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"Anfield
Road Stadium"
Liverpool |
20° Anniversario
Strage Stadio Heysel Bruxelles |
Partita di Champions League Liverpool
- Juventus |
Cerimoniale di Accoglienza Amichevole
della Tifoseria Juventina |
Commemorazione a Cura del Liverpool
Football Club |
Con la Partecipazione di Michel
Platini,
Phil Neal e
Ian Rush |
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Il benvenuto degli
inglesi viene respinto con insulti
di Alessandro
Alciato
Nella festa dell'Amicizia
trionfa la maleducazione. Tifosi juventini turbolenti
e irrispettosi. Dieci italiani fermati all'aeroporto.
Liverpool
- "Che brutto sindaco, fa schifo talmente
è grasso" ha detto un tifoso della Juventus appena
sceso dalla scaletta dell'aereo, mentre fissava
Frank Roderick, primo cittadino di Liverpool piuttosto
in carne. "Ma è qui per voi" ha risposto imbarazzata
Nunzia Bertali, console onorario italiano in città.
"E chissenefrega" ha tagliato corto l'oxfordiano
con la sciarpa bianconera al collo, prima di lasciare
la pista del John Lennon Airport e dirigersi in
branco verso i pullman che aspettavano all'esterno.
Doveva essere la festa dell'amicizia, una gomma
formato gigante per cancellare i peccati inglesi
dell'Heysel, l'omaggio di Liverpool ai tifosi della
Juventus: è stato un caso diplomatico, una figuraccia
colossale, in pratica una vergogna. Tutto per colpa
di un gruppone di ultrà (un centinaio) che ha superato
ogni limite. Con modi fuori luogo, più da gita allo
zoo che da viaggio in Inghilterra. "Sono sotto choc"
ha raccontato il sindaco prima di lasciare l'aeroporto,
con la faccia pallida di chi vorrebbe capire ma
non ci riesce. "Queste persone sono la vergogna
dell'Italia. Ma perché la Juventus permette che
vadano in giro ?" si è chiesta la console, tremando.
I primi momenti di tensione sono stati proprio quelli
dell'aeroporto. Il primo cittadino, la console,
le maggiori cariche istituzionali della città: tutti
sulla pista del John Lennon per salutare gli amici
venuti da lontano. Il primo charter di tifosi, un
Boeing della Livingston, è atterrato alle 12.40
(13.40 in Italia). Prima che i passeggeri (circa
200) scendessero, il sindaco di Liverpool ha fatto
il cammino inverso. È salito per dare il suo benvenuto,
insieme alla console: "Spero che a Liverpool troviate
amicizia, la partita di Anfield dovrà essere una
festa". Poi è sceso, insieme a lui i tifosi. "Ricorderò
sempre quello che è successo all'Heysel - ha raccontato
Enrico De Bernardi, di Santa Croce sull'Arno - perché
c'ero. Avevo scambiato il biglietto con mio cugino,
lui è andato in curva Z dove è successo il disastro,
io dall'altra parte dello stadio. Lui se l'è cavata
con una sassata, io con qualche graffio. Ora voglio
solo pace". Dietro, dal charter parcheggiato, è
sbucato José Altafini, in Inghilterra per Sky: davanti
a lui il sindaco si è inchinato, nel vero senso
della parola. Poi, l'ex bianconero se n'è andato:
"Mi scusi, ma mi aspettano al ristorante". C'era
anche Tommaso Pannilini di Roma a Bruxelles nella
notte dell'Heysel, lavorava per l'agenzia che portava
in giro i tifosi: "Allo stadio non ero entrato,
ma i morti insanguinati per strada non li scorderò
mai.
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L'accoglienza
di Liverpool è stupenda, speriamo che tutti capiscano".
Non è stato così un'ora dopo, quando è atterrato
il secondo charter da Malpensa (in tutto ne sono
arrivati 5). Le telecamere non c'erano più, e forse
è stato meglio così. Molti tifosi sono scesi dall'aereo
urlando "Odio Liverpool", sono passati davanti al
primo cittadino rifiutandosi di stringergli la mano.
Hanno fissato la console Bertali, le hanno detto:
"Odiamo anche te". "Ma io sono il console italiano".
"Cavoli tuoi. Eravamo all'Heysel, e quindi sappiamo
cosa dobbiamo fare qui a Liverpool". A quel punto
Nunzia Bertali si è spaventata e ha chiamato la
polizia. Da quattro gli agenti sono diventati parecchi
di più. Hanno scortato gli ultrà verso i pullman,
che poi si sono diretti in città. In Queen's Square,
cuore di Liverpool, c'era un tabellone luminoso
con la scritta in italiano: "Benvenuti". Non l'hanno
letto e hanno continuato con i tumulti. Altri si
sono diretti verso i Docks, nella zona del porto.
