NEREO FERLAT II sopravvissuto:
"A lungo ho avuto incubi la notte"
"Per salvarmi camminai sui cadaveri... Poi raccontai
l'orrore in diretta radio"
di Andrea Parodi
L'INTERVISTA Di quella sera ricordo tutto, tranne la
partita". Nereo Ferlat è torinese ed ha oggi 73 anni. Ne
aveva 33 quando il 29 maggio 1985 prese un autobus da
Torino direzione Bruxelles per assistere alla finale
Juventus-Liverpool. Sul suo biglietto c'era scritto
"Settore Z", la curva della morte.
Signor Ferlat, cosa è cambiato
rispetto ad allora ?
"Negli ultimi anni si è
cominciato finalmente a parlarne. All'inizio si è voluto
dimenticare. Se non fosse stato per l'energia di Otello
Lorentini, storico presidente del comitato delle vittime
dell'Heysel, se ne sarebbe parlato solo per gli
anniversari".
Lei come è uscito da quella
curva ?
"Ho visto gli inglesi
inferociti e ubriachi marci. Le loro cariche verso di
noi. Erano tifoserie organizzate, mentre noi semplici
tifosi, più che altro famiglie. A un certo punto mi sono
trovato schiacciato tra la folla. Immobile. Mancava il
respiro. Poi è successo qualcosa, una spinta dal basso,
e sono saltato verso l'alto come un tappo di champagne.
Mi hanno detto che avevo ancora mezzo minuto di respiro
disponibile, poi avrei perso í sensi".
Da lì è sceso verso il campo.
Ricorda quei momenti ?
"Li ho ricordati a lungo, di notte
mi svegliavo con gli incubi. Le urla, i pianti, il
sangue, i vestiti strappati. Per raggiungere il campo ho
camminato su altri corpi".
Da quella esperienza è nato un
instant book.
"Tornato a casa stavo malissimo.
Poche notti dopo mi sono svegliato e ho deciso di
scrivere tutto. Ho composto di getto, tra le 23 e le 8
del mattino. Ed è nato "L'ultima curva", uscito già a
fine giugno, il racconto quasi in diretta".
Appena salvo ha raggiunto la
tribuna stampa. Perché ?
"Non c'erano i cellulari e ho
capito che dovevo avvisare in qualche modo i miei
familiari, mia moglie e mia figlia di 8 anni. Ho
raggiunto Carlo Nesti, gli ho chiesto il microfono, e ho
raccontato in diretta radio sulla Rai che ero vivo,
soprattutto testimoniando cosa era successo, perché
dalla tribuna stampa ancora non era ben chiara la
gravità dell'evento".
Cosa ha imparato il calcio da
quella notte ?
"Che bisogna tenere alta la memoria
di quello che è successo. In Italia manca la cultura
sportiva. Il tifare "per" e non per tifare "contro". C'è
ignoranza su questi temi, bisogna lavorare di più".
Fonte:
La Stampa
© 29 maggio 2025
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