|

BIBLIOGRAFIA
HEYSEL |
|
|
Quella notte all'Heysel
Emilio Targia
 |
|
|
|
|
ARTICOLI HEYSEL
 |
AUDIOVISIVI
 |
IL PODCAST
2024
 |
|
|
|
INTERVISTE
 |
PRESENTAZIONI
 |
RECENSIONI
 |
|
|
|
LIBRO EDIZIONE 2015
 |
|
LIBRO HEYSEL 2010
 |
|
|
|
TORINO
2022
 |
SANTA LUCIA DEL MELA
2021 |
TORINO
2019
 |
"Prima di Psg-Inter ci sia 1’
di silenzio": l’appello per le vittime dell’Heysel
di Emilio Targia
Il ritratto di Emilio Targia che
nel 1985 visse in prima persona la tragica finale tra
Juve e Liverpool
Quarant’anni fa, la strage allo
Stadio Heysel di Bruxelles, che provocò la morte di 39
persone e il ferimento di altre 600. Perché non fu una
"tragedia", né una "drammatica serata", no, fu una
"strage". Termine specifico che implica responsabilità e
colpe. Individuate, ma in gran parte poi rimaste
impunite. Le colpe degli assassini materiali, del branco
degli Hooligans. E le responsabilità dell’Uefa e delle
autorità del Belgio. Oggi ci resta l’arma della memoria.
Senza la quale non avremmo né presente né futuro. Senza
la quale saremmo luci spente. Memoria che significa
anche rispetto delle vittime, cura per le loro storie
interrotte in modo così barbaro. Ma il tema memoria nel
nostro paese diventa talvolta moneta svalutata. Ed è per
questo che occorre fare manutenzione. Ogni giorno, non
solo in occasione di ricorrenze e anniversari.
L'ARMA DELLA MEMORIA PER I 39 DI
BRUXELLES - Procedendo in direzione ostinata e
contraria, incappando in qualche inevitabile muro di
gomma. Occorre insistere, perché la memoria è un lavoro,
richiede costanza, dedizione e passione. E può divenire
risorsa luminosa, se nutrita di azioni e gesti concreti.
Sarebbe bello ad esempio, se in occasione della finale
di Champions League tra il PSG e l’Inter, l’Uefa
decidesse, in accordo con i 2 club, di osservare un
minuto di silenzio prima del match per onorare la
memoria dei caduti dell’Heysel. E magari di ricordare i
nomi delle 39 vittime di Bruxelles. Tra cui anche due
tifosi della squadra nerazzurra. Sarebbe davvero un bel
segnale. Succederà ?
HEYSEL, QUARANT’ANNI DOPO - Sono
passati quarant’anni da quella strage. Ma il tempo è
materia talvolta plasmabile, non sempre ha il colore
della matematica, e per molti di coloro che erano lì
quella sera, il 29 maggio 1985, sembra ieri. Altri
invece hanno cercato di allontanare quel ricordo, come
naturale difesa contro il dolore. Uno dei sopravvissuti
ricorda come fosse oggi il proprio tentativo di fuga
disperata verso il terreno di gioco: "Ricordo che stavo
correndo. E forse sto correndo ancora adesso...". Ma
cosa è successo in questi quattro decenni ? Quali
contorni ha assunto la memoria della strage dell’Heysel
? E il mondo ha capito davvero che cosa accadde quella
sera, oppure hanno prevalso letture di comodo e
strumentalizzazioni ? E noi abbiamo davvero fatto il
massimo per preservare la memoria di quel che accadde e
alimentarla ? Per stimolare il rispetto per chi perse la
vita e per i loro famigliari ? Negli stadi si sono
percorse davvero tutte le strade possibili per
migliorare la sicurezza ?
L'INCOMPRESA TRAGEDIA DELL'HEYSEL -
E culturalmente si è lavorato abbastanza per far
comprendere alle nuove generazioni cosa sia davvero lo
sport, quali i suoi valori, le sue finalità, la sua
infinita bellezza ? Radio, TV e giornali sono riusciti a
proteggere e a rispettare le verità dell’Heysel ? E il
web, i social media, YouTube, hanno raccontato cosa
accadde davvero ? Si sono fatti promotori di memoria ?
Oppure la storia dell’Heysel è stata ferita e manomessa
dalla velocità e dalla superficialità che talvolta si
fanno complici del racconto digitale ? Naturalmente, non
c’è un’unica risposta a questi interrogativi, ce ne sono
molte. La sensazione è che in tanti ancora oggi,
specialmente tra i più giovani, non abbiano compreso
appieno la portata di quell’evento.
