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Lettere Aperte
Saladellamemoriaheysel.it |
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STAMPA e WEB
Paolo Avanti, Giornalista Gazzetta dello Sport

Cristiano Carriero, Editorialista "Ilneroelazzurro.com"

Redazione Vocidisport.it

Armand Company Guiilem,
Autore del Libro "Heysel"

Christian Raimo, Giornalista Internazionale.it

Il Ciuccio, Redazione Ilnapolista.it

Dialogo con Matteo Braida, Blogger Zingarate.com

Redazione Fiorentinanews.com

Gianluca Guarnieri (Articolo sito Lenovae.it)

Crazeology, Blog Ju29ro.com (Coppa dei Campioni
Heysel)

Stefano Cecchi (Articolo "La Nazione" di
Firenze)

Redazione di Ju29ro.com (Premio Heysel Boniek)

Oggetto:
Articolo "Juventus,
Liverpool, l’Heysel e quel filo spezzato"

"Chi ama la pace non teme la verità"

Preg.mo Paolo Avanti,
ho letto il suo ottimo articolo e
ho avuto anche il piacere e l’onore di conoscere di persona
Mauro (Garino) in occasione del 30° dell’Heysel a Torino.
Uomo e tifoso sensibile e perbene. Conosco il suo punto di
vista e apprezzo moltissimo quanto sta facendo da tempo per
tessere il dialogo incamminandosi su questo crinale davvero
impervio verso la pace. Mi occupo, ormai, da molti anni di
questa tragica vicenda e avendo sfiorato da vicino la
sensibilità dei parenti delle vittime e constatato il
rancore ancora vivo nella tifoseria bianconera, mi sento
chiamato in causa ad esprimere il mio pensiero su qualche
affermazione colta nei commenti dei lettori al suo pezzo.
L’ispirazione a sostegno delle mie prossime parole è l’idea
che mai ci potrà essere pace fra gli uomini nella storia a
discapito della verità. Nel caso specifico quella della
strage di Bruxelles, fondata sulle migliaia di testimonianze
comuni, le inequivocabili immagini degli audiovisivi di
repertorio, ma soprattutto sulle verità storico-processuali…
Premetto che anche io da ragazzo ho
follemente amato il Liverpool: era persino la mia squadra di
subbuteo ! Fino a quel pomeriggio di morte… Premetto pure
che è impensabile prolungare l’odio fra le genti nei secoli.
Proprio la II guerra mondiale e la recente unità europea
dimostrano che un popolo intero non deve pagare per sempre
le colpe di quanti lo governarono facendo dissennatamente
uso scientifico e ideologico della violenza, della dittatura
e della sopraffazione. Allo stesso modo non concordo
assolutamente, al di là delle gravissime responsabilità di
UEFA e Belgio, sul concetto che quei tifosi "non avessero
l’intento di uccidere nessuno" e che si possa risolvere i
conflitti di colpa con le affermazioni edulcorate di uno
celebre scrittore sulla consueta "pratica di invadere il
settore nemico molto in voga". Vorrei ricordare che i reds
avevano in serbo la vendetta per i fatti accaduti dopo la
finale di Roma nel maggio 1984 e premeditato un piano di
aggressione, che prima della partita saccheggiarono un
cantiere incustodito adiacente allo stadio armandosi di
tutto punto, che ci furono diversi sprangati e accoltellati
fra i feriti e che anche su una delle vittime italiane
l’autopsia rilevò un profondo taglio di lama alla gola. Non
si faccia, dunque, passare lo spirito omicida di
un’avanguardia di assatanati "figli di puttana" come una
sorta di usanza goliardica, si offende così la memoria delle
vittime e dei loro familiari, ritardando oltre il
fisiologico processo della riconciliazione.
A mio parere, la Kop nell’aprile
del 2005 compose la parola sbagliata nel mosaico. A
caratteri cubitali non "amicizia", ma "perdono" avrebbe
dovuto scrivere. E’ vero che hanno "teso una mano", ma
avrebbero dovuto chinare prima il capo. Non sarà mai la
curva della Juve che potrà decidere sul perdono. Non conta
veramente la volontà degli Ultras o dei tifosi comuni, ma
soltanto quella di chi perse i propri cari nel settore Z
dell’Heysel. A loro unicamente spetterà il diritto di
chiudere un cerchio pluridecennale fra la vita e la morte. E
lo farà soprattutto quando dopo 33 anni smetteranno di
leggere ancora parole farneticanti da Liverpool, in alcuni
casi proprio dai calciatori dell’epoca, sulle cause dei
fatti drammatici di quella sera. Quando i tempi del percorso
pacificatorio saranno maturi mi adeguerò serenamente alla
volontà istituzionale dell’"Associazione fra i Familiari
delle Vittime dell’Heysel", ma nel frattempo, se da una
parte giudico inutile l’odio della mia tifoseria, dall’altra
smaschererò e condannerò in ogni ambito l’ipocrisia di
quanti in memoria delle vittime dovrebbero soltanto
inginocchiarsi e chiedere perdono a chi ancora le piange.
Cordialmente, la ringrazio e la
saluto.
Domenico Laudadio
Custode Saladellamemoriaheysel.it
Webmaster
Associazionefamiliarivittimeheysel.it
postmaster@saladellamemoriaheysel.it
8 ottobre 2017
Fonte: Inthebox.gazzetta.it
Caro Laudadio, grazie della
testimonianza. E grazie per il grande lavoro che ha fatto in
questi anni per ricordare le vittime dell’Heysel.
Da parte mia nessuna intenzione di
sminuire quanto fecero quei tifosi del Liverpool a Bruxelles
né di nascondere omertà e ambiguità che si sono registrate
dall’Inghilterra negli anni.
Mi piace, però, la battaglia di
Guarino proprio perché sono passati tanti anni e come scrive
lei "è impensabile prolungare l’odio tra le genti nei
secoli". E perché mi disturba vedere impugnato l’Heysel da
ragazzini che nulla sanno a riguardo e che lo utilizzano
solo per far casino.
Detto questo, sono d’accordissimo
sul fatto che l’ultima parola spetta ai familiari delle
vittime. Grazie ancora.
Paolo Avanti
9 ottobre 2017
Fonte: Inthebox.gazzetta.it
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La risposta di Andrea |
Caro Laudadio,
le rispondo perché ha parlato del
mio commento.
Prima di tutto lasci che esprima il
mio (ovvio) apprezzamento per quello che lei, assieme ad
altre persone altrettanto ammirevoli, fa per tenere viva la
memoria.
Alcuni punti del mio commento sono
in effetti rivedibili (ha ragione lei, è sbagliato dire che
non c’era l’intenzione di uccidere, anche alla luce di
quello che lei documenta) e su altri forse mi sono fatto mal
interpretare. Mi pare ad esempio ovvio che il senso del mio
commento non volesse essere quello di ridurre il tutto a una
cosa "goliardica", ci mancherebbe e insomma, se non fosse
per il fatto che non ci conosciamo, e che quindi non può
sapere quelli che sono i miei valori, me ne potrei quasi
dire offeso. In effetti quello che diceva Hornby era parte
di un discorso in cui inseriva il tutto nel contesto
(deprecabile, ovviamente !) del movimento hooligan inglese
anni 80. Insomma, era anche il contesto ad essere malato, è
per questo che, idealmente, non riesco a isolare le colpe
(enormi) della tifoseria del Liverpool dell’epoca. Per
finire, lungi da me poter anche solo immaginare di mancare
di rispetto alle vittime e ai loro familiari, ripeto, forse
mi sono espresso male facendomi mal interpretare.
Sul resto concordo, soprattutto sul
punto in cui dice che sarebbe stato più opportuno un mosaico
con la parola "perdono".
Ha ragione anche sul fatto che
l’ultima parola spetti ai familiari delle vittime. L’unica
cosa che mi sento di dire, ed è una mia opinione, è che non
credo che senza il coro odio Liverpool prima di quello
(bellissimo) per le vittime dell’Heysel al 39esimo di ogni
partita chi ha perso la vita e i suoi cari sarebbero onorati
in modo minore, e il senso ultimo del mio commento, alla
fine, era questo: secondo me il punto è anche scindere le
colpe della KOP dell’epoca e degli aggressori dell’epoca
dall’odio per la tifoseria del Liverpool e per il Liverpool
di adesso, e lo dico.
Poi è anche vero che come lei dice
sono processi inevitabilmente lunghissimi, e non contesto
certo (anzi) l’operato della curva di cui tra l’altro faccio
di fatto fisicamente parte, perché con coreografie cori e
altro svolge una parte molto importante per il ricordo.
Grazie ancora per tutto quello che
fa, e buona giornata.
Andrea
10 ottobre 2017
Fonti: Inthebox.gazzetta.it
- Saladellamemoriaheysel.it
© Fotografie: Gazzetta.it
- Inthebox.gazzetta.it
EPISTOLARIO
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Oggetto:
"Abbracciarsi. Le
considerazioni che non avevo scritto..."
Carissimo Cristiano,
il tuo nome di battesimo rispetta
perfettamente i sentimenti di profonda umanità e sportività
che hai dimostrato in questo articolo e vorrei ringraziarti
personalmente per la lucidità con la quale discerni fra il
campo e la piazza. Qualcuno ha suonato le campane, altri
fatto i fuochi di artificio mentre tu hai pensato soltanto
alla disgrazia sfiorata e al sangue che ancora una volta ha
sporcato le nostre maglie. Sortilegio ? Casualità ? Pessima
organizzazione di certo. Mi occupo da tanti anni di Heysel e
questa volta mi è sembrato di vivere un nuovo incubo.
Assurdo. Il panico in comune ad entrambe le storie,
un’aggressione fisica e premeditata nel primo caso, una
presunta e figlia della psicosi del nostro tempo nel
secondo. Ti faccio i complimenti per il pezzo, per come lo
hai scritto e perché conduce veritiero il tenore del tuo
essere tifoso sano e sapiente. La nostra rivalità è il sale
del calcio, ma sarebbe bello poter tornare insieme fianco a
fianco negli stadi, senza rischiare l’incolumità. A
Bruxelles sono morti tre tifosi interisti. Loro malgrado
sono stati coperti pietosamente dalle nostre bandiere. Sono
cari al nostro cuore quanto i feriti gravi di Piazza S.
