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Luigi Agnolin
Domenico Lazzarotto
Luca Pozza
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Bassanesi in cattedra !
Per parlare di calcio,
educazione e valori veri dello sport !
Domenico Lazzarotto, Luca
Pozza, Giancarlo Padovan e Luigi Agnolin. Tre
giornalisti e un arbitro, o meglio, l’arbitro per
eccellenza (made in Bassano del Grappa) protagonisti
venerdì sera dalle 20 a Carmignano di Brenta (PD) di un
incontro durante il quale si parlerà del calcio come
strumento educativo. Organizzato dallo "Juventus Club
Doc Brenta Bianconero", l’incontro ruoterà attorno alla
funzione educativa del calcio con un riferimento anche a
quanto accadde nel 1985 all’Heysel, durante la finale
della Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool.
Argomento trattato all’interno del libro scritto da
Domenico Lazzarotto, Luca Pozza e dallo stesso Agnolin
dal titolo "1985 Heysel - 2015 Per non dimenticare…" che
fra l’altro ha superato lo step nazionale alla
cinquantatreesima edizione del prestigioso Premio
Bancarella Sport 2016. Serata di formazione sportiva
quella organizzata quindi il 22 aprile alle 20, dallo
"Juventus Club Doc Brenta Bianconero" nella sede a
Camazzole, in via San Giovanni. Sono quattro anni che
oltre trecento i soci iscritti, parecchie le donne,
provenienti dai comuni rivieraschi del Brenta, dai paesi
della Valsugana fino a Limena, si ritrovano per seguire
gli eventi della loro Juve. "Noi del direttivo - afferma
il presidente Carlo De Luca - siamo orgogliosi del
nostro gruppo riconosciuto dal centro di coordinamento
di Torino e che è uno dei pochi ad avere una propria
sede autonoma. Siamo sempre in tantissimi a seguire la
Juve, ma siamo pure presenti con i nostri tifosi anche
allo Juventus Stadium, nelle partite in trasferta, in
quelle di Champions e nelle feste sociali. Un momento
magico per il nostro club è stata la festa per lo
scudetto del 2013 organizzata in paese". Ma una serata
particolare è dedicata alla tragedia di Heysel del 29
maggio del 1985, in occasione della finale dell’allora
Coppa dei Campioni contro gli inglesi del Liverpool
conclusasi in una mattanza: trentanove morti. Nella sede
del club a San Giovanni è organizzato un
incontro-dibattito su "Il calcio come strumento
educativo". "Purtroppo - spiega sempre il presidente De
Luca - anche ai nostri giorni, assistiamo a degli
episodi che sono la morte del bel calcio; ci sembra
giusto non accettare da semplici spettatori questi
tragici eventi e per questo vogliamo riproporre,
attraverso testimonianze dirette, i valori che il buon
calcio può offrire. Ci ritroveremo in sede dopo la messa
delle 19 a Carmignano in suffragio dei soci che se ne
sono andati". All’incontro del 22 aprile, oltre
all’amministrazione comunale con il sindaco Alessandro
Bolis e i suoi assessori Erik Pasqualon e Stefano De
Visoni, saranno presenti gli ex giocatori Luciano Favero
e Lionello Manfredonia, ed i giornalisti Giancarlo
Padovan e Domenico Lazzarotto, autore quest’ultimo
assieme a Luca Pozza ed all’ex arbitro internazionale
Luigi Agnolin del libro "1985 Heysel - 2015 Per non
dimenticare…", edito dalla Rumor Industrie Grafiche di
Vicenza, che fra l’altro ha superato lo step nazionale
alla cinquantatreesima edizione del prestigioso Premio
Bancarella Sport 2016.
20 aprile 2016
Fonte: Bassanosport.com
Stadio Heysel, una
tragedia anche vicentina
Tra le 39 persone morte
a Bruxelles il 29 maggio 1985 anche due bassanesi, Mario
Ronchi e Amedeo Spolaore. In un libro scritto dai
giornalisti Lazzarotto e Pozza assieme all'ex arbitro
Agnolin il loro ricordo, ma anche le testimonianze di
una dozzina di sopravvissuti.
