
Trentacinque anni fa la
tragedia dell'Heysel:
Rieti pianse la morte di Gianni
Mastroiaco
RIETI - Trentacinque anni fa la
tragedia dell'Heysel. Il reatino Gianni Mastroiaco, originario
di Casette, fu tra le 39 vittime di quella terribile serata.
Gianni perse la vita a venti anni, colpevole solo di esser
presente sugli spalti del settore Z di quel maledetto stadio in
occasione di Juventus-Liverpool di Coppa Campioni.
All’epoca ventenne, Gianni era
geometra, giocava a calcio in difesa e lavorava col papà.
Soprannominato Zoff dagli amici, era innamorato della Juventus e
solo poco prima dell’Heysel era stato a Torino per un’altra gara
di Coppa dei Campioni. Per il Belgio rimediò un biglietto - non
senza problemi per l’espatrio - grazie al club bianconero "Due
Stelle" di Terni e partì. Il biglietto era per quello
stramaledetto settore Z. Gianni non fece più ritorno a casa,
lasciando mamma Santa, papà Raniero ed il fratello Claudio.
Gianni fu vittima della follia e della disorganizzazione, in
quella partita in cui all’inizio neanche chi era allo stadio
capì molto, in quella partita in cui la (poca) polizia belga
manganellava anche chi voleva mettersi in salvo portandosi sul
campo di gioco. Tutto mentre chi era a casa in Italia e a Rieti
guardava quanto accadeva al Tg1, su Rai Due e ascoltava Bruno
Pizzul optare per una cronaca "in tono il più neutro (...)
impersonale (...) e asettico possibile" considerato quanto
accadeva. Quella partita si giocò e la coppa fu della Juve. Si
festeggiò anche, sintomo della più totale incomprensione dei
fatti avvenuti sugli spalti. "Gianni era partito con un pullman
- ricordò a Il Messaggero la signora Santa, in occasione del
venticinquennale - organizzato dallo Juventus club di Terni.
C'erano anche altri ragazzi di Rieti. All'inizio non ci rendemmo
conto di quello che era successo. Non ci chiamò nessuno. Come
abbiamo saputo della morte di Gianni ? Il papà andando al lavoro
la mattina dopo sentì il suo nome alla radio".
Le vittime - Le trentanove vittime
dell’Heysel pesano come un macigno sulla storia del calcio
europeo. Trentadue italiani, quattro belgi, due francesi ed un
irlandese: un bollettino di guerra per quella che doveva essere
solo una finale della Coppa Campioni. Questi i nomi delle
vittime, tra cui il reatino Gianni Mastroiaco (tra parentesi gli
anni). Rocco Acerra (28), Bruno Balli (50), Alfons Bos (35),
Giancarlo Bruschera (35), Andrea Casula (11), Giovanni Casula
(44), Nino Cerullo (24), Willy Chielens (41), Giuseppina Conti
(17), Dirk Daeninckx (38), Dionisio Fabbro (51), Jaques François
(45), Eugenio Gagliano (35), Francesco Galli (25), Giancarlo
Gonnelli (45), Alberto Guarini (21), Giovacchino Landini (50),
Roberto Lorentini (31), Barbara Lusci (58), Franco Martelli
(22), Loris Messore (28), Gianni Mastroiaco (20), Sergio Mazzino
(38), Luciano Rocco Papaluca (38), Luigi Pidone (31), Benito
Pistolato (50), Patrick Radcliffe (38), Domenico Ragazzi (44),
Antonio Ragnanese (29), Claude Robert, Mario Ronchi (43),
Domenico Russo (28), Tarcisio Salvi (49), Gianfranco Sarto (47),
Amedeo Giuseppe Spolaore (55), Mario Spanu (41), Tarcisio
Venturin (23), Jean Michel Walla (32), Claudio Zavaroni (28).
29 maggio 2020
Fonte: Ilmessaggero.it
Heysel 29 maggio 1985,
ricordiamo il reatino
Gianni Mastroiaco a 35 anni
dalla scomparsa
Coronavirus, lockdown, vite spezzate ed
il calcio che tanto amava bloccato da una pandemia. Oggi, 29
maggio 2020, ricorre l’anniversario della scomparsa di Gianni
Mastroiaco, nato a Casette frazione di Rieti, morto nella
tragedia dell’Heysel durante la finale di Coppa Campioni tra la
sua Juventus ed il Liverpool. Era il 1985 quando quello che
doveva essere uno spettacolo e una festa si trasformò in una
tragedia inaudita e mai dimenticata. Gianni era tifoso dei
bianconeri e quella sera sognava una splendida vittoria della
sua squadra preferita. Invece la sua vita terminò prima di
vedere i bianconeri guidati da Michael Platini alzare la coppa
al cielo. Una coppa tanto discussa, che ancora oggi crea
polemiche al solo pensiero di chi vide spargere sangue e lacrime
mentre un pallone rotolava.
