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HEYSEL 29 maggio 1985 Prove di memoria
di Emilio Targia
Sono passati 25 anni da quel 29 Maggio del 1985,
quando 39 persone, in gran parte tifosi bianconeri,
persero la vita allo stadio Heysel di Bruxelles, dove si
giocava la finale di Coppa dei Campioni
Juventus-Liverpool. Da quella notte che trasformò un
sogno in un incubo. Una curva in un sudario. Un prato
verde in un fronte di guerra. Cosa è rimasto oggi di
quella tragedia annunciata ? Quali immagini, quali
volti, quali parole si sono sedimentate nella memoria ?
E quali invece sono state sconfitte dal tempo,
dall’ipocrisia, dall’indifferenza ? E perché ancora oggi
in alcune curve italiane campeggiano striscioni con la
scritta "Heysel, 29 gobbi di meno" ? Emilio Targia,
sopravvissuto per caso a quella notte di follia, prova
oggi a mettere insieme gli appunti, i ricordi, le parole
di quel 29 maggio. Di quel che accadde prima. E di quel
che non accadde dopo. Una prova di memoria a più voci,
con le testimonianze di ex-giocatori, scrittori,
politici, giornalisti e artisti che quella sera vissero
in prima persona la tragedia dell’Heysel. O che
seguirono da casa la drammatica diretta televisiva. E
con il racconto inedito di alcuni sopravvissuti.
Un lavoro dedicato soprattutto a quelle 39
persone innocenti. Morte per una partita di calcio.
Perché dimenticare sarebbe ucciderle una seconda volta.
"Heysel - Prove di memoria" prova a sciogliere i ricordi
di ciascuno nell’inchiostro, per farne testimonianza.
Con i contributi di Sandro Veronesi, Maurizio
Crosetti, Giancarlo Padovan, Francesco Graziani,
Gianfranco De Laurentiis, Luca Beatrice, Gigi Moncalvo,
Maurizio Paniz, Andrea Sarubbi, Lucio Cappelli, Massimo
Zampini, Antonello Angelini, Matteo Marani, Michele Di
Branco, Giuseppe Pollicelli, Vittorio Oreggia, Valerio
Rosa, Leo Turrini, Simone Navarra, Michele Plastino,
Domenico Laudadio, Paolo Belli, Emilio Cambiaghi, Amedeo
Carassai, Alessandro Scarano, Giuseppe Belviso, Gianni
De Michelis.
E con un saggio crossmediale di Edoardo Fleischner.
Emilio Targia, giornalista e autore radiofonico,
saggista. Per Radio Radicale - di cui è
vicecaporedattore - conduce da oltre 10 anni le rubriche
settimanali Media e dintorni e Media dossier. È
opinionista nella trasmissione televisiva La Juve è
sempre la Juve in onda su T9. Nel 2001 ha pubblicato
l’inchiesta Sotto il web-sito niente e nel 2008 con
Federica De Maria e Edoardo Fleischner il saggio
cross-mediale Chi ha paura di Beppe Grillo ?
Schegge…
"È una tragedia che è stata molto rapidamente
rimossa. Perché appunto è avvenuta nel circo. E le
tragedie nel circo bisogna rimuoverle. Perché se
rimangono lì, poi il circo si spopola. Anche io ho
verificato la stessa cosa: quando si parla di Heysel
alcuni giovani non sanno di cosa si stia parlando. E
invece bisogna ricostruirla, la memoria. Bisogna dare la
cognizione del dolore di quel che è accaduto quella
sera…" (Dalla prefazione di Walter Veltroni)
"Non fu facile per noi
giocatori, in quel clima, andare sotto la curva dei
tifosi della Juve per placare gli animi. Rischiammo. E
rischiò in prima persona anche Gaetano Scirea, che poi
fece quel famoso appello al microfono dello stadio.
Quando ci rivediamo cerchiamo di evitare il discorso.
Non sono bei ricordi. Li viviamo ciascuno in modo
diverso, individuale".
