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Quella notte all'Heysel Emilio Targia 2025
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Heysel, 40 anni dopo: il ricordo del sopravvissuto,

"Non parliamo di tragedia, fu una strage"

Il 29 maggio 1985 raccontato da chi era presente allo stadio: "Siamo sempre appesi a un filo".

A 40 anni da quel 29 maggio 1985, in cui all'Heysel morirono 39 persone durante la finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool, Emilio Targia ricorda gli attimi di terrore che ha vissuto in prima persona quel giorno: "C'ero anch'io sugli spalti, sarei dovuto andare nella curva Z, ma grazie al biglietto datomi da Morini andai nel settore opposto e mi salvai la vita per miracolo".

IL ricordo della strage dell'Heysel - Oggi Emilio è un giornalista, e dalla strage di 40 anni fa è andata in stampa "Quella notte all'Heysel", la nuova edizione uscita all'inizio di maggio. "Quel giorno ero lì nemmeno vent'enne e solo il destino ha deciso che non dovessi vedere la partita nella curva Z, ero nella curva giusta grazie all'ex Juve Morini e mi sono salvato la pelle per caso. E devo dire che non bisogna usare la parola tragedia ma strage. Quella notte era diventata un'arma contro la Juve ma è stata una strage che ha riguardato tutti. Sono morti 39 cittadini europei. Una strage con dei colpevoli precisi e mi sono reso conto che era doveroso e necessario scrivere un libro. Quella notte mi ero portato una cinepresa super 8 ed un piccolo registratore, avevo già quell'innato istinto da giornalista e mettendo insieme tutto tra memoria e supporti magnetici ho ricostruito quello che è successo per non dimenticare" racconta colui che all'epoca era un giovane tifoso bianconero. Un'ora prima della partita andò in scena all'Heysel l'azione criminale degli hooligans inglesi, i quali sfondarono nella curva Z occupata dalla tifoseria juventina organizzatasi autonomamente: "Bastò un click sull'interruttore a far svanire il calore di quel sole - ricorda Emilio - A precipitarci nel gelo. Mani che di colpo servivano a proteggersi. Canti tramutati in urla. E bocche spalancate, nel settore Z, come respiratori d'emergenza. La curva, un girone dell'inferno. Poi il silenzio. Ho cercato di fare entrare nell'Heysel chi non c'era per far capire che cosa era successo veramente. Ho studiato anche tutte le agenzie di allora per ricostruire il prima e il dopo. La partita si doveva giocare perché il bilancio sarebbe stato più grave: colpevoli sono gli hooligan criminali, l'Uefa che ha scelto un posto, un impianto marcio e le autorità belghe impreparate. A tal propositi nel libro racconto di come quella volta erano presenti le forze dell'ordine belghe più scarse perché quelle più preparate erano state destinate alla visita del Papa. Per non parlare poi dell'assurdità che i ragazzi che scappavano dalla curva Z venivano manganellati. I cori negli stadi sull'Heysel ? Ci vorrebbero dei provvedimenti più duri". Quella notte gli ha cambiato la vita ? Targia conclude: "Allora rimasi sotto choc ma poi sono tornato allo stadio. Ho capito quel giorno che siamo sempre appesi ad un filo". Fonte: Tuttosport.com © 27 maggio 2025 Fotografia: © Icone: Free Graphics ©

 

Emilio Targia presenta "Quella notte all’Heysel"

Sergio Brio: "Qualcuno vuole riscrivere la storia"

di Marco Amato

Ci sono alcune maglie granata nella Sala Olimpica del Salone del Libro di Torino. "Biblioteca granata", c’è scritto sul retro. Sono seduti ad ascoltare la presentazione della riedizione di "Quella notte all’Heysel" libro del giornalista Emilio Targia. Mentre si nota questo particolare, il direttore di Tuttosport Guido Vaciago ricorda come, tra le 39 vittime, ci fossero tifosi di diverse squadre, non solo juventini. È la Torino che si abbraccia al di là delle rivalità, che sa ascoltarsi e prendersi cura delle profonde ferite che segnano una sponda e l’altra del Po. È la Torino che sa fare "manutenzione della memoria", come sottolinea Targia. Un esercizio quotidiano che aumenta di intensità con l’avvicinarsi di ogni 29 maggio. Ancor di più verso il quarantennale, ché certi anniversari ci danno davvero il senso del tempo che passa e ci impongono di riannodare i fili dei ricordi. Nel suo "Quella notte all’Heysel", Emilio Targia racconta la sua esperienza personale, quella di chi era presente all’Heysel il 29 maggio 1985. A proposito di chi c’era, a Bruxelles, l’introduzione è a cura di Sergio Brio. Di seguito trovate la sua testimonianza.