Carlo al tuo. Ripartiamo da qui. Grazie veramente di cuore,
Cristiano. Sportivamente.
? giugno 2017
Domenico Laudadio
Custode
www.saladellamemoriaheysel.it e Webmaster
associazionefamiliarivittimeheysel.it
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La risposta di Cristiano Carriero
(ilneroelazzurro.com) |
Grazie Domenico. Il tuo messaggio
mi riempie di orgoglio e di forza, e mi fa pensare che
qualcosa di bello, un po’ di umanità in questo mondo (non
solo in questo calcio) c’è ancora. Un abbraccio forte.
? giugno 2017
Cristiano Carriero (Editorialista
ilneroelazzurro.com)
© Fotografie: Lastampa.it
- Cristiano Carriero -
EPISTOLARIO
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Oggetto:
Articolo a cura di
Luigi Magliano 29.05.2015
Buongiorno,
vorrei segnalarvi un passaggio
impreciso e pericolosamente fuorviante che non è
corrispondente ad alcuna verità storica e processuale dei
fatti accertata dalle testimonianze, nell'articolo del
vostro redattore Luigi Magliano al link leggiamo
testualmente: "reazione della tifoseria italiana".
Le conseguenze della fitta
sassaiola hanno prodotto da subito i primi dei 600 feriti in
Curva Z e il naturale arretramento della folla terrorizzata.
Ci può essere stato qualche sparuto gesto di reazione (e
vorrei vedere) ma associare le parole "reazione" e
"tifoseria" presuppone una mentalità di gruppo... Ribadiamo
per l'ennesima volta: non si trattava di Ultras e non erano
soltanto italiani. Scrivere questo è dare un nuovo appiglio
alla ipocrisia di molti inglesi che danno ancora oggi la
colpa al muretto crollato e in 30 anni non si sono mai
voluti prendere le loro responsabilità sull'aggressione
INFAME e PREMEDITATA anche di vecchi, donne e bambini oltre
ai tifosi pacifici del settore invaso selvaggiamente.
Chiedo, a questo proposito, se non
fosse possibile la rettifica del testo, almeno che la mia
precisazione venga posta a commento dell'articolo. Grazie.
Cordialmente.
21 luglio 2015
Domenico Laudadio
Custode Museo Virtuale Multimediale
www.saladellamemoriaheysel.it
Webmaster
www.associazionefamiliarivittimeheysel.it
La risposta del Direttore
Responsabile |
Gentile Sig. Laudadio,
innanzitutto, grazie mille per aver
letto il nostro articolo.
Si tratta di una tematica delicata,
che il nostro giovane redattore ha provato a coprire in modo
adeguato. Riteniamo la sua precisazione utile e di
fondamentale importanza.
Provvederemo al più presto a
modificare quanto da lei specificato.
Continui a leggerci, se le va.
Cordiali saluti.
21 luglio 2015
Andrea Motta
Direttore Voci di Sport
Conclusioni finali e saluto |
Gent.mo Direttore,
nulla da eccepire sulla bontà del
pezzo di Magliano e della vostra testata web, la seguirò con
accresciuto interesse, vista la sensibilità e la solerzia
con la quale avete accolto la mia segnalazione. Niente di
personale con l'autore ci mancherebbe ! Purtroppo come dice
giustamente lei è una tematica molto "delicata" e ancora
poco definita, proprio a causa della mancanza di una memoria
unica e condivisa da tutti. Noi lavoreremo come Associazione
nel futuro proprio a questo scopo.
La ringrazio e la saluto molto
cordialmente.
21 luglio 2015
Domenico Laudadio
Custode Museo Virtuale Multimediale
www.saladellamemoriaheysel.it
Webmaster
www.associazionefamiliarivittimeheysel.it
© Fotografie:
Vocidisport.it - Domenico Laudadio
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Oggetto: Presentazione del Libro
"HEYSEL"
Ciao bianconeri di la Sala della
Memoria Heysel,
sono uno scrittore dalla Spagna che
ha scritto "Heysel" romanzo, basato su fatti reali e con due
personaggi veri della storia, sulla tragedia del Heysel,
attualmente solo in lingua catalana. Speriamo presto in
italiano. Forza Juve ! Argomento "Heysel": Il 29 maggio 1985
si è tenuto presso Stadio Heysel Park, Bruxelles il calcio
finale di Coppa Europa tra Juventus Football Club di Torino
e il Liverpool Football Club. Due giovani, il Gary Cooper,
un Liverpool hooligan e Giuseppina Conti, una tifosa della
Juventus, presenti alla festa del calcio europeo, ognuno con
i sogni di vedere la sua squadra campione d'Europa. Ma il
sogno si trasforma in un incubo. Niente sarà più lo stesso
dopo la fine del campionato. Questo produrrà la fine
dell'età dell'innocenza nell'Unione Football Association
(UEFA) e cambiare la storia del calcio per sempre. Heysel è
la presunta violenza nello sport. E' basato su una storia
vera, con personaggi reali, mentre un romanzo cronica
installato e circa come si è verificato un evento.
Un salutto,
1 marzo 2015
Armand Company Guiilem
Risposta e approfondimento
sull'opera |
Gent.mo Armand Company Guiilem
in occasione del trentennale di un
evento così tragico e doloroso matura rigogliosamente il
tempo della memoria, ma anche quello degli affari. Io non mi permetto di giudicare la
qualità del suo lavoro che fra l’altro non conosco, ma le
esterno alcune mie considerazioni, manipolando da tanto
tempo una materia così delicata per la quale è facile a
volte dimenticare di restare rispettosi al proprio posto.
Innanzitutto lei narra di un "romanzo basato su fatti reali
e con due personaggi veri della storia". Nella trama di un
romanzo la libertà può manifestarsi pure nella creatività,
ma fino al punto in cui non si citano i nomi reali di due
persone che nulla avrebbero mai avuto in comune fra loro
prima dell’Heysel. Lei conosce la vera storia di Giuseppina
Conti ? Ha mai contattato la sua famiglia per chiedere
almeno il permesso di coinvolgerne la memoria in questo suo
"romanzo" ? Ha idea di cosa significhi il rispetto per una
famiglia che nonostante siano trascorsi 30 anni è ancora
distrutta dalla sua tragica scomparsa ? Mi auguro che almeno sappia trovare
le risposte a queste mie semplici domande. Credo siano più
importanti del successo che avrà il suo libro che non ha in
copertina o nel trailer alcun riferimento alle immagini di
quella sera e sinceramente sembra incartare con un origami
una caramella avvelenata..
Cordialmente.
5 marzo 2015
Domenico Laudadio
Custode Museo Virtuale Multimediale
www.saladellamemoriaheysel.it
Chiarimenti dell'autore sulla genesi del libro |
Gentile Dominico Laudadio,
ho risposto a tutte le vostre
domande con il cuore.
1) Libro "Heysel" per molti anni
non aveva completato per qualsiasi attività commerciale per
il 30 anni é. L'editor Casa editrice voleva rimuovere il
libro ora sul mercato. Non mi piace l'idea, perché il libro
è stato dedicato alle vittime, e perché tali succesos non si
ripetano. Molti giovani da 20 anni in Spagna, non sanno
nulla della tragedia dul Heysel. Il miglior antidoti alla
violenza combrate conoscere la storia.
2) Si tratta di un romanzo basato
su fatti reali e le persone reali, sì, lo è. Paraller due
storie di due giovani, niente a che fare con l'altro. È
vero, il libro e non conosciuti prima o mai.
3) Chiedimi se ho avuto contatti
con la famiglia Conti almeno per chiedere il permesso di
citare la figlia Giuseppina Conti nella sua memoria
"romanzo" ? Sì, prima ho contattato Francesco, e poi Antonio
Conti. Ho chiesto loro il permesso, ovviamente. In Antonio
Conti gli ha chiesto molte cose sulla sua figlia Giusy.
4) Riuscire in un libro del genere
di "Heysel" non è importante per me. La più importante è il
messaggio.
5) Agire come la mia buona fede, mi
piacerebbe inviare il mio libro, perché il valore, non come
un prodotto per rimuovere beneficio personale. Odio la fama,
e il denaro non è tutto nella vita. Ho anche perso per
sempre una bambina, a causa di problemi di salute.
Un abbraccio,
Armand Company
Guillem
Notta: I dimenticando qualcosa.
Copertina e il trailer non sono il mio lavoro. La storia che
ho scritto solo. Temi come copertina nel trailer sono
soggetti della casa editrice. Se io sono onesto, gli unici
vantaggi economici reali che porta questa storia è l'editor.
5 marzo 2015
Armand Company Guiilem
Scuse e apertura al dialogo e
all'amicizia |
Gent.mo Armand,
perdonami per la durezza delle
parole con le quali mi sono rivolto a te, ma purtroppo
alcune volte le persone usano questa tragedia umana per
secondi fini con il pretesto della memoria. La sincerità e
la serenità che giungono dalla tua lettera, nonostante le
difficoltà della lingua, mi tranquillizzano su questo
aspetto e penso da quello che hai scritto su tua figlia che
purtroppo anche tu hai assaggiato il calice amaro del
dolore.
Aver chiesto alla Famiglia Conti il
permesso di menzionare Giuseppina ti fa davvero grande
onore. In virtù di questo io penso che la tua opera meriti
il giusto riconoscimento e gli competa di essere inserita in
questo museo virtuale nello spazio della Bibliografia
ufficiale dell’Heysel. Sarebbe molto bello incontrarti in
occasione del trentennale in Italia, pensaci.
Intanto grazie per la Memoria e per
l’Arte.
Un abbraccio forte.
6 marzo 2015
Domenico Laudadio
Custode Museo Virtuale Multimediale
www.saladellamemoriaheysel.it
Gentile Dominico Laudadio,
non è necessario perché chiedere
scusa per la lettera. Capisco le tue ragioni per la tua
prima lettera ed è che ci sono persone nel mondo con anima
cattiva. Vorrei tanto andare in Italia per rendere omaggio
alle vittime e 30 anni dopo. Cercherò di andare per l'Italia.Un
abraccio forta.
6 marzo 2015
Armand Company Guiilem
© Fotografie: Armand
Company Guiilem - Domenico Laudadio
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Oggetto: Articolo "Perché ho smesso di
tifare Juventus"