Intanto, all'aeroporto, dieci italiani si facevano
arrestare, due perché in volo (su un aereo in arrivo
da Bergamo) avevano fatto ciò che molti uomini sotto
sotto sognano: avevano toccato il sedere a un paio
di hostess. Proprio negli stessi momenti in cui,
all'Academy del Liverpool, una squadra di tifosi
locali sfidava a calcio quelli dello Juventus club
Londra. Ad Anfield, invece, nessun problema serio.
Prima della partita Michel Platini, Ian Rush e Peter
Kenyon - ora dg del Chelsea, ai tempi al Liverpool
- sono entrati in campo con una targa in ricordo
delle vittime dell'Heysel. Sulla gradinata occupata
dai tifosi del Liverpool è comparsa una enorme scritta:
"Amicizia". In quella della Juventus, i bianconeri
non hanno rispettato il minuto di silenzio in memoria
del Papa. E sugli applausi degli avversari si sono
girati di spalle alzando il dito medio. La differenza,
enorme, è stata tutta qui.
Fonte:
Corriere della Sera
© 6 aprile 2005
Fotografie: GETTY IMAGES
© (Not
for Commercial Use)
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Silenzi, urla
e inglesi animali cronaca del minuto per l' Heysel
di Maurizio Crosetti
LIVERPOOL
- Quando l’UEFA, insieme al Liverpool e alla Juventus,
ha inventato il minuto di raccoglimento in offerta
speciale, un "due per uno" da ipermercato della
memoria (minuto in omaggio all' Heysel e al Papa
insieme), molti tifosi bianconeri si sono voltati
e hanno dato la schiena al campo. È stato il loro
modo di dissentire, forse non elegantissimo ma eloquente,
il loro modo di dire no a vent' anni più sessanta
secondi di ipocrisia. Altri, veramente, applaudivano.
Altri ancora stavano zitti e immobili, mentre i
più inferociti si sono messi a urlare "english animals
!" al resto delle tribune, ricevendo come risposta
un lugubre ululato. La festa dello sport è cominciata
così. Anzi era già cominciata prima, verso le sette
di sera, quando gli inglesi stavano ancora nelle
loro case o sugli autobus, invece i duemila juventini
erano già nel loro settore, raggiunto sotto scorta
di camioncini della polizia dotati di telecamere.
Poi hanno iniziato a cantare "odio Liverpooool",
sbattendo le voci contro le gradinate deserte, e
"chi non salta un inglese è". L' esibizione si è
conclusa con un ritmico "e vendetta/sarà". Brutti
e cattivi, forse, ma sinceri. Non sembrava altrettanto
partecipe della serata Michel Platini, quando lo
hanno chiamato a centrocampo per reggere la targa-ricordo
con gli stemmi delle due squadre. Ridacchiava, il
francese. Anche a Bruxelles aveva sorriso tanto,
la sera della tragedia, esultando come un forsennato
dopo il suo rigore e anche più tardi, con la maledetta
Coppa in mano. Il salvatore del calcio moderno,
il futuro presidente dell' UEFA, Michel Platini.
Tutto l' insieme di gesti e rituali pensati per
il ventennale dell' Heysel è scivolato via in otto
minuti, così si sono tolti la paura e il peso dallo
stomaco. "È una brutta storia che è finita" ha detto
Luciano Moggi, ma certo, come no. "L' emozione non
ci condizionerà" ha aggiunto l' arbitro, un belga,
Frank De Bleeckere. Fischi ai rossi durante il riscaldamento,
"Liverpool, Liverpool, vaffan..." si sente dal settore
a sinistra della tribuna, anche all' Heysel era
sistemato lì, ma stavolta tra i due gruppi c' è
un doppio cordone di agenti e nessuna rete da pollaio.
Portano sul prato lo striscione con i nomi dei 39
morti e la scritta "memoria e amicizia", di nuovo
tra gli italiani c' è chi si volta per non vedere
(del resto, non hanno fatto la stessa cosa Liverpool
e Juventus per vent' anni?).
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La
gradinata del Kop, la più rovente, forma un mosaico
e di nuovo c' è scritto amicizia, ora dai bianconeri
si alza un applauso misto a fischi, c' è una strana
convulsione nei sentimenti ma la rabbia è di più.
Rush, un vecchietto tutto grigio e senza più baffi,
fa ciao con la mano mentre lo speaker declama con
la stessa voce di Ollio nelle comiche: "Ricordiamo
insieme la tragedia". Bisogna che la farsa finisca
in fretta e così accade. Otto minuti più quello
di silenzio che silenzio non è. Che non fosse tanto
aria si era già capito all' aeroporto, all’ora di
pranzo, quando sono arrivati i due charter dei tifosi
bianconeri. Quelli scesi dal secondo, forse in omaggio
a John Lennon cui è intitolato lo scalo di Liverpool,
si sono messi a cantare. Non "Yesterday" ma "Odio
Liverpool", naturalmente. Il sindaco Frank Roderick,
insultato, ha fatto una faccia un po’ così, e lo
stesso il console Nunzia Bertali. Una decina di
ultrà hanno provato a eludere i controlli e sono
stati fermati per resistenza a pubblico ufficiale.