(Dalla
postfazione di Sergio Brio)
"La vicenda dello stadio Heysel, per me
personalmente, oltre che nella sua tragicità storica, la
ricordo come il punto più basso della mia passione
calcistica. Perché io appunto, quella sera, sottovalutai
quanto accadde. O forse non volli neanche capirlo. Mi
hanno detto dopo che alla tv invece avevano parlato dei
morti. Lo avevano detto, ma io… Non me lo ricordo…"
(Sandro Veronesi)
"Ero in studio a Roma, un po’ per caso in realtà. Ero
al Tg2 a quell’epoca e avremmo dovuto fare il
collegamento pre-partita con Bruno Pizzul che era a
Bruxelles, per poi ricollegarci in seguito per seguire
la partita in diretta. Le cose poi hanno preso, come
noto, tutta un’altra piega. E il collegamento che
sarebbe dovuto durare solo 2 minuti è andato avanti
invece per molto più tempo. Era una situazione
estremamente difficile. Ma non mi ha mai sfiorato il
dubbio sulla opportunità di quella
diretta…" (Gianfranco De Laurentiis)
"… Quando la partita ebbe inizio, ero come in
trance... La vidi tutta ma non ricordo nulla. Ricordo
solo quel pensiero e quelle povere vittime. Oggi, dopo
25 anni, ripeto ancora quella domanda... PERCHE’ ? La
risposta ancora non l’ho trovata…"
(Paolo Belli)
"Craxi era a Mosca, e da Mosca vide la cosa. Tra
l’altro scoprii solo dopo che gli italiani e il resto
del mondo videro in maniera più precisa quello che era
successo. Noi non l’avevamo ancora visto. Io scoprii la
realtà coi miei occhi solo quando qualche decina di
minuti dopo decisi di uscire dallo stadio per andare a
coordinare i soccorsi negli ospedali, e mi trovai di
colpo uscendo dallo stadio con una fila di cadaveri, 30
o 40, non lo so, non mi ricordo quanti erano, allineati
fuori, esattamente fuori dalla porta da cui si usciva
dallo stadio. E dovemmo scavalcarli…"
(Gianni De Michelis)
Maggio 2010
Fonte: HEYSEL 29 maggio
1985 Prove di Memoria (Reality Book)
Il pallone di Andrea
di Emilio Targia
Aveva 11 anni, Andrea. L’età in cui il calcio è
ancora la musica della propria vita. L’età in cui il
calcio è ancora la misura della propria gioia. Andava in
quinta elementare, Andrea. L’ultimo anno di scuola dove
ti senti bambino. Che poi con le medie si diventa
grandi. Ti cambiano i quaderni. Ti cambiano i sogni. Era
tecnologico, Andrea. Sicuro al timone del suo
computerino. Un Vic-20 che già gli andava stretto. Era
ingegnoso, Andrea. Pile e intreccio di fili per
costruire il suo campanello personale. Driiiin. Per
entrare in camera sua, si prega di suonare. Quante volte
Andrea avrà detto ai suoi "Scendo a giocare a pallone in
cortile". Che così si dice, da bambini, "pallone". Il
calcio è per i grandi. Quante volte avrà appoggiato il
suo maglione per terra Andrea, a mo’ di palo, inventando
una porta precaria, dentro a un pomeriggio di inizio
primavera, che di fare i compiti oggi non se ne parla,
oggi si gioca a pallone. Il garage va bene d’inverno,
c’è una tettoia sporgente che ripara dalla pioggia. Ma è
uno strazio, ogni volta che esce o entra una
macchina
bisogna fermarsi. Come quando mandano gli spot durante
la partita in tv. Ma è solo una Smart. Poi cross dalla
rampa e gol di sinistro, all’incrocio dei tubi della
grondaia. Col primo sole si scappa a giocare sul prato
vicino casa, vuoi mettere. Puoi tuffarti buttarti
correre urlare. E provare la rovesciata. E entrare in
scivolata. Come i grandi. Via i jeans però, sotto Andrea
ha già i pantaloncini. I pantaloncini da calcio
sono la
biancheria intima dei bambini. Così niente macchie. E
mamma non si arrabbia. Al massimo sbucciature
rosso-verdi sulle ginocchia. Le stimmate del giocatore
senza paura. Vorrai mica tornare a casa senza un graffio
? Poi c’è la scuola calcio. Intitolata a un signore che
in Sardegna è un mito più che altrove. Gigi Riva. Rombo
di tuono. Rivarombodituono. Tanto che fin da piccoli a
ogni temporale ti viene in mente lui, mica pensi alla
pioggia. La scuola calcio dove impari a misurare
l’istinto. Dove mettono ordine dentro al tuo entusiasmo.
Dove cominci a sentirti un po’ più grande. Col pallone
di cuoio e le scarpette da calcio vere. Che sul prato si
gioca con le Superga e il Supertele. "Papà, se la Juve
va in finale mi porti, mi porti ?". A casa Andrea aveva appena finito di aprire quei
nuovi 10 pacchetti di figurine arrivati in regalo come
una benedizione. Quest’anno è andata alla grande. Gli
mancano solo 2 figurine per finire l’album dei
"Calciatori" 1984/85. È la prima volta. Soltanto due !