(C.R.) È anche una "storia
vicentina" quella che riguarda la tragedia allo stadio
Heysel di Bruxelles, dove il 29 maggio 1985, prima
dell'inizio della finale di Coppa Campioni tra Juventus
e Liverpool, morirono 39 persone, di cui 32 italiane, e
ne rimasero ferite oltre 600. Nei tumulti provocati
dagli hooligans inglesi morirono infatti anche due
bassanesi, l'imprenditore Mario Ronchi e il dentista
Amedeo Spolaore, che facevano parte di una comitiva di
appassionati, piuttosto numerosa, partita dalla città
del Grappa e dagli altri comuni del comprensorio
bassanese. In occasione del terzo decennale di quella
tragedia assurda i giornalisti vicentini Domenico
Lazzarotto e Luca Pozza, assieme al bassanese Luigi
Agnolin, ex arbitro internazionale e poi dirigente
calcistico, hanno voluto dare il loro contributo
realizzando il volume "1985 Heysel - 2015 Per non
dimenticare...", edito dalla Rumor Industrie Grafiche di
Vicenza. Il volume, di 128 pagine e suddiviso in quattro
parti, è correlato da una quarantina di immagini e foto,
per buona parte inedite e mai pubblicate, scattate prima
e dopo la tragedia. La prefazione porta la firma
dell'avvocato Sergio Campana, pure lui bassanese,
fondatore e presidente onorario dell'Associazione
italiana Calciatori. I tre autori hanno ricostruito
quanto successo da una prospettiva inedita, riportando
le testimonianze di diversi vicentini presenti allo
stadio Heysel, quasi tutti nel settore "Z". Tutti
riuscirono a scampare miracolosamente alla morte, al
contrario di Ronchi e Spolaore: entrambi erano volati a
Bruxelles con amici e conoscenti, o addirittura con il
figlio come nel caso di Spolaore. Nel racconto dei
sopravvissuti riemergono i momenti di terrore e paura,
di smarrimento ma anche di sollievo, tutti "flashback"
ancora lucidi nonostante sia trascorso così tanto tempo.
Toccanti anche le testimonianze e i profili dei
congiunti e degli amici di Ronchi e Spolaore, con
ricostruzioni in parte mai svelate prima di adesso.
Significative anche le "interviste-verità" ai
protagonisti di quella serata, a partire dal
telecronista della Rai Bruno Pizzul, che ebbe il
difficile compito di raccontare in diretta a milioni di
italiani quanto avvenne all'Heysel, pur non potendo
rilevare sino in fondo quanto realmente successo. E poi
agli juventini in campo, a cominciare da Paolo Rossi a
Massimo Briaschi (entrambi vicentini, anche se "Pablito"
è toscano di nascita), da Stefano Tacconi a "Zibì"
Boniek, sino al tecnico Giovanni Trapattoni. E ancora le
prime pagine pubblicate dai quotidiani all'indomani
della tragedia e una serie di articoli scritti dai più
noti giornalisti dell'epoca e la storia del club
bianconero "Nucleo 1985", che ha sede a Bassano del
Grappa, sorto dalle ceneri di quella vicenda. La parte
finale del libro è un contributo alla memoria, con tutti
i nomi e i profili delle 39 vittime. Il volume è in
vendita nelle principali librerie del Vicentino, ma può
essere richiesto alla Rumor Industrie Grafiche di
Vicenza (senza spese di spedizione) alla seguente mail:
nicola@rumor.it. Una parte cospicua dei proventi
relativi alla vendita del volume (prezzo di copertina 29
euro) saranno devoluti in beneficenza.
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Alberta Bizzotto,
vedova Spolaore: "Il giorno prima Amedeo andò a
confessarsi: alla fine non voleva più partire, ho il
rimorso di non averlo fermato".
Uno dei capitoli più toccanti è
una lunga intervista alla signora Alberta Bizzotto,
vedova Spolaore, che per tre decenni non ha mai
rilasciato interviste e ha deciso di farlo con gli
autori del libro. Nelle sue prime parole subito una
rivelazione choc. Eccola: "Il giorno prima di partire
per Bruxelles Amedeo era andato a confessarsi: forse
aveva il presentimento che gli sarebbe successo qualcosa
di grave. Un presentimento ? Non lo so, non ho mai avuto
il tempo di chiederglielo. Anche se purtroppo non ho
insistito perché rimanesse a casa e di questo ho ancora
rimorso. Forse se l’avessi fatto sarebbe ancora qui. Di
certo andare a confessarsi fu una cosa abbastanza rara
per lui che era sì credente ma non particolarmente
praticante: evidentemente quel viaggio a Bruxelles gli
aveva messo addosso molta inquietudine. Tanto che
nell’immediata vigilia non aveva più voglia di partire.
Amedeo non andava mai al calcio: aveva paura dello
stadio e dell’aereo. Era sì di fede bianconera ma non
certo un tifoso. Ed invece quella volta ha deciso di
recarsi a Bruxelles con Giuseppe, nostro figlio, allora
quattordicenne, che rimase gravemente ferito. A lui
aveva promesso che l’avrebbe portato a vedere la finale
di Coppa Campioni". "Purtroppo da quel 29 maggio 1985 -
le sue parole amare - la mia vita è radicalmente
cambiata. Eravamo una famiglia tranquilla e felice,
senza grossi problemi. Amedeo era un apprezzato dentista
con studio in via Mure del Bastion, io casalinga che
seguivo i tre figli: oltre a Beppe, Elena di 20 anni e
Francesca di 23. Poi, all’improvviso, mi è cascato il
mondo addosso". Sono passati 30 anni ma per la signora
Spolaore è impossibile dimenticare anche il minimo
dettaglio. "Di quella notte ricordo tutto, ogni istante,
a cominciare dalle terrificanti notizie che rimbalzavano
dal Belgio per televisione. Poi man mano l’elenco
incompleto dei nomi delle vittime: ma tu speri sempre
che i tuoi cari, anche se non si fanno sentire, non
siano coinvolti. Ed invece alle 5 del mattino (del 30
maggio, ndr.) alla porta suonano i carabinieri: solo
allora tocchi realmente con mano la tragedia che diventa
soprattutto tua. L'altro dramma era che non avevo
notizie di mio figlio: poi finalmente alle 7.30
dall’ospedale di Bassano mi telefona un amico, dicendo
che è arrivato Beppe, un po’ malconcio ma vivo. In quel
momento mi mancò il respiro ma almeno ho ritrovato la
forza per reagire al dramma che ci aveva colpito. Il
grave infortunio di Beppe mi ha dato una incredibile
forza interiore per lottare e per guardare avanti. E poi
la vicinanza e l’amore impagabile delle due figlie già
grandi che con me hanno condiviso il dolore di aver
perso il papà ma anche la gioia perché il loro fratello
si era salvato. Ma anche l’affetto delle gente mi ha
aiutato a superare un calvario che non auguro a
nessuno".