"Sarà una bella festa dello sport" dirà poi Moggi,
mentre la gradinata invoca "sotto la curva, Luciano
sotto la curva". La giornata del buonismo aveva
vissuto un' altra tappa nel primo pomeriggio, con
la partita amichevole tra tifosi inglesi e italiani
sul campo dell' Academy, il centro sportivo del
Liverpool, e almeno qui non ci sono stati insulti.
Hanno vinto i rossi per 4-3, schierando pure una
donna. L' UEFA ha provato a usare questa giornata
come smacchiatore di coscienze, mandando avanti
il direttore generale Lars Christen Olsson che ha
detto: "Mai abbiamo permesso e mai permetteremo
la violenza, e comunque il calcio è molto cambiato
dai tempi dell' Heysel". Speriamo anche l' UEFA,
almeno un po’. Dopo il gol di Cannavaro, i tifosi
juventini sono infine riusciti a tifare, scongelandosi
dalla paura che insieme alla rabbia stava mandando
in malora la serata. Qualcuno tra loro portava i
braccialetti di gomma a tre colori, bianco e nero
e rosso, con l' immancabile scritta "amicizia".
Regalati, come da programma ? Non proprio. Siccome
la solidarietà è l' anima del commercio, il gadget
della bontà veniva prestigiosamente venduto fuori
da Anfield, alla non modica cifra di una sterlina
e mezzo per ogni cerchietto. Quattro sterline e
cinquanta per completare la collezione fanno sei
euro e settantacinque, il prezzo della memoria.
Fonte:
Corriere della Sera © 6 aprile 2005
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Heysel, la notte
del perdono
di Giancarlo Galavotti
Platini e Rush
commuovono Anfield ma la curva bianconera resta
ostile.
(Dal
nostro inviato) Liverpool - L' ultima pagina
è la prima del Liverpool Echo, il giornale del pomeriggio.
La prima pagina, tutta nera con il testo bianco,
come un annuncio funebre. L' ultima pagina, vent'
anni dopo, del dramma dell' Heysel. Liverpool, la
città, la gente, il Liverpool, i tifosi, confessano
la colpa e chiedono perdono, per quella sciagurata
notte del 29 maggio 1985. "We are sorry". "Ci dispiace".
Il Liverpool Echo è la voce di tutta la città: "Dire
ci dispiace è una cosa, dirlo sentitamente è tutt'
un' altra cosa. Ma oggi i tifosi della Juventus
che arrivano ad Anfield possono essere certi che
questa parola, "sorry", viene dai cuori, come dalle
labbra di Liverpool". "E così deve essere. La spaventosa
fine di trentanove tifosi della Juventus all' Heysel
ha segnato una delle più tragiche ore nella storia
del calcio. I tifosi del Liverpool che caricarono
quei tifosi italiani in Belgio sono i vergognosi
responsabili della strage. Senza se, senza ma, senza
attenuanti". L' ultima pagina sull' Heysel, 20 anni
dopo. Vent' anni di rimorsi. Senza se, senza ma.
Non c' è bisogno di dire altro. Diventa perfino
superfluo il cerimoniale di Anfield, del simbolico
abbraccio tra i tifosi. Un abbraccio che muore contro
una muraglia di indifferenza, purtroppo bianconera.
Michel Platini e Ian Rush guidano la piccola processione
che avanza verso il settore dei tifosi juventini.
Due simboli della Juve, in quella notte dell' Heysel
avversari. Doveva esserci anche Phil Neal, che era
il capitano del Liverpool nel 1985, ma ha rinunciato,
per una sua personale vergogna. Domenica scorsa
il settimanale Observer ha dedicato uno speciale
di 14 pagine alla cronaca e alle testimonianze dell'
Heysel. Ha cercato anche Neal, che ha rifiutato
di collaborare. Per un pugno di sterline. L' Observer
ha pubblicato il testo integrale della telefonata
tra il giornalista e l’ex terzino.
"Che
vuoi da me, un parere ? E perché mai vuoi che ti
aiuti ? Vuoi un parere così pubblichi il tuo servizio
e ti aiuto a pagare il mutuo della casa ? Io non
aiuto nessuno gratis, caro mio, il mio parere si
paga". Anche Phil Neal dunque è vittima dell' Heysel,
a distanza di vent' anni, vittima della sua meschinità.
Una merce che non resta fuori da Anfield, anche
se l’ex capitano non è sceso in campo. Avanza lo
striscione portato dai tifosi del Liverpool: "In
memoria e amicizia". Avanza verso il settore dei
bianconeri, dalla parte opposta al Kop, la tribuna
del tifo red. "In memoria e amicizia" scritto in
italiano, sopra i nomi delle 39 vittime di Bruxelles.