CORREGGERE E SORVEGLIARE LA ROTTA -
Sembra incredibile, in un mondo che negli ultimi
quarant’anni ha rivoluzionato il modo di informare e ha
visto moltiplicarsi all’infinito le possibilità di
approfondire qualunque evento della storia, in
particolare attraverso Internet e le nuove tecnologie.
Eppure questo oceano di informazioni, talvolta
approssimative o fuorvianti, non sempre è riuscito a
indicare la rotta giusta ai naviganti, né a far loro
comprendere fino in fondo ciò che accadde prima, durante
e dopo quel 29 maggio di quarant’anni fa. Oggi uno degli
obiettivi per preservare e proteggere al meglio la
memoria dell’Heysel sembra dunque quello di correggere e
sorvegliare la rotta, per sfruttare finalmente, in modo
sano, le immense potenzialità informative delle nuove
tecnologie. Per evitare che la memoria della strage
dell’Heysel si sfilacci e smarrisca il suo doloroso
valore. Per scongiurare che si ripeta, in forme e
contesti diversi, un altro Heysel. (Tratto dal libro
"Quella notte all’Heysel", Pubblicato per Sperling
& Kupfer da
Mondadori Libri S.p.A)
Fonte:
Tuttosport.com © 29 maggio 2025
Fotografia: ©
Icone: Free Graphics ©
|
SPORT
40 anni Heysel, il ricordo del
sopravvissuto: "Vivo per miracolo"
Emilio Targia ora giornalista era
giovane: "Mi salvai per un caso".
Quella notte all'Heysel a vedere la
finale dell'allora Coppa dei Campioni Juventus-Liverpool
"c'ero anch'io sugli spalti, sarei dovuto andare nella
curva Z ma grazie al biglietto datomi da Morini andai
nel settore opposto e mi salvai la vita per miracolo".
A 40 anni da quel 29 maggio nello
stadio di Bruxelles dove morirono trentanove persone (di
cui 32 italiane, e ne rimasero ferite oltre 600) Emilio
Targia, allora giovane tifoso bianconero e oggi
giornalista e autore di un libro scritto con l'obiettivo
"di non dimenticare quella partita", ricorda la sua
tragica esperienza vissuta in presa diretta. Una strage
della quale fu testimone e da cui andò in stampa 'Quella
notte all'Heysel' (la nuova edizione uscita all'inizio
di maggio): "Quel giorno - racconta Targia - ero lì
nemmeno vent'enne e solo il destino ha deciso che non
dovessi vedere la partita nella curva Z, ero nella curva
giusta grazie all'ex Juve Morini e mi sono salvato la
pelle per caso. E devo dire che non bisogna usare la
parola tragedia ma strage. Quella notte era diventata
un'arma contro la Juve ma è stata una strage che ha
riguardato tutti. Sono morti 39 cittadini europei. Una
strage - puntualizza Targia - con dei colpevoli precisi
e mi sono reso conto che era doveroso e necessario
scrivere un libro. Quella notte mi ero portato una
cinepresa super 8 ed un piccolo registratore, avevo già
quell'innato istinto da giornalista e mettendo insieme
tutto tra memoria e supporti magnetici ho ricostruito
quello che è successo per non dimenticare". Un'ora prima
della partita andò in scena il disastro con l'azione
criminale degli hooligan inglesi che sfondarono nella
curva Z occupata dalla tifoseria juventina organizzatasi
autonomamente: "Bastò un click sull'interruttore a far
svanire il calore di quel sole - ricorda Targia - A
precipitarci nel gelo. Mani che di colpo servivano a
proteggersi. Canti tramutati in urla. E bocche
spalancate, nel settore Z, come respiratori d'emergenza.
La curva, un girone dell'inferno. Poi il silenzio. Ho
cercato di fare entrare nell'Heysel chi non c'era per
far capire che cosa era successo veramente. Ho studiato
anche tutte le agenzie di allora per ricostruire il
prima e il dopo. La partita si doveva giocare perché il
bilancio sarebbe stato più grave: colpevoli sono gli
hooligan criminali, l'Uefa che ha scelto un posto, un
impianto marcio e le autorità belghe impreparate. A tal
propositi nel libro racconto di come quella volta erano
presenti le forze dell'ordine belghe più scarse perché
quelle più preparate erano state destinate alla visita
del Papa. Per non parlare poi dell'assurdità che i
ragazzi che scappavano dalla curva Z venivano
manganellati. I cori negli stadi sull'Heysel ? Ci
vorrebbero dei provvedimenti più duri. Quella notte ti
ha cambiato la vita ? Allora - conclude Targia - rimasi
sotto choc ma poi sono tornato allo stadio. Ho capito
quel giorno che siamo sempre appesi ad un filo".