Giovanni Costacurta,
primario di ortopedia dell'ospedale di Asiago: "Stavo
morendo asfissiato, mi salvai per miracolo. E in
ambulanza soccorsi una ragazza che era cianotica".
Tra le testimonianze più
agghiaccianti dei vicentini rimasti feriti c'è quella
del dottor Giovanni Costacurta, classe 1952,
marosticense, personaggio molto noto per essere primario
di ortopedia dell'ospedale di Asiago, già medico
dell’Asiago e della nazionale di hockey ghiaccio. Ferito
in varie parti del corpo, durante il trasporto in
ambulanza in uno degli ospedali di Bruxelles, Costacurta
soccorse una ragazza in condizioni molto più gravi delle
sue prima di svenire. "Era solamente la seconda partita
di calcio a cui assistevo in vita mia - il suo racconto,
riportato nel libro "1985 Heysel - 2015 Per non
dimenticare..." - la prima era stata Juventus-Amburgo ad
Atene, altra finale di Coppa dei Campioni, disputata due
anni prima. Fatto sta che mi sono aggregato al solito
gruppo di amici di Marostica che frequentavo extra
calcio più che altro per fare una gita. Alla fine mi
salvai per miracolo: la mia fortuna è stata quella che
sopra di me, in quella catasta umana di morti e feriti,
c’era una ragazza di Vercelli i cui genitori, illesi,
cercavano disperatamente di estrarre dal mucchio. Ad
ogni loro tentativo di alzarla, io che ero imprigionato
sotto decine di corpi, a contatto con il cemento, in
quegli attimi riuscivo, anche se a fatica, a respirare.
Quella fu la mia salvezza altrimenti sarei morto
asfissiato. Come sono riuscito a reagire ? Mi è passato
per la mente il mio bimbo, di soli 10 mesi, rimasto a
casa con la mamma, che invece in un primo momento doveva
partire con me: lui mi ha dato la forza per reagire e
lottare per non morire. Solo per quello sono ancora
qui". In quella baraonda scoppiata in curva "Z" il
dottor Costacurta rimase ferito in maniera seria:
"Riportai la "paralisi dello spe" a causa dello
schiacciamento della gamba destra, che non rispondeva
più ai comandi. Una volta liberatomi, camminando sul
tallone, mi trascinai verso l’uscita: qui caddi dove
erano adagiati i primi morti e da dove partivano le
ambulanze che facevano la spola con gli ospedali di
Bruxelles e dintorni. Fui fatto salire assieme ad altri
feriti in ambulanza. Vicino a me era distesa una
ragazza: era cianotica per l’asfissia. Non ci ho pensato
due volte: gli praticai la respirazione bocca a bocca
sinché iniziò a vomitare ed a quel punto anche a
respirare. Nemmeno il tempo per gioire che, in preda al
dolore lancinante, persi i sensi: mi svegliai più tardi
all’ospedale, dove potei telefonare a casa per
tranquillizzare mia moglie". Le "conseguenze" sono
proseguite per anni. "Per almeno tre mesi di notte mi
svegliavo di soprassalto in preda agli incubi di quelle
scene indescrivibili. Ci volle parecchio tempo per
ritornare alla normalità. L’anno successivo da medico
sportivo dell’Hockey Asiago mi trovai sul ghiaccio di
Varese quando il pubblico altopianese al seguito della
squadra invase festosamente il campo per festeggiare la
raggiunta finale-scudetto dei propri beniamini. Mi sono
rivisto all’Heysel e preso dal panico dovetti uscire dal
palaghiaccio. Per quanto riguarda uno stadio di calcio
non ci sono più entrato per un quarto di secolo, poi
qualche anno fa, sono andato al Bentegodi per un
Verona-Juventus, ma ho resistito solo un tempo. Ora
seguo il calcio solo in tv, forse è anche troppo".
Massimo Briaschi,
vicentino, attaccante Juventus: "Noi giocatori tenuti
all'oscuro e obbligati a scendere in campo: la verità
sui tanti morti ci fu detta solo in hotel".