29 maggio 2020
Fonte: Rietinvetrina.it

Heysel 29 maggio 1985,
ricordiamo il reatino
Gianni Mastroiaco a 34 anni
dalla scomparsa
A tre giorni da una nuova finale di
Champions League, che vedrà nuovamente contendersi la coppa la
formazione del Liverpool, oggi 29 maggio 2019, ricorre
l’anniversario della scomparsa di Gianni Mastroiaco, nato a
Casette frazione di Rieti, perito nella tragedia dell’Heysel
durante un’altra finale, quella di Coppa Campioni 1985 tra la
Juventus e proprio il Liverpool.
Quello che doveva essere uno spettacolo e una festa si trasformò
in una tragedia inaudita e mai dimenticata. Gianni era tifoso
dei bianconeri e quella sera sognava una splendida vittoria
della sua squadra preferita. Invece la sua vita in
quell’occasione purtroppo terminò prima di vedere i bianconeri
guidati da Michael Platini alzare la coppa al cielo. Le
redazioni di Rietinvetrina.it e Radiomondo lo ricordano.
29 maggio 2019
Fonte: Rietinvetrina.it
29 maggio 1985-2018, ricordiamo
Gianni Mastroiaco a 33 anni dalla scomparsa
Tre giorni fa si è consumata una nuova
finale di Champions League, ed oggi, martedì 29 maggio 2018,
ricorre l’anniversario della scomparsa di Gianni Mastroiaco,
nato a Casette frazione di Rieti. Il giovane morì nel 1985 nella
tragedia dell’Heysel durante un’altra finale, quella di Coppa
Campioni tra Juventus - Liverpool.
Quello che doveva essere uno spettacolo e una festa si
trasformò in una tragedia inaudita e mai dimenticata. Gianni era
tifoso dei bianconeri e quella sera sognava una splendida
vittoria della sua squadra preferita. Invece la sua vita in
quell’occasione purtroppo terminò. Le redazioni di
Rietinvetrina.it e Radiomondo lo ricordano.
29 maggio 2018
Fonte: Rietinvetrina.it
29 maggio 1985 - 29 maggio 2017
32 anni dalla scomparsa di
Gianni Mastroiaco
A pochi giorni dalla finale di
Champions League tra Juventus e Real Madrid che si disputerà
allo stadio di Cardiff sabato 3 giugno, oggi lunedì 29 maggio,
ricorre l’anniversario della scomparsa di Gianni Mastroiaco,
nato a Casette (Rieti). Il giovane morì nel 1985 nella tragedia
dell’Heysel durante un’altra finale, quella di Coppa Campioni
tra Juventus - Liverpool. Quello che doveva essere uno
spettacolo e una festa si trasformò in una tragedia inaudita e
mai dimenticata. Gianni era tifoso dei bianconeri e quella sera
sognava una splendida vittoria della sua squadra preferita.
Invece la sua vita in quell’occasione purtroppo terminò.
29 maggio 2017
Fonte: Rietinvetrina.it
 Gianni Mastroiaco ricordato
durante Belgio-Italia
Il ricordo di Gianni Mastroiaco nella
serata della memoria della tragedia dell’Heysel. Durante
l’amichevole tra il Belgio e l’Italia allo stadio Re Baldovino
di Bruxelles (ex Heysel) il nome del giovane di Casette, vittima
del drammatico crollo della curva Z nel 1985, è stato ricordato
sul maxischermo dello stadio. Al 39′ della partita, tutti i
giocatori si sono fermati e hanno omaggiato le vittime di quella
tragica finale di Coppa dei Campioni Trentanove, come il
pesantissimo bilancio delle vite umane spezzate e il numero di
maglia azzurra che è stato ritirato: nessun giocatore della
nazionale potrà più vestirla.
13 novembre 2015
Fonte: Rietilife.it
Fonte Fotografia Casette:
Comitatocasetterieti.wordpress.com
Heysel, Gianni Mastroiaco sarà
ricordato
durante Belgio-Italia : il suo
nome sul maxischermo
Gianni Mastroiaco, il giovane
reatino vittima della tragedia dell’Heysel (leggi la sua storia
a trent’anni dalla morte), sarà ricordato durante l’amichevole
Belgio-Italia insieme agli altri 38 morti di quel tragico 29
maggio 1985. Venerdì sera allo stadio Re Baldovino di Bruxelles
(l’ex Heysel) il suo nome comparirà sul maxischermo.