Gent.mo Christian Raimo,
desidero esternarle sinceramente il
mio punto di vista e le mie sensazioni a riguardo del terzo
punto da lei enunciato fra le profonde motivazioni del
rinnegamento della sua fede juventina nelll'articolo di Internazionale.it con riferimento alla tragedia dell’Heysel.
Se proprio di "scena" lei parla,
con tanto di video allegato al suo pezzo, ancora per
l’ennesima volta davanti a quei morti e al dolore non lenito
dei loro familiari utilizziamo la provincialistica ribalta
del nostro piccolo tornaconto e anteponiamo alla memoria dei
caduti il senso ultimo di quel trofeo.
Le spiego meglio. Capita nei
baretti di provincia, a me è successo persino
nell’anticamera del mio dentista, di ascoltare peana
dileggianti l’etica bianconera su quella Coppa per cui senza
dubbio è facile stracciarsi le vesti come i farisei nel
tempio, ma ignorando, da qualunque punto di osservazione
interessato o disincantato dei fatti che il sangue di cui è
colma non è proprietà di nessuno, né della Juventus Football
Club, come ebbe a dire tuonando Otello Lorentini, Presidente
dell’Associazione tra i familiari delle vittime dell’Heysel,
né tanto meno di chi ne faccia un uso improprio per becero e
malevolo antagonismo o per spicciolo moralismo. Dicesi "heyselismo",
come da qualche parte ho letto, il nuovo conio di un
neologismo di chi malignamente si arrampica sui quei morti
pur di denigrare e sminuire il valore sportivo dell’odiata
avversaria.
Il penoso rischio davanti a quelle
vittime è che si rischia tutti quanti di steccare nel coro
della cattedrale. Sarebbe più consono un religioso silenzio
per nutrirne il rispetto e la memoria nelle date e nelle
sedi opportune.
Anche lei come altri, non ha speso
mezza parola per loro, concentrandosi sul valore sportivo di
quella coppa. Lei pensi che a Bruxelles bandiere juventine
hanno mestamente ricoperto tre interisti. Sono caduti per
l’amicizia che li legava a compagni di viaggio di un’altra
fede. Perché il calcio, vede, a qualunque latitudine
geografica è amore. Lo abbiamo sputtanato anche noi, non
solo Moggi e il farmacista.
Il fanciullino che le vive dentro è
rimasto a letto da quando ha saputo dei morti... Prendiamone
atto, ma io penso che alla nazione potrebbe tornare molto
più utile come insegnamento etico ricordare più quel
ragazzino che si è addormentato a Bruxelles abbracciato a
suo padre sulle gradinate di uno stadio di merda e che nel
letto di casa a Cagliari non ci ha mai più dormito.
Il problema, caro Raimo, qualche
volta è scriverlo.
Con rispetto.
26 novembre 2014
Domenico Laudadio
Custode
www.saladellamemoriaheysel.it
La firma di Francesco Caremani |
"Sottoscrivo".
26 novembre 2014
Francesco Caremani (Autore di "HEYSEL - Le verità di
una strage annunciata")
© Fotografie: Internazionale.it
- Francesco Caremani
EPISTOLARIO
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Oggetto: "Ma
Andrea, morto a 11 anni all’Heysel, non me lo toccate"
 