Massimo Briaschi, classe 1958,
nativo di Lugo Vicentino e residente a Vicenza,
rappresenta uno dei testimoni diretti della tragica
notte del 29 maggio 1985, di cui visse il dramma, prima,
durante e dopo la gara. Con la maglia n° 7 giocò la
finale contro il Liverpool, restando in campo sino
all'85', quando venne sostituito da Cesare Prandelli,
successivamente c.t. azzurro. Ruolo attaccante, è
cresciuto nelle giovanili del Lanerossi, approdando
molto presto in prima squadra, in quel Vicenza guidato
da un giovanissimo Paolo Rossi, poi suo compagno nella
Juventus, altro protagonista della finale dell'Heysel.
Dopo l'attività agonistica è rimasto nel mondo del
pallone: è attualmente un apprezzato procuratore, che
tutela (o ha tutelato) giocatori del calibro di Cristian
Maggio, Lazarevic, Salifu, Jeda e i fratelli Rigoni.
Anche a Massimo Briaschi, fratello maggiore di Alberto
(che a sua volta ha giocato nel Vicenza), gli autori del
volume hanno fatto una lunga intervista in cui
l'attaccante vicentino ripercorre quanto successo, sin
dall'arrivo in pullman allo stadio Heysel. "Eravamo
tutti tesi e concentrati - il racconto di Briaschi -
perché sapevamo di poter sfatare il tabù e regalare alla
Juventus la prima Coppa dei Campioni della sua storia.
Dei tumulti scoppiati circa un'ora prima dell'inizio del
match negli spogliatoi non arrivò nessun rumore, il
silenzio più totale. La prima avvisaglia fu un delegato
Uefa, che ci dice di aspettare, perché c'erano scontri
tra tifosi. Poi alla spicciolata altri delegati Uefa,
che via via hanno iniziato con qualche ammissione, ma
senza mai dirci la verità. Che invece abbiamo appreso,
nella sua drammaticità, solamente una volta tornati in
hotel, a cena. Solo in quel momento ci fu detto che il
bilancio degli scontri era di quasi 40 morti. Noi non ci
credevamo perché, ribadisco, dal campo non era possibile
avere i contorni della tragedia. In realtà chi era
uscito dall'impianto, mi riferisco a giornalisti e forze
dell'ordine, ebbe più chiara la tragedia. Cercarono di
tenere noi calciatori all'oscuro, fu una decisione
comprensibile e anche logica. Noi giocatori fummo
obbligati a scendere in campo, ma noi stessi ci rendemmo
conto di una situazione senza alternative. Nel senso che
non giocare quella partita avrebbe potuto creare un
panico impensabile. A distanza di 30 anni sono convinto
che si sarebbe potuto scatenare un altro inferno. Alla
fine i morti potevano essere cento o duecento,
addirittura mille". A Briaschi è stata chiesta la verità
sul match tra Juventus e Liverpool, poi vinto dai
bianconeri. "Pur in un clima non ideale, fu partita
vera. Gli inglesi non regalarono nulla, i giocatori
inglesi erano scatenati, anche perché spinti dal tifo
dei loro supporter. Anche noi abbiamo giocato al
massimo, anche se non era stato facile ritrovare la
concentrazione. Il rigore che decise la sfida ? Quando
Platini lanciò in profondità Boniek, io corsi in avanti
con a fianco l'arbitro (lo svizzero Andrè Daina, ndr):
posso assicurare che dalla mia posizione ero strasicuro
si trattasse di un fallo commesso in area".
6 giugno 2015
Fonte:
Ladomenicadivicenza.gruppovideomedia.it

La tragedia dell’Heysel
crepuscolo dell’illusione
di Claudio De Min
La famigerata finale di
Coppa dei Campioni rivissuta da un osservatorio tutto
vicentino, da Agnolin a Paolo Rossi. LA FRASE "Ho visto
scene orribili che non hanno nulla a che vedere con il
calcio. Ed ero impotente di fronte ad una carneficina".
C’è una foto, a colori, dello
stadio Heysel com’era trent’anni fa, a pagina 24, in
primo piano una maglia della Juventus appoggiata alla
balaustra, e la prima cosa che mi viene in mente,
guardandola, ancora incredulo dopo tutto questo tempo, è
come sia stato possibile che l’Uefa abbia scelto
quell’impianto per una finale di Coppa dei Campioni.
