|
B
I
B
L
I
O
G
R
A
F
I
A
|
|
H
E
Y
S
E
L |
|
Juve Alé
Diario sentimentale di
un tifoso bianconero
di Alberto Rossetto
Nick Hornby parla italiano ?
Finalmente un libro sul calcio scritto da un tifoso
qualunque per i tifosi "qualunque". Una sorta di
memoriale ironico-sentimentale sui ricordi di stadio, le
partite viste d gli spalti o seguite via radio
attraverso il mitico "Tutto il calcio minuto per
minuto". Il contorno del pubblico, le manie e i rituali
scaramantici posti in essere per far vincere la squadra
del cuore, la Juventus. Una memoria in bianconero,
perché quei due colori caratterizzeranno tutta la vita
di un tifoso che fin da bambino viene contagiato dalla
juventinite e non se ne libererà mai più. Ma bianconera
anche come la televisione di una volta. Un’avventura che
inizia nella seconda parte degli anni Sessanta e termina
ieri, all’indomani del ritorno in serie A dall’inferno
in cui la Juventus è stata cacciata dalle decisioni di
calciopoli.
Alberto Rossetto,
nasce a Torino nel secolo scorso sotto il segno della
Juve che ne condizionerà la vita fin dalla tenerissima
età. Per Bradipolibri ha scritto nel 2009 "I figli
minori della Signora".
24 gennaio 2007
Fonte: Bradipolibri.it
Io all'Heysel c'ero, e
non voglio dimenticare
di Alberto Rossetto
Io ero studente universitario e
mi recai in Belgio con un mio compagno di corso; ancora
ricordo il guardare sospetto di chi, all'interno
dell'Ateneo ma non solo, scopriva che uno studente era
anche un appassionato calciofilo, quasi che le due cose
si escludessero a vicenda. Per molti leggere un libro e
andare ad assistere ad una partita di calcio sono due
operazioni incompatibili. La gente è proprio strana,
chissà se pensa ancora così, oggi che il calcio è
quotato in borsa e i clubs fanno a gara per accaparrarsi
i migliori managers e consiglieri finanziari oltre agli
strateghi della comunicazione. Partimmo nel pomeriggio
del 28 maggio da piazza Castello per arrivare, dopo una
nottata sulle strade di mezza Europa, in tarda mattinata
nella capitale belga; la carovana era composta da una
quarantina di pullman, ai quali se ne aggiunsero almeno
venti durante il tragitto prima della frontiera con la
Francia. A Bruxelles il clima era stranamente calmo,
gruppi di tifosi italiani ed inglesi si scambiavano le
sciarpe in giro per la città, anche se la sera
precedente i britannici non avevano mancato di devastare
la Grande Place. Ci recammo allo stadio con molto
anticipo, seguendo i
consigli
che ci erano stati impartiti durante il viaggio,
consigli tesi proprio ad evitare incidenti e contatti
con i tifosi avversari in prossimità del campo di gioco.
Infatti appena entrati nell'Heysel ci rendemmo subito
conto che il giusto appellativo per descriverlo fosse
appunto campo di gioco e non stadio, talmente era
incongruo per quel tipo di finale.
Quando nella curva opposta alla nostra gli
inglesi iniziarono i primi tafferugli non ci si rese
conto della gravità degli eventi; con il passare del
tempo le cariche degli hooligans si fecero più cruente,
costringendo molti tifosi italiani a trovare rifugio sul
rettangolo di gioco. La partita non aveva inizio, si
percepiva ora la gravità della situazione, ma non si
riusciva a quantificarla. Si pensava ai "soliti"
incidenti provocati dai "soliti" criminali che
frequentano gli stadi. Non esistevano ancora i telefoni
cellulari, quindi non era possibile mettersi in contatto
con l'esterno; ricordo che un ragazzo di Lecce di fianco
a me aveva una radiolina portatile dalla quale gli parve
di capire che c'erano sette morti nel settore Z.
Un po' sarcasticamente gli chiesi se capiva bene
il francese, visto che secondo me sette morti in uno
stadio equivalevano ad un'ecatombe. Non l'avessi mai
detto. Fu un bene che la partita venne poi giocata
perché gli animi erano troppo surriscaldati e molti, non
solo giovani, ma anche attempati signori padri di
famiglia, volevano farsi giustizia da sé; se quella
partita non si fosse giocata il numero delle vittime
sarebbe di ben altro numero. Appena terminata la partita
la polizia belga, responsabile per il suo comportamento
imbecille almeno quanto i teppisti, ci fece partire in
fretta e furia ed in pratica scoprimmo la vera realtà
della tragedia solo in Francia, in autogrill, a notte
fonda.
Resici conto di quanto era accaduto cercammo di avvisare
le nostre famiglie in Italia, ma pochi nel mio pullman
disponevano di franchi francesi da utilizzare per
telefonare. Si procedette pertanto ad una sorta di
catena, nel senso che un paio di persone telefonarono in
Italia e dettero ai propri familiari i numeri telefonici
degli altri componenti in modo che potessero mettersi in
contatto con i loro parenti. I miei genitori furono
avvertiti intorno alle 4 di notte. Una volta a casa
venni a sapere dei festeggiamenti avvenuti in varie
città e mi sorbii l'enorme fiume di parole, scritte e
non, riversate sui fatti di Bruxelles, dai tanti
"esperti" che furono interpellati per esprimere
un'opinione in merito: sociologi, psicologi,
giornalisti, opinionisti, ecc. La realtà, unica ed
inconfutabile, era e rimane la morte di 39 persone che
erano accorse in quella maledetta città per divertirsi
seguendo la propria squadra del cuore: nessuna parola
potrà mai esprimere la condanna di un simile orrore.
Nessuna parola potrà mai cancellare il dolore dei
parenti delle vittime. Per una morte così assurda, c'era
bisogno di un silenzio assordante, invadente; invece si
è coperto tutto con le parole di chi volle essere a
tutti i costi protagonista di una storia in cui non era
minimamente implicato. Si discusse anche molto
sull'opportunità che la Juventus non ritirasse quella
coppa macchiata di sangue: pure speculazioni demagogiche
! Nessuno, dico nessuno, ventilò invece l'ipotesi
contraria; proprio perché macchiata di sangue quella
coppa non avrebbe dovuto essere restituita alla UEFA,
quella coppa macchiata di sangue doveva diventare un
macigno per dirigenti sportivi e addetti alla sicurezza,
quella coppa macchiata di sangue avrebbe dovuto segnare
la svolta contro la violenza attraverso un gesto forte,
inequivocabile, storico, quella coppa macchiata di
sangue doveva essere l'ultima coppa.
? ? 2007
Fonte: JUVE ALE' (Bradipolibri)
|