La
Nazionale torna a Bruxelles nel trentesimo anniversario della
tragedia dell’Heysel: era il 29 maggio dell’85 quando, prima
dell’inizio della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e
Liverpool, morirono 39 persone, per la maggior parte tifosi
italiani. In accordo con la Federazione belga, la FIGC ha
stabilito un programma per commemorare le vittime di quella
tragica serata che si svolgerà in due momenti distinti, ma
strettamente collegati. All’arrivo a Bruxelles, giovedì 12
novembre, la Nazionale italiana, il Presidente della FIGC Carlo
Tavecchio e il Direttore Generale Michele Uva, la società
Juventus rappresentata da Paolo Garimberti e Mariella Scirea,
insieme all’Associazione dei familiari delle vittime dell’Heysel
guidata da Andrea Lorentini, deporranno dei fiori davanti alla
lapide nella curva Z che ricorda la tragedia (ore 18.45 circa).
In questa occasione si procederà al ritiro della maglia azzurra
numero 39, così come deciso lo scorso maggio su proposta del
Presidente Federale. Il giorno dopo, le attività si
concentreranno nel pre-partita e durante la gara: un primo
messaggio sarà trasmesso al momento dell’ingresso in campo poi,
al 39’ del primo tempo, tutto lo stadio e le squadre saranno
coinvolte nel ricordo di quella terribile sera di 30 anni fa,
mentre i nomi delle 39 vittime, tutti insieme, uno per uno,
senza distinzioni di nazionalità o fede calcistica, saranno
ricordati sui maxischermi dello stadio.
10 novembre 2015
Fonte: Rietilife.it
Fotografie Tabellone Stadio:
Cristian Fabrizi ©
 Heysel, 29 maggio 1985: tra le
39 vittime il reatino Gianni Mastroiaco
di Christian Diociaiuti
RIETI - C’era anche lui, il reatino
Gianni Mastroiaco, in quel maledetto stadio, in quella folle
bolgia di hooligans, trascuratezza e approssimazione che si
chiamava Heysel. Uno stadio che cadeva a pezzi e la violenza del
tifo inglese hanno portato via la vita di trentanove persone
(oltre seicento feriti), lì soltanto per la finale di Coppa dei
Campioni. Lì soltanto per Juventus-Liverpool. Un fatto che
esattamente 30 anni fa sconvolse Rieti, l’Italia e tutta Europa,
il mondo del calcio e non solo.
LA
JUVE NEL CUORE - Gianni Mastroiaco (alcune delle foto sono della
famiglia Mastroiaco), all’epoca ventenne, era geometra, giocava
a calcio in difesa e lavorava col papà. Soprannominato Zoff
dagli amici, era innamorato della Juventus e solo poco prima
dell’Heysel era stato a Torino per un’altra gara di Coppa dei
Campioni. Per il Belgio rimediò un biglietto - non senza
problemi per l’espatrio - grazie al club bianconero "Due Stelle"
di Terni e partì. Il biglietto era per quello stramaledetto
settore Z. Gianni non fece più ritorno a casa, lasciando mamma
Santa, papà Raniero ed il fratello Claudio. Gianni fu vittima
della follia e della disorganizzazione, in quella partita in cui
all’inizio neanche chi era allo stadio capì molto, in quella
partita in cui la (poca) polizia belga manganellava anche chi
voleva mettersi in salvo portandosi sul campo di gioco. Tutto
mentre chi era a casa in Italia e a Rieti guardava quanto
accadeva al Tg1, su Rai Due e ascoltava Bruno Pizzul optare per
una cronaca "in tono il più neutro (...) impersonale (...) e
asettico possibile" considerato quanto accadeva. Quella partita
si giocò e la coppa fu della Juve. Si festeggiò anche, sintomo
della più totale incomprensione dei fatti avvenuti sugli spalti.