Paradossalmente, per certi versi è l’immagine più
choccante fra le tante, terribili (alcune già viste,
altre inedite) che incontro sfogliando questo libro,
perché certifica la superficialità, la leggerezza,
l’impreparazione che sono state alla base della notte
più nera della storia del calcio: superficiale e
colpevole fu la scelta dell’impianto; superficiali e
colpevoli l’organizzazione e i soccorsi. Una miscela,
esplosiva e criminale, di barbarie hooligans e
incompetenza belga, che provocò 39 morti e 600 feriti
trasformando Juventus-Liverpool in una carneficina. A
trent’anni da quella notte maledetta esce questo lavoro
molto veneto ("1985 Stadio Heysel, 2015 Per non
dimenticare...", edizioni Rig, 128 pagine, 29 euro),
anzi, molto vicentino, esattamente come gli autori, i
giornalisti del "Gazzettino" Domenico Lazzarotto e Luca
Pozza e l’ex arbitro internazionale Luigi Agnolin, e
come l‘avvocato Sergio Campana, ex calciatore e capitano
del Lanerossi Vicenza e storico fondatore e presidente
del sindacato calciatori e autore della prefazione, e
come molti dei testimoni di quella partita di calcio
diventata incubo: da Paolo Rossi, vicentino ad honorem,
a Massimo Briaschi che quella partita la giocarono. Il
libro è il racconto accorato e commosso, fatto dai
protagonisti (da Trapattoni a Boniek a Stefano Tacconi);
da chi c’era e quel terrore lo ha toccato con mano ed è
scampato all’incubo e alla morte, come i parenti e gli
amici delle due vittime bassanesi, l’imprenditore Mario
Ronchi e il dentista Amedeo Spolaore (la cui vedova,
Alberta Bizzotto, parla per la prima volta); e da chi
stava davanti alla tivù, impietrito di fronte
all’orrore, come milioni di italiani, juventini e no, ad
esempio lo stesso Agnolin, che volò a Bruxelles il
giorno successivo, incaricato dalla Federcalcio di
coordinare il rientro degli italiani, vivi e morti. Fino
ai giornalisti, i più grandi (da Gianni Brera a Candido
Cannavò), a cominciare dal telecronista di quella
tragica partita, Bruno Pizzul, per poi passare ai grandi
inviati della carta stampata, fra i quali Giorgio Lago,
storico capo della redazione sportiva e poi direttore
del "Gazzettino" al quale il libro è dedicato e al quale
Sergio Campana dedica una sentita prefazione. "Morte per
gioco" era il titolo del commento di Lago sulla prima
pagina del nostro giornale, la mattina di giovedì 30
maggio 1985: "Il troppo denaro, la volgarità dei
rapporti umani, lo squadrismo, l’irrazionalità, il
profitto che usa tutto e da tutto si fa usare: dietro
questo massacro di gente schiacciata con il biglietto
della partita stretto nella mano, c’è il crepuscolo di
una illusione".
1 giugno 2015
Fonte: Il Gazzettino

Heysel 30 anni dopo: a
Bassano un libro ricorda la strage
In beneficenza i
proventi della vendita del volume firmato da Lazzarotto,
Pozza ed Agnolin
BASSANO DEL GRAPPA - Il 29
maggio 1985 a Bruxelles, prima dell’inizio della finale
di Coppa Campioni tra Juventus e Liverpool, avvenne la
strage dello stadio Heysel, in cui morirono 39 persone,
di cui 32 italiane, e ne rimasero ferite oltre 600. A
trent’anni da quel terribile evento i giornalisti
Domenico Lazzarotto e Luca Pozza, assieme all’ex-arbitro
Luigi Agnolin, hanno scritto il libro "1985 Heysel -
2015 Per non dimenticare…", edito dalla Rumor Industrie
Grafiche di Vicenza. Il volume, di 128 pagine e
suddiviso in quattro parti, è correlato da una
quarantina di immagini e foto, per buona parte inedite
scattate prima e dopo la tragedia. La prefazione è
curata dall’avvocato Sergio Campana, fondatore e
presidente onorario dell’Associazione italiana
Calciatori. Il volume sarà presentato venerdì (29
maggio), al Museo Civico di Bassano del Grappa alle ore
18 presso la Sala Chilesotti, alla presenza degli autori
e di molti testimoni, moderatore Edoardo Pittalis. Il
volume sarà in vendita dallo stesso fine settimana nelle
principali librerie della provincia di Vicenza o potrà
essere richiesto alla Rumor Industrie Grafiche di
Vicenza, senza spese di spedizione alla seguente mail:
nicola@rumor.it. Una parte cospicua dei proventi
relativi alla vendita del volume saranno devoluti in
beneficenza.
