
Un torneo con 250 "pulcini" per
ricordare Amedeo e Mario morti all’Heysel
BASSANO - Si commuove ancora, Alberta
Bizzotto Spolaore, ripensando a quel terribile 29 maggio 1985
quando il marito Amedeo perse la vita allo stadio Heysel di
Bruxelles, poco prima dell’inizio della finale di Coppa dei
Campioni di calcio tra Juventus e Liverpool. Il figlio Giuseppe,
allora ragazzo, rimase ferito, ma si salvò per la prontezza di
riflessi di un amico del padre che lo strappò dalla bolgia di
corpi in cui si trovava rischiando di soffocare. "Impossibile
dimenticare - osserva Alberta, già consigliere comunale e attiva
in diverse associazioni - ammiro mio figlio che è riuscito a
perdonare chi causò quella strage". Furono 32 gli italiani che
persero la vita in quell’inferno su un totale di 39 vittime e
ben 600 i feriti. Oltre ad Amedeo Spolaore, noto dentista, morì
anche l’imprenditore bassanese Mario Ronchi che lasciò la moglie
Maria Teresa e il piccolo Alessandro di appena due anni. La
tragedia ha profondamente segnato Bassano, che a distanza di 33
anni non dimentica i suoi concittadini partiti assieme ad un
gruppo di amici per vedere dal vivo quella partita. A loro e
alle altre vittime, l’Asd San Vito Bassano dedica il torneo di
calcio "Per non dimenticare Heysel". Riservato alla categoria
pulcini, si disputerà domenica agli impianti di San Vito. Il
primo fischio d’inizio è fissato per le 9. "Sono più di 250 i
ragazzini, classe 2008, che parteciperanno alla sfida suddivisi
in 16 squadre di altrettante società italiane, tra cui la
Juventus", spiega Giancarlo Tombolato, il presidente
dell’associazione promotrice. Oltre ai portacolori bianconeri,
ci saranno quelli dell’Hellas Verona, del Vicenza calcio, della
Bassano Virtus 55 soccer team, dell’As Cittadella, del
Pordenone, del Calcio Padova, dell’Alto Accademy Ssd, solo per
citare alcune significative presenze in campo. "Non sono
previsti vinti né vincitori - precisa Tombolato - ci sarà una
classifica ma senza podio perché a prevalere saranno lo spirito
sportivo e il ricordo". Entusiasta dell’iniziativa, Alberta
Bizzotto ne evidenzia il risvolto educativo: "Insegna ai bambini
a competere e a sfidarsi rispettandosi, a contrastare la
violenza in campo: è il modo più efficace per commemorare Amedeo
e Mario". Come ricordato dall’assessore allo Sport Oscar
Mazzocchin, la manifestazione apre il filone degli appuntamenti
dedicati ai bambini del programma "Bassano città europea dello
sport". R. F.
20 aprile 2018
Fonte: Corriere del Veneto
(Vicenza e Bassano)
©
Fotografia:
Blogdiviaggi.com
Heysel, la strage e
quell'omicidio persosi nel tempo
di Claudio Strati
Nel trentennale della tragedia
dell’Heysel, lo stadio di Bruxelles dove si consumò il 29 maggio
del 1985 la spaventosa pagina dell’assalto degli hooligan prima
della finale Juve Liverpool, con 39 morti, di cui due bassanesi,
Mario Ronchi e Amedeo Spolaore, ci sono stati tanti ricordi e
tante manifestazioni, con anche la pubblicazione del libro "1985
Heysel, 2015 per non dimenticare", scritto dai giornalisti
Lazzarotto e Pozza e dall’ex arbitro Agnolin.
