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Quella notte all'Heysel Emilio Targia 2025
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"Prima di Psg-Inter ci sia 1’ di silenzio": l’appello per le vittime dell’Heysel

di Emilio Targia

Il ritratto di Emilio Targia che nel 1985 visse in prima persona la tragica finale tra Juve e Liverpool

Quarant’anni fa, la strage allo Stadio Heysel di Bruxelles, che provocò la morte di 39 persone e il ferimento di altre 600. Perché non fu una "tragedia", né una "drammatica serata", no, fu una "strage". Termine specifico che implica responsabilità e colpe. Individuate, ma in gran parte poi rimaste impunite. Le colpe degli assassini materiali, del branco degli Hooligans. E le responsabilità dell’Uefa e delle autorità del Belgio. Oggi ci resta l’arma della memoria. Senza la quale non avremmo né presente né futuro. Senza la quale saremmo luci spente. Memoria che significa anche rispetto delle vittime, cura per le loro storie interrotte in modo così barbaro. Ma il tema memoria nel nostro paese diventa talvolta moneta svalutata. Ed è per questo che occorre fare manutenzione. Ogni giorno, non solo in occasione di ricorrenze e anniversari.

L'ARMA DELLA MEMORIA PER I 39 DI BRUXELLES - Procedendo in direzione ostinata e contraria, incappando in qualche inevitabile muro di gomma. Occorre insistere, perché la memoria è un lavoro, richiede costanza, dedizione e passione. E può divenire risorsa luminosa, se nutrita di azioni e gesti concreti. Sarebbe bello ad esempio, se in occasione della finale di Champions League tra il PSG e l’Inter, l’Uefa decidesse, in accordo con i 2 club, di osservare un minuto di silenzio prima del match per onorare la memoria dei caduti dell’Heysel. E magari di ricordare i nomi delle 39 vittime di Bruxelles. Tra cui anche due tifosi della squadra nerazzurra. Sarebbe davvero un bel segnale. Succederà ?

HEYSEL, QUARANT’ANNI DOPO - Sono passati quarant’anni da quella strage. Ma il tempo è materia talvolta plasmabile, non sempre ha il colore della matematica, e per molti di coloro che erano lì quella sera, il 29 maggio 1985, sembra ieri. Altri invece hanno cercato di allontanare quel ricordo, come naturale difesa contro il dolore. Uno dei sopravvissuti ricorda come fosse oggi il proprio tentativo di fuga disperata verso il terreno di gioco: "Ricordo che stavo correndo. E forse sto correndo ancora adesso...". Ma cosa è successo in questi quattro decenni ? Quali contorni ha assunto la memoria della strage dell’Heysel ? E il mondo ha capito davvero che cosa accadde quella sera, oppure hanno prevalso letture di comodo e strumentalizzazioni ? E noi abbiamo davvero fatto il massimo per preservare la memoria di quel che accadde e alimentarla ? Per stimolare il rispetto per chi perse la vita e per i loro famigliari ? Negli stadi si sono percorse davvero tutte le strade possibili per migliorare la sicurezza ?

L'INCOMPRESA TRAGEDIA DELL'HEYSEL - E culturalmente si è lavorato abbastanza per far comprendere alle nuove generazioni cosa sia davvero lo sport, quali i suoi valori, le sue finalità, la sua infinita bellezza ? Radio, TV e giornali sono riusciti a proteggere e a rispettare le verità dell’Heysel ? E il web, i social media, YouTube, hanno raccontato cosa accadde davvero ? Si sono fatti promotori di memoria ? Oppure la storia dell’Heysel è stata ferita e manomessa dalla velocità e dalla superficialità che talvolta si fanno complici del racconto digitale ? Naturalmente, non c’è un’unica risposta a questi interrogativi, ce ne sono molte. La sensazione è che in tanti ancora oggi, specialmente tra i più giovani, non abbiano compreso appieno la portata di quell’evento.