28 maggio 2015
Fonte:
Ilcittadinoonline.it
Tragedia Heysel, da
Vicenza un libro per non dimenticare
Sono passati trent’anni, eppure
per chi ha vissuto quella tragedia, anche da semplice
appassionato davanti alla tv, il ricordo della notte del
29 maggio 1985 a Bruxelles, prima dell’inizio della
finale di Coppa Campioni tra Juventus e Liverpool, è
ancora vivo e incancellabile. Sì, perché la strage dello
stadio Heysel, in cui morirono 39 persone, di cui 32
italiane, e ne rimasero ferite oltre 600, ha segnato in
maniera indelebile la storia del calcio mondiale. Nel
terzo decennale di quella tragedia assurda i giornalisti
Domenico Lazzarotto e Luca Pozza, assieme a Luigi
Agnolin, ex arbitro internazionale e poi dirigente
calcistico, hanno voluto dare il loro contributo
realizzando il volume "1985 Heysel - 2015 Per non
dimenticare…", edito dalla Rumor Industrie Grafiche di
Vicenza. Il volume, di 128 pagine e suddiviso in quattro
parti, contiene le testimonianze di diversi vicentini
che, in gruppi diversi, parteciparono alla tragica
trasferta di Bruxelles, ed è corredato da una quarantina
di immagini e foto, per buona parte inedite e mai
pubblicate, scattate prima e dopo la tragedia. Nel libro
sono inoltre presenti "intervista verità" ai
protagonisti diretti di quella serata, tra cui il
telecronista Rai Bruno Pizzul e giocatori della Juventus
come "Pablito" Rossi. La prefazione porta la firma
dell’avvocato Sergio Campana, fondatore e presidente
onorario dell’Associazione italiana Calciatori. "1985
Heysel - 2015 Per non dimenticare…" sarà presentato nel
tardo pomeriggio di venerdì 29 maggio, a 30 anni esatti
dalla tragedia, al Museo Civico di Bassano del Grappa
(Vicenza): appuntamento fissato alle ore 18 presso la
Sala Chilesotti, alla presenza degli autori e di molti
testimoni, moderatore Edoardo Pittalis. Il volume sarà
in vendita dallo stesso fine settimana nelle principali
librerie della provincia di Vicenza o potrà essere
richiesto alla Rumor Industrie Grafiche di Vicenza,
senza spese di spedizione alla seguente mail:
nicola@rumor.it. Una parte cospicua dei proventi
relativi alla vendita del volume saranno devoluti in
beneficienza.
27 maggio 2015
Fonte:
Sportquotidiano.it

Bassano, si presenta
un libro sulla tragedia dell’Heysel
"1985 Heysel - 2015. Per non
dimenticare", è questo il titolo del libro che si
presenta al Museo civico di Bassano del Grappa, venerdì
29 maggio, alle 18, nella sala Chilesotti. Sono passati
infatti esattamente 30 da quella tragica serata di fine
maggio nello stadio di Bruxelles, quando doveva essere
celebrata una festa dello sport ed invece tutto si
trasformò in uno dei drammi più assurdi della storia del
calcio. Era la finale di Coppa dei Campioni e in campo
stavano per scendere la Juventus ed il Liverpool… "Per
chi ha vissuto quella tragedia - si legge in una
presentazione dell’evento -, anche da semplice
appassionato davanti alla tv, il ricordo della notte del
29 maggio 1985 a Bruxelles, prima dell’inizio della
partita, è ancora vivo e incancellabile, perché la
strage dello stadio Heysel, in cui morirono 39 persone,
di cui 32 italiane, e ne rimasero ferite oltre 600, ha
segnato in maniera indelebile la storia del calcio
mondiale". Ed è così che nel terzo decennale di quella
tragedia Domenico Lazzarotto e Luca Pozza, assieme a
Luigi Agnolin, ex arbitro internazionale e poi dirigente
calcistico, hanno voluto dare il loro contributo
realizzando il volume "1985 Heysel - 2015. Per non
dimenticare", edito dalla Rumor Industrie Grafiche di
Vicenza. Il volume, che come dicevamo sarà presentato a
Bassano con la presenza degli autori e di numerosi
testimoni, ha 128 pagine, è suddiviso in quattro parti
ed è arricchito da una quarantina di immagini e foto,
per buona parte inedite e mai pubblicate, scattate prima
e dopo la tragedia. La prefazione porta la firma
dell’avvocato Sergio Campana, fondatore e presidente
onorario dell’Associazione italiana calciatori. I tre
autori hanno ricostruito quanto successo da una
prospettiva inedita, ossia riportando le testimonianze
di diversi vicentini che, in gruppi diversi, parteciparono alla tragica trasferta di Bruxelles. Buona
parte di loro riuscirono a scampare miracolosamente alla
morte, al contrario di due bassanesi, l’imprenditore
Mario Ronchi e il dentista Amedeo Spolaore, due delle
trentanove vittime dell’Heysel. Erano volati a Bruxelles
con amici e conoscenti, o con il figlio, come nel caso
di Spolaore. Nel racconto dei sopravvissuti riemergono i momenti di terrore e paura, di smarrimento ma anche di
sollievo, ricordi ancora lucidi nonostante sia trascorso
così tanto tempo. Toccanti anche le testimonianze e i
profili dei congiunti e degli amici di Ronchi e
Spolaore, con ricostruzioni in parte mai svelate prima
di adesso. Significative anche le interviste ai
protagonisti diretti di quella serata, a partire dal
telecronista della Rai Bruno Pizzul, che ebbe il
difficile compito di raccontare in diretta a milioni di
italiani quanto avveniva, pur non potendo rilevare fino
in fondo quanto realmente successo. E poi agli juventini
protagonisti in campo, da Paolo Rossi a Massimo
Briaschi, da Stefano Tacconi a Zibì Boniek, fino al
tecnico Giovanni Trapattoni. Il volume comprende anche
un inedito profilo, con il pensiero raccolto in quel
periodo, dell’arbitro di quella sfida, lo svizzero
Daina, la cui carriera fu segnata dai fatti dell’Heysel.
