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Il 29 maggio 1985 è il mercoledì nero del calcio,
i morti di Bruxelles. In gergo sportivo, l' ultima curva è quella che immette
al rettilineo finale. Nel caso della curva Z, per colpa degli uomini e non
del caso, è il massacro. Nereo Ferlat, goriziano, collaboratore di periodici
sportivi, era nella curva Z e ne è uscito vivo per miracolo. Rende la sua
testimonianza
"dal
di dentro" e altre di scampati, a caldo, ne raccoglie.
Fonte: L'ultima curva (Corsi Editore)
"Io, salvo nell' ultima
curva
di Niccolò Zancan
"Mi ricordo ancora all'
improvviso. Rivedo i morti. La faccia del signor
Gianfranco Sarto da San Donà di Piave. L' avevo
conosciuto sul pullman. Sento ancora fisicamente quella
sensazione orribile delle membra schiacciate,
immobilizzate, senza respiro". Nereo Ferlat adesso ha 53
anni. Fa l' impiegato di banca a Torino. Era in curva Z
la notte del 29 maggio 1985, è un sopravvissuto. Fra i
sommersi, è il primo salvato. "Non riuscivo più a
respirare, ho capito che sarei morto. Con i pensieri ho
salutato mia moglie e mia figlia, allora aveva sette
anni. Poi ho pregato padre Pio". Dopo cosa è successo,
signor Ferlat ? "Non lo so, ci ripenso ancora. Sono
stato al posto giusto nel momento giusto. Sono stato
estremamente fortunato. Un' onda umana, una spinta
improvvisa, mi ha sollevato invece che abbattermi
definitivamente. Sono riuscito ad aggrapparmi a una
schiena con tutta la forza che mi restava. Poi è
crollato il muretto che dava verso il campo e ho ripreso
a respirare". E’ tornato allo stadio ? "Qualche volta,
mai in trasferta. Il Liverpool lo guardo a casa,
preferisco così". Cosa le ha fatto più male dopo la
notte di Bruxelles ? "Che un po' tutti, la Juventus per
prima, abbiano scelto il silenzio. C'è stata una grande
opera di rimozione. Ma le tragedie non vanno
dimenticate, anche per questo ho scritto un libro". Come
si intitola ? "L' ultima curva". Per chi non si è più
rialzato. Perché trentanove vittime chiedono memoria".
Ha sentito la parola vendetta sulla bocca di qualche
tifoso della Juventus ? "Mi è spiaciuto molto. Quello
che è successo vent' anni fa è colpa dei tifosi inglesi
e di chi ha scelto quello stadio. Ma la vendetta non
serve, serve il ricordo. Servirebbe non ripetere gli
errori". Invece ? "Basta pensare a quello che è successo
domenica negli stadi italiani". E’ più tornato all'
Heysel ? "L' anno scorso, un giorno. Mi ha fatto un'
impressione fortissima. Del vecchio stadio è rimasta una
pietra. Adesso potrebbero far giocare qualsiasi partita,
è un impianto bellissimo, adesso che è già tutto
successo".
13 aprile 2005
Fonte: La Repubblica
"Nessuna esultanza l'Heysel vive ancora"
di Guido Boffo
TORINO - Nereo Ferlat
all'Heysel (accanto, una foto degli incidenti) si salvò
due volte. "Sono stato l'ultimo a saltare giù dal
muretto prima del crollo". A undici anni di distanza, ha
assistito a Juve-Ajax in tv. E allora ? "Allora non ho
visto un'immagine sull' Heysel, una sola. Ho girato ogni
canale, niente. Credo che i reduci e i familiari delle
vittime non si siano sentiti rappresentati. So di
striscioni, però le telecamere non li hanno ripresi.
Sento dire che con questa vittoria l'Heysel è stato
cancellato. Incredibile. Trentanove morti sono un prezzo
troppo alto". Ha esultato per la vittoria ? "No, non lo
faccio più dal maggio dell' 85. Sono stato contento per
la mia squadra, un po' ho anche sofferto, ma sempre con
molta compostezza. Non mi sarei mai sognato di scendere
in strada per la seconda Coppa". Seconda ? "Certo,
perché a Bruxelles non è stata una farsa. Tacconi fu
impegnato più di una volta. Dopo quello che era
successo, mi consentirono di guardare la partita dalla
tribuna. Ovviamente lo feci in maniera distaccata". Non
ha pensato di essere capitato nella finale sbagliata ?
"A Bruxelles eravamo al centro della Comunità europea.
Ci sentivamo protetti. Juventus e Liverpool
rappresentavano il meglio. Ero convinto di trovarmi
nella finale giusta". E a Roma avrebbe voluto esserci ?
"Sì, per paragonare l'ordine pubblico di allora con
quello di adesso, per convincermi che si può disputare
una finale di Coppa Campioni in condizioni di sicurezza.
E' da tanto tempo che inseguo questa certezza". Ha
chiesto biglietti alla Juve ? "Personalmente no. Ho
letto che altri l'hanno fatto, ma la società ha risposto
picche. Patetico. C'è gente che è tornata menomata da
Bruxelles. Sarebbe stato come tendergli una mano".
24 maggio 1996
Fonte: La Repubblica
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