Noi,
come abbiamo già scritto nel numero scorso, abbiamo cercato di
ricostruire un piccolo frammento di storia, ovvero riportare in
primo piano il fatto (di cronaca) che nei decenni si è un po’
perso. E che cioè la mattanza allo stadio, ormai attribuita
nella vulgata comune al fatto che i caduti dell’Heysel sono
morti nella calca provocata dall’assalto scriteriato dei
facinorosi tifosi britannici, in realtà non fu solo causata da
quello. Infatti, particolare che si ritrova in alcuni articoli
del tempo ma che poi via via è andato perduto, contro i (pochi)
tifosi britannici finiti sotto processo, e quindi condannati a
(pochi) anni di carcere e a pene poco dure, l’indagine fu
possibile solo perché nelle immagini riprese dalle telecamere
della polizia locale gli inquirenti videro esattamente,
nell’inizio dell’attacco al settore Z, almeno un omicidio,
quello di Mario Ronchi. E l’estradizione fu concessa dalle
autorità britanniche dopo l’esame accurato dei giudici inglesi
di quelle immagini. Il giornalista Francesco Caremani, di Arezzo
(città che come Bassano ebbe due vittime, il medico Roberto
Lorentini e la giovane 17enne Giuseppina Conti) autore di
"Heysel, le verità di una strage annunciata", unico libro
riconosciuto ufficialmente dall’associazione famigliari delle
vittime, ospite in città ha spiegato che dalle autopsie si
trovarono diversi corpi anche colpiti da armi da taglio. C’è chi
dice che anche lo sfortunato imprenditore bassanese lo fu,
magari colpito con
una bottiglia rotta alla gola. Nelle
testimonianze riportate nei libri però non se ne parla, non c'è
traccia approfondita di questo particolare nei servizi
giornalistici del tempo (almeno noi, in alcune ricerche nelle
rete, non abbiamo trovato riscontri) e non è per gusto del
macabro se sottolineiamo questi particolari. Ma se non si deve
dimenticare, è giusto che la memoria non sia solo di una
tragedia folle causata da una massa di persone che hanno
"spaventato" gli inermi tifosi italiani, ma si sottolinei anche
che ci sono stati almeno un omicidio accertato e la
determinazione di uccidere. In
rete si trovano molti materiali. Terry Wilson, intervistato
alcuni anni fa, uno degli hooligan poi condannati, oggi bagnino
e pentito, relatore impegnato in corsi contro la violenza, in un
filmato britannico dice: "Vennero da me i poliziotti e mi
dissero che dovevo seguirli per l’omicidio di Mario Ronci (dice
proprio così, all’inglese, ndr).
Io restai incredulo, risi, io
avevo dato solo qualche pugno e avevo difeso i fan inglesi...
Abbiamo sempre ribattuto alle accuse dicendo che noi non
volevamo guai, che eravamo intervenuti per aver visto un bambino
inglese importunato dagli italiani...". Ma Wilson dice anche
"ero tra loro" e che non ha saputo astenersi alla legge del
gruppo. Questo filmato, ci dicono, è andato in onda, con
traduzione in italiano, negli ultimi anni anche su Rai Storia,
ma anche questo non l'abbiamo trovato nell'archivio della rete
Rai. Si recupera invece, sondando il web con pazienza, la
versione originale inglese dove il Wilson di oggi (pochi anni
fa) rilascia le sue dichiarazioni, a confronto con altre
esternazioni del Wilson di allora (negli anni immediatamente
successivi alla strage). Nel video anche frammenti delle riprese
sugli spalti, dove l'allora giovane britannico si riconosce con
un berrettino in testa. Ci sono anche immagini del tempo in cui
lo si vede preso in consegna dagli agenti britannici,
evidentemente quando, ad alcuni anni dal tragico evento,
andarono a prenderlo per poi estradarlo al processo belga. E
immagini recenti in cui lo si vede occupato nel suo lavoro di
assistenza bagnanti in una piscina. Di Terry Wilson si trovano
anche spezzoni tradotti in italiano, in programmi Rai (ma non
quella parte prima citata), dove parla della follia collettiva
che attraversa una folla scriteriata - e, aggiungiamo, magari
inebetita dall'alcol e dalla birra tracannata a litri - nella
quale lo spirito gregario spinge a qualsiasi nefandezza perché,
nel gruppo, cadono i valori personali e ciascuno pensa di poter
fare tutto, anche le cose più degradate e degradanti. C’era poco
da ridere, però, e il pentimento postumo di Terry la dice lunga.
Sfogliando i libri, soprattutto i due citati, in particolare
quello di Caremani, le fotografie parlano in modo terribile.
Confrontando i vari scatti, si notano i corpi dei due amici
bassanesi, caduti a pochi metri di distanza. Il maglioncino a
quadri di Ronchi è quello che ha fatto individuare nei video il
suo caso, e ancora oggi nelle foto risalta in modo chiaro. Mani
pietose gli coprirono il viso proprio tirandogli su quel
pullover, su cui si vede anche del sangue. Un destino tragico,
ma anche al centro della (poca) giustizia che si fece.
5 Luglio 2015
Fonte: Ilgrandesport.net
©
Fotografie:
Rumor Industrie Grafiche Vicenza
-
GETTY IMAGES (Not for commercial
use)

La strage dell'Heysel e una
città rimasta annichilita dal dolore
Morirono schiacciati dalla
furia degli hooligans, tra i 39, i bassanesi Spolaore e Ronchi.
I giornalisti Lazzarotto e Pozza hanno sentito i testimoni,
insieme a Gigi Agnolin, in un libro.