Fonte: Ansa.it © 27 maggio 2025
Fotografia:
©
Fonte:
© 27 maggio 2025
Fotografia: ©
Icone: Free Graphics ©
|
Heysel, 40 anni dopo:
il ricordo del sopravvissuto,
"Non parliamo di
tragedia, fu una strage"
Il 29 maggio 1985 raccontato da chi era presente
allo stadio: "Siamo sempre appesi a un filo".
A 40 anni da quel 29 maggio
1985, in cui all'Heysel morirono 39 persone durante la
finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool,
Emilio Targia ricorda gli attimi di terrore che ha
vissuto in prima persona quel giorno: "C'ero anch'io
sugli spalti, sarei dovuto andare nella curva Z, ma
grazie al biglietto datomi da Morini andai nel settore
opposto e mi salvai la vita per miracolo".
IL ricordo della
strage dell'Heysel -
Oggi Emilio è un giornalista, e dalla
strage di 40 anni fa è andata in stampa "Quella notte
all'Heysel", la nuova edizione uscita all'inizio di
maggio. "Quel giorno ero lì nemmeno vent'enne e solo il
destino ha deciso che non dovessi vedere la partita
nella curva Z, ero nella curva giusta grazie all'ex Juve
Morini e mi sono salvato la pelle per caso. E devo dire
che non bisogna usare la parola tragedia ma strage.
Quella notte era diventata un'arma contro la Juve ma è
stata una strage che ha riguardato tutti. Sono morti 39
cittadini europei. Una strage con dei colpevoli precisi
e mi sono reso conto che era doveroso e necessario
scrivere un libro. Quella notte mi ero portato una
cinepresa super 8 ed un piccolo registratore, avevo già
quell'innato istinto da giornalista e mettendo insieme
tutto tra memoria e supporti magnetici ho ricostruito
quello che è successo per non dimenticare" racconta
colui che all'epoca era un giovane tifoso bianconero.
Un'ora prima della partita andò in scena all'Heysel
l'azione criminale degli hooligans inglesi, i quali
sfondarono nella curva Z occupata dalla tifoseria
juventina organizzatasi autonomamente: "Bastò un click
sull'interruttore a far svanire il calore di quel sole -
ricorda Emilio - A precipitarci nel gelo. Mani che di
colpo servivano a proteggersi. Canti tramutati in urla.
E bocche spalancate, nel settore Z, come respiratori
d'emergenza. La curva, un girone dell'inferno. Poi il
silenzio. Ho cercato di fare entrare nell'Heysel chi non
c'era per far capire che cosa era successo veramente. Ho
studiato anche tutte le agenzie di allora per
ricostruire il prima e il dopo. La partita si doveva
giocare perché il bilancio sarebbe stato più grave:
colpevoli sono gli hooligan criminali, l'Uefa che ha
scelto un posto, un impianto marcio e le autorità belghe
impreparate. A tal propositi nel libro racconto di come
quella volta erano presenti le forze dell'ordine belghe
più scarse perché quelle più preparate erano state
destinate alla visita del Papa. Per non parlare poi
dell'assurdità che i ragazzi che scappavano dalla curva
Z venivano manganellati. I cori negli stadi sull'Heysel ?
Ci vorrebbero dei provvedimenti più duri". Quella notte
gli ha cambiato la vita ? Targia conclude: "Allora rimasi
sotto choc ma poi sono tornato allo stadio. Ho capito
quel giorno che siamo sempre appesi ad un filo".
Fonte:
Tuttosport.com © 27 maggio 2025
Fotografia: ©
Icone: Free Graphics ©
|
Emilio Targia presenta "Quella notte all’Heysel"
Sergio
Brio: "Qualcuno vuole riscrivere la storia"
di Marco Amato
Ci
sono alcune maglie granata nella Sala Olimpica del
Salone del Libro di Torino. "Biblioteca granata", c’è
scritto sul retro. Sono seduti ad ascoltare la
presentazione della riedizione di "Quella notte
all’Heysel" libro del giornalista Emilio Targia. Mentre
si nota questo particolare, il direttore di Tuttosport
Guido Vaciago ricorda come, tra le 39 vittime, ci
fossero tifosi di diverse squadre, non solo juventini. È
la Torino che si abbraccia al di là delle rivalità, che
sa ascoltarsi e prendersi cura delle profonde ferite che
segnano una sponda e l’altra del Po.