"Gianni era partito con un pullman - ricordò a Il Messaggero la
signora Santa, in occasione del venticinquennale - organizzato
dallo Juventus club di Terni. C'erano anche altri ragazzi di
Rieti. All'inizio non ci rendemmo conto di quello che era
successo. Non ci chiamò nessuno. Come abbiamo saputo della
morte
di Gianni ? Il papà andando al lavoro la mattina dopo sentì il
suo nome alla radio". LA MESSA E IL RICORDO DELLO STADIUM -
Ieri a Casette c’è stata una messa molto partecipata in onore di
Gianni Mastroiaco. Presente la famiglia e tanta gente che ha
voluto omaggiare il ricordo di Gianni al campo
coperto del
polivalente. I nipoti del tifoso reatino morto all’Heysel hanno
letto un messaggio allo zio mai conosciuto, mentre i familiari
hanno deposto dei fiori al monumento al polivalente e sulla
tomba al cimitero. Neanche lo Juventus Stadium ha dimenticato
Gianni e le altre vittime: al 39esimo minuto di Juventus-Napoli
di qualche giorno fa, la curva bianconera ha esposto lo
striscione con la scritta "Nessuno muore davvero, se vive nel
cuore di chi resta. Per sempre". Contestualmente sono stati
esposti migliaia di cartelli con i nomi dei tifosi scomparsi
all’Heysel, tra cui quello dedicato a Gianni Mastroiaco, il cui
nome campeggia anche nelle targhe dello stadio Re Baldovino di
Bruxelles. La Juventus, come fa tutti gli anni, ha invitato la
famiglia Mastroiaco alle celebrazioni a Torino.
DE
TOMMASO: "IO ERO DAVVERO LÌ ?" - Scampato alla tragedia perché
in un altro settore dello stadio che oggi si chiama Re
Baldovino, Fabrizio De Tommaso, grande sportivo e da sempre
vicino al calcio dilettante reatino, ricorda così quel maledetto
29 maggio. "Ho un ricordo lungo trenta anni di
quanto accadde -
dice De Tommaso - per anni mi sono chiesto: ma io davvero ero lì
? In quegli anni avevo fondato il club a Cittaducale: mi ricordo
ancora di una cena a Torino. Con Tacconi c’erano il povero
Scirea e due sconosciuti, come Prandelli e Pioli, dopo alla
festa scudetto, e l’addio di Furino.
Bei tempi, a soli 22 anni a
Torino ero di casa. Trasferte con il Manchester United in Coppa,
il Bordeaux e poi la finale in Coppa delle Coppe, una trasferta
a Basilea fatta in autostop durata una settimana e la vittoria
sul Porto. In quella occasione fu davvero una festa. L’anno
successivo - continua De Tommaso, oggi 52enne - arrivò la grande occasione. Quella finale per una vittoria storica: stesso
entusiasmo di Basilea, un viaggio bellissimo e nulla che
lasciava presagire che solo il caso ci avrebbe allontanato dalla
morte. Una cosa che nessuno ha detto e scritto mai: è vero che
il crollo di un
muro ha causato decine di morti ma nello stesso
tempo è stata la via di fuga per migliaia di tifosi che, così
facendo, hanno potuto trovare ricovero ed aiuto sul prato. Una
delle più brutte storie che il calcio possa aver mai raccontato,
dove purtroppo c’è stata morte e tanto dolore. È assurdo morire
per una partita di calcio. Come è assurdo che quella Coppa sia
in bella vista tra i trofei della Juventus. Quella partita non
si doveva giocare e quella vittoria non doveva essere
festeggiata. Ma si sa, il calcio in Italia passa davanti a tutto
e tutti". De Tommaso seppe della morte di Mastroiaco nel viaggio
di ritorno da Bruxelles, un viaggio verso Cittaducale che
assomigliava più a una fuga che un ritorno a casa.
MAI DIMENTICARE - L’Heysel, nella sua tragicità, ha insegnato
qualcosa in fatto di stadi e tifo. Almeno all’estero, in Italia
molto meno. Ma quel che colpisce è che Rieti non ha mai
omaggiato concretamente quel ragazzo, strappato alla vita a soli
vent’anni da una tragedia che non doveva succedere (oggi,
Gianni, avrebbe avuto poco più di cinquanta anni). Ci pensa la
Juve tuttora, ci pensò Tardelli quando venne a Rieti con
l’Italia U21, non ci pensa la sua città. Viene da riflettere,
estrapolando le parole di Ligabue da una canzone (I Campi in
Aprile, Giro del Mondo 2015), dedicata a un altro ragazzo, un
partigiano, ma pur sempre un ventenne come Gianni: "Se parti per
sempre a neanche vent’anni non sei mai l’eroe sei per sempre il
ragazzo". Lo stadio di Rieti, dopo lungo discutere, alla fine è
stato dedicato a Manlio Scopigno. E mentre si intitolano piazze
e vie a nomi illustri, soprattutto politici, ma non della nostra
città, a ricordare Gianni c’è solo il polivalente della sua
Casette. Non una via, non una piazza, non un evento. Sarà il
caso di pensarci su. Dopo trent’anni sarà anche ora.
29 Maggio 2015
Fonte: Ilmessaggero.it
 Heysel, 30 anni dopo ancora
vivo il ricordo di Gianni Mastroiaco
Sono trascorsi 10.950 giorni
dalla tragedia dell’Heysel dove perse la vita anche Gianni
Mastroiaco, nato a Casette, Rieti.
