| IL RICORDO  La tragedia nello stadio di 
						Bruxelles: "Mio cugino  è morto all’Heysel. Era a un 
						metro da me, poi sparì" 
						 
						
						di Massimiliano Magli  Domenico Ragazzi di 
						Roccafranca aveva 44 anni: è stata una delle due vittime 
						bresciane. Il parente era con lui per la finale 
						Juventus-Liverpool. 
						 
						
						"Si chiamava Domenico Ragazzi aveva 44 anni, abitava a 
						Ludriano ed era uno dei miei migliori amici oltre che 
						cugino". Inizia così il ricordo di Armando Ragazzi, che 
						ieri (28 maggio) ha ricordato una delle 39 vittime 
						dell'Heysel, tragedia che cadde 40 anni fa. Due le 
						vittime bresciane: oltre a Ragazzi, anche Tarcisio Salvi 
						di Borgosatollo. 
						 "Era un grande volontario 
						dell'oratorio - racconta Armando Ragazzi - un muratore 
						che, per fortuna, concedetemi di dirlo, aveva già perso 
						tutti e due i genitori, perché sarebbe stato un dolore 
						enorme per loro. E lo è stato certamente per le sorelle 
						e il fratello".  Come siete arrivati alla 
						decisione di partecipare alla finale ? 
						 
						
						"Era un evento enorme per noi ricordo che pagammo 
						250mila lire i biglietti del settore Z anziché 8mila (la 
						cifra popolare a cui li avevano messi in vendita essendo 
						un settore neutro). Partiamo martedì 28 maggio e il 
						giorno dopo siamo là. L'auto era del povero Domenico ma 
						a guidare è stato mio fratello Danilo. Con noi c'era 
						anche l'amico Guido Corini".  La sua morte è una fatalità 
						dall'inizio. 
						 
						
						"Assolutamente sì. Lui il biglietto non ce l'aveva. Il 
						giorno che abbiamo deciso di partire siamo andati in via 
						Melchiorre Gioia a Milano perché i biglietti non ce li 
						avevamo. Abbiamo recuperato quattro biglietti ma noi 
						eravamo in tre. Domenico venne a saperlo e acquistò il 
						quarto".  Arrivate allo stadio e un'ora 
						prima succede il finimondo... 
						 
						
						"Prima che iniziasse la partita, gli hooligan del 
						Liverpool hanno cominciato a lanciare cubetti di porfido 
						ad altezza d'uomo. Abbiamo subito capito che eravamo nel 
						posto sbagliato al momento sbagliato. Io mi sono 
						protetto come potevo, usando la sciarpa per proteggermi 
						la testa. Eravamo molto stretti. In quel momento dissi a 
						mio fratello "qui ci ammazzano è meglio uscire". Lui mi 
						tranquillizzò dicendo che sarebbe andato tutto bene e 
						che sarebbe arrivata la polizia ma non mi convinse". 
						 
						
						Purtroppo aveva ragione lei. 
						 
						
						"Già, ci trovavamo nel settore Z, un settore neutro 
						dedicato ai belgi che tuttavia erano disinteressati 
						all'evento. Così le agenzie si accaparrarono i biglietti 
						e moltissimi furono gli italiani che li acquistarono. Di 
						fatto, divenne un secondo settore di juventini, ma 
						composto per lo più da famiglie e non da tifosi 
						accaniti. Queste 'pecorelle' si trovarono a fianco 
						hooligan inferociti che, dopo aver sfondato la barriera, 
						ci arrivarono sopra come un tornado". |