Ed ancora, le prime pagine pubblicate dai quotidiani
all’indomani della tragedia e una serie di articoli
scritti dai più noti giornalisti dell’epoca e la storia
del club bianconero Nucleo 1985, sorto dalle ceneri di
quella vicenda. La parte finale del libro è un
contributo alla memoria, con tutti i nomi e i profili
delle 39 vittime. Il volume sarà in vendita dallo stesso
fine settimana nelle principali librerie della provincia
di Vicenza o potrà essere richiesto alla Rumor Industrie
Grafiche di Vicenza, senza spese di spedizione alla
seguente mail: nicola@rumor.it. Una parte cospicua dei
proventi relativi alla vendita del volume saranno
devoluti in beneficienza.
26 maggio 2015
Fonte: Vicenzareport.it

Bassano ricorda le
"sue" vittime dell’Heysel
Venerdì in museo la
presentazione di "1985-2015 per non dimenticare"
Sono passati trent’anni, eppure
per chi ha vissuto quella tragedia, anche da semplice
appassionato davanti alla tv, il ricordo della notte del
29 maggio 1985 a Bruxelles, prima dell’inizio della
finale di Coppa Campioni tra Juventus e Liverpool, è
ancora vivo e incancellabile. Sì, perché la strage dello
stadio Heysel, in cui morirono 39 persone, di cui 32
italiane, e ne rimasero ferite oltre 600, ha segnato in
maniera indelebile la storia del calcio mondiale. Un
episodio che interessò direttamente anche la città di
Bassano perché due delle trentanove vittime di
quell’assurda tragedia, erano bassanesi: l’imprenditore
Mario Ronchi e il dentista Amedeo Spolaore. Nel terzo
decennale di quella tragedia assurda i giornalisti
Domenico Lazzarotto e Luca Pozza, assieme a Luigi
Agnolin, ex arbitro internazionale e poi dirigente
calcistico, hanno voluto dare il loro contributo
realizzando il volume "1985 Heysel - 2015 Per non
dimenticare…", edito dalla Rumor Industrie Grafiche di
Vicenza. Il volume, di 128 pagine e suddiviso in quattro
parti, è correlato da una quarantina di immagini e foto,
per buona parte inedite e mai pubblicate, scattate prima
e dopo la tragedia. La prefazione porta la firma
dell’avvocato Sergio Campana, fondatore e presidente
onorario dell’Associazione italiana Calciatori. I tre
autori hanno ricostruito quanto successo da una
prospettiva inedita, ossia riportando le testimonianze
di diversi vicentini che, in gruppi diversi,
parteciparono alla tragica trasferta di Bruxelles. Buona
parte di loro riuscirono a scampare miracolosamente alla
morte, al contrario di due bassanesi, l’imprenditore
Mario Ronchi e il dentista Amedeo Spolaore, due delle
trentanove vittime dell’Heysel: entrambi erano volati a
Bruxelles con amici e conoscenti, o addirittura con il
figlio come nel caso di Spolaore..Nel racconto dei
sopravvissuti riemergono i momenti di terrore e paura,
di smarrimento ma anche di sollievo, tutti "flashback"
ancora lucidi nonostante sia trascorso così tanto tempo.
Toccanti anche le testimonianze e i profili dei
congiunti e degli amici di Ronchi e Spolaore, con
ricostruzioni in parte mai svelate prima di adesso.
Significative anche le "interviste-verità" ai
protagonisti diretti di quella serata, a partire dal
telecronista Rai Bruno Pizzul, che ebbe il difficile
compito di raccontare in diretta a milioni di italiani
quanto avvenne all’Heysel, pur non potendo rilevare sino
in fondo quanto realmente successo. E poi agli juventini
protagonisti in campo, da "Pablito" Rossi a Massimo
Briaschi, da Stefano Tacconi a "Zibì" Boniek, sino al
tecnico Giovanni Trapattoni. Il volume comprende anche
un inedito profilo, con il pensiero raccolto in quel
periodo, dell’arbitro di quella sfida, lo svizzero
Daina, la cui carriera fu segnata dai fatti dell’Heysel.
E ancora le prime pagine pubblicate dai quotidiani
all’indomani della tragedia e una serie di articoli
scritti dai più noti giornalisti dell’epoca e la storia
del club bianconero "Nucleo 1985″, sorto dalle ceneri di
quella vicenda. La parte finale del libro è un
contributo alla memoria, con tutti i nomi e i profili
delle 39 vittime. Il volume "1985 Heysel - 2015 Per non
dimenticare…" sarà presentato nel tardo pomeriggio di
venerdì 29 maggio, a 30 anni esatti dalla tragedia, al
Museo Civico di Bassano del Grappa (Vicenza):
appuntamento fissato alle ore 18 presso la Sala
Chilesotti, alla presenza degli autori e di molti
testimoni, moderatore Edoardo Pittalis. Il volume sarà
in vendita dallo stesso fine settimana nelle principali
librerie della provincia di Vicenza o potrà essere
richiesto alla Rumor Industrie Grafiche di Vicenza,
senza spese di spedizione alla seguente mail:
nicola@rumor.itt Una parte cospicua dei proventi
relativi alla vendita del volume saranno devoluti in
beneficienza..