Oggi l’Italia ha ricordato le 32
vittime italiane e ogni anno, quando la ricorrenza ci fa tornare
indietro di tanti anni, il pensiero va anche al nostro Gianni,
schiacciato dalla folla impazzita e da una tribuna crollata
sotto il peso degli Hooligans inglesi. Uno stadio vecchio e i
pochi controlli dell’esigua Polizia belga fecero da cornice
sbiadita a Liverpool-Juventus, finale di Coppa dei Campioni del
1985. Quello che doveva essere uno spettacolo e una festa si
trasformò in una tragedia inaudita e mai dimenticata. Gianni era
tifoso della Juventus, quella sera sognava una splendida
vittoria della sua squadra preferita ed invece… Proprio la
società bianconera attraverso il proprio sito ufficiale ha
ricordato le vittime di quella giornata nera: "29 maggio 1985,
il giorno più triste della nostra storia. Doveva essere un
momento di festa, di attesa, di tensione sportiva. Si è
trasformato in tragedia". Messaggi di ricordo e cordoglio anche
di tanti campioni juventini, da Del Piero a Buffon passando per
Pessotto. Quella partita si giocò comunque, vinse la Juventus,
ma perdemmo tutti quanti insieme.
29 maggio 2015
Fonte: Rietinvetrina.it
RIETI
Strage dell’Heysel, una messa
per ricordare Gianni Mastroiaco
Una messa alle 18 al campo di Casette
per ricordare Gianni Mastroiaco, a trent’anni dalla strage
dell'Heysel. La tragedia avvenne il 29 maggio 1985, poco prima
dell'inizio della finale di Coppa dei Campioni di calcio tra
Juventus e Liverpool allo stadio Heysel di Bruxelles, in cui
morirono 39 persone, di cui 32 italiane, e ne rimasero ferite
oltre 600. A perdere la vita anche Gianni Mastroiaco, giovane
reatino di appena vent’anni, partito con un pullman organizzato
dallo Juventus Club di Terni. Come ogni anno, anche oggi parenti
e amici di Gianni si ritroveranno per ricordarlo.
29 maggio 2015
Fonte: Corrieredirieti.corr.it

30 anni senza Gianni Mastroiaco,
il giovane
reatino morto all’Heysel / la
sua storia
di Stefano Mariantoni
Hanno provato a cambiare il nome, ma la
gente di Bruxelles continua a chiamarlo Heysel. Sui muri di
mattoni rossi dello stadio Re Baldovino le targhe si trovano un
po’ a fatica. Sono piccoli rettangoli di pietra, uno
esternamente con i trentanove nomi, dentro un altro con
trentanove segni incisi "In Memoriam". Gianni Mastroiaco è nel
centro di quell’elenco, con i suoi vent’anni rimasti lì, nel
settore che non c’è più, perché oggi i settori si fermano alla
lettera prima. "V", come vergogna. La storia di Gianni è ancora
in quello che era il suo desiderio più grande, stare accanto
alla sua squadra in un momento così bello: la finale della coppa
dei campioni, quel trofeo che la Juventus non aveva vinto mai.
Nel mese di maggio piove spesso a Bruxelles. La primavera si
affaccia raramente, e quando lo fa, chi può ne approfitta e
cerca uno spicchio di prato per prendersi il sereno. Come quello
del 29 maggio 1985 che accolse i due pullman dello Juventus Club
"Due Stelle". Il presidente Giancarlo Orsini ottenne cento
biglietti: 50 erano per il settore "Z".
Il
5 febbraio scorso avrebbe compiuto 50 anni. Nell’Ottantaquattro
si era diplomato Geometra. Papà Raniero, che teneva la Lazio,
voleva fargli un bel regalo: "Ti compro la macchina, gli dissi".
Ma lui aveva scelto la Juve. "Se arriva in finale, il prossimo
anno, ci vado anch’io, mi rispose. Lavoravamo insieme nella mia
ditta di trasporti e movimento terra. All’epoca eravamo
impegnati a Perugia e lui, anche se giovane, si stava
conquistando la fiducia di tutti". Quella in Belgio era la sua
seconda trasferta. La prima a
Torino, sempre in coppa, qualche
turno prima. "Quando tornò da quel viaggio era entusiasta -
racconta sua madre Santa - non parlava d’altro, così insieme a
due suoi amici di Casette riuscì a trovare un posto aggregandosi
al club di Terni. Incontrò qualche problema per l’espatrio,
avendo fatto il rinvio del militare. Riuscì a ottenere un
permesso di soli tre giorni all’ultimo momento". "La maglia
bianconera era una passione difficile da spiegare - racconta suo
fratello maggiore Claudio, mostrando un grande pannello di
ritagli juventini conservati nella camera di Gianni - i suoi
amici lo chiamavano Zoff, perché era il suo idolo, nonostante
giocasse come libero, al centro della difesa. Con il suo metro e
novanta si faceva rispettare nei palloni alti e a 16 anni già
aveva esordito con le squadre dei più grandi". Ed eccolo, il
gruppo di tifosi reatini nell’ultima foto scattata prima di
Juve-Liverpool. Tutto sembra tranquillo, c’è una pace strana:
Gianni ha la sciarpa al collo e regge un bandierone a quadri
bianconeri col bordo tricolore, il primo dei tre da sinistra.
