
						come segnapunti, lo attirava anche lo sci, come 
						testimonia una foto che lo ritrae a Folgarida durante 
						una settimana bianca. "Era profondamente rispettoso 
						degli altri, cercava sempre di mettersi nel giusto" 
						dicono di lui gli amici che avviciniamo al bar Duomo, 
						consueto punto di ritrovo in città. "Mai scorretto nella 
						pratica  
						sportiva, gli piaceva sì vincere e lottare, ma sempre 
						onestamente" aggiungono i fratelli Fumetti, i gemelli 
						Ghinea, Mario Angeli Coarelli, Pierluigi Consalvi, i 
						fratelli Giubilei. "Era un leader del nostro gruppo, 
						sempre disponibile verso gli altri, generoso, un vero 
						amico che lascia un vuoto immenso fra noi". Non è 
						difficile intuire che Franco Martelli aveva assorbito 
						dalla famiglia i valori a cui indirizzare la propria 
						vita. Paolo Martelli, il padre, oggi noto commerciante, 
						in gioventù era stato uno sportivo di buon livello, 
						distinguendosi soprattutto nelle gare di atletica 
						leggera; la madre, Beatrice Nicolini, è insegnante. 
						Franco Martelli, conseguita la maturità scientifica, si 
						era iscritto all'Università di Perugia (facoltà di 
						Economia e commercio), ma poi aveva preferito occuparsi 
						dell'azienda paterna, dedicandosi al commercio insieme 
						al fratello Filippo. Viveva in famiglia, e questo legame 
						ci rimane ancora impresso nella mente quando, appena 
						dieci giorni fa, c'era anche Franco, in piazza, ad 
						attendere il ritorno dei suoi genitori da una gita in 
						Sicilia. Oggi, purtroppo, l'abbraccio non si è ripetuto; 
						Franco non è tornato da Bruxelles, sopraffatto dalla 
						furia omicida di chi si trovava con lui nello stesso 
						stadio.
						  
						Fonte: 
						Corriere dell’Umbria © 31 maggio 2025  
						  
						Fotografia: 
						
						GETTY IMAGES © (Not 
						for Commercial Use) 
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						 La testimonianza di 
						alcuni luderti presenti alla finale della Coppa 
						Campioni.  
						Quella curva maledetta
						 
						Se Franco avesse 
						seguito gli amici forse...  
						
			
					 Abbiamo 
						ascoltato il racconto drammatico di una giovane di 
						Pantalla, Fabiana Coletti, che si era recata ad 
						assistere alla partita insieme ai due cugini Andrea e 
						Massimo, al padre e ad un amico. Fabiana è rientrata 
						questa mattina in aereo da Bruxelles insieme ai suoi 
						congiunti, con i quali ha vissuto i drammatici momenti 
						che milioni di persone hanno seguito in diretta 
						attraverso le immagini televisive. Si trovava infatti 
						nella maledetta curva nord dello stadio belga dove si è 
						scatenata la furia omicida dei tifosi inglesi. Lo stato 
						emozionale in cui versa ancora Fabiana ci fa individuare 
						un racconto frammentario, ma che fotografa ugualmente la 
						drammaticità della situazione: "I cancelli sono stati 
						aperti alle 17.00. Noi siamo entrati solo un'ora dopo 
						perché all'ingresso dello stadio c'era una calca 
						indescrivibile; la polizia belga si è preoccupata di 
						togliere aste di bandiere solo a qualche tifoso 
						juventino, mentre i tifosi inglesi sono entrati senza 
						subire controlli di sorta. Già nella mattinata 
						continua Fabiana si era ravvisata un'atmosfera 
						particolarmente tesa: fuori dallo stadio bivaccavano 
						infatti tifosi del Liverpool ebbri per le abbondanti 
						bevute, e montagne di bottiglie rotte e di lattine vuote 
						testimoniavano lo stato di ebbrezza in cui si trovava la 
						quasi totalità del tifosi inglesi. La curva era divisa 
						in pratica in due settori: da una parte c'eravamo noi 
						italiani e dall'altra i britannici e come divisorio 
						esisteva soltanto una rete metallica assolutamente 
						inconsistente. Sono cominciate a piovere lattine, 
						bottiglie, sassi, sempre con maggiore insistenza, poi 
						improvvisamente le cariche dei tifosi del Liverpool che 
						sfondando la rete di divisione sono penetrati nel nostro 
						settore gettando il panico.  
						