"Spegniamo il Vesuvio"

Preg.mo "Il Ciuccio",
non vorrei scomodare Esopo
nell’esordio, ma trovo molta similitudine fra l’insegnamento
del suo
scritto e la morale di una favola dove per una
volta, ma non sarà la prima, né l’ultima, persino un asino
insegna l’etica agli esseri umani. Quanto letto nel suo
pezzo dovrebbe bastare per ripristinare quei naturali
confini del bene e del male, dello sfottò e dell’odio, ma
purtroppo non basta più e forse mai sarà veramente
sufficiente a colmare le notorie abiette distanze fra alcune
tifoserie.
Leggevo con sincera ammirazione e
compiacimento il suo articolo, proprio mentre il pullman
della Juventus, scortato dalla polizia, si era imbucato al
centro di una gigantesca omelette, profumato dagli incensi
canonici dei fumogeni da stadio. Peccato davvero nel rituale
stagionale e tradizionale di accoglienza per quel ragliare
in coro sui morti di Bruxelles che vanificava l’encomiabile
eloquio del suo verbo amabile e saggio. Certamente li aveva
previsti anche lei, erano già nell’aria annunciati, dati
quei somari della peggior specie che all’anagrafe rispondono
addirittura a un nome e un cognome, ma purtroppo mai per la
legge che dovrebbe punirli.
Non proprio asinelli, quindi,
intelligenti e del mestiere come lei, nascosto bene dietro
il segreto della redazione e di un alias dimesso. E non
pensi di essere così originale in questo, perché in via San
Gregorio Armeno ne troverà moltissimi altri di ottima
fattura e buona volontà come lei a riscaldare il corpicino
infreddolito di un cristo bambino. Umilmente e dolcemente a
dimostrazione, quando il creato si capovolge, che le bestie
sono meglio degli uomini nella storia in cui tramano una
nuova strage degli innocenti.
Eh, già… Erode è sempre fra noi,
caro mio Ciuccio… E davanti alla morte di un povero bambino
non vi troverò mai giustizia, né rassegnazione. E visto che
lo ha rievocato proprio lei, anche se a me costa sempre
molto abusarne della memoria, Andrea non è poi così lontano,
mi creda… Probabilmente stasera sarà al San Paolo dopo aver
affrontato un viaggio da incubo, impaurito da uno sguardo di
traverso al casello o alla stazione, orfano della sua
sciarpa bianconera strappatagli con violenza ed uno sputo e
se gli va bene un calcio in culo a suo padre, bersagliato da
piscio e merda in una pentecoste di livore, nel suo settore
di ospite pagante e indesiderato.
Perché, vede, nobile Ciuccio,
Andrea siamo noi… E’ proprio mio figlio che a scuola ogni
lunedì mattina si sente dare del ladro per un rigore negato,
una rimessa laterale invertita o una di quelle "scemenze"
che scriveva lei, magari proprio dal primogenito di chi
possiede un SUV e la barca, ma non ha mai pagato le tasse.
Andrea che non indosserebbe mai quella maglia destinata a
chi non salta perché è bianconero e che confonde il tifo con
il razzismo trasmettendo per celia un dogma d’intolleranza
subdola e strisciante.
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Io, invece, mi sforzerò sempre di
non confondere tra loro le cose e, nonostante tutto,
confesso che amo Napoli, ho grande simpatia per i
Napoletani, ma quelli con la lettera maiuscola, da cui
nascono gli Eduardo e i Troisi... Per me il Vesuvio è
bellissimo nelle cartoline o sugli striscioni spento e chi
ne invoca un prossimo risveglio, se non per burla, è un
emerito coglione. Il calcio è fatto sin dalle origini di
sane pedate: si danno e si prendono e diamocele,
tranquillamente, pure di santa ragione… Ma intorno al
pallone ci sono tanti loschi figuri che vi lucrano il pizzo
tutti i santi giorni, riempiendoci di menate e spargendo
sale sulle ferite e aspidi sui sedili della giostra…
Saltate, dunque, dove, quando e
quanto volete per l’orgoglio di non aver scelto i nostri
colori, ma trovando sempre un modo e l’occasione quando è
l’ora di smetterla. Per esempio, davanti ai morti… Il
silenzio è già onore.
Io penso che Andrea Casùla avesse
in serbo un altro grande sogno oltre quello di emulare Gigi
Riva: crescere in un mondo diverso. Lo abbiamo tradito sugli
spalti e sul campo, nelle redazioni dei giornali, davanti ad
un microfono o al taccuino di un cronista. Magari una sera,
un pomeriggio, capiterà che il povero Andrea morirà ancora
una volta corpo e anima in uno stadio e la carne
insanguinata della zebra farà persino compassione alle fiere
immonde che l’hanno sbranata dando la colpa ad muro crollato
ed agli ipocriti avventori del safari. Occhio…
Accanto al suo magistrale pezzo
nella colonna affianco ho letto che la Juve è uguale alla
merda. Dal vostro punto di vista ci potrebbe anche stare,
per carità, non amo il fariseismo e questo gergo è talmente
in voga... Potrei anche contraccambiare sostituendo il
soggetto, volendo, ma resterebbe ecumenicamente la stessa
puzza. Andrea, molto probabilmente, vi suggerirebbe di
scrivere soltanto Forza Napoli. Nessuno in quel caso si
sentirebbe offeso. A volte basta veramente molto poco per
ricominciare a camminare insieme oppure a due passi da noi è
il baratro e poi non si potrà tornare mai più indietro.
Pensiamoci.
Con profonda stima.
30 marzo 2014
Domenico Laudadio
Custode Museo Virtuale Multimediale
www.saladellamemoriaheysel.it
NDR: Il disegno del Vesuvio è di
Roberto Vignola, tratto dal sito Cittabambini.it |
© Fotografie: Napolista.it
- Nap.wikipedia.org
EPISTOLARIO
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e
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Oggetto: Articolo
"L’Heysel, lo stadio
della discordia"