BASSANO - (Cs) Sono passati trent'anni,
eppure per chi ha vissuto quella tragedia, anche da semplice
appassionato davanti alla tv, il ricordo della notte del 29
maggio 1985 a Bruxelles, prima dell'inizio della finale di Coppa
Campioni tra Juventus e Liverpool, è ancora vivo e
incancellabile. Vinsero i bianconeri con un golletto su rigore
di Platini, ma la realtà era sugli spalti, con i morti provocati
dalla violenza di una parte dei tifosi britannici. La strage
dello stadio Heysel, in cui morirono 39 persone, di cui 32
italiane, e ne rimasero ferite oltre 600, ha segnato in maniera
indelebile la storia del calcio mondiale. Ma anche quella del
Nordest, e in particolare della città di Bassano che contò,
sulle tribune dello stadio belga, le sue vittime e visse un
grande choc collettivo. Nel terzo decennale di quella tragedia
assurda i giornalisti del Gazzettino Domenico Lazzarotto e Luca
Pozza, assieme a Luigi Agnolin, ex arbitro internazionale e poi
dirigente calcistico, hanno voluto dare il loro contributo
realizzando il volume "1985 Heysel - 2015 Per non
dimenticare...", edito dalla Rumor Industrie Grafiche. Il
volume, di 128 pagine e suddiviso in quattro parti, è correlato
da una
quarantina di immagini e foto, per buona parte inedite e
mai pubblicate, scattate prima e dopo la tragedia. La prefazione
porta la firma dell'avvocato Sergio Campana, fondatore e
presidente onorario dell'Associazione italiana Calciatori e da
decenni collaboratore del Gazzettino.
Proprio
per l'esperienza tragica della città del Grappa, il volume sarà
presentato venerdì 29 maggio, a 30 anni esatti dalla tragedia,
alle 18 al museo civico di Bassano in sala Chilesotti, alla
presenza degli autori e di molti testimoni, moderatore Edoardo
Pittalis. I tre autori hanno ricostruito quanto successo da una
prospettiva inedita, ossia riportando le testimonianze di
diversi vicentini che, in gruppi diversi, parteciparono alla
tragica trasferta di Bruxelles. Buona parte di loro riuscì a
scampare miracolosamente alla morte, al contrario di due
bassanesi, l'imprenditore Mario Ronchi e il dentista Amedeo
Spolaore, due delle trentanove vittime dell'Heysel: entrambi
erano volati a Bruxelles con amici e conoscenti, o addirittura
con il figlio come nel caso di Spolaore. Nel racconto dei
sopravvissuti riemergono i momenti di terrore e paura, di
smarrimento ma anche di sollievo, tutti "flashback" ancora
lucidi nonostante sia trascorso così tanto tempo. Toccanti anche
le testimonianze e i profili dei congiunti e degli amici di
Ronchi e Spolaore, con ricostruzioni in parte mai svelate prima
di adesso. Per la prima volta parla anche la vedova di Spolaore,
Alberta Bizzotto. Significative anche le "interviste-verità" ai
protagonisti diretti di quella serata, a partire dal
telecronista Rai Bruno Pizzul, che ebbe il difficile compito di
raccontare in diretta a milioni di italiani quanto avvenne
all'Heysel, pur non potendo rilevare sino in fondo quanto
realmente successo. E poi agli juventini protagonisti in campo,
da "Pablito" Rossi a Massimo Briaschi, da Stefano Tacconi a "Zibi"
Boniek, sino al tecnico Giovanni Trapattoni. Il volume comprende
anche un inedito profilo, con il pensiero raccolto in quel
periodo, dell'arbitro di quella sfida, lo svizzero Daina, la cui
carriera fu segnata dai fatti dell'Heysel. E ancora le prime
pagine pubblicate dai quotidiani all'indomani della tragedia e
una serie di articoli scritti dai più noti giornalisti
dell'epoca e la storia del club bianconero "Nucleo 1985", sorto
dalle ceneri di quella vicenda. La parte finale del libro è un
contributo alla memoria, con tutti i nomi e i profili delle 39
vittime. Il volume sarà in vendita dal fine settimana nelle
principali librerie vicentine o potrà essere richiesto alla
Rumor, senza spese di spedizione scrivendo a nicola@rumor.it Una
parte cospicua dei proventi relativi alla vendita del volume -
si legge in una nota dell'editore - saranno devoluti in
beneficenza.
26 Maggio 2015
Fonte: Ilgazzettino.it
©
Fotografie:
Nucleo 1985 - La Gazzetta dello Sport
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