Quattro tifosi bianconeri si uniscono alla processione,
fanno parte della delegazione ufficiale, quella
che ha collaborato con il Liverpool e Liverpool.
Ma una parte troppo numerosa tra i duemila sostenitori
arrivati dall' Italia, nel settore dietro l' altra
porta, non collabora affatto, nello spirito e nel
comportamento. Le prime file voltano sdegnosamente
le spalle all' avanzare dello striscione, grida
ostili, appena soffocate dall' applauso di Anfield,
irridono alla memoria e all' amicizia. Anche quando
s' accende lo spettacolo di You’ll never walk alone,
il coro di 35.000 fans del Liverpool capace di sciogliere
una statua con l' inno del club, dal settore bianconero
continua la dissonanza. Il Kop non desiste: fa scattare
il mosaico totale, la scritta "Amicizia" sboccia
gigantesca sui colori del Liverpool e della Juve.
Squadre in campo, finalmente. Squadre in cerchio,
al centro. Un minuto di silenzio. L' annuncio in
inglese spiega che è in ricordo di Papa Giovanni
Paolo II, e delle trentanove vittime dell' Heysel.
L' annuncio in italiano viene invece dedicato solo
al Papa. Il silenzio è totale, sugli spalti rossi.
Gli italiani rispondono con l' applauso. Requiem.
Si comincia a giocare.
Fonte:
La Gazzetta dello Sport © 6 aprile 2005
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Il giorno della
memoria
Juve, una sconfitta
che non fa male
di Roberto Perrone
Il Liverpool va
sul 2-0, poi Cannavaro accorcia le distanze. Annullato
un gol regolare di Del Piero.
(DA
UNO DEI NOSTRI INVIATI) LIVERPOOL - Rimettere insieme
i cocci. La Juventus fa per un tempo prove tecniche
di eliminazione: aveva preso due gol in Champions
League fino a questo umido e ventoso aprile di Liverpool.
Ne prende due in 25 minuti e sembra avviarsi a un
ritorno gonfio di incognite. Nel secondo tempo non
è che sia molto più brillante, però trova un gol
di Fabio Cannavaro e sistema il risultato, anche
se conferma una grande difficoltà a uscire da situazioni
negative. Quando è in svantaggio, insomma, la sua
solidità non è così solida. Quando non può gestire
ma deve imprimere svolte su svolte al gioco, non
è che sia così prepotente. Le difficoltà incontrate
contro i Reds di Rafa Benitez, con la scoppola del
primo tempo, in fondo si possono leggere come una
mancanza di rispetto. I tifosi della Juve (almeno
una parte) voltano le spalle alla cerimonia di amicizia
e perdono in ricordo dell' Heysel, officiata sul
campo da alcuni supporter delle due parti e da Rush
e Platini; non paghi, fischiano e borbottano pure
durante il minuto di silenzio per il Papa, mentre
il resto dello stadio tace di un silenzio così perfetto
da far venire la pelle d' oca. Lo sentiremo mai,
in Italia, durante i momenti di raccoglimento che
diventano sguaiati applausi da avanspettacolo ?
Pubblico straordinario. Poi è la squadra a dimostrarsi
poco rispettosa dell' avversario, che è pieno di
riserve, che schiera un attaccante acciaccato (Baros)
e un giovanotto di belle speranze (Le Tallec) che
mette in porta un ragazzo all' esordio in Champions
League (Carson), che non ha nomi che rimbombano,
ma ha giocatori che corrono e che giocano un calcio
totale.
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Sono
strettissimi a ingolfare il campo quando si difendono,
s'allungano imprendibili quando ripartono. È Luis
Garcia, in particolare, a travolgere Zambrotta sulla
sinistra dello schieramento bianconero. Da lì partono
le azioni dei due gol, prima con il calcio d' angolo
tirato da Riise e allungato dallo spagnolo per il
sinistro al volo del finlandese Hyypia, nome strano,
tiro imprendibile (10' ). La Juve manovra lenta,
prevedibile, con un unico schema: palla lunga verso
le punte, soprattutto Ibrahimovic, che dovrebbe
smistare, andare, volare, fare miracoli. Invece
i miracoli li fa, in questa fase della partita,
il Liverpool di Rafa Benitez che trova in Luis Garcia
il grande cerimoniere di un primo tempo fantastico
per agonismo e partecipazione: lo spagnolo, al 25'
, su invito della punta francese, azzarda un sinistro
da 25 metri di collo esterno sinistro che infila
Buffon leggermente fuori dai pali. La fortuna sta
dalla parte della continuità del Liverpool. Oppure,
vista dalla prospettiva opposta, non aiuta gli stentati
attacchi della Juve che, comunque, alla fine dei
45' , più uno, del primo tempo può dolersi: di un
palo di Ibrahimovic (assist di Nedved); di una parata
strepitosa di Carson, terzo portiere all’altezza
della situazione, su Del Piero (nuovamente di Nedved
l' ultimo passaggio: poca quantità ma ottima qualità
dal ceco); infine di un' azione di Del Piero fermata
dal guardalinee per un inesistente fuorigioco: il
capitano, a gioco fermo, colpisce di testa segnando.