Fonte: Facebook
(Pagina BruxellesChocolat)
La correzione dell'articolo di
Matteo Braida |
NDR: Il Signor Matteo Braida ha
qualche tempo dopo correttamente rettificato il passaggio
del suo articolo come segnalatogli, dimostrando la sua buona
fede e sensibilità. Ci sono sentenze e verità processuali
per cui fortunatamente l'Heysel non è opinabile o di genere
"fantasy". Lo ringraziamo a nome dei Familiari delle
Vittime. Domenico Laudadio |
© Fotografie: Zingarate.com
EPISTOLARIO
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Oggetto: Cori della Fiesole "Amo Liverpool"
(Lettera Aperta sui cori ascoltati allo stadio
"Artemio Franchi" di Firenze, in occasione della partita con
la Juventus del 25.09.2012, dedicati dalla curva Fiesole a
Liverpool.)

"Chiedi chi erano i
Beatles"

Gentile Redazione di
Fiorentinanews.com,
ho appena letto sul vostro sito,
citando testualmente, della "scomparsa dell’Heysel dal
Franchi" per merito di "una battaglia di civiltà, portata
avanti da più parti e in tutti i modi possibile" che dopo 27
anni avrebbe eliminato il barbaro coro di scherno sui 39
cittadini europei, non tutti di fede juventina, massacrati
il 29 maggio 1985 a Bruxelles.
Siamo dunque al lieto fine in cui
persino gli orchi rinsaviscono e lo scrittore firma in calce
alla morale di una favola per sordo-ciechi ? Quindi, devo
credere per davvero che il coro "amo Liverpool" cantato con
accanito trasporto dalla curva Fiesole martedì sera e
ampiamente documentato sulle testate giornalistiche
nazionali, si riferisse amorevolmente soltanto ai Beatles ?
Sinceramente non pensavo che tutte
quelle magliette e sciarpe rosse indossate dai tifosi viola
fossero ispirate al mito del quartetto di Abbey Road. Sono
proprio sbadatamente un malpensante… Ad ogni modo
bisognerebbe segnalare a chi le ha indossate l’altra sera di
far correggere in sartoria il numero, erano in 4: Paul,
John, Ringo e George, non 39.
Nulla di personale con la vostra
testata, ma, secondo il mio parere, le battaglie di civiltà
nella storia si vincono anche scrivendo giornalisticamente
la verità, non misconoscendola a tutela di chi camuffa
l’infamia con l’allegoria.
Nelle dinamiche della "sana"
rivalità sportiva un tifoso juventino può tollerare
qualunque sfottò verbale, ma i familiari delle 39 vittime di
quella strage meritano il rispetto di chiunque, dei dotti,
dei sensibili e dei miserabili.
Nel nome della "civiltà umana" chi
detta le regole dell’etica e dell’informazione lo esiga, da
tutti.
Onore ai martiri dell’Heysel.
Cordialmente.
30 settembre 2012
Domenico Laudadio
Custode
www.saladellamemoriaheysel.it
La risposta ufficiale di Fiorentinanews.com |
Caro Domenico Laudadio,
innanzitutto grazie per averci
scritto.
Credo che sia espresso chiaramente
all’interno del pezzo un concetto importante che Lei non ha
colto (o non ha voluto cogliere). Durante la partita
Fiorentina-Juventus non è stato mai, e sottolineo mai,
cantato il coro "ti ricordi lo stadio Heysel…" (sulle note
della canzone di Marcella Bella), e se qualcuno prova a dire
il contrario, o è disattento o è in malafede. Questo era
fondamentale per noi, intesa come cittadinanza di Firenze e
non solo come rappresentanza di una tifoseria. Ci sono
voluti 27 anni, tanti, troppi, per ottenere questo primo
risultato importante, ma almeno una pagina becera della
storia del tifo viola è stata cancellata. Ribadisco, questo
è quello che è sottolineato nel pezzo. Il secondo passo sarà
debellare "Amo Liverpool", ma siamo sicuri che anche questo
coro verrà cancellato dalla memoria. Se poi volete leggerci
in quelle righe una "misconoscenza della verità a tutela di
chi camuffa l’infamia con l’allegoria" fate pure, ma non è
un problema nostro, nel senso di testata giornalistica che
rappresento.
Chiudo con una chiosa: purtroppo e
sottolineo purtroppo, nessuno a livello nazionale ha
sottolineato bomba carta partita dal settore dei tifosi
bianconeri durante l’intervallo, senza contare il fatto che
un bar è stato distrutto da qualche "buontempone". Mi
aspetto che qualcuno prenda le distanze da questa gente.
Cordiali saluti
30 settembre 2012
Stefano Del Corona
Direttore Fiorentinanews.com
Conclusioni e saluti finali |
Gent.mo Direttore,
grazie della tempestiva e cortese
risposta.
Sinceramente credo sia
relativamente importante se il coro è quello di Marcella
Bella o un gospel, non si tratta di San Remo, ma di
vilipendio della memoria dei defunti. Comprendo e plaudo
sinceramente all’impegno della vostra testata a riguardo, ma
le radici dell’odio sono profondissime e dubito si
estirperanno con l’impegno della cultura perché affondano
nel sottobosco dell’ignoranza umana.
Le scrivo a titolo personale, non
rappresento la tifoseria bianconera, né la Juventus Football
Club o altri comitati o associazioni, ma in qualità di
cittadino italiano disgustato da questa tradizionale pagina
di inciviltà della tifoseria fiorentina che calpesta la
dignità di chi non ha più voce e storia per difendersi.
Nella pagina della vergogna del mio
sito museo multimediale annovero contenuti censurabili che
riguardano anche la tifoseria della mia squadra. Le bombe
carta e i bar distrutti sono eventi che giudico parimenti
infami, ma con la pesante differenza che in questo caso i
bersagli non stanno al cimitero.
Lavoriamo insieme contro la
violenza gratuita, fisica o verbale, che ha lo stesso
colore, quello della merda.
Cordialmente.
30 settembre 2012
Domenico Laudadio
Custode
www.saladellamemoriaheysel.it
© Fotografie: Quora.com - Fiorentinanews.com
- It.cleanpng.com - Domenico
Laudadio
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Oggetto:
Articolo "Accadde oggi sport 29
maggio"
Gent.mo sig. Guarnieri,
ero in macchina ieri
sera ed ascoltavo alla radio, letto dalla speaker, il suo
testo relativo alla strage dell'Heysel: "1985 - E’ il giorno
della "Strage dell’Heysel". A Bruxelles, 39 persone muoiono
e centinaia rimangono ferite, durante scontri scoppiati
nella finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool.
Per la cronaca, il trofeo va ai bianconeri, vincenti per 1 a
0 (contestato rigore di Platini al 56°)".
Con molta franchezza, oso dirle che
se fossi un familiare di una delle vittime dell'Heysel mi
sentirei profondamente offeso dal contenuto di questa breve
informazione. I morti ed i feriti non parteciparono ad
alcuno scontro fra tifoserie perché furono aggrediti
ingiustificatamente e barbaramente dall'orda selvaggia degli
inglesi ubriachi. Gli scontri dei tifosi Juventini avvennero
semmai con la polizia belga, successivamente, nella curva
opposta, impegnando soltanto gli ultras bianconeri e non
tifosi comuni.
Riguardo la "cronaca" riferita al trofeo, mi
permetto di farle notare che nessun calciatore o dirigente
del Liverpool contestò il rigore fischiato a favore della
Juventus dall'arbitro Deyna. La palesemente errata
interpretazione arbitrale del fallo su Boniek, avvenuto
nettamente fuori area, non legittima a riguardo alcun genere
di accanimento terapeutico su quell'incontro di calcio,
disputato fondamentalmente per gravi motivi di ordine
pubblico e non certo per il crogiuolo delle moviole di
Biscardi. Bisognerebbe fare comunemente tutti insieme lo
sforzo di tramandare a quanti non conoscono quella tragedia
una informazione corretta e pulita, non cedendo alle insidie
di argomentazioni più consone al bar dello sport. Perdoni il
mio spirito critico, ma sentivo di doverle comunicare quanto
le ho detto.
La saluto molto cordialmente.
30 maggio 2012
Domenico Laudadio
Custode Museo Virtuale Multimediale
www.saladellamemoriaheysel.it
NDR: I contenuti della rubrica
"Accadde oggi" di www.lenovae.it sono stati
assorbiti da www.tag24.it |
© Fotografie: Lenovae.it
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Oggetto: Articolo "Heysel 1985"
Blog.ju29ro.com