CORREGGERE E SORVEGLIARE LA ROTTA - Sembra incredibile, in un mondo che negli ultimi quarant’anni ha rivoluzionato il modo di informare e ha visto moltiplicarsi all’infinito le possibilità di approfondire qualunque evento della storia, in particolare attraverso Internet e le nuove tecnologie. Eppure questo oceano di informazioni, talvolta approssimative o fuorvianti, non sempre è riuscito a indicare la rotta giusta ai naviganti, né a far loro comprendere fino in fondo ciò che accadde prima, durante e dopo quel 29 maggio di quarant’anni fa. Oggi uno degli obiettivi per preservare e proteggere al meglio la memoria dell’Heysel sembra dunque quello di correggere e sorvegliare la rotta, per sfruttare finalmente, in modo sano, le immense potenzialità informative delle nuove tecnologie. Per evitare che la memoria della strage dell’Heysel si sfilacci e smarrisca il suo doloroso valore. Per scongiurare che si ripeta, in forme e contesti diversi, un altro Heysel. (Tratto dal libro "Quella notte all’Heysel", Pubblicato per Sperling & Kupfer da Mondadori Libri S.p.A) Fonte: Tuttosport.com © 29 maggio 2025 Fotografia: © Icone: Free Graphics ©

 

SPORT

40 anni Heysel, il ricordo del sopravvissuto: "Vivo per miracolo"

Emilio Targia ora giornalista era giovane: "Mi salvai per un caso".

Quella notte all'Heysel a vedere la finale dell'allora Coppa dei Campioni Juventus-Liverpool "c'ero anch'io sugli spalti, sarei dovuto andare nella curva Z ma grazie al biglietto datomi da Morini andai nel settore opposto e mi salvai la vita per miracolo".

A 40 anni da quel 29 maggio nello stadio di Bruxelles dove morirono trentanove persone (di cui 32 italiane, e ne rimasero ferite oltre 600) Emilio Targia, allora giovane tifoso bianconero e oggi giornalista e autore di un libro scritto con l'obiettivo "di non dimenticare quella partita", ricorda la sua tragica esperienza vissuta in presa diretta. Una strage della quale fu testimone e da cui andò in stampa 'Quella notte all'Heysel' (la nuova edizione uscita all'inizio di maggio): "Quel giorno - racconta Targia - ero lì nemmeno vent'enne e solo il destino ha deciso che non dovessi vedere la partita nella curva Z, ero nella curva giusta grazie all'ex Juve Morini e mi sono salvato la pelle per caso. E devo dire che non bisogna usare la parola tragedia ma strage. Quella notte era diventata un'arma contro la Juve ma è stata una strage che ha riguardato tutti. Sono morti 39 cittadini europei. Una strage - puntualizza Targia - con dei colpevoli precisi e mi sono reso conto che era doveroso e necessario scrivere un libro. Quella notte mi ero portato una cinepresa super 8 ed un piccolo registratore, avevo già quell'innato istinto da giornalista e mettendo insieme tutto tra memoria e supporti magnetici ho ricostruito quello che è successo per non dimenticare". Un'ora prima della partita andò in scena il disastro con l'azione criminale degli hooligan inglesi che sfondarono nella curva Z occupata dalla tifoseria juventina organizzatasi autonomamente: "Bastò un click sull'interruttore a far svanire il calore di quel sole - ricorda Targia - A precipitarci nel gelo. Mani che di colpo servivano a proteggersi. Canti tramutati in urla. E bocche spalancate, nel settore Z, come respiratori d'emergenza. La curva, un girone dell'inferno. Poi il silenzio. Ho cercato di fare entrare nell'Heysel chi non c'era per far capire che cosa era successo veramente. Ho studiato anche tutte le agenzie di allora per ricostruire il prima e il dopo. La partita si doveva giocare perché il bilancio sarebbe stato più grave: colpevoli sono gli hooligan criminali, l'Uefa che ha scelto un posto, un impianto marcio e le autorità belghe impreparate. A tal propositi nel libro racconto di come quella volta erano presenti le forze dell'ordine belghe più scarse perché quelle più preparate erano state destinate alla visita del Papa. Per non parlare poi dell'assurdità che i ragazzi che scappavano dalla curva Z venivano manganellati. I cori negli stadi sull'Heysel ? Ci vorrebbero dei provvedimenti più duri. Quella notte ti ha cambiato la vita ? Allora - conclude Targia - rimasi sotto choc ma poi sono tornato allo stadio. Ho capito quel giorno che siamo sempre appesi ad un filo".