L’odore di un pacchetto di figurine che si apre è un
soffio dolce sul viso. È una promessa. Ce l’ho, ce l’ho,
ce l’ho, ce l'ho... Per forza Andrea, ce le hai tutte, o
quasi, ormai. Al nono pacchetto la sorte è benevola.
"... mi manca !!!". Adesso ad Andrea ne manca solo una
di figurina, per finire l’album. Soltanto una. Manco a
farlo apposta proprio quella sera a Bordeaux la Juventus
si qualifica per la finale. Per la finale di Coppa dei
Campioni. La finale di calcio. Quello dei grandi. In
Sardegna il sole è già possente, lo stempera il vento,
che si infila dentro a una luce che profuma d’estate. Le
onde che sbattono sul porto di Cagliari infilano iodio
nell’aria e invogliano a correre. Correre dietro a un
pallone, magari. Di cuoio o di plastica. Driiin. Quando
il papà dice ad Andrea che è riuscito nel miracolo di
trovare due biglietti per la finale di Bruxelles, e che
ci andranno insieme, lui non sta più nella pelle. Gli
sale dentro un’emozione profonda e sconosciuta.
Juventus-Liverpool, una delle partite più importanti
della storia della Juventus, lui se la vedrà dal vivo,
col suo papà. Andrea è già stato allo stadio, al
Sant’Elia di Cagliari, ma stavolta sarà diverso. Sarà a
Bruxelles. Alla finale di Coppa dei Campioni. Dentro lo
stadio che tutto il mondo quella sera guarderà. Nemmeno
100 pacchetti di figurine, o 10 partite sul campo dei
grandi gli farebbero lo stesso effetto. Nemmeno 10 goal
all’incrocio dei tubi, e 10 rovesciate perfette, sul
prato vicino casa. Andrea lo racconta ai suoi compagni
di squadra, che andrà a Bruxelles. Che andrà a vedere la
Juve. La finale. Lo racconta ai suoi compagni di quinta,
che andrà all’Heysel. Sorrisi, e pacche sulle spalle. E
"Beato te". E "Accidenti !". E "Posso venire con voi ?". Andrea conta i giorni, come fosse dicembre aspettando
Natale. E quando finalmente Natale arriva, a Bruxelles è
quasi estate. Il cielo è di un azzurro intenso, e la
luce è fortissima. Mano nella mano con il suo papà,
Andrea si mangia con gli occhi la stazione, il taxi, le
strade. Conta le bandiere bianconere, legge le insegne
dei negozi, esamina attentamente le marche delle auto.
Chissà dove giocano a pallone, qui a Bruxelles, i
bambini come me. Chissà se anche loro fanno i cross
dalla rampa, o hanno dei campetti tutti per loro. Chissà
se sanno chi è Gigi Riva, qui a Bruxelles. Quando entra
dentro lo stadio Andrea ha un groppo alla gola. Si
riannoda il fazzoletto bianconero che ha al collo, nel
timore di perderlo, e comincia a fissare lo stadio. Come
fosse un giocattolo immenso. E i tifosi della Juventus,
che dall’altra curva intonano già il loro "Juve-Juve"
secco e deciso, gli regalano un primo sottile brivido.
Andrea si sente già un po’ più grande, dentro a quello
stadio, che gli sembra sterminato. E gli sale dentro
un’emozione dolce. L’emozione di un bambino. Con
l’emozione sale anche la fame. Il papà di Andrea sorride
e tira fuori un sacchetto giallo, di cioccolatini
bicolore. "Che qui sono buonissimi, sai Andrea ?
Facciamoceli bastare...". La merenda al cacao delle 6
si scioglie in
bocca. Quando sente le urla a pochi metri
da lui Andrea non capisce, pensa che sia qualche tifoso
un po’ più vivace degli altri. E poi quello fondente
ripieno è troppo buono. Poi le grida si fanno più forti
e concitate, e intorno la gente comincia a guardare
verso sinistra, e a gridare "Gli inglesi, guarda, gli
inglesi scavalcano!!!". Andrea cerca di guardare e di
capire, allunga la testa, ma il suo metro e 46 non gli
consente di avvistare là in fondo i reds che caricano a
testa bassa. Un primo scossone sbalza via lui e suo papà
dal posto dove si erano sistemati, in piedi come tutti
gli altri. Giovanni allora gli stringe forte la mano,
Andrea chiede "Papà che succede ?", mentre di colpo si
ritrova nel suo abbraccio, che non è come le altre
volte, che è stretto e serrato come mai lo è stato
prima. Giovanni ora cerca di scappare verso il lato
destro. "Gli inglesi hanno invaso il nostro settore,
dobbiamo scappare Andrea". "Hanno "invaso" ? E perché ?