Insomma, alla fine, sembrerebbe esserci anche la
Juve. Ma sono rare sortite. Le mosse di Capello
per raddrizzare la situazione sono, nell' ordine,
Pessotto centrale (bravo) al posto di Blasi e Trezeguet
per uno spento Del Piero (nel finale si farà male
Zebina e subentrerà Montero per necessità). A rimettere
in gioco la qualificazione, però, ci pensano due
difensori e un portiere: Zambrotta spedisce un cross
teso che Cannavaro schiaccia: il giovane Carson,
fino a questo momento irreprensibile, non acchiappa
il rimbalzo. Basta così. Riparte il Liverpool con
qualche fiammata, ma il risultato è questo. Migliore
di quello di Madrid, mettendoci rispetto e desiderio.
Fonte:
Corriere della Sera © 6 aprile 2005
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Heysel, amicizia
ma non per tutti
Arrestati dieci
ultrà bianconeri
di Roberto Perrone
Liverpool
- Luci e ombre nella serata che doveva commemorare
la tragedia dell' Heysel di 20 anni fa. La riconciliazione
c' è stata con una partita amichevole tra tifosi,
tanti messaggi di scuse e una coreografia suggestiva
con la scritta "amicizia" nel minuto di raccoglimento
per la morte di Giovanni Paolo II. Ma ci sono anche
stati momenti di tensione: all' aeroporto un gruppo
di ultras bianconeri si è quasi scontrato con la
polizia e 10 tifosi sono stati fermati, mentre allo
stadio gli ultras bianconeri hanno intonato cori
di insulto al Liverpool.
Fonte:
Corriere della Sera
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6 aprile 2005
Fotografia: GETTY IMAGES
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La strage dell'
Heysel è sempre qui gli inglesi cercano il perdono
di Maurizio Crosetti
Liverpool
- Bambini con un pallone, questo erano. Del
Piero aveva undici anni, Trezeguet otto, Buffon
sette, Ibrahimovic quattro. "Eravamo a casa di amici,
davanti alla tivù, io e la mia famiglia. Poi accadde
quella cosa e mio padre capì al volo. Allora mi
disse di andare in cortile a giocare a calcio".
Alessandro Del Piero sa che adesso si tratterebbe
di fare lo stesso, anche se è cambiato il cortile.
"Ci serve una vera partita, e che sia vera più di
ogni altra, così che l' Heysel rimanga un brutto
ricordo e un capitolo da chiudere". Mica facile.
E chissà se poi è giusto. Superare, ricordare, onorare,
chiudere il conto, ognuno in queste ore sta scegliendo
il verbo che più gli piace, ma sempre di infinito
presente si tratta. "Io quella sera facevo il telecronista,
e Juve - Liverpool me la ricordo bene" dice Fabio
Capello. Sa quanto fosse difficile trovare le parole
giuste per raccontare l' impossibile, e anche oggi
non è facilissimo: "Ma io mi sento onorato di essere
l' allenatore della Juventus che ritrova il Liverpool.
Bisogna ricordare nella sportività quel dramma,
perché appunto rimanga solo un triste ricordo. Giocare
la partita è l' unica soluzione". Se non si è parenti
delle vittime, o testimoni oculari di quella notte
spaventosa, vent' anni sembrano un tempo enorme.
Per farlo diventare ancora più lungo e remoto, per
provare finalmente a superarlo o liquidarlo, Liverpool
e Juventus si sono buttate sull' oggettistica. C'
è il braccialetto di gomma a tre colori, bianco,
nero e rosso, sulla scia di una moda umanitaria
cavalcata alla grande dagli sponsor. Stasera verrà
consegnato a tutti i tifosi (duemila gli italiani),
anche se ai polsi degli inglesi - vent' anni fa
- sarebbero state meglio un paio di manette invece
del cerchietto buonista. C' è la borsa-regalo per
i giornalisti, con altre cose che provano a scrivere
la parola "fine" sotto l' ultima pagina della storia:
la sciarpa con due mani che si stringono, metà juventina
e metà rossa, la maglietta con le scritte "amicizia
e memoria" e il motto "non camminerai mai da solo",
l' opuscolo firmato da Ian Rush, doppio ex come
doppia è la maglia che indossa nel fotomontaggio,
un po’ Juve e un po’ Liverpool, e sul retro due
parole scritte in grande: "Ci dispiace". Si dice
anche quando si versa il latte, o quando si pesta
il piede del vicino in autobus. Ne abbiamo ammazzati
trentanove, scusate, ci dispiace. "Può essere una
sera difficilissima, a livello psicologico" ammette
Del Piero.