Fonte: Ansa.it © 27 maggio 2025

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Fonte: © 27 maggio 2025 Fotografia: © Icone: Free Graphics ©

 

Heysel, 40 anni dopo: il ricordo del sopravvissuto,

"Non parliamo di tragedia, fu una strage"

Il 29 maggio 1985 raccontato da chi era presente allo stadio: "Siamo sempre appesi a un filo".

A 40 anni da quel 29 maggio 1985, in cui all'Heysel morirono 39 persone durante la finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool, Emilio Targia ricorda gli attimi di terrore che ha vissuto in prima persona quel giorno: "C'ero anch'io sugli spalti, sarei dovuto andare nella curva Z, ma grazie al biglietto datomi da Morini andai nel settore opposto e mi salvai la vita per miracolo".

IL ricordo della strage dell'Heysel - Oggi Emilio è un giornalista, e dalla strage di 40 anni fa è andata in stampa "Quella notte all'Heysel", la nuova edizione uscita all'inizio di maggio. "Quel giorno ero lì nemmeno vent'enne e solo il destino ha deciso che non dovessi vedere la partita nella curva Z, ero nella curva giusta grazie all'ex Juve Morini e mi sono salvato la pelle per caso. E devo dire che non bisogna usare la parola tragedia ma strage. Quella notte era diventata un'arma contro la Juve ma è stata una strage che ha riguardato tutti. Sono morti 39 cittadini europei. Una strage con dei colpevoli precisi e mi sono reso conto che era doveroso e necessario scrivere un libro. Quella notte mi ero portato una cinepresa super 8 ed un piccolo registratore, avevo già quell'innato istinto da giornalista e mettendo insieme tutto tra memoria e supporti magnetici ho ricostruito quello che è successo per non dimenticare" racconta colui che all'epoca era un giovane tifoso bianconero. Un'ora prima della partita andò in scena all'Heysel l'azione criminale degli hooligans inglesi, i quali sfondarono nella curva Z occupata dalla tifoseria juventina organizzatasi autonomamente: "Bastò un click sull'interruttore a far svanire il calore di quel sole - ricorda Emilio - A precipitarci nel gelo. Mani che di colpo servivano a proteggersi. Canti tramutati in urla. E bocche spalancate, nel settore Z, come respiratori d'emergenza. La curva, un girone dell'inferno. Poi il silenzio. Ho cercato di fare entrare nell'Heysel chi non c'era per far capire che cosa era successo veramente. Ho studiato anche tutte le agenzie di allora per ricostruire il prima e il dopo. La partita si doveva giocare perché il bilancio sarebbe stato più grave: colpevoli sono gli hooligan criminali, l'Uefa che ha scelto un posto, un impianto marcio e le autorità belghe impreparate. A tal propositi nel libro racconto di come quella volta erano presenti le forze dell'ordine belghe più scarse perché quelle più preparate erano state destinate alla visita del Papa. Per non parlare poi dell'assurdità che i ragazzi che scappavano dalla curva Z venivano manganellati. I cori negli stadi sull'Heysel ? Ci vorrebbero dei provvedimenti più duri". Quella notte gli ha cambiato la vita ? Targia conclude: "Allora rimasi sotto choc ma poi sono tornato allo stadio. Ho capito quel giorno che siamo sempre appesi ad un filo". Fonte: Tuttosport.com © 27 maggio 2025 Fotografia: © Icone: Free Graphics ©

 

Emilio Targia presenta "Quella notte all’Heysel"

Sergio Brio: "Qualcuno vuole riscrivere la storia"

di Marco Amato

Ci sono alcune maglie granata nella Sala Olimpica del Salone del Libro di Torino. "Biblioteca granata", c’è scritto sul retro. Sono seduti ad ascoltare la presentazione della riedizione di "Quella notte all’Heysel" libro del giornalista Emilio Targia. Mentre si nota questo particolare, il direttore di Tuttosport Guido Vaciago ricorda come, tra le 39 vittime, ci fossero tifosi di diverse squadre, non solo juventini. È la Torino che si abbraccia al di là delle rivalità, che sa ascoltarsi e prendersi cura delle profonde ferite che segnano una sponda e l’altra del Po. È la Torino che sa fare "manutenzione della memoria", come sottolinea Targia. Un esercizio quotidiano che aumenta di intensità con l’avvicinarsi di ogni 29 maggio. Ancor di più verso il quarantennale, ché certi anniversari ci danno davvero il senso del tempo che passa e ci impongono di riannodare i fili dei ricordi. Nel suo "Quella notte all’Heysel", Emilio Targia racconta la sua esperienza personale, quella di chi era presente all’Heysel il 29 maggio 1985. A proposito di chi c’era, a Bruxelles, l’introduzione è a cura di Sergio Brio. Di seguito trovate la sua testimonianza.