Che gli abbiamo fatto papà ?". Non c’è tempo per
rispondere, non c’è tempo per capire. Gli inglesi adesso
caricano in massa, Andrea e suo papà vengono
scaraventati addosso a chi sta già scappando, come loro.
Il settore Z è diventato una centrifuga, e i rossi ora
sono un’onda impazzita. Andrea adesso ha paura, getta in
terra i cioccolatini e infila di nuovo la sua mano in
quella di suo papà, che gli fa da scudo, gli dice di
stare tranquillo, di resistere, che tra poco sarà tutto
finito. Andrea in quel marasma cerca solo di respirare,
di non pensare, di tenersi stretto al suo papà. La sua
unica ciambella di salvataggio in quel mare impazzito.
Per un attimo l’onda rallenta, la morsa si attenua. E
allora si riprende fiato, ci si allarga un po’, si tira
su la testa. Forse è finita. Hanno smesso. Giovanni
accarezza Andrea, che accenna a un sorriso. Ma quelli
sono furie. Sono belve impazzite. Caricano di nuovo. Ora
urlano tutti. L’onda li sballotta, li trascina via, li
risucchia. Andrea si stringe forte a suo papà. Rotolano
in terra, poi si rialzano, poi di nuovo in terra.
Giovanni non lo molla, Andrea cerca di rimanere in
piedi, di prendere fiato, di proteggersi dai calci di
quelli che scappano. Ma a un certo punto non sente più
urla, non prova più dolore, non ha più paura. Si stringe
forte a suo papà. Si stringe forte a suo papà e basta.
Maggio 2010
Fonte: HEYSEL 29 maggio
1985 Prove di Memoria (Reality Book)
P.S. Il bambino in fotografia non è Andrea Casùla e
l'immagine è tratta dal sito paginesarde.it
Il libro sarà presentato questa sera alle 21.15.
L'evento è organizzato dal Blow Up
Al Kursaal il libro di Emilio Targia sulla strage
dello stadio di Heysel
Il giornalista racconta ciò che accadde il 29 maggio
1985 quando 39 persone persero la vita allo stadio di
Bruxelles, dove si giocava la finale di Coppa Campioni
Juventus-Liverpool.
GROTTAMMARE - Il ricordo della strage avvenuta nello
stadio Heysel di Bruxelles il 29 maggio 1985 è tutto
racchiuso in un libro scritto da chi in quello stadio
era presente. Si chiama Heysel. Prove di memoria il
testo scritto dal giornalista e autore radiofonico
Emilio Targia che sarà presentato questa sera, domenica
3 giugno, alle 21.15 presso la sala Kursaal di
Grottammare. L’evento è organizzato dall’associazione Blow Up. L’autore sarà presente in sala e insieme al
giornalista Pier Paolo Flammini e a Tommaso La Selva del
Blow Up. … Omissis (Presentazione Libro).
3 giugno 2012
Fonte: Ilsegnale.it
L’Heysel e la memoria di 39 morti: il ricordo di
Sandro Benigni
di Loredana Ciarrocchi
Domenica al Kursaal Emilio Targia presenta il suo
libro sulla tragedia che provocò la morte di 39 tifosi
juventini. Presenti durante la serata molti testimoni
tra cui il Club Offida. Intanto in un video ecco il
resoconto del giornalista allora collaboratore di Radio
Ponte Marconi.
GROTTAMMARE - Un paradosso associare la parola
"gioco" a quella della morte. L’Associazione Blow Up
presenta un nuovo incontro culturale per domenica 3
giugno, alle ore 21:15 presso la sala Kursaal. La serata
sarà dedicata alla presentazione del libro testimonianza
"Heysel". Prove di memoria" scritto da Emilio Targia e
dedicato alla strage avvenuta il 29 maggio del 1985
nello stadio Heysel di Bruxelles.
La strage dell’Heysel avvenne poco prima
dell’inizio della finale di Coppa dei Campioni di calcio
tra Juventus e Liverpool allo stadio Heysel. Morirono 39
persone, di cui 32 italiane, e ne rimasero ferite oltre
600. Sono passati ventisette anni da quel 29 Maggio del
1985, quando trentanove anime, in gran parte tifosi
bianconeri, persero la vita in luogo nato per
fare
del "sano
sport".