È la Torino che sa fare "manutenzione della memoria",
come sottolinea Targia. Un esercizio quotidiano che
aumenta di intensità con l’avvicinarsi di ogni 29
maggio. Ancor di più verso il quarantennale, ché certi
anniversari ci danno davvero il senso del tempo che
passa e ci impongono di riannodare i fili dei ricordi.
Nel suo "Quella notte all’Heysel", Emilio Targia
racconta la sua esperienza personale, quella di chi era
presente all’Heysel il 29 maggio 1985. A proposito di
chi c’era, a Bruxelles, l’introduzione è a cura di
Sergio Brio. Di seguito trovate la sua testimonianza.
Sergio Brio e l’Heysel: le parole
LA FINALE -
Una serata delicata, importantissima contro una squadra
fortissima. Noi venivamo dalla sconfitta di Atene ma
avevamo una squadra forte, eravamo sicuri di farcela,
eravamo consapevoli delle nostre forze. Poi la serata è
diventata disastrosa, in uno stadio fatiscente, con poca
sicurezza.
Noi cominciamo con il riscaldamento nel pre partita e
questo si allungava nel tempo. Vedevamo dalla Curva Z
dei tifosi venire incontro con vestiti strappati,
bambini che piangevano… Gli inservienti dell’Uefa li
portavano via per non farceli vedere.
SI GIOCA - Si riunisce la commissione
Uefa, Boniperti sapeva tutto e disse che non avrebbe
giocato quella partita. La commissione disse: "se non
giocate perderete a tavolino e tutti i morti saranno a
vostro carico". Boniperti fu costretto ad accettare di
giocare, venne negli spogliatoi e disse: "È morto un
nostro tifoso, dovete giocare per lui".
LA PARTITA -
La partita fu vera, il migliore in campo fu Tacconi
perché il Liverpool voleva vincere. Tardelli diede una
gomitata a Rush.
DOPO LA VITTORIA - Facemmo questo giro
di campo, imposto dall’Uefa per prendere tempo, fu molto
criticato… In albergo Boniperti ci disse la verità:
"purtroppo vi ho mentito, i morti erano 39, ma le cose
stavano così".
"COPPA INSANGUINATA" - Una serata
triste. Voglio aggiungere, i nostri avversari, o nemici,
che dicono che quella coppa non è valida o insanguinata,
non fanno altro che alimentare del dolore alle famiglie
che hanno perso un loro caro, una cosa indegna. Ogni
anno dobbiamo ricordare quella data che è così
importante, non c’è cosa più brutta di quelle
dichiarazioni. Sapete cosa avrebbero detto gli avversari
e nemici se avessimo perso: che non avremmo onorato i
nostri tifosi.
LA COPPA ALZATA A
TORINO - Critiche anche a me, al ritorno molti
nazionali andarono a giocare in Nord Europa e noi
tornammo a Torino con i rimanenti. Quando arrivammo a
Torino, Boniperti mi disse: scendi con la Coppa e
alzala. Non sono così stupido di prendere la Coppa e
alzarla, me lo disse Boniperti. Anche per far andare via
chi si era affollato lì e non sarebbe andato via
altrimenti. Qualcuno vuole modificare la storia, ma la
verità è questa. Il giorno dopo Boniperti mandò alcuni
giocatori in ospedale ad assicurarsi delle condizioni
dei feriti.
Fonte:
Ilbianconero.com © 17 maggio 2025
Fotografie:
Sperling
&
Kupfer © Emilio Targia ©
Icona: Itcleanpng.com ©
|
Emilio Targia: "Dicono
che la Juve dovrebbe restituire
la Coppa dei campioni
del 1985 ? A chi, alla Uefa ? Al Liverpool ?"
Emilio
Targia è l'autore di "Quella notte all'Heysel" (Sperling
& Kupfer), racconto in prima persona di quanto accadde a
Bruxelles il 29 maggio 1985, in occasione della finale
di Coppa dei campioni Juventus-Liverpool. La folle furia
degli hooligans inglesi, la morte di 39 persone che
quella sera erano nel fatiscente stadio Heysel per
vedere una partita di calcio e che invece lì vi persero
la vita. Da
quarant'anni Emilio sa di essere un sopravvissuto: "Se
sono ancora qui è perché quella sera quella partita si
giocò, anche se la Juventus non avrebbe voluto". Il
libro di Targia è uscito in edizione aggiornata per il
quarantennale della strage.
Fonte: Lastampa.it © 15 Maggio 2015
(Testo
© Video)
Fotografie: Sperling
&
Kupfer © GETTY IMAGES © (Not for commercial use)
Icona: Itcleanpng.com ©
|
|