Sergio Brio e l’Heysel: le parole

LA FINALE - Una serata delicata, importantissima contro una squadra fortissima. Noi venivamo dalla sconfitta di Atene ma avevamo una squadra forte, eravamo sicuri di farcela, eravamo consapevoli delle nostre forze. Poi la serata è diventata disastrosa, in uno stadio fatiscente, con poca sicurezza. Noi cominciamo con il riscaldamento nel pre partita e questo si allungava nel tempo. Vedevamo dalla Curva Z dei tifosi venire incontro con vestiti strappati, bambini che piangevano… Gli inservienti dell’Uefa li portavano via per non farceli vedere.

SI GIOCA - Si riunisce la commissione Uefa, Boniperti sapeva tutto e disse che non avrebbe giocato quella partita. La commissione disse: "se non giocate perderete a tavolino e tutti i morti saranno a vostro carico". Boniperti fu costretto ad accettare di giocare, venne negli spogliatoi e disse: "È morto un nostro tifoso, dovete giocare per lui".

LA PARTITA - La partita fu vera, il migliore in campo fu Tacconi perché il Liverpool voleva vincere. Tardelli diede una gomitata a Rush.

DOPO LA VITTORIA - Facemmo questo giro di campo, imposto dall’Uefa per prendere tempo, fu molto criticato… In albergo Boniperti ci disse la verità: "purtroppo vi ho mentito, i morti erano 39, ma le cose stavano così".

"COPPA INSANGUINATA" - Una serata triste. Voglio aggiungere, i nostri avversari, o nemici, che dicono che quella coppa non è valida o insanguinata, non fanno altro che alimentare del dolore alle famiglie che hanno perso un loro caro, una cosa indegna. Ogni anno dobbiamo ricordare quella data che è così importante, non c’è cosa più brutta di quelle dichiarazioni. Sapete cosa avrebbero detto gli avversari e nemici se avessimo perso: che non avremmo onorato i nostri tifosi.

LA COPPA ALZATA A TORINO - Critiche anche a me, al ritorno molti nazionali andarono a giocare in Nord Europa e noi tornammo a Torino con i rimanenti. Quando arrivammo a Torino, Boniperti mi disse: scendi con la Coppa e alzala. Non sono così stupido di prendere la Coppa e alzarla, me lo disse Boniperti. Anche per far andare via chi si era affollato lì e non sarebbe andato via altrimenti. Qualcuno vuole modificare la storia, ma la verità è questa. Il giorno dopo Boniperti mandò alcuni giocatori in ospedale ad assicurarsi delle condizioni dei feriti. Fonte: Ilbianconero.com © 17 maggio 2025 Fotografie: Sperling & Kupfer © Emilio Targia © Icona: Itcleanpng.com ©

 

Emilio Targia: "Dicono che la Juve dovrebbe restituire

la Coppa dei campioni del 1985 ? A chi, alla Uefa ? Al Liverpool ?"

Emilio Targia è l'autore di "Quella notte all'Heysel" (Sperling & Kupfer), racconto in prima persona di quanto accadde a Bruxelles il 29 maggio 1985, in occasione della finale di Coppa dei campioni Juventus-Liverpool. La folle furia degli hooligans inglesi, la morte di 39 persone che quella sera erano nel fatiscente stadio Heysel per vedere una partita di calcio e che invece lì vi persero la vita.  Da quarant'anni Emilio sa di essere un sopravvissuto: "Se sono ancora qui è perché quella sera quella partita si giocò, anche se la Juventus non avrebbe voluto". Il libro di Targia è uscito in edizione aggiornata per il quarantennale della strage. Fonte: Lastampa.it © 15 Maggio 2015 (Testo © Video) Fotografie: Sperling & Kupfer © GETTY IMAGES © (Not for commercial use) Icona: Itcleanpng.com ©

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