			
					 Noi 
						italiani ci siamo trovati improvvisamente aggrediti ed 
						incapaci di fronteggiare la furia dei tifosi avversari; 
						c'erano fra noi molte donne e molti bambini e quindi 
						abbiamo cercato tutti scampo nella fuga. Io non mi sono 
						neppure resa conto di quanto stava avvenendo: ad un 
						certo punto sono caduta e devo probabilmente la vita al 
						fatto che vicino a me c'era mio cugino Andrea che mi ha 
						prontamente risollevata; altrimenti sarei finita 
						travolta dalla calca. Sono stati momenti allucinanti. 
						Passavamo sopra a corpi travolti, ormai inanimati; 
						abbiamo raggiunto in qualche modo l'uscita dello stadio 
						poiché fortunatamente ci trovavamo nella parte alta 
						della gradinata. Mi trovavo a soli 20 metri dal muro che 
						crollando ha causato tante vittime, ma non mi sono 
						neppure resa conto di quanto stava accadendo. Solo i 
						miei cugini, più tardi, tornando indietro per cercare di 
						trovare un africo che era con noi e che si era rifugiato 
						nella prospicente tribuna, hanno visto molti corpi a 
						terra, coperti da teli. Non abbiamo ovviamente seguito 
						la partita, ma ci siamo recati con un taxi all'aeroporto 
						per cercare di tornare prima possibile in Italia. Non 
						credo  ha 
						concluso Fabiana 
						che avrò più la forza di entrare in uno stadio". 
						Il cugino Massimo Coletti conferma la versione fornitaci 
						da Fabiana ed aggiunge di avere incontrato Franco 
						Martelli all'ingresso dello stadio, intorno alle ore 17: 
						"Gli ho dato un giornale, dovevamo vedere la partita 
						insieme ma lui ha preferito fermarsi in una parte della 
						curva lontana dalla nostra posizione e non l'ho più 
						visto. "C'è un'affermazione di Massimo Coletti che getta 
						un'ombra di improvvisazione, se non di irresponsabilità 
						sull'organizzazione: "Noi avevamo del biglietti 
						numerati, acquistati tramite agenzia. Solo all'arrivo a 
						Bruxelles ci siamo resi conto che erano falsi, ed allora 
						per permetterti di entrare ce li hanno scambiati con 
						biglietti di curva." Il superaffollamento della curva 
						nord può essere spiegato anche in questo modo". 
						 
						 
						
						Fonte: 
						Corriere dell’Umbria © 31 maggio 2025  
						   
						Fotografia: GETTY IMAGES © (Not 
						for Commercial Use) 
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						 Lo sguardo stravolto, 
						le lacrime appena trattenute: il dramma di un padre in 
						angosciosa attesa.  
						Una notte insonne per 
						molti a casa ad aspettare  
						una telefonata 
						rassicurante dal Belgio 
						 
						
						
			
					 Sono 
						stati in molti a Todi, come sicuramente in tutta Italia, 
						a vivere una notte di tensione, attendendo da Bruxelles 
						notizie rassicuranti che non arrivavano mai. Riportiamo 
						il drammatico racconto di un padre, l'ispettore di 
						polizia Michele Di Lernia, che aveva il figlio Maurizio 
						tra gli spettatori della partita. "Maurizio era andato a 
						Bruxelles con una comitiva di Gubbio insieme all'amico 
						Vittorio Spazzoni e mi risultava dal numero del 
						biglietto, che si dovesse trovare sulla curva nord. 
						Immagina il mio stato d'animo quando ho seguito alla 
						televisione le tragiche sequenze degli incidenti. È 
						stato praticamente impossibile per tutta la notte 
						riuscire a trovare un contatto telefonico con i numeri 
						del Ministero degli Esteri che apparivano sullo schermo 
						televisivo. Solo una volta sono riuscito a prendere la 
						linea e mi è stato detto che gli incidenti erano 
						circoscritti solo alla zona della curva". Lo sguardo 
						stravolto da una notte insonne e le lacrime appena 
						frenate, pur essendo un uomo abituato per mestiere a 
						situazioni di ogni tipo, l'ispettore Di Lernia incarna 
						il dramma di un padre in angosciosa attesa di uno 
						squillo rassicurante: "Solo alle quattro di mattina 
						Maurizio è riuscito a mettersi in contatto con me e a 
						dirmi che stava bene. Si trovava per puro caso nella 
						curva opposta a quella in cui sono accaduti gli 
						incidenti più gravi. Maurizio e Vittorio sono rimasti 
						insieme alla comitiva di Gubbio e per non staccarsi 
						hanno scambiato i loro biglietti, evitando così di 
						trovarsi coinvolti nella gigantesca calca della curva 
						nord. Maurizio, non so come, sapeva anche della morte, 
						di Franco Martelli. Mi ha anche raccomandato di non far 
						circolare la notizia a Todi, prima che non fosse 
						ufficiale". Ormai, purtroppo, ha concluso Di Lernia con 
						la voce rotta dall'emozione, la notizia si era già 
						diffusa in città. 
						  
						Fonte: Corriere 
						dell’Umbria © 31 maggio 2025
						  
						Fotografie: 
						Wikipedia.org
						
						© Todi 
						Calcio 
						
						©  GETTY IMAGES 
						
						©  (Not 
						for Commercial Use) 
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