Che cosa è rimasto oggi di quella tragedia
annunciata ? Quali immagini, quali volti, quali parole
si sono sedimentate nella memoria ? E quali invece sono
state sconfitte dal tempo, dall’ipocrisia,
dall’indifferenza ? E perché ancora oggi in alcune curve
italiane campeggiano striscioni con la scritta "Heysel,
29 gobbi di meno" ?
Emilio Targia, oggi giornalista e autore
radiofonico, sopravvissuto per caso a quella notte di
follia, prova a mettere insieme gli appunti, i ricordi,
le parole di quel giorno di maggio. Una prova di memoria
a più voci, con le testimonianze di ex-giocatori,
scrittori, politici, giornalisti e artisti che quella
sera vissero in prima persona la strage o che seguirono
da casa la drammatica diretta televisiva. Importante
anche le testimonianze di coloro che vissero
quell’inferno sulla propria pelle.
"Heysel - Prove di memoria" prova a sciogliere i
ricordi di ciascuno nell’inchiostro, per farne
testimonianza.
All’appuntamento oltre alla presenza dell’autore
del libro interverranno il giornalista Pier Paolo
Flammini e Tommaso La Selva dell’Associazione Blow Up.
All’interno del volume sono presenti i contributi
di Sandro Veronesi, Maurizio Crosetti, Giancarlo
Padovan, Francesco Graziani, Gianfranco De Laurentiis,
Luca Beatrice, Gigi Moncalvo, Maurizio Paniz, Andrea
Sarubbi, Lucio Cappelli, Massimo Zampini, Antonello
Angelini, Matteo Marani, Michele Di Branco, Giuseppe
Pollicelli, Vittorio Oreggia, Valerio Rosa, Leo Turrini,
Simone Navarra, Michele Plastino, Domenico Laudadio,
Paolo Belli, Emilio Cambiaghi, Amedeo Carassai,
Alessandro Scarano, Giuseppe Belviso, Gianni De
Michelis. Presente all’interno anche un saggio
crossmediale di Edoardo Fleischner.
2 giugno 2012
Fonte: Rivieraoggi.it
Targia e il libro in memoria di Heysel
GROTTAMMARE - "Heysel. Prove di memoria" è il libro
di Emilio Targia dedicato alla strage avvenuta il 29
maggio 1985 nello stadio Heysel di Bruxelles che sarà
presentato domenica 3 giugno alle ore 21.15 presso la
Sala Kursaal. L'appuntamento, organizzato
dall'associazione Blow Up in collaborazione con
l'amministrazione comunale, Leggere54 e Juventus Club di
Offida, vuole essere una prova volta a sciogliere i
ricordi di ciascuno, per farne testimonianza e non
dimenticare cosa è successo ventisette anni fa, quando
la finale di Coppa dei Campioni Juventus-Liverpool si
trasformò in un incubo. Alla presentazione del libro
parteciperà l'autore Emilio Targia che dialogherà con il
giornalista Pier Paolo Flammini e con Tommaso La Selva
dell'Associazione Blow Up.
IL LIBRO - È una prova di memoria a più voci, con
le testimonianze di ex-giocatori, scrittori, politici,
giornalisti e artisti, nel libro sono presenti i
contributi di Sandro Veronesi, Maurizio Crosetti,
Giancarlo Padovan, Francesco Graziani, Gianfranco De
Laurentiis, Luca Beatrice, Gigi Moncalvo, Maurizio
Paniz, Andrea Sarubbi, Lucio Cappelli, Massimo Zampini,
Antonello Angelini, Matteo Marani, Michele Di Branco,
Giuseppe Pollicelli, Vittorio Oreggia, Valerio Rosa, Leo
Turrini, Simone Navarra, Michele Plastino, Domenico
Laudadio, Paolo Belli, Emilio Cambiaghi, Amedeo
Carassai, Alessandro Scarano, Giuseppe Belviso, Gianni
De Michelis. E con un saggio crossmediale di Edoardo
Fleischner. Targia mette nero su bianco un prato verde
che diventa un fronte di guerra e suscita delle domande
su quella tragedia annunciata, procedendo per immagini,
volti e parole, per ricognizioni e mettendo insieme gli
appunti, i ricordi, le parole di quel 29 maggio, di quel
che accadde prima e di quel che non accadde dopo.
