Emilio Targia presenta "Quella notte all’Heysel"
Sergio
Brio: "Qualcuno vuole riscrivere la storia"
di Marco Amato
Ci
sono alcune maglie granata nella Sala Olimpica del
Salone del Libro di Torino. "Biblioteca granata", c’è
scritto sul retro. Sono seduti ad ascoltare la
presentazione della riedizione di "Quella notte
all’Heysel" libro del giornalista Emilio Targia. Mentre
si nota questo particolare, il direttore di Tuttosport
Guido Vaciago ricorda come, tra le 39 vittime, ci
fossero tifosi di diverse squadre, non solo juventini. È
la Torino che si abbraccia al di là delle rivalità, che
sa ascoltarsi e prendersi cura delle profonde ferite che
segnano una sponda e l’altra del Po.
È la Torino che sa fare "manutenzione della memoria",
come sottolinea Targia. Un esercizio quotidiano che
aumenta di intensità con l’avvicinarsi di ogni 29
maggio. Ancor di più verso il quarantennale, ché certi
anniversari ci danno davvero il senso del tempo che
passa e ci impongono di riannodare i fili dei ricordi.
Nel suo "Quella notte all’Heysel", Emilio Targia
racconta la sua esperienza personale, quella di chi era
presente all’Heysel il 29 maggio 1985. A proposito di
chi c’era, a Bruxelles, l’introduzione è a cura di
Sergio Brio. Di seguito trovate la sua testimonianza.
Sergio Brio e l’Heysel: le parole
LA FINALE -
Una serata delicata, importantissima contro una squadra
fortissima. Noi venivamo dalla sconfitta di Atene ma
avevamo una squadra forte, eravamo sicuri di farcela,
eravamo consapevoli delle nostre forze. Poi la serata è
diventata disastrosa, in uno stadio fatiscente, con poca
sicurezza.
Noi cominciamo con il riscaldamento nel pre partita e
questo si allungava nel tempo. Vedevamo dalla Curva Z
dei tifosi venire incontro con vestiti strappati,
bambini che piangevano… Gli inservienti dell’Uefa li
portavano via per non farceli vedere.
SI GIOCA - Si riunisce la commissione
Uefa, Boniperti sapeva tutto e disse che non avrebbe
giocato quella partita. La commissione disse: "se non
giocate perderete a tavolino e tutti i morti saranno a
vostro carico". Boniperti fu costretto ad accettare di
giocare, venne negli spogliatoi e disse: "È morto un
nostro tifoso, dovete giocare per lui".
LA PARTITA -
La partita fu vera, il migliore in campo fu Tacconi
perché il Liverpool voleva vincere. Tardelli diede una
gomitata a Rush.
DOPO LA VITTORIA - Facemmo questo giro
di campo, imposto dall’Uefa per prendere tempo, fu molto
criticato… In albergo Boniperti ci disse la verità:
"purtroppo vi ho mentito, i morti erano 39, ma le cose
stavano così".
"COPPA INSANGUINATA" - Una serata
triste. Voglio aggiungere, i nostri avversari, o nemici,
che dicono che quella coppa non è valida o insanguinata,
non fanno altro che alimentare del dolore alle famiglie
che hanno perso un loro caro, una cosa indegna. Ogni
anno dobbiamo ricordare quella data che è così
importante, non c’è cosa più brutta di quelle
dichiarazioni. Sapete cosa avrebbero detto gli avversari
e nemici se avessimo perso: che non avremmo onorato i
nostri tifosi.
LA COPPA ALZATA A
TORINO - Critiche anche a me, al ritorno molti
nazionali andarono a giocare in Nord Europa e noi
tornammo a Torino con i rimanenti. Quando arrivammo a
Torino, Boniperti mi disse: scendi con la Coppa e
alzala. Non sono così stupido di prendere la Coppa e
alzarla, me lo disse Boniperti. Anche per far andare via
chi si era affollato lì e non sarebbe andato via
altrimenti. Qualcuno vuole modificare la storia, ma la
verità è questa. Il giorno dopo Boniperti mandò alcuni
giocatori in ospedale ad assicurarsi delle condizioni
dei feriti.
Fonte:
Ilbianconero.com © 17 maggio 2025
Fotografie:
Sperling
&
Kupfer © Emilio Targia ©
Icona: Itcleanpng.com ©
|