"Una coppa di fiele"

Fratello bianconero,
la mia risposta d'acchito al tuo
pezzo è stata, pur non condividendolo in buona parte,
pubblicarlo per prima cosa sulle testimonianze del mio sito
museo. Credo avesse comunque i degni crismi della memoria,
pertanto meritava rispetto per se stesso. E' la medesima
posizione di tanti tifosi della Juventus, compreso mio
fratello, di 10 anni più grande di me ed autentico mio
mentore bianconero. Nulla da eccepire sul valore sportivo
della partita, sulla obbligata e doverosa scelta politica di
disputarla, ma che importanza può avere "una coppa regolare,
vinta con merito", davanti ad una strage del genere seguita
dallo scimmiottamento di festeggiamenti indegni ? C'era
tanto bisogno di alzare quel trofeo a Caselle, mentre
dall'altra parte della pista, attesi dai parenti sgomenti,
scendevano bare e feriti, alcuni di essi permanentemente
segnati dall'invalidità a vita ? Il valore affettivo che attribuisci
a quella coppa colma di fiele stride con la sostanza della
coppa stessa che sorge all'albeggiare di un trionfo.
Andrebbe coperta da un drappo nero, o listata a lutto,
basterebbe anche una sciarpa della curva Z annodata ad una
delle sue grandi orecchie per legarla alla memoria di
sangue, visto che Boniperti ne ha fatto una questione di
"sangue" per tenersela stretta. Il valore che gli
attribuisci è affettivamente rispettabile, ma dal punto di
vista storico in un albo che è sempre frutto di pura
aritmetica resta una cifra isolata che non tiene
impietosamente alcun conto degli altri 39... La polvere di
una bacheca gloriosa non alimenta mai la clessidra del
dolore, ma soltanto quella dell'orgoglio. E' per questo
sentimento che la Juventus ha seppellito la memoria per
decine di anni, nascondendo la testa sotto la sabbia
dell'arena sporca di sangue, dove caddero 39 innocenti del
pubblico per mano di bestie e non crollarono per una volta i
gladiatori. La presenza stessa di quella coppa
fra i trofei mirabili della nostra amata Signora, priva di
un segno qualunque di lutto, fa proprio della sua presenza
un insulto beffardo alla memoria dei suoi caduti ed ai loro
familiari. I "fatti specifici" a cui fai riferimento nel tuo
pezzo non disegnano su quel metallo alcun tratto di
giustizia umana e di risarcimento morale per nessuna delle
vittime e delle loro famiglie. Prova a dirglielo di persona,
guardandogli in fondo agli occhi, il tuo pensiero secondo il
quale: "Non è la coppa ad essere sbagliata, ma sono gli
occhi di chi la guarda che dovrebbero essere diversi". Tu li
conosci bene i forum. Sai quante persone su 40-50-60.000
interagivano nei miei topic riguardanti l'Heysel, negli
ultimi anni, mentre lottavo davanti ad un muro di gomma con
pochi altri ? Ebbene, si contavano sulle dita delle mani...
Pensi davvero che per gli altri tifosi quella coppa sia
qualcosa di veramente unico e speciale ? Gli occhi davanti a
quella coppa saranno sempre abbagliati dalla coppa e basta.
Meglio coprirla, credimi. E' una lama di luce che può solo
ferire quelli che ancora dopo ventisei primavere non si sono
rassegnati alle tenebre dei loro cari. E secondo me è più la
vittoria di Satana che "lo sguardo severo di Dio", che, poi,
fra l'altro, quella sera a Bruxelles non c'era... E sai,
perché ? Lui è già sceso una volta in campo... Lui non seppe
vincere... Passò oltre... Quella sera era altrove, magari in
cielo, ad accoglierli...
29 maggio 2011
Domenico Laudadio
Custode
www.saladellamemoriaheysel.it
© Fotografie: Saladellamemoriaheysel.it
- Ju29ro.com - Gazzetta.it
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Oggetto: Articolo "I 15 motivi per non
tifare Juve"

"39 buone ragioni per restare in
silenzio"