30 maggio 2012
Fonte: Primapaginaonline.it
Calcio, Grottammare, Società
Heysel, prove di memoria: 39 morti nella follia del
calcio
Appuntamento domenica 3 giugno al Kursaal di
Grottammare con la presentazione del libro di Emilio
Targia sulla tragedia del 1985 tra Juve e Liverpool: la
violenza, la morte, le testimonianze, l’oblio, la
vergogna. Appello a chi era lì quella sera. Sarebbe cosa
molto bella se qualche tifoso marchigiano o abruzzese
presente quella sera a Bruxelles volesse essere presente
per arricchire la presentazione del libro con una
testimonianza diretta di quei momenti.
GROTTAMMARE - Una tragedia dimenticata: l’Heysel è lo
stadio dove morirono 39 persone, tifosi della Juventus,
durante la finale di Coppa dei Campioni del 29 maggio
1985, tra Juve e Liverpool. Il 3 giugno 2012, a 27 anni
di distanza da quella tragedia, l’associazione culturale
Blow Up di Grottammare ha organizzato la presentazione
del libro "Heysel, 29 maggio 1985, prove di memoria",
scritto dal giornalista Emilio Targia, vice
caporedattore di Radio Radicale. L’appuntamento è alla
sala Kursaal alle ore 21:15, con Tommaso La Selva
(critico cinematografico e membro di Blow Up) e Pier
Paolo Flammini (giornalista di Riviera Oggi). L’ingresso
è gratuito. Il libro di Targia è un viaggio a ritroso,
attraverso testimonianza dei sopravvissuti, dei tifosi
presenti quella sera allo stadio, dei familiari dei
morti. Ma anche la ricostruzione sistematica degli
avvenimenti attraverso i lanci di agenzia, gli articoli
dei giornali, le immediate reazioni. Tra la follia
ubriaca degli hoolingans inglesi, la disorganizzazione
della polizia belga, la fatiscenza dell’impianto,
l’obbligo impartito dall’Uefa di giocare la partita,
l’esultanza al gol di Platini, non si sa quanto
cosciente ("Quando al circo cade il trapezista, entrano
i clown" disse poi il francese in riferimento a quella
partita), l’oblio della Juve riscattato di recente da
una "Sala della Memoria" nel nuovo stadio (N.D.R.
Nessuna "Sala", ma una stele luminosa con i nomi delle
39 vittime nel Museo), il rapporto controverso con
quella Coppa, che molti volevano restituire, altri
listare a lutto. Un libro intenso, crudo. Un viaggio nel
tempo nella pagina più nera e più vergognosa del calcio
italiano e internazionale, addirittura inneggiata da
alcuni squilibrati negli stadi italiani.
28 maggio 2012
Fonte: Rivieraoggi.it
Heysel: in libreria pagine preziose, anche per
studiare
Emilio Targia con "Prove di Memoria", un'inchiesta
accurata
di Guido Vaciago
TORINO, 29 maggio - Chi c’era può ricordare, chi non
c’era può studiare. Sì, studiare, perché la tragedia
dell’Heysel non è cronaca sportiva, ma storia. E la
storia va studiata se si vuole avere una speranza di
migliorare il futuro. È per questo che non solo ogni
tifoso della Juventus, ma ogni tifoso di calcio che
frequenti uno stadio, dovrebbe conoscere i fatti del 29
maggio 1985. E non solo i tifosi, ma anche i dirigenti,
gli organizzatori di eventi, i poliziotti. In mezzo a
questa gran parlare (e straparlare) di violenza ai
margini del calcio, varrebbe la pena ogni tanto -
anche ritrovare la sana abitudine della lettura.
IN LIBRERIA - I testi non mancano e proprio in questi
giorni comparirà nelle librerie "Prove di Memorie" di
Emilio Targia, l’ultimo volume sull’argomento Heysel, in
assoluto uno dei più completi e meglio realizzati.
L’approccio è giornalistico e l’inchiesta di Targia,
vice-caporedattore di Radio Radicale e presente nelle
vesti di tifoso allo stadio Heysel il 29 maggio ‘85, è
stata condotta in modo approfondito ed esposta in
modo
avvincente. TESTIMONIANZE - Nella prima parte del libro
ci sono una serie di testi scritti da giornalisti,
scrittori, tifosi, giocatori e politici che erano
presenti a Bruxelles o hanno vissuto davanti alla tv
quella notte. Si tratta di ricordi, ricostruzioni,
testimonianze e opinioni. Si passa da Sandro Veronesi a
Giancarlo Padovan, da Maurizio Paniz a Gianni De
Michelis, Francesco Graziani a Gigi Moncalvo, da Gianni
De Michelis al nostro vicedirettore Vittorio Oreggia.