Sergio Brio e l’Heysel: le parole

LA FINALE - Una serata delicata, importantissima contro una squadra fortissima. Noi venivamo dalla sconfitta di Atene ma avevamo una squadra forte, eravamo sicuri di farcela, eravamo consapevoli delle nostre forze. Poi la serata è diventata disastrosa, in uno stadio fatiscente, con poca sicurezza. Noi cominciamo con il riscaldamento nel pre partita e questo si allungava nel tempo. Vedevamo dalla Curva Z dei tifosi venire incontro con vestiti strappati, bambini che piangevano… Gli inservienti dell’Uefa li portavano via per non farceli vedere.

SI GIOCA - Si riunisce la commissione Uefa, Boniperti sapeva tutto e disse che non avrebbe giocato quella partita. La commissione disse: "se non giocate perderete a tavolino e tutti i morti saranno a vostro carico". Boniperti fu costretto ad accettare di giocare, venne negli spogliatoi e disse: "È morto un nostro tifoso, dovete giocare per lui".

LA PARTITA - La partita fu vera, il migliore in campo fu Tacconi perché il Liverpool voleva vincere. Tardelli diede una gomitata a Rush.

DOPO LA VITTORIA - Facemmo questo giro di campo, imposto dall’Uefa per prendere tempo, fu molto criticato… In albergo Boniperti ci disse la verità: "purtroppo vi ho mentito, i morti erano 39, ma le cose stavano così".

"COPPA INSANGUINATA" - Una serata triste. Voglio aggiungere, i nostri avversari, o nemici, che dicono che quella coppa non è valida o insanguinata, non fanno altro che alimentare del dolore alle famiglie che hanno perso un loro caro, una cosa indegna. Ogni anno dobbiamo ricordare quella data che è così importante, non c’è cosa più brutta di quelle dichiarazioni. Sapete cosa avrebbero detto gli avversari e nemici se avessimo perso: che non avremmo onorato i nostri tifosi.

LA COPPA ALZATA A TORINO - Critiche anche a me, al ritorno molti nazionali andarono a giocare in Nord Europa e noi tornammo a Torino con i rimanenti. Quando arrivammo a Torino, Boniperti mi disse: scendi con la Coppa e alzala. Non sono così stupido di prendere la Coppa e alzarla, me lo disse Boniperti. Anche per far andare via chi si era affollato lì e non sarebbe andato via altrimenti. Qualcuno vuole modificare la storia, ma la verità è questa. Il giorno dopo Boniperti mandò alcuni giocatori in ospedale ad assicurarsi delle condizioni dei feriti. Fonte: Ilbianconero.com © 17 maggio 2025 Fotografie: Sperling & Kupfer © Emilio Targia © Icona: Itcleanpng.com ©

 

Emilio Targia: "Dicono che la Juve dovrebbe restituire

la Coppa dei campioni del 1985 ? A chi, alla Uefa ? Al Liverpool ?"

Emilio Targia è l'autore di "Quella notte all'Heysel" (Sperling & Kupfer), racconto in prima persona di quanto accadde a Bruxelles il 29 maggio 1985, in occasione della finale di Coppa dei campioni Juventus-Liverpool. La folle furia degli hooligans inglesi, la morte di 39 persone che quella sera erano nel fatiscente stadio Heysel per vedere una partita di calcio e che invece lì vi persero la vita.  Da quarant'anni Emilio sa di essere un sopravvissuto: "Se sono ancora qui è perché quella sera quella partita si giocò, anche se la Juventus non avrebbe voluto". Il libro di Targia è uscito in edizione aggiornata per il quarantennale della strage. Fonte: Lastampa.it © 15 Maggio 2015 (Testo © Video) Fotografie: Sperling & Kupfer © GETTY IMAGES © (Not for commercial use) Icona: Itcleanpng.com ©

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