Poi l’ingresso allo stadio, la follia degli attacchi hooligans.
Tanta violenza, troppo alcool venduto da due giorni, pochissimi
gendarmi, lo stadio cade a pezzi. Non ha gli opportuni corridoi
di soccorso. Ha muri di divisione fatiscenti. Non si è pensato
ad assicurare adeguate uscite di sicurezza. E i limiti di
capienza dell’impianto sono stati superati abbondantemente.
Inevitabile il panico nella fetta di curva bianconera dov’era
Gianni. I lanci di pietre dal settore "Y", le cariche, la fuga e
la calca, in basso verso il prato dove le forze dell’ordine
all’inizio impediscono il deflusso, a destra verso il muro che
poco dopo crollerà. Il valore del sacrificio - "Avremmo
voluto che il sacrificio di Gianni e delle altre 38 vittime
dell’Heysel portasse un cambiamento nel modo di vivere il calcio
e di tifare - aggiungono i familiari - da quello che accade
quasi ogni domenica ci accorgiamo che non è così. Quando è la
violenza a vincere, la memoria del nostro dramma non viene
rispettata. Ogni anno abbiamo cercato di tenere vivo il ricordo
di nostro figlio con delle manifestazioni sportive e religiose.
Anche quest’anno sarà così. Oggi alle 18 al campo sportivo di
Casette, il parroco Don Nicola celebrerà una messa a cui
speriamo parteciperanno in tanti". Poteva essere fatto di più,
per custodire il ricordo di Gianni Mastroiaco. C’è rammarico nei
familiari per cui era lecito attendersi un’attenzione maggiore
da parte delle istituzioni. La Juventus intanto continua a
scrivere ogni anno invitando i familiari delle vittime a Torino
per la messa in suffragio con i dirigenti. E’ arrivata nei
giorni scorsi, l’ultima lettera firmata da Andrea Agnelli. "Ma
in tutti questi anni pochi si sono impegnati per dedicare un
tributo a nostro figlio. Come quando nel 2000 si organizzò un
incontro con Marco Tardelli, che venne con la nazionale Under 21
e ci volle conoscere. Quando si doveva decidere l’intitolazione
dello stadio di Rieti, grazie all’iniziativa di un quotidiano,
furono tantissimi a votare il nome di Gianni. Ci fu un
plebiscito che non è stato tenuto in considerazione. Nessuna
strada, nessuna piazza, nessun luogo pubblico è stato dedicato a
lui, ancora oggi. C’è chi però vive la memoria come un impegno e
non ci fa mai mancare il suo affetto. Vincenzo Di Gregorio, ad
esempio, nell’85 era un ragazzo come Gianni ed erano insieme a
Bruxelles. Il due novembre di ogni anno è venuto a trovarci per
portarci il suo abbraccio". Intanto c’è un giovane Mastroiaco
che cresce, si chiama Giorgio e ha 15 anni: gioca in difesa come
suo zio Gianni, ma sulla fascia. "Anche lui ha la passione del
calcio. In più, ama la musica - racconta papà Claudio - sarebbe
bello per noi organizzare un piccolo Memorial con lui in campo".

I numeri dell’Heysel - Pagarono con la
vita, per cause che nei verbali furono principalmente definite
"accidentali": 36 uomini, 2 donne, 1 bambino. Sono 32 italiani,
4 belgi, 2 francesi e un irlandese. Il bilancio include 400
feriti, di cui 257 in modo serio. Pagheranno con 5 anni di
sospensione dalle competizioni europee le squadre inglesi (6
aggiunti per il Liverpool dopo la riammissione nel 1990). Due
turni a porte chiuse per la Juventus in Coppa Campioni, l’anno
seguente. Dieci furono gli anni d’inibizione alla federazione
belga per l’organizzazione di finali internazionali. Le sentenze
- Ci sono voluti tre gradi di giudizio, per attribuire le
responsabilità della tragedia. Fino all’appello. La prima
udienza è del 12 marzo 1990. Le sentenze del 26 giugno 1990
furono confermate in cassazione nel 1991. Dei 10 condannati al
primo giudizio: 1 imputato assolto per "insufficienza" di prove,
9 condannati a 4 anni, con la condizionale e 60.000 franchi di
ammenda. Altri 3 condannati a 5 anni con la condizionale e
60.000 franchi d’ammenda. Ad Hans Bangerter, segretario dell’
Uefa, 3 mesi con la condizionale e 30.000 franchi di ammenda.