26 maggio 2015
Fonte: Bassanosport.com
La strage dell'Heysel e
una città rimasta annichilita dal dolore
Morirono schiacciati
dalla furia degli hooligans, tra i 39, i bassanesi
Spolaore e Ronchi. I giornalisti Lazzarotto e Pozza
hanno sentito i testimoni, insieme a Gigi Agnolin, in un
libro.
BASSANO - (Cs) Sono passati
trent'anni, eppure per chi ha vissuto quella tragedia,
anche da semplice appassionato davanti alla tv, il
ricordo della notte del 29 maggio 1985 a Bruxelles,
prima dell'inizio della finale di Coppa Campioni tra
Juventus e Liverpool, è ancora vivo e incancellabile.
Vinsero i bianconeri con un golletto su rigore di
Platini, ma la realtà era sugli spalti, con i morti
provocati dalla violenza di una parte dei tifosi
britannici. La strage dello stadio Heysel, in cui
morirono 39 persone, di cui 32 italiane, e ne rimasero
ferite oltre 600, ha segnato in maniera indelebile la
storia del calcio mondiale. Ma anche quella del Nordest,
e in particolare della città di Bassano che contò, sulle
tribune dello stadio belga, le sue vittime e visse un
grande choc collettivo. Nel terzo decennale di quella
tragedia assurda i giornalisti del Gazzettino Domenico
Lazzarotto e Luca Pozza, assieme a Luigi Agnolin, ex
arbitro
internazionale e poi dirigente calcistico, hanno
voluto dare il loro contributo realizzando il volume
"1985 Heysel - 2015 Per non dimenticare...", edito dalla Rumor Industrie Grafiche. Il volume, di 128 pagine e
suddiviso in quattro parti, è correlato da una
quarantina di immagini e foto, per buona parte inedite e
mai pubblicate, scattate prima e dopo la tragedia. La
prefazione porta la firma dell'avvocato Sergio Campana,
fondatore e presidente onorario dell'Associazione
italiana Calciatori e da decenni collaboratore del
Gazzettino. Proprio per l'esperienza tragica della città
del Grappa, il volume sarà presentato venerdì 29 maggio,
a 30 anni esatti dalla tragedia, alle 18 al museo civico
di Bassano in sala Chilesotti, alla presenza degli
autori e di molti testimoni, moderatore Edoardo Pittalis.
I tre autori hanno ricostruito quanto successo da una
prospettiva inedita, ossia riportando le testimonianze
di diversi vicentini
che, in gruppi diversi,
parteciparono alla tragica trasferta di Bruxelles. Buona
parte di loro riuscì a scampare miracolosamente alla
morte, al contrario di due bassanesi, l'imprenditore
Mario Ronchi e il dentista Amedeo Spolaore, due delle
trentanove vittime dell'Heysel: entrambi erano volati a
Bruxelles con amici e conoscenti, o addirittura con il
figlio come nel caso di Spolaore. Nel racconto dei
sopravvissuti riemergono i momenti di terrore e paura,
di smarrimento ma anche di sollievo, tutti "flashback"
ancora lucidi nonostante sia trascorso così tanto tempo.
Toccanti anche le testimonianze e i profili dei
congiunti e degli amici di Ronchi e Spolaore, con
ricostruzioni in parte mai svelate prima di adesso. Per
la prima volta parla anche la vedova di Spolaore,
Alberta Bizzotto. Significative anche le
"interviste-verità" ai protagonisti diretti di quella
serata, a partire dal telecronista Rai Bruno Pizzul, che
ebbe il difficile compito di raccontare in diretta a
milioni di italiani quanto avvenne all'Heysel, pur non
potendo rilevare sino in fondo quanto realmente
successo. E poi agli juventini protagonisti in campo, da
"Pablito" Rossi a Massimo Briaschi, da Stefano Tacconi a
"Zibì" Boniek, sino al tecnico Giovanni Trapattoni. Il
volume comprende anche un inedito profilo, con il
pensiero raccolto in quel periodo, dell'arbitro di
quella sfida, lo svizzero Daina, la cui carriera fu
segnata dai fatti dell'Heysel. E ancora le prime pagine
pubblicate dai quotidiani all'indomani della tragedia e
una serie di articoli scritti dai più noti giornalisti
dell'epoca e la storia del club bianconero "Nucleo
1985", sorto dalle ceneri di quella vicenda. La parte
finale del libro è un contributo alla memoria, con tutti
i nomi e i profili delle 39 vittime. Il volume sarà in
vendita dal fine settimana nelle principali librerie
vicentine o potrà essere richiesto alla Rumor, senza
spese di spedizione scrivendo a nicola@rumor.it.
Una parte cospicua dei proventi relativi alla
vendita del volume - si legge in una nota dell'editore -
saranno devoluti in beneficenza.
26 Maggio 2015
Fonte: Ilgazzettino.it
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