Poche pagine ciascuno per una lettura agile con la quale
confrontare i propri sentimenti e la propria posizione
sull’argomento. RICOSTRUZIONE - Nella seconda parte del
testo si trova una minuziosa ricostruzione dei fatti e
una ricca documentazione (in alcuni casi inedita) con
interviste ai tifosi presenti (le cui testimonianze
furono registrate dall’autore sul treno di ritorno).
Sono sicuramente le pagine più interessanti per chi
dell’Heysel sa poco o nulla, sono pagine di fredda
cronaca (la vicenda viene ripercorsa attraverso i lanci
di agenzia) con le quali fissare la memoria. SUSSIDIARIO
- Prove di memoria è, insomma, una specie di sussidiario
che dovrebbe far parte della cartella di qualsiasi
"studente juventino", anche se anche altri libri hanno
trattato l’argomento (in calce proponiamo una
bibliografia). E pure Internet può servire, a partire
dal sito www.saladellamemoriaheysel.com, punto di
riferimento per chi vuole (e otterrà) che la tragedia
venga ricordata nel nuovo stadio. Ma vale la pena
cliccare anche su www.juworld.net www.ju29ro.com
www.giulemanidallajuve.com. L’importante è ricordare.
29 maggio 2010
Fonte: Tuttosport.com
Calcio/La tragedia dell'Heysel, un libro per provare
la memoria
Saggio di Emilio Targia il 31 maggio sarà presentato
a Roma
Sono passati 25 anni dalla tragedia dell'Heysel, dal
massacro di tifosi juventini da parte degli hooligans
del Liverpool sugli spalti dello stadio di Bruxelles.
Alla fine, la sera del 29 maggio 1985, in occasione
della finale di Coppa dei Campioni morirono 39 persone.
E se c'era tensione per il risultato sportivo prima
dell'incontro, dopo c'è stato solo il rammarico per aver
dovuto passare quei momenti. A ricordare quella storia,
la cronaca di quel giorno, c'è il libro del giornalista
Emilio Targia "Heysel - Prove di memoria". "Quella notte
trasformò un sogno in un incubo. Una curva in un
sudario. Un prato verde in un fronte di guerra. Cosa è
rimasto oggi di quella tragedia annunciata ? Quali
immagini, quali volti, quali parole si sono sedimentate
nella memoria ? E quali invece sono state sconfitte dal
tempo, dall'ipocrisia, dall'indifferenza ? E perché
ancora oggi in alcune curve italiane campeggiano
striscioni con la scritta 'Heysel, 29 gobbi di meno" ?
Targia, sopravvissuto per caso a quella notte di follia,
mette insieme gli appunti, i ricordi, le parole di quel
29 maggio. Di quel che accadde prima. E di quel che non
accadde dopo. Una prova di memoria a più voci, con le
testimonianze di ex-giocatori, scrittori, politici,
giornalisti e artisti che quella sera vissero in prima
persona la tragedia dell'Heysel. O che seguirono da casa
la drammatica diretta televisiva. E con il racconto
inedito di alcuni sopravvissuti. "E' un lavoro dedicato
soprattutto a quelle 39 persone innocenti. Morte per una
partita di calcio", si spiega. Perché dimenticare
sarebbe ucciderle una seconda volta". All'interno del
saggio si trovano i contributi, tra gli altri, di Sandro
Veronesi, Maurizio Crosetti, Giancarlo Padovan,
Francesco Graziani, Gianfranco De Laurentiis, Maurizio Paniz, Andrea Sarubbi, Massimo Zampini, Antonello
Angelini, Paolo Belli, Gianni De Michelis. Targia è un
giornalista e autore radiofonico. Per Radio Radicale -
di cui è vicecaporedattore - conduce da oltre 10 anni le
rubriche settimanali Media e dintorni e Media dossier.
Walter Veltroni, che ha di recente pubblicato 'Quando
muore l'acrobata entrano i clown' proprio su quanto
avvenuto all'Heysel, nella prefazione afferma: "E' una
tragedia che è stata molto rapidamente rimossa. Perché
appunto è avvenuta nel circo. E le tragedie nel circo
bisogna rimuoverle. Perché se rimangono lì, poi il circo
si spopola. Anche io ho verificato la stessa cosa:
quando si parla di Heysel alcuni giovani non sanno di
cosa si stia parlando. E invece bisogna ricostruirla, la
memoria. Bisogna dare la cognizione del dolore di quel
che è accaduto quella sera". Sergio Brio che quella sera
era in campo a giocare, spiega: "Non fu facile per noi
giocatori, in quel clima, andare sotto la curva dei
tifosi della Juve per placare gli animi. Rischiammo. E
rischiò in prima persona anche Gaetano Scirea, che poi
fece quel famoso appello al microfono dello stadio.