Riduzione a 3 mesi con la condizionale e 500 franchi di multa al
maggiore Michel Kensier della Gendarmeria. Assoluzione al
capitano Mahieu della Gendarmeria. Ecco cosa accadrà all’Heysel
- Due anni fa è stato ufficializzato che lo stadio Re Baldovino
sarà definitivamente demolito per lasciare spazio ad un nuovo
stadio nazionale. La nuova struttura sorgerà vicina allo stadio
attuale, sull’area attualmente occupata da un grande parcheggio,
nel comune fiammingo di Grimbergen. Le autorità belghe, in
risposta ufficiale ad una petizione popolare promossa dal
Comitato "Per non dimenticare Heysel" di Reggio Emilia e da
Saladellamemoriaheysel.it, condivisa con alcuni familiari delle
vittime e sostenuta bipartisan da alcuni parlamentari europei
italiani, si sono impegnate a preservare dalla demolizione la
meridiana-monumento ed a ricollocare degnamente anche le due
targhe in memoria nella nuova struttura.
28 maggio 2015
Fonte: Rietilife.it
Ieri a
Casette la messa in ricordo del giovane tifoso juventino
deceduto prima della finale di Coppa Campioni
Rieti rivive la tragedia
dell’Heysel
Venticinque anni fa moriva a
Bruxelles Gianni Mastroiaco di 20 anni
"Come stele spazzata via da un vento di
follia". Sta lì, quella scritta, a ricordare a tutti ciò che
accadde 25 anni fa. Sta lì, quella scritta, sul piccolo
monumento dedicato a Gianni Mastroiaco nel campo sportivo di
Casette. A riassumere in un attimo quello che accadde il 29
maggio del 1985 allo stadio Heysel di Bruxelles prima della
finale di Coppa Campioni tra Juventus e Liverpool. C’era,
purtroppo, anche Mastroiaco quando s’alzò quel "vento di follia"
che spazzò via la sua vita di ventenne insieme a quella di altre
38 persone. "Speriamo solo che tutto questo sia servito a
qualcosa. Che faccia capire che non si può morire per una
partita di calcio". Sono queste le pochissime parole che
Claudio, il fratello di Gianni, è riuscito a dire ieri. Come
ogni anno, da 25 anni a questa parte, a Casette parenti ed amici
si sono ritrovati per pregare e per ricordare Gianni. Una messa
splendidamente semplice, celebrata dal parroco della frazione
proprio al campo sportivo. Un centinaio di persone in tutto.
Volti giovani e meno giovani, volti di amici e parenti, tutte
quelle persone che conoscevano Gianni e che 25 anni fa piansero
per lui. La mamma Santa e il papà Raniero sono arrivati al campo
sportivo un quarto d’ora prima che iniziasse la funzione. Lei,
la mamma, con un mazzo di fiori che ha messo sotto al piccolo
monumento davanti agli spogliatoi dell’impianto comunale. Con
gli occhi lucidi spiega: "Ogni anno veniamo qui, ogni anno
ricordiamo Gianni. Oggi ci avevamo invitati a Torino, per la
commemorazione dei 25 anni. Non ce la siamo sentita di andare".
E’ passato un quarto di secolo, un periodo lunghissimo fatto di
chissà quante domande e sofferenze. Ma anche di commemorazioni e
tantissime visite, come quella dell’ex juventino Marco Tardelli
che andò a casa dei Mastroiaco quando, allenatore dell’Italia
under 21, venne a Rieti. Ma com’è, per un genitore, il ricordo
di quella sera di 25 anni fa ? "Gianni era partito con un
pullman - spiega la signora Santa - organizzato dallo Juventus
club di Terni. C’erano anche altri ragazzi di Rieti. All’inizio
non ci rendemmo conto di quello che era successo. Non ci chiamò
nessuno. Come abbiamo saputo della morte di Gianni ? Il papà
andando al lavoro la mattina dopo sentì il suo nome alla radio".
