Heysel
Le verità di una
strage annunciata (Edizione aggiornata)
Il
29 maggio di quest’anno saranno passati 40 anni dalla
strage dell’Heysel. E io sono ancora qui, con i miei
ricordi personali, i miei articoli e il libro che,
volenti o nolenti, piaccia o meno, ha cambiato per
sempre la percezione di quello che è accaduto a
Bruxelles il 29 maggio 1985, prima della finale di Coppa
dei Campioni Juventus-Liverpool. La serie televisiva
francobelga, "La Tragédie du Heysel", tratta dal
bellissimo libro di Jean-philippe Leclaire "Le Heysel:
Une tragédie européenne" (più importante del mio), ex
vice direttore de L’Equipe, per me definitiva
sull’argomento, andrà integralmente in onda su Sky
Sport, dopo mesi di trattative.
La Rai e RaiSport stanno preparando un docufilm e uno
speciale. OnePodcast un podcast curato dai
professionisti aretini Francesco Bozzi ed Ettore
Mengozzi: "La strage dell’Heysel".
Il Corriere della Sera un talk.
E in tutti questi prodotti ci sono anch’io, così come
Andrea Lorentini, presidente dell’ Associazione fra i
Familiari delle Vittime dell'Heysel, e non solo.
E così ecco l’edizione aggiornata, con un testo di
Jean-Philippe Leclaire, un’intervista a tutto tondo ad
Andrea Lorentini e il pezzo con cui nel 2015 arrivai
terzo agli oscar del giornalismo sportivo mondiale, gli
Sport Media Pearl Awards: "Che cosa resta dell’Heysel,
trent’anni dopo". Perché la memoria va allenata ma va
anche presidiata e protetta, come mi piace sempre
ricordare: non è l’adorazione della cenere ma la
custodia del fuoco.
E quel fuoco brucia ancora nei cuori dei familiari delle
vittime, nonostante silenzi, dimenticanze e offese negli
stadi e nelle città di tutta Italia, (statece, anche
perché sull’Heysel non ho mai fatto ne faccio sconti a
nessuno e non sto nemmeno a perdere tempo: blocco,
cancello… il resto aggiungetelo voi!).
Spero, quindi, che i prodotti audio, live e televisivi
possano arrivare a più persone possibile, lì dove il mio
libro, fisicamente limitato e limitante, non è mai
arrivato, me ne rendo conto da solo, che si sappia con
certezza e chiarezza cosa è accaduto e perché – roba
che, comunque, sta scritta in una sentenza del tribunale
di Bruxelles da più di trent’anni e nel mio libro da più
di venti, ma si sa la gente è distratta – e che questa
memoria sia sempre più condivisa.
Questo è il mio augurio per il 40° al netto di
complottisti, odiatori, troll e stupidario social
generale e generalizzato.
Ma allora cosa resta dell'Heysel ? C'è stata
giustizia ? Come ha sempre detto Daniel Vedovatto,
l'avvocato italobelga dei familiari italiani, in quelle
condizioni e con il diritto che all'epoca vigeva in
Belgio è stato ottenuto il massimo: condanna dell'Uefa,
di un capitano di polizia, dei pochi hooligans
rintracciati e risarcimenti, che nessuno ha mai chiesto.
Forse qualcuno s'è perso, ma la condanna dell'Uefa, resa
corresponsabile delle manifestazioni che organizzava e
che organizza, è storica, ha fatto giurisprudenza e ha
cambiato per sempre il football europeo, soprattutto le
coppe, esigendo severi requisiti di sicurezza per gli
stadi delle finali e non solo. Se non ce ne siamo
accorti è perché ce ne siamo dimenticati, quarant'anni
sono una vita, un vuoto incolmabile e recuperare terreno
è quasi impossibile. Resta la forza di Otello Lorentini
che ha guidato i familiari delle vittime italiane contro
i migliori avvocati d'Europa, la forza che l'ha spinto a
citare direttamente l'Uefa nel processo, dopo che in
primo grado erano stati tutti assolti, restano i volti,
le immagini, i ricordi, i sogni, i sorrisi e il terrore
di 39 persone che sono morte dentro uno stadio per
vedere una partita di calcio. Li sentite ? Stanno
sussurrando qualcosa: "La storia (dell'Heysel) siamo
noi, nessuno si senta offeso".
Francesco Caremani
Fonte: Facebook
(Pagina Autore)
© 15 maggio 2025
Fotografie: Bradipolibri © Francesco Caremani © GETTY IMAGES © (Not for commercial use)
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