Quando ci rivediamo cerchiamo di evitare il discorso.
Non sono bei ricordi. Li viviamo ciascuno in modo
diverso, individuale". Il testo di Targia verrà
presentato il 31 Maggio alle ore 18 nella Libreria
Melbooks, in via Nazionale, a Roma.
25 maggio 2010
Fonte: APCOM
Emilio Targia presenta il suo libro "Heysel - Prove
di memoria"
di Giacomo Aricò
"Ho avvertito che il ricordo della tragedia
dell’Heysel si stava sfilacciando, perdendo". Questo
l’impulso più forte per Emilio Targia, giornalista e
autore radiofonico per Radio Radicale, di prendere carta
e penna e raccontare, per ricordare. Quel maledetto 29
maggio 1985, giorno della finale di Coppa Campioni tra
Juventus e Liverpool a Bruxelles, la sorte ha voluto che
si trovasse nella curva "giusta" del cadente stadio
Heysel, la M-N-O, e non in quella che ancora oggi è una
ferita lacerante nell’anima di tanti, tutti quelli che
assistettero al tragico pre-partita di quella gara, dal
vivo e da casa, o che nei tempi a seguire se la fecero
raccontare, come me. Gronda ancora sgomento e rabbia da
quella curva, che porta quella lettera tagliente, la Z,
l’ultima lettera, come l’ultimo stadio, come il fondo
dell’inferno. "Come si può accettare di sentire ancora
oggi tifosi anti juventini che urlano ’39 gobbi in meno’
?". Così ecco il gesto di Targia, che coglie l’occasione
della cifra tonda dei 25 anni per farsi spazio e
presentare Heysel - 29 Maggio
1985 - Prove di memoria,
nell’edizione 2010 del Salone del Libro di Torino
intitolata "La memoria svelata". L’occasione di riaprire gli occhi sul passato, e di farlo rompendo un silenzio
che si è fatto rumoroso ogni anno di più, ogni anno che
passava da quell’assurdo momento di follia. Un’occasione
anche per fare chiarezza sui fatti per evitare quelle
derive pericolose che si sentono ancora oggi nei bar,
luoghi comuni sbagliati e superficiali che rischiano di
sedimentarsi nella memoria collettiva, anche delle
generazioni future. Nel libro infatti ci si ritrova nel
vivo di quei giorni, quelli che hanno preceduto e quelli
che hanno seguito quella mezzora di caos fatale. Passo
dopo passo, tutto quello che circondava e che
accompagnava quello che deve essere un evento sportivo.
Si ripercorrono ancor di più le profonde sensazioni di
chi c’era ed ha vissuto in diretta, chi allo stadio, chi
davanti alla tv. Oggi a 25 anni di distanza
probabilmente non potrebbe ripetersi questa pagina, la
più nera della storia del calcio. A tal proposito, Guido Vaciago, giornalista di Tuttosport che ha presentato il
libro insieme all’autore, ci ha detto con rammarico che
"nel caso dell’Heysel bastava una lettura dei fatti e
delle situazioni per capire che era una partita da
gestire con delicatezza. Oggi i dati a disposizione
dell’ordine pubblico per capire che una certa
manifestazione sportiva è a rischio sono molti di più e
tra questi c’è Internet". Si parla anche di questo nel
libro, della capacità tecnologica messa a servizio dello
sport, messa a servizio prima ancora della vita.
Toccanti racconti di diverse importanti personalità si
susseguono, così come i ricordi dei giocatori che ebbero
l’infausto compito di scendere in campo sapendo quello
che era accaduto. Brevi ricordi ma pesanti come macigni,
per far riaffiorare quell’eterno dolore soffocato.
Commemorare per insegnare ancora oggi, per aprire gli
occhi su ciò che scacciamo, come fantasmi che ci
terrorizzano. Quei 39 morti insultati ancora oggi in
qualche curva non possono cadere nell’oblio. "Se non
avessi scritto questo libro mi sarei sentito un
vigliacco" dice Targia, che è riuscito nel suo intento.
Che nelle sue pagine ha ridato la vita a quelle 39
persone che il mondo sempre più veloce di oggi, in cui
il nuovo è già dimenticato, stava uccidendo giorno dopo
giorno, una seconda volta. Non "39 gobbi in meno", ma 39
angeli da ricordare, giorno dopo giorno, una volta di
più.
15 maggio 2010
Fonte: Spotandweb.it
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