Difficile andare avanti, difficile chiedere di più. I ricordi si
rincorrono tra gli amici e i parenti presenti. Ricordi di
telefonate e frasi spezzate. Ricordi di momenti di angoscia, di
momenti in cui si sperava che tutto fosse un errore. Ricordi che
si fanno confusi, perché son passati 25 anni e perché il dolore,
in quei momenti, annebbiava le menti. Resta la speranza di un
uomo che ha perso il fratello di appena vent’anni e che trova
ancora la forza di dire: "Speriamo che sia servito a qualcosa".
30 maggio 2010
Fonte: Il Messaggero (Edizione
di Rieti)

Un plebiscito per Mastroiaco
Ben 1.400 voti per la giovane
vittima reatina dell'Heysel
di Flavio Fosso
UN PLEBISCITO: l'apertura delle otto
urne in cui i reatini hanno deposto le loro schede per la scelta
del nome del nuovo stadio - il referendum è stato indetto dal
nostro giornale con la collaborazione della Società sportiva
Rieti, sviluppando un'idea del sindaco prof. Paolo Tigli - ha
dato un' indicazione chiara: il nome prescelto è stato quello di
Gianni Mastroiaco, il giovane reatino rimasto vittima della
barbarie del ventesimo secolo allo stadio dell'Heysel. Per
Gianni Mastroiaco nostri lettori (per votare era necessario
dotarsi semplicemente delle schede pubblicate sulla nostra
pagina e ciascuno poteva votare quante schede avesse voluto) si
sono espressi ben 1400 volte con una percentuale del 43 per
cento su un totale di 3222 votanti. E, come abbiamo subito
constatato, le schede non portavano le medesime indicazioni dei
mittenti perché ne sono giunti da tutte le zone della provincia.
E' giusto dunque ripetere quanto abbiamo scritto in apertura di
questo articolo: per il ragazzo di Casette si è trattato di un
vero e proprio plebiscito. E’ evidente che in questa scelta
hanno avuto premio i motivi morali ed il ricordo ancora
bruciante, in tantissima gente di una tragedia maturata solo
cinque anni fa, che purtroppo, però non sembra aver insegnato
nulla. In questi giorni di vigilia dei Mondiali le varie
televisioni si attardano a descrivere le violenze di gruppi di
esaltati di diverse nazioni che si appresterebbero a ripetere le
loro imprese durante lo svolgimento di "Italia '90". E' solo di
ieri la notizia che due giovani inglesi sono stati
sbrigativamente rimpatriati per aver dato in escandescenze su un
treno diretto a Spoleto. Tutto questo significa che la coscienza
collettiva ha rimosso il ricordo della tragedia dell'Heysel. Non
cosi è avvenuto a Rieti e noi crediamo che questo sentimento
onori certamente la nostra popolazione. Gianni Mastroiaco è nel
cuore della nostra gente e se il Consiglio Comunale dovesse dare
il suo nome allo stadio di calcio tutti potrebbero dire: a Rieti
ricordano i loro figli e soprattutto vogliono ricordar agli
altri che certe cose non debbono, o comunque non dovrebbero, più
accadere.
? ? 1997
Fonte: Il Messaggero (Edizione
di Rieti)
Di Rieti e di Pontecorvo
Erano del Lazio due delle
vittime della strage
La tragica serata di Bruxelles ha fatto
due vittime anche nel Lazio. Sono due giovani, 20 e 28 anni,
travolti dalla folla nello stadio della morte. Il primo, Gianni
Mastroiaco, abitava a Casette, un borgo di poche centinaia di
persone nel comune di Rieti. Si era diplomato all'istituto per
geometri. Per Bruxelles era partito insieme a due amici, Gianni
Panitti di 23 anni e Loris De Marco di 20 anni, con il pullman
dello "Juventus Club" di Terni. Il padre Raniero, camionista, ha
appreso la notizia della morte del figlio solo ieri mattina;
entrando in un negozio di Rieti ha sentito alcune persone che
parlavano del figlio come uno dei morti negli incidenti. L'hanno
dovuto accompagnare a casa in preda alla disperazione. Il
secondo giovane morto abitava invece a Pontecorvo, in provincia
di Frosinone si chiamava Loris Messore e lavorava come
rappresentante di commercio. Per Bruxelles era partito con uno
dei due pullman del locale club juventino, insieme al fratello
più piccolo, Fabrizio di 19 anni. Anche lui è stato coinvolto
negli incidenti: ora è in un ospedale di Bruxelles per lesioni
non molto gravi. E’ stato proprio Fabrizio che nella notte dl
mercoledì ha telefonato dall'ospedale al padre Giuseppe,
proprietario di un bar a Pontecorvo, per dargli la terribile
notizia della morte del fratello. Loris Messore era fidanzato e
tra poco avrebbe dovuto sposarsi. Tutto il paese ieri era in
lutto per lui.
31 maggio 1985
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