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"Se
andiamo in campo con i ricordi e la tristezza, e
con la morte del Papa nel cuore, ecco, tutto questo
può bloccarci. Se invece proviamo a pensare solo
alla partita, io dico che ce la facciamo". Emozioni,
rimozioni, il confine è sempre incerto, più sottile
di una riga a matita. Ma se il calendario della
Champions League ha inventato questa scocciatura
di anniversario, nel ventennale tondo tondo, bisogna
almeno provare a non far finta di niente. E quelle
che Otello Lorentini, presidente dei parenti delle
vittime, chiama senza giri di parole "cazzate",
diventano oggi il calendario commemorativo di una
tragedia. Ore 13, partitella amichevole tra tifosi
inglesi e italiani sul campo dell' Academy, di fianco
allo stadio Anfield Road, e chi è senza pietra scagli
il primo peccato. Ore 19, sfilata sul prato di Anfield
con lo striscione con i nomi dei morti: lo porteranno
Neal (il capitano dei Reds nell' 85) e Michel Platini,
da una curva all' altra, mentre il settore più cattivo
del Liverpool, quello che fece germogliare il peggio
degli hooligans, il famigerato Kop, formerà un mosaico
agitando tessere per comporre la parola amicizia.
Ancora da definire il programma per la gara di ritorno,
anche se qualche gruppo estremo del tifo bianconero
un' ideuzza ce l’ha. "City says benvenuti Juventus"
balbetta in italo-inglese un titolo del giornale
Liverpool Echo, anche lui orientato verso qualche
ora di bontà da spalmare su vent' anni di ipocrisia
e silenzio. Poi l' arbitro (un belga !) fischia,
e il primo che mena fa solo del sano agonismo, perché
il calcio non è mica uno sport per signorine, e
se un giocatore del Liverpool finisce a terra si
canterà "devi morire", perbacco. Sarebbe stato meglio
evitare per altri cinquant' anni, magari per sempre,
ma le palline di un sorteggio non l' hanno permesso.
E allora bisogna rispondere alle domande con un
certo fastidio, come ieri ha fatto Rafa Benitez,
allenatore dei rossi: "Dell' Heysel si è parlato
tanto, tantissimo, e comunque questa è solo una
partita di calcio". Beato lui che ci crede, forse
perché quella volta non c’era. Non c' erano neanche
i gentili addetti dello stadio che offrono tè e
biscotti prima della conferenza stampa, e tengono
aperte le porte per farti passare, ed è tutto un
inchino e un sorriso. Sorridere, aspettare, giocare,
chiedere scusa, dimenticare. Ma a volte il passato
continua all' infinito.
Fonte:
Corriere della Sera © 5 aprile 2005
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Platini e Rush
portano la bandiera con i nomi dei 39 morti
di Fabio Vergnano
Gli ex hooligan
accolgono gli ultrà bianconeri con la scritta "amicizia".
Il Sindaco Roderick crede nel gemellaggio.
Inviato
a Liverpool - Questa volta sarà un festa.
Vent'anni dopo tutti hanno voglia di dimenticare
di tendere la mano agli "amici italiani". Il ricordo
ha il colore del sangue delle 39 vittime dell'Heysel,
rosso come la maglia del Liverpool che oggi chiede
scusa. Ieri pomeriggio sulla torre di Radio City
è salito anche il sindaco Frank Roderick per un
primo gemellaggio con gli ospiti. Oggi, assicura
il numero uno della città, chi arriverà sulle rive
del Mersey troverà soltanto amicizia e ospitalità.
Lui sarà il primo a portare il saluto di Liverpool
ai tifosi che alle 12 atterreranno all'aeroporto
John Lennon. Con il console italiano Nunzia Bertali
accoglierà i due voli charter che arriveranno da
Malpensa. Quelli che troverà sono i supporter più
a rischio, ovvero gli ultrà che nei giorni scorsi
si sono rifiutati di mandare messaggi distensivi.
La Digos torinese ha spedito in Inghilterra tre
dirigenti dall'occhio vigile, loro conoscono uno
per uno gli appartenenti ai gruppuscoli più esagitati
e aiuteranno la polizia locale. Ma nessuno vuole
prendere in considerazione la possibilità che la
festa diventi rissa. Spiega il console Bertali:
"Sono quindici giorni che lavorano per fare sì che
gli italiani si sentano come a casa. Per la città
ci saranno decine di volontari con la scritta "Benvenuti"
sulla maglietta pronti ad aiutare chiunque abbia
bisogno e nel centro la stessa scritta sarà riportata
su tabelloni luminosi". Saranno duemila i tifosi
bianconeri. A quelli in arrivo con due charter si
aggiungeranno coloro che hanno scelto il viaggio
individuale e i residenti nel Regno Unito. Proprio
i rappresentanti dello Juventus club Londra prenderanno
parte alla sfida calcistica che il Liverpool ha
voluto fosse giocata all'Accademy, nel centro sportivo
giovanile del club anziché in un parco cittadino.