Egregio Stefano Cecchi,
ho letto nei giorni precedenti la
partita fra Fiorentina e Juventus il suo vademecum, tra il
serio ed il faceto, per un modello di anti-juventinità
pocket del tifoso viola medio, consapevole del suo possibile
effetto degenerativo nella mente deficitaria di quelli
soliti all'insulto delle vittime dell'Heysel, dai solonici
rappresentanti dell'intellighentia giornalistica e dal
governo del calcio italiano, condannati, semmai, soltanto a
parole, minimizzandone il numero e favorendone puntualmente
l'impunità.
Delle masturbazioni cerebrali
sull'esistenza medesima della Juventus nel mondo del calcio,
sinceramente non sono interessato più di tanto, perché non
soffro di complessi d'inferiorità davanti a nessuno, tranne
che al padre eterno e di conseguenza per il valore della
vita umana. Il suo "pezzo" di giornalismo potrebbe
risultarmi anche simpatico nel clima festaiolo delle taverne
o di una fiera di paese, ma sembra che a Firenze facciate a
gara, sindaco in testa, ad aizzare le masse con certe
elucubrazioni semiserie prima delle partite con la squadra
bianconera, mischiando la farina del diavolo con il lievito
della satira. Panem et circenses ? "Qui ventum seminabunt et
turbinem metent..." E' scritto anche nella Bibbia...
Mi permetta di domandarle, a
riguardo, soltanto una cosa... La notte, oltre a sognare gli
"impuniti soprusi" di quel cattivone di Furino, ha mai
rivolto un pensiero per le vittime dello stadio Heysel di
cui la tifoseria, a lei affine, insozza la memoria da
ventisei anni ? Il coretto che fa rima con laghetto di
domenica pomeriggio che ha profanato la memoria di Alessio
Ferramosca e Riccardo Neri li ha sentiti anche lei o il suo
insegnante di catechismo era lo stesso che non ammetteva
Roberto Bettega fra i figli di Dio ? E' forse il diavolo, lo
stesso che dovrebbe vestire "Prada e non in bianco e nero",
fra l'altro da sempre riconosciuti come i colori antesignani
dell'eleganza, quello che ha soffiato gli ululati nel vento
a Felipe Melo o il suo "civilissimo e sportivissimo
pubblico" ?
Sa qual è il vero problema, Cecchi,
se fosse davvero il bene a vincere sempre, oggi dovremmo
commentare una squalifica dell'Artemio Franchi... Potrei,
però, sempre rivolgermi a Paperinik...
Concludendo, per quanto riguarda i
15 comandamenti per rinnegare la Juventus, nulla da
eccepire, ma la prossima volta, a poche ore dalla partita le
consiglio 39 buone ragioni per restare in silenzio e 2
preghiere da innalzare al cielo...
Rocco Acerra, Bruno Balli, Alfons
Bos, Giancarlo Bruschera, Andrea Casula, Giovanni Casula,
Nino Cerullo, Willy Chielens, Giuseppina Conti, Dirk
Daenecky, Dionisio Fabbro, Jacques François, Eugenio
Gagliano, Francesco Galli, Giancarlo Gonnelli, Alberto
Guarini, Giovacchino Landini, Roberto Lorentini, Barbara
Lusci, Franco Martelli, Loris Messore, Gianni Mastroiaco,
Sergio Bastino Mazzino, Luciano Rocco Papaluca, Luigi Pidone,
Benito Pistolato, Patrick Radcliffe, Domenico Ragazzi,
Antonio Ragnanese, Claude Robert, Mario Ronchi, Domenico
Russo, Tarcisio Salvi, Gianfranco Sarto, Giuseppe Spalaore,
Mario Spanu, Tarcisio Venturin, Jean Michel Walla, Claudio
Zavaroni... Alessio Neri e Riccardo Fieramosca...
...Perché, vede, caro Cecchi, è
storia, il cielo, prima o poi, restituisce tutto...
"Intelligenti pauca"...
20 aprile 2011
Domenico Laudadio
Custode Museo Virtuale Multimediale
www.saladellamemoriaheysel.it
La risposta di Stefano Cecchi |
Caro Domenico
ho sempre creduto e credo che se il
calcio perde l'ironia e il gusto dello sfottò smarrisce la
sua ragione di essere. Forse nei 15 motivi nei quali provavo
a raccontare a modo mio perché i tifosi fiorentini non amano
la Juventus, non sono stato bravo ad usarla. E se è così,
chiedo scusa. Ma se io avessi letto da qualche parte i 15
motivi per non tifare viola, probabilmente ci avrei riso su,
magari mi sarei infuriato ma avrei risposto attraverso la
chiave dello sfottò e non dell'ira. Sono fatto così. E non
credo di essere nell'errore.
In fondo, io non c'entro niente con
lo sport. Ho 52 anni, faccio l'inviato occupandomi
prevalentemente di politica. Di sport, o meglio: di
Fiorentina, scrivo solo una volta la settimana (la domenica)
come tifoso, cercando di metterla sempre sulla chiave del
costume e non certo del calcio specialistico. Non so se
sempre ci riesco, ma questo è il filo conduttore dei miei
articoli. Punto.
Su una sola cosa, invece, non
accetterei ironie: e cioè sull'Heysel. Avevo una persona
cara quel giorno allo stadio di Bruxelles, che rischiò di
fare la stessa fine di quella povera gente massacrata dalla
follia omicida degli ultrà inglesi. Proprio per questo,
provo orrore per ciò che è successo quel giorno e rabbia
profonda ogni volta che un imbecille usa parole e striscioni
a sproposito per ricordare quella tragedia. Provo talmente
rispetto per quei poveri morti, che anche le feste a fine
partita che i giocatori fecero quel giorno, in qualche modo
mi ferirono, e lo fanno ancora oggi ogni volta che le
rivedo. Sono convinto che la violenza sia la leucemia del
calcio, la sua metastasi. Ma su questo non esistono colori a
dividermi né da lei né da tutti gli altri che vivono il
calcio come uno sport e non come campo di battaglia dove
sfogare le proprie frustrazioni. Quindi, mi dispiaccio (e
non poco) di certi paragoni ingrati, a loro modo offensivi,
che francamente non credo di meritare.
Con rispetto.
20 aprile 2011
Stefano Cecchi
La Nazione, Firenze
Conclusioni finali e saluti |
Gent.mo Stefano Cecchi,
non conosco la presunzione da
tifoso juventino di essere immune dall'ironia e dagli sfottò
delle tifoserie "avversarie", che, talvolta, riescono
persino a farmi sorridere, come in qualche passaggio del suo
articolo. Il problema di fondo per noi juventini, però, è
insito in un dileggio serpeggiante per il solo fatto di
esistere. Sia esso cabarettistico, umorale, goliardico o
scientificamente mediatico, diviene un martirio condiviso
esattamente dal momento in cui s'indossa la prima sciarpa al
collo. Dicesi "sentimento popolare", il tribunale sovrano
dei fatti di calciopoli, lo stesso che tolse una meritata
Champions a Firenze...
Avevo già intuito dal tenore del
suo pezzo un voler prendere sul serio fino ad un certo punto
il calcio ed i suoi derivati, ma lei conosce benissimo le
problematiche di ordine pubblico che accompagnano tutte le
partite fra la Juventus e la Fiorentina e non devo essere
certamente io, data la sua esperienza giornalistica ed
umana, ad insegnarle la prudenza. Anche quella che
obiettivamente potrebbe apparire una innocente partita di
risiko per altri diventa una guerra nucleare...
In virtù dell'orrore e dello sdegno
che lei nobilmente denuncia per gli striscioni ed i cori
subdoli della Fiesole, le chiedo di farsi garante presso la
dirigenza della Fiorentina e le autorità cittadine dello
sradicamento di questa usanza barbara in ogni ambito. Se, in
nome dello sport e della civiltà, vorrà scrivere un articolo
per condannare autorevolmente questa ripetuta ed impunita
infamia e chiedere scusa da cittadino e tifoso fiorentino
alle famiglie dei 39 cittadini europei caduti all'Heysel ed
alle famiglie Neri e Ferramosca, sono certo che la tifoseria
juventina l'apprezzerà moltissimo, al di là delle polemiche
di questi giorni e del campanilismo, almeno quanto me la sua
gradita e cortese replica.
Con stima.
20 aprile 2011
Domenico Laudadio
Custode Museo Virtuale Multimediale
www.saladellamemoriaheysel.it
Conclusioni finali e saluti |
Lo prendo come un impegno
personale.
Domenica non ero allo stadio e dunque non ho
udito quei cori vergognosi che lei giustamente denuncia.
Dovesse ricapitare, per quanto mi riguarda farò il possibile
per stigmatizzare ciò. Come d'altronde più volte ho fatto
pubblicamente in passato. In fondo, tutto ciò ha davvero
poco a che fare con la fede sportiva, sconfinando nel campo
dell'imbecillità e della violenza ignorante.
Un saluto (ovviamente viola, me lo
consenta). Spero di risentirla per un confronto sulle corde
che a me più piacciono: quelle dell'ironia legata allo
sport. Magari dopo una vittoria sul campo della Fiorentina
con la Juve. A Firenze l'aspettiamo da 13 anni, un'eternità.
Se rosichiamo un po', via, ce lo conceda... E lunga
permanenza a Torino a Del Neri...
20 aprile 2011
Stefano Cecchi
La Nazione, Firenze
© Fotografie: Lanazione.it
- Fiorentina.it - Stefano Cecchi - Domenico Laudadio
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Oggetto: Articolo "Juventino chiacchierone"
1.03.2011