L'ha organizzata Richard Buxton un lungagnone sottile
come un grissino e con il viso pieno di brufoli
che nel 1985 era ancora appiccicato al seno materno.
Anche
lui fa parte dei Kop, i Drughi di quassù, ma ha
l'aria di un giocherellone che non lancerebbe neppure
una fialetta puzzolente. Ad Anfield, tempio dei
Reds, si terrà poi il clou delle celebrazioni. Saranno
distribuite sciarpe metà rosse e metà bianconere
con al centro due mani che si stringono, mentre
braccialetti con la scritta "friendship" saranno
al polso di giocatori e spettatori. Prima del minuto
di raccoglimento e prima che venga esposta una scritta
"Amicizia" grande quanto una gradinata, Platini
e Rush porteranno a centrocampo un bandierone con
i nomi dei 39 morti di Bruxelles. Ci sarà anche
Phil Neal in tribuna, il capitano di allora, che
non ha capito fino in fondo lo spirito della giornata.
A un giornalista del quotidiano "Observer" che gli
ha chiesto un'intervista ha risposto: "Va bene,
ma quanto mi date ? Guadagni soltanto tu, non voglio
contribuire al pagamento del mutuo di casa tua".
Quindi gli Animals, con qualche eccezione, non abitano
più qui. Lo devono capire anche i ragazzi della
Scirea, molti dei quali all'Heysel non c'erano,
che hanno come motto "Amici di nessuno". Les Lawson,
segretario dell'organizzazione che riunisce il grosso
dei fans della squadra di Benitez, spiega: "I tifosi
sono cambiati in Inghilterra, il problema hooligans
è risolto. Le violenze di vent'anni fa furono così
terribili che molta gente non ha più voluto entrare
in uno stadio. Vorrei dire agli amici bianconeri
che neppure noi abbiamo dimenticato e che comprendiamo
il loro stato d'animo. Nel 1989 morirono 96 dei
nostri calpestati dalla folla durante una semifinale
di FA Cup con il Nottingham. I tifosi dei Reds hanno
anche vinto il trofeo Fair Play dell'Uefa e questo
significa che tutto è mutato". Nell'opuscolo che
verrà distribuito in lingua italiana fra l'altro
c'è scritto: "Non camminerete mai soli".
Fonte:
La Stampa ©
5 aprile 2005
Fotografia: GETTY IMAGES
© (Not
for Commercial Use)
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Un minuto di silenzio
per le vittime
di Giancarlo Galavotti
Liverpool
- Ci sarà il minuto di silenzio per le vittime
dell' Heysel. La UEFA ha acconsentito, alla fine,
alla richiesta di Liverpool e Juve. Non è stato
facile, fanno capire i dirigenti di Anfield. La
UEFA, condannata dalla Cassazione belga nel '91
come corresponsabile della strage di Bruxelles,
si è mostrata restia ad avallare le iniziative alla
memoria. Il Liverpool e la città di Liverpool non
si tirano indietro. A tutti i tifosi juventini sarà
offerto un bracciale rosso, bianco e nero, i colori
delle due squadre, con la scritta "Friendship -
Amicizia". Prima del calcio d' inizio una processione
partirà dal Kop, la tribuna del tifo Red, con uno
striscione: "In memoria e in amicizia" con i nomi
delle 39 vittime. La processione arriverà davanti
al settore dei tifosi juventini. Il Liverpool ha
prodotto anche sciarpe congiunte, metà rosse e metà
bianconere, per commemorare la partita. Presenti
anche ex giocatori del Liverpool, guidati dal capitano
della squadra finalista nel 1985, Phil Neal.
(G.C.G.)
Fonte:
La Gazzetta dello Sport
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5 aprile 2005
Fotografia: GETTY IMAGES
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for Commercial Use)
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La Cerimonia
I tifosi dell'
Heysel ripartono da "memoria e amicizia"
di Filippo Maria
Ricci
Nel pomeriggio
un' amichevole. Prima della gara uno striscione
con le due parole di pace attraverserà il campo.
Il padre di una vittima: "Sono solo gesti formali.
Meglio una partita per beneficenza". A condurre
la marcia da una curva all' altra sarà l’ex capitano
dei Reds Phil Neal.
LONDRA
- Memoria e amicizia. Quella di martedì sera ad
Anfield per gli inglesi non è una partita come le
altre. E non solo per i tifosi del Liverpool. Da
quando l' urna di Nyon ha accoppiato Liverpool e
Juventus per i quarti di finale della Champions
League la memoria della tragedia dell' Heysel si
è come materializzata e nessuno si è tirato indietro,
anche se non è semplice mostrare equilibrio di fronte
a una tragedia tanto grande. Qui c' è ancora chi
racconta quella giornata come un "pomeriggio in
cui 39 persone persero la vita per il crollo di
un muretto". Ma fortunatamente per la maggioranza
di tifosi, giornalisti e addetti ai lavori la sfida
di domani sera sarà l' occasione ideale per ricordare
le vittime e onorare la loro memoria. La partita
di vent' anni fa ha mutato il corso del calcio inglese,
espulso dall' Europa per cinque stagioni (sei per
il Liverpool) e costretto a venire a patti con un
problema, quello degli hooligans, che era enorme
e che oggi per tanti versi può definirsi sconfitto.
Cosa non altrettanto certa in Italia. Il Liverpool,
in accordo con la Juventus, ha deciso di puntare
sulle parole "memoria" e "amicizia" per segnare
il primo incontro con il club bianconero dalla serata
dell' Heysel. Uno striscione con le due parole e
i nomi di battesimo delle 39 vittime sarà portato
prima della gara dal Kop, la famigerata curva dei
tifosi dei Reds, al settore occupato dai tifosi
juventini. A condurre il drappello sarà Phil Neal,
il capitano del Liverpool all' Heysel. Durante il
minuto di silenzio che sarà osservato prima del
fischio d' inizio, il Kop creerà con dei cartoncini
un mosaico con la parola "amicizia", il simbolo
del Liverpool e i colori delle due squadre.
Tutti
i tifosi ospiti riceveranno l' ormai classico braccialetto
di gomma con i colori rosso-bianco-nero e la parola
"amicizia" in italiano e in inglese, e una brochure
di quattro pagine scritta in italiano incentrata
sull' amicizia tra le due tifoserie. All' interno
ci sarà un messaggio di Ian Rush, simbolico ex delle
due squadre, ritratto sia in maglia rossa che in
maglia bianconera, e sul retro un messaggio che
recita: "We are sorry. You’ ll never walk alone".
Le scuse, e le parole di solidarietà che danno il
titolo al celebre inno del Liverpool. Anche il programma
della partita è stato completamente ridisegnato:
in copertina il logo scelto nell' occasione per
rappresentare il concetto di amicizia. Sul retro,
al posto delle usuali liste dei giocatori, lo striscione
"Memoria e Amicizia" che attraverserà il campo prima
della gara. Domani pomeriggio ci sarà anche un'
amichevole tra rappresentative di tifosi. Cosa che
non ha convinto, insieme a tutto il resto del programma
commemorativo, Otello Lorentini, il presidente dell'
associazione creata dai parenti delle vittime. Lorentini
all' Heysel perse un figlio di trent' anni, un dottore
che morì nel tentativo disperato di salvare altre
vite: "L' amichevole è per i tifosi vivi, ma i nostri
cari sono morti - ha detto Lorentini. E per vent'
anni Liverpool e Juventus hanno mantenuto un incomprensibile
silenzio, come se volessero rimuovere quanto accaduto.
Ora,
visto che sono stati costretti a ritrovarsi, e non
per scelta ma in una competizione altamente remunerativa,
hanno pensato a una serie di gesti che a me paiono
puramente formali. Mi farà piacere - ha proseguito
Lorentini - vedere il nome di mio figlio Roberto
sullo striscione che andrà da una curva all' altra,
ma l' unico gesto veramente significativo sarebbe
quello di organizzare un' amichevole tra le due
squadre senza alcuno scopo di lucro, azzerando il
fattore economico dell' incontro donando tutti i
proventi in beneficenza, a gente povera o malata.
Ho mandato una richiesta in tal senso all' ambasciata
inglese a Roma e alla Juventus: si potrebbe giocare
quest' estate, magari ad Arezzo, la città dove è
stata fondata la nostra associazione. E in parallelo
si potrebbe organizzare un convegno sulla violenza
nello sport. Il Liverpool non ci ha ancora risposto".
Da Anfield hanno fatto sapere che la lettera di
Lorentini è arrivata, e che è stata passata al direttore
generale Rick Parry. Ieri tutti i giornali domenicali
inglesi hanno dato ampio spazio al ricordo dell'
Heysel, e il supplemento sportivo mensile dell'
Observer, settimanale politico londinese, al ricordo
ha dedicato 18 pagine raccogliendo le memorie di
persone che erano a Bruxelles vent' anni fa, in
campo o in tribuna. Da Paolo Rossi, a Zibì Boniek,
dal portiere del Liverpool Bruce Grobbelaar a Marco
Tardelli, passando per tifosi, fotografi, giornalisti.
Peccato che Phil Neal, l’ex capitano che martedì
condurrà il ricordo organizzato dal Liverpool, si
sia rifiutato di rispondere alle domande del giornalista,
chiedendo di essere pagato.
Fonte:
Corriere della Sera © 4 aprile 2005
Fotografie: GETTY IMAGES
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