"Quella notte è senza stelle"

Gentile redazione di Ju29ro,
nell'articolo "Juventino
chiacchierone" del 1.3.2011 sulla vostra pregevole testata
l'autore decanta le lodi di Zbigniew Boniek come l'unico
prode ad aver onorato la storia della Juventus all'Heysel
con la sua, per giunta mai certificata, donazione del premio
partita di cento milioni ai familiari delle vittime.
Desidero fare alcune precisazioni e considerazioni in
merito, essendo oramai legato indissolubilmente
all'argomento in qualità di autore e custode del sito museo
virtuale multimediale www.saladellamemoriaheysel.it
Zbigniew Boniek sbandiera la cosa
da troppo tempo, ripetendola a mo' di karma in qualunque
esternazione sulla Juventus, autocelebrandola quanto l'opera
pia di una dama di carità e rivendicandone con orgoglio un
personale primato di solidarietà. Il denaro nella tragedia
dello stadio Heysel è stato il vero demone ispiratore della
tragedia, dall'organizzazione criminosa dell'Uefa
all'impunito bagarinaggio dei biglietti. Adesso si annida
nei rossicci lineamenti di un'avvenente creatura sportiva
notturna, nel peccato della vanità.
Nel libro di Francesco Caremani del
1994, "Le verità sull'Heysel" c'è scritto che fu ad opera
della Fondazione Agnelli la raccolta dei fondi di
solidarietà, fra i quali anche sette milioni da ciascuno dei
calciatori della Juventus, oltre ai soldi delle varie
associazioni juventine, dell'IFI e della Fiat. In un
articolo del quotidiano Tuttosport, alcune settimane dopo la
tragedia, fu anche scritto della dichiarazione di Boniek sul
premio da devolvere per intero alle famiglie dei caduti.
Al di là della consistenza delle
cifre dell'importo, della verità dei fatti, delle tabelle
etiche di merito, mi sembra di non trovarci, quindi, di
fronte ad un caso di beneficienza, isolato, eroico e
salvifico. Nel libro di Francesco Caremani, autentica
"Bibbia dell'Heysel" per ricchezza di documenti e fonti, si
parla anche di altre donazioni raccolte, oltre che dalla
suddetta Fondazione Agnelli, da CEE, Ministero degli Interni
italiano, Governo inglese, Croce Rossa, e Coni.
In realtà, io penso che nessuno dei
calciatori presenti allo stadio di Bruxelles quella sera
possa scoprirsi oggi immune da critiche per come ha gestito
l'emotività nel dopo partita sul campo e credo che qualunque
cifra di denaro postuma non ripari da quell'onta e sia
ipocritamente suggello di un acquietamento del senso di
colpa. Per questa ultima ragione la rivendicazione del
polacco è sgradevole oltre che scorretta proprio nei
confronti dei familiari e della memoria delle vittime. Come
si legge nel vangelo di Matteo al capitolo 6, versetto 3:
"Non sappia la tua sinistra quello che fa la destra". Credo
che un polacco, credente, e figlio della stessa terra di
Karol Wojtyla, uno dei più grandi uomini della storia
dell'umanità, dovrebbe mettere in pratica meglio questo
basilare insegnamento cristiano...
"Davanti a una tragedia, c'è solo
una parte dove stare. E da quella parte ci si è messo solo
Boniek. L'Heysel è la storia della Juve, e solo Boniek l'ha
onorata" : ha scritto l'autore del pezzo sul vostro sito.
Lievemente solonica, è un'affermazione di cui non condivido
assolutamente nulla, perché davanti ad una tragedia come l'
Heysel non ci possono essere parti in cui schierarsi, ma
solo corpi su cui inginocchiarsi... Perché mi piace
ricordare l'eroismo dei tifosi che soccorrevano gli altri
tifosi, dei medici, degli infermieri e degli uomini di buona
volontà che spostavano i vivi ed i morti fra le macerie, che
soffiavano la vita in polmoni tramontati. Quella è l'unica
collocazione meritoria, in bilico fra la vita e la morte e
con la sola mercede di un dolore e di una memoria così
lancinante da conoscere ancora oggi il pudore di non saperla
più dire, né voler raccontare.
Boniek, con la sua tronfia
rivendicazione, ha già vanificato le buone intenzioni e il
verosimile espletamento del suo gesto. Nella sua trappola
mediatica, mi sembra essere caduto anche l'autore
dell'articolo, del quale rispetto il pensiero, ma a cui mi
permetto fraternamente di suggerire che quando si parla
dell'Heysel è come entrare in una moschea, ci si leva i
sandali, perché è terra consacrata dal sangue di martiri. Si
posa per terra la faretra dei luoghi comuni e si affronta la
coscienza a mani nude. Non c'è nulla che potrà restituire
l'amore e l'onore di quella notte senza stelle e senza
campioni. Nessuna somma di denaro, solo il silenzio e la
meditazione possono ristabilire la distanza fra la terra ed
il cielo, favorendo il perdono delle omissioni delle opere.
Memoria... Silenzio... Onore. Fratello bianconero, le
chiacchiere sull'Heysel lasciamole fare agli sciacalli.
4 marzo 2011
Domenico Laudadio
Custode
www.saladellamemoriaheysel.it
© Fotografia: Ju29ro.